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Campionato di calcio di Serie A 2019/2020

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    00 11/01/2020 23:49
    Leao-Ibra: il Milan riparte con la nuova coppia gol!
    Cagliari al 4° k.o. di fila



    Vantaggio del portoghese, Zlatan regala una perla di sinistro.
    Ancora sconfitti i rossoblù di Maran


    Francesco Velluzzi

    Re Ibra è tornato. Ed è tornato il Milan. Segna il gol numero 57 in maglia rossonera l'eroe dei due mondi, come ama definirsi lo svedese, ma prima segna il suo prediletto Rafael Leao, che timbra il secondo gol dopo quello alla Fiorentina. Il Cagliari, con la nuova maglia bianca realizzata per il centenario, le prende (0-2) per la quarta volta di fila (Lazio, Udinese, Juve e Milan), mentre il Milan torna alla vittoria dopo tre partite senza gol, la scoppola con l'Atalanta e due soli pareggi con Sassuolo e Samp. Il Milan riprende a segnare e a marciare verso l'obiettivo del posto in Europa. Che per il Cagliari comincia a diventare complicato. Per la seconda volta consecutiva la squadra di Maran resta a secco, per la terza in questo campionato. Ma stupisce una squadra che in 17 partite aveva segnato 33 gol che non riesce praticamente a fare un tiro in porta e che dopo un tempo crolla. La squadra di Pioli, invece, gioca da squadra, controlla il primo tempo in cui il centrocampo rossobù e Pellegrini vanno a tutta, ma gli unici pericoli li creano i rossoneri che sfruttano a destra la verve di Castillejo, la struttura di Theo sulla corsia di sinistra e il peso di re Zlatan che si sente eccome.


    PRIMO TEMPO — La giornata di Cagliari era cominciata presto, alle 7 del mattino, con la statua di Carlo Felice, davanti allo store rossoblù del centro, che indossa la maglietta del centenario. La Sardegna Arena è pienissima. Sold out. Maran sceglie lo schieramento classico,stavolta senza alcuno scossone. Pioli conferma pure lui quel che si immaginava: 4-4-2 con Ibra a far da balia a Leao. Il Cagliari parte carico, pressa, raddoppia, corre, con un monumentale Rog che va dappertutto. Per 16' si vede poco o nulla, al 17' Olsen è chiamato al lavoro da Theo Hernandez, al 20' pasticciano Romagnoli e Donnarumma su cross di Pellegrini (stavolta decisamente concentrato). Klavan "cura" Ibra come si faceva una volta... Tu prendi il 9, tu prendi l'11... Pisacane sta più sulle tracce di Leao. Ibra sembra in letargo, ma al 30' si sveglia e su cross del suo prediletto Leao, svetta di testa un po' defilato e Olsen ci mette la mano con la palla che scheggia il palo e va in angolo. Il Milan guadagna campo e calci d'angolo, Ibra mostra sprazzi di classe e di calcio, Castillejo imperversa. Il Cagliari riparte alla sua maniera solo una volta con Faragò, Nainggolan e Simeone che conclude, ma Abisso gli nega il corner. Poi è Nandez (bravo a sovrapporsi, crossare e creare superiorità, ma che incorre nel giallo per un'entrataccia su Theo) che vede Donnarumma uscire in maniera avventata. L'uruguagio tenta il giusto pallonetto, ma Gigione recupera e smanaccia.

    SECONDO TEMPO — Il Milan ci mette 34 secondi a sbloccarsi. Non segnava da tre partite e un tempo (gol di Bonaventura a Bologna). Merito di Castillejo che pesca Leao in area che, complice il piede di Pisacane (sfortunato) segna il suo secondo gol in campionato. Olsen, goffamente, non recupera. Non brillantissimo. Il Cagliari subisce il colpo. Sembra incapace di reagire. La sua partita sembra sia durata solo 45'. Si innervosisce, giallo anche per Pellegrini, serve una scossa, squadra giù. Alla quale Ibra dà il colpo di grazia. Con un colpo di biliardo, da maestro. Al incuto 19. Theo mette al centro, Zlatan anticipa Cigarini e batte lo svedese Olsen. Che difficilmente avrà il piacere di averlo come compagno all'Europeo. E' la resurrezione rossonera? Pioli inserisce Bonaventura per Calhanoglu. Maran fa tardi i cambi, scontati: Cerri per Simeone, poi Ionita e Castro per Nandez e Rog, il migliore del Cagliari. Che chiude il girone d'andata sesto. Ma con tanti problemi da risolvere.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 11/01/2020 23:54
    Papera Napoli, Immobile lo stende.
    E la Lazio infila la decima: è record!

    Un gol dell'attaccante all'82' dopo un doppio clamoroso errore di Rui e Ospina regala la vittoria ai biancocelesti.
    Secondo k.o. di fila per gli azzurri


    Stefano Cieri


    Ancora Lazio, ancora una vittoria per Inzaghi. La decima consecutiva in campionato, nuovo record assoluto per la squadra biancoceleste. Che vince anche senza meritarlo (un pari sarebbe stato più giusto), grazie al guizzo del suo cannoniere implacabile Immobile, bravissimo a sfruttare un errore di Ospina a pochi minuti dalla fine. Inzaghi non aveva mai battuto il Napoli da allenatore, ci riesce al termine di una partita in cui la sua squadra è meno brillante del solito, ma conferma ancora una volta di avere un carattere d'acciaio e di non farsi più prendere dai cali di tensione che ne caratterizzavano le prestazioni fino all'anno scorso. Il Napoli è l'altra faccia della medaglia. Se la Lazio, in serie positiva ed in totale fiducia, riesce a vincere anche quando non lo merita, il Napoli sciagurato di questa stagione perde anche quando non lo merita. La formazione di Gattuso dopo un primo tempo ordinato, era riuscita a prendere il comando delle operazioni nella ripresa. Ma non è stata capace di inquadrare la porta. Cosa che invece alla Lazio è riuscita alla prima occasione.

    SQUADRE BLOCCATE — Il primo tempo scivola via senza grandi emozioni, se si eccettuano le palle gol prodotte poco prima dell'intervallo dalla Lazio. Le squadre si bloccano a vicenda, controllandosi a vista a centrocampo. La Lazio non riesce ad organizzare il consueto fraseggio in mezzo al campo perché gli uomini di Gattuso braccano i portatori di palla biancocelesti. Ma lo stesso avviene anche a parti invertite, con la formazione di Inzaghi che resta bassa per evitare di lasciare campo ai napoletani. Il risultato è che fino al 40' non succede praticamente nulla. Da registrare solo un'occasione per Immobile all'inizio (bravo Mario Rui ad impedire all'attaccante di calciare verso la porta) e poi di Insigne che su punizione costringe Strakosha ad un intervento non semplice. Ma sul finire della prima frazione di gioco ecco accendersi all'improvviso la Lazio. I padroni di casa vanno due volte vicini al gol, in entrambe le occasioni con Milinkovic. Nella prima circostanza è bravo Ospina a neutralizzare la conclusione del serbo, nella seconda il portiere napoletano viene superato dal tiro sporco del centrocampista, ma è Di Lorenzo a salvare quasi sulla linea di porta.

    DECIDE CIRO — Secondo tempo decisamente più vivace con le due squadre che col passare dei minuti perdono le distanze, si allungano e lasciano così gli spazi che erano mancati nel primo tempo. Fino a metà ripresa regna comunque l'equilibrio. Ci provano Luis Alberto da una parte e Insigne dall'altra. La Lazio reclama un rigore per un contato Fabian Ruiz-Immobile (Orsato lascia correre). Poi, complice anche il primo cambio di Inzaghi che toglie una punta, Caicedo, per inserire un centrocampista, Cataldi, il Napoli prende il comando delle operazioni. I partenopei vanno vicino al gol prima con Zielinski che colpisce il palo, quindi con Insigne (molto bravo Strakosha a respingere). Ma, proprio quando il Napoli sembra in grado di mettere le mani sulla partita, ecco il colpo letale della Lazio. Mario Rui appoggia male a Ospina, il portiere cincischia e Immobile si avventa, gli toglie la palla e, pur in posizione decentrata, riesce a mettere la palla in rete (Di Lorenzo prova a salvare sulla linea, ma non ci riesce). Il Napoli accusa il colpo e la Lazio sfiora il raddoppio almeno in un paio di occasioni, prima con Immobile, quindi con Luis Alberto. Gattuso butta dentro Elmas e poi anche Lozano, ma non basta. L'unica occasione per pareggiare è sui piedi di Insigne, ma Strakosha c'è.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 11/01/2020 23:58
    L’Inter scappa con Lautaro, una grande Dea la riprende.
    E Conte ringrazia super-Handa

    Nerazzurri avanti dopo 4’ col Toro, alla distanza viene fuori l’Atalanta e trova il meritato 1-1.
    Poi il portiere para il rigore di Muriel


    Carlo Angioni

    L’Inter rallenta, l’Atalanta gioca da grande. Sulla ruota del Meazza esce un pareggio con le bollicine e Conte, ora a 46 punti, rischia di essere sorpassato in testa dalla Juve di Sarri (a quota 45), che domani sera gioca all’Olimpico contro la Roma e può conquistare il titolo di campione d’inverno. A San Siro finisce 1-1 ed è un crescendo di emozioni: perché i nerazzurri di Antonio giocano come furie il primo tempo e perché i nerazzurri di Gasperini hanno un motore inesauribile e non abbassano mai la testa; perché Lautaro è subito super e firma l’1-0 e perché Rocchi e il Var non danno un rigore ai bergamaschi con tanto di espulsione del Toro; perché Gasp fa paura con il gol di Gosens e perché Handanovic è strepitoso a parare il penalty di Muriel a 2 minuti dal 90’ che poteva valere il blitz della Dea.

    SUBITO SCINTILLE — Che sia una serata da vivere a mille all’ora si capisce subito: dopo appena 23 secondi Lukaku si libera e colpisce il palo, anche se il fuorigioco cancella tutto. Al 4’, però, è tutto vero: Sensi d’esterno serve Lautaro, sponda con l’amico Lukaku e bomba del Toro, che beffa Toloi e buca Gollini (gol numero 10 in Serie A). La Lu-La fa la voce grossa e costruisce il vantaggio interista: gli attaccanti di Conte sono due carrarmati e Toloi e Palomino sono costretti agli straordinari e a usare spesso le cattive maniere. L’Atalanta non subisce il colpo e inizia a macinare gioco: al 9’ Pasalic sfrutta il corridoio in mezzo e prova l’esterno appena fuori dall’area ma tira a lato; al 15’ e al 18’ due zuccate di Zapata (di nuovo titolare dopo 3 mesi), entrambe deboli, finiscono tra le braccia di Handanovic. Il portiere sloveno è attento al 20’: Gomez la mette in mezzo pericolosamente dalla destra, Handa blocca a terra e scaccia il pericolo.

    OCCASIONI — I bergamaschi la giocano di più, l’Inter è pronta a ripartire con forza. Sensi, play d’autore mancato tantissimo in questi mesi, sgrava Brozovic e la dà sempre di prima, la Lu-La duetta spesso e mette una pressione pazzesca. Gasp risponde con Gomez e Ilicic, che si scambiano la zona di campo e pennellano gioco. L’Inter fa meno possesso (a fine primo tempo sarà 63,3% a 36,7% per l’Atalanta) ma tira di più (al 45’ sarà 12-6). Al 22’ l’occasione è nei piedi di Lautaro: il numero 10 supera Gollini, Palomino toglie il pallone dalla porta di testa. Due minuti dopo ancora scambio Lukaku-Lautaro, ma il tiro di Romelu è debole e Gollini non ha problemi. Al 40’ ecco l’erroraccio della serata: Toloi va di testa, Handa respinge con la palla che resta là e il brasiliano non riesce a fare il tap in a un metro dalla porta. Gli atalantini chiedono il rigore, Rocchi consulta il Var e fischia il calcio d’angolo. Sbagliando però: perché Lautaro, cadendo in area, tira con la mano la caviglia di Toloi, che va giù. Il placcaggio valeva il rigore e anche il rosso al Toro.

    LA RIPRESA — L’Inter resta davanti e il secondo tempo comincia con la stessa spinta, anche se l’Atalanta sembra averne molto di più. Al 10’ ecco la Dea: percussione di Gomez sulla sinistra, Malinovskyi - appena entrato al posto di uno stanco Zapata – colpisce il palo esterno. Gasperini prova anche la carta Muriel, Conte cambia lo stremato Sensi (applauditissimo dal Meazza) con Borja Valero per ritrovare lucidità in mezzo. Il duello Lukaku-Palomino è per super-uomini ma Romelu non sfonda e l’Inter non riesce mai a tirare in porta. Mentre l’Atalanta spinge e crede nella rimonta. E al 30’ impatta: merito di Gosens, che d’astuzia sfrutta la disattenzione di Candreva in area su cross di Ilicic, che arriva al tedesco dopo un rimpallo Malinovskyi-Godin. La Dea non si ferma qui, i 3mila tifosi nel terzo anello si fanno sentire. Ilicic la rimette in mezzo dopo qualche minuto ma la testata di Muriel è troppo molle. Al 38’ ancora Muriel: su punizione, specialità della casa, la barriera devia in angolo. Finalmente si rivede l’Inter: Brozovic inventa appena fuori dall’area ma il suo tiro è centrale. Al 42’ ecco l’episodio che poteva decidere la partita: Malinovskyi va giù in area nel contatto con Bastoni, Rocchi dà il rigore. Calcia Muriel e Handanovic è super e respinge il tiro. Il Meazza si carica di nuovo e nel recupero c’è ancora spazio per un’occasione di Borja Valero, ma Gollini para. Finisce così, con un punto a testa.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 12/01/2020 20:06
    Udinese, facile tris al Sassuolo: a segno Okaka, Sema e De Paul



    I bianconeri di Gotti vincono 3-0 e ottengono il loro terzo successo consecutivo agganciando il Napoli in classifica.
    Traore, il più pericoloso tra i neroverdi, prende un palo sullo 0-0


    Alex Frosio

    Terza vittoria di fila, terza partita in rete di De Paul, Napoli agganciato a quota 24. L’Udinese prosegue il suo momento magico, fatto tutto di sostanza, fisico e ordine tattico. Contro il Sassuolo, fa emergere la differenza di “peso”: friulani in versione carrarmato, neroblù leggeri, troppo leggeri, al terzo k.o. di fila. Tante le assenze per De Zerbi, ma anche la peggior versione della sua squadra.

    AVVIO TUTTO BIANCONERO — L’approccio blando del Sassuolo si nota già al 6’: Ferrari ritarda il passaggio e si fa scippare da Lasagna che vola verso la porta avversaria, fermato in deviazione bassa da Consigli. Ma l’Udinese è più determinata. Tre angoli in un quarto d’ora lo dimostrano e soprattutto non funziona la marcatura di Obiang su Okaka: il 7 bianconero alza di testa all’8’ ma non sbaglia al 14’. Cross di Mandragora e Okaka sbatte sotto la traversa nonostante la mano di Consigli. Proteste del Sassuolo per un blocco di Becao su Ferrari, sul lato più lontano dell’area. Poco prima, un “palino” di Traoré, di punta su sponda di Caputo. Ma poco, per il Sassuolo, che soffre gli strappi fisici degli avversari. Fofana e De Paul al 21’ demoliscono la parte centrale, ma il tocco soffice dell’argentino è largo di poco. Djuricic sull’altro lato prova a fare lo stesso sull’altra metà campo: con un break tra le linee serve Traoré, il cui destro è deviato da un difensore a lato. Ma è ancora Consigli il protagonista, come in avvio, al 27’, quando si oppone con il corpo all’inserimento di Mandragora, in una Udinese che solo nel finale di tempo molla un po’, indugiando troppo nella costruzione bassa. Un recupero alto del Sassuolo permette a Caputo di appoggiare il rimorchio di Magnanelli, che cicca il destro. Ma lo stesso capitano del Sassuolo, poco dopo, è decisivo in chiusura su Fofana che era scappato.

    LA REAZIONE MANCATA — La mossa di De Zerbi è mischiare il trio di trequarti: Djuricic si accentra, Boga va a sinistra, Traoré a destra. L’atteggiamento ne guadagna. E già al 3’ il Sassuolo costruisce il possibile pareggio: Boga per Caputo che allarga a Traoré, serve un grande Musso per chiudere sul palo più vicino. Altra combinazione di lusso al 16’, con uno-due in area tra Traoré e Boga che va col destro a giro ma ancora Musso in tuffo impedisce l’1-1. Il Sassuolo prende 4 angoli in 13 minuti, ma non ha la stessa forza d’urto dell’Udinese nei 16 metri, dunque ricava poco. E i friulani si mettono al sicuro al 23’: nessuno esce su Fofana che allarga a Sema, sinistro secco che bacia il palo e determina il 2-0. De Zerbi ha poco in panchina per cambiare la partita, mette Raspadori per il pallido Djuricice poi Muldur per Toljan, occupa la metà campo avversaria – Traoré al 39’ calcia invece di appoggiare a Caputo, che se la prende, ancora Musso vola su Kyriakopoulos al 44’ - e si espone al contropiede. Così De Paul al 46’ mette il sigillo a una partita di sostanza. La curva friulana canta “Un giorno all’improvviso”, inno dei tifosi del Napoli, agganciato dai ragazzoni di Gotti.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 12/01/2020 20:09
    Fiorentina, rieccoti! Pezzella manda al tappeto la Spal



    I viola ritrovano la vittoria in campionato che mancava dal 30 ottobre con una rete del capitano, ma quanta fatica.
    Debutto di Cutrone nella ripresa


    Giovanni Sardelli

    Il 30 ottobre non è più la data dell'ultima vittoria viola. La Fiorentina infatti, al termine di una gara equilibrata e durissima, supera la Spal grazie ad un colpo di testa del proprio capitano, Pezzella, nel finale. E così Rocco Commisso, presente in tribuna, ha potuto assistere alla prima vittoria in campionato dal vivo al Franchi. Ma quanta paura.

    FISCHI — La Spal infatti non gioca da ultima della classe, anzi. Parte bene, palleggia, mette personalità. Al contrario della Fiorentina attanagliata dalla paura ed in grande difficoltà sulle uscite e nelle giocate di qualità. Meglio la Spal che fa più gioco anche se non riesce a calciare verso Dragowski. La Fiorentina prova a scuotersi al 31', ma Berisha è bravissimo a respingere su Castrovilli. La Spal risponde e poco dopo Petagna non arriva di un niente sul traversone basso di Igor mentre al 41esimo è Felipe di testa a non inquadrare la porta da ottima posizione. Prima dell'intervallo un cross sbagliato di Strefezza colpisce il palo a Dragowski battuto. Felipe a porta vuota sulla ribattuta non riesce a depositare in gol. Semplici si dispera, il Franchi fischia.

    TESTA DI CAPITANO — La ripresa parte con un cambio. Fuori Boateng, deludente, dentro Vlahovic. E serbo subito in partita con l'assist per Chiesa che da pochi passi non riesce a girare in porta. La Fiorentina ha un altro piglio, pressa più alta e calcia in porta. Lo fa due volte con Benassi e poi con Milenkovic, senza fortuna. Il pubblico gradisce e spinge la squadra, la Spal arretra, Semplici cambia: Floccari per Di Francesco e la Spal si risistema immediatamente riconquistando campo. Iachini si gioca la carta Cutrone sostituendo a sorpresa Chiesa. Spento si, ma pur sempre un pericolo potenziale per la Spal. La Fiorentina torna a sbandare paurosamente e Dragowski salva sul pallonetto di Valoti tutto solo davanti al portiere polacco. Serve un episodio che arriva sotto forma di palla inattiva. Sugli sviluppi di un corner Pezzella vola sopra Cionek e trafigge Berisha. Il Franchi esplode e prova a scacciare le paure. La squadra di Semplici non ha la forza di reagire ed esce senza punti da Firenze restando ultima in classifica ed attendendo rinforzi dal mercato di gennaio. Vittoria e puro ossigeno per la Fiorentina che gira a 21 punti pur restando ammalata sul piano del gioco e della fase offensiva.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 12/01/2020 20:13
    Manita della Samp: Brescia ribaltato.
    Quagliarella da applausi ne fa due

    Linetty, Jankto, il capitano e Caprari ribaltano l'iniziale gol di Chancellor


    Filippo Grimaldi


    E’ festa Sampdoria e Quagliarella-show: più cinque sulla terzultima, Brescia ribaltato (5-1 al Ferraris, dopo lo 0-1 iniziale degli ospiti) e sempre più in cattive acque, anche se Ranieri aspetta a considerare i suoi definitivamente fuori dalla zona rossa della classifica. Però la crescita dei blucerchiati è stata e rimane costante, le ultime due gare del 2019 contro Juventus e Milan lo avevano già certificato.

    BOTTA E RISPOSTA — E dire che i blucerchiati hanno schierato una difesa a dir poco inedita, con i due centrali Chabot-Regini, mentre il Brescia (privo dello squalificato Tonali) dà fiducia a Viviani, debuttante in regia dal primo minuto, con Spalek alle spalle delle punte. Vittoria legittimata nella ripresa dalla Samp, anche se la sfida era partita con due fiammate iniziali senza fortuna di Quagliarella e Jankto, prima del gol che di fatto ha cambiato la partita. Quando al 12’ un guizzo di Chancellor, lasciato libero da Thorsby nell’area piccola, ha battuto a rete sugli sviluppi di un angolo di Romulo e della successiva sponda di Torregrossa. Sampdoria che sino a quel momento ha viaggiato a fiammate, pagando però un’eccessiva irruenza. Tanta energia, ma manovra troppo frenetica. Prova ne sono le tre occasioni in tre minuti (Jankto, Quagliarella, poi Gabbiadini alle stelle) che intorno al 20’ certificano la crescita dei blucerchiati. Il paradosso è che il vantaggio pare togliere sicurezza alla squadra di Corini, che abbassa il baricentro (e non è la prima volta che accade in questo campionato), senza riuscire più a ripartire. Viceversa, la squadra di Ranieri riesce a conquistare la mediana. E, da lì, ripartire: al 29’ una bella punizione di Gabbiadini impegna Joronen. Canovaccio evidente, con la Samp che conquista spazi e gli ospiti sempre più bassi. Tanta pressione blucerchiata alla fine frutta il pari al 34’ di Linetty che raccoglie in area una corta respinta di Mateju, prima della perla che in pieno recupero (48’) regala il gol del vantaggio a Jankto, il cui sinistro ravvicinato su cross di Linetty dalla destra fulmina Joronen.

    CAMBIA TUTTO — Il vantaggio Samp cambia totalmente l’andamento della sfida nella ripresa, anche se in tre minuti Balotelli ha altrettante occasioni, ma le spreca. Samp in controllo, ma stavolta più solida e speculativa: per il Brescia è sempre più dura uscire dall’impasse. Balo segna, ma è in fuorigioco (13’) poi la Samp trova spazi sulle corsie esterne per colpire, con il Brescia che tende troppo ad accentrarsi. Gabbiadini sbaglia l’impossibile, Viviani calcia alto (14’) su assist di Balotelli, che poi impegna (17’) Audero con un tiro cross in angolo.

    LA SVOLTA — Fino all’episodio che ha di fatto chiuso la partita: il fallo di mano in area di Mangraviti regala alla Samp il rigore realizzato da Quagliarella. Il capitano si sblocca, prima che i blucerchiati dilaghino nel finale. Caprari, in campo al posto di un impreciso Gabbiadini, firma il quarto gol, e ancora Quagliarella in pieno recupero scatena l’ovazione con un pallonetto da campione. Cinque a uno: e dai ventunomila del Ferraris scatta la standing ovation.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 12/01/2020 20:17
    Al Toro basta un lampo di Berenguer.
    Il Bologna spreca troppo



    Granata svuotati dai supplementari di giovedì in Coppa Italia,
    ma capaci di salire al settimo posto grazie allo spagnolo.
    Emiliani poco concreti


    Mario Pagliara

    Stremato, ma felice. Il Toro torna in paradiso, accompagnato da un colpo di biliardo di Alejandro Berenguer, e si riprende un posto nel pieno della zona Europa. Da questa domenica il Toro è settimo, a due lunghezze dal Cagliari sesto. Mazzarri conclude la maratona di questa settimana con la terza vittoria su tre in sette giorni e archivia il girone di andata con gli stessi punti dello scorso campionato (27). Mihajlovic invece ha da recriminare per aver concesso un intero primo tempo al Toro. Al Bologna non è bastata una ripresa all’arrembaggio per sfondare il muro granata.

    FEBBRE ALTA — Prima o poi arriverà il momento di passare all’incasso, perché nell’ultimo periodo il Toro ha cumulato un credito con la fortuna. A un’infermeria già bella piena, questa mattina si è aggiunto anche Tomàs Rincon, svegliatosi con la febbre alta. Poco prima della riunione tecnica del mattino, Mazzarri ha perso il suo settimo uomo (erano sei gli indisponibili fino a ieri sera), un problema non da poco per un Toro alla terza partita in sette giorni (con i centoventi minuti più rigori di giovedì in Coppa). Così se la coperta era già corta, le scelte diventano obbligate: Meité ritrova spazio a centrocampo, Djidji confermato in difesa (come era nell’aria già ieri), davanti il tridente Berenguer, Verdi, Belotti. Mihajlovic (alla nona panchina in questa stagione) è accolto dai cori e dagli applausi del suo ex pubblico. Non ci sono sorprese nell’undici bolognese, con i quattro uomini davanti: Sansone, l’ex Soriano, Orsolini e Palacio.

    IL MORSO DI BERENGUER — A vedere il primo tempo dell’Olimpico, sembra che sia stato il Bologna alla terza gara in una settimana. Il Toro è tonico, ordinato, spesso propositivo, capace di ridurre il Bologna a una difesa costante della propria metà campo. La conclusione di Schouten dopo otto minuti (Sirigu attento) è solo un fuoco di paglia, perché presto la squadra di Mazzarri prende in mano il pallino del gioco. Il Toro accelera e pressa, e mette subito una ruota avanti: è la storia dell’undicesimo, Berenguer raccoglie un assist di Belotti e sblocca l’equilibrio. Per lo spagnolo è il quinto gol di questo campionato, il primo nel giardino di casa in questa stagione (la scorsa stagione ne aveva già fatti due all’Olimpico).

    IL LAMPO DI VERDI — Nel primo tempo il Toro soffre quasi o nulla, e fa la partita. Le uniche sbandate le concede la coppia Djidji-Aina, favorendo le ripartenze di Orsolini (al 15’ Sirigu chiude lo specchio, tre minuti dopo un sontuoso Nkoulou ci mette una pezza dopo un pasticcio di Djidji). Ma Berenguer è in palla e Verdi gioca sul filo dell’adrenalina: Belotti sfiora il raddoppio (16’: Danilo salva in angolo), soprattutto Simone Verdi va a un centimetro dal raddoppio quando, al 40’, indovina un sinistro che si stampa sul palo.

    ONDA ROSSOBLU’

    Mihajlovic avrà alzato la voce nello spogliatoio con i suoi, e in avvio di ripresa si vede subito. Il Bologna inizia a giocare con le marce alte, e l’onda rossoblù si abbatte subito sulla difesa granata: quattro occasioni per gli ospiti nel primo quarto d’ora. Inizia Poli (3’), arriva il palo di Palacio (9’), poi ancora l'argentino a tu per tu grazia Sirigu (12’) e chiude Sansone con un tiro velenoso (15’). Mazzarri capisce che nel serbatoio del suo Toro sta finendo la benzina e inserisce Laxalt (per Verdi) passando al 5-3-2 con l’uruguaiano nella posizione di mezzala.

    IL MIRACOLO DI SIRIGU — Mihajlovic è costretto a togliere un Bani acciaccato, al suo posto l’esterno offensivo Olsen, e poco dopo si gioca la carta Santander (fuori Orsolini). Nell’ultimo quarto d’ora c’è spazio per Edera (fuori Berenguer) e Dominguez (per Poli) che portano vivacità in un finale confuso e combattuto con i denti. Non poteva mancare il miracolo di Sirigu: ed eccolo, a due minuti dalla fine su Palacio in uscita. Alla fine, il Toro fa festa.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 14/01/2020 00:03
    Hellas, carattere vero: Juric vola con Verre e Zaccagni, Genoa nei guai

    Nicola si illude con il gol di Sanabria, nella ripresa il Verona domina e vince


    Francesco Fontana


    Perin para (quasi) tutto, Sanabria è in serata "sì", Romero è poco lucido in area e le scelte (quelle a sorpresa) di Juric, alla fine, pagano. Così il Verona passa 2-1 su un Genoa comunque generoso, dimostrando di avere qualcosa (se non molto) in più, soprattutto nel secondo tempo: decidono il rigore di Verre e il tap-in di Zaccagni, che firmano il sorpasso dopo il vantaggio di Sanabria (gran gol al 41').

    LE FORMAZIONI — Juric cambia là davanti, dove lascia in panchina Pazzini, Di Carmine e Stepinski dando fiducia a Zaccagni come unica punta. Alle sue spalle spazio a Pessina e Verre. Centrocampo a quattro con Faraoni, Amrabat, Veloso e Lazovic, mentre in difesa - tra i pali Silvestri - ecco Rrahmani, Kumbulla e Gunter. Dall'altra parte, Nicola punta sulla coppia Pandev-Sanabria, mediana a cinque con Ankersen, Cassata, Schone, Sturaro e Barreca con Biraschi, Romero e Criscito nella solita difesa a tre. In porta c'è Perin, Radu va in panchina.

    ANTONIO "ALLA HERNAN" — Dopo 15' di ritardo (righe del campo non regolamentari), si parte con il primo tempo. Meglio il Verona nel complesso, con Perin protagonista e strepitoso due volte: prima si oppone sul destro a botta sicura di Lazovic (16'), poi si allunga e con la manona vola a prendere la mezza rovesciata di Pessina (28'). Due parate che pesano come un macigno, perché quella famosa regola non scritta colpisce esattamente 13' dopo: "Chi sbaglia, paga", dicono. E infatti, al 41', il Genoa va: ripartenza letale con Cassata che serve Barreca sull'out di sinistra, cross in mezzo e Sanabria (il migliore dei suoi) anticipa tutti e con un esterno destro "alla Crespo" batte Silvestri sul secondo palo. Vantaggio quasi improvviso del Grifone, che però dovrà fare i conti con la pesante ammonizione di capitan Criscito (diffidato, salterà la Roma).

    SORPASSO MERITATO — Nessun cambio all'intervallo, cambia solo il "look" di Sanabria, che rientra con la testa bendata per proteggere una ferita procuratasi durante l'esultanza. Hellas più in palla in avvio, così Nicola si copre scegliendo i muscoli di Behrami (graziato poi per un duro fallo su Amrabat, solo giallo per lo svizzero) al posto della tecnica di Schone, ma i piani vengono stravolti dal fallo (ingenuo) di Romero su Zaccagni al 9'. L'arbitro Mariani non ha dubbi, netto il rigore che Verre non fallisce: 1-1 e si ricomincia. Al 13' dentro Favilli per uno spento Pandev, ma il Grifone in attacco non si vede più. Così il Verona prende campo, possesso e punti, consegnati dal minuto 65: Rrahmani è bravo a bucare l'area di rigore e il suo sinistro - non irresistibile - beffa Perin (male in presa, rovinato un match da Super-Man). Pronto Zaccagni, che da bomber firma il più classico dei tap-in. Nel finale il Verona non corre rischi e porta a casa tre punti fondamentali che gli consegnano quota 25 (a -4 dalla zona Europa League), mentre il Genoa resta laggiù, con 14 punti. Nel prossimo turno Juric va a Bologna, per Nicola c'è la Roma.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 14/01/2020 00:06
    La Juve domina e poi trema.
    Ma batte la Roma ed è campione d’inverno con Demiral e CR7

    Infortuni al ginocchio per il turco, autore del primo gol, e Zaniolo, fuori in lacrime.
    Nella ripresa inutile gol di Perotti su rigore


    Andrea Pugliese

    La Juve è campione d’inverno e da Roma se ne torna a casa con una vittoria pesantissima, che la riposiziona in classifica davanti a tutti. La squadra di Sarri capitalizza al massimo gli errori iniziali dei giallorossi, soffre nel finale, ma alla fine torna a vincere all’Olimpico a sei anni di distanza dalla sua ultima volta (2014, con gol dell’ex Osvaldo). Ieri a marchiare la vittoria bianconera ci hanno pensato Demiral e Cristiano Ronaldo (su rigore), a cui ha replicato Perotti (sempre dal dischetto). Il dolore più grande per la Roma (e per la Nazionale) è però la perdita di Zaniolo fino al termine della stagione. Per lui probabile rottura del legamento crociato del ginocchio destro, in queste ore a Villa Stuart si sta decidendo quando (eventualmente) operarlo.

    CINISMO BIANCONERO — Sarri davanti rinuncia al Dygualdo, lancia ancora un volta in mezzo Rabiot e Ramsey e dietro conferma Demiral per De Ligt. Fonseca invece non cambia nulla, resta con la difesa a 4 e se la va a giocare con gli stessi undici del k.o. con il Torino. Il problema per la Roma è che nei primi dieci minuti ne combina di tutti i colori, tra fase difensiva e d’impostazione. E quando sbagli con la Juventus, rischi di pagare sempre. Così dopo 3’ i bianconeri sono già avanti con Demiral (male Kolarov in marcatura) sugli sviluppi di una punizione laterale di Dybala, ed al 10’ Ronaldo raddoppia su rigore conseguente a un pasticciaccio di Veretout in fase d’uscita dal pressing bianconero. E bene era andata poco prima, con Florenzi a salvare in extremis su Ramsey un pallone che sarebbe stato un bocconcino prelibato ancora per Ronaldo. Insomma, per la Roma non poteva esserci partenza peggiore, per la Juve una dolce discesa verso il titolo di campione d’inverno. Anche perché in mezzo la squadra di Sarri ha tutti palleggiatori sopraffini (Pjanic, Rabiot e Ramsey) e una volta avanti di due reti, cambia il suo piano partita, congelando il match e cercando di far allungare la Roma per colpirla ancora negli spazi. In una partita maschia ma mai cattiva, sono costretti a lasciare il campo prima Demiral e poi Zaniolo. Dei due, il k.o. più preoccupante sembra quello del giovane romanista (con la faccia del c.t. azzurro Mancini in tribuna che è eloquente, in tal senso, in vista dell’Europeo): rottura del legamento crociato del ginocchio destro e stagione finita. Poi la Roma l’occasione per rimettersi in partita ce l’ha anche, ma il tiro di Pellegrini viene salvato sulla riga da Rabiot (il cui braccio è attaccato al corpo), mentre dall’altra parte Ronaldo mette ancora paura a Pau Lopez.

    REAZIONE GIALLOROSSA — La ripresa giallorossa inizia con un carico di rabbia ed una serie di mischie che però non portano sostanzialmente a nulla. La Juve, invece, continua a giostrare come se fosse una fisarmonica: a volta si allunga, a tratti si accorcia, per cercare di gestire il possesso palla e trovare i corridoi dove andare. C’è un altro braccia di Rabiot in area su cui i giallorossi protestano, poi Fonseca si gioca la carta Cristante, di ritorno dopo due mesi e mezzo di assenza. Sarri, invece, per alleggerire la pressione alza il baricentro e vuole una Juventus più alta, soprattutto sulle rimesse dal fondo giallorosse. Il problema per la Juve però è che così facendo si spezza in due e proprio su questo atteggiamento prende il 2-1: prima il palo dice no a Dzeko, poi sugli sviluppi della stessa azione Szczesny salva due volte su Under dall’altra parte ma con la complicità del fallo di mano di Alex Sandro, con Perotti che dal dischetto (rigore chiamato dal Var) è glaciale. E allora per la Roma cambia anche la partita, mettendo paura alla Juve in un paio di palle alte (anche perché Pjanic intanto ha iniziato a sbagliare tanto). A sfiorare il gol di testa però è Cristiano Ronaldo, che ha il pallone per chiudere i giochi ma lo spreca al lato. A segnare il 3-1 è allora Higuain (subentrato nel frattempo a Ramsey) in una ripartenza a campo aperto, ma l’argentino è in leggero fuorigioco. Poi l’occasione d’oro per il pari ce l’ha Pellegrini in pieno recupero, ma calcia alto da ottima posizione. Finisce così, con la Juve a godersi il titolo d’inverno e la Roma a leccarsi le ferite per la seconda sconfitta consecutive casalinga. Da capire se fanno male più queste o il lungo stop di Zaniolo.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 14/01/2020 00:10
    Riscatto Parma: l'Europa ora è a un punto.
    Lecce alla quarta sconfitta di fila



    Le reti di Iacoponi e Cornelius mandano in orbita gli emiliani: salentini ancora sconfitti


    Il colpo di testa di un difensore (Iacoponi) e la zampata di un panchinaro entrato in campo da appena due minuti (Cornelius) mandano in orbita il Parma, che cancella la disfatta con l'Atalanta e si porta a un solo punto dal Cagliari, sesto, ossia dalla zona-Europa League. Il Lecce, invece, incassa la quarta sconfitta consecutiva e perde l'occasione per allontanarsi dalla zona retrocessione, tenendo vive le speranze di Genoa, Brescia e Spal che inseguono.

    QUANTI ERRORI — Primo tempo di rara bruttezza, con tanti errori, sia in impostazione sia nella fase di rifinitura, e nessun pericolo serio per i portieri. Tanti urlacci degli allenatori D'Aversa e Liverani e taccuino senza appunti rilevanti. Di occasioni serie (non cancellate da fuorigioco) neppure l'ombra, forse giusto un colpo di testa di Kucka in tuffo finito a lato. Poca roba. Il Parma ha fatto debuttare Kurtic sul lato sinistro del tridente, ma la fase offensiva dei padroni di casa è stata carente per la serata non brillantissima di Inglese e, soprattutto, di Kulusevski, ombra di se stesso per tutta la prima fase. Il Lecce è stato ordinato e compatto nei primi minuti, ma poi sono cresciuti gli errori (soprattutto di Tachtsidis) e anche in area parmense si sono visti parecchi pasticci. Liverani aveva l'alibi delle tante assenze (Calderoni, Majer, Tabanelli, Shakhov, Farias e Bleve infortunati, Benzar, Imbula e Lo Faso fuori per scelta tecnica) e il debuttante Deiola, da solo, non poteva certo incidere in modo profondo su una squadra che aveva raccolto un punto in quattro partite.

    IL PARMA COLPISCE — Fare peggio del primo tempo era, onestamente, difficile. Infatti qualcosa di meglio si è visto subito in avvio di ripresa. Un illuminante inserimento di Kulusevski in area ha propiziato il tiro di Kucka, deviato in angolo da Gabriel. Un primo squillo. Immediata la replica del Lecce, con Sepe che ha imitato il collega e ha mandato in angolo una conclusione di Mancosu. Al Parma è bastato che si riaccendesse Kulusevki, dopo il black-out dei primi 45 minuti, per portare il panico in area leccese. Così, al 12' è arrivato il gol del vantaggio: angolo di Hernani e perfetto colpo di testa di Iacoponi. Liverani ha dovuto correggere la squadra: dentro Lapadula al posto di Mancosu, per dare più peso offensivo. Ma è stato più bravo (o più fortunato) D'Aversa, che ha trovato il raddoppio con l'appena entrato Cornelius, bravo a ribattere in rete la palla mandata sulla traversa da Kucka. Lapadula ha tentato un numero dei suoi per riaprire la gara, ma per il Parma non è stato difficile gestire i due gol di vantaggio. Anzi, negli spazi sono stati Kulusevski e Gervinho ad andare vicinissimi al 3-0.

    Gasport

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 14/01/2020 00:11
    SERIE A 2019/2020 19ª Giornata (19ª di Andata)

    11/01/2020
    Cagliari - Milan 0-2
    Lazio - Napoli 1-0
    Inter - Atalanta 1-1
    12/01/2020
    Udinese - Sassuolo 3-0
    Fiorentina - Spal 1-0
    Sampdoria - Brescia 5-1
    Torino - Bologna 1-0
    Verona - Genoa 2-1
    Roma - Juventus 1-2
    13/01/2020
    Parma - Lecce 2-0

    Classifica
    1) Juventus punti 48;
    2) Inter punti 46
    3) Lazio(*) punti 42;
    4) Atalanta e Roma punti 35;
    6) Cagliari punti 29;
    7) Parma punti 28;
    8) Torino punti 27;
    9) Verona(*) e Milan punti 25;
    11) Napoli e Udinese punti 24;
    13) Bologna punti 23;
    14) Fiorentina punti 21;
    15) Sassuolo e Sampdoria punti 19;
    17 Lecce punti 15;
    18) Brescia e Genoa punti 14;
    20) Spal punti 12;

    (*) Lazio e Verona una partita in meno.
    Lazio - Verona spostata al 05/02/2020 per esigenze di calendario (finale di Supercoppa a Riad).

    (gazzetta.it)
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    00 18/01/2020 23:46
    Super Immobile, Lazio da urlo: Samp distrutta.
    E sono 11 vittorie di fila!

    Tre gol per il bomber, gloria anche per Caicedo e Bastos.
    Biancocelesti a -1 dall'Inter, impegnata domani a Lecce, e a -3 dalla Juve


    Nicola Berardino


    Undicesima vittoria di fila in campionato per la Lazio, che si porta a un punto dal secondo posto in attesa della gara dell’Inter di domani a Lecce. Senza discussione il 5-1 alla Sampdoria, che va al tappeto già in avvio di partita: tre gol dei biancocelesti in 20 minuti. Apre Caicedo, poi due reti di Immobile a dettare un supremazia consolidata nella ripresa dai gol di Bastos e ancora di Immobile. Tripletta per il capocannoniere del campionato, ora a quota 23 gol. Una prova spettacolare della Lazio per incorniciare pure il centesimo successo di Inzaghi, che sale a 183 presenze sulla panchina biancoceleste, affiancando Tommaso Maestrelli, il tecnico dello scudetto del 1974. Sampdoria impietrita dai ritmi e dalle giocate biancocelesti: il gol di Linetty alla fine è solo una magrissima consolazione in un pomeriggio tutto da dimenticare.


    TRIS LAZIALE IN 20' — Inzaghi recupera Correa, che però parte dalla panchina: confermato Caicedo al fianco di Immobile. Jony rileva lo squalificato Lulic sulla corsia di sinistra. Patric dà il cambio a Luiz Felipe in difesa. All’ultimo Ranieri deve rinunciare a Quagliarella, alle prese con fastidi al flessore: l’attaccante va panchina, al suo posto c’è Caprari. In difesa torna Colley. Alla prima azione Sampdoria subito al tiro con Linetty: para Strakosha. Al 4’, la replica della Lazio: rasoterra di Luis Alberto di poco a lato. Ed al 7’ i biancocelesti si portano in vantaggio: azione insistita di Immobile che si libera di Chabot e conclude a rete, sulla ribattuta di Audero si scaglia Caicedo, che sfugge a Colley e insacca. Quinto gol in campionato per l’ecuadoriano. Al 17’ il raddoppio della Lazio con Immobile su rigore (mani di Murru). E al 20’ il capocannoniere del campionato segna ancora: lancio lungo di Acerbi, slalom in area dell’attaccante, che supera anche Audero prima di calciare a rete. Salgono così a undici le reti rifilate da Immobile alla Samp in Serie A. Lazio irrefrenabile, la formazione di Ranieri non riesce a reggere il passo. Al 26’ Luis Alberto cerca il gol direttamente su calcio d’angolo. La Samp riemerge al 36’: Strakosha devia in angolo un tiro di Caprari. La Lazio abbassa il ritmo, la formazione di Ranieri si rilancia. Ma al 44’ è Audero ad opporsi a una parabola di Luis Alberto dopo una chance di Acerbi. Biancocelesti all’intervallo tra gli applausi.

    TRIPLETTA DI IMMOBILE — Nella ripresa Ranieri comincia con Ekdal al posto di Jankto. Al 4’, Inzaghi inserisce Bastos: Radu risente di una botta al petto appena ricevuta. E proprio l’angolano, servito da Leiva, va a segnare il quarto gol in una sua incursione in area: secondo gol di fila per l’angolano, a segno anche martedì in Coppa Italia contro la Cremonese, per siglare un atro 4-0. Al 13’ Adekanye dà il cambio a Caicedo, applauditissimo dal pubblico. La Lazio continua a spingersi in avanti. Ancora al tiro Luis Alberto: deviato in angolo. Al 17’, secondo cambio nella Samp: fuori Murru, dentro Augello. Chiffi passa dal Var per un mani di Colley nell’azione precedente e concede il rigore alla Lazio. Al 20’ al dischetto Immobile porta a cinque i gol con la sua tripletta.Salgono così a dodici le reti rifilate da Immobile alla Samp in Serie A. Inzaghi avvicenda Acerbi con Vavro. A 25’ va segno anche la Sampdoria: Linetty infila dopo una respinta di Strakosha su un tiro di Gabbiadini. Che poi viene sostituito da Bonazzoli. Al 29’, espulso Chabot per aver atterrato Adekanye lanciato a rete: così la Samp resta in dieci. Al 35’, su assist elegante di Luis Alberto, Immobile sfiora il suo quarto gol. E al fischio finale, Olimpico in festa per i biancocelesti sempre più in alto, a passo di record. E Simone Inzaghi lancia il pallone al figlio Lorenzo per andare a segnare anche lui sotto la Curva Nord.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 18/01/2020 23:52
    L'uragano Boga stende il Torino.
    Il Sassuolo torna a vincere dopo due mesi



    De Zerbi ribalta i granata nella ripresa con le reti dell'ivoriano e di Berardi
    dopo il vantaggio piemontese nel primo tempo grazie all'autogol di Locatelli.
    Nel finale traversa di Millico


    Mario Pagliara

    C’è un Boga scatenato a frenare la rincorsa del Toro: nella serata di Reggio Emilia, il Sassuolo raccoglie in rimonta quella vittoria in casa che le mancava dall’8 novembre e si rialza dopo tre sconfitte consecutive. Boga è l’assoluto protagonista: un gran gol all’incrocio e l’assist per il due a uno di Berardi. Il Toro invece ha da mangiarsi le mani, dopo aver messo un piede avanti grazie all’autogol di Locatelli (su tiro di Rincon) e aver sprecato con Belotti e Verdi più volte il colpo del k.o.

    TRE CONTRO QUATTRO — Se si osservano le premesse della notte del Mapei, l’impressione è che ci siano tutte le condizioni per una serata di spettacolo. Quattro giocatori offensivi per il Sassuolo, tridente per il Toro: lungo la via Emilia c’è una sfida di attaccanti dall’elevato tasso di interesse. Perché Mazzarri non rinuncia a Verdi, Berenguer, Belotti; De Zerbi rilancia il suo 3-4-2-1 con Boga, Traoré, Berardi alle spalle di Caputo. E la serata è senza dubbio divertente.

    SVEGLIA RINCON — Il Sassuolo non pecca certo di ordine e regolarità, ma di fronte si ritrova in avvio un Toro bello compatto che concede poco, anzi pochissimo. Nei primi 20' la squadra di De Zerbi si fa preferire sul piano del palleggio, commettendo l’errore (grave) di svolgere spesso un puro esercizio stilistico. Così fino al ventesimo: se non ci fosse stato un errore di Aina (lancia Boga in contropiede, Nkoulou salva alla disperata), il film della partita si sarebbe archiviato anche senza occasioni. Ci pensa Rincon a rompere il giro palla del Sassuolo. Minuto 20: assist di Verdi su calcio d’angolo, botta al volo di Rincon, sporca Obiang, Locatelli accompagna in rete – la deviazione è decisiva - e spiazza Consigli. Il General granata poco dopo si farà ammonire: era diffidato, salterà Torino-Atalanta (come Aina).

    CAPUTO VS BELOTTI — È il punto di svolta della gara, il momento in cui tutto cambia. Il Sassuolo ci mette temperamento, il Toro risponde colpo su colpo, il risultato è un primo tempo che finisce in crescendo. Diventa anche il confronto tra Belotti e Caputo. Il Gallo ha due occasioni (Consigli coi pugni prima, diagonale a lato il secondo), Caputo invece si trova sulla sua strada il solito gigantesco Sirigu (29’). Il Toro, pur soffrendo sulla sua sinistra dove Berardi doppia sempre Aina, segna anche il secondo gol (al 31’, colpo di testa di Izzo su angolo di Verdi), ma la palla era già uscita e il gioco era fermo. E quando il primo tempo volge al tramonto, Verdi si divora il più incredibile dei gol: assist perfetto di Belotti, Verdi prova l’acrobazia a due passi dalla porta con Consigli battuto e s’incarta. Erroraccio.

    MERAVIGLIOSO BOGA — Il secondo tempo si apre con l’occasione del colpo del k.o. sulla testa di Belotti, ma la zuccata del Gallo è di pochi centimetri fuori. A questo punto, la benzina del Toro sembra essere agli sgoccioli e il Sassuolo comincia a crescere in maniera vistosa. De Zerbi alza i giri del motore e al possesso palla della prima parte della gara aggiunge anche l’incisività e la pericolosità. Nel frattempo Mazzarri toglie dal campo uno spento Verdi, dentro Laxalt. Ma ora gioca solo il Sassuolo e il pari è una logica e meritata conseguenza: arriva al 16’ su un meraviglioso e potente arcobaleno uscito dai piedi di Boga dai trenta metri all’incrocio. Imparabile. Il Sassuolo non si accontenta, e continua a spingere. Sirigu deve allungarsi su Locatelli (21’) per non capitolare, ma il portierone del Toro non può nulla sulla fucilata di Berardi (28’) su cross ancora di Boga. Mazzarri mette dentro il giovane Millico per Djidji, Meité per Rincon: prova il tutto per tutto. Il classe Duemila non ci mette molto a farsi notare ed è subito pericoloso: la sua voglia si ferma sulla traversa (37’). Nel recupero, Laxalt sciupa l’occasione del pari. Il Sassuolo fa festa, il Toro è rimandato.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 18/01/2020 23:57
    La Fiorentina gode con Chiesa e Vlahovic:
    per il Napoli è una serata da incubo

    Vittoria meritata dei viola, a segno con l’azzurro e il giovane serbo.
    Campani spenti e quasi mai pericolosi: la squadra col nuovo allenatore non funziona


    Mimmo Malfitano


    La crisi del Napoli è ufficiale. Non ci sono attenuanti: è una squadra alla sbando. Che bella, invece, la Fiorentina. Bella e concreta, che Beppe Iachini ha saputo risollevare. I gol di Chiesa e Vlahovic le hanno regalato tre punti importanti, che ne hanno premiato la prestazione. Su tutti, Gaetano Castrovilli che si è saputo imporre con la tecnica e con la fisicità al debole centrocampo napoletano. Alla fine, la gioia dei 500 tifosi viola al seguito della squadra. E’ finita male, invece, per Insigne e compagni fischiati dalla gente, stanca ormai di questo mediocre andazzo.

    TRISTEZZA SAN PAOLO — Niente da fare, questo Napoli non tira. Non bastano le buone intenzioni dichiarate, occorre vincere per ritornare ad essere convincenti. Sugli spalti del San Paolo ci sono poche decine di migliaia di spettatori, sparsi nei vari settori. Ma i vuoti sono tanti, mettono tristezza. Tocca a Gattuso e i suoi provare a riportare entusiasmo tra la gente. L’allenatore si affida alla formazione base, con la sola eccezione di Di Lorenzo spostato centrale, al fianco di Manolas, e di Luperto che agirà sull’esterno sinistro. La Fiorentina risponde con la migliore formazione alla quale ha aggiunto, la scorsa settimana, Patrick Cutrone, realizzatore di un gol nella gara d’esordio, contro l’Atalanta, in coppa Italia.

    SUBITO VAR — Pronti via e si intuisce subito che Luperto sulla fascia sinistra non può essere una buona idea. Chissà chi o cosa avrà consigliato a Gattuso una scelta del genere. La Fiorentina parte sparata, Lirola va via a Insigne e crossa: il tocco di Castrovilli è impreciso (10’). Due minuti più tardi tocca a Milik saggiare la condizione di Dragowski. La sua girata a volo, sul cross di Allan, è deviata dal portiere gigliato con una bella parata. Macina gioco, il Napoli, ma non riesce a capitalizzare il maggiore possesso palla. Anzi, al 18’, Pasqua deve ricorrere al monitor, perché l’arbitro Fabbri, addetto alla Var, lo invita a rivedere l’azione del calcio d’angolo battuto su Pulgar sul quale la respinta di testa di Luperto finisce sul braccio di Allan. E’ palese l’involontarietà del tocco e l’arbitro, dopo aver rivisto le immagini, fa segno di riprendere il gioco, da dove l’aveva interrotto.

    CHIESA GOL — L’azione del Napoli è più insistente, Fabian prova a motivare gli attaccanti con qualche buona apertura, ma le ripartenze della Fiorentina possono far male. Mentre in difesa Pezzella e Caceres s’interessano di evitare pericoli a Dragowski, Castrovilli, Pulgar e Benassi tengono il centrocampo. Proprio dal destro di Castrovilli (26’) parte il cross sul quale Benassi tocca indietro per l’accorrente Chiesa. Pronto il controllo e il tiro dell’attaccante della nazionale per il vantaggio dei viola. I problemi del Napoli riemergono, in difesa non c’è equilibrio, Manolas riesce a prevalere sulle palle alte, mentre dopo 32’ Gattuso si accorge che Luperto sulla fascia sinistra non è stata una buona intuizione. Allora, prova a rimettere ordine riportando Di Lorenzo a destra, Hysaj a sinistra e Luperto al fianco di Manolas. L’unica occasione importante capita a Callejon il cui colpo di testa, tutto solo dinanzi a Dragowski, finisce a lato: la delusione è tanta, mentre dopo 3 minuti di recupero, Pasqua manda tutti negli spogliatoi per l’intervallo.

    RADDOPPIO VIOLA — L’inizio del secondo tempo è caratterizzato dalla conclusione di Lorenzo Insigne che accarezza il palo (6’). Il Napoli è comunque in difficoltà, a centrocampo dominano Castrovilli, Pulgar e Benassi, mentre Allan, Fabian Ruiz e Zielinski sono soltanto la brutta copia degli originali. Castrovilli è un indemoniato, mezzo Napoli gli corre dietro, inutilmente. Lui, all’11’, s’inventa uno scavino che libera Chiesa alla conclusione tutto solo dinanzi a Ospina: il portiere devia la conclusione. Intanto, Gattuso richiama in panchina Allan per fare spazio a Demme. Il mediano brasiliano non la prende bene e va via, direttamente negli spogliatoi. Poco prima della mezzora, arriva il capolavoro di Vlahovic che Iachini ha inserito al posto di Cutrone. Il suo sinistro a giro è una vera perla, che sorprende Ospina e regala alla Fiorentina tre punti d’oro e meritati.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 20/01/2020 00:40
    Rebic all'ultimo secondo fa godere il Milan: l'Udinese è ribaltata

    I rossoneri tornano alla vittoria in campionato a San Siro che mancava dal 31 ottobre:
    grandi protagonisti il croato (doppietta) e Theo Hernandez


    Alessandra Gozzini


    Il Milan conquista una vittoria come non lo aveva mai fatto: con la cattiveria e la voglia di non arrendersi. Piega l'Udinese con tre gol (dopo essere passato in svantaggio e poi rimontato) senza il contributo di Ibrahimovic. Zlatan collabora ma non finalizza: in giornate così è positivo anche questo. Pioli lo presenta titolare a San Siro per la prima volta, nella giornata in cui deve rinunciare a Musacchio, Calhanoglu e Calabria. Dall’inizio anche Kjaer (già testato in Coppa Italia), Bonaventura e Conti. Per Gotti ancora Okaka e Lasagna davanti, De Paul è l’uomo di qualità a centrocampo. San Siro aspettava Zlatan ma dopo sei minuti colpisce Stryger Larsen, danese dell’Udinese: è pronto e preciso a segnare dalla distanza dopo l’uscita a vuoto di Donnarumma. Non è un grande Milan, gli avversari pressano e il centrocampo rossonero non ha tempo di ragionare. Castillejo è nella versione tuttofare confusionario e a Ibra arrivano pochi palloni giocabili. Il primo ad andare vicino al pareggio è così Romagnoli di testa su calcio piazzato. I rossoneri conquistano una serie di calci d’angolo, ma non vanno oltre: Ibrahimovic stacca ma è impreciso, Leao è murato quando riesce ad andare al tiro. Troppo poco Milan e infatti San Siro all’intervallo fischia una prestazione senza cattiveria.

    DOPPIO REBIC — Il secondo tempo è di un’altra marca e si intuisce subito: così il Milan può ribaltare il risultato dopo 25’ di pressione costante. Pioli cambia con Rebic per Bonaventura e funziona: Conti in discesa dalla destra serve in mezzo il croato per il primo gol rossonero. Un gol in A che per il 18 del Milan torna a 1540 giorni di distanza: aveva segnato in campionato con la Fiorentina nel 2015. L’arbitro Pairetto beccato dalla Curva Sud ricorre al Var per un tocco di mano sul contrasto tra Ibra e Becao: il rigore non c’è e il polemico Pioli viene ammonito. Se la rimonta si compie è anche perché prima Gigio riscatta l’errore sul vantaggio bianconero con una parata difficilissima su Mandragora, che calcia da pochi metri, e poi con una deviazione al volo sul tentativo di Okaka. Sugli sviluppi di un corner può allora arrivare il raddoppio rossonero: Theo Hernandez si avventa sulla palla respinta dalla difesa friulana e con un sinistro al volo trova da fuori area l’angolo basso dove Musso non può arrivare. Theo è così il capocannoniere rossonero in campionato: per ritrovare un difensore del Milan capace di segnare 5 gol in A si deve indietreggiare a Panucci nel 95-’96. Ora i rossoneri controllano con maggiore attenzione di prima, quando le imbucate avversarie erano frequenti. Ibra richiama l’attenzione su di sé due volte in quattro minuti: all’80’ per un giallo, all’84 per il primo vero pericolo verso Musso, ma il destro in scivolata è alto di poco. Quando la partita sembra ormai chiusa l’Udinese trova il pareggio con Lasagna: Stryger Larsen stavolta è in versione assist man, sul suo cross il colpo di testa del compagno è imparabile per Gigio. Per Lasagna è il quinto gol consecutivo a San Siro contro Milan e Inter. Finita qui? Macché, perché questa è la giornata di Rebic. Che al 93’ raccoglie da Ibra, continua in azione personale e trova l’unico angolo scoperto. San Siro esplode: il Milan trova la vittoria e una preziosa risorsa in più.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 20/01/2020 00:44
    Borini, debutto con gol. il Verona rimonta il Bologna in 10: 1-1

    Rossoblu in vantaggio al 20’ con Bani, che al 66’ viene espulso per doppia ammonizione.
    L’ex rossonero coglie il pari a 9’ dalla fine e sfiora il gol della vittoria nel recupero


    Matteo Dalla Vite


    Col coltello fra i denti, Fabio Borini (bolognese di Bentivoglio che non segnava da Milan-Bologna 2-1 del 6 maggio 2019) agguanta il pareggio a Verona esondante anche perché il Bologna rimane in 10 dal 21’ s.t. (rosso a Bani) e via via subisce, quasi sbriciolandosi ma resistendo. Finisce 1-1 e non c’è dubbio che gli scaligeri abbiano preso campo non solo perché in superiorità numerica ma già a partire dalla ripresa, quando si è ripresentato un Bologna sì in vantaggio ma molle, passivo e contratto. Stesso risultato dell’andata insomma, col Verona che resta davanti in classifica e si prende il quarto risultato utile di fila mentre il Bologna (con Mihajlovic in panchina) alla fine riesce a strappare un punto dopo il vantaggio di Bani, lo stesso che lo ha lasciato in 10 per un’entrata scomposta su Zaccagni in zona di non-pericolo immediato.

    BANI E PALO — Arbitra Ayroldi (nipote d’arte al debutto in A), Sinisa Mihajlovic sceglie di far rifiatare Palacio (poi mai entrato) e mettere Santander al centro dell’attacco, dando di fatto un tema-e-svolgimento allo sviluppo della manovra diverso dal solito. Essendo il Verona squadra massiccia e che ti toglie il respiro già in avvio d’azione, il tecnico serbo (alla decima panchina stagionale) decide di dare alla propria squadra anche l’opzione lancio lungo a scavalcare il centrocampo dell’Hellas, reso corposo da Juric che sceglie le due mezzepunte (Pessina e Zaccagni) dietro a Di Carmine. Entrambe le squadre hanno novità in panchina (Borini, poi decisivo, e Barrow) mentre il Bologna presenta subito (come preventivato) la coppia baby Schouten-Dominguez: buon primo tempo dei due… biondi, una prima frazione nella quale il Bologna lavora con attenzione trovando gol e situazioni buone. La rete dell’1-0 arriva al minuto 20 ed è di Bani (al terzo gol stagionale): calcio d’angolo battuto da Orsolini con deviazione di Kumbulla che agevola l’inserimento del difensore bolognese. E’ la settima volta che i rossoblu segnano direttamente da calcio d’angolo. Poi, le occasioni: di Soriano due volte (bravo Silvestri), Sansone (palo) con il Verona che si mangia un gol quasi fatto di testa con Pessina al 46’ p.t.

    BORINI IL BOLOGNESE — La ripresa vede troppo Verona perché il Bologna è rattrappito, forse stanco, sicuramente meno aggressivo e lucido rispetto alla prima frazione. Al 2’ c’è un sussulto bolognese (il Var non concede, giustamente, un rigore a Santander perché Dawidowicz la ribatte di petto, era stato anche espulso), e poi è quasi solo Hellas che – già più tonico – si prende il pareggio (cross di Lazovic da sinistra, Borini che sale in testa a Mbaye al minuto 36’) e sfrutta perfettamente la superiorità numerica contro un Bologna in dieci al 21’ s.t.: Skorupski ribatte due tiri di Borini e uno ravvicinato di Di Carmine, poi anche alcuni cross velenosi, mentre Sinisa infila Barrow e Poli, piazzando il 4-4-1 ma ricevendo solo un’occasione buttata al vento da Soriano. Nel frattempo, Juric ha infilato Pazzini ma è stato ancora Borini a tentare la “magata”: partendo da destra, l’ex Milan si è accentrato e ha sparato alto di poco. Alla fine il Verona esulta e il Bologna si mangia le mani per non aver raddoppiato in un primo tempo in cui le occasioni le ha create, belle ma poi buttate.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 20/01/2020 00:48
    Show di Torregrossa e Joao Pedro: due doppiette.
    Brescia-Cagliari finisce 2-2

    Il brasiliano, al tredicesimo gol, evita il sesto k.o. di fila.
    Corini ringrazia il suo numero 11, nel finale rosso a Balotelli


    Matteo Brega


    Finisce 2-2 tra Brescia e Cagliari, risultato incastonato dalle doppiette di Torregrossa e Joao Pedro. Espulso Balotelli dopo 8’ dal suo ingresso in campo per, pare, parole in libertà espresse dopo un cartellino giallo. Il pomeriggio era iniziato in un altro modo. Mario in panchina, Mateju a casa per problemi gastrointestinali. Il Brescia di Eugenio Corini si presenta così contro il Cagliari, con Donnarumma al fianco di Torregrossa e Mangraviti terzino sinistro nel 4-3-1-2. Rolando Maran, dopo non aver convocato Castro, tiene Nainggolan e Joao Pedro alle spalle di Simeone nel 4-3-2-1.

    LE GIOIE DALL'ALTO — Il primo squillo è del Cagliari con Simeone che al 3’ sfrutta un lancio lungo di Pellegrini e con la punta obbliga Joronen al primo intervento del pomeriggio. La risposta del Brescia è più ficcante: Torregrossa si costruisce un gran tiro, Olsen respinge e Ndoj da ottima posizione spara alto. La sorpresa è vedere Sabelli calciare benissimo una punizione al 17’: destro a giro, non lontano dalla porta di Olsen. Ma è il Cagliari a passare in vantaggio al 20’ con Joao Pedro, rapido ad anticipare di testa Cistana sul cross di Nandez. Dodicesimo centro in campionato per il numero 10 del Cagliari. Ma l’equilibrio torna dopo 7’ ancora per vie aeree. Punizione di Tonali, Torregrossa stacca più in alto di tutti e il capitano pareggia. La partita si risveglia e i sardi tentano il nuovo allungo. Scambio Nandez-Joao Pedro sulla destra e conclusione del brasiliano che Joronen respinge. Il Brescia vorrebbe cavalcare l’entusiasmo, ma rischia di scoprirsi alle ripartenze sarde. Come quella del 33’ chiusa da un destro di Nainggolan sporcato da un difensore sul fondo. Al 35’ Simeone si ritrova davanti a Joronen che conserva il pareggio.

    MAGIA TORREGROSSA, FREDDEZZA JOAO — Il primo tempo finisce 1-1 e alla ripresa del gioco il Brescia si presenta con Dessena (in campo dopo tre mesi, si era rotto il malleolo della gamba destra contro la Fiorentina) e Bjarnason (nuovo acquisto) al posto di Ndoj e Spalek. Corini ridisegna la squadra in un 3-5-2 con Romulo esterno di sinistra, Bjarnason e Dessena mezzeali. Ma a cambiare la partita dopo 4’ è un gesto individuale di Torregrossa che sgancia un sinistro dalla distanza sula quale Olsen può solo appoggiare un dito senza cambiarne il destino. All’8’ Nainggolan prova a rispondere, Joronen respinge in stile pallavolo. Pochi secondi e anche Sabelli carica il destro, qui Olsen riesce a dire no. La gara è apertissima: Nainggolan trova la testa di Joao Pedro in corsa, palla alta di poco. Al 21’ la leggerezza da chi non ti aspetti, Romulo. Il passaggio verso Tonali in uscita dal lato corto dell’area è pericoloso, Sandro non si avvede alle spalle dell’arrivo di Simeone che lo anticipa e lui lo calcia. Per Giua è rigore che batte Joao Pedro al 23’: Joronen intuisce ma non ci arriva ed è 2-2. Il portiere finlandese tiene la magia per il 25’ quando vola sul sinistro a giro di Joao Pedro. Al 29’ entra Balotelli per Donnarumma e pochi istanti dopo da corner Chancellor di testa prende la parte alta della traversa. Il Brescia insiste e Torregrossa come Joao Pedro sfiora la tripletta al 32’. La partita di Balotelli dura 8’: al 37’ si prende un giallo per un intervento a gamba tesa (secondo Giua), il che gli avrebbe fatto saltare per squalifica la prossima gara di venerdì contro il Milan. Ma forse l’arbitro deve aver sentito qualche parola e in pochi istanti dopo il giallo estrae il rosso. Il finale è di sofferenza per Corini e soci. Joronen al 42’ azzera in maniera eccezionale un destro di Nainggolan potente e preciso. A un minuto dalla fine il portiere finlandese spegne anche un tiro di Cerri e la gara finisce così. Il punto serve a entrambe per smuovere le rispettive situazioni.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 20/01/2020 00:51
    Inter lenta e senza idee: a Lecce è solo 1-1.
    E la Juve scappa a +4



    Dopo il mezzo passo falso in casa contro l'Atalanta, altro pareggio per i nerazzurri,
    che dopo il gol-illusione di Bastoni incassano la rete di Mancosu


    Davide Stoppini

    Quel che aveva tolto alla Juve, il Lecce lo porta via anche all'Inter: altro 1-1, ancora Mancosu a frenare la corsa di una grande. E l'Inter si mangia le mani, perché a 18' dalla fine era riuscita a sbloccare con Bastoni una partita complicatissima, salvo poi concedere il pareggio agli uomini di Liverani. Battuta d'arresto dunque per i nerazzurri: la Lazio, terza a meno due, ha una partita in meno e dunque potenzialmente è avanti. E in assoluto, il trend racconta che l'Inter ha vinto solo due delle ultime sei partite di campionato. E stasera la Juventus è già a +4.

    PRIMO TEMPO — Liverani opta per la prima volta per uno schieramento a specchio: linea a cinque, Petriccione che fa da schermo subito davanti ai tre centrali, Lapadula e Babacar quasi abbandonati al loro destino. L'Inter è la solita e rischia di passare subito in vantaggio per un infortunio di Rispoli, che dopo neppure tre minuti con un colpo di testa impegna il proprio portiere costringendolo alla deviazione. Pochi secondi ed è Lukaku a sfiorare il vantaggio, con un sinistro potentissimo di poco fuori. Il match sembra subito indirizzato, almeno nell'andamento. Ma il Lecce sorprende l'Inter al 7': ripartenza veloce, il cross di Rispoli in mezzo trova una leggera deviazione di Babacar ma soprattutto un Mancosu liberissimo sul secondo palo, che però manda in cielo la conclusione. Il copione è scritto, Lecce cortissimo nella propria metà campo. Si gioca in pochi metri, spazi strettissimi, il rischio di contatti è elevatissimo. Come al 19', quando Donati affonda il piede sulla caviglia di Barella: l'arbitro Giacomelli lo punisce con il giallo, poi va a rivedere l'intervento al video nel dubbio del cartellino rosso ma non cambia la decisione. La squadra di Conte non trova molti spazi, i cross dalle fasce sono preda dei tre centrali di Liverani. E così la via più logica è quella delle giocate in velocità per vie centrali. In due minuti, non a caso, Brozovic sfiora più volte il vantaggio: prima al 29' dopo una percussione con tanto di scambio con Lukaku, ma la conclusione del croato finisce sul palo. Minuto 31: azione simile, stavolta è Lautaro ad appoggiare per Brozovic, Gabriel prima respinge poi blocca sulla successiva conclusione dello stesso croato. Il Lecce è bassissimo, al 33' Babacar prova a fare da sponda per Lapadula: tiro da dimenticare. In pieno recupero ancora la Var protagonista: ripartenza del Lecce al secondo dei due minuti di recupero, il colpo di testa di Babacar finisce sul braccio di Sensi, Giacomelli indica il dischetto. Ma poi, richiamato dal Var Guida, rivede l'episodio e annulla la concessione del rigore, tra le proteste del Via del Mare.

    SECONDO TEMPO — La partenza è senza cambi. Ed è di marca leccese: neppure un minuto e Donati spaventa l'Inter con una conclusione deviata in angolo, poi Babacar spedisce di poco fuori un destro dal limite. Dall'altra parte ci prova Lautaro: al 3' forbice stilisticamente perfetta su cross di Biraghi, ma innocua per Gabriel. Il Lecce pare crederci di più in fase di ripartenza: da una di queste ci prova Rispoli, all'8, conclusione bloccata da Handanovic. Primo cambio, minuto 17: Liverani toglie Lapadula e mette dentro Majer, avanzando dunque la posizione di Mancosu a supporto di Babacar. Lautaro impensierisce Gabriel al 21', poi Conte sostituisce Godin con Bastoni. Partita bloccata, ci vuole una giocata. La prova Sensi, al 26', destro deviato in angolo da Gabriel. E' il momento decisivo: Biraghi cross, sul primo palo sbuca il neo entrato Bastoni che di testa batte il portiere del Lecce. Inter avanti, Liverani allora - è il 31' - butta dentro Falco per Rispoli. A suo modo è una mossa decisiva, perché Donati passa a destra: da un suo tiro cross il pallone arriva a sinistra per Majer, pallone dentro per Mancosu che anticipa Bastoni e fa 1-1, al minuto 32. Emozioni continue: Falco dal limite coglie il palo esterno con un sinistro magistrale su punizione. Ancora sostituzione: minuto 38', Conte gioca la carte tridente e dunque Sanchez per Sensi, mentre Borja Valero rileva un dolorante Brozovic. Liverani invece torna alla difesa a cinque - abbandonata temporaneamente con l'ingresso di Falco - e inserisce Meccariello per Mancosu. Siamo al rush conclusivo. All'ultimo tuffo Lautaro ha un'occasione dopo un'uscita difettosa di Gabriel, pallone in angolo. Non c'è più tempo: esultano i giocatori del Lecce, i tifosi pugliesi insultano Conte - l'avevano fatto a più riprese durante la partita, pure con uno striscione -, all'Inter non resta che interrogarsi per la frenata.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 20/01/2020 00:56
    La Roma torna a correre: 3-1 al Genoa con gli "amici ritrovati" Under e Spinazzola

    Sesta vittoria esterna dei giallorossi, quarti da soli aspettando l'Atalanta:
    in gol anche Dzeko, al primo centro del 2020.
    I rossoblù tornano penultimi


    Filippo Grimaldi


    La Roma riprende la sua corsa, conquista la prima vittoria in campionato del 2020, e si rilancia provvisoriamente al quarto posto. Un successo costruito sugli errori di un Genoa che ha cuore e coraggio, ma sull’1-2 fallisce l’aggancio agli ospiti ad inizio ripresa, prima che il gol di Dzeko metta il sigillo definitivo al successo della squadra di Fonseca. Per un tempo, però, rossoblù e giallorossi sembrano due mondi lontani che all’apparenza non si incontrano mai. La squadra di Fonseca chiude in vantaggio per due a uno all’intervallo, e soltanto la prodezza di Pandev quasi allo scadere della metà gara tiene in vita un Grifone spesso in affanno sotto la pressione costante ed efficace di un avversario che recita a memoria. Roma che per i primi 45 minuti copre bene gli spazi, sfrutta le fasce, con un possesso palla mai fine a se stesso: questo è il gruppo di Fonseca, e poco importa che abbia assenze pesanti, Florenzi e Kolarov su tutti.

    TUTTO FACILE — Ovvio che il gol dell’uno a zero in apertura di partita (6’) metta la sfida in discesa per la squadra di Fonseca ancor più di quanto il differente valore tecnico farebbe dedurre. Dzeko e compagni danno l’impressione di gestire senza fatica e il primo gol – traversone dalla destra di Under sul quale Pellegrini non interviene, tagliando però fuori Perin – è il manifesto di una squadra che al Ferraris capitalizza al massimo gli errori dei padroni di casa. Il Genoa ha buona volontà, ma la chiamata collettiva alla battaglia fatta da Nicola ai tifosi nulla può in avvio per pareggiare i valori. Dietro, fra l’altro, i rossoblù piazzano Romero a sinistra e Goldaniga centrale per supplire all’assenza di Criscito, e la mancanza del capitano a tratti si fa sentire, nonostante il gran lavoro di Barreca. Genoa in affanno e a lungo costretto in difesa, anche se gli va dato merito di non smettere mai di provarci, come in occasione del contropiede di Pandev su cui Mancini chiude provvidenzialmente, quando la gara era ancora sullo zero a zero.

    CONTROLLO TOTALE — Il 4-2-3-1 dà però alla Roma superiorità in mezzo, mentre il Genoa che abbassa Ghiglione e Barreca non ha altrettanto peso specifico in mediana dove Schone fatica, anche se poi è proprio il danese lesto a pescare Pandev per il gol dell’1-2. Diawara e Veretout fanno un gran lavoro di raccordo fra i reparti, in una Roma che va avanti senza sussulti. La squadra di Nicola viaggia a fiammate, ma prima del gol del macedone ha solo una vera occasione da gol: Sturaro e poi Ghiglione, però, non finalizzano (35’). Dzeko (36’) colpisce di testa a lato, ma è diversa in assoluto la reattività della Roma. Al 44’ arriva il raddoppio giallorosso su un traversone di Spinazzola sporcato da Biraschi, che inganna ancora una volta Perin. Partita chiusa? Macché: al 45’ la riapre Pandev (quinto gol stagionale) con un pallonetto su lancio di Schone, ma il concorso di colpa della difesa giallorossa è evidente.

    RISCATTO GENOANO — A quel punto, il Genoa prova ad alzare il baricentro ad inizio ripresa, mettendo pressione agli ospiti. Tentativo vano, perché la Roma – anche se meno efficace del primo tempo - non sbaglia più ed è pure aiutata dalla buona sorte sulla conclusione di Goldaniga (12’), con Pau Lopez decisivo per salvare il vantaggio, facendo il bis sul rasoterra di Barreca al 16’. Al 18’ Veretout impegna Perin, poi Dzeko spara alto sulla ribattuta del portiere genoano. E’ l’anticamera del gol (1-3) che chiude la partita alla mezz’ora, con Dzeko – servito da Pellegrini - freddo al momento di battere a rete. Per Nicola, secondo k.o. di fila dopo quello di Verona. E la classifica è sempre più cupa.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 20/01/2020 00:59
    La Juve non brilla, ma col Parma ci pensa super CR7: doppietta e più 4 sull’Inter

    Prestazione scialba della capolista che ringrazia la sua stella e prova la prima fuga dell’anno.
    Per gli emiliani pari momentaneo pari di Cornelius


    Fabiana Della Valle


    Il protagonista è sempre lui, l’uomo che nel 2020 non sbaglia un colpo. Se la Juventus approfitta del pareggio dell’Inter per allungare a +4 il merito è soprattutto di Cristiano Ronaldo, che schianta il Parma 2-1 con una doppietta e consente a Madama di festeggiare nonostante i momenti di apnea nel finale.

    CR7 SI FA IN SETTE — Sarri conferma la formazione anti Roma con l’unica novità di De Ligt al posto dell’infortunato Demiral: quindi ancora niente Dygualdo ma Ramsey trequartista dietro a Dybala e Cristiano Ronaldo, con Higuain ancora in panchina. Nel Parma di D’Aversa l’osservato speciale è Kulusevski, acquistato dalla Juventus per la prossima stagione. La gara si apre con un minuto di silenzio per Pietro Anastasi, scomparso due giorni fa. Dopo venti minuti in cui la Juve è in assoluto controllo della gara, il tecnico perde Alex Sandro per un problema fisico, sostituito da Danilo. La sensazione è che i bianconeri possano fare gol da un momento all’altro, perché attaccano solo loro, però il Parma pur non superando mai la metà campo si difende in maniera compatta e ordinata. I ritmi sono bassi, però quando c’è CR7 tutto può cambiare in un istante: è lui a risvegliare un match sonnacchioso poco prima dell’intervallo con un destro che per Sepe diventa imparabile, complice anche la deviazione di Darmian. Per il portoghese, a segno per la settima gara consecutiva, è il gol numero 15 in campionato (17 in totale). Nei minuti di recupero Juve vicinissima al 2-0 con Ramsey, che colpisce il palo.

    PAREGGIO E RILANCIO — Tutto sembra scritto, anche perché la Juve parte subito forte e prende un altro palo con Danilo, ma così non è: il Parma dopo 10’ pareggia con un colpo di testa di Cornelius, entrato al posto dello zoppicante Inglese subito dopo il vantaggio di Ronaldo. L’1-1 ha un effetto sveglia per la Signora, che all’improvviso si desta e da una delle azioni più belle della partita nasce la doppietta di Ronaldo: apertura di Pjanic per Dybala che confeziona l’assist per il diagonale letale di Cristiano. Però la Juve continua a soffrire quando il Parma s’affaccia in area. Nel finale c’è spazio prima per Higuain e per il tridente pesante, poi per Douglas Costa (al posto di Dybala), ma sono gli ospiti a inseguire fino all’ultimo il pareggio. Il fischio finale è liberatorio: la Juve soffre ma vola a +4 sull’Inter.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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