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Campionato di calcio di Serie A 2019/2020

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    00 08/07/2020 00:41
    Milan, clamorosa rimonta: va sotto 0-2,
    poi domina la Juve e firma il poker

    Bianconeri in controllo per 60’, poi un rigore assegnato con la Var apre le porte al ribaltone.
    A segno Rabiot, Ronaldo, Ibra, Kessie, Leao e Rebic


    Alessandra Bocci


    Sei minuti. Una volta, contro il Liverpool, sono stati fatali. Questa volta hanno fatto gioire i tifosi del Milan. Certo, le situazioni non sono paragonabili. Non era una finale di Champions League e una partita con la Juve in questo momento del campionato non conta molto, ma il Milan si prende la soddisfazione di bloccare i bianconeri che avevano il match point scudetto dopo la sconfitta della Lazio a Lecce. Consolida la sua posizione, un posto in Europa League è il massimo che possa permettersi in questo momento. Vincere in rimonta con i campioni d’Italia, battuti dopo Roma e Lazio, non è male. E sai che soddisfazione per Ibrahimovic vedere Cristiano Ronaldo uscire dal campo con una faccia lunga così.

    EQUILIBRIO — La Juve parte forte, poi si calma, il Milan fa fatica a ripartire. Almeno fino a metà del primo tempo, quando il senso di inferiorità cala e i rossoneri cominciano a farsi avanti. Tanto che dopo aver rischiato, soprattutto su un calcio di punizione e su alcune iniziative di Cristiano Ronaldo, finiscono all’attacco, con un gol in fuorigioco di Zlatan Ibrahimovic lanciato da Theo Hernandez. Ecco, Hernandez: nelle partite post lockdown (e anche nell’ultima prima della chiusura), sembrava in calo, ma è in rapida ripresa. E Zlatan, da regista offensivo, fa male comunque. Lascia la profondità a Rebic nella squadra superoffensiva scelta da Pioli e si rende sempre pericoloso.

    UNO-DUE JUVE — All’inizio del secondo tempo ricompare Calhanoglu e prova a proporsi in avanti. Però Rabiot salta proprio Theo, trova Romagnoli impreparato e porta in vantaggio la Juve dopo tre minuti con un sinistro spettacolare. Così il discontinuo francese sempre sotto osservazione sembra mettere il sigillo sullo scudetto. E dopo tre minuti è Cristiano Ronaldo a raddoppiare, approfittando di un pasticcio combinato dai due centrali Romagnoli e Kjaer. Per il portoghese è il trentesimo gol stagionale, per il Milan una mazzata. Rebic agisce da esterno, strappa e trova Calhanoglu, ma non basta.

    LA SVOLTA — Basta invece il croato quando si ritrova in mezzo all’area a chiudere una delle solite fughe di Theo. Petto di Rebic, braccio di Bonucci: Guida va al Var e assegna il rigore al Milan: a mezzora dalla fine, Ibrahimovic accorcia le distanze e raggiunge Sheva per numero di gol in Serie A (127). Intanto Saelemaekers ha lasciato spazio a Rafael Leao, ed è lui a recuperare il pallone che con l’uno-due Ibra-Kessie riporta il match in parità. Zlatan esce di scena lasciando il posto a Bonaventura, ma non lascia la scena il suo pupillo Rafael Leao, che sfrutta un perfetto contropiede di Rebic per portare il Milan in vantaggio. Pochi minuti e partita rovesciata, con tanti cambi di Sarri. La Juve prova a tornare in vantaggio, aveva il match point scudetto a portata di mano dopo il risultato di Lecce e non vuole farselo sfuggire. La partita diventa più che vivace: il Milan sfiora il quarto gol con Rafa Leao, poi Donnarumma evita il pareggio di Rugani, ma a un quarto d’ora dalla fine si corre più di prima.

    FOLLIA ALEX SANDRO — E a dieci minuti dalla fine, è Bonaventura a sfruttare un erroraccio di Alex Sandro, appena entrato e a mettere in mezzo per Rebic, che non perdona: Milan Juve 4-2. La Juve prova a reagire, nonostante i quattro gol presi in pochi minuti. Non molla, ci provano da fuori Alex Sandro e Bentancur. Cristiano Ronaldo pressa, ma è un cavaliere solitario. Ma a pochi minuti dalla fine la porta diventa molto più stretta. Segna Cristiano Ronaldo in fuorigioco netto, quando le speranze dei bianconeri sono sfumate da un pezzo. Il Milan grandi imprese tira dritto, Pioli è saldo al comando della truppa nonostante il vento tedesco che soffia sempre più forte.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 09/07/2020 13:02
    Tanto rumore per nulla, Fiorentina e Cagliari non si fanno del male



    Poche le emozioni: un gol annullato a Simeone, il palo interno di Duncan e due belle parate su Nandez e il rientrante Kouame


    Francesco Velluzzi

    Suona strano dire che la Fiorentina fa un altro piccolo passo in avanti verso la salvezza. Ma questo è il dato. La Viola non ripete l'impresa di Parma, si inceppa (0-0) contro un Cagliari granitico, tosto, capace spesso di ripartire con Nainggolan e Nandez che hanno un qualcosa in più. A Beppe Iachini non basta tutta la rabbia di Franck Ribery al quale uno straordinario Cragno nega il gol. E' un piacere vedere in campo gente come Radja e Franck, gente che mette la passione al centro di tutto. Il contrario di Federico Chiesa che proprio non riesce a incidere e dopo 45' va a far la doccia. Questo Chiesa non fa il bene della Fiorentina, ci auguriamo che possa farlo nella prossima location. Il Cagliari raggiunge la fatidica quota 40, quella indicata dai tecnici come salvezza ufficiale. Ora ha sette gare per cullare qualche ambizione. A partire dalla colonnina di sinistra della classifica. Il minimo per il presidente Tommaso Giulini.

    PRIMO TEMPO — Iachini lancia subito Ribery. Che ieri si era allenato al top. Il modo migliore per dimenticare il furto subito in casa. Castrovilli resta in panchina. Per tutta la gara. Nel 3-4-3 disegnato dall'allenatore marchigiano c'è Lirola a creare più scompiglio a sinistra con Vlahovic e Chiesa. I play sono Badelj e Duncan. Ribery deve inventare e lo fa. Zenga deve rinunciare all'eroe difensivo Pisacane che, dopo aver stretto i denti anche con l'Atalanta, stavolta si accomoda e i suoi compagni di reparto riescono a cavarsela degnamente senza costringerlo a entrare. Ma l'allenatore milanese non sconvolge la sua idea: difesa a tre con Walukiewicz, Klavan e Lykogiannis che morde Chiesa. Fiducia dal via a Birsa (Cigarini sembra sparito) con Nandez e Mattiello che stanno sulle fasce e Nainggolan che deve fare il Ribery. Ci prova lui dopo 48": fuori. Al 6' l'ex Giovanni Simeone segna ancora, ma come con l'Atalanta, dopo lungo confronto, Manganiello gli annulla il gol per fuorigioco. Chiesa parte nervosetto e becca il giallo dopo 9'. E' suo, debole, il primo tiro viola dopo 16'. Ma è il Cagliari che ha più dinamismo e arriva dappertutto. Fino a metà tempo, quando la Viola si accende e trova sempre uno strepitoso Cragno (è di Fiesole). Si oppone a Lirola, lo salva il palo dalla sventola di Duncan. Terzo palo in tre gare per la Fiorentina. Poi Cragno fa una gran parata su Ribery ed è salvato da Klavan bravo sulla ribattuta di Chiesa.

    SECONDO TEMPO — Iachini lascia Chiesa negli spogliatoi e inserisce Ghezzal. L'asso viola, pur pungolato dal tecnico, non incide, non ha l'atteggiamento giusto. Al suo posto Ghezzal. Ma è il Cagliari che spinto dal solito infaticabile Nainggolan ha la palla del vantaggio, Nandez colpisce ma male e Dragowski fa un prodigioso recupero. Il portiere polacco si supera subito dopo ancora su Nandez, scatenato a destra, l'uruguaiano fa impazzire Lirola (poi sostituito anche per l'esasperazione di Ribery) e calcia da destra, ma trova il portiere che si oppone anche su Simeone. Cominciano i cambi: Ragatzu sostituisce Joao Pedro, Dalbert, Kouame e Cutrone sono benzina per Iachini che vuole provare a vincerla e si gioca tutti gli attaccanti. Ceccherini di testa va alto di poco. Koaume, al rientro dopo il lungo infortunio, è più preciso e Cragno deve compiere un'altra prodezza. Il suo ritorno in campo è una nota lietissima. Si infortuna Ghezzal, arriva la barella, esce. Poi torna. Nainggolan e Duncan hanno ancora birra. Il ghanese imbecca Cutrone, ma Cragno è sempre attentissimo. Il pari è giustissimo.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 09/07/2020 13:10
    Mertens-Lozano, il Napoli vola.
    Genoa, Goldaniga non basta

    Il messicano entra e segna in velocità.
    I rossoblù erano riusciti a pareggiare il vantaggio del belga


    Maurizio Nicita


    Le motivazioni dicono facciano la differenza. Ma la brama di salvarsi del Genoa cozza col Metodo Gattuso, un allenatore che non compendia rilassamento alcuno. E non è un caso che il Napoli post pandemia abbia conquistato 12 punti su 15, meglio ha fatto solo l’Atalanta. Gli azzurri dominano sul piano del gioco, ma peccano in fase conclusiva e lasciano in piedi la sfida. E così dopo il gol di Mertens, pareggiato da Goldaniga, a decidere è un panchinaro, Lozano. Il messicano segna il suo gol più “pesante”, quello della vittoria, e si distingue per un intervento difensivo nel finale. Ecco come trasforma i suoi Gattuso, che così si prepara al meglio per ospitare domenica il suo Milan, per la prima volta da avversario.

    ASSETTI — Nicola ridisegna un po’ il suo 5-3-2, rispetto a domenica con l’Udinese, inserendo due difensori freschi - Zapata e l’esterno Barreca, un regista (Schoene) e un attaccante (Pinamonti). Nel Napoli Rino Gattuso continua nelle sue rotazioni ponderate, con 6 cambi rispetto alla partita con la Roma nel 4-3-3. E se sono obbligati quelli di Maksimovic e Lobotka (con Koulibaly e Demme squalificati) in difesa Hysaj serve a far prendere fiato a Di Lorenzo, e in mezzo Elmas anche per far risparmiare rischi a Zielinski, diffidato, visto che domenica c’è il Milan. Naturali anche le alternanze nel tridente, dove l’unico “intoccabile” è Lorenzo Insigne: sempre titolare nelle sette partite post quarantena.

    DOMINIO AZZURRO — Il Napoli tiene il pallino del gioco in mano e piacciono certe trame impostate da Fabian Ruiz e rifinite da Elmas, sempre più a suo agio nel cercare gli spazi in profondità. E il macedone al 7’ sarebbe andato già in gol sulle conseguenze di un calcio d’angolo, ma dopo tre minuti di attesa Var, la rete viene annullata per una “strisciata” di mano da parte di Manolas. Non cambia l’inerzia della gara, e ci vuole il miglior Perin per evitare che Politano, lo stesso Elmas e Mertens non segnino. Il Genoa prova rare ripartenza e trova spazio soprattutto per qualche disattenzione dei centrali Maksimovic e Manolas, soprattutto in disimpegno. E così arrivano un tiro di Pinamonti, ben controllato da Meret, molto reattivo su una conclusione ravvicinata di Cassata deviata sul palo. Ma il predominio è netto e all’inizio del recupero il Napoli passa con una bella azione partita da destra con Hysaj e palla spostata velocemente in mezzo dove Insigne, invertitosi con Mertens, smista rapido proprio al belga, che di destro sul secondo palo rende inutile il tuffo di Perin. Per il cannoniere “Ciro” il gol n.124 con la maglia azzurra.

    CHE LEGGEREZZA — La ripresa inizia col solito possesso Napoli, ma su un’uscita dal basso - col Genoa che alza il pressing - non si capisce perché Mertens dai 40 metri nella propria metà campo cerchi una deviazione (che non trova) “sparando” dritto in calcio d’angolo. Dalla bandierina Schoene disegna una parabola tesa sulla quale Goldaniga anticipa di testa Maksimovic e pareggia. Al Napoli sembra si sia spento l’interruttore e il Genoa prende coraggio. E allora Gattuso cambia due terzi del tridente per scuotere i suoi. Entrano Milik e Lozano per Mertens e Politano e la scossa arriva. Perché i padroni di casa, ingenuamente, alzano il baricentro e per uno scattista come Lozano è un invito nelle praterie. Bravo il messicano a infilarsi per vie centrali, più bravo ancora Fabian a servirlo nei tempi giusti con un lancio di quaranta metri e Lozano, con un controllo difficoltoso, batte Perin di sinistro.

    CI PROVA PANDEV — Nel finale Nicola si affida all’esperienza dell’ex Pandev, che ci mette tutto quello che può. Il macedone, seppur in fuorigioco (segnalato a fine azione), si ritrova lanciato solo davanti a Meret bravissimo in uscita a sventare la conclusione. Il Napoli non punge più ma controlla senza grandi patemi.

    Fonte: Gazzeta dello Sport
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    00 09/07/2020 13:16
    La Samp regge 75’ poi si scatenano Toloi e Muriel.
    Atalanta, sorpasso all’Inter



    Ranieri imbriglia a lungo i nerazzurri, che con i gol dei sudamericani conquistano la nona vittoria consecutiva
    e salgono al terzo posto in attesa del match della squadra di Conte a Verona


    Francesco Fontana

    E sono nove. Ebbene sì, nove: l’Atalanta non si ferma più e infila la nona vittoria consecutiva in campionato battendo la Sampdoria 2-0, grazie alla testona di Rafael Toloi e al super destro di Luis Muriel nel finale. Roba di alta, altissima classifica che la porta a quota 66: così alta da aver – seppur momentaneamente – superato l’Inter (ora a -2) e avvicinato la Lazio, avanti di due. La serata della Dea, comunque non semplice dal punto di vista tecnico (avversario messo bene in campo), si chiude quindi alla grandissima. E Bergamo può continuare a sognare. In casa Doria, invece, si resta immischiati laggiù a 32.

    RIECCO IL SUPER TRIDENTE — Dopo il turnover di domenica a Cagliari, Gasperini si affida al blocco dei "titolarissimi", ai quali si aggiunge Ilicic dopo gli ultimi spezzoni di match. Accanto allo sloveno, in attacco, ecco Zapata con Gomez trequartista. A centrocampo coppia centrale Freuler-Pasalic, sugli out ci sono Hateboer e Gosens. In difesa, davanti a Gollini, ecco Toloi, Caldara e Djimsiti. Dall’altra parte, 4-5-1 per Ranieri: Audero in porta, poi Bereszynski, Yoshida, Colley e Murru. Mediana con Depaoli, Ekdal, Thorsby, Linetty e Jankto. In attacco spazio a Gabbiadini come unica punta (Quagliarella inizialmente in panchina). Arbitra Giua di Olbia.

    ZAPATA-GABBIA "CALDI" — Doria pericoloso subito, al 3’. Ottima percussione di Murru, che sulla sinistra – dopo aver chiuso un triangolo con Gabbiadini – prova a chiudere sul secondo palo: fuori di poco. È un brivido per la Dea, che nella parte centrale del primo tempo fatica a trovare spazio. Al 19’ c’è un break di Ilicic, bravo a servire Toloi: debole il tiro del brasiliano, no problem per Audero. La Samp replica con Linetty prima e Gabbiadini poi, ma Gollini non trema. Il primo, vero squillo dell’Atalanta arriva al 29’: ci prova Zapata con un destro rasoterra, Audero si accartoccia in presa. Dall’altra, super Gollo al 30’ su un bolide da fuori ancora di Gabbiaidini: aumenta il ritmo al Gewiss Stadium, ma il risultato non cambia perché Audero (38’) chiude in presa su Zapata, il destro di Depaoli nel finale è out ed Hatebor scalda solo i guantoni del portiere blucerchiato. Si va negli spogliatoi sullo 0-0.

    RAFAEL E IL SOLITO MURIEL — Si riparte senza cambi, tuttavia Gasperini già al 52’ inserisce De Roon per Djimsiti. Il leitmotiv sembra simile al primo tempo, con l’Atalanta che fatica a costruire e la Samp che tanta di far male come al 59’, con Linetty che per poco non beffa Gollini. I bergamaschi rispondono con Hateboer, con Gomez che inventa: grande lancio per l’inserimento dell’olandese, ma il successivo tiro al volo è fuori misura. Partono le sostituzioni (dentro Malinovskyi e Muriel, fuori Pasalic e Ilicic) e la partita cambia. E come spesso capita, sono i nerazzurri a sbloccarla. Minuto 76: dalla bandierina mancino proprio di Malinovskyi, sul secondo palo ecco Toloi che sovrasta Murru mettendola dentro di testa. Atalanta avanti. E ci resterà fino alla fine, anzi. Raddoppierà grazie al solito Muriel, che all’85’ segna per l’ennesima volta da fuori area (undicesimo gol entrando a match in corso). Bergamo, quindi, esulta per la nona vittoria consecutiva in Serie A: sono 66 i punti (68 quelli della Lazio) con l’Inter momentaneamente dietro a -2. Tutto ciò, in attesa della Champions d’agosto: esiste una piazza (sportivamente parlando) più felice di questa?

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 09/07/2020 13:20
    Derby emiliano al Sassuolo che ora "vede" l'Europa.
    Bologna, Barrow non basta

    La squadra di De Zerbi supera in classifica i cugini e (momentaneamente il Verona)
    e con 43 punti si porta all'ottavo posto a -6 dal Milan sesto.
    Espulso Mihajlovic per proteste


    Andrea Tosi


    Il derby dei tanti gol annunciati tra due squadre che non sanno difendersi premia il Sassuolo che va a rete due volte, una per tempo, e boccia il Bologna trafitto per la 26a partita di fila e scavalcato in classifica dall'avversario. Mihajlovic vara la coppia di centrali Bani-Denswil e recupera Medel, assente a San Siro per un attacco di lombalgia; De Zerbi lascia fuori Boga dal tridente che agisce dietro a Caputo, al posto del francese c'è lo slovacco Haraslin. Dopo 70" c'è già la prima avvisaglia del gol: un destro dal limite di Palacio si stampa sulla traversa. Il Sassuolo risponde subito con una penetrazione di Rogerio che Orsolini stronca 10 cm prima dell'area di rigore, rischiando il penalty. Le incursioni dell'arrembante terzino brasiliano mettono in difficoltà il Bologna che fatica a salire. Ancora Rogerio viene murato da Skorupski, poi Defrel spara fuori di poco. La reazione rossoblù è un angolo di Barrow che Bani non riesce a deviare in porta causa un salvataggio quasi disperato di Chiriches sulla linea. Rischia anche Schouten nella sua area e gli va bene.

    lA LEGGE DEI NEROVERDI — Il Sassuolo, occupa meglio gli spazi, ha un palleggio superiore e puntualmente con un cambio di campo di Muldur che trova Berardi defilato sulla sinistra, pronto a liberarsi di Tomiyasu e a scagliare un gran destro (lui che è mancino) sotto la traversa imparabile per Skorupski. All'intervallo il vantaggio degli ospiti ci sta tutto. Nella ripresa non cambia lo spartito. Il Bologna cerca qualche sortita ma è sempre il Sassuolo a dettare legge. Così arriva il raddoppio su una volata di Defrel che costringe Skorupski ad una respinta corta, la carambola è un invito per Haraslin a firmare lo 0-2. La partita scivola via con un padrone assoluto mentre Mihajlovic viene espulso per una parola di troppo al quarto uomo. Il calcio regala sempre il brivido finale, cioè il gol di Barrow nel recupero che accende gli ultimi minuti ma il risultato non cambia più. Il derby emiliano, con vista sull'Europa, se lo aggiudica quindi il Sassuolo. La squadra di De Zerbi ora supera in classifica il Bologna (e momentaneamente il Verona) e con 43 punti in classifica a - 6 dal Milan sesto.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 09/07/2020 13:27
    Mkhitaryan e Veretout rialzano la Roma.
    Ma il Parma protesta...



    Emiliani in vantaggio con il rigore di Kucka, ma i due centrocampisti ribaltano il match.
    Proteste gialloblù per un altro intervento nell'area avversaria


    Chiara Zucchelli

    I gol di Mkhitaryan e Veretout, i suoi uomini di fiducia, fanno uscire dalla crisi Fonseca e la Roma. Le decisioni del Var e la poca concretezza davanti a Pau Lopez fanno, invece, restare il Parma e D’Aversa, al quarto ko di fila, nel limbo. Roma - Parma, all’Olimpico, finisce 2-1, con la squadra giallorossa capace di rimontare lo svantaggio iniziale. Una reazione di carattere non scontata, soprattutto di fronte ad un avversario che, all’andata, l’aveva messa in grande difficoltà. Lo stesso ha fatto ieri in avvio quando, dopo le note di Morricone che la Roma ricorda anche con una patch sulla maglia, arrivano i primi brividi per Fonseca, reduce da tre partite con zero punti.

    AVVIO NERO — La responsabilità è di Cristante, l’uomo schierato al centro della difesa, al posto di Smalling, con Ibanez e Mancini. Per il resto il tecnico portoghese, nel 3-4-2-1, sceglie Bruno Peres a destra e Spinazzola a sinistra (fuori Kolarov), con Pellegrini e Mkhitaryan dietro Dzeko. Il Parma, che schiera Pezzella alla prima da titolare post lockdown a sinistra nel 4-3-3, si affida a Kulusevski, Cornelius e Gervinho, con l’ex romanista che prova subito a mettere paura alla sua ex squadra. È Cornelius però, dopo 7’, ad essere atterrato in area da Cristante. Contatto dubbio, Fabbri lascia correre ma, dopo aver rivisto le immagini al Var, assegna il rigore. Kucka spiazza Pau Lopez e per la Roma sembra notte fonda.

    REAZIONE — La squadra di Fonseca, però, al contrario di altre occasioni, prova a macinare gioco, limita al minimo i rischi in contropiede, in cui il Parma è maestro, e colpisce un palo con Pellegrini. I giallorossi macinano più gioco, ma la porta di Sepe continua a rimanere stregata. Il Parma ha una buona occasione ancora con Kucka dal limite dell’area (palla alta), ma poco prima dell’intervallo arriva il pari giallorosso con Mkhitaryan, all’ottavo centro stagionale, bravo ad insaccare un assist a centro area di Bruno Peres, a sua volta reattivo nell’arpionare un pallone nell’area del Parma. La Roma potrebbe andare al riposo in vantaggio, ma il colpo di testa di Ibanez, da due passi, termina a lato.

    DECISIONI VAR — Si riparte con Kurtic al posto di Cornelius nel Parma, e si riparte con la Roma di nuovo all’attacco. Al 56’ i giallorossi passano con il terzo gol in campionato di Veretout, bravo a seguire la corsa di Mkhitaryan e a scagliare un destro preciso e potente da 25 metri che non lascia scampo a Sepe. Ad un quarto d’ora dal termine altro episodio chiave: Mancini in area sembra toccare il pallone più col braccio che con la spalla, Fabbri va di nuovo al Var, ci pensa qualche minuto e poi dice chiaramente: "Per me no". Niente rigore, tra le proteste di D'Aversa, si continua a giocare, così come si continua a giocare quando a Gervinho viene annullato un gol per fuorigioco. La Roma va in debito d’ossigeno, oltre a Cristante, ammonito e squalificato, a Brescia mancherà anche Mkhitaryan, costretto al fallo per fermare una ripartenza del Parma. Nel finale potrebbe chiuderla il neo entrato Villar, ma si lascia ipnotizzare da Sepe per ben due volte. Male per il Parma, al quarto ko di fila, bene per la Roma, che porta a casa un successo preziosissimo. Per la classifica (il Milan resta dietro) e, soprattutto, per il morale e per l’ambiente.

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    Il Toro scaccia la paura:
    va sotto col Brescia, rimonta e avvicina la salvezza

    L’autogol di Mateju su tiro di Verdi, Belotti e Zaza rispondono a Torregrossa:
    ora la squadra di Longo ha 7 punti sul Genoa terz’ultimo.
    Sempre più complessa la situazione del Brescia



    Simone Verdi è l’uomo più in forma del Torino. C’è il suo zampino nella pesantissima rimonta della squadra di Longo ai danni del Brescia, che porta i granata a più sette dalla terz’ultima, il Genoa, e ridimensiona le speranze di salvezza del Brescia. L’ex Bologna inizia la partita con una sfortunatissima traversa, resta il faro della manovra offensiva e nella ripresa è pure fortunato nel trovare la deviazione decisiva di Mateju sul gol dell’1-1, prima del solito gol del Gallo Belotti a completare la rimonta e della rete della tranquillità di Zaza.

    LA PARTITA — Verdi parte subito forte, ma il Brescia se la gioca a viso aperto, ben sapendo che dietro concederà parecchio e che quindi tanto vale attaccare. Il suo miglior giocatore insieme a Tonali, Ernesto Torregrossa, è freddissimo nel capitalizzare un rimpallo su Meitè e a rimanere freddo davanti a Sirigu. Lo stesso attaccante, che se il Brescia dovesse retrocedere resterà comunque in serie A, va vicino al raddoppio in due occasioni, mentre Joronen dice no al solito scatenato Verdi. Nella ripresa viene fuori il Torino, aiutato anche dalla rete dell’1-1, un po’ episodica. Ma da lì in campo c’è solo la squadra di Longo, che legittima in pieno il successo e festeggia la classica vittoria da sei punti.

    Gasport

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    00 10/07/2020 12:29
    Tris Udinese, è scatto-salvezza.
    Spal con un piede e mezzo in B


    [IMG][/IMG]

    La squadra di Gotti mette al sicuro la vittoria nel primo tempo con De Paul e Okaka,
    nel finale gran gol di Lasagna: il vantaggio sulla zona-calda è di 8 punti.
    Emiliani poco pericolosi e rassegnati


    Matteo Brega

    L’Udinese passa a Ferrara contro la Spal per 3-0 grazie ai gol di De Paul, Okaka e Lasagna. La squadra di Gotti rema verso la salvezza (+8), mentre quella di Di Biagio continua ad annaspare sul fondo.

    UDINESE, GARA IN DISCESA— Petagna da una parte, Lasagna e Okaka dall’altra. Così Spal e Udinese disegnano i rispettivi attacchi per un incrocio che può significare moltissimo in chiave salvezza. Parte meglio l’Udinese che al 7’ potrebbe passare: cross di De Paul da destra, Lasagna di testa alto da ottima posizione. La risposta della Spal arriva al 17’ con un destro di Murgia che non gira abbastanza. Ma sono i friulani a passare: una palla orfana esce dall’area ferrarese e incontra il destro di De Paul che dal limite calcia di leggere esterno superando Letica. Per l’argentino è il sesto gol in campionato. La Spal impiega un po’ a rimettere la testa dall’altra parte. Quando Petagna al 29’ calcia da lontano, ne esce un sinistro tenero e centrale. L’andamento della Spal non ha picchi di intensità e così l’Udinese raddoppia in ripartenza. De Paul porta palla fino quasi al limite, calcia di destra, la palla viene deviata da un difensore della Spal e Okaka è rapido con l’esterno destro a sorprendere Letica.

    SPAL, POCA REAZIONE — Il finale del primo tempo è uguale all’inizio del secondo. La Spal prova a tornare in partita con Sala: due volte con il destro calcia, la prima Musso respinge, la seconda osserva il pallone sfilare a lato. La Spal non riesce a rientrare pienamente in gara e così l’Udinese colpisce ancora in ripartenza. Fofana pesca in profondità Lasagna che entra in area, salta Letica e da posizione complicatissima trova l’ultimo angolo buono. Il 3-0 non ammette molte spiegazioni ferraresi. Non cambia più il risultato: la Spal resta ultima a 9 punti dalla salvezza con 8 turni ancora da giocare.

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    00 10/07/2020 12:38
    Inter, la crisi continua:
    solo 2-2 a Verona, Conte ora è quarto

    I nerazzurri vanno subito sotto dopo l'azione di Lazovic,
    nella ripresa rimontano con Candreva e un autogol,
    ma Veloso nel finale trova il pari


    Valerio Clari

    Un tempo per spaventarsi, deprimersi e preoccuparsi, dieci minuti per ribaltarla, un finale per farsi riprendere (ancora), qualche giorno e tante occasioni per discutere se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto. Pieno non è il risultato, con il 2-2 dell’Inter a Verona che lascia i nerazzurri dietro all’Atalanta, piena non è certo la soddisfazione, visto che anche questa serata dell’Inter è di sofferenza e contraddizioni. Certo, c’è da considerare la prestazione dell’Hellas, che è una realtà. E ci sono da inserire le attenuanti generiche di un finale di stagione sui generis, ma per 45’ l’Inter è un mezzo disastro e quando sembra rimettersi in piedi inciampa ancora. La risalita era stata sostenuta da un enorme Lukaku e da un importante Sanchez, che rientra a cercare palloni fra le linee, oltre che dalle giocate decisive di Candreva, autore di un gol e mezzo. Ma non basta, perché al minuto 86 torna quella fragilità mentale che concede ai veronesi l’occasione buona, centrata da Veloso.

    SPROFONDO — Nel momento peggiore dell’Inter, dopo una ventina di minuti di gioco, c’è un’azione in cui Federico Dimarco prova un sinistro al volo, su assist di Amrabat, che finisce fuori di centimetri. In quel momento il Verona, con lo stesso Dimarco e Faraoni sugli esterni, ex mai rimpianti (prima), semplicemente domina. E’ in vantaggio 1-0, avendo colpito nei primi due minuti con Lazovic che salta netto Skriniar come un birillo e fulmina Handanovic sul suo palo; ha colpito un palo con Veloso; ha messo in crisi i sistemi difensivi nerazzurri con le due mezze punte fra le linee (Lazovic e Pessina) e il pressing alto (guidato da Amrabat). Il dominio, inteso come possesso territoriale e costruzione di occasioni, non può ovviamente durare, ma è un altro di quei momenti che sono coltellate all’orgoglio e alla fiducia “nel progetto” dei tifosi interisti. I nerazzurri piano piano mettono la testa fuori, appoggiandosi unicamente alla forza di Lukaku, che gioca con costanza (ma chissà se con felicità) spalle alla porta, da centroboa della pallanuoto. In realtà sembra l’unica vera idea offensiva, che porta a un paio di tiri dal limite, una punizione di Sanchez, ma a zero gol.

    QUASI RIBALTONE — Il Verona continua a ripartire, Juric continua a battibeccare con Conte a bordo campo, il centrocampo nerazzurro, in cui non c’è Eriksen, ma Borja da trequartista, continua a faticare molto. Per sbloccare l’impasse nerazzurro serve che Lukaku riesca infine a girarsi, dopo aver ricevuto spalle alla porta: avviene dopo 4’ della ripresa, quando servito da Godin fa perno e scarica di destro sul palo: sulla ribattuta per Candreva è facile fare 1-1. Da lì in poi l’incantesimo degli esterni ex svanisce: Dimarco devia nella sua porta il cross di Candreva per il ribaltone nerazzurro, Faraoni manca da buona posizione il 2-2 (fra il 10’ e l’11’). Poi la difesa interista sembra registrarsi e rischiare poco (da segnalare un Godin in crescita di condizione e convinzione) e Lautaro prova a chiuderla con un’azione personale (è subentrato a Lukaku). Invece nel finale, quando Conte ha fatto solo due dei cinque cambi, Rrahmani ha spazio per entrare in area e servire Veloso per il 2-2. Inter quarta, Verona nono: qualcuno è sopra le aspettative. E non c’è bicchiere che tenga: non è la squadra di Conte.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 10/07/2020 12:38
    SERIE A 2019/2020 31ª Giornata (12ª di Ritorno)

    07/07/2020
    Lecce - Lazio 2-1
    Milan - Juventus 4-2
    Lazio - Milan 0-3
    08/07/2020
    Fiorentina - Cagliari 0-0
    Genoa - Napoli 1-2
    Atalanta - Sampdoria 2-0
    Bologna - Sassuolo 1-2
    Roma - Parma 2-1
    Torino - Brescia 3-1
    09/07/2020
    Spal - Udinese 0-3
    Verona - Inter 2-2

    Classifica
    1) Juventus punti 75;
    2) Lazio punti 68;
    3) Atalanta punti 66;
    4) Inter punti 65;
    5) Roma e Napoli punti 51;
    7) Milan punti 49;
    8) Sassuolo e Verona punti 43;
    10) Bologna punti 41;
    11) Cagliari punti 40;
    12) Parma punti 39;
    13) Fiorentina e Udinese punti 35;
    15) Torino punti 34;
    16) Sampdoria punti 32;
    17) Lecce punti 28;
    18) Genoa punti 27;
    19) Brescia punti 21;
    20) Spal punti 19.

    (gazzetta.it)
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    binariomorto
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    00 11/07/2020 23:45
    Lazio, terzo k.o. di fila. Il Sassuolo vince nel recupero

    La squadra di De Zerbi passa 2-1 in rimonta e centra il quarto successo di fila, mentre continua la crisi dei biancocelesti


    Stefano Cieri


    Crolla ancora la Lazio e dà definitivamente addio ai suoi sogni di gloria. Il Sassuolo invece si conferma come una delle migliori formazioni del campionato post covid e passa anche all’Olimpico, tre giorni dopo aver espugnato il Dall’Ara di Bologna, con lo stesso punteggio di 2-1. Risultato giusto, anche se maturato solo nel recupero grazie al gol di Caputo. La formazione emiliana gioca a un’altra velocità rispetto ai padroni di casa, è più libera mentalmente, comanda per lunghi tratti una gara che la Lazio non fa nulla per portare dalla sua parte, nonostante certi episodi favorevoli. Come il gol annullato a Raspadori in apertura (l’ultimo tocco sembra di Parolo, quindi il gol sarebbe buono) e come il gol del vantaggio di Luis Alberto che mette la partita in discesa per i biancocelesti. Ma la formazione di Inzaghi non esiste più. Fiaccata dagli infortuni, da una condizione inspiegabilmente insufficiente e da un evidente calo mentale. L’esatto opposto di un Sassuolo che, pur completamente ridisegnato da De Zerbi rispetto a Bologna (solo Consigli e Locatelli confermati), si mostra tonico e concentrato. Con il giovane Raspadori, alla prima da titolare, che non fa rimpiangere i vari Caputo, Berardi e Defrel (i primi due in panchina, l’altro infortunato). La Lazio ha troppi uomini fuori condizione, ma a preoccupare è soprattutto il crollo mentale di una squadra che, dopo la ripresa, ha perso quattro partite su sei.

    GOL BUONI E ANNULLATI — Il primo squillo è della squadra di casa con Immobile che, servito molto bene da Lazzari, non inquadra la porta da ottima posizione. Il tempo di rifiatare ed ecco la risposta del Sassuolo che va in gol. Lo segna Raspadori, ma l’arbitro Di Bello lo annulla per fuorigioco dopo averlo rivisto al Var. Raspadori è sicuramente oltre la linea dei difensori quando riceve palla. L’ultimo tocco però è di Parolo (che contende la palla a Bourabia mentre quest’ultimo prova a servire Raspadori), almeno questa è l’impressione che si ricava dalle immagini. Se così fosse il gol sarebbe valido. Passano pochi minuti e la squadra emiliana sfiora nuovamente la rete: Djuricic colpisce la traversa dopo un’incursione. Il Sassuolo fa più gioco, manovra meglio ed appare più vivo. Ma la Lazio ha delle improvvise fiammate (quasi sempre provocate dalle discese di Lazzari) che le consentono di restare in partita. Luis Alberto sbaglia una comoda palla servitagli proprio dall’ex Spal, ma poi si riscatta al 34’ con il gol che porta in vantaggio i biancocelesti. Ancora una volta è Lazzari a bucare la difesa neroverde e a servire Luis Alberto. Lo spagnolo non controlla bene, ma è fortunato nell’intercettare il tentativo di rinvio di Locatelli: la palla carambola in porta. Il Sassuolo reagisce e chiude nella sua metà campo la Lazio, in evidente debito d’ossigeno. L’occasione più pericolosa prima dell’intervallo la crea Boga, il cui tiro finisce fuori di poco.

    IL SORPASSO — La ripresa inizia come era finito il primo tempo, col Sassuolo che comanda le operazioni. Il parteggio arriva al 7’. Bourabia toglie palla a Luis Alberto sulla trequarti, serve sull’esterno Caputo che scodella in mezzo per Raspadori: questa volta il gol è buono e il giovane attaccante può festeggiare il suo primo gol in Serie A. Il Sassuolo insiste alla ricerca del sorpasso. Ci va vicinissimo al 15’. Sul tiro di Muldur Strakosha compie un mezzo miracolo, la palla finisce a Djuricic che, disturbato da Bastos, calcia fuori da ottima posizione. La squadra emiliana sembra in controllo della partita, ma a metà ripresa le sostituzioni di Inzaghi cambiano l’inerzia della gara. Il tecnico laziale, che aveva già fatto entrare dopo l’intervallo Jony per Lukaku, toglie una punta, Caicedo, e inserisce un centrocampista in più Cataldi (poi entreranno anche Leiva, Vavro e Adekanye). Il nuovo assetto consente ai biancocelesti di riequilibrare l’andamento della gara e di sfiorare anche il gol del vantaggio. Ci vanno vicino Immobile con un tiro che lambisce l’incrocio dei pali e Bastos con un colpo di testa. Il pareggio sembra scritto, ma in pieno recupero ecco il Sassuolo tornare in vantaggio. Il gol del 2-1 lo segna Caputo di testa su assist, sempre di testa, di Ferrari. Il Sassuolo può ancora gioire, per la Lazio è notte fonda.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 11/07/2020 23:51
    Zaniolo torna al gol, tutto facile per la Roma contro un fragile Brescia



    La squadra di Lopez tiene per un tempo, poi segnano Fazio, Kalinic e
    il ritrovato gioiellino giallorosso, entrato in campo da 7 minuti.
    Traversa e palo di Dzeko


    Andrea Pugliese

    Seconda vittoria consecutiva per la Roma, che con i tre punti di Brescia difende il suo quinto posto e consolida il suo piazzamento europeo, in attesa della sfida di domani tra Napoli e Milan. Per la Roma reti di Fazio, Kalinic e Zaniolo, con il gioiellino giallorosso che spedisce così definitivamente in soffitta i sei mesi di sofferenza per la rottura del legamento del ginocchio. Nel finale anche due pali di Dzeko. Il Brescia, invece, paga alcune disattenzioni in fase difensiva e nel finale perde anche Tonali per un problema muscolare (a rischio il derby con l’Atalanta).

    AVVIO NOIOSO — La Roma è senza gli squalificati Mkhitaryan e Cristante, con Dzeko che parte dalla panchina per scelta tecnica. Esattamente come Pau Lopez, a cui Fonseca preferisce Mirante per difendere la porta giallorossa. Anche Lopez lascia fuori il suo numero uno, Joronen, ma non per scelta tecnica ma per necessità, visto che il finlandese deve arrendersi ad un problema muscolare durante il riscaldamento (in campo va Andrenacci, alla seconda presenza in serie A). A riposo anche Donnarumma, con il Brescia che opta per un 4-5-1, con Torregrossa unica punta e Spalek e Skrabb a suo supporto. Al centro della difesa a tre della Roma c’è invece Ibanez al posto di Fazio, ma la partenza del brasiliano è da brividi, con due errori che regalano subito altrettante occasioni a Torregrossa. Poi la Roma si sistema e prova a rendersi pericolosa con Veretout da fuori. A destra Bruno Peres spinge bene, con i giallorossi che provano a passare sfruttando le tante palle alte. Ma Kalinic spara spesso a salve ed allora l’occasione più propizia arriva con una chiusura in extremis di Chancellor che rischia l’autogol, ma Andrenacci è bravo con un colpo di reni a salvare i suoi. La partita la fa sostanzialmente la Roma, anche se la supremazia territoriale della squadra di Fonseca è sterile. Carles Perez ha una buona occasione da fuori, Kolarov impegna Andrenacci su punizione. Ma al riposo si va sullo 0-0, senza grandi sussulti.

    STRAPPO GIALLOROSSO — Lopez prova a cambiare l’inerzia mandando dentro Dessena e Zmrhal al posto di Ndoj e Skrabb, ma dopo appena 3’ della ripresa la Roma passa in vantaggio: angolo di Veretout, pasticcio difensivo del Brescia, con Fazio che ne approfitta per calciare e Andrenacci che fa una mezza papera. Al 9’, sempre su calcio d’angolo, è invece il Brescia a sfiorare il gol con Mangraviti, con Lopez che subito dopo si gioca anche la carta Donnarumma (al posto di Bjarnason). Il Brescia allora protesta per un paio di interventi in area di Ibanez e Fazio per cui vorrebbe il rigore, ma al 17’ la Roma mette la vittoria in ghiacciaia con Carles Perez che pesca bene Kalinic, che taglia centralmente da dietro e brucia Andrenacci da pochi passi. A 25’ dalla fine girandola di cambi: dentro Zaniolo, Villar e Perotti e fuori Pellegrini, Perez e Veretout. Kalinic prova il colpo in rovesciata, Zaniolo al 29’ fa 3-0: verticalizzazione di Perotti, con l’esterno giallorosso che piega le mani ad Andrenacci, ancora una volta non esente da colpe. Poi Torregrossa ha la palla per il gol della bandiera, ma calcia su Mirante da pochi passi. Dall’altra parte, invece, Dzeko (subentrato da poco) colpisce prima la traversa e poi il palo, sfiorando due volte il 4-0. Finisce così, con qualche scintilla finale tra Dessena e Zaniolo.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 11/07/2020 23:55
    Una super Atalanta spaventa la Juve:
    la salvano due rigori di Ronaldo, è 2-2

    Zapata e Malinovskyi portano avanti la Dea per due volte, ma CR7 è glaciale dal dischetto.
    Sarri ora è primo a +8 sulla Lazio e a +9 sulla squadra di Gasperini


    Stefano Cantalupi


    Un'Atalanta forte, fortissima. Una Juve capace di reagire coi denti, con la voglia di non perdere la seconda gara di fila e di blindare un primato in classifica che è largo, sì, ma rischiava di restringersi pericolosamente. Con due rigori, CR7 strappa un preziosissimo 2-2. Gasperini non trova la decima vittoria di fila in campionato e resta terzo a -9 dalla Juve, rosicchiando un solo punto alla Lazio. I sogni scudetto dei bergamaschi forse finiscono qui, ma la Dea merita solo applausi, anche se sicuramente lascerà l'Allianz Stadium col retrogusto amaro dell'occasione sprecata.

    CHE AVVIO DELLA DEA — La Juve, ancora scottata dal blackout di San Siro col Milan, vorrebbe tentare una partenza aggressiva: Sarri rafforza il concetto preferendo la gamba di Matuidi al piede di Pjanic nell'undici titolare, ma la sua Juve va ad abbaiare in faccia a un cane più grosso e più feroce, che non aspetta altro. La Dea ricaccia indietro i bianconeri in un amen e nel primo quarto d'ora di gara fa quello che vuole: corre sempre in avanti, va sugli esterni soprattutto con Castagne (Gosens dà forfait last minute nel riscaldamento), sradica palloni su palloni agli avversari e tiene il possesso per il 70% abbondante del tempo.

    ZAPATA SBLOCCA — Castagne cerca Zapata per via aerea, Gomez disegna traiettorie a pelo d'erba, poi c'è la variante Ilicic che s'accentra da destra e fa piovere sinistri su sinistri verso la porta di Szczesny. Finché, al 16', l'Atalanta raccoglie i frutti. Paradossalmente la Juve è tradita dalle due "D" Dybala-De Ligt, entrambi di ritorno dalla squalifica e tra i pochi capaci di tenere il ritmo: l'argentino perde palla nel contrasto con Freuler, l'olandese si fa prendere in mezzo dal Papu e Zapata che fanno saltare la difesa bianconera e confezionano l'1-0. Più che la reazione della Juve, che si concretizza in un bel sinistro di Dybala e poco più, da lì all'intervallo si assiste ancora a lunghi brani dell'orchestra di Gasperini. La fine del primo tempo serve a Sarri come il pane, per riorganizzarsi e rianimare una squadra stordita.

    REAZIONE BIANCONERA — La buona notizia per la Juve è che in avvio di ripresa si materializza l'episodio che la rimette in gara. Dybala calcia verso il centro dell'area atalantina e trova un "mani" di De Roon. Episodio discutibile: rigore confermato dalla Var e trasformato da Cristiano Ronaldo. L'1-1 cambia un po' il match: la Dea spinge sempre, ma la Juve adesso c'è e si gioca le sue carte per trasformare la rimonta in sorpasso. Sarri le identifica in Douglas Costa, Alex Sandro e Higuain, ma anche Gasperini ha i suoi assi da calare sul tavolo: dentro Muriel e Malinovskyi dopo Pasalic.

    MALINOVSKYI E CR7 — CR7 prova la zampata del campione a un quarto d'ora dalla fine: controllo e tiro da applausi, ma Gollini non è da meno. Poco prima, Malinovskyi aveva sfiorato il palo col sinistro. L'ucraino, però, dimostra di avere anche il destro: inventa il 2-1 con un bolide e a Bergamo si riprende a sognare. Fino all'ingenuità di Muriel: altro fallo di mano sul pallone toccato da Higuain, altro rigore. Ronaldo va sul dischetto e non tradisce. Che sospiro di sollievo per la Juve.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 12/07/2020 23:04
    Il Genoa rompe il tabù post lockdown. La Spal sprofonda



    Pandev e Schöne con un gol per tempo firmano la prima vittoria rossoblù dalla ripresa.
    Ferraresi sempre più ultimi


    Filippo Grimaldi

    La vittoria dell’esperienza. Il Genoa affonda la Spal (alla sconfitta numero 23 in campionato) e riprende la sua corsa-salvezza grazie a un gol per tempo di Pandev e Schone, con la punizione del Maestro danese che subito dopo l’intervallo ha chiuso definitivamente la partita. Ospiti poco propositivi, leggeri in attacco, con tanta buona volontà (specialmente sino all’intervallo), ma pure incapaci di creare veri pericoli ai rossoblù. Una partita comunque non facile per la squadra di Nicola, che dopo il lockdown non aveva ancora vinto, ed era scivolata in piena zona rossa.

    IL SENATORE — Dunque, in una situazione così complicata, chi avrebbe potuto sbloccarla se non Pandev, al nono centro stagionale? Il macedone decisivo quando al 24’ del primo tempo ha evitato la marcatura di Bonifazi, su assist di Falque, piazzando un diagonale imprendibile per Letica. E dire che i rossoblù sono riusciti a complicarsi la vita a causa dell’errore dal dischetto proprio di Falque (bravo Letica a bloccare in due tempi, ma tiro non irresistibile dell’attaccante genoano), dopo il fallo di Reca su Cassata. Il messaggio iniziale del tecnico genoano era stato comunque chiaro: squadra a trazione anteriore, Falque esterno alto a destra a supporto di un attacco con Pandev e Pinamonti, mentre il peso del reparto offensivo ospite era affidato a Petagna e Floccari. Grande buona volontà, ma non altrettanta efficacia delle due punte di Di Biagio.

    PROVIAMOCI — Genoa sempre vivo e propositivo, anche se i ritmi a causa del caldo non sono stati altissimi. Falque ha calciato una punizione fuori misura (15’), ma il Grifone ha comunque faticato in partenza perché nella zona centrale del campo la Spal ha fatto comunque una buona densità, riuscendo spesso a rompere la manovra offensiva dei padroni di casa. Fino al gol del macedone, appunto. La Spal? Solo un tiro altissimo di Tunjov in pieno recupero del primo tempo.


    PARTITA CHIUSA — La ripresa, poi, ha visto il Genoa ancora più padrone del campo, anche perché la punizione di Schone (9’) ha blindato la vittoria dei rossoblù costringendo alla resa la Spal, con la squadra di Nicola vicina al tris un attimo dopo con il palo esterno di Pinamonti. Da lì in poi Pandev e compagni hanno gestito senza affanni una partita contro una Spal che è sparita in fretta dal campo. I rossoblù ripartono, ma adesso le sfide contro Torino, Lecce e Sampdoria molto diranno sul loro futuro. La Spal, con un piede e mezzo in B, s’è arresa. Anche se non da oggi.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 12/07/2020 23:08
    Il palo e Cragno frenano il Lecce.
    Al Cagliari sta bene il pareggio



    I salentini tornano terzultimi, ma possono recriminare per
    i tanti gol sbagliati e le grandi parate del portiere di casa.
    Zenga perde per infortunio Nainggolan


    Un pareggio che sa di rimpianto per il Lecce di Liverani. Il secondo 0-0 consecutivo, invece, per il Cagliari di Zenga. Alla Sardegna Arena sono mancati i gol, non le emozioni. Perché gli ospiti ci hanno provato sino alla fine a vincere, forse esortati dal sorpasso del Genoa in classifica con il successo sulla Spal a Marassi. A fermare i salentini sono stati un palo incredibile di Babacar nel primo tempo e le parate di un miracoloso Cragno. Deludente, invece, la gara offensiva dei rossoblù, soprattutto dopo l'infortunio di Nainggolan.

    QUANTI K.O. — Zenga schiera i soliti Joao Pedro e Simeone davanti, Nainggolan a tessere il gioco e dietro il pacchetto Walukiewicz-Klavan-Lykogiannis. Solo panchina per Pisacane, Ceppitelli e Carboni, Ionita a metà campo, con Mattiello che va a sinistra e Nandez a tutta fascia a destra. Liverani risponde con una formazione ultra offensiva: Mancosu e Barak da interni, Falco e Saponara alle spalle di Babacar. Parte meglio il Cagliari, ma nel primo tempo l'occasione più clamorosa è di marca salentina: Cragno respinge la botta di Saponara, la palla diventa buona per Babacar che da due passi colpisce il palo. Un errore alla Gagliardini. In precedenza, Cragno era stato fenomenale sul piazzato di Falco. Il Cagliari, invece, nella prima mezzora spinge parecchio, senza però far male. Poi inizia la pioggia di infortuni: in pochissimi minuti vanno k.o. Nainggolan, Falco e Calderoni, dentro Ragatzu, Farias e Rispoli. La partita si abbassa di tono, anche per il gran caldo, ma prima dell'intervallo sono Saponara da una parte e Ragatzu dall'altra ad allargare di poco il tiro col destro.

    RIPRESA — Il Lecce rientra dagli spogliatoi con il piglio giusto. Al 55' Saponara segna, ma in netto fuorigioco. Tre minuti dopo, da un'azione di Mancosu, prima Babacar impegna Cragno da distanza ravvicinata, poi lo stesso Mancosu calcia sul palo a porta vuota, ma per sua fortuna in offside. Il Cagliari è sfilacciato, si consegna alle ripartenze ospiti, che vanno vicini al vantaggio anche con il diagonale di Farias, sporcato in corner da Walukiewicz. Zenga capisce che occorre correggere qualcosa e inserisce Birsa e Faragò per Ionita e Mattiello. Liverani risponde con un doppio cambio conservativo: Majer e Deiola (prenderà pochi secondi dopo una delle ammonizioni più veloci della storia) per Babacar e Petriccione. Mancosu avanza in attacco, ma il Cagliari non sta a guardare: prima Nandez alza troppo la mira da posizione favorevole (79'), poi Simeone obbliga Gabriel alla respinta con il destro (81'). La parata del giorno, però, è ancora di Cragno, che all'85' è semplicemente strepitoso in tuffo sul tiro forte e angolato di Farias dal limite. È il segnale che dallo 0-0 non ci si schioda davvero. Il Cagliari sale a quota 41 punti, il Lecce più giù a 29 torna terzultimo. Oggi sarebbe retrocesso, ma la lotta continua.

    Gasport

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 12/07/2020 23:13
    Cutrone all'ultimo respiro: la Fiorentina
    strappa il pari a un grande Verona

    Magia di Faraoni su assist di Amrabat, ma al 96' Chiesa inventa la giocata che porta al pari.
    Punto importante per i viola in chiave salvezza


    Giovanni Sardelli


    L'assist di Chiesa, il tocco di Cutrone, e le ombre che aleggiavano sul Franchi che si diradano al sesto minuto di recupero. La Fiorentina evita la sconfitta con una giocata sull'asse dei nuovi entrati dopo che il Verona, più che accarezzare la vittoria, ne era ormai convinto. Il successo del Genoa e il pari del Lecce a Cagliari, lasciano comunque 7 punti tra la Fiorentina e il terzultimo posto, cuscinetto importante a sei giornate dalla fine. Iachini prova a rivoluzionare l'attacco nel disperato tentativo di trovare dei gol. Dentro a sorpresa dall'inizio Sottil e Kouame, alla prima da titolare in viola. Solo panchina per Chiesa. Il Verona risponde con Lazovic e Pessina a supporto di Samuel Di Carmine.

    GRAN VERONA — Fiorentina schiacciata da subito, timida, e incapace di creare pericoli. Il Verona domina nel gioco ed al 19' il vantaggio ha una logica: Amrabat, che tra poche settimane sarà un giocatore della Fiorentina, scodella a centro area per Faraoni che tutto solo in acrobazia gira nell'angolo. La reazione viola? Nulla. Anzi. Juric sprona i suoi, guai ad abbassarsi o mollare. La pressione resta alta mentre la squadra di Iachini è incapace di uscire in modo pulito. Pulgar, già ammonito, rischia il secondo giallo per fallo su Amrabat. Il primo tiro dell Fiorentina arriva al 35' con Kouame che spara altissimo. Molto più pericolosa la conclusione seguente di Castrovilli, palla però ancora alta.

    GUIZZO CUTRONE — Dentro Chiesa e Cutrone al posto di Sottil e Ribery. Partita più equilibrata e Fiorentina che ci prova con maggior convinzione. Al 57' i viola protestano per un fallo di mano in area di Pessina dopo un colpo di testa di Igor. Nè Chiffi nè Di Paolo, al Var, giudicano il braccio da penalty, ma l'errore sembra evidente. L'occasione buona capita poi sulla testa di Cutrone dopo un bel cross di Lirola, ma l'ex Milan non riesce ad indirizzare verso la porta. Il Verona non molla e con un sinistro secco di Veloso sfiora il raddoppio. Castrovilli e Kouame, tra i pochi a provarci, tentano di impensierire Silvestri prima che Adjapong in contropiede si mangi il 2-0. A conti fatti errore decisivo. Sembra infatti finita ma al sesto di recupero Chiesa ha una visione nello stretto per Cutrone: il centravanti si getta sul pallone, tocca morbido, e supera Silvestri con un tocco preciso. Esplode la gioia viola mentre Juric, incredulo, non si capacita della vittoria sfumata. Errori di crescita. Mentre la Fiorentina allontana le paure in vista della prossima partita. Che i viola giocheranno proprio a Lecce.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 12/07/2020 23:22
    Incredibile Parma: da 0-2 a 2-2 nel recupero.
    Il Bologna si butta via



    La squadra di Mihajlovic ha il match in pugno e fino al 93' è avanti grazie ai gol di Danilo e Soriano.
    Poi l'incredibile black-out finale: Kurtic e Inglese evitano a D'Aversa il quinto k.o. di fila


    Andrea Tosi

    Nel recupero il Parma, ormai sull'orlo del k.o., rimonta due gol e pareggia una partita strapersa mentre il Bologna, ormai sicuro del successo, si suicida tra il 93' e il 95'. Il 2-2 finale è quasi un trionfo per la squadra di D'Aversa, sotto di due gol fin dall'inizio, e al contrario una beffa atroce per quella di Mihajlovic.

    PARTENZA SPRINT — Pronti, via e il Bologna è già in vantaggio. Al 3' Barrow costringe Sepe in corner, dalla bandierina Orsolini pennella una traiettoria arcuata sulla quale si avventa di testa Danilo che con un bella torsione area insacca sul palo più lontano. E' il secondo sigillo in campionato del difensore brasiliano, il più veloce del campionato rossoblù. Per Mihajlovic, squalificato e seduto in tribuna appena sopra la sua panchina (la sua voce si sente bene lo stesso), è l'inizio che voleva. Nel Parma c'è Sprocati al posto di Gervinho, fuori anche Kulusevski oltre all'infortunato Cornelius nel turn over di D'Aversa. Nel Bologna c'è Soriano al rientro dalla squalifica e Dominguez al posto dello "stirato" Schouten. Proprio Soriano con un sinistro dal limite sorprende Sepe per il raddoppio ospite. Così il Bologna ha la partita in pugno dopo appena 16'.

    PARMA SPENTO — Il Parma non reagisce, Skorupski è inoperoso, troppo facile per il Bologna controllare e gestire la partita. All'intervallo i zero tiri nello specchio di Kucka e e compagni spiegano la differenza in campo mentre il Bologna deve cambiare Bani con Mbaye per un problema muscolare dell'ex Chievo che viene portato a braccia negli spogliatoi. Tomiyasu si sposta centrale, peraltro il suo ruolo naturale.

    RIMONTA PAZZESCA — Nella ripresa D'Aversa tenta il tutto per tutto per rimontare inserendo Kulusevski e Karamoh per rianimare l'attacco, poi tocca anche a Inglese e Grassi. Il Bologna addormenta il gioco, i ritmi bassi lo aiutano a contenere i rischi. Barrow si prende il giallo che non piace a Mihajlovic. Triplo cambio anche per Sinisa, c'è pure Palacio. All'improvviso Grassi impegna Skorupski, accendendo il finale. Mbaye salva sulla linea su Inglese, è un campanello d'allarme che il Bologna non raccoglie perché nelle mischie il Parma trova il pareggio col colpo di testa di Kurtic e la zampata di Inglese. Pazzesco ma, come si dice, questo è il calcio.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 12/07/2020 23:27
    La Samp ribalta l’Udinese e la aggancia a quota 35.
    Quagliarella torna al gol

    Tre punti d’oro per la squadra di Ranieri (in tribuna perché squalificato):
    spettacolari le quattro reti, con la rovesciata di Bonazzoli da applausi


    Matteo Brega


    Passo avanti fondamentale della Sampdoria verso la salvezza con la vittoria per 3-1 a Udine. Dopo il gol di Lasagna arrivano quelli di Quagliarella, Bonazzoli e Gabbiadini. Entrambe le squadre sono a quota 35, tranquille ma non troppo.

    CONVINZIONI — Udinese e Sampdoria cercano di rafforzare le convinzioni salvezza. Luca Gotti sceglie Nestorovski al fianco di Lasagna, Ranieri (squalificato, in panchina Benetti) risponde con Ramirez e Quagliarella in attacco. La prima fiammata è della Sampdoria con Linetty che scarica un destro in corsa sul quale Musso interviene in due tempi. Meglio la Samp che al 14’ è anche fortunata: la palla non esce sul fondo, sbatte sulla bandierina e torna da Quagliarella che crossa per Ramirez il cui colpo di testa obbliga Musso a una grandissima parata. L’Udinese gioca in orizzontale ed è facile per i doriani pressare. Ramirez ruba palla a Jajalo, lascia a Quagliarella che dal limite calcia e Musso blocca in due tempi. Il primo segno di vista friulano è fortuito. Corner di De Paul al 20’, Walace si ritrova la palla addosso e quasi trova la porta. I friulani crescono e al 37’ passano. Lancio di Stryger Larsen per Lasagna che furbescamente sbilancia Yoshida nel momento in cui sta colpendo di testa. L’attaccante dell’Udinese controlla e con il sinistro calcia preciso a incrociare. Per il capitano è il 10° gol in campionato, il 6° dalla ripresa della Serie A. Dieci sono i gol anche di Quagliarella che durante l’unico minuto di recupero pareggia: lancio di Thorsby, sponda di Ekdal, destro al volo dell’ex attaccante friulano. Finisce 1-1 il primo tempo.

    SORPASSO — Si riparte con la Sampdoria ancora più brillante. Il sinistro di Bonazzoli finisce largo ma è deviato. La risposta friulana arriva con Lasagna che all’8’ obbliga Audero a salvare sulla linea. E la squadra di Gotti sale di tono. Al 20’ De Paul ci prova da lontano, Audero devia in corner. Dopo un lungo periodo di stanca, Gabbiadini toglie la polvere con un sinistro potente sul quale Musso mette la mano. La Sampdoria sembra crederci di più e a 6’ dal 90’ passa. Palla impazzita in mezzo all’area a causa di un rimpallo tra due difensori friulani, Bonazzoli si getta in aria e in rovesciata segna il gol del sorpasso. Tre minuti e l’Udinese pareggerebbe. Audero sbaglia l’uscita, rinvia addosso a Nuytinck che segna. L’arbitro Valeri però controlla il tutto al Var e nota il tocco di mano annullando così il gol. Il difensore olandese si smarrisce quando al 4’ di recupero lascia cadere una palla senza contrastare Gabbiadini. L’attaccante controlla e incrocia con il sinistro per il 3-1. Finisce con una sconfitta per l’Udinese, un duro colpo per i friulani che ora devono rimettere ancora la testa sul pulsante salvezza.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 13/07/2020 13:04
    Napoli e Milan spettacolo e gol, ma alla fine gode solo la Roma

    Avanti con Hernandez, sorpasso azzurro con Di Lorenzo e Mertens, poi pari Kessie dal dischetto.
    Espulso nel finale Saelemaekers. Giallorossi soli al 5° posto


    Maurizio Nicita


    Bella tecnicamente, molto interessante tatticamente, fra squadre in gran forma. Ma alla fine finisce con uno spettacolare 2-2 con rimpianti da entrambe le parti. Un risultato che serve solo alla Roma per riprendersi in solitaria il quinto posto. Ma Napoli e Milan, e soprattutto i loro allenatori, meritano applausi per come riescono a far rendere le proprie squadre.

    ASSETTI — Gattuso, come sua abitudine cambia mezza squadra, 5 uomini in particolare. Con Ospina che torna fra i pali, Di Lorenzo, Koulibaly e Zielinski che rientrano dopo squalifiche e turn over e Callejon preferito a Politano nel tridente. La novità più importante riguarda la regia con lo slovacco Lobotka, preferito a Demme. Pioli invece conferma il vecchio detto di “squadra che vince non si cambia”, con un’unica novità rispetto alla partita vinta con la Juventus in rimonta: il turco Calhanoglu che torna titolare e a fargli spazio il belga Saelemaekers.

    DIAVOLO MERTENS, MA ARIVA THEO — La partita è subito piacevole con due squadre cortissime ma pronte a sviluppare a fisarmonica le proprie azioni. L’avvio vede Mertens imprendibile con i suoi inserimenti a sinistra. La prima volta il belga arriva in slalom al limite dell’area piccola, mirando il palo più lontano: Donnarumma si salva con una gran parata a mano aperta. Poco dopo altra penetrazione sempre da sinistra e palla in mezzo per Callejon, sempre pericolosissimo coi suoi tagli, ma ancora una volta si salva Donnarumma opponendo il corpo. Alla prima vera uscita il Milan va in vantaggio. Bella palla in verticale di Bennacer, in area Rebic è veloce a girare il pallone sulla sinistra dove Theo Hernandez quasi sfonda la rete.

    REAZIONE NAPOLI — Partita apertissima e imprevedibile. Perché per 20 minuti Theo insegue a vuoto Callejon, ma alla prima occasione lo beffa in fase offensiva. E un po’ incredibile anche la modalità del pari con Di Lorenzo - “colpevole” nel tenere bassa la linea sul gol - marcatore, su una presa difettosa di Donnarumma, fino a quel momento impeccabile. Il Napoli riprende il pallino del gioco, oltre al risultato, ma c’è solo un sinistro insidioso di Mario Rui, prima della fine del tempo.

    ECCO LA BANDA BASSOTTI — Pioli nell’intervallo rinuncia a uno spento di Paqueta per cercare più spinta con Saelemaekers. Si comincia con una girata “telefonata” da Ibra, che non turba Ospina. Il Napoli mantiene il pallino e cerca di alzare il ritmo e allo scoccar dell’ora trova il vantaggio. Fabian lancia in profondità Callejon palla da biliardo rasoterra per Mertens che gira rapido in porta, con Donnarumma non proprio impeccabile. Pioli non ci sta e mette dentro Leao e Bonaventura. Ibra non la prende benissimo e volano bottigliette all’uscita dal campo. Ma proprio il signor Bonaventura rimette in piedi la sfida, perché appena dentro l’area col suo gioco di gambe fa “abboccare” Maksimovic: che gli tocca netto una caviglia, ma dopo aver colpito il pallone. La Penna è sicuro, ma qualche dubbio è lecito: rigore. Kessie lo realizza impeccabilmente. Gattuso prova inserendo in attacco Milik e Lozano, ma cambia poco. La stanchezza affiora e il Milan rimane in 10 per l’espulsione di Saelemaekers. Ma non rischia più nulla.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 14/07/2020 00:35
    L'Inter torna a sorridere: Toro ribaltato ed è secondo posto



    Come a Verona, la squadra di Conte va sotto (gol di Belotti dopo un clamoroso errore di Handanovic),
    ma nella ripresa si scatena e in un quarto d'ora segna con Young, Godin e Lautaro.
    Traversa del Gallo


    Roberto Pelucchi

    Mai più come a Verona, aveva urlato un rabbioso Antonio Conte. E la lezione del Bentegodi è stata recepita da un'Inter che non si è privata, però, degli stessi brividi. Anche contro il Torino è andata sotto (gol di Belotti dopo un erroraccio di Handanovic), ma ha avuto la forza di reagire brutalmente in avvio di ripresa, segnando in rapida successione con Young e Godin, e di mettere poi al sicuro la vittoria con Lautaro. Scavalcata l'Atalanta e agganciata la Lazio al secondo posto (i nerazzurri sono secondi per differenza reti): non era scontato, dopo il gli spettri del primo tempo. Il Torino ha perso, ma non è dispiaciuto dal gol di Belotti alla fine del primo tempo e poi nella reazione ai gol subiti in avvio di ripresa (traversa del capitano).

    LE SCELTE — Antonio Conte prende decisioni destinate a fare rumore: fuori Skriniar e dentro Godin, terza panchina nelle ultime quattro partite per Eriksen, al suo posto Borja Valero, trequartista alle spalle di Lautaro e Sanchez. Lukaku non è neppure in panchina. Moreno Longo sceglie Ansaldi e in attacco si affida a Belotti, a segno da cinque partite consecutive, supportato da Verdi.

    CHE ERRORE HANDA — Avvio subito aggressivo dei nerazzurri, che già dopo pochi secondi si fanno vedere in area granata con Lautaro (tiro stoppato da Izzo). Il Torino resta rintanato nella propria metà campo, l'Inter comanda. All'11' ci prova Brozovic, Sirigu si salva in angolo. Al 14' il colpo di testa di Godin è fuori bersaglio. Ci vuole un quarto d'ora abbondante per vedere il Torino mettere il naso nell'area avversaria: Belotti guadagna un angolo, dalla bandierina batte Verdi, Handanovic si fa scappare dalle mani una palla innocua, il Gallo in agguato ne approfitta e appoggia nella porta sguarnita. Gol facile facile, il sesto consecutivo per l'attaccante granata (17'). La reazione dei nerazzurri, costretti a rimontare come a Verona, è più di pancia che di testa, la voglia non manca, la pericolosità sì, anche perché il Toro si assesta meglio rispetto al primo quarto d'ora e trovare spazi non è facile. Partita spigolosa, con tre ammoniti in mezz'ora (Godin, Aina, Meité). Dopo un errore in disimpegno dei granata, Lautaro ha sui piedi la palla del pareggio, ma Sirigu è ben piazzato. Sul versante opposto, sbaglia ancora Handanovic e il Toro protesta per un tocco con il braccio di Bastoni in area; tutto regolare per Massa. I granata non sono passivi, tutt'altro: al 40' Handa ferma sulla linea un tiro di Ansaldi.

    CHE RIBALTONE — Il secondo tempo comincia senza cambi, ma con un'Inter ancora più aggressiva e decisa a ribaltare il risultato. Cosa che avviene in breve tempo: al 3' Young con un tiro al volo sfrutta una bella sponda di Lautaro e pareggia. Centoventi secondi dopo lancio dello stesso Young per Sanchez, che mette in mezzo per la capocciata vincente di Godin: 2-1. Il Torino è tramortito, ma ha le forze per provare a restare in partita. Handanovic, infatti, si riscatta fermando bene Verdi. L'Inter, però, ipoteca la vittoria al quarto d'ora, con Lautaro che trafigge Sirigu anche con la complicità di Bremer, che devia il suo tiro. Longo ne cambia tre: fuori Ansaldi, Meité e De Silvestri, dentro Berenguer, Lukic e Singo. E' un Toro ancora vivo, tenuto a galla dal capitano Belotti, che colpisce la traversa. Conte mette Biraghi e Candreva, con quest'ultimo che sfiora subito il 4-1. Al 30' Sirigu rischia di copiare Handanovic, rinviando addosso a Lautaro, ma riesce a rimediare prima che la palla entri in porta. Ancora protagonista il portiere granata, con un doppio salvataggio su Gagliardini. C'è spazio anche per un tiro di Eriksen. Il Torino ci prova fino all'ultimo, ma senza fortuna: i punti sul Lecce, terz'ultimo, sono cinque. Non abbastanza per restare tranquillo.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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