Master
Arceto, 1 maggio 1390 TE.
Piazza principale.
Ormai erano quasi due settimane da che erano arrivati. Gli Aranrim, gli “Uomini del Re”. La piazza era diventata casa loro, quasi interamente occupata dai quattro carrozzoni di legno. Sembravano un ingombro, ma tutti in paese erano felici di ospitarli. I mercanti vendevano loro stoffe e scampoli, gli speziali rifornivano di colori e pigmenti i costumisti, di farmaci e tisane per la voce gli attori, il locandiere serviva il doppio delle pinte ad una folla di clienti ed il carraio si dedicava a carri e cavalli, che avrebbero dovuto affrontare un lungo viaggio verso ovest.
Tutte le sere, sotto una bella tenda di velluto blu ed argento, la compagnia si riuniva ad esercitarsi. Sembrava stessero provando le scene della loro nuova opera, una “tragedia” dicevano alcuni uomini di Fornost, dotti e frequentatori di teatro. Gli abitanti di Arceto, da parte loro, non ne sapevano granché di commedie e tragedie, odi e sonetti, lai e ballate; ma sapevano riconoscere una bella voce quando la sentivano, ed imparavano in fretta i motivi ben scritti, così da ripeterli a squarciagola nei coretti del Destriero d’Acciaio.
Una cantante, Lasya, aveva già stregato il cuore di mezzo paese (e di mezza Arnor, se è per questo). I duellanti, invece, inscenavano combattimenti epici tra le forze del bene e quelle del male, parlando in maniera forbita e bella, in una maniera tale che anche il cuore del più bifolco dei passanti non poteva non essere catturato dal suono della loro voce, cogliendone il messaggio al di là della forma.
Lossadan, il capocomico, era davvero felice. Ma ormai aveva capito che non era più prudente trattenersi ad Arceto. Aveva visto dei volti familiari, tra i passanti. Volti poco piacevoli, che parlavano di vecchi amici e nuovi rancori. Era ora di toglier le tende e partire verso la contea di Anrim (che strana assonanza!). Ma come sincerarsi di arrivare sani e salvi? Il viaggio era lungo, e sebbene attraversasse solo terre pacifiche, Lossadan aveva capito che non tirava più un’aria buona come qualche anno prima. Occorrevano spade fidate e cuori leali, e dove trovarne qui ad Arceto? Ma soprattutto, occorreva un capoguardia, che coordinasse la sicurezza. Non solo lungo il viaggio, ma anche una volta giunti a destinazione, a Lond Arador, dal Conte. Qui c’era in gioco la reputazione, come al solito, e Lossadan non voleva avere sulla coscienza sua e della sua immacolata compagnia nemmeno una vita, fosse anche quella dell’ultimo dei selvaggi dunlandiani, di un tagliagole prezzolato o di un rapinatore da strada. Per questo lavoro, avrebbe dovuto trovare un braccio forte, brandito da una bella testa pensante.
Era ora di iniziare a far girare qualche voce…