Dik Dik, quarant'anni di sold out

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Frida07
00mercoledì 11 febbraio 2009 11:42

Quarant'anni di carriera e per i Dik Dik la favola continua. Il trio che affonda le sue radici negli anni 60 ha appena pubblicato il doppio album live "Sold out", nel quale sono contenuti anche tre brani inediti, proprio per festeggiare il prestigioso traguardo. E in cantiere c'è un nuovo disco di inediti. "Questo è un sogno che si è realizzato - dice Pietruccio - e che si rinnova ogni giorno. Anche i giovani ora riscoprono gli anni 60".

La generazione del gruppo ha detto tanto ma ha ancora tanto da dire e nessuna intenzione di abdicare. Per questo Pepe, Lallo e Pietruccio si sono nuovamente messi a lavorare in studio di registrazione. Un doppio live che vuole rappresentare l'atmosfera dei loro concerti, gettando un ponte sul futuro con "Quanto amore c'è", il primo singolo che meglio li rappresenta e vuole anticipare un lavoro più articolato e completo, che verrà pubblicato alla fine dell'estate. Tgcom ha incontrato il chitarrista e bassista Pietro Montalbetti, meglio noto come Pietruccio.

Come ci si sente dopo quarant'anni di musica?
Io inizio sempre i concerti dicendo che noi abbiamo vissuto e stiamo vivendo una bellissima favola, e ogni favola inizia con "c'era una volta". Questo era un sogno di ragazzo che siamo riusciti a realizzare. Tutt'ora andare sul palco, suonare, essere gratificati dalla gioia della gente è un vero piacere. Siamo fortunati perché facciamo un lavoro che ci piace e siamo anche pagati per farlo.

Quindi l'entusiasmo è quello di sempre?
Senza dubbio! Così come la voglia di progredire, anche se molto difficile in questo momento. Ormai è difficile inventare qualcosa. E così noi ci siamo ritagliati un ruolo da "memoria storica". Tanto è vero che nei nostri show, oltre alle nostre canzoni, cerchiamo di rammentare quello che sono stati quegli anni fantastici. I nostri concerti sono ben strutturati. Non siamo di quelli che vanno in giro a far finta di cantare. Siamo noi tre, quattro musicisti, abbiamo delle belle luci, degli schermi. Insomma, uno show curato. Non duri quarant'anni senza un motivo...

Concerti che ormai occupano la maggior parte della vostra attività...
Sì, in prevalenza la nostra attività è concertistica, parliamo di 70-80 show all'anno. Ma poi abbiamo la fortuna di avere un produttore che ci permette di realizzare dei dischi come l'ultimo "Sold out" e il prossimo, che stiamo preparando, che sarà composto da inediti. Tra le altre cose abbiamo un ristorante, 'L'isola di Wight", che ci porta via un po' di tempo ma che serve da punto di raccordo. Infatti sopra abbiamo un piccolo studio di registrazione dove spesso ci troviamo, suoniamo...

Come è cambiato il vostro pubblico?
Fino a una decina di anni fa, non di più, i giovani non si interessavano molto alla musica anni 60 e 70. Invece ultimamente c'è stata una sorta di rivalutazione quindi abbiamo, oltre a quelli della nostra generazione, molti ragazzi di oggi che sono interessati a scoprire le origini. C'è stato un grande boom di questo periodo musicale anche perché molti si sono accorti che tra il 1960 e il 1975 la storia della musica ha detto tutto...

E della musica di oggi cosa mi dici?
Io ne ascolto tanta e in giro ce n'è di buona. Ottimi arrangiamenti, canzoni piacevoli. Ma ti rendi conto che non c'è nulla di nuovo. Non si sente niente che non sia già stato detto dai Beatles, dai Rolling Stones o da qualche altro grande artista di quel periodo.




tgcom
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