L'addestramento di Dickon Manwoody

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Ser Arthur Dayne
00venerdì 3 novembre 2017 14:54


Erano ormai diversi giorni che Dickon aveva iniziato l'addestramento per diventare cavaliere presso il castello di Mistwood.

Ser Dom Mertyns, uno degli zii del lord da quanto aveva capito Dickon, era il suo maestro d'armi.

Finora Dickon aveva imparato a capire quando Ser Dom avrebbe iniziato a urlare semplicemente osservandogli la gola.
Ogni volta che lui sbagliava qualcosa, il cavaliere inspirava a fondo e la sua gola si gonfiava, come fanno i gufi, tra l'altro riportati sul loro stemma di famiglia, quando gonfiano le penne.

Dickon si presentò nel cortile come ogni mattina.

"DICKON!" urlò ser Dom. "La spada! Non hai preso la spada! Corri a prenderla!"

Dickon si rese conto che era vero. Dopo aver fatto colazione continuava a pensare allo strano sogno che aveva fatto. Un gufo bianco enorme gli beccava le mani alzate a coprire il viso mentre gli bubolava contro. Tra gli stridii animaleschi Dickon pensava di sentire il proprio nome.
Restando sovrappensiero non si rese conto di essere passato dalla cucina al cortile senza passare dell'armeria.

Secondo me quel gufo bianco è ser Dom che viene a tormentarmi anche nei miei sogni. Quel suo scudo vecchio tutto segnato è quasi l'unica cosa che vedo dalla feritoia dell'elmo...

Quando uscì di nuovo nel cortile, ser Dom urlò di nuovo: "DICKON! Ti devi dare una svegliata! Hai preso un fodero vuoto!"

Dickon abbassò lo sguardo e si rese conto che in effetti aveva preso un fodero che non conteneva nessuna spada.

"Chiedo scusa, ser."

Tornò all'armeria e cambiò il fodero vuoto con uno contenente una spada da torneo.
Uscito di nuovo nel cortile ser Dom non gli diede tregua.

"DICKON MANWOODY! Pensi che questo sia un gioco? Hai dimenticato di indossare l'armatura imbottita!
Pensi che se ti presenterai sul campo di battaglia senza spada e senza armatura il nemico ti lascerà il tempo di tornare nella tenda per vestirti?"

"Suppongo di no, se-"

"CERTO CHE NO, TESTONE! La tua unica speranza è che tu sia così addormentato da non sentire le trombe dell'adunanza e restare così al sicuro nella tua tenda."

Dickon andò, sguardo basso, a indossare l'armatura imbottita.
Mentre si vestiva immaginò di essere il teschio del suo stemma nobiliare mentre si mangiava un gufo bianco staccandogli la testa a morsi.

Il pensiero gli fece affiorare un sorriso sul volto, ma quando tornò nel cortile ser Dom disse:
"Cos'hai da sorridere, Dickon? Se non farai come dico ne prenderai così tante finché non sarà svanito dalla faccia..."

Merda.
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