Mario Luzi

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danzandosottolaluna
00lunedì 20 novembre 2006 12:27




-Già goccia la grigia rosa il suo fuoco -


Già goccia la grigia rosa il suo fuoco
il fuoco rapito fumido di pioggia,
sulla calce dei muri ciechi ove il fioco
tuo bagliore s'appoggia.

Già strepe sui grevi banchi di breccia
nei recinti angosciosi dissono attutito
il tuo piede cupo di cui l'eco s'intreccia
col fiume dal lento corso Cocito.

La mano ne rovi vizzi è una fiamma
crepitante di febbre vitrea semiviva,
nel tuo sguardo un autunno langue e s'infiamma,
sol che l'anno riviva.



-Fiume da fiume-

Si pasce di se il fiume, bruca
serpeggiando
le sue
quasi essiccate sgorature,
visita
le sue
quasi aride pozzanghere,
si trascina ai suoi già putridi ristagni
finché, poco più oltre
un poco lo confortano
misteriosi trasudamenti,
lo irrorano frescure,
umori, vene
dal più profondo
del suo cuore sotterraneo
ed eccolo
rinasce esso dalle secche,
ora, si lascia dietro la sassaia
della sua quasi estinzione
per il suo nuovo cammino -
si muove verso se stesso il fiume,
si sposta dentro il suo cangiante bruco
ed entra, fiume nuovo
uscito dalle sue ceneri
nei luoghi dove opera
la primavera e non c'è
fiore né gemma, non c'è ancora
ma c'è quella radiosa incandescenza
di luce e opacità nel bianco dell'aria,
c'è, ed ecco si diffonde, quella trepidante animula
e quel chiaro sopra la linea degli alberi,
quel già più festoso scintillamento delle acque.
C'è tutto "quello". E c'è
lui fiume,
ne vibra intimamente
il senso. C'è questo, c'è prodigiosamente.




Mario Luzi, nato a Castello nei pressi di Firenze, fu, è e sarà sempre considerato uno dei maggiori poeti di questo secolo e il più eminente rappresentante di questa “terza generazione” poetica italiana che raggruppa Bertolucci, Bigongiari, Caproni e Sereni. Poeta, novellista, saggista, autore di scritti per il teatro e traduttore di numerosi poeti francesi, inglesi spagnoli, Mario Luzi è stato una figura intellettuale di primissimo piano. Ha a lungo insegnato letteratura francese presso la facoltà di Scienze Politiche di Firenze. I suoi esordi letterari risalgono agli anni prima della guerra (la prima raccolta, La barca, è pubblicata nel 1935), quando comincia a frequentare altri giovani poeti della scuola ermetica (Bigongiari, Parronchi, Bo) e collabora a riviste d'avanguardia come Frontespizio e Campo di Marte. È questa la fase, che durerà oltre un decennio, più propriamente ermetica della poesia di Luzi; scelta, questa dell'ermetismo, che verrà non abbandonata ma ampliata e approfondita negli anni successivi.
Questa opera così ricca e sempre in evoluzione s’accompagna a una intensa riflessione critica di cui sono testimonianze diverse raccolte di saggi, in particolare Vicissitudine e forma nel 1974, Discorso naturale, nel 1984 e Naturalezza del poeta nel 1995. Nel campo teatrale, Mario Luzi ha realizzato le sue più belle creazioni poetiche con Libro di Ipazia, nel 1978, prima di proporre un’esplorazione della figura dell’attore con Hystrio (1987).
Mario Luzi si è spento il 14 ottobre 2004, pochi giorni prima del suo novantesimo compleanno.

In "Voce e silenzio in Luzi"
Sergio Givone, ordinario di Estetica nel Dipartimento di Filosofia dell'Università di Firenze, dice:

Dov'è dunque la verità? È la domanda che, specialmente nella raccolta "Per il battesimo dei nostri frammenti", Luzi sottende quasi in forma di tacito controcanto. Dove un senso che appaia infine afferrabile dalla parola? Nell'espansione chiara e luminosa di un sì che tutto accoglie e benedice, o nel risalimento buio verso l'insensatezza e la casualità dell'origine" Che cos'era in principio" Il verbo o il nonsenso" E che cosa sarà alla fine"
Nulla può dirci la poesia, nulla il suo pensare interiore. Altro il suo compito, secondo Luzi. Essa interroga. E perciò si trattiene sulla soglia. Non dà risposte. Al contrario, è custode gelosa del punto di domanda. Ne impedisce la cancellazione. Lo ribadisce. In quanto voce che ha per compagno il silenzio (per dirla con Plotino), essa lascia che tutte le parole e tutti i suoni trovino la via e la possibilità di sussistere come in assenza di fondamento e di ragione. Quel fondamento e quella ragione che intervenendo sugli assetti discorsivi decidono ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è degno di memoria e ciò che merita l'oblio, ciò che appartiene all'essere e ciò che è ricacciato nel nulla.
Sbriciolando l'immane massa del silenzio, la parola poetica "insorge" liberamente. Ma prima ancora è il suono a trovare una via d'accesso al mondo dei significati, come se la parola fosse preceduta da una modulazione che increspa la levigata e impenetrabile superficie del silenzio convertendola in moto ondoso, turbolenza di acque risonanti, rigurgito ormai prossimo alla gola



http://www.italica.rai.it/index.php?categoria=libri&scheda=luzi
Aronne1
00venerdì 24 novembre 2006 10:11
Che bel contributo! Grazie. [SM=x820370]
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