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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di SEXY FORUM

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:30
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09/06/2023 00:05

SERIE A 2022/2023 38ª Giornata (19ª di Ritorno)

02/06/2023
Sassuolo - Fiorentina 1-3
03/06/2023
Torino - Inter 0-1
Cremonese - Salernitana 2-0
Empoli - Lazio 0-2
04/06/2023
Napoli - Sampdoria 0-2
Atalanta - Monza 5-2
Lecce - Bologna 2-3
Milan - Verona 3-1
Roma - Spezia 2-1
Udinese - Juventus 0-1

Classifica
1) Napoli punti 90;
2) Lazio punti 74;
3) Inter punti 72;
4) Milan punti 70;
5) Atalanta punti 64;
6) Roma punti 63;
7) Juventus(-10) punti 62;
8) Fiorentina punti 56;
10) Torino punti 53;
11) Monza punti 52;
12) Udinese punti 46;
13) Sassuolo punti 45;
14) Empoli punti 43;
15) Salernitana punti 42;
16) Lecce punti 36;
17) Spezia e Verona punti 31;
19) Cremonese punti 27;
20) Sampdoria punti 19.

(gazzetta.it)

Napoli Campione d'Italia 2022/2023 con cinque turni di anticipo, e questo è il terzo scudetto
nella storia del club, ben 33 anni dall'ultimo, vinto come il primo, quando in campo c'era
Diego Armando Maradona (a cui oggi è intitolato lo stadio (con buona pace di San Paolo).
Napoli, lazio, Inter e Milan qualificati alla prossima Uefa Champions League.
Atalanta e Roma qualificate alla prossima Uefa Europa League.
Juventus al momento qualificata alla prossima Uefa Conference League (in attesa del verdetto
sportivo da parte dell'UEFA parallelo e indipendente ai procedimenti della giustizia italiana).
Sampdoria e Cremonese matematicamente retrocessa in Serie B. Servirà lo spareggio per determinare
chi tra Spezia e Verona dovrà essere la terza squadra retrocessa.

(-10) Penalizzazione parzialmente ridotta della giustizia sportiva con la nuova sentenza in Corte
federale d’Appello del 22 maggio ma divenuta definitiva e senza ulteriori penalizzazioni dopo
l'accordo in extremis tra il club e la procura anche relativamente al filone sulla "manovra stipendi"
del periodo covid-19 per il quale pendeva sul capo degli accusati anche un profilo penale (infatti
il processo penale vedrà imputato solo Andrea Agnelli che questo accordo non l'ha voluto firmare): in
cambio della rinuncia ad adire ad un nuovo giudizio sul "caso plusvalenze", la procura ha accettato di
non infliggere altri penalità alla squadra e di multare blandamente, per poco meno di 800 mila euro, la
società bianconera, estinguando anche i profili penali per gli altri imputati.
Ora la Juventus, che ha chiuso le pendenze con la giustizia italiana, attende le valutazioni e le
eventuali sanzioni dell'indagine parallela dell'UEFA e del non proprio amico presidente Aleksander Ceferin,
e a campionato chiuso con la qualificazione alla Conference League (settimo posto) resta in bilico la
partecipazione alla prossima competizione europea, seppure quella minore, o addirittura per più anni.
In tale ottica, notizia recentissima, a Barcellona e a Madrid sono arrivate due lettere da Torino in cui
la nuova dirigenza annuncia il passo indietro della Juventus dal progetto della "SuperLega": Le reazioni
spagnole non sono tardate ad arrivare parlando di scelta sotto costrizione da parte della dirigenza
bianconera a causa della minacciata (da parte dell'UUEFA) inibizione del club dalle competizioni europee
per ben tre anni (infatti l'Uefa deve ancora esprimersi dopo il patteggiamento tra la Juventus e la
giustizia sportiva italiana).
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12/06/2023 13:10

Spareggio Spezia-Verona
Ngonge colpisce, Montipò para tutto:
Spezia battuto 3-1 e il Verona resta in Serie A



L'attaccante determinante con una meravigliosa doppietta
nel primo tempo che si aggiunge al gol di Faraoni.
Nella ripresa il portiere è decisivo, anche sul rigore di Nzola al 70'.
I liguri retrocedono in Serie B


Matteo Dalla Vite

Dopo tre anni lo Spezia deve salutare la Serie A: Faraoni e Ngonge rendono il gol di Ampadu inutile, Montipò para un rigore a Nzola (oltre a edificare altri quattro interventi prodigiosi) e insomma alla fine di una partita stremante è l’Hellas a salvarsi e i liguri a cadere in Serie B. Finisce 1-3 e il Verona salta coi suoi oltre 4000 tifosi arrivati al Mapei Stadium mentre Leo Semplici – senza sette uomini nel momento clou della stagione – deve piegarsi dentro uno spareggio in cui l’Hellas ha dato più segnali di spietatezza e reattività concreta rispetto agli spezzini, comunque arginati da uno strepitoso Montipò. E così, i veronesi riescono a dare vita vera ad un’impresa che solo a gennaio pareva impossibile: una “volatona” da 26 punti in 23 partite ha permesso agli scaligeri di arrivare fino a questa notte che per lo Spezia (una sola vittoria nelle ultime 13 partite) è stata quella degli incubi e del ritorno in Serie B.

FARAONI, ORSATO, AMPADU — In tribuna c’è il sindaco di Verona Damiano Tommasi, con lui – qualche posto più in là - anche Davide Nicola e Giampaolo Pazzini. Presente anche il designatore della CAN A e B Gianluca Rocchi, Orsato dirige e naturalmente la cornice è rappresentata da 4000 tifosi per parte che – nel pregara – sono stati fatti affluire verso il Mapei in ordine separato e senza che accadesse nulla. Detto che lo spareggio è tornato dopo quello del 2005 in cui il Bologna retrocesse in B ad opera del Parma, va ricordato che nel 2007 Spezia e Verona si trovarono ai playout di Serie B: quella volta si salvarono i liguri dopo gara di andata e ritorno (risultato totale 2-1). In questa stagione, lo stesso Spezia aveva vinto al Bentegodi mentre al “Picco” finì 0-0; al Mapei, in questo dentro o fuori reintrodotto dalla Lega Serie A, alla fine ha prevalso l’Hellas, rispondendo al pari di Ampadu e scappando con Ngonge a quota cinque gol stagionali. Semplici ha dovuto fare a meno di Holm, Gyasi e Amian oltre a Caldara e ha piazzato Shomurodov e Nzola nel dispositivo offensivo; il duo Zaffaroni-Bocchetti non aveva Lasagna e ha deciso di attaccare col gigante Djuric supportato da Ngonge e Lazovic. Al quinto del primo tempo c’è già il… distacco: Lazovic scende a sinistra praticamente non contrastato e il suo traversone che taglia tutta l’area arriva a Faraoni che – nonostante un estremo tentativo di Ampadu – spacca il lucchetto del match e porta il Verona in vantaggio con un tiro sicuro e dall’esito deciso. Al 9’ c’è una situazione d’area che Orsato decide di derubricare ma in verità Wisniewski aggancia il piede di Lazovic in piena area, contatto che lascia dubbi. Al 15’, lo Spezia reagisce: da una punizione di Esposito la palla arriva al limite dell’area ad Ampadu, tiro secco che – toccato da Magnani e Dawidowicz, piega Montipò per l’1-1 e il delirio spezzino.

DOPPIA BASTONATA — Finita così? Macché: perché il Verona va ancora avanti. C’è un contrasto sulla trequarti fra Zurkowski e Sulemana che Orsato (e poi il Var) considera genuino, palla a Djuric che serve Ngonge, Nikolau non copre e Reca nemmeno: 1-2 con Dragowski ancora battuto ed Hellas ancora avanti. Dopo 27’ sono già tre gli ammoniti, un record considerando che Orsato di solito non esagera nei cartellini: Dawidowicz si prende il giallo dopo quelli mostrati a Hien e Depaoli. Lo Spezia arriva dalle parti di Montipò con tre cross tagliati dalla trequarti ma poi un pallone sbagliato da Nikolau favorisce la fuga di Ngonge: il belga infila il quinto gol personale e l’1-3 con anche la deviazione di Ampadu. Una doppia bastonata che rischia di piallare la forza di uno Spezia che, nella ripresa, si mette a cercare in tutti i modi un miracoloso ribaltone: Zurkowski si vede deviare una bella conclusione al 4’ s.t. da Montipò.

NZOLA CHE FAI? — Semplici infila Verde, Zaffaroni risponde con Cabal e Verdi. Al 18’ viene lanciato un fumogeno dalla curva occupata dagli spezzini, Orsato fa intervenire chi di dovere e non blocca il gioco. Semplici infila anche Kovalenko, mentre un lancio di Ferrer che pare innocuo porta alla spizzata involontaria di Hien che mette davanti a Montipò Shomurodov: il tocco sarebbe gol se non arrivasse Faraoni che tocca di mano provocando il rigore e l’espulsione per se stesso. Montipò, al 25’, para il rigore a Nzola (tiro lento e leggibile), il punteggio resta 1-3 e il Verona in 10 uomini. Zaffaroni infila Terracciano per Ngonge e Gaich per Djuric, lo Spezia tenta incessantemente di alzare le proprie speranze nonostante la brutta botta del rigore fallito da Nzola. Poi, Montipò neutralizza Shomurodov, Bourabia e Ampadu, salvando di fatto il risultato e la Serie A. Poco importa che il cosiddetto paracadute preveda 25 milioni di euro perché le lacrime dello Spezia di oggi valgono di più.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/06/2023 14:30

Verona salvo, Spezia condannato alla retrocessione in Serie B insieme a Cremonese e Sampdoria.
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12/06/2023 14:30

Morto Silvio Berlusconi: ha vinto tutto



Dagli elicotteri ai 29 trofei, da papà Luigi ad Atene:
così uno dei più grandi innovatori d’Italia ha fatto la storia del Milan


Alberto Cerruti

Un vincente prima di tutto, ma anche uno spettacolare innovatore, un innamorato del calcio, del suo Milan e poi anche del Monza. Silvio Berlusconi è stato tutto questo e molto altro, perché nessun presidente ha lasciato un segno così profondo, entrando contemporaneamente nella cronaca e nella storia, a cavallo delle sue intuizioni, della sua generosità e dei suoi record.

LE PROMESSE — Alla fine del 1985 il Milan è più vicino al fallimento che allo scudetto quando Sua Emittenza, come era soprannominato allora, decide di salvare la società rossonera. Il 20 febbraio 1986 Berlusconi diventa ufficialmente il nuovo proprietario e siccome va sempre di fretta, prima ancora di essere nominato presidente il 24 marzo, stupisce subito Baresi e compagni in ritiro a Milanello, alla vigilia di Milan-Verona. È sabato 1° marzo quando scende dall'elicottero e dice che costruirà un Milan "capace di vincere in Italia, in Europa e nel mondo, padrone del campo e padrone del gioco". Sembra uno slogan, invece è la prima di tante promesse mantenute, frutto di un'organizzazione capillare che incomincia dalla mossa più importante: la scelta di Galliani come braccio destro, che a sua volta porta Braida come d.s. Il nuovo grande Milan nasce dall'alto, ma la rivoluzione scende nei particolari, con i lavori di ristrutturazione nella sede di via Turati e nel centro sportivo di Milanello. Berlusconi cura ogni dettaglio, facendo cambiare persino il colore dei pantaloncini dei giocatori, bianchi invece che neri.


GLI ELICOTTERI — Ma soprattutto vuole entrare nella testa di tutti e così, alla vigilia del primo ritiro, convoca tutti i suoi collaboratori nel castello di Pomerio per dettare la linea. Non una "riunione", ma una convention, perché Berlusconi modifica anche il linguaggio e così Ramaccioni, prezioso dirigente incaricato di tenere i rapporti tra squadra e società, diventerà il primo "team manager" del calcio. La svolta più spettacolare, però, è legata alla presentazione del suo primo Milan. Il 18 luglio 1986 sul prato dell'Arena di Milano, accolti dalla colonna sonora della Cavalcata delle valchirie di Wagner, scendono tre elicotteri sul primo dei quali ci sono i nuovi acquisti, Bonetti, Donadoni, Galderisi, Massaro e il portiere Galli. L'entusiasmo dei tifosi, però, viene raffreddato dalla falsa partenza della squadra, subito sconfitta a San Siro dall'Ascoli. Oltre allo scudetto si allontana la zona europea e allora Berlusconi esonera Liedholm.


CAPOLAVORO CAPELLO — Al suo posto dalla Primavera arriva Capello e questa scelta, pensando anche a quanto succederà più avanti, è il primo capolavoro del presidente. Il Milan, con Capello, chiude al quinto posto e vincendo lo spareggio contro la Sampdoria accede alla coppa Uefa. Berlusconi, però, si è già innamorato di Sacchi, che alla guida del Parma aveva eliminato il Milan dalla coppa Italia, e gli affida la squadra, assegnando a Capello un ruolo di dirigente nella nuova polisportiva Mediolanum. E al suo secondo campionato dall'inizio, grazie ai determinanti acquisti dei due nuovi stranieri Gullit e Van Basten, il Milan vince lo scudetto. La festa è a Como, dove basta un pareggio firmato da Virdis, ma Berlusconi preferisce rimanere ad Arcore al fianco del papà Luigi, 80 anni, malato da tempo, che gli ha trasmesso l'amore per il Milan. È il 15 maggio 1988 quando abbiamo il privilegio di trascorrere uno storico pomeriggio con lui. Nel salottino vicino all'ingresso papà Luigi è seduto su un divano, con una copertina sulle ginocchia, quando Berlusconi si accorge di non avere chiesto di sintonizzare la tv sulla bassa frequenza, perché allora non è ancora possibile vedere in altro modo le partite in diretta. Così si affida alla radio, ascoltando la voce di Enrico Ameri. E al fischio finale ecco l'abbraccio commovente tra papà Luigi e Silvio, con "una lacrimuccia di soddisfazione", come la definisce Berlusconi. È il primo dei 29 titoli della sua presidenza, il seme verso nuovi e più importanti trionfi. "Perché adesso c'è la Coppa dei Campioni e poi l'Intercontinentale".


BARCELLONA E TOKYO — La nuova avventura in Europa si conclude a Barcellona con l'indimenticabile 4-0 contro i romeni della Steaua, battuti dalle doppiette di Gullit e Van Basten. È il 24 maggio 1989, una notte magica in campo e fuori perché ci sono 90.000 tifosi rossoneri che festeggiano una coppa europea, a vent'anni esatti dal trionfo del Milan di Rocco. La mattina dopo Berlusconi ci ospita a bordo del suo aereo privato, il G3, esclusivo Gulfstream da tredici posti e volando sulla Costa Azzurra, seduto davanti all'amico di sempre Fedele Confalonieri, battezza un'altra parola: turnover. "Vogliamo rimanere sempre in alto e quindi serve il turnover con 20-21 giocatori titolari per due Milan". Intanto l'Inter sta per strappare lo scudetto ai rossoneri, ma Berlusconi si dimostra già Cavaliere. "Io sono milanese e se non può vincere il Milan farò sempre il tifo per l'Inter, anche in Europa". Poi, all'atterraggio a Linate, è il primo a scendere. "Scusatemi, ma adesso che la missione è compiuta corro al Cimitero Monumentale a salutare mio papà, perché questa coppa la dedico a lui". A lui dedicherà anche il trionfo a Tokyo, dove il suo Milan sale per la prima volta sul tetto del mondo, il 17 dicembre 1989, battendo i colombiani del Nacional Medellin con un gol di Evani.


DOPPIO BIS — Il Milan di Berlusconi è una realtà che fa rima con continuità. E lui si diverte a parlare di calcio, regalando i suoi consigli a tutti gli allenatori, convinto che il Milan migliore sia quello con un trequartista e due punte. Un anno dopo la doppietta Coppa dei Campioni-Coppa Intercontinentale, ecco il bis nel 1990 su entrambi i fronti: prima a Vienna con l'1-0 contro il Benfica grazie al terzo olandese Rijkaard, poi di nuovo a Tokyo con il 3-0 contro i paraguaiani dell'Olympia firmato da un gol di Stroppa a cavallo della doppietta di Rijkaard. Sul più bello, però, arriva la notte buia di Marsiglia, il 20 marzo 1991, dove saltano i riflettori e Galliani ritira il Milan dal campo, anticipando l'uscita dalla coppa dei Campioni. È la conclusione del ciclo di Sacchi che Berlusconi sostituisce con Capello, avendone apprezzato le grandi qualità manageriali. E Capello, con una squadra che Sacchi riteneva finita, dà ragione a Berlusconi, perché senza il miglior Van Basten vince tre scudetti consecutivi, con la doppietta scudetto-Coppa dei Campioni, nel 1994, mai riuscita ad altri allenatori italiani. Proprio il 4-0 ad Atene contro il favoritissimo Barcellona guidato da Cruijff, con i gol di Savicevic, Desailly e la doppietta di Massaro, rimane la vittoria rossonera più esaltante delle 7 di Coppa dei Campioni/Champions.


LA POLITICA — Questo è anche l'anno in cui Berlusconi entra in politica, l'inizio di un lento declino del Milan, malgrado l'arrivo di altri grandi stranieri come Papin, Shevchenko, Kakà, Ronaldinho e Ibrahimovic, testimoniato dai numeri perché in sei stagioni, tra il 1988 e il 1994, i rossoneri vincono 16 titoli, mentre nelle successive ventitré ne vincono "soltanto" 13. E non a caso, dopo Sacchi e Capello, incomincia una girandola di tecnici tra i quali soltanto Ancelotti rivince la Champions, nel 2003 a Manchester contro la Juventus e nel 2007 ad Atene contro il Liverpool, mentre Zaccheroni (1999), e poi Allegri (2011) con l'aggiunta della Supercoppa italiana contro l'Inter a Pechino, si fermano allo scudetto. L'ultimissima gioia è nel 2016 a Doha, dove il Milan di Montella si aggiudica la Supercoppa italiana, ai rigori contro la Juventus. Poi cala il sipario, con la cessione a uno sconosciuto cinese che farà rimpiangere per sempre gli anni del presidente del Milan più vincente della storia. L'epoca d'oro di Berlusconi, che ha chiuso rilanciando il Monza e portandolo alla prima storica promozione in Serie A. Con altri giocatori ma con la stessa passione per il calcio ereditata da papà Luigi, che adesso riabbraccerà come nel giorno cui festeggiarono insieme il primo scudetto del "loro" amatissimo Milan.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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