21 Febbraio 2008
Il punto «G» esiste c’è anche la foto
GATY SEPE Il «punto G» esiste: è stato avvistato con gli ultrasuoni, fotografato, verificato nell’esercizio delle sue funzioni, all’università de L’Aquila. Descritta per la prima volta nel 1950 dal tedesco Ernst Grafenberg, la «centrale» del piacere femminile ha occupato dibattiti e pettegolezzi di più di una generazione di donne e diviso ginecologi e psicanalisti, prima di finire, accantonata dagli esperti più scettici come una sorta di «ufo», nella pubblicità dei sex-toys e nelle battute di Berlusconi. A tirarla fuori da questo dimenticatoio ha pensato adesso il sessuologo Emmanuele Angelo Jannini che con un’ecografia ha visualizzato il «punto G» sulla parete che separa la cavità dell’uretra da quella della vagina. Jannini, però, ha scoperto anche che non a tutte le donne è data in dote tale «fortuna» anatomica che permette di provare l’orgasmo vaginale. E qui le cose si complicano: tornano in ballo Freud e la distinzione tra orgasmi maturi e immaturi, vacilla la serenità di un bel po’ di coppie. La ricerca italiana è stata effettuata su un campione di 20 donne, di cui 9 avevano dichiarato di avere orgasmi vaginali, utilizzando la metodica diagnostica dell’ecografia tranvaginale. Pubblicato sul «Journal of Sexual Medicine», lo studio ha mostrato per la prima volta l’esistenza di un «fulcro del piacere», una zona anatomica, un ispessimento della parete tra uretra e vagina fatta di corpi cavernosi come quelli del pene, della parte interna del clitoride, di tessuto ghiandolare e terminazioni nervose. Questa particolarità anatomica è stata riscontrata nelle nove donne che avevano dichiarato di avere orgasmi vaginali. «Ci siamo fatti dirigere per la prima volta dalla donna alla ricerca del punto G», spiega Jannini, raccontando che una ragazza che aveva detto di non avere orgasmi vaginali e che presentava invece l’ispessimento della parete, dopo la rivelazione dell’ecografia ha cominciato a provare quel piacere. «Come diceva Freud - continua il sessuologo - ”l’anatomia è il destino”: l’aspetto anatomico trovato suggerisce che avere o meno il punto G è una condizione congenita». Ma davvero solo le donne che possono contare su questo «concentrato» di terminazioni nervose sono ammesse alle gioie dell’orgasmo vaginale? «Si tratta di risultati interessanti e importanti - commenta Chiara Simonelli, sessuologa e psicologa de La Sapienza di Roma - che confermano la collocazione del punto G a lungo sospettata, tanto che in passato si suggerivano addirittura degli esercizi per localizzarlo, ma occorrono ulteriori approfondimenti per conferme definitive». «Nessuno prima d’ora aveva usato l’ecografia per indagare questo aspetto e questo la dice lunga sul ritardo culturale sulla sessualità femminile. Sul punto G abbiamo preferito un dibattito fatto di opinioni e non di scienza, io stesso ho aspettato due anni prima di pubblicare i miei risultati» ammette Jannini che intanto sta studiando l’effetto del testosterone, ormone sessuale da sempre associato anche nelle donne alla libido, sull’anatomia di questa struttura.
fonte:
Il Mattinooops