Il Giudice assolve Di Luca ''Ora voglio il Giro''
Dopo circa due ore e mezzo di udienza il Gui ha deciso per l'assoluzione. La Procura antidoping aveva ribadito la sua richiesta di squalifica. Ma i periti: "Nessuna assunzione di plasma". Il ciclista non si è presentato all’Acquacetosa, ma ha commentato la decisione
ROMA – "Mi sento bene, sono felice, finalmente giustizia è stata fatta. E' come se mi fossi tolto di dosso un peso. A questo punto penso solo a vincere Il Giro d'Italia, non ho affrontato le grandi classiche in Belgio e mi sono preparato bene''. Danilo Di Luca parla con un senso di liberazione dopo l'assoluzione. Nel pomeriggio è arrivata la sentenza relativa al procedimento di accusa per aver fatto ricorso a sostanze o metodi proibiti in occasione di un controllo a sorpresa durante l’ultimo Giro d’Italia.
Il giudice di ultima istanza in materia di doping del Coni (Gui), dopo circa 2 ore e mezza di udienza, ha assolto il ciclista dall'accusa di aver utilizzato un metodo proibito, perchè non è stato raggiunto il livello di probabilità richiesto dall'art. 3.1 del codice antidoping. Nel corso dell’udienza della mattina erano stati sentiti i tre superperiti richiesti dal presidente del Gui, Francesco Plotino. "I livelli ormonali potrebbero essere conseguenza di forte e rapida diluizione urinaria o di un'errata correzione dei campioni”, avevano spiegato i professori Alfredo Pontecorvi, Vincenzo Toscano e Riccardo Lubrano, che hanno ottenuto una breve sospensione dell’udienza per valutare ulteriori dati sul profilo ormonale dell’atleta. I test successivi alla 17a tappa del Giro d'Italia 2007 (quella dello Zoncolan) avevano evidenziato per Di Luca, vincitore della corsa rosa, livelli ormonali anomali: troppo bassi e paragonabili a quelli di un bambino.
La procura antidoping del Coni sosteneva che l'atleta si era sottoposto ad un'infusione endovenosa di plasma prima del test eseguito alle 20.50 del 30 maggio 2007. L'infusione di plasma (la parte liquida del sangue) era stata usata come "coprente o mascherante" dell’assunzione di doping ed era quindi una pratica vietata. Ma le perizie sembrano aver smentito questa ipotesi. "Il plasma non causa diluizione delle urine, la soluzione fisiologica e quella glucosata sì", ha spiegato il professor Pontecorvi. “In linea ipotetica – ha aggiunto l'esperto - si dovrebbe parlare di plasma arricchito di proteine in grado di veicolare steroidi. Nella nostra perizia non abbiamo mai parlato di infusione endovenosa".
L'accusa comunque non cambia la sua linea e ribadisce la richiesta di due anni di squalifica. "Sangue e urine non possono essere manipolati - dice l'avvocato Fabio Filocamo - chi lo fa commette un illecito, una scorrettezza, e dunque deve essere punito. Ribadiamo la nostra richiesta di squalifica di due anni per Di Luca". La difesa invece parla di "prove che smontano le ipotesi accusatorie magmatiche e ondulatorie" e chiede il proscioglimento del ciclista.
LE REAZIONI - Il presidente federale Di Rocco: "La giustizia ha fatto il suo corso. Sono contento per l'uomo e l'atleta Danilo Di Luca e gli auguro di uscire da questa dura esperienza più forte e motivato di prima". Il fratello di Di Luca: "Siamo senza parole, adesso vogliamo che torni più forte di prima. In questo momento era a casa a Pescara ed è ovviamente molto felice. Abbiamo sofferto tutti accanto a lui in queste lunghe settimane e avevamo paura perchè non c'era la certezza che questa vicenda potesse concludersi positivamente". Il legale, Cecconi: "Abbiamo portato avanti un lavoro articolato, che alla fine ha dato buoni frutti. Danilo Di Luca ha già pagato un prezzo altissimo, dovendo sopportare il peso di un deferimento. In ogni caso, adesso sarebbe sbagliato delegittimare il lavoro svolto dalla Procura antidoping".
fonte:
kataweb-sportoops