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Serie A 2013/2014 Cronache, Risultati e Classifica

Ultimo Aggiornamento: 19/05/2014 19:41
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23/09/2013 00:13

Catania-Parma 0-0. La fotografia
di due squadre in difficoltà

In Sicilia partita brutta: squadre coperte, mischie, agonismo e lanci lunghi. Ma niente spettacolo. Un'occasione per parte nel secondo tempo: un destro di Amauri parato da Andujar e una conclusione appena larga di Plasil

C'è un motivo per cui la loro classifica è già preoccupante, pur essendo solo a inizio stagione. Catania e Parma lo fanno vedere in 90' poco esaltanti, ecco, per usare un eufemismo. Squadre schierate molto chiuse nei primi 45', poi la stanchezza, causata anche dal campo inzuppato d'acqua, più che da un aumento di ritmo o di qualità, apre qualche spazio in più. Ma per far gol bisogna tirare in porta, con una conclusione pericolosa per parte era difficile pretendere un tabellino con dei marcatori. Insomma, mancano qualità e gioco. L'agonismo c'è stato, ma a questo livello ci mancherebbe anche il contrario. Insomma uno 0-0 che ha fatto rimpiangere un pomeriggio al cinema, in alternativa alla partita.


PRIMO TEMPO — Si affrontano due squadre già in disperata caccia di punti, dopo sole 3 giornate: chiuse a quota zero in classifica dai padroni di casa, un punticino più avanti dagli ospiti . Il campo è in cattive condizioni, con pozzanghere dappertutto e terreno pesante. Marchionni fa il regista: non è la prima volta, ma non è facile abituarsi a vederlo lì, dopo una carriera in fascia. La gara è brutta. Le difese a 3 sottolineano l'atteggiamento prudente di entrambi gli allenatori. Il campo pesante penalizza i giocatori di maggiore qualità, Cassano, fuori partita, e Barrientos, che lascia troppo solo Bergessio. Che al 33' esce acciaccato. Al suo posto dentro Maxi Lopez. Centravanti più classico. Ma di occasioni da gol neanche un indizio, comunque.

UN'OCCASIONE PER PARTE — Nel secondo tempo Donadoni inserisce Palladino per un Cassano svogliato oltre che inefficace. Il primo tiro in porta da raccontare arriva al quarto d'ora della ripresa: un destro potente ma centrale di Amauri, respinto da Andujar. Il Parma si fa preferire, adesso, sembra più fresco, e almeno abbozza qualche verticalizzazione, soprattutto in contropiede. La replica del Catania è griffata Plasil, il diagonale destro del centrocampista della Repubblica Ceca finisce appena largo. Mischie e lancioni si susseguono fino al 94'. Ma finisce 0-0. Si può, e si deve, fare di più.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
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23/09/2013 12:52

Juve, 2-1 al Verona:
reti di Tevez e Llorente

I bianconeri vanno sotto per la rete di Cacciatore, poi ci pensano Tevez e lo spagnolo titolare per la prima volta. La squadra di Conte a sempre -2 dalla Roma


La sentenza è senza appelli: Carlitos Tevez è un fenomeno. La Juventus dorme per mezzora con il Verona, va sotto di un gol, ma sistema tutto prima dell’intervallo, grazie soprattutto all’Apache, che pareggia con un destro capolavoro, lotta, mena quando c’è da menare, imposta e colpisce un doppio palo da manicomio con un tiro a girare. Il sorpasso, in pieno recupero, lo firma Fernando Llorente: incornata da ariete puro su centro di Vidal. La banda Conte torna dunque subito a vincere, e si mantiene a due punti dalla vetta.

CATENACCIO — Va di turnover la Juve: rispetto a Copenaghen, dentro Storari, Barzagli, Isla, Asamoah e Llorente fuori invece Buffon, Chiellini, Lichtsteiner, Peluso e Quagliarella. Mandorlini gioca a specchio: Gonzalez, Moras e Bianchetti a protezione di Rafael, quindi Cacciatore e Agostini larghi e molto bassi, Donati in regia, Romulo e Hallfredsson interni, Jorginho a ridosso di Cacia. Jorginho, però, in fase di non possesso va a uomo, a tutto campo, su Pirlo. L’inizio del Verona è parecchio rinunciatario: tutti dietro la linea della palla e ripartenze affidate a lanci lunghi, spesso poco precisi. Là davanti Cacia si batte come un leone, mette pure pressione ai centrali bianconeri, ma tirare verso Storari è impresa impossibile. Poi, nell’ultima fase del primo tempo i veneti prendono coraggio, alzano il baricentro, palleggiano con maggiore sicurezza e al termine di un’azione ben manovrata guadagnano il corner che porta all’1-0: è il 36’, centro da sinistra verso il secondo palo, colpo di testa di Moras e tocco vincente sotto misura di Cacciatore. Juve sotto per la terza volta consecutiva, ma come a Milano e in Champions la reazione è violenta, devastante, solo che questa volta porta anche i tre punti: al 40’, Tevez sfonda palo e rete con un diagonale di destro; cinque minuti più tardi lo stesso Apache, da sinistra, va di giro e colpisce entrambi i pali; quindi un salvataggio sulla linea di Cacia e il gran colpo di testa di Llorente, che completa la rimonta.


PIRLO NON GRADISCE — Nella ripresa, i campioni d’Italia mettono il pilota automatico, gestiscono in totale controllo e sfiorano il 3-1 con una bella punizione di Pirlo deviata in angolo da Rafael. Al 21’ si rivede Claudio Marchisio, boato al suo ingresso. Esce Pirlo, e il genio bresciano non sembra prenderla benissimo: se ne va direttamente nello spogliatoio, Conte lo segue con lo sguardo, ma non riceve saluti. Niente che possa comunque rovinare la festa degli oltre 40.000 tifosi che anche oggi (con la collaborazione della solita caldissima curva veronese) hanno riempito lo Juventus Stadium.

Mirko Graziano

Fonte: gazzetta
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23/09/2013 13:09

Derby, trionfa la Roma:
2-0 sulla Lazio e primato solitario

Dopo quattro stracittadine senza vittorie, la squadra di Garcia strappa i tre punti grazie alle reti nella ripresa di Balzaretti e Ljajic (su rigore), vola in vetta e ora attende l'esito del posticipo fra Milan e Napoli. Espulso il neo entrato Dias al 36' s.t.

La prima vittoria della Roma americana nel derby conferma quanto di buono mostrato sinora dalla banda Garcia. Squadra equilibrata, che concede poco agli avversari ed esce alla distanza sapendo colpire in maniera letale. La Lazio, un po’ troppo passiva, ha sperato che la macchina giallorossa frenasse e al momento dell’accelerata non è stata capace di restare in corsa. Decisivo l’ingresso di Ljajic che mette il sigillo nel finale procurandosi e realizzando il rigore del 2-0. Roma vola e rimane a punteggio pieno in vetta: era dal 1960 che non riusciva a vincere quattro partite di fila in avvio di campionato. La Juve e le altre sono avvertite. Garcia non è un bluff, anche se il suo “il derby non si gioca, si vince”, poteva sembrare un azzardo.


C’E’ GERVINHO — Garcia per il suo debutto preferisce lasciare in panca Ljajic e schierare il fidato Gervinho, che assicura maggiori equilibri in fase difensiva. Non a caso parte a destra, dal lato di Lulic. Petkovic risponde con un 4-5-1 ancora più coperto per evitare di rendere vulnerabili la coppia di centrali, non proprio titolare, Ciani-Cana. Ne viene fuori un primo tempo noioso e bloccato, come fosse una partita di fine stagione. D’accordo la temperatura è ancora estiva, ma i ritmi sono decisamente blandi e la voglia di scoprirsi un po’ quasi nulla. In avvio due raddoppi degli esterni laziali, con Cavanda da una parte e soprattutto Konko a sinistra (pericoloso il suo cross rasoterra dal fondo) sembrano mettere pepe alla partita. Impressione sbagliata, visto che per 45’ i portieri non subiscono un tiro degno di questo nome e potrebbero essere anche i raccattapalle a vivere qualche minuto di gloria fra i pali senza far danni. Garcia prova a invertire gli esterni offensivi, poi ad accentrare Gervinho per cercare il dialogo stretto con Totti. Pura accademia. L’unico mezzo brivido una punizione dalla trequarti del capitano romanista radiocomandata sulla testa di Gervinho, che schiaccia fuori da distanza ravvicinata. Poi ci prova Petkovic a invertire i suoi esterni, ma con Candreva liberissimo a sinistra, su una rapida ripartenza, Konko si incaponisce per vie centrali facendo svanire una parvenza di pericolo per la Roma.


EFFETTO LJAJIC — L’ingresso del fantasista serbo infiamma nella ripresa la partita e rompe gli equilibri. Ljajic gioca trequartista e soprattutto si butta negli spazi. Totti ora ha un interlocutore valido. Nel breve volgere di qualche minuto la Roma prende il sopravvento in velocità e crea pericoli. La Lazio però ribatte e colpisce una traversa con un colpo di testa da angolo, di Ciani. Poi Klose divora da pochi passi il cross di destro a giro di Lulic, che taglia l’intera difesa giallorossa. E’ l’istantanea dell’attuale Lazio: spuntata. La Roma appare trasformata e fa male con gli esterni. Maicon arriva al tiro ora con più facilità.

TIRO MANCINO — Ma è soprattutto Balzaretti a diventare decisivo, col suo sinistro prima colpisce il palo e, sul successivo calcio d’angolo (battuto corto e Totti solo con grave colpa della difesa laziale) il suo diagonale è perentorio e la Roma passa. Piange di gioia Balzaretti, per lui una giornata eccezionale come poche ne aveva vissuto nella capitale. Petkovic corre ai ripari inserendo Floccari come seconda punta, ma la Lazio non punge e non sembra avere nemmeno furore agonistico anche se Candreva percorre praterie. Irriconoscibili Klose e Hernanes, difficile inventare qualcosa. Petkovic teme l’espulsione di Ciani e lo sostituisce con Dias cacciato al primo fallo su Totti (forse eccessiva la valutazione “da ultimo uomo” di Rocchi). E così in contropiede più volte la Roma si avvicina al raddoppio che arriva allo scadere per un abbraccio inutile di Ledesma in area. Il 2-0 sancisce che questa Roma segna solo nella ripresa, ma è letale per tutti.

Maurizio Nicita

Fonte: gazzetta
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23/09/2013 13:13

Milan-Napoli 1-2, Britos-Higuain, Napoli in estasi.
Balotelli a due facce, il Milan è a -8

Gli azzurri vincono 2-1 a San Siro coi gol di Britos ed Higuain e raggiungono la Roma. Rossoneri in crisi, a -8 dalle prime. un grande Reina interrompe la striscia vincente di Super Mario che a fine partita perde la testa


“Che bella cosa” il Napoli di Rafa Benitez che espugna San Siro 2-1 e con la Roma mantiene il comando della classifica. Gli azzurri non vincevano a San Siro da 27 anni, era Maradona. Nei primi sei minuti gli azzurri soffocano il Milan costringendolo subito alla resa con il gol di Britos. La reazione rossonera è convincente, ma non scalfisce la buona organizzazione difensiva dei primi della classe, abili e sornioni a controllare l’avversario, per poi affondare l’avversario con una perla di Higuain nella ripresa.
Un risultato pronosticabile, ma fa scalpore, al minuto 62’, l’errore dal dischetto di Balotelli dopo 21 rigori realizzati. Questa volta l’ipnotizzatore è Reina che oltre al miracoloso intervento, si ritaglia la vendetta personale, sei anni dopo la finale Champions di Atene quando difendeva i pali del Liverpool. Balo si consola con un gran gol al 91’, ma poi perde la testa dopo il fischio finale e la protesta con l’arbitro gli costa il secondo e giallo e l’espulsione. Il k.o. è doloroso: con soli 4 punti e ben 8 dal primo posto, la crisi del Milan è annunciata. Mentre canta Napoli.

UNA CONFERMA — Sempre all’insegna dell’emergenza, i rientri di Abate e Poli sono già una buona notizia per Allegri che conferma Birsa alle spalle di Matri e Balotelli. Lo a preferisce a Robinho perché gli garantisce più copertura. Al contrario, con tutta la rosa a disposizione Rafa Benitez può anche lasciare in panchina Maggio, confidando sulla forma di Higuain, Insigne, Callejon. E Hamsik.


SCATTO DA BOLT — Il geniale slovacco lancia un segnale forte dopo 47 secondi: un sinistro alto ma eloquente. Prove generali. La Benitez Band - scatto da centometrista - è spettacolo puro. Ragiona a tutta velocità; scambi perfetti, mai nulla di casuale e il Milan cade nella sua trappola. Al 4’ Insigne pennella davanti ad Abbiati per Behrami che manda in tribuna la palla del vantaggio. Non c’è tempo per ragionare. Una manciata di secondi dopo Zapata fallisce un disimpegno; Hamsik raccoglie e serve Higuain che dal limite sfiora il palo alla destra di Abbiati. E al 6’ arriva il gol. Logico e naturale: cross dalla sinistra dell’area piccola di testa di Albiol per Britos che solitario insacca, sempre di testa. Rete che stenderebbe un toro. Il Milan traballa, ma rialza la testa sfruttando la classe del suo uomo migliore. Al 10’ Balotelli scalda le mani a Reina e al 12’ conclude di poco a lato una punizione. SuperMario si ripete al 13’, ma con destro debole che il portiere azzurro blocca a terra. Ma il Napoli torna a rullare. Hamsik è un tamburo; suo il colpo di testa al 15’ deviato di quel poco che basta da Zapata in angolo. Al 24’ Birsa scodella per la testa di Matri, la cui deviazione è troppo fragile per impensierire Reina. Lo sloveno è molto attivo ed è sua la girata al volo in area ribattuta al 29’ dalla difesa azzurra.


E SE SBAGLIA BALO — Uscito alla distanza, il Milan sfrutta il calo del Napoli, ma a mancare sono precisione nel tiro e più convinzione. Come capita ancora a Balotelli che al volo di destro al 33’ lancia in tribuna dopo un tiro cross di Abate deviato in angolo da Reina. Al 43’ Balotelli resta a terra dopo un contrasto con Behrami; problemi a un ginocchio da valutare negli spogliatoi. Ma all’inizio della ripresa la cresta rispunta. Ed è sempre lui a scuotere il Napoli, facendo reparto da solo. Al 4’, dopo un suo tiro deviato in angolo, Mexes da due passi sbaglia la conclusione sul secondo palo regalando la palla a Reina. Occasioni gettate al vento e di cui pentirsi amaramente, perché il Napoli sa anche essere cinico e spietato. Al 9’, infatti, Abbiati si fa battere con qualche responsabilità da Higuain sul suo palo con un rasoterra chirurgico. Dopo l’uscita di Birsa per Robinho e quella di Reina su Matri, cala il sipario sulla partita. Proprio così, perché al 17’ Balotelli dopo avere conquistato un rigore per un fallo di Albiol, si fa deviare il tiro dal dischetto dallo spagnolo. Capolavoro del numero 1 che ferma a 21 i penalty consecutivi trasformati dall’attaccante rossonero. Pandev che sostituisce Hamsik è utile per la standing ovation in un San Siro che sembra il San Paolo.


RIMONTA A METÀ — Il Napoli, forte del doppio vantaggio, rallenta, ma come fai a non applaudire lo scambio di Matri al 26’ con Balotelli e il bolide deviato dalla traversa? Oppure al 31’ quando Reina con un volo plastico dice ancora di no a SuperMario? Esce anche Higuain per Mertens, mentre Allegri lancia Niang per Poli e Nocerino al posto di Abate. Quattro punte per un’impresa colossale. Il Milan ci mette il cuore, segna con Balotelli a tempo scaduto, ma ci vorrebbe ben altro, oltre a un Matri più rodato, per scalfire il Napoli che centra l’obiettivo e aggancia la Roma sul tetto del campionato. Sognare non costa proprio nulla.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
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23/09/2013 13:17

SERIE A 2013/2014 4ª Giornata (4ª di Andata)

21/09/2013
Cagliari - Sampdoria 2-2
Chievo - Udinese 2-1
Genoa - Livorno 0-0
22/09/2013
Sassuolo - Inter 0-7
Atalanta - Fiorentina 0-2
Bologna - Torino 1-2
Catania - Parma 0-0
Juventus - Verona 2-1
Roma - Lazio 2-0
Milan - Napoli 1-2

Classifica
1) Napoli e Roma punti 12;
3) Inter, Fiorentina e Juventus punti 10;
6) Livorno e Torino punti 7;
8) Lazio e Verona punti 6;
10) Cagliari punti 5;
11) Milan, Udinese, Genoa e Chievo punti 4;
15) Atalanta punti 3;
16) Bologna, Sampdoria e Parma punti 2;
19) Catania punti 1;
20) Sassuolo punti 0.
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25/09/2013 05:06

Udinese-Genoa 1-0: tira Di Natale...
stacco vincente di Calaiò. Guidolin risale

Nell'anticipo della quinta di A i friulani battono i rossoblù 1-0 grazie ad una punizione velenosa del capitano mandata di testa in tuffo dalla punta appena entrata in campo


E' servito un tuffo di testa di... Calaiò per togliere le castagne dal fuoco a Guidolin e alla sua Udinese un po' attapirata degli ultimi tempi. Un gol cercato disperatamente e trovato dal solito capitan Di Natale con la partecipazione (attiva) dello sfortunato attaccante avversario appena entrato e subito decisivo (purtroppo per lui, negativamente). E così in coda ad una partita bene o male dominata, i friulani salgono a quota 7 punti lasciando a 4 e ai ricordi post-derby il Genoa di Liverani che invece deve svegliarsi (e subito) per far punti non solo nelle stracittadine...

SCHIERAMENTI — Due sorprese in avvio, cambiano infatti i partner d'attacco dei bomber Di Natale e Gilardino. Guidolin sceglie Maicosuel lasciando inizialmente in panchina Muriel, Liverani punta su Konate, senegalese di 21 anni in prestito dal Krasnodar (Russia) al posto del più esperto Calaiò.


SUPREMAZIA BIANCONERA — L'Udinese parte bene, attacca sin da subito. Di Natale si vede ribattere un destro potente al 15' sugli sviluppi di una punizione sul versante destro ma è Maicosuel a far gridare al gol il Friuli al 21' con un gran destro a girare che sfiora il palo alla sinistra di Perin (che appariva battuto). Il predominio bianconero lo si vede anche dal numero di corner: 4-0 dopo 25'. La prima risposta del Grifone arriva tre minuti dopo e porta la firma proprio dell'uomo meno atteso, Konate che ci prova di destro ma trova la pronta risposta di Kelava in calcio d'angolo. Al 30' gol annullato a Di Natale. Badu tira (con Totò in fuorigioco), Antonini tocca e il capitano bianconero in girata mette dentro. Orsato annulla per offside (e le nuove regole in materia gli danno ragione). Si resta sullo 0-0, al 34' su angolo sempre del capitano bianconero (che qualche minuto dopo si fa ammonire) Danilo di testa va vicino al gol.


PORTA SBAGLIATA — Nessun cambio nella ripresa, il Genoa prova a fare capolino dalle parti di Kelava e così Guidolin lancia nella mischia anche Muriel per Maicosuel spostando Pereyra sulla trequarti e affidando al duo Muriel-Di Natale la zona-gol. E il capitano costruisce due occasioni tra il 12' e il 13': prima si vede deviare in angolo una bella punizione, poi pennella per Naldo che di testa manda fuori di poco. Liverani ci ripensa e dà spazio a Calaiò (fuori Konate, non da bocciare la sua prestazione). Un sinistro di Bertolacci al 20' interrompe il monologo (comunque poco concreto) dei padroni di casa. Poi l'ex Lecce lascia il posto a Biondini (Liverani vuole coprirsi un po' di più), Muriel (dopo qualche rimprovero di Guidolin) si sveglia e va vicino al gol al 26'. L'Udinese è ormai stabilmente nella metà campo rossoblù e al 34' riesce a sfondare il muro ligure... grazie a Calaiò. E già, è infatti l'attaccante palermitano a mettere fortuitamente (con un colpo di testa in tuffo) alle spalle di Perin una punizione velenosa di Di Natale (e chi sennò). Liverani si gioca il tutto per tutto con Stoian e l'Udinese agisce di contropiede. Gli attacchi dei rossoblù sono però confusionari e Guidolin, senza soffrire quasi nulla, porta a casa tre punti preziosissimi.

Aldo Cangemi

Fonte: gazzetta
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26/09/2013 21:37

Bologna-Milan 3-3, i rossoneri
risalgono dall'inferno

Emozioni al Dall'Ara: segna Poli, Laxalt si esalta con una doppietta. Cristaldo prepara la marcia trionfale ma all'89' e al 92' Robinho e Abate evitano il disastro


La prima senza il Balo ha emesso un verdetto a metà: anche a Bologna il Milan è un mezzo disastro, ma è anche in grado di segnare tre gol senza la sua stella. Un’altra partita riacciuffata quando tutto sembrava fatto e scritto: dal 31 per i rossoblù al 3-3 nel recupero. Un’altra volta, al termine di un’ora centrale di gioco sotto la soglia della decenza. E’ un Milan che sa partire bene e finire bene, ma i buchi a metà partita sono imbarazzanti. I fattori utili a spiegare l’ennesima brutta prova sono essenzialmente due: il primo è che Matri, oltre a essere etereo per quasi tutta la partita, spreca due super occasioni, rendendo ancora più evidente l’assenza di Mario; il secondo è un’altra prova difensiva imbarazzante. In tutti i gol bolognesi i quattro davanti ad Abbiati combinano guai a ripetizione, spianando di fatto la strada alle reti avversarie.


BIANCHI K.O. — Un tracollo pesante non solo per la classifica, ma anche perché arriva a opera di una delle squadre partite peggio in questo avvio di campionato. Gli otto assenti sono tanti, ma non sono assolutamente sufficienti a giustificare una prestazione simile. Gli emiliani perdono proprio nelle ultime ore Bianchi, e così al centro dell’attacco Pioli piazza l’argentino Cristaldo, al debutto dal primo minuto. Ad assisterlo, qualche metro dietro, c’è Diamanti, al centro del tridente di trequartisti. Allegri opta per l’albero di Natale, con Robinho e Birsa alle spalle di Matri. Nella prima mezzora il Bologna evidenzia tutti i limiti tecnici e anche le paure di una classifica già angosciante. L’atteggiamento è timoroso e così il Milan col passare dei minuti si piazza più o meno stabilmente nella metà campo rossoblù.


ABATE SALVA IL MILAN — E al 12’, alla prima vera azione, è gol: magnifico assist di Robinho per Poli, che scarica in rete. La grande colpa rossonera è non sferrare il colpo del k.o., che potrebbe arrivare tre minuti più tardi: solo che Matri spedisce sopra la traversa un gol già fatto, da solo a due passi da Curci. Il Milan sembra padrone della situazione, ma di questi tempi la frittata difensiva è sempre in agguato. Infatti: entrata di Cristaldo in area su Robinho (sembra rigore), e sull’azione seguente la spizzata di testa dello stesso argentino, prolungata da Diamanti, manda in porta Laxalt, al battesimo assoluto in rossoblù. Nella ripresa arriva il tracollo. Il vantaggio bolognese è emblematico: Christodoulopoulos si beve Nocerino sulla fascia con una facilità disarmante e crossa per Laxalt, che sovrasta Abate e infila di nuovo Abbiati. Medesima facilità per il tris: Diamanti infila per Cristaldo, che sbuca fra Zapata e Mexes. Tutto molto, troppo facile. Il Milan avanza soltanto con la forza dei nervi e il risultato è una traversa di Mexes, qualche tiro di Matri rimpallato dalla difesa emiliana e il gol di Robinho a un minuto dal novantesimo. Sembra tutto finito, ma è proprio qui che esce fuori il Milan da rimonta: la firma è di Abate, che si fa perdonare una prestazione fin lì pessima. Infine l'ultimo guizzo di Diamanti che sfiora la vittoria scheggiando la traversa.

Marco Pasotto

Fonte: gazzetta
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26/09/2013 21:44

Chievo-Juventus 1-2, gol di Thereau,
Quagliarella e autogol Bernardini

Finisce 2-1 per i bianconeri a Verona: sull'1-1 annullato gol regolarissimo di Paloschi dopo una papera di Buffon. In gol Thereau e Quagliarella, poi Bernardini infila la sua porta


La rabbia e l’orgoglio dopo un primo tempo bruttissimo. La Juve vince a Verona rimontando il Chievo nella ripresa, ma sul successo pesa il grave errore del guardalinee Preti che ha annullato per un fuorigioco inesistente il gol di Paloschi che avrebbe riportato in vantaggio i gialloblù. Conte deve interrogarsi su una Juve ancora svagata in avvio e per la quarta volta consecutiva in svantaggio.

PRIMO TEMPO — Il tecnico bianconero insiste con il turnover: Stavolta restano fuori addirittura Tevez e Vidal oltre a Lichtsteiner, Bonucci, Asamoah e Vucinic. I titolari sono cinque o al massimo sei, in base allo status che viene dato in questo momento a Marchisio. Nuova occasione per Llorente, stavolta in coppia con Quagliarella. Sannino, invece, abbandona il 4-4-2 e opta per un accorto 5-3-2: chiare le intenzioni di bloccare le fasce e di intasare la propria trequarti per togliere spazio agli inserimenti di Pogba e Marchisio. E il piano riesce: il primo tiro della Juve arriva solo al 16’ ed è una conclusione senza pretese di Llorente. Più pericoloso è il colpo di testa di Pogba pochi minuti dopo, ma la palla finisce alta. Il Chievo è molto corto, i giocatori seguono le direttive di Sannino con grande attenzione e la Juve non trova sbocchi anche perché la manovra è abbastanza lenta. E al 28’ il Chievo passa addirittura in vantaggio: un rinvio errato di Buffon finisce a Sardo che pesca Thereau in area per la deviazione vincente. La reazione della Juve non è veemente, la produzione offensiva resta scarna: un tiro di Pirlo deviato in angolo, uno di Quagliarella respinto da Puggioni.

SECONDO TEMPO — Nessun cambio dopo l’intervallo, ma a essere diversa è la Juve. Dopo nemmeno due minuti Quagliarella pareggia al terzo tentativo: cross di Pogba, colpo di testa dell’attaccante, respinta di Puggioni, tap-in di Quagliarella, traversa e tocco decisivo da pochi centimetri. Ci si aspetta una Juve arrembante e invece Buffon sbaglia su tiro di Bentivoglio, Paloschi segna ma il guardalinee Preti si inventa un fuorigioco che non esiste. All’11’ Marchisio dà segni di vita costringendo Puggioni a una difficile parata. La Juve spinge e trova il vantaggio al 20’ grazie a un cross di Pogba (il migliore) deviato da Bernardini nella propria porta. E’ l’ultima emozione di una partita di cui si parlerà a lungo per il clamoroso errore arbitrale che l’ha caratterizzata.

G.B.Olivero

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26/09/2013 21:47

Lazio-Catania 3-1: Ederson-Lulic
L'aquila vola, siciliani a terra

I biancocelesti si rialzano dopo la cocente delusione del derby. Di Barrientos l'inutile rete del Catania che rimedia la quarta sconfitta su cinque partite e finisce in 10 (espulso Bellusci al 60'). Chiude Hernanes al 94'

Quattro gol, una serie di orrori, la Lazio che si rialza dopo il derby e il Catania che invece si interroga. C'è tutto questo dentro Lazio-Catania, partita che Petkovic porta a casa con la reti di Ederson, Lulic ed Hernanes. Tre facce da derby: il primo aveva fallito in pieno recupero il pareggio con la Roma, il secondo è ancora osannato per il gol alla Roma del 26 maggio scorso, il terzo è il grande escluso dopo il k.o. con la formazione di Rudi Garcia.


FESTIVAL DELL'ORRORE — La partita? Eccola. Il primo tempo sembra un film di Dario Argento e vai a capire chi ne combina di più. Forse il Catania, che trova subito il modo di regalare il vantaggio alla Lazio: ci pensa Andujar, al 4', a respingere in malo modo una punizione di Candreva, tanto che per Ederson è un gioco facile facile mettere dentro l'1-0. Pensi: partita in discesa per i biancocelesti. Vallo a dire a Cana, che due minuti più tardi, al 6', rinvia un pallone sui piedi di Barrientos, che solo davanti a Marchetti fa un cucchiaino e firma il pareggio. Di minuti ne passano altri tre e Lulic ha una doppia occasione in piena area, la prima salvata da Andujar e la seconda da Alvarez sulla linea.

CHE FATICA — Le squadre sono spaccate in due, le gambe sembrano pesanti già a metà primo tempo. E allora, dopo un paio di squilli per poco non andati a buon fine di Cana ed Ederson, un'altra frittata: stavolta la prepara Guarente, che perde un pallone non pressato sulla propria trequarti, dando modo a Lulic di penetrare centralmente e di baciare il palo con un destro per il 2-1. Festival completato? Neppure per sogno. perché alla giostra vuole iscriversi anche l'arbitro Irrati, che al 42' grazia Cana, che avrebbe meritato il secondo giallo per un intervento in scivolata.


ROSSO BELLUSCI — Forse la partita gira definitivamente dalla parte della Lazio in quel momento, se è vero che l'arbitro ammonisce per proteste Bellusci e poi lo stesso difensore del Catania, al 15' del secondo tempo, riceve il secondo giallo per un fallaccio su Onazi. A quel punto i siciliani, rimasti in 10, provano ad affidarsi all'estro di Leto: è lui a subentrare al giovane Petkovic, che Maran aveva preferito a un Maxi Lopez in ritardo di condizione. Gli orrori? Mica sono finiti. Perché l'arbitro Irrati non vede una gomitata in piena area di Spolli a Ederson (e conseguente rigore per la Lazio), mentre Floccari - è il 22' - non mette al sicuro la vittoria su passaggio illuminante di Ederson. Finita? Non ancora. Perché, dopo l'esordio di Perea e un paio di miracoli di Andujar su Hernanes e Gonzalez, è proprio il Profeta a firmare in pieno recupero il 3-1 con un tiro dal limite, togliendo dall'affanno una Lazio che pur rischiando poco non era riuscita a buttare fuori dalla partita il Catania.

Davide Stoppini

Fonte: gazzetta
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26/09/2013 21:52

Livorno-Cagliari 1-1, Luci al Picchi
ma poi ci pensa Ibarbo

Tra toscani e sardi un 1-1 che muove la classifica. Amaranto in vantaggio col capitano ma la squadra di Lopez merita il pari che arriva nella ripresa grazie ad un gol del colombiano

Livorno e Cagliari pareggiano 1-1 ma forse al Picchi escono tutti sconfitti. Nicola, che non prova minimamente (o quasi) a vincere una partita alla sua portata, e Lopez che gioca troppo tardi la carta Pinilla. Per il resto un predominio netto dei sardi che però non riescono a concretizzare la supremazia mostrata in campo. Poco male, in fondo entrambe le squadre muovono la classifica e fanno un passetto avanti (ma ce ne vorranno tanti altri) verso la salvezza. E difatti il pubblico di casa mostra di gradire il risultato applaudendo a lungo i propri beniamini a fine gara.

SCHIERAMENTI — Sorprese solo nell'undici dei sardi con Lopez che schiera Nenè e Ibarbo come duo offensivo con alle spalle Ekdal (Cossu è out) nelle vesti di "falso" trequartista. Slitta quindi l'esordio dal 1' di Ibraimi. Nel reparto arretrato Avelar "ruba" il posto a Murru che non va nemmeno in panchina. In casa Livorno era attesa l'assenza di Biagianti che dovrebbe recuperare per domenica. Al suo posto Duncan, in difesa rientra Emerson. Ad arbitrare l'incontro è Luca Pairetto, figlio d'arte. il papà - Pierluigi - ha smesso di dirigere gare di A nel '98.


LUCI AL PICCHI — Parte meglio il Cagliari che ci prova prima con uno sfondamento per vie centrali di Nainggolan (ottima chiusura di Schiattarella), poi con una penetrazione di Ekdal che si perde nell'ultimo tocco e conquista solo un corner, infine ancora col belga-indonesiano che scarica da lontano ma trova pronto Bardi alla parata in due tempi. il Livorno sembra subire ed anche un po' soffrire. Ma è tutta una finta... Infatti dopo un'azione un po' confusionaria e grazie ad un (auto)assist di... Avelar, Luci trova il destro vincente a due passi dalla porta nella prima vera offensiva dei padroni di casa. I sardi protestano al 29' per un braccio alto in area di Coda su punizione, Pairetto junior non se ne accorge (o non lo considera irregolare). Il Cagliari torna a spingere: Avelar prova col destro da fuori area (Bardi respinge coi pugni) e Astori di testa sfiora il palo su calcio d'angolo ma il risultato non cambia (ed anzi ad Emeghara viene annullato il 2-0 al 48' per fuorigioco millimetrico).


REAZIONE CAGLIARI — Niente cambi a inizio ripresa ma il Cagliari si fa sempre più pressante, il Livorno si rintana - troppo - indietro e finisce per subire il pari ad opera di Ibarbo che di piatto destro al 10' batte Bardi su appoggio (parrebbe fortuito) di Nenè. Nicola, invece di portare fuori la squadra, inserisce Belingheri - un centrocampista, seppur dal gol facile - per Emeghara. Il Cagliari però ormai imperversa: Ekdal fallisce un ottimo contropiede al 12', Nenè impegna seriamente Bardi con una punizione all'angolino dai 30 metri. Lopez ci crede ed inserisce Pinilla per Nenè: la punta cilena entra subito nel vivo del gioco (molto più di Nenè): al 27' ci prova dopo una bella azione dalla sinistra ma tira fuori, al 35' stacca di testa su cross di Perico, palla alta di pochissimo. Nel finale tira fuori la testa dal guscio anche il Livorno con una botta da lontano di Emerson deviata da Agazzi ma una sconfitta per il Cagliari sarebbe stata una punizione troppo pesante ed ingiusta.

Aldo Cangemi

Fonte: gazzetta
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26/09/2013 21:56

Napoli-Sassuolo 1-1, Zaza replica a Dzemaili:
Benitez, niente record e addio alla vetta

Botta e risposta nel primo tempo, poi gli azzurri soffrono: la striscia di vittorie consecutive si ferma a 4. Primo punto per gli emiliani, Di Francesco salva la panchina. Partenopei al secondo posto dietro la Roma, raggiunti dalla Juve


Delusione. Niente primo posto. Niente cinquina. Niente record. Il Napoli frena al San Paolo. È un eccellente Sassuolo da combattimento a prendersi la scena e a complicare i piani degli azzurri, lassù dove volano le regine del campionato. Il muro della squadra di Di Francesco resiste agli assalti dei tenori di Rafa Benitez. E alla fine il pareggio è il risultato più giusto: i tifosi napoletani s’illudono con Dzemaili in avvio, ma appena 5’ dopo è Zaza a versare acqua gelata sui padroni di casa, a caccia dell’ennesimo record (le 5 vittorie di fila di Ottavio Bianchi della stagione 1987-’88, conclusa con il 2° posto dietro al Milan).

PARTENZA SPRINT — Benitez ricorre ad un ampio turnover. Sei cambi rispetto all’ultima sfida col Milan (in campo Cannavavo, Fernandez, Armero, Inler, Mertens e Pandev). Subito al 4’ Higuain sporca i guanti di Pegolo con una forte conclusione dalla distanza. Al 6’ è Zaza a creare scompiglio, ma alla prima vera azione incisiva il Napoli passa: tocca a Dzemaili, al 14’, dal limite dell’area, infiammare la platea con il solito destro potente e preciso, su cui nulla può Pegolo. Il Sassuolo rifiuta a priori il ruolo di vittima sacrificale e al 19’ trova un gol da cineteca: lo firma ancora lui, Zaza, taglio di capelli alla Balotelli, servito in profondità da Kurtic (sull’attaccante è tenera la marcatura di Cannavaro), con un diagonale da posizione impossibile che finisce all’incrocio dei pali tra lo stupore dei napoletani. Che rivedono le streghe al 26’ quando Mesto e poi Reina respingono sulla linea le conclusioni di Zaza e Laribi. Ripartenze sorprendenti, quelle dei ragazzi di Di Francesco. Punti nell’orgoglio, gli azzurri premono sull’acceleratore e si riportano furiosamente nei sedici metri. Ci provano Higuain, Mertens e Inler, ma alla fine la diga del Sassuolo riesce a liberare l’area. Il primo tempo si chiude con un’altra proposta di marca neroverde: stavolta è una traiettoria carica di veleno di Kurtic, finita di pochissimo a lato, a far tremare la Benitez band.


REAZIONE — I tifosi del San Paolo comprendono il momento di difficoltà e incitano a più non posso i propri beniamini. All’8’ Mertens dribbla e Antei e prova la conclusione a giro. Un minuto dopo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Fernandez fallisce la più nitida delle palle gol tirando su Pegolo, tutto solo in mezzo all’area. All’11’ Di Francesco sostituisce Schelotto (che non gradisce affatto) si affida sulla fascia a Marzorati. Al 13’ Cannavaro libera un pericoloso spiovente di Kurtic, tra i migliori del Sassuolo. Lo sloveno è una spina nel fianco e al 23’ Cannavaro deve ricorrere a tutto il suo tempismo per salvare sul centrocampista lanciato a rete. Il Napoli fa una fatica tremenda: la difesa a 5 degli ospiti è attenta ed è difficile trovare un varco. Al 33’ Pegolo perde il pallone in uscita e per poco non ne approfitta Higuain: risolve Acerbi in extremis. Al 37’ Reina deve volare sul colpo di testa di testa di Kurtic. L’ultimo assalto porta la firma di Inler. Ma il suo tiro della distanza viene deviato in angolo da Pegolo. Al triplice fischio, i tifosi del Napoli lasciano lo stadio delusi. Complimenti a Di Francesco: con la prestazione ispirata e il pareggio di ieri salva la panchina e allontana le ombre di Di Carlo, Cosmi e Pea.

Alessio D'Urso

Fonte: gazzetta
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26/09/2013 22:03

Calcio. Serie A: Parma-Atalanta 4-3,
primo acuto. Amauri espulso per proteste

Si sbloccano gli emiliani: poker di gol nel primo tempo con Mesbah, Parolo e Rosi, poi il rosso dell'attaccante complica le cose. Inutili i gol di Bonaventura, Denis e Livaja, bergamaschi alla quarta sconfitta stagionale


Parma straripante, per la prima vittoria stagionale segna quattro reti in un tempo e travolge l’Atalanta. Tutto perfetto – bellissimi i gol di Mesbah, Parolo e Rosi – tranne l’espulsione di Amauri a inizio ripresa che per poco non riapre una partita già chiusa. Finisce 4-3, inutili i gol di Bonaventura e Denis (doppietta). Ora in classifica gli emiliani respirano con 5 punti, davanti al Milan e alla stessa Atalanta, ferma a 3.

CHAMPAGNE — Ci voleva l’Atalanta per svegliare il secondo peggior attacco della serie A. Nei primi 45’ della quinta giornata il Parma segna il doppio che nei primi quattro turni: apre Mesbah al 19’, con un gran tiro a giro che s’insacca all’incrocio dei pali. Un minuto e i bergamaschi pareggiano con Bonaventura, ma non dura: Parolo s’inserisce sulla sinistra e con una gran botta al volo firma il nuovo vantaggio emiliano. E’ il blackout: il terzo gol lo firma Rosi con un altro gran tiro dal limite, il quarto è di Parolo che ribatte in rete dopo il palo di Cassano. Colantuono trova la forza di tornare negli spogliatoi solo perché Denis, prima del tè caldo, salta Mirante e insacca con un tocco sotto: prima rete stagionale.


FOLLIA AMAURI — Il 4-2 è sinonimo universale di partita chiusa, ma non per il Parma di Donadoni. Passano 7’, Amauri scatta sulla sinistra e cade dopo un spalla a spalla con Yepes. Gervasoni fa segno di proseguire, l’italianobrasiliano lo insegue e dà fiato alla bocca. Rosso diretto. Colantuono non perde tempo: dopo Marilungo, dentro anche Maxi Moralez. Dall’altra parte Donadoni sacrifica Cassano (buoni tocchi, un palo ma ancora poca autonomia) e abbassa il baricentro dei suoi. Risultato: fa più l’Atalanta che in mischia trova il terzo gol con Livaja. Nel tutti contro tutti finale Sansone si divora il colpo del k.o. ma è ininfluente. Quarta sconfitta in cinque partite per Colantuono.

Gasport

Fonte: gazzetta
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26/09/2013 22:07

Sampdoria-Roma 0-2. Benatia e
Gervinho fanno volare i giallorossi

La squadra di Garcia (espulso) vince a Marassi e vola in testa da sola. Decidono i gol del marocchino e dell'ivoriano nella ripresa. Infortunio muscolare per Maicon

La Roma è una palude che tira giù. Sembra di poterla affrontare, anche sfidare apertamente, ma proprio quando ti senti all'altezza ti colpisce, letale, micidiale. Impossibile sfuggirle. Cinque successi in cinque giornate, primo posto in classifica e miglior partenza della storia in serie A.

RIPRESA LETALE — I giallorossi colpiscono nel secondo tempo, come sempre in questo campionato, grazie a Benatia, che inventa un'azione strepitosa, da attaccante funambolico: Sansone sonnecchia su una ripartenza, lui lo anticipa e punta deciso, passa tra Mustafi e Gastaldello, quest'ultimo lo atterra, ma lui, cadendo, beffa Da Costa con una conclusione incredibilmente precisa. Con il sigillo finale di Gervinho, smarcato in contropiede nel finale da un tocco di Totti, sono 12 le reti della Roma messe a segno nel secondo tempo, tutto il bottino della capolista solitaria, non accadeva da aprile 2010, quando cadde proprio a Marassi ad opera della Samp.

BUONA SAMP — Eppure Delio Rossi, specialista nello sfidare i capitolini, era riuscito ad imbrigliarli, tornando, a sorpresa, al 4-4-2. Chiuse le corsie laterali con De Silvestri e Gavazzi a destra, Costa e Wszolek a sinistra, soffocava il centrocampo con Obiang e Krsticic a specchio su Pjanic e Strootman, mentre Sansone, seconda punta al fianco di Gabbiadini, aveva il compito di rendere dura la vita a De Rossi. La squadra di Garcia faticava enormemente a trovare varchi utili, perdipiù nella fase finale del primo tempo perdeva Maicon, infortunato, sostituito da Dodò, con Balzaretti spostato a destra.


CHANCE, POI LA BEFFA — Proprio nell'attesa della sostituzione la Sampdoria creava la sua occasione migliore, al 34': Borriello inventava un retropassaggio sciagurato, Gabbiadini, particolarmente sveglio, anticipava Benatia e Castan e andava al tiro: bella e provvidenziale la parata di De Sanctis. Garcia veniva espulso per proteste nei confronti del quarto uomo. La Samp ci prendeva gusto e avanzava il baricentro, giusto in tempo per farsi colpire dal numero di Benatia e dal contropiede di Gervinho (primo gol in A), mentre, Pozzi, mandava alto di testa su cross di Gavazzi subito prima del 2 a 0 e dell'espulsione finale di Barillà per doppia ammonizione.

Alessio Da Ronch

Fonte: gazzetta
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26/09/2013 22:10

Serie A, Torino-Verona 2-2.
La doppietta di Cerci non basta

I granata passano due volte in vantaggio grazie alla doppietta dell'esterno. Prima Gomez e poi Jorginho riprendono la squadra di Ventura grazie anche all'apporto di Toni

Pari per 2-2 e ribaltoni continui tra Torino e Verona. I granata passano al 36' con Cerci implacabile dal dischetto, ma la risposta di Gomez, con l'1-1 al 44', è immediata. Al 7' della ripresa è ancora Cerci, al gol numero 5 in altrettante partite, a trovare nuovamente il vantaggio. Dall'altra parte, però, c'è un'altra colonna: Luca Toni. L'attaccante si procura il rigore del 2-2 e Jorginho trasforma.

TONI C'È — In vista del derby di domenica, Ventura tiene in panchina Glik, in diffida, e Immobile, reduce da un’influenza. Dentro Basha, Bellomo e Rodriguez, mentre davanti scelta praticamente obbligata con Cerci-Meggiorini. Nel suo 4-3-3, Mandorlini invece rispolvera Toni, con Jankovic e Gomez, e Albertazzi.

SPAZI CHIUSI — Il Verona occupa con criterio tutti gli spazi e tenta di far perdere il filo al Toro quando i granata girano la palla. La sfida non si schioda dal solito canovaccio per più di mezz'ora: in fase di ripiegamento, il modulo veronese diventa un 4-5-1 che soffoca i granata. Il Toro si mette lì, paziente, ma è costretto a giocare per linee orizzontali e non riesce a sfruttare il solito spunto di Cerci. Al 29’ l’azione che potrebbe spezzare una partita bloccata: in contropiede Bellomo sfonda al centro, apre su Meggiorini che mette subito in mezzo per Cerci. Proprio per anticipare l’esterno, Moras interviene e la sua palla svirgolata per poco non finisce nella porta di Rafael.


BOTTA E RISPOSTA — Tocca aspettare il 35’ per l’episodio decisivo: Rizzoli fischia rigore per un tocco di mano di Gonzalez e dal dischetto Cerci può firmare il quarto gol in 5 partite. Il Verona, comunque, trova il pari in chiusura di primo tempo, sull’asse Jorginho-Toni-Gomez. Il brasiliano naturalizzato italiano serve alla perfezione l’attaccante, che in spaccata col destro mette Juanito davanti alla porta: 1-1.

CERTEZZA CERCI — Subito in avvio di ripresa la palla schizza sul palo dopo un lavoro caparbio di Meggiorini contro Gonzalez al 2’. Fa pari il solito Jorginho con l’ennesimo suggerimento, sprecato stavolta da Gomez di testa sotto porta. All’8’ il Toro si scatena con il suo uomo più pregiato: Alessio Cerci. Un pallone strappato via in mezzo al campo e il tiro di Meggiorini preparano il pasticcio tra Rafael e i difensori. Un Cerci da fare invidia a Re Mida fulmina portiere e difesa: 2-1. I granata prendono fiducia e potrebbero chiudere la gara sul 3-1 se Meggiorini, dopo aver saltato Moras, non trovasse il palo sulla sua traiettoria.


IL DUELLO — Dall'altra parte Toni prova a trascinare nuovamente i suoi in partita, si sbatte in avanti, ma Rodriguez lo argina con grande scelta di tempo. Il duello si riaccende al 22', con l'attaccante che si guadagna un calcio di rigore, agganciato dal difensore granata. Jorginho dal dischetto mette il 2-2. Ventura si gioca la carta Immobile - per Meggiorini - per una ventina di minuti. Nel finale il 3-2 sul piede della punta ex Genoa che trova davanti a sé un Rafael super reattivo. Al 42' i granata chiedono un tocco di mano di Romulo in area, Rizzoli fa proseguire. Così anche nel recupero, quando D'Ambrosio va giù per una trattenuta nell'ultima azione. Finisce 2-2.

Azzurra Saggini

Fonte: gazzetta
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26/09/2013 23:20

Inter, 2-1 sulla Fiorentina e secondo posto

I nerazzurri battono 2-1 i viola in rimonta e agganciano Napoli e Juve al secondo posto. La squadra di Montella era passata in vantaggio al 60' con Rossi su rigore, al 72' il pareggio di Cambiasso, all'83' il grande gol del brasiliano che vale i 3 punti per Mazzarri


Jonathan che esce accolto dalla standing ovation di San Siro, Guarin che esce contestato e polemico col pubblico. La Fiorentina bella e possibile di sei mesi fa che esce battuta (dopo esser stata in vantaggio) dall’Inter, che nello stesso periodo era allo sfascio. Per favore, ridateci una certezza. Ci pensa Alvaro Pereira: contropiede 2 contro 0, parte a testa bassa, non la dà a un disperato Palacio e centra il portiere. Lui, almeno è rimasto lo stesso. Come Cambiasso: quando ti chiedi perché lo lascino sempre in campo, piazza la zampata del pareggio. L’Inter invece, è cambiata. La Fiorentina non pare essersi evoluta, con l’attenuante di quel Mario Gomez ai box: Mati Fernandez ha lunghe pause, Rossi ha pochi palloni, dietro ci si sbilancia troppo. La banda Mazzarri spicca il volo, vince il big-match, si piazza al secondo posto e conferma che darà filo da torcere a tutti.

INTER SECONDA — Non sarà sempre bellissima da vedere, ma è un tipo. E un tipo concreto: gli esterni corrono (quando Jonathan sembra involuto, piazza il golaço del 2-1, un esterno di controbalzo su cross di Alvarez), Taider è solido, Alvarez è indemoniato, la difesa è registrata, Handanovic è una sicurezza (chiude la porta a Ilicic che già sognava il 2-1). Non c’è la curva a festeggiare, non c’è Thohir, forse davanti alla tivù in Indonesia, c’è Moratti in tribuna. Certi mutamenti sono più lenti di quello Strama-Mazzarri.

I GOL — La partita si accende nella ripresa, dopo un primo tempo lento, molto lento. I primi due gol erano arrivati su azioni su azioni da palla ferma. Fermissima, al 15’ della ripresa: e saldissimi sono i nervi di Rossi, che trasforma un rigore concesso per fallo di Juan su Joaquin, trattenuto quando stava piombando su un cross in contropiede. In troppi, nella difesa viola, sono fermi al 27’, quando sugli sviluppi di un angolo nasce una mischia, risolta da Cambiasso in girata dal limite dell’area piccola.

POSSESSO E NON POSSESSO — A San Siro si affrontano due scuole filosofiche, ma con applicazioni pratiche del pensiero non sempre funzionanti: la Fiorentina, col 4-3-2-1, esprime un tiki-taka ad andamento lento, un possesso palla spesso orizzontale e un po’ da sbadigli. L’Inter mazzarriana è all’estremo opposto: si interessa della palla solo se c’è modo di puntare la porta. Cosa non sempre possibile, specie nel primo tempo, quando alcuni dei suoi uomini vanno a scartamento ridotto. Quindi per lunghi tratti si limita a coprire il campo. Con ordine, per carità. E quando si apriranno gli spazi, li sfrutterà, eccome.

JOAQUIN E ALVAREZ — All’interno di questi due “pensieri unici” ci sono eccezioni. Joaquin è quello ospite: forse il meno adatto alla fitta rete di passaggi, perché è uomo che tende alla verticalità. Punta sempre, e forse anche per questo è il più pericoloso: un paio di tiri mettono paura a Handanovic, poi si fa mettere giù in area e rimedia il rigore. Fra i nerazzurri non si adatta ai momenti di torpore Ricky Alvarez, perché in questo momento pare giocatore caduto in una tinozza di bevanda energetica da piccolo. Contrasta, ruba palloni, riparte, prova sempre la giocata. Manca solo la stoccata finale, ma non è sempre Sassuolo. Basta un assist, comunque, per continuare la favola dei “miracolati”.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
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26/09/2013 23:26

SERIE A 2013/2014 5ª Giornata (5ª di Andata)

24/09/2013
Udinese -Genoa 1-0
25/09/2013
Bologna - Milan 3-3
Chievo - Juventus 1-2
Lazio - Catania 3-1
Livorno - Cagliari 1-1
Napoli - Sassuolo 1-1
Parma - Atalanta 4-3
Sampdoria - Roma 0-2
Torino - Verona 2-2
26/09/2013
Inter - Fiorentina 2-1

Classifica
1) Roma punti 15;
2) Napoli, Inter e Juventus punti 13;
5) Fiorentina punti 10;
6) Lazio punti 9;
7) Livorno e Torino punti 8;
9) Udinese e Verona punti 7;
11) Cagliari punti 6;
12) Milan e Parma punti 5;
14) Genoa e Chievo punti 4;
16) Bologna e Atalanta punti 3;
18) Sampdoria punti 2;
19) Catania e Sassuolo punti 1.
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28/09/2013 22:13

Genoa-Napoli 0-2, doppietta di Pandev:
notte in vetta per Benitez, Liverani rischia

Riscattato il pari col Sassuolo: azzurri di nuovo al comando in attesa di Roma-Bologna. Stavolta il turnover funziona: il macedone si sblocca, risultato già in cassaforte con Hamsik e Higuain in panchina in vista della gara di Champions con l'Arsenal


Napoli in festa: di nuovo primo, per una notte, in attesa di Roma-Bologna di domenica sera. Aveva ragione lui, Rafa Benitez, quando a dispetto di tutto e di tutti, dopo il pallido pari contro il Sassuolo, santificava come un male necessario il turnover, se i napoletani vogliono davvero arrivare lontano. Si è permesso il lusso di lasciare in panchina Higuain e Hamsik, eppure gli è bastato meno di mezz’ora per avere ragione di un Genoa (quarto k.o. in sei gare: il futuro di Liverani sulla panchina rossoblù è a rischio) che se da una parte ha rinforzato la mediana con Kucka (al posto di Lodi, il grande escluso della sfida), dall’altra è ricaduto alla fine sempre negli stessi errori. Squadra timida, impacciata, con poche idee e sterile in attacco, a parte qualche accelerazione senza fortuna nella ripresa. Così non si va lontano.

ELOGIO DEL CINISMO — Il Napoli per un tempo viaggia a un ritmo altissimo, affonda sulla corsia di sinistra, fa magie con Insigne, e al primo errore vero della difesa rossoblù va a segno con uno dei due sigilli di giornata di Pandev, bravo ad approfittare di un tocco sbagliato di Kucka, infilando di sinistro Perin sul primo palo dopo essersi liberato di Gamberini con una finta. Lì diventa evidente il canovaccio della serata: Genoa costretto a un vano inseguimento, visto che Pandev (tornato al ruolo più congeniale di seconda punta) prima della mezz’ora raddoppia con un diagonale di sinistro su imbeccata di Insigne (deviata da un avversario). Neppure l’inserimento di Stoian da parte di Liverani - che porta il Genoa a un 4-4-2 più equilibrato - sposta il baricentro di una partita già segnata nell’intervallo. Il Grifone finisce all’inferno dopo una giornata da spettacolo sugli spalti. Bravi tutti, genoani e partenopei (seimila tifosi al seguito della capolista), forti di un gemellaggio che riunisce prima, durante (le due tifoserie hanno assistito fianco a fianco alla partita in gradinata sud: nient’altro da aggiungere) e dopo la sfida del Ferraris.

RISVEGLIO TARDIVO — Neppure l’azzardo di Santana terzino sinistro al posto di Antonini, seguìto dall’innesto del deb Fetfatzidis è servito a ribaltare il risultato. Nella ripresa il Napoli ha badato soprattutto ad evitare rischi, perdendo un po’ di forza offensiva, ma ritrovando maggiore convinzione con l’ingresso di Higuain. Napoli in festa, il Genoa trema: Preziosi ha già contattato Gasperini per chiedergli di tornare sulla panchina del Grifone. Dopo l’era di Bagnoli, è stato quello del tecnico di Grugliasco il miglior Grifone del secondo dopoguerra.Liverani, da parte sua, chiede tempo per inserire gli esterni, arrivati negli ultimi giorni di mercato.

Filippo Grimaldi

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Milan-Sampdoria 1-0,
gol di Birsa per 3 punti d'oro

Senza il tifo della Curva Sud i rossoneri soffrono ma tornano alla vittoria grazie a un gol dello sloveno nella ripresa. Blucerchiati pericolosi nel finale


Stavolta basta Birsa. Nel giorno del record negativo di abbonamenti dell'era Berlusconi (23.372) e a poche ore dal compleanno del presidente, il Milan batte la Samp, trova la seconda vittoria in campionato e riprende fiducia in vista della gara di Champions con l'Ajax. Senza lo squalificato Balotelli e gli infortunati Kakà, El Shaarawy e Montolivo, ci pensa il trequartista di scorta arrivato via Genoa (ultima stagione nel Torino) a togliere Allegri dai guai. E pazienza se comunque il Milan non ha brillato e ha sofferto fino alla fine. In questo momento conta solo vincere, e non subire gol per una partita per Allegri è già un bel passo avanti.

CURVA CHIUSA — Prima della partita, circa 300 tifosi hano manifestano davanti all'ingresso della Sud per protestare contro la chiusura della Curva per i cori razzisti durante Milan-Napoli. Gli ultrà espongono lo striscione: "La chiusura del settore non cancella l'odore. Napoli merda". Alcuni cori anti Napoli si ripetono anche all'interno dello stadio durante la partita, provocando l'intervento dello speaker.


SENZA SPUNTI — Primo tempo noioso, il ritmo è molto basso e il Milan è lungo fin dall'inizio. Gli Allegri boys hanno una fiammata intorno alla mezzora, ma gli effetti sono minimi, tant'è che il primo tempo si chiude senza tiri in porta rossoneri. Anzi, l'occasione migliore capita alla Samp: colpo di testa di Costa (che l'anno scorso a San Siro aveva segnato il gol partita) su calcio d'angolo, Zapata beffato e palla che finisce fuori di poco.

CI PENSA BIRSA — Matri è inconcludente (nel secondo tempo cicca due occasioni), Robinho ha solo qualche guizzo ogni tanto, l'unico che si dà da fare è Birsa. Non a caso è lui a segnare il gol che sblocca la partita al 2' della ripresa: destro che mette k.o. Da Costa. Il Milan potrebbe ammazzare la Samp segnando il raddoppio due minuti dopo, ma Robinho a porta vuota sbaglia sull'assist di Poli. Nella Samp si salvano Obiang e Mustafi, l'attacco è troppo leggero e la reazione non arriva neanche dopo il vantaggio rossonero. Gabbiadini è troppo solo e meno ispirato del solito ma con l'ingresso in campo dell'ex Petagna (curioso che l'esordio con la Samp sia arrivato proprio a San Siro) al posto suo la musica non cambia. Così la Samp rimanda ancora la prima vittoria in campionato e resta ferma a quota due, impelagato nella zona buia della classifica. Delio Rossi dovrà rimettersi subito al lavoro per vincere lo scontro diretto con il Torino, Allegri invece finalmente passerà una nottata tranquilla.

Fabiana Della Valle

Fonte: gazzetta
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29/09/2013 21:43

Torino-Juventus 0-1, ci pensa Pogba.
Ma c'era fuorigioco

Derby vinto, agganciato il Napoli. Partita muscolare risolta a inizio ripresa dal francese, che ribatte a rete dopo la traversa colpita da Tevez in posizione irregolare


Il Toro resta scornato una volta di più, senza far molto per scrollarsi di dosso la maledizione che non lo vede vincitore nel derby da 18 anni. Ma il modo in cui la Juventus porta a casa la gara farà discutere una volta di più, perché il gol-partita irregolare di Pogba fa il paio con quello ingiustamente negato a Paloschi mercoledì scorso a Verona. Aspettando la Roma e l’Inter, i bianconeri incamerano tre punti nella sesta giornata di serie A e tengono il passo del Napoli. Un successo pesante, perché i turni di campionato pre-Champions sono sempre insidiosissimi. Ma viziato di nuovo da un fuorigioco, come quello sul Chievo al Bentegodi.


SQUADRE A SPECCHIO — Conte pensa (anche) al Galatasaray e tra i quattro moschettieri del centrocampo dà riposo a quello che ha più battaglie alle spalle, ossia Pirlo. Il diversivo, sia pure annunciato, è la presenza di Giovinco, rispolverato in attacco insieme a Tevez. Ma se l'intento è quello di prendere in velocità i grossi centrali granata, nei primi 45’ i bianconeri fanno tutto ciò che serve per far rimpiangere gli attaccanti più prestanti: qualche lancio lungo di Bonucci, un paio di cross interessanti da destra (sul migliore, Vives ripiega in tempo su Giovinco). Roba per Vucinic o Llorente, non certo per la "Formica atomica". Il Toro è attento, ma iper-prudente: quando il pallone arriva a Cerci, il capocannoniere della serie A ha sempre addosso Chiellini più l’eventuale raddoppio. Conclude a rete pericolosamente solo su punizione. E Darmian e D'Ambrosio, nel 3-5-2 di Ventura che fa "scopa" con quello avversario, varcano raramente la metà campo. Lo 0-0 all’intervallo è scontato e grigio come il mezzogiorno torinese in autunno.

LA TOPICA — Se nel primo tempo Padelli e Buffon non sono praticamente mai chiamati in causa, il portiere del Torino è decisivo in avvio di ripresa per dire di no a Giovinco, liberato al tiro da ottima posizione. E’ il preludio del gol, la Juve è più determinata e si vede: al 9’, Giovinco batte un corner, Tevez centra la traversa in mischia e Pogba ribadisce in rete. Proteste granata poco convinte, invece ce ne sarebbe motivo: l'Apache è in fuorigioco. Ventura aggiunge Meggiorini all'attacco, il Toro realizza il torto subìto e s'innervosisce per un paio di decisioni di Mazzoleni, surriscaldando ulteriormente il clima. In campo, però, succede poco. E’ di Vucinic, subentrato a Giovinco, l’occasione migliore, ma Padelli vola in tuffo. Poi, dopo un ultimo disordinato assalto granata, il fischio finale. Conte corre negli spogliatoi in giacca e cravatta, Ventura lo segue in tuta: l’anima borghese e quella operaia della città hanno la loro rappresentazione plastica nello stile dei due tecnici a bordocampo. Ma non è tempo di stereotipi e sociologia spicciola: è tempo di polemiche. Ce ne saranno parecchie anche oggi, garantito.

Stefano Cantalupi

Fonte: gazzetta
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29/09/2013 21:48

Atalanta-Udinese 2-0.
Decide una doppietta di Denis,
rigore cancellato ai friulani

Sesta giornata, il centravanti nerazzurro rompe l'equilibrio allo scadere del primo tempo poi raddoppia nella ripresa. La squadra di Colantuono torna alla vittoria


Tanta Atalanta, una spruzzata di Udinese. L'inventario di novanta minuti a tinte nerazzurre parla di due gol di Denis, possesso del campo sbilanciato dalla parte dei bergamaschi, e per i friulani un rigore assegnato e poi cancellato (per fuorigioco di Danilo). Atalanta batte Udinese 2-0, e, polemiche per l'episodio del rigore annullato a parte, è un ritorno alla vittoria meritato per la squadra di Colantuono.


CUORE ATALANTA — L'urlo di Denis allo scadere del primo tempo è il manifesto di come l'ottimismo delle buone intenzioni possa infrangere anche il muro del razionalismo tattico espasperato. Spezzando l'equilibrio di una partita nella quale, nonostante la prova di grande cuore dell'Atalanta, non s'intravedeva l'alba di un sussulto di emozioni. La sintesi: Atalanta garibaldina, Udinese in trincea. Bergamaschi in attacco per tutto il primo atto, motivati a mille a interrompere la striscia negativa, Udinese blindata e arroccata nella propria metà campo, recita a memoria la lezione tattica impartita da Guidolin. Atalanta non spettacolare, certo, ma alla pattuglia di Colantuono non manca il carattere. C'è il pressing, c'è l'intensità, arrivano - seppure col contagocce - le occasioni da rete. Ce la mette tutta l'Atalanta, volitiva e generosa, che non regala punti di riferimento alla fanteria del centrocampo di Guidolin (Udinese compatta, con un baricentro bassissimo), e imprevedibile grazie alla mobilità di Bonaventura e di Moralez.


E POI DENIS — Punge poco però l'Atalanta, recrimina almeno in due occasioni l'assegnazione di un rigore (all'11' contatto dubbio Bonaventura-Heurtaux, e cinque minuti dopo cade ancora Bonaventura in area, stavolta messo giù da Basta), e spreca l'occasione più ghiotta con un'incornata di Denis (alla mezzora). In mezzo uno squillo (ancora di testa) di Stendardo (20': Kelava in angolo) e un tentativo di Moralez (26', ancora no di Kelava). E l'Udinese? Soffre, stringe i denti, galleggia davanti alla propria area di rigori quasi in apnea, e si fa vedere con la sola fiammata, in contropiede, con un impreciso Maicousel (21'). Atalanta di cuore, Udinese in trincea. E quando l'equilibrio sembra accompagnare le squadre all'intervallo, ci pensa Denis (45') a rompere l'incantesimo.

RIGORE CANCELLATO — Solitamente, il veleno è nella coda. E invece a Bergamo il teorema viene capovolto. Perché l'episodio che fa e farà discutere (a lungo) capita tra il primo e il secondo minuto della ripresa. Sugli sviluppi di un calcio di punizione dalla destra per l'Udinese, in area Stendardo tira la maglia a Danilo che cade in area. Giacomelli non ha nessun dubbio e assegna il calcio di rigore. Ma quando Di Natale era già sul dischetto, interviene il collaboratore dell'arbitro, Faverani. E' lui a segnalare a Giacomelli che Danilo è partito in posizione irregolare, in fuorigioco. Il gioco resta fermo per otto minuti e alla fine Giacomelli cancella il rigore tra le proteste dei friulani. L'Atalanta sbanda, ma non concede più crepe. E così, al 18', altra fiammata di Denis. Stavolta l'attaccante bergamasco espone in vetrina un diagonale rasoterra, imprendibile per Kelava. E' il timbro del 2-0, la doppietta di Denis. L'Atalanta torna a vincere e si rimette in pista. Udinese, domenica no. Nonostante il rigore cancellato.

Gasport

Fonte: gazzetta
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