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Campionato di calcio di Serie A 2015/2016

Ultimo Aggiornamento: 22/05/2016 00:34
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18/10/2015 23:46

SERIE A 2015/2016 8ª Giornata (8ª di Andata)

17/10/2015
Roma - Empoli 3-1
Torino - Milan 1-1
18/10/2015
Bologna - Palermo 0-1
Atalanta - Carpi 3-0
Frosinone - Sampdoria 2-0
Genoa - Chievo 3-2
Napoli - Fiorentina 2-1
Sassuolo - Lazio 2-1
Verona - Udinese 1-1
Inter - Juventus 0-0

Classifica
1) Fiorentina punti 18;
2) Roma e Inter punti 17;
4) Napoli, Sassuolo e Lazio punti 15;
7) Torino e Atalanta punti 14;
9) Chievo punti 12;
10) Sampdoria punti 11;
11) Palermo, Genoa e Milan punti 10;
14) Juventus punti 9;
15) Udinese punti 8;
16) Frosinone e Empoli punti 7;
18) Verona e Carpi punti 5;
20) Bologna punti 3.

(gazzetta.it)
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24/10/2015 23:26

Empoli-Genoa 2-0, Krunic e Zielinski fanno respirare Giampaolo

Il bosniaco regala il vantaggio ai suoi (primo gol in Serie A), nella ripresa chiude i conti Zielinski.
Il Genoa fuoricasa non incide: 1 solo punto in 6 gare



Giampaolo aveva parlato di partita della svolta per il suo Empoli e forse davvero questa vittoria significa inizio di un nuovo campionato. Non c’è inversione di tendenza invece per il Genoa, che in trasferta continua a mostrare il suo volto peggiore: stavolta non solo per il risultato (fuori casa prende gol da 13 partite di fila e non vince da maggio: in questo campionato ha segnato appena un gol), ma anche per la prestazione complessiva, a livello di singoli (gravi gli errori di Gakpé e Marchese, determinanti per i due gol) e di gruppo. Esattamente al contrario dell’Empoli: è stata la vittoria della concentrazione, della determinazione, ma anche di un gioco che non rinnega il passato con Sarri.

LE SCELTE — Ancora senza Saponara, l’unico vero dubbio per Giampaolo era a chi affidare il ruolo di trequartista: dare continuità a Krunic, come ha poi effettivamente fatto, oppure provare la soluzione Paredes o Zielinski, entrambi invece schierati da interni del 4-3-1-2, ai fianchi del confermato Diousse. Dunque Buchel dirottato in panchina e Pucciarelli come sempre libero di muoversi alle spalle di Maccarone. Gasperini ha cambiato due terzi della difesa, dando riposo sia a Burdisso che a De Maio: dunque Munoz centrale fra Izzo e Marchese; a centrocampo Ntcham per lo squalificato Dzemaili e, senza l’infortunato Pandev, fiducia al tridente offensivo Gakpé-Pavoletti-Perotti.


PRIMO TEMPO - Nonostante il diverso modulo difensivo (Empoli a quattro, Genoa a tre) le due squadre quasi si sono specchiate, finendo per autoannullarsi, più attente a non scoprirsi troppo che ad aprirsi spazi verso la porta, magari rischiando un po’. Con il passare del tempo lo ha fatto un po’ più l’Empoli, trovando il sopravvento a centrocampo grazie al lavoro di Paredes e Zielinski, superiori a Ntcham e Tino Costa, e alla crescente fiducia di Krunic, che già prima di portare in vantaggio l’Empoli al 44’, aveva cercato la porta poco dopo la mezzora, con un tiro non molto alto sopra la traversa. E l’1-0, preceduto da una punizione di Paredes respinta con un guizzo da Perin, è stato conseguenza del primo, vero errore di un singolo: nella fattispecie Gakpé, che ha perso palla a centrocampo e l’Empoli è schizzato in contropiede con una combinazione fra Pucciarelli e Zielinski che ha messo in mezzo dalla sinistra, per l’inserimento vincente di Krunic, al primo gol in A.


SECONDO TEMPO - Gakpé aveva provato a reagire subito costringendo Skorupski ad alzare un suo tiro sopra la traversa, ma la vera sterzata ha provato a darla Gasperini, che ha rinunciato allo spento Perotti: Lazovic largo a destra e Ntcham spostato dietro le punte. Neanche il tempo di trovare i giusti equilibri e un minuto dopo l’Empoli ha raddoppiato: incursione sulla destra di Krunic che ha lasciato sul posto Marchese, colpo di testa di Maccarone sulla traversa e tap in vincente di Zielinski, anche lui alla sua prima gioia in serie A. A quel punto si è solo intravisto come il Genoa avrebbe potuto cambiare: la squadra di Gasperini è stata più vivace ma non più incisiva e ha sfiorato il gol, due volte, solo nel finale, prima con Gakpé e poi con Capel, ma dopo aver rischiato il 3-0, sprecato da Krunic su invito di Livaja.

Andrea Elefante

Fonte: gazzetta
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24/10/2015 23:29

Carpi-Bologna: 1-2. Apre Letizia, Gastaldello e Masina salvano Rossi

La squadra di casa si porta in vantaggio con il gol del terzino napoletano, ma rimane in dieci per l'espulsione di Lollo.
Nella ripresa il difensore rossoblù pareggia i conti.
Il forcing finale regala a Rossi la prima vittoria in trasferta che salva la panchina



Rossi si salva grazie a un ragazzo, Adam Masina, classe ’94, che mette dentro da pochi passi un cross di Brienza. Finisce 2-1 per il Bologna, una partita giocata sul filo dei nervi. Ma si rompe la serie bestiale di 7 sconfitte in 8 partite. Al Carpi restano i rimpianti, a cominciare dall’espulsione di Lollo che li lascia in dieci per un’ora.

PAURA — Eppure nel primo tempo c’è solo la squadra di casa, Sannino non rischia e conferma il 3-5-2 con un’ala in meno (Di Gaudio) e un mediano in più (Lollo). Si capisce subito che il Bologna è terrorizzato, subisce senza reagire. Non è che il Carpi faccia cose straordinarie, ma gioca con più leggerezza e meno paura, puntando sulla vivacità di Silva e Matos. E proprio dalla sinistra nascono le idee migliori. Al minuto 24 ecco il gol, il primo in A di Letizia bravo a sfruttare un’azione insistita di Borriello. Ma ci sono due punti interrogativi grossi come una casa: all’inizio c’è un fallo di Gabriel Silva che frana su Mounier, poi Letizia segna in fuorigioco, anche se di poco. Cinque minuti dopo, Cofie sfiora il raddoppio con un gran tiro da fuori, Da Costa respinge alla grande. L’altro episodio chiave è l’espulsione (giusta) di Lollo che stende il frastornato Krafht e incassa il secondo giallo. Con l’uomo in più, il Bologna prova a costruire qualcosa e, finalmente, al 43’ si vede Destro: bella girata al volo di sinistro su cross di Molina. Belec manda in angolo.

CHE FINALE — Nella ripresa, il Bologna si trasforma: trova subito il pareggio con Gastaldello che ribatte un tiro di Rizzo finito sul palo. Poi la squadra di Rossi si butta in avanti e occupa stabilmente la metà campo avversaria, creando diverse occasioni. E’ un assedio costante, ma poco lucido: la superiorità numerica facilita molto le cose. E in pieno recupero, ecco il 2-1 salva panchina: cross di Brienza, la difesa dorme, Belec pasticcia e Masina mette dentro.

Guglielmo Longhi

Fonte: gazzetta
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24/10/2015 23:33

Palermo-Inter 1-1: Gilardino replica a Perisic,
terzo pari di fila per Mancini

Botta e risposta tra il 15' e il 21' della ripresa, poi i nerazzurri
restano in dieci per l'espulsione di Murillo e sfiorano il colpaccio con Guarin e Biabiany.
Nerazzurri primi, ma solo per una notte


In fondo un pareggio a Palermo può andare bene. Certo, ma non con questo spirito. L’Inter si blocca 1-1 al Barbera (Perisic e Gilardino) allungando l’astinenza dalla vittoria. Mancini si prende il punto e basta.


LE SCELTE — Tre partite in otto giorni e Roberto Mancini ruota un po’ la rosa. Fuori Melo (diffidato, così come Guarin) e dentro Kondogbia, fuori Santon e dentro Nagatomo (degli esterni a disposizione è quello più considerato oltre ai titolari). E poi il “tridente” classico con Jovetic e Perisic a sostegno di Icardi. Beppe Iachini conferma la squadra che ha vinto a Bologna domenica scorsa e rimette in campo il 3-5-2 con Vazquez vicino a Gilardino. Il primo quarto d’ora mostra un’Inter che sugli esterni è molto mobile trasformando il 4-4-2 in 4-2-3-1 con Guarin e Perisic. Ma dalla lezione tattica il primo tiro che emerge è del Palermo: lancio di Maresca per Vazquez, sinistro che Handanovic respinge. I nerazzurri sembrano un gruppo di cingolati che fatica a mettersi in moto. Anche Jovetic, l’uomo con più fantasia, rema molto. Il suo destro del 23’ nel cielo siciliano ne è la prova. Più oliato il Palermo e lo dimostrano 60 secondi di buon calcio a cavallo tra il 26’ e il 27’. Prima Gilardino di testa lascia un gradino sotto Miranda e di testa manda fuori di poco, poi Vazquez chiama ancora Handanovic alla parata dall’interno dell’area. I brividi interisti sono di pericolo scampato. Kondogbia si prende un giallo e rischia il secondo nel giro di 7 minuti, bravo Doveri che vede la simulazione di Vazquez nel secondo intervento (dubbio).


I GOL — L’Inter tenta di essere meno timida a inizio ripresa. La punizione di Jovetic del 6’ è bella stilisticamente così come la parata di Sorrentino che sposta la palla in corner. Dieci minuti e Mancini stende sul Barbera il primo cambio: dentro Biabiany per uno spaesato Kondogbia (Guarin scivola al centro, il francese ex Parma si sistema a destra). Il destino decide che il cambio si doveva fare. Doveri non interviene nel contatto Miranda-Vazquez nell’area nerazzurra e sul ribaltamento nasce un nuovo film. Jovetic apre per Biabiany, cross basso e Perisic deposita in rete a porta vuota il gol più semplice. Inter in vantaggio senza uno straccio di prove che fosse meritato. Infatti dura 6 minuti. Vazquez ributta una palla nell’area affollata da un corner, pesca due deviazioni avversarie (Murillo e Miranda) e una amica (Gilardino) che equilibra la serata. Per l’attaccante campione del Mondo 2006 è l’ottava meraviglia contro l’Inter.

CHE FINALE — Il Barbera diventa acusticamente inaccessibile per i nerazzurri. La squadra di Mancini prova ad alleggerire l’atmosfera con un paio di tiri da lontano. Guarin (con l’aiuto di una deviazione di Maresca) obbliga Sorrentino a volare all’incrocio mentre sul mancino di Telles deve solo tenere la posizione. La sorpresa della ripresa è l’uscita del capitano, Icardi, bocciato e apatico. Dentro Ljajic. Un minuto e la situazione si complica. Espulso Murillo per doppio giallo. Guarin parte con la sua miglior caratteristica, ovvero lo strapotere fisico che lo porta con la palla dalla sua area al limite di quella avversaria scaricando un destro di poco fuori dallo specchio. La pressione del Palermo non produce molto nel finale, semmai è l’Inter con Biabiany (miracolo di Sorrentino) ad accarezzare l’idea della vittoria. Finisce con un pareggio che al Palermo sta stretto e all’Inter pure. Non per la prestazione, ma per il punticino che la rimette in testa insieme alla Fiorentina per una notte senza brillare, anche se domani sarà di nuovo seconda, perché una tra i viola e la Roma la scavalcherà di sicuro.

Matteo Brega

Fonte: gazzetta
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25/10/2015 15:06

Sampdoria-Verona 4-1, un poker rilancia Zenga.
Mandorlini resta in sella

Muriel, Zukanovic, Soriano ed Eder fanno volare i blucerchiati, che risalgono al 7° posto.
Gialloblù inconsistenti e sempre più ultimi



Senza storia. Verona mai in partita e travolto da una Sampdoria che chiude la partita già a fine primo tempo, con i gol di Muriel, Zukanovic e Soriano, prima di andare ancora a segno nella ripresa con Eder. Ionita ha firmato il gol ospite alla mezz’ora della ripresa: sino ad allora il Verona non aveva mai tirato in porta. I blucerchiati hanno confermato la legge del Ferraris, dove sono riusciti a raccogliere tredici dei loro quattordici punti in classifica. Dall'altra parte, nonostante sia ancora alla ricerca del primo successo in campionato, Mandorlini non è ancora a rischio.

K.O. TECNICO — Gli ospiti sono partiti con un 3-5-2 che avrebbe dovuto permettere a Pisano e Souprayen, sulla linea mediana, di abbassarsi per aiutare la difesa sugli attacchi dei blucerchiati, contrastando anche gli esterni blucerchiati. Un tentativo naufragato quasi subito, visto che le accelerazioni ed il pressing della squadra di Zenga si sono rivelati devastanti per un avversario debole in difesa e pressoché nullo in fase offensiva.

NAUFRAGIO — Una differenza di valori visibile sul primo affondo di Carbonero, che a destra ha travolto Helander servendo a Muriel il pallone del primo gol. Zukanovic ha raddoppiato sul preciso cross dalla sinistra di Soriano. E proprio Soriano ha segnato il terzo gol allo scadere della prima frazione di gioco. Sontuosa la regia di Fernando, abilissimo a rompere il gioco gialloblù e a creare la superiorità numerica per la Samp. Inutili i cambi di Mandorlini ad inizio ripresa.

LA RESA — La Samp ha spinto forte sull’acceleratore sino al 4-0 (combinazione Muriel-Eder, con il brasiliano a segno a porta vuota), prima dell’inutile gol di Ionita per il Verona (30’), su angolo di Sala. Un accenno di reazione per i veronesi nella parte finale di gara, quando ormai però la Samp si limitava soltanto a mantenere l’ampio vantaggio.

Filippo Grimaldi

Fonte: gazzetta
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25/10/2015 22:19

Juventus-Atalanta 2-0: Dybala show, un gol e un assist

Pogba si fa parare un rigore.
I bianconeri superano i bergamaschi con un gol per tempo:
l'argentino prima batte Sportiello al 28',
poi regala l'assist vincente a Mandzukic, al 4' della ripresa.
Espulso Toloi



Tutti parlano di lui, Paulo Dybala sta zitto e risponde con i fatti. Un gol, un assist, un miracolo di Sportiello e un rigore procurato (poi sbagliato da Pogba) nella sua quinta presenza da titolare in Serie A permettono alla Juventus di battere l'Atalanta e di scavallare almeno la doppia cifra in classifica: 12 punti dopo nove giornate non sono un bottino di cui andare orgogliosi, c'è ancora tanta strada da fare, ma almeno i bianconeri sono tornati a vincere, dopo il doppio pareggio tra campionato e Champions, e hanno portato a due i successi in A allo Stadium. L'operazione rimonta, che secondo Allegri consentirà alla Juve almeno di dimezzare il distacco dalla vetta da qui a Natale, è appena cominciata. E la tenera Atalanta, meno brillante e vogliosa del solito, era l'avversario giusto per ripartire.

VISTO CHE NUMERI? — Di sicuro con un Dybala in queste condizioni risalire sarà più semplice. Il ragazzo ha dimostrato sul campo che questa Juve fa fatica a fare a meno di lui. Della sua classe, delle sue accelerazioni, anche della sua abilità nel tirare angoli e punizioni. E' vero, non è Tevez e non va caricato di responsabilità, ma a vederlo in campo, dopo due panchine e le polemiche sul suo utilizzo, non sembra affatto incapace di gestire la tensione. Dybala ha portato i bianconeri in vantaggio dopo 28 minuti: Pogba lancia sul fondo Evra, il terzino mette in mezzo per Paulo che stoppa di sinistro e tira con lo stesso piede, piegando le mani a Sportiello (forse ingannato dal pallone che gira). Poco prima dell'intervallo l'argentino cerca il bis personale, ma stavolta il portiere dell'Atalanta ci mette il piede. Da segnalare anche una punizione uscita di un niente e un altro tiro di sinistro (che però non sorprende Sportiello) nella ripresa. Poi c'è l'assist per Mandukic, un pallone piazzato talmente bene che Mario deve solo spingere in porta. Bella l'azione partita dai piedi di Marchisio, poi Pogba per Dybala (Zamparini sarà contento, visto che sostiene che il francese non passa la palla a Paulo) e infine il croato, non certo uno dei migliori fino a quel momento. Dulcis in fundo, Dybala si fa mettere giù in area da Paletta (33') ma poi lascia il dischetto a Pogba, che si fa respingere il tiro dal portiere atalantino.

A SECCO E IN DIECI — Dybala basta e avanza per piegare l'Atalanta, che arriva a Torino con il tridente D'Alessandro-Pinilla-Moralez ma non tira mai in porta. La tattica di Reja è troppo rinunciataria: l'obiettivo è aspettare e poi ripartire, ma i bergamaschi non ci riescono mai. Eppure il ritmo non è da forsennati. La Juve fa poca fatica a controllare la partita e ad affondare il colpo quando decide di accelerare. Rispetto all'ultima con l'Inter ci sono un po' di novità: 4-3-1-2 con Padoin terzino destro e Pereyra dietro a Mandzukic-Dybala. Pogba è in giornata buona, peccato per quel rigore sbagliato al 33' del secondo tempo, che avrebbe permesso alla Juve di portarsi sul 3-0. La nota stonata è l'infortunio di Pereyra dopo 37 minuti: dentro Asamoah e Paul che avanza a fare il trequartista. L'Atalanta paga anche gli errori dei singoli: Toloi lascia i compagni in dieci quando mancano ancora venti minuti facendosi espellere per doppio giallo, Paletta provoca il rigore poi parato da Sportiello.

Fabiana Della Valle

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25/10/2015 22:23

Milan-Sassuolo 2-1: Berardi risponde a Bacca, poi decide Luiz Adriano

I rossoneri, in undici contro dieci per un'ora dopo l'espulsione di Consigli,
tornano al successo dopo oltre un mese grazie a un colpo di testa del brasiliano nel finale


Il raggio di luce lo regala Luiz Adriano: come contro l'Empoli, alla seconda giornata, serve un suo colpo di testa per regalare la vittoria a un Milan non trascendentale. Finisce 2-1 contro il Sassuolo con i rossoneri che la spuntano solo a 4 minuti dal termine nonostante la superiorità numerica durata un'ora: alla mezz'ora del primo tempo, infatti, Bacca sblocca procurandosi e trasformando il rigore del vantaggio, nonché guadagnando l'espulsione di Consigli. In apertura di ripresa arriva il pareggio di Berardi che su punizione sorprende Donnarumma, beffato sul proprio palo. Nel finale il Milan dà segnali di risveglio trovando il gol partita: era da oltre un mese (22 settembre, 3-2 all'Udinese) che Mihajlovic non vinceva: questi tre punti gli regaleranno tre giorni più tranquilli.


LA SCELTA — Per chiudere la porta, fin qui sempre violata almeno una volta nelle gare di campionato, Sinisa sceglie Donnarumma, sedicenne debuttante in A. È la novità (annunciata) di formazione più clamorosa, visto che poi l'allenatore si affida di nuovo al 4-3-3: è il sistema che ora dà più certezze e Mihajlovic ne ha assoluto bisogno considerato che contro il Sassuolo e poi mercoledì contro il Chievo si gioca la permanenza in panchina. La curva Sud, che con una serie di striscioni ha proseguito nella sua lunga contestazione al club, mette per la prima volta nel mirino anche l'allenatore, che vede così aumentate le pressioni intorno: la rabbia dei tifosi farà da colonna sonora anche nel corso della gara.

CERTEZZA BACCA — Tra le (poche) altre certezze di Miha c'è Bacca, che ha superato l'affaticamento muscolare e ritrova la maglia da titolare dopo la panchina di Torino (causa dei precedenti, e stancanti, impegni in nazionale). Stavolta Bacca sblocca alla mezz'ora, quando lanciato in area dal bell'invito di Cerci, sbatte su Consigli e ha la meglio: rigore ed espulsione del portiere. Ancora Bacca ad andare sul dischetto e a segnare per la terza volta a San Siro: dopo Empoli e Palermo tocca al Sassuolo. Di Francesco, ora in dieci (sacrificato Floro Flores per Pegolo), si arrangia come può anche se la sua squadra non sfigura e non lo aveva certo fatto neppure prima: alla conclusione però arriva una sola volta Laribi, bloccato con sicurezza da Donnarumma. Il portierino dimostra in altre occasioni del primo tempo di avere buona personalità e buona scelta di tempo nelle uscite, alte e basse. Tra le altre chance degli iniziali 45' da segnalare una bella conclusione al volo di Bonaventura, fuori di poco.


PRODEZZA O ERRORE? — A inizio ripresa il Sassuolo pareggia: Magnanelli conquista una punizione da fuori area e Berardi si incarica della battuta. Palla a giro e gol: il calcio è precisissimo ma baby Donnarumma stavolta non è incolpevole. Sistema la barriera, poi fa due passi verso l'interno e arriva tardi sulla traiettoria: come i predecessori incassa un gol e il Milan deve ricominciare tutto da capo. Mihajlovic inserisce Luiz Adriano per Poli a rinforzare il reparto d'attacco e subito c'è un azione simile a quella del gol con Cerci che taglia per Bacca, su cui stavolta Pegolo è puntuale. Da metà tempo inizia l'assalto rossonero, obbligato alla vittoria: in un'azione confusa in area è Bertolacci a essere stoppato a due metri dalla porta, poi ci riprovano Bonaventura e ancora Bacca. A trovare il gol è però Luiz Adriano su azione d'angolo a meno di cinque minuti dalla fine: con due tentativi dei suoi centravanti il Milan vince (era successo anche contro l'Empoli) ma ancora non convince.

Alessandra Gozzini

Fonte: gazzetta
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25/10/2015 22:29

Udinese-Frosinone 1-0, Lodi regala la prima vittoria in casa a Colantuono

I friulani ottengono la prima vittoria nel Nuovo Stadio Friuli.
In gol Lodi su punizione diretta che inganna Leali.
Il Frosinone fa turnover pensando al Carpi


Sono serviti due mesi e nove giornate di campionato ma l'Udinese ce l'ha fatta: contro il Frosinone, arriva la prima vittoria casalinga, la prima dopo il restyling dello stadio Friuli.


PRIMI 45' — Il tentativo di rovesciata di Danilo al 2', stilisticamente impeccabile ma concluso centralmente, apre il tema della partita. Udinese in controllo del pallone, con Lodi al centro delle operazioni, e Frosinone in copertura fin troppo arretrata. Il regista friulano smista e arriva alla conclusione, come al 9' quando Adnan lo chiama al sinistro di prima dal limite, svirgolato. Con la lucidità in distribuzione, firmando Lodi l'Udinese ha trovato anche un battitore di primo livello. E infatti al 20', per una spinta ingenua di Diakite a Thereau, Lodi può piazzare il sinistro verso la porta, il velo di Thereau inganna Leali e Udinese avanti. Molto meno efficace il tentativo da fermo di Castillo dai 25 metri al 28' nel tentativo timidissimo di reazione del Frosinone, che solo al 43' provoca qualche brivido con un diagonale, sempre da lontano, di Matteo Ciofani, largo di poco. Meno del destro a giro tentato da Di Natale in chiusura di primo tempo.


SECONDA TEMPO — Il Frosinone si fa vivo in avvio di ripresa con un'incursione di Sammarco al 6': conclusione in mischia, Karnezis si salva di piede. Capovolgimento di fronte e Di Natale tenta la magia quasi dalla linea di fondo, Leali con un guizzo allunga in angolo con il primo di una lunga serie di interventi che tengono in vita il Frosinone. I cambi infiammano la partita e il finale. A Colantuono serve ossigeno e mette Marquinho per Fernandes e Widmer per Ali Adnan, a Stellone servono idee e peso davanti, e mette Soddimo e Dionisi. Le quattro punte costringono l'Udinese ad arretrare e a rischiare qualcosa: al 38' super Karnezis vola su un destro di Dionisi indirizzato all'incrocio. Al Frosinone però manca totalmente l'equilibrio e in contropiede l'Udinese potrebbe chiuderla prima del fischio finale. Aguirre, entrato per Di Natale, manca clamorosamente la porta vuota in contropiede al 42', Leali compie tre prodezze nel recupero: su uno splendido Thereau al 47', su punizione di Lodi al 48' e infine sull'inesauribile Badu al 49'. Non serve, l'Udinese vince lo stesso.

Alex Frosio

Fonte: gazzetta
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25/10/2015 22:32

Fiorentina-Roma 1-2: Salah e Gervinho firmano il primo posto dei giallorossi

Sblocca l'ex più atteso e fischiato, poi espulso nel finale,
raddoppio in contropiede dell'ivoriano: ai viola non basta Babacar, a segno nel finale.
Infortunio per De Rossi



Quasi un anno. Tanto è passato dall'ultima volta in cui la Roma si era ritrovata in vetta alla classifica, il 29 ottobre dello scorso anno. Ora ci torna grazie ai gol delle sue frecce, Salah e Gervinho, ma anche grazie ad una partita tatticamente ben disegnata da Garcia, con la chiusura di tutti gli spazi per le fonti di idee viola. La Fiorentina, invece, incasella la terza sconfitta consecutiva in una settimana (tra campionato ed Europa League) ed ha da che pensare, soprattutto con quella difesa alta che a tratti è sembrato un suicidio. Capitolo Salah: fischi dall'inizio alla fine, la magia iniziale per l'1-0 giallorosso e la stupidaggine conclusiva con un rosso che peserà eccome.

FRECCE GIALLOROSSE — Garcia non rinuncia a Salah e rilancia Dzeko dal primo minuto, Paulo Sousa è costretto a rinunciare ad Alonso ed a sinistra piazza Bernardeschi. Al fiume di fischi l'egiziano risponde subito con una magia (6'), un sinistro a girare dal limite dell'area di rigore che non lascia scampo a Tatarusanu. Così la partita si mette subito bene per la Roma, che si compatta e si difende spesso con una linea difensiva a 6 (con Salah e Gervinho all'altezza dei difensori). L'idea di Garcia è infatti quella di avvicinare Digne e Florenzi a Manolas e Rudiger per creare densità difensiva in mezzo, dove la Fiorentina gioca con tre giocatori (Kalinic e i due trequartisti). La mossa è giusta, perché la Fiorentina si trova spesso dentro un imbuto da cui non riesce ad uscire, anche perché sulle fasce Bernardeschi e Blaszcykowski non riescono mai ad allargare il gioco come dovrebbero. Roncaglia ci prova da fuori, Kalinic trova l'unico varco (15') grazie ad un'invenzione di Gonzalo dalla sua metà campo, ma dopo uno stop da applausi il croato non trova la porta con un pallonetto di poco alto. Poi il patatrac al 34', con un calcio d'angolo su cui i viola si fanno trovare tutti sbilanciati in avanti (clamoroso errore di posizionamento di Roncaglia e Badelj) e Gervinho che realizza il 2-0 in contropiede dopo una fuga solitaria di 60 metri. Prima dell'intervallo ci provano ancora da fuori Vecino (parata di Szczesny) e Ilicic (out), ma senza cambiare il risultato: cambia Garcia, ed è costretto a farlo, perché De Rossi è vittima di un risentimento muscolare, e prima di lasciare il posto a Vainqueur si fa anche ammonire per "pulire" la diffida saltando Roma-Udinese.

MOSSA E CONTROMOSSA — Pronti via e la Fiorentina continua in un predominio territoriale che però non porta risultati. Possesso palla sterile, poche idee, movimenti con il contagocce. Così a sfiorare il 3-0 è la Roma, con Tatarusanu che salva a tu per tu con Gervinho e Bernardeschi che devia sulla linea il successivo calcio di Pjanic a porta vuota. Allora Paulo Sousa cambia tutto, dentro Mati Fernandez e Pepito Rossi, per un 4-3-3 con Ilicic alto a destra e Bernardeschi scalato a fare il terzino sinistro. L'idea è di provare ad allargare finalmente le maglie difensive giallorosse, tanto che il tecnico portoghese chiede allo stesso Bernardeschi di accompagnare alto la manovra in fase offensiva. E al 23' è Rossi a trovare il corridoio giusto per lo stesso Beranrdeschi, che però da buona posizione calcia su Szczesny. La replica ospite arriva al 30', palla deliziosa di Florenzi per Dzeko, che "cicca" clamorosamente il pallone del 3-0 al limite dell'area piccola. Al 35' la Fiorentina passa con Rossi, ma il gol è giustamente annullato per fuorigioco netto di Kalinic (che tocca la palla prima del compagno) sull'assist di Mati Fernandez. Allora la mossa finale di Paulo Sousa è Babacar, con la viola tutta sbilancia in avanti. Al 37' però Ilicic trova il varco per Kalinic, che può andare da solo verso Szczesny ma calcia alto in corsa dal limite. Prima della fine c'è ancora tempo per l'espulsione di Salah per proteste e gli ultimi minuti di Babacar: prima un destro a girare fuori, poi quello vincente a tempo oramai scaduto. Quindi il fischio finale, con la Roma in vetta e la Fiorentina a leccarsi le ferite.

Andrea Pugliese

Fonte: gazzetta
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25/10/2015 22:35

Lazio-Torino 3-0: Felipe Anderson doppietta

La squadra di Pioli sale a quota 18 punti in classifica e centra il quinto successo casalingo consecutivo.
Il Torino, troppo sterile, incassa la terza sconfitta del suo campionato


La Lazio sale al secondo posto. Contro il Torino arriva l’ottava vittoria in altrettante gare all’Olimpico. Terza sconfitta di fila in trasferta per i granata. Il vantaggio di Lulic prima dell’intervallo dà un preciso indirizzo alla gara, che la Lazio prende saldamente in mano col raddoppio di Felipe Anderson a metà ripresa. E al 49’ il brasiliano chiude i conti con un altro colpo di magia. Un successo che premia la prova di grande lucidità dei biancocelesti. Discontinua la prestazione dei granata che hanno patito la maggiore qualità degli avversari.


PRIMO GOL DI LULIC — Pioli ritrova Biglia a centrocampo. Alla squalifica di Cataldi si aggiunge all’ultimo la defezione di Radu (influenzato). Ventura può riavere Peres sulla corsia destra. È pronto pure Vives che va in regia. In avanti spazio a Belotti. Squadre molto attente a coprire gli spazi. Al 13’ Mauricio insidia la porta granata con un colpo di testa fuori bersaglio. Replica torinista al 20’ con Quagliarella dalla distanza: a lato. Pioli fa scambiare spesso le posizioni fra Candreva (al 23’, slalom e tiro alto) e Anderson sulle fasce. Al 37’ l’urlo dell’Olimpico viene strozzato: annullato per fuorigioco il gol di Candreva . Un minuto dopo Marchetti si esalta su una conclusione di Peres. Al 40’ cross lungo di Basta dalla destra, Klose appoggia di testa per il tiro di Lulic che insacca anche se Padelli tocca il pallone. Primo gol stagionale per il bosniaco.

LE MAGIE DI FELIPE — In avvio di ripresa il Torino scatta in avanti. Ma la Lazio è sempre in guardia con le ripartenze. Al 5’ Lulic vicino al raddoppio: tentativo in acrobazia a lato. Applausi dell’Olimpico alla trame biancocelesti. Al 9’ fiondata di Candreva fuori dallo specchio. Il Torino rafforza il pressing sul possesso palla laziale. Al 13’ spunto di Belotti controllato da Marchetti. Al 16’ doppio cambio di Ventura: entrano Benassi e Maxi Lopez al posto di Acquah e Belotti. I granata alzano il ritmo. Gara molto frenetica. Al 25’ il raddoppio della Lazio in un’azione spettacolare: rilancio con un colpo di testa di Milinkovic per Klose che smista per il sinistro fulminante di Anderson in diagonale. Pioli inserisce Kishna e poi Matri (out Candreva e Klose). Proprio l’ex milanista al 36’ sfiora il terzo gol dopo un delizioso assist di Anderson. Il Torino non si smonta, anche se il motore va giù di giri. Maxi Lopez e Quagliarella restano in agguato. Ma è la Lazio a segnare ancora: al 49’ colpo da biliardo di Felipe Anderson innescato da Lulic. Un 3-0 festeggiatissimo dalla squadra di Pioli.

Nicola Berardino

Fonte: gazzetta
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25/10/2015 23:02

Chievo-Napoli 0-1: decide Higuain, che colpisce anche due pali, Sarri secondo

Un gol del Pipita, capocannoniere con Eder, risolve la sfida del Bentegodi
e lancia gli azzurri alle spalle della Roma con Inter, Fiorentina e Lazio


Suggerimento per chi avesse ancora dei dubbi: inserite anche il Napoli nella corsa allo scudetto. La vittoria sul Chievo porta la solita firma di Higuain, capocannoniere con sette reti insieme a Eder, e lancia la squadra di Sarri al secondo posto con Inter, Lazio e Fiorentina al termine di una corsa straordinaria. Il Napoli esce dal Bentegodi con la quarta vittoria consecutiva in A, sesta inclusa l’Europa League, portando la striscia di risultati utili consecutivi a undici. Nel Bentegodi risuona “Oje vita, oje vita mia”. Napoli sogna. E ne ha motivo.


PIPITA AL "PALO" — Il Napoli prende presto in mano il gioco e il Chievo fatica a trovare le giuste misure. Maran nel primo tempo cambia tre volte sistema: parte col 4-3-1-2, passa presto al 4-3-2-1 con Meggiorini a dare una mano alla mediana per raddoppiare su Allan, e chiude poi col 4-4-2. La prima palla gol è per il Napoli, con Callejon che in diagonale impegna Bizzarri alla respinta in tuffo (9’). Sul capovolgimento di fronte è Castro a gettare letteralmente al vento il gol del vantaggio, preferendo un improbabile assist per Paloschi alla conclusione personale solo davanti a Reina. Passato lo spavento, il Napoli torna ad alzare il ritmo, sfiorando il vantaggio in tre occasioni. Higuain centra due pali: il primo al 22’, liberato da un ottimo scambio al limite con Hamsik, il Pipita perde l’attimo per la battuta e viene rimontato da Gamberini, la conclusione viene deviata prima dal difensore del Chievo e poi dalla mano di Bizzarri e finisce la sua corsa sul palo. Al 31’, liberato da un rimpallo, Higuain spara dai 25 metri centrando il palo interno. Il Chievo sembra alle corde, Cesar sbaglia un disimpegno ma Insigne da buona posizione calcia a lato (34’). Nel momento migliore azzurro, il Chievo trova un bel break con Rigoni che vince un contrasto con Jorginho e apre per Pepe: destro a giro e palla di poco a lato.

CHE GUIZZO — Nella ripresa il copione non cambia. Il Napoli spinge, il Chievo cerca di resistere. All’11’ uno-due al limite tra Insigne e Higuain, col fantasista che libera il destro dal limite: Bizzarri salva in angolo. Il gol è nell’area e arriva puntuale al 14’: ennesima sgroppata di Ghoulam sulla sinistra innescato da Hamsik, cross teso rasoterra sul quale Higuain gira di sinistro, bruciando Bizzarri. Napoli avanti col settimo centro in campionato del Pipita, che però non si accontenta. Due minuti dopo ancora lui, imbeccato da Insigne, mette giù il pallone nel cuore dell’area ma poi di sinistro sfiora soltanto l’incrocio. Pipita incredulo e Chievo che resta vivo. Maran nel frattempo inserisce Birsa, per cercare un’idea sulla trequarti che possa sorprendere il Napoli. L’occasione potenziale arriva al 24’, con Paloschi che gira in rete un suggerimento di Meggiorini ma col gioco già fermo per fuorigioco. Maran getta nella mischia anche Pellissier per Pepe. Ma è il Napoli a sfiorare ancora il raddoppio con un destro da fuori di Allan che esce di nulla. Meggiorini prova a spaventare Reina da fuori (30’), ma lo spagnolo blocca con sicurezza. Dall’altra parte è Mertens (entrato per Insigne) in diagonale a non trovare lo specchio. Sarri butta dentro anche David Lopez per Hamsik, aggiungendo peso alla sua mediana. Poi ancora il Pipita gira alto un suggerimento di Callejon. Il Chievo prova a cercare un episodio favorevole gettando palla in aerea e puntando sulla mischia: proteste gialloblù per un tocco di mano in area del solito Higuain, che Massa giudica involontario. Castro nel recupero non trova la porta in acrobazia. Il Napoli regge fino alla fine e porta a casa il quarto successo consecutivo in A, che lo porta a -2 dalla Roma capolista. Ci scuseranno i superstiziosi, ma questo Napoli ha numeri e gioco da scudetto.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: gazzetta
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25/10/2015 23:07

SERIE A 2015/2016 9ª Giornata (9ª di Andata)

24/10/2015
Empoli - Genoa 2-0
Carpi - Bologna 1-2
Palermo - Inter 1-1
25/10/2015
Sampdoria - Verona 4-1
Juventus - Atalanta 2-0
Milan - Sassuolo 2-1
Udinese - Frosinone 1-0
Fiorentina - Roma 1-2
Lazio - Torino 3-0
Chievo - Napoli 0-1

Classifica
1) Roma punti 20;
2) Napoli, Fiorentina, Inter e Lazio punti 18;
6) Sassuolo punti 15;
7) Sampdoria, Torino e Atalanta punti 14;
10) Milan punti 13;
11) Chievo e Juventus punti 12;
13) Palermo e Udinese punti 11;
15) Empoli e Genoa punti 10;
17) Frosinone punti 7;
18) Bologna punti 6;
20) Verona e Carpi punti 5.

(gazzetta.it)
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27/10/2015 23:18

Bologna-Inter 0-1, Icardi gol: Mancini
resta in dieci, vince e va al comando

Decide una zampata dell'argentino poco dopo l'espulsione di Felipe Melo nel secondo tempo:
i nerazzurri, senza brillare, scavalcano temporaneamente la Roma.
Al 94' miracolo di Handanovic su Destro: Delio Rossi rischia


Torna il sorriso all’Inter dopo un mese. Sorriso che vale il primato momentaneo (nuovamente) grazie all’1-0 sul Bologna. Decide Icardi al 22’ della ripresa con la squadra in inferiorità numerica per l’espulsione di Felipe Melo per doppia ammonizione, ma è fondamentale anche la prodezza di Handanovic su Destro in pieno recupero.


LE SCELTE — La serata della svolta. Delio Rossi e Roberto Mancini sperano che lo sia per il risultato, intanto si portano avanti e svoltano con le formazioni. Il tecnico bolognese lascia in panchina Destro (dentro Mancosu), quello nerazzurro applica una rivoluzione rispetto a Palermo con 5 cambi (Santon, Ranocchia, Juan Jesus, Brozovic e Ljajic per Nagatomo, Murillo, Telles, Guarin e Jovetic) e disegnando la nuova creatura con il 4-2-3-1. La prima mezzora è giocata a basso volume, quasi spento. L’Inter gira al minimo, senza velocizzare le operazioni e il Bologna in confronto pare una squadra di lusso. In due occasioni la squadra di Rossi manca l’ultimo passaggio per andare in porta. I nerazzurri invece al 29’ avrebbero anche l’occasione migliore, ma la testa di Perisic dal limite dell’area piccola scheggia la palla invece di prenderla bene con la fronte. Sul finale di un primo tempo povero di molte cose basiche per una partita di calcio (tiri in porta, intensità, idee) arriva un cross, questo sconosciuto, di Santon per Icardi la cui testata è deviata in corner da un difensore emiliano. Dal corner esce una palla senza padroni che Kondogbia scarica sul fondo. La punizione nel recupero di Ljajic abbassa il sipario. Troppo poco per tutte e due, i primi 45’ si chiudono sullo 0-0.

VIVACITÀ — Al rientro sembra un’altra partita. Brozovic apre le finestre e fa entrare aria: palla dentro per Perisic e cross basso per Icardi con Da Costa che anticipa Icardi. Dall’altra parte azione ragionata bolognese e sinistro centrale di Rizzo. I fischi più fastidiosi di Banti (per i tifosi nerazzurri) arrivano tra l’8’ e il 15’. E sono quelli che sanzionano la fine anticipata della gara di Melo: due gialli, per falli su Giaccherini e Rizzo, riducono l’Inter in dieci. Mancini protesta con Banti, ma la storia non cambia. La solidità nerazzurra si vede qui. Passano 7 minuti e l’errore lo commette il Bologna con Gastaldello che regala palla a Brozovic, lancio su cui Ferrari non chiude e Ljajic può servire Icardi davanti a Da Costa. Il gol è il gesto più semplice di tutto, va detto, ma basta a Mancini per ritrovare squadra e capitano in una botta sola. Lui continua la lite personale a distanza con Banti che alla fine lo caccia. La sua Bologna lo applaude all’uscita, gesto sportivissimo per una città che ha adottato Roberto fin dall’adolescenza. A prescindere dai colori. E al quinto minuto di recupero Handanovic costruisce un miracolo su Destro che gli spara addosso un missile a due passi dal paradiso. Per una notte l’Inter torna a essere l’Inter delle prime 5 giornate, bruttina ma vincente. Si riprende la testa per 24 ore, e un’altra giornata è passata. Migliorerà. Il tempo c’è, quello che manca a Rossi che domattina potrebbe salutare città e società. Saputo pensa a Donadoni. Non è tutta colpa del tecnico, ma perdere 8 volte su 10 vorrà dire qualcosa.

Matteo Brega

Fonte: gazzetta
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28/10/2015 23:13

Atalanta-Lazio 2-1. Magia di Biglia, autogol di Basta, decide Gomez

LLa squadra di Pioli si butta via nella ripresa: avanti con una punizione dell'argentino al 17',
si fa rimontare nel secondo tempo. Decide il "Papu" a tre minuti dal 90'


Un'altra impresa per la sorprendente Atalanta di Edy Reja, che in casa si conferma tremenda ed efficace. Un altro tonfo in trasferta per la Lazio, che lontano da Roma non ne imbrocca una: ora sono 4 le sconfitte su 5 incontri giocati fuori casa. Vittoria ottenuta col cuore e col cervello quella dell'Atalanta, di rimonta dopo un primo tempo in cui la Lazio sembra di poter disporre a piacimento degli avversari. Ma i romani hanno il torto di non chiudere le gara, pur avendo le occasioni per farlo. E l'Atalanta, che anche nei momenti di difficoltà resta sempre in partita, alla lunga esce fuori col carattere e si prende una partita che, venti minuti dalla fine, la vedeva ancora soccombere.


BIGLIA-GOL — La Lazio parte forte, si prende il centrocampo grazie al movimento di Milinkovic che, a seconda delle circostanze fa il trequartista oppure aiuta Onazi e Biglia sulla mediana. Biancocelesti in controllo della partita fino alla mezzora e meritatamente in vantaggio già poco dopo il quarto d'ora. A sbloccarla provvede Biglia con una punizione poco fuori dall'area che supera la barriera e sorprende uno Sportiello che nell'occasione non appare impeccabile. L'Atalanta soffre, ma attorno alle mezzora riesce ad affacciarsi nell'area avversaria. Moralez e Gomez, fin lì piuttosto opachi, si mettono in moto e qualche apprensione la creano. L'occasione più propizia ce l'ha però Stendardo che per un soffio non riesce a impattare l'invitante cross di Carmona.

RIPRESA MOVIMENTATA — La vivacità mostrata dall'Atalanta nella parte finale del primo tempo si intensifica nella ripresa. Grazie anche all'innesto di Raimondi per Kurtic e passaggio dal 4-3-3 al 4-4-2 (successivamente entreranno anche D'Alessandro per Dramè e Cherubin per Moralez). Una mossa alla quale Pioli risponde arretrando Biglia per proporre un inedito 4-1-4-1. Le squadre si allungano, l'Atalanta ha almeno 3 occasioni per pareggiare (Pinilla due volte e Gomez), ma anche la Lazio ha due ottime opportunità per chiudere i conti (entrambe con Matri). L'Atalanta ci crede di più e i suoi sforzi vengono premiati da un episodio fortunato: l'autogol di Basta sul traversone di Gomez. La Lazio prova a reagire, Pioli mette un'altra punta, Klose, al posto di un centrocampista Onazi, finendo con lo sbilanciare troppo la squadra. La conseguenza è logica e spietata per la formazione biancoceleste: anziché tornare in vantaggio, prende il gol del sorpasso in contropiede. D'Alessandro dalla destra mette al centro per Gomez che non perdona.

Stefano Cieri

Fonte: gazzetta
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28/10/2015 23:20

Torino-Genoa pareggio infinito.
Sfida salvezza: il Frosinone affossa il Carpi

Torino-Genoa è un match infinito: che emozioni nel finale, ma finisce 3-3.
La sfida salvezza si risolve a favore del Frosinone con il gol di Sammarco nei minuti di recupero



FROSINONE-CARPI 2-1 — La festa del Frosinone. La disperazione del Carpi. E’ il gol di enorme valore di Sammarco, nei titoli di coda, a regalare tre punti di fondamentale importanza al Frosinone, alla terza vittoria casalinga in casa, e a condannare gli ospiti alla terza sconfitta di fila. I tifosi del Matusa vanno in visibilio, in fondo ad un match di rara intensità, dopo i gol di Daniel Ciofani e Marrone, due espulsioni (Borriello e Soddimo) e una rete regolare annullata dall’arbitro Damato a Paganini nella ripresa.

BAGARRE — Carpi ben organizzato e subito intraprendente. Il progetto tattico di Sannino prevede stavolta - rispetto al consueto 3-5-2 - una batteria di centrocampisti avanzata (Matos, Cofie, Fedele e Di Gaudio) a sostegno di Borriello, vertice alto, e con Marrone davanti alla difesa allo scopo di conferire solidità ad un reparto in chiara difficoltà nelle ultime giornate. Tutti avanti e tutti indietro, corti e cattivi: in panchina il tecnico campano è tarantolato. Il Frosinone risponde con i fedelissimi di Stellone, privo soltanto dei due infortunati Pavlovic e Gucher sostituiti da Crivello e Gori. E’ di Borriello il primo tiro del match, al 3’, un siluro che scalda le mani di Leali. Rispondono Dionisi con un tiro che sbatte su Letizia e poi Daniel Ciofani con un destro stoppato da Belec. La sfida tra le neopromosse in A si accende e non si spegne più: grande agonismo, battaglia di nervi, ostruzionismi e trappole disseminate qua e là, e Damato deve intervenire a più riprese per tenere in pugno il match. Il primo tempo si chiude con una migliore interpretazione dello scontro diretto per la salvezza da parte degli ospiti: i ciociari appaiono stavolta irretiti in casa loro dal dinamismo avversario e dal lavoro di sponda di un ottimo Borriello.

ALL?INFERNO E RITORNO - Alla ripresa del gioco la squadra di Stellone rialza la testa e riscopre le sue doti congeniali: grinta e coraggio. Il gol del vantaggio origina da un pallone perso a centrocampo da Cofie al 6’: Gori recupera e allunga per Dionisi, la cui sponda consente a Daniel Ciofani di battere a rete indisturbato. La svolta piega per qualche minuto le gambe al Carpi e galvanizza i padroni di casa, a cui Damato annulla 2’ dopo ingiustamente un gol a Paganini che spinge in rete un pallone regalato da Belec in uscita: L’arbitro erroneamente vede un fuorigioco di Ciofani, ma c’è Letizia a tenere in gioco tutti. Così dal possibile 2-0 che avrebbe chiuso il match il Carpi trova la forza di pareggiare i conti con Marrone, abile al 21’ a vincere un rimpallo e ad infilzare Leali dal limite dell’area con un destro preciso e potente. Se le danno di santa ragione fino alla fine, fino al colpo vincente di Sammarco al 45’: tocco vincente su assist di Dionisi. E viene giù il Matusa.
(Alessio D’Urso)


TORINO-GENOA 3-3 — L’Olimpico porta bene ma non troppo (3 vittorie e due pareggi) visto che dopo il Milan è il Genoa ad acciuffare un punto in una gara rocambolesca con due reti negli ultimi minuti. Sul 2-2 un autogol di Tachtsidis riporta il Toro in vantaggio per la seconda volta ma la difesa granata in serata non impeccabile viene bucata per la seconda volta da Laxalt nel recupero. Merito al Genoa incerottato che rimette in piedi un risultato che sembrava sfumato grazie al cuore ed alla compattezza di squadra, male il Torino che regala il gol del vantaggio iniziale e dopo la doppia rimonta perde l’occasione di fare bottino pieno, la testa già al derby quando la partita non è ancora finita. Gli strappi e le giocate decisive arrivano dalla panchina, da quei giocatori lasciati a riposo dal Torino, Bruno Peres e Baselli, da Gakpè per il Genoa che regala peso e sostanza all’attacco rossoblù. Troppo affrettato il cambio Belotti-Martinez, perde di incisività il Torino con l’attaccante venezuelano troppo leggero ed impalpabile. Il Genoa strappa il secondo punto lontano da Marassi e segna tre gol in movimento in trasferta dopo il solo rigore di Udine

SCELTE OBBLIGATE — Fa un po’ tristezza la lettura delle formazioni prima del via. Scelte obbligate per Gasperini a corto di uomini e con cinque giocatori in panchina, due dei quali portieri. Nel Genoa esordio di Ansaldi in difesa con Izzo e Munoz; centrocampo con Figueiras e Laxalt sulle fasce, Tino Costa e Rincon in mezzo, in attacco Ntcham e Pavoletti alle spalle di Perotti unica punta. Turnover per Ventura in vista del derby con Baselli, Quagliarella e Bruno Peres in panchina. Gemellaggio sugli spalti tra le tifoserie sancito da uno striscione in curva Maratona, da Genova poco più di trecento tifosi rossoblù.Parte con prepotenza il Toro che predilige la corsia di destra con Acquah e Zappacosta che sembrano in serata e si trovano a meraviglia. La prima occasione è del Torino, al 18’ con Maxi Lopez che mette di poco a lato una palla servita sui piedi da Belotti. Il Torino attacca ma il Genoa passa in vantaggio alla prima percussione, gol di testa di Laxalt con la complicità di Padelli. Dura poco la gioia in casa rossoblù per la prima rete su azione lontano da Marassi. Due minuti dopo la difesa di Gasperini pasticcia, palla respinta malamente da Izzo, lesto Maxi Lopez al limite dell’area a impossessarsi del pallone e battere Perin. Rimonta completata al 34’, questa volta grazie ad un destro micidiale da fuori area di Zappacosta su azione continuata di calcio d’angolo (2-1) con Gasperini furibondo con i suoi.Rimesse le cose a posto il Torino trova campo, spazi ed occasioni per mettere al sicuro il risultato ma è il Genoa al 10’ della ripresa a mancare la deviazione con Pavoletti davanti a Padelli. Gli ospiti ci credono, Gasperini gioca il tutto per tutto con una punta in più Gakpè, fuori Fugueiras. Mossa azzeccata perché dal piede del nuovo entrato parte la verticalizzazione in area per Pavoletti, Glik se lo perde e l’attaccante batte Padelli in uscita. Il finale è rocambolesco con un gol per parte, complici le difese distratte.

D’Urso e Bramardo

Fonte: gazzetta
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28/10/2015 23:26

Milan-Chievo 1-0, gol di Antonelli: per Mihajlovic è un passo avanti

I rossoneri crescono nella ripresa dopo un brutto primo tempo e la
spuntano con una rete del terzino sinistro che vale il secondo successo consecutivo.
Per la prima volta in campionato Sinisa non subisce gol


Doveva vincere e ha vinto. Missione compiuta per il Milan: bottino di sei punti in casa contro Sassuolo e Chievo. Mihajlovic alla vigilia aveva detto che per il momento a contare di più era il risultato rispetto a tecnica e tattica: nel primo tempo è stato preso alla lettera perché di gioco se ne è visto poco. Poi ha fatto seguito una ripresa più vivace, stappata presto dal gol di Antonelli, che ha tolto un bel po’ di apprensione e permesso ai rossoneri di sciogliersi e sfiorare a più riprese il raddoppio. Una vittoria agevolata peraltro anche dall’atteggiamento del Chievo: non pervenuto. E Miha può sorridere nel vedere anche la sua porta per la prima volta inviolata in campionato.


PROTESTA E SCELTE — È stata ancora contestazione, con la Sud senza striscioni rossoneri. In compenso al primo anello è comparso questo: "Una gestione fallimentare, che un tifoso non può più sopportare: basta!". Mentre al secondo sono comparsi i due consueti simboli: lo stemma del club e il bandierone dedicato a Baresi. Le squadre entrambe affamate di punti, pur con presupposti diversi: il Milan aveva bisogno di dare continuità al successo sul Sassuolo, che ha allentato la pressione sulla panchina di Mihajlovic e rimesso i rossoneri in una posizione di classifica meno austera; il Chievo invece era reduce da due sconfitte consecutive e, più in generale, senza vittorie da quattro partite, con due soli punti conquistati. Mihajlovic ha confermato il tridente di domenica scorsa, con Bacca supportato da Cerci e Bonventura. Quindi con Luiz Adriano, che aveva deciso la sfida col Sassuolo, di nuovo in panchina. Regia affidata nuovamente a Montolivo, nonostante sembrasse scoccata l’ora di De Jong, e il 16enne Donnarumma ancora fra i pali (sicuro e attento). Maran in avanti ha preferito affidarsi a Pellissier, preferito a Meggiorini nel tandem con Paloschi. Alle spalle delle punte l’ex Birsa, uno dei prediletti del tecnico gialloblù.

MEDIOCRITÀ — Poi ci si lamenta dello spopolamento degli stadi, della mediocrità del campionato italiano e della fuga di talenti verso gli altri tornei. Il primo tempo di questa partita ne è stata la spiegazione perfetta, per di più sotto gli occhi del c.t. Conte. Quarantotto minuti vergognosamente brutti, infarciti da errori, incertezze e un approccio alla sfida molle come gelatina. Il discorso vale per entrambe le squadre, ma è più grave per il Milan, perché giocava in casa e perché la classifica piange soprattutto per i rossoneri. Altro che sbadigli, com’era successo a Berlusconi nel derby di pochi giorni fa: qui c’era proprio da addormentarsi. A voler essere proprio generosi, le azioni rimaste sul taccuino sono state tre: un colpo di testa di Bertolacci alto di un metro, un tiro a giro di Cerci largo altrettanto, e un’inzuccata di Pellissier piuttosto pericolosa su cui Donnarumma ha avuto ottimi riflessi. Per il resto, notte fonda e gelo, più di quanto abbiano detto orario e condizioni meteo. La circolazione di palla è stata lentissima, gli inserimenti sporadici, il ritmo sempre al piccolo trotto. E dire che il Chievo quando pressava alto ha messo spesso in difficoltà il Milan. Però si è stufato presto di farlo, accontentandosi della mediocrità offerta dalla partita.


IN CRESCITA — Nella ripresa il Milan ha provato ad accelerare un po’ e il gol è arrivato presto: ottavo minuto, con un bell’assist di Bacca, che ha armato il destro chirurgico di Antonelli. A quel punto i rossoneri hanno iniziato a macinare gioco, grazie agli spazi concessi dal Chievo alla caccia del pari. Bonaventura, soprattutto, si è infilato molto spesso nel cuore della difesa veneta e da entrambe le fasce sono arrivati cross molto interessanti che non hanno trovato l’ultimo tocco (prima Cerci e poi Bacca). Kucka, da solo, è andato al tiro pericolosamente in tre occasioni. E Donnarumma ha fatto il suo dovere, con una parata importante nel primo tempo e una nel secondo su Paloschi. Finalmente la porta rossonera è rimasta chiusa. E questa, dopo i tre punti, è la migliore delle notizie possibili.

Marco Pasotto

Fonte: gazzetta
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28/10/2015 23:30

Napoli-Palermo 2-0. Higuain sblocca, Mertens chiude

Sblocca un Pipita spettacolare, decimo gol in stagione,
chiude Mertens dopo i pali di Insigne, Higuain e Allan:
gli azzurri raccolgono la quinta vittoria di fila e tallonano la Roma


Quinta vittoria consecutiva del Napoli che supera con autorevolezza il Palermo e si candida, sempre di più, ad un ruolo da protagonista in questa stagione. Decidono Higuain, decimo gol tra campionato ed Europa League, e Mertens, alla prima gioia personale in questa Serie A. Una rete per tempo, ma in realtà non c’è mai stata partita perché il Palermo ha offerto poca resistenza allo strapotere del Napoli. Sarri era costretto a fare turnover per dare respiro ad un paio di suoi titolari. Così schierava Chiriches e Lopez al posto di Koulibaly ed Allan mentre confermava Insigne nel tridente offensivo. Nessuna sorpresa da parte di Iachini, che giustamente puntava su Gilardino lì davanti dopo il gol all’Inter. Vasquez aveva il compito di cucire il gioco tra centrocampo e attacco.


MONOLOGO AZZURRO — Il Palermo aggrediva la partita anche a costo di scoprirsi un po’, atteggiamento decisamente rischioso. La prima conclusione, forse non a caso, era di Rigoni, ma quella di Hamsik al quinto era decisamente più pericolosa. Bella la triangolazione tra Higuain ed Insigne, a lato di un soffio il mancino dello slovacco. Due minuti dopo, cross di Hysaj e testa di Higuain: Sorrentino in tuffo metteva in angolo. Corner e nuovo brivido per lui dopo lo schema che liberava Hamsik al tiro dal limite. Il piattone del capitano azzurro era impreciso per una questione di centimetri. Il tema tattico era chiaro: Napoli a fare la partita di fronte ad un Palermo ordinato che si abbassava con il passare dei minuti. Callejon al 18’ sbagliava la rifinitura dopo essere scappato a Lazaar preferendo cercare Higuain anziché Insigne. Il Pipita ci provava anche con il sinistro al 21’, ma trovava una deviazione in angolo di Gonzalez a sbarrargli la strada. Il monologo azzurro stentava a concretizzarsi (dubbi però per un presunto mani in area di Rispoli al 32’). La sfortuna fermava Insigne al 38’: assist sontuoso di Jorginho e sinistro ad incrociare di Insigne che sbatteva sulla faccia interna del palo. Il gol era maturo, ma il gol di Higuain era da incorniciare. Palla sui 25 metri, tocco morbido di Hamsik ed il Pipita lasciava partire una bomba di destro dritta all’angolino. Roba da stropicciarsi gli occhi. Come del resto, il giro e tiro di Higuain al 45’: Sorrentino stavolta riusciva a mettere in angolo e respirava per il duplice fischio di Giacomelli.

CAMBI DECISIVI — Ripresa al via senza cambi, ma con il Palermo chiamato a reagire. Il colpo di testa di Gilardino su azione d’angolo era se non altro un segnale di vita così come la qualità di Vasquez dispensata però a sprazzi. Il Napoli era sornione ma pericoloso con Hamsik dopo 6’ (sinistro respinto da Sorrentino) e con Higuain poco dopo (il Pipita stavolta mancava il tocco vincente su cross del capitano azzurro). Meglio comunque i rosanero rispetto al primo tempo anche se la squadra di Iachini era costretta a concedere spazio alle ripartenze del Napoli. Al 15’ altro palo del Napoli: sponda di Lopez e solita girata prodigiosa di Higuain che centrava il legno a portiere battuto, Callejon era invece timido nel tap in ed esaltava Sorrentino. Squadre lunghe e Palermo sempre in partita perché il Napoli collezionava pali: il terzo lo colpiva il neo entrato Mertens dopo un dribbling secco su Rispoli. Il San Paolo imprecava, poi aspettava una decina di minuti e gioiva. Stessa azione, stessa mattonella e stavolta destro di Mertens all’angolo lontano. Due a zero e partita in frigo. Tutto sommato, giusto così.

Gianluca Monti

Fonte: gazzetta
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28/10/2015 23:34

Roma-Udinese 3-1, pratica chiusa in 9': i giallorossi restano primi

Pjanic, Maicon e Gervinho firmano il quinto successo di fila, e sabato c'è l'Inter



La Roma sbriga la pratica Udinese in appena 8 minuti e conserva la vetta della classifica, tenendo a bada tutte le inseguitrici dirette. Compresa quell'Inter a cui andrà a far visita sabato sera, in una sfida che promette già scintille. Contro l'Udinese è bastato poco, il minimo sindacale per portare a casa il dovuto. Complice anche un atteggiamento, quello dei friulani, che è sembrato rinunciatario già a partire dalle scelte iniziali di Colantuono. Come se avesse già battezzato la partita, preferendo dedicarsi alla sfida interna con il Sassuolo di domenica prossima. Anche se poi nella ripresa gli ospiti qualcosa hanno anche provato a fare, segnando il gol della bandiera con Thereau (dopo il 3-0 di Gervinho).

DOMINIO GIALLOROSSO — Garcia rilancia Maicon dal via, manda Nainggolan in cabina di regia e stavolta sposta Florenzi tra i tre di centrocampo. Colantuono lascia fuori l'artiglieria pesante (Bruno Fernandes, Di Natale, Lodi, Heurtaux e Adnan) e spera in una partita diversa. Speranza vana, perché Iturre non ingrana mai e perché dopo 4' la Roma è già avanti con Pjanic, bravo ad insaccare in corsa un bell'assist di Maicon. Ed è lo stesso brasiliano quattro minuti dopo a fare il 2-0 con un'azione di forza, coadiuvata dalla cattiva marcatura di Piris e dall'errore di Karnezis. Sul 2-0 sembra poco più di un allenamento, con l'Udinese che non riesce mai a trovare la profondità e si rende pericolosa solo con un paio di bei palloni messi in mezzo da Pasquale e la Roma che invece sfiora il 3-0 in più di un'occasione. Prima con Dzeko di testa (parato), poi con Florenzi che in corsa non sfrutta un'altra super-giocata di Maicon ed infine con Iago Falque, che ha la palla buona nell'area piccola, ma calcia debolmente su Karnezis.

BOTTA E RISPOSTA — La ripresa inizia con un pizzico di torpore, almeno finché Colantuono non inserisce Bruno Fernandes, passando al 4-4-2. Allora è Marquinho (16') a rendersi pericoloso da fuori. Ma è una fiammata, perché due minuti dopo Manolas va via di forza tra tre e regala a Gervinho l'assist per il 3-0, con un destro che si insacca lentamente dall'altra parte della porta. Allora la Roma comincia a lavorare per Dzeko, con Iturbe che gli consegna un bel pallone, ma il tiro del bosniaco è parato. Poi Aguirre da una parte e Digne dall'altra calciano alto, fino al gol di Thereau al 32', con i due centrali della Roma (Gyomber e Rudiger) tutti sbilanciati a destra ed Aguirre che trova in corridoio centrale per il francese, che a tu per tu con Szczesny non può fallire. Sul 3-1 gli ospiti hanno un sussulto d'orgoglio, ma è Iturbe al 35' a poter chiudere la partita con un sinistro da fuori, stavolta Karnezis è eccezionale in angolo. C'è ancora spazio per una punizione di Pjanic, poi tutti negli spogliatoi. La Roma resta in vetta, per l'Udinese la testa va subito al Sassuolo.

Andrea Pugliese

Fonte: gazzetta
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28/10/2015 23:38

Sassuolo-Juventus 1-0: Sansone su punizione, Allegri sprofonda a -11

L'attaccante neroverde risolve con un bellissimo calcio piazzato,
i bianconeri in dieci ci provano ma senza concretezza: la Roma ora è a 11 punti.
Di Francesco imbattuto in casa


Undici è il numero. La Juve perde 1-0 a Sassuolo, va a -11 dalla Roma, 23 punti contro 12, e rimpiange l’espulsione di Chiellini dopo 39 minuti. Se avesse giocato in undici – quel numero, ancora lui – chissà che sarebbe stato. Questa invece è stata una Juventus poco costruttiva nella prima mezz’ora, aggressiva ma nemmeno troppo pericolosa nel secondo tempo. Paradossi del calcio: Allegri ha dominato quando ha giocato in inferiorità e ha fatto una gran fatica a uomini pari. Dybala si è mosso tanto e ha combinato poco, Cuadrado ha faticato da esterno di centrocampo ed è migliorato molto nel secondo tempo. In totale, tre tiri in porta, solo uno davvero pericoloso: Pogba nel primo tempo. Il Sassuolo, alla rovescia, è partito tonico e per quasi tutto il secondo tempo ha controllato, difeso senza ripartire troppo. Ha deciso Sansone: punizione a giro, troppo bella per Buffon.


LEMINA CHE RISCHIO — Allegri sceglie il 4-4-2 con Barzagli terzino e Pogba largo a sinistra, poco efficace. Nel solito 4-3-3 del Sassuolo invece Sansone comincia forte a sinistra, Acerbi e Cannavaro controllano Mandzukic e Dybala, Magnanelli fa da schermo davanti alla difesa. Il primo tiro della partita è anche il primo gol: Sansone al 20’ calcia una punizione a giro col destro sopra la barriera. Un classico, ma piace sempre: Buffon neanche ci prova e la Juve va sotto. La reazione è nervosa, nel senso negativo. Berardi, spalle alla porta sulla trequarti, fa un girotondo intorno a Chiellini: palla a sinistra, Mimmo passa dall’altra parte e va a riprenderla. Il difensore di solito non gradisce il giochino, infatti Chiellini un minuto dopo lo stende: già ammonito per proteste, finisce in doccia. La Juve protesta, però aveva già rischiato qualche minuto prima, quando Lemina – già ammonito, anche lui – aveva allontanato la palla a gioco fermo. Allegri manda Sturaro a fare il terzino nel 4-3-2 di emergenza con Cuadrado interno di centrocampo. Il conto dei tiri pericolosi però non va oltre il solito destro di Pogba da fuori area, mandato in angolo da Pegolo.

CUADRADO RESPINTO — L’intervallo deve essere stato movimentato. La Juve torna in superficie con la faccia cattiva e attacca forte, dieci contro undici. Comincia Pogba: tiro fuori dal limite dell’area dopo una mischia in area, quando davanti a Pegolo già suona la sirena da allarme rosso. Continua Cuadrado: tiro sul primo palo respinto. Il colombiano per la prima mezz’ora del secondo tempo è una delle chiavi della partita, parte a metà campo ma ha spazio per attaccare la porta. La Juve allora sembra giocare col tridente, soprattutto quando Allegri chiama Morata e lo manda in campo al posto di Mandzukic, ancora negativo, quasi mai in sintonia coi compagni. La facce cambiano – dentro Zaza, poi anche Hernanes – ma il risultato sul tabellone non cambia: 1-0 Sassuolo. Un destro rimbalzante di Lemina è l’ultimo tentativo della Juve. Allo stadio arrivano le notizie dei gol della Roma, del Napoli, della Fiorentina ma la Juve niente: ferma a zero gol, lontana a -11.

Luca Bianchin

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28/10/2015 23:40

Verona-Fiorentina 0-2: pasticcio Marquez, Kalinic-gol.
Mandorlini rischia

L'autorete del difensore messicano spiana la strada ai Viola che raddoppiano nella ripresa, grazie all'assist di Pepito.
Scricchiola la panchina del tecnico gialloblù che resta ancora a secco di vittorie in campionato



La Fiorentina torna a correre, dopo i due stop con Napoli e Roma. E lo fa col solito gol di Kalinic, che si unisce al gruppo nell’abbraccio all’assist-man Pepito Rossi, tornato titolare. Col 2-0 al Bentegodi la squadra di Paulo Sousa resta agganciata al treno delle seconde, centrando la settima vittoria in campionato che condanna il Verona e Mandorlini alla quinta sconfitta in campionato. L’Hellas resta l’unica squadra a non aver vinto in stagione. Un primato negativo che mette sempre più a rischio la posizione del tecnico. Probabilmente sarà decisiva la sfida di domenica col Carpi, a meno di clamorosi ribaltoni nelle prossime ore.

AVANZA LA VIOLA — Partenza quasi scontata, con la Fiorentina a fare la partita e l’Hellas ad aspettare per colpire in contropiede. L’atteggiamento viola è il solito, col doppio trequartista alle spalle di un centravanti, che a sorpresa è Rossi, con Kalinic ingabbiato tra le linee. Pepito prova subito a sorprendere Gollini, ma il sinistro al volo finisce alto. Il Verona fatica a rubare palla e quando ci riesce non ha mai la forza di impensierire la difesa viola. Poi si accende Pasqual, che in tre minuti mette dentro due cross in fotocopia, tesi e bassi nell’area piccola, che mettono in crisi Gollini e la difesa veneta. Sul primo, la respinta del portiere finisce a Kalinic che calcia a lato. Sul secondo la Fiorentina passa: Kalinic tocca, Gollini ci mette il corpo ma la palla carambola su Marquez a terra per l’autogol che sblocca la gara. Il primo squillo Hellas arriva al 35’: spettacolare rovesciata di Jankovic, bravo Tatarusanu a smanacciare in tuffo. Al 42’ è Rodriguez a salvare la viola respingendo un cross velenoso di Sala a pochi passi dalla porta.

FESTA KALINIC — La seconda frazione segue il copione del primo tempo. Paulo Sousa poi al 7’ sorprende tutti: fuori Blaszczykowski e dentro Bernardeschi. Dunque un trequartista a fare tutta la fascia, nemmeno ci fosse il risultato da raddrizzare. Segno di mentalità. L’1-0 non si difende, bisogna chiuderla. E al 12’ puntuale arriva il raddoppio. Ripartenza viola, Ilicic trova il corridoio per Rossi che spalanca a Kalinic la strada del raddoppio a porta vuota. E tutti ad abbracciare Pepito, poco dopo sostituito da Badelj. Mandorlini prova a pescare dalla panchina e a cambiare atteggiamento. Con Siligardi passa al 4-3-3 ma gli effetti in campo non si vedono. Il finale serve solo a registrare il debutto in A nel Verona del giovane Checchin. La Viola gestisce, l’Hellas sembra solo attendere la fine di un’altra serata no. E adesso la panchina di Mandorlini traballa ancor di più.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: gazzetta
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