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Il Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 di SEXY FORUM (e dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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22/05/2022 20:23

L'Inter ne fa tre alla Samp.
Lo scudetto è andato, ma San Siro canta e ringrazia



I gol tutti nella ripresa, dopo aver metabolizzato il risultato del Milan con il Sassuolo.
Decidono Perisic, poi uscito per infortunio, e una doppietta di Correa


Luca Taidelli

Una vittoria di puro orgoglio, ma beffarda assai. L’Inter piega una Samp che gioca 50’ come se fosse una finale di Champions però i sogni scudetto erano scappati prima dell’intervallo - come alcuni tifosi - con il Milan a passeggiare sul Sassuolo. L’immancabile Perisic (che lascerà il campo per una distrazione al polpaccio destro che potrebbe anche cambiare lo scenario rinnovo) e una doppietta di Correa alla distanza vengono a capo del bunker di Giampaolo, ma la festa è altrove. Alla squadra di Inzaghi restano due trofei e il solito scudetto del tifo. Con i 71.109 di oggi, gli spettatori stagionali arrivano a un milione 128.377. E San Siro che al termine della partita canta, applaude e ringrazia i giocatori - molti dei quali in lacrime - è un grande esempio di amore e passione.

PRIMO TEMPO — Il tecnico nerazzurro punta sui soliti noti e preferisce Correa a Dzeko per affiancare Lautaro in attacco. Giampaolo risponde con un 4-5-1 in cui Caputo è l’unica punta e Candreva e Sabini gli assaltatori esterni. Centrale di difesa con Ferrari, al posto dello squalificato Colley, c’è Yoshida. Proprio il giapponese viene ammonito dopo 5’ di torello nerazzurro. Testa bassa, i nerazzurri chiudono la Samp negli ultimi 30 metri, con annesso rischio di ripartenze avversarie nelle praterie. La prima la piazzano Sabiri e Candreva al 10’, ma Skriniar sbroglia a due passi da Handanovic. Poi riprende il monologo, con 7-8 interisti a passarmi palla al limite dell’area, cercando l’imbucata giusta. Con la doppia cerniera Bereszynski-Candreva e Augello-Sabiri, Giampaolo punta a neutralizzare Perisic e Dumfries, costringendo l’avversario in un imbuto centrale. Al 17’ segna Giroud e ci si chiede se Brozovic e compagni accuseranno il colpo. Proprio no, con Perisic e Lautaro che al 23’ vanno vicinissimi al vantaggio. Al 27’ Bastoni mette Correa davanti ad Audero, ma il Tucu perde l’attimo. Candreva spaventa gli ex tifosi con un diagonale largo di poco, Barella lotta con Rincon, si prende un giallo per proteste e fatica a placarsi. Vieira diga davanti alla difesa funziona, mentre Thorsby fatica a frenare Calha. Al 33’ Giroud raddoppia nel burro del Sassuolo proprio mentre Barella, Lautaro e Skriniar in pochi secondi sbattono contro il muro doriano. Così come dopo il 3-0 milanista di Kessie, Audero si supera sul colpo di testa di Correa. Qui il contraccolpo è più del pubblico, e gli stessi giocatori sembrano meno indemoniati. Anche quando al 41’ un break di Barella porta a un tre contro due, Audero con una grande riflesso dice no al destro di Lautaro. E quando le torri doriane si distraggono, Dumfries di testa si mangia un gol fatto su corner di Calhanoglu.

SECONDO TEMPO — Nessuna sostituzione dopo l’intervallo. La differenza semmai si vede sugli spalti, visto che una parte dei tifosi ha preferito tornarsene a casa in anticipo. Per i tanti rimasti diventa orgoglio interista, ma l’ennesimo miracolo di Audero (stavolta su Barella) conferma che a questa squadra non viene mai regalato nulla. Emblematico anche che a stappare la partita, al 4’, sia il solito esondante Perisic, su assist di Barella. Gli argini sono rotti, il raddoppio al 10’ è un capolavoro di tocchi di prima chiuso dal piatto di Calha per il babà di Correa, che si ripete dopo due minuti al termine di un’azione insistita. Nei festeggiamenti a molti sfugge che dall’altra parte del campo Perisic è a terra dolorante dopo avere intercettato un tiro di Candreva. Per il trascinatore croato, uscito in barella con la standing ovation del Meazza, la prima diagnosi parla di distrazione al gemello mediale della gamba destra. In attesa di ulteriori esami, rischia tre mesi di stop. Inzaghi oltre a Gosens manda in campo gli ossigenati Dimarco e Vidal per Bastoni e Barella. Al 27’ gli applausi sono per De Vrij e Correa, che lasciano il posto a Ranocchia (ultima in nerazzurro?) e Caicedo. All’ultima è sicuramente Vidal, che si prende una bordata di fischi quando sbanana malamente un contropiede. Dentro anche Damsgaard, Trimboli, Askildsen, Magnani e poi Yepes. I minuti finali sono accademia a ritmi da Subbuteo, nel tentativo interista di far segnare a Lautaro il gol numero 22 in campionato. Gli va male due volte (super Yoshida e Audero), così come a Caputo e Augello, ipnotizzati da un Handanovic abbandonato per qualche minuto dai compagni con la testa già in vacanza.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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22/05/2022 20:30

GRANDE MILAN, SEI CAMPIONE D’ITALIA!

I rossoneri si impongono anche col Sassuolo e conquistano
il tricolore rendendo ininfluente il successo dell’Inter sulla Samp.
A segno Giroud (doppietta) e Kessie


Stefano Cantalupi


È il giorno del Milan, è la sera del Milan, sarà la notte del Milan campione d’Italia per la 19esima volta nella sua storia. Il Diavolo non trema a Reggio Emilia: l’ultimo gradino lo sale di slancio, in grande stile, triturando il Sassuolo e scacciando ogni ansia da prestazione in meno di mezz’ora. A quel punto, non serve più nemmeno chiedere notizie sull’andamento di Inter-Samp, è già estasi rossonera, undici anni dopo l’ultimo scudetto. Un 3-0 che non rende neanche l’idea di ciò che s’è visto in campo, quello del Mapei. Pioli, al fischio finale di Doveri, corre e salta come un ragazzino per il suo primo trofeo – e che trofeo – a 56 anni suonati. E tutti intorno a lui si abbracciano, piangono, ridono. È delirio collettivo in uno stadio quasi solo rossonero, anche nel settore teoricamente riservato ai fedelissimi del Sassuolo, che almeno sfruttano l’occasione per salutare gli ormai ex neroverdi Peluso e Magnanelli. In tribuna vip c’è anche la famiglia Singer (Gordon e il padre Paul, fondatore di Elliott), alle tivù sono appiccicati milioni di occhi da oltre 100 Paesi. È il tocco internazionale di un caldissimo pomeriggio emiliano, in una felice fusione tra il Dna esterofilo del Milan e la regione in cui è cresciuto il suo allenatore.

SENZA OSTACOLI — La partita, in realtà, è una non-partita. Troppa differenza di fame in campo perché vi siano possibilità di rivivere la sorpresa dell’andata, quando il Sassuolo sbancò il Meazza. Il cronometro non è arrivato nemmeno al decimo minuto e già i rossoneri hanno sfiorato il vantaggio quattro volte: su Giroud e Saelemaekers deve superarsi Consigli, mentre Ferrari e Lopez salvano alla disperata sui tentativi di Leao e Tomori. Il vantaggio di Giroud, al 17’, è come il tuono che dà il via a un temporale: da lì in poi piovono ancora gol, grandinano occasioni, pericoli per la porta di Consigli. All’intervallo si andrà sul 3-0, col tricolore in tasca, anche per le leggerezze difensive della squadra di Dionisi. E la ripresa, a parte un paio di tentativi di Berardi e un palo di Traoré nel finale, ha poco senso di essere raccontata. L’unica parata di Maignan – bella – resterà quella su Frattesi poco prima dell’intervallo.

I GOL — Ma andiamo con ordine. C’è da raccontare il gol spacca-partita. Il pasticcio lo combina Ayhan sulla corsia destra, con Leao che gli strappa il pallone e punta dritto verso l’area neroverde: Ferrari rimedia una volta, Consigli stavolta non riesce a opporsi al tiro sporco di Giroud. Il 2-0 (32’) è di nuovo frutto dell’asse franco-portoghese, con Ferrari improvvido nel portare troppo palla in zona ad alto rischio. Leao gliela ruba, va sul fondo, appoggia all’indietro per il numero 9, sinistro di prima e raddoppio. Le lancette girano altre quattro volte e il Milan fa tris. Stavolta è Lopez che dorme, Leao lo depreda un’altra volta e centra per Kessie, che insacca (36’). Bel modo di dirsi addio.

LA FESTA DI ZLATAN — E Ibrahimovic? Guarda quasi tutto il tempo in piedi, poi entra nella ripresa, acclamato dal suo popolo. Troverebbe pure il gol di testa per l’apoteosi, ma c’è fuorigioco di partenza di Leao prima del cross perfetto. Cambia poco, per il Milan è già tempo di far festa. Pioli stringe a sé lungamente i giocatori che richiama in panchina prima della fine, Tomori in special modo. E poi si lascia andare, fa festa col suo pubblico. “I campioni dell’Italia siamo noi”, cantano i tifosi rossoneri, prima di invadere il campo, incuranti degli annunci dello speaker. Campioni, come undici anni fa, all’Olimpico. E Ibra c’era anche lì. Chissà se ci sarà anche la prossima volta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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23/05/2022 08:41

Salernitana, la salvezza più incredibile:
viene travolta dall'Udinese, ma resta in A



I campani avevano il destino nelle proprie mani, ma non sono mai stati
in partita contro i friulani che non avevano più niente da chiedere.
Niente retrocessione, però, perché il Cagliari non sfonda a Venezia


Giuseppe Nigro

Un’ultima giornata da stropicciarsi gli occhi regala la notte più incredibile alla storia da annali che incornicia la salvezza in Serie A della Salernitana. Conquistata con una rimonta show la possibilità di avere il destino nelle proprie mani, col match point sul proprio piede i granata deragliano affondando con un deprecabile 0-4 casalingo al sapore di infamia contro un’Udinese che non aveva più niente da chiedere. E però finiscono comunque per festeggiare la conferma nel massimo campionato perché il Cagliari, che si presentava all’ultimo turno a -2 dai campani quartultimi, è a sua volta naufragato in Laguna, fermato da un pareggio inutile che lascia i sardi un punto indietro in classifica, terzultimi e dunque retrocessi. Salvando Nicola.

STORICO — Alla terza esperienza in Serie A, per la prima volta a differenza di quanto successo nel 1947-48 e poi nel 1998-99 la Salernitana chiude con la salvezza e mantiene la categoria concretizzando quella che, ultima notte a parte, era stata una rimonta show: 15 punti nelle ultime 7 partite giocate dopo averne fatti 16 nelle prime 30, con un ultimo mese e mezzo di slancio dal quartultimo posto a -9 dal Cagliari (seppur con due partite in meno) fino al sorpasso su sardi, Genoa e Venezia e la permanenza in Serie A con la complicità della concorrenza. Ma la fortuna aiuta gli audaci, e Nicola lo è stato per come ha risuscitato una storia che fino a inizio aprile sembrava avere un esito già ampiamente scritto.

IN SALITA — Che per la Salernitana rischiasse di essere una serata meno trionfale di quanto sperato si è capito da subito: dopo una prova un paio di minuti di poco oltre l’incrocio, già al 6’ un destro da fuori area di Deulofeu - scatenato e imprendibile con le sue scorribande sul centro-sinistra - è andato a infilare Belec nell’angolino basso. Se poteva sembrare solo l’inizio storto di una serata in cui a bloccare la Salernitana poteva essere la paura di vincere - che Verdi (19’) e Bonazzoli (23’) hanno provato a sfatare da fuori area trovando sempre grandi risposte di Padelli (al 30’ su punizione di Verdi, al 40’ doppio salvataggio ancora su lui e Bonazzoli) - in realtà è stato l’avvio di un piano inclinato che ha mandato la serata granata all’inferno.

GARA CHIUSA— Così il raddoppio negato a Deulofeu prima della mezzora da un (giusto) fuorigioco su filtrante di Walace ha dovuto attendere solo altri cinque minuti per arrivare davvero dalla testa di Nestorovic, lasciato tutto solo in area da Radovanovic e pescato col mirino dal cross dalla trequarti di Molina. Che diventa 0-3 al 42’ con uno show di Udogie, capace di recuperare palla sulla trequarti, accentrarsi, puntare Gyomber e far partire un gran tiro a giro a gelare l’Arechi già sotto shock.

ALLO SMARTPHONE — Un paio di segnali di inversione di tendenza sembravano arrivati già sul finale di primo tempo: un palo frutto del salvataggio ancora del Padelli volante su un colpo di testa su corner di Fazio, e poi il rigore parato a Pereyra da Belec che aveva atterrato nettamente ancora Deulofeu. Illusori. Il gol di Pereyra arriverà poi in contropiede a inizio ripresa, scatenando in campo e fuori la furia dell’Arechi, con sospensione della partita per cinque minuti, quasi rissa sul prato, lancio di oggetti e principio di incendio in curva fortunatamente senza gravi conseguenze. Finita di fatto qui la partita, al di là di un palo da una parte e una traversa dall’altra ormai ininfluenti, l’attenzione si è spostata sugli smartphone aggrappati alla speranza di una mancata vittoria del Cagliari. Esaudita, grazie alla resistenza del Venezia già retrocesso a cui la Salernitana deve un pezzo di salvezza. Oltre che al profeta Davide Nicola.

PROPRIETA’ E ALLENATORI — Con in mezzo il caos del passaggio di proprietà da Claudio Lotito al trust che doveva servire a gestire la transazione fino all’acquisto formalizzato last minute il 31 dicembre da Danilo Iervolino, senza cui il club sarebbe stato escluso dal campionato, sul campo c’è stato bisogno di passare da tre allenatori diversi per trovare la guida giusta: con Fabrizio Castori, l’uomo della promozione dalla B, 6 sconfitte, un pari e un successo nelle prime 8 partite; poi con Stefano Colantuono 10 sconfitte, 3 pari e 2 vittorie in 15 gare; infine la rinascita con Davide Nicola e i suoi 4 successi, 6 pari e 5 sconfitte in 15 gare.

LA RINASCITA — Così questa salvezza è diventata la storia di una scalata dagli inferi di un’annata che ha conosciuto il primo successo alla settima giornata, e fin lì le sconfitte erano state cinque in sei partite. E ancora quasi al giro di boa i punti erano ancora la miseria di 8 dopo 18 partite di cui 14 perse, comunque a -5 da una quota salvezza rimasta sempre abbastanza bassa, aiutando a tenere viva la fiammella della speranza mentre lentamente si risaliva dall’ultimo, al penultimo fino al terzultimo posto. Segni di vita erano arrivati già coi quattro pari di fila di febbraio, in mezzo a cui c’era stato l’avvicendamento tra Colantuono e Nicola. L’aggancio al Cagliari quartultimo è arrivato un mese fa battendo la Fiorentina, e la settimana dopo il sorpasso col pareggio in casa dell’Atalanta approfittando del crollo verticale dei sardi: 4 punti in 10 giornate già prima di quest’ultimo turno. Che ha chiuso il cerchio con un finale da film.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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25/05/2022 13:25

Venezia-Cagliari 0-0, sardi retrocessi in Serie B



La squadra di Agostini non riesce a sfondare e fa compagnia a veneti e Genoa nella B 2022-23


Il Cagliari retrocede in Serie B. A Venezia la squadra di Agostini non va oltre lo 0-0, non approfittando della clamorosa vittoria dell’Udinese a Salerno che avrebbe consentito ai sardi di salvarsi imponendosi al Penzo. Invece, complici le grandi parate del portiere finlandese Maenpaa, il risultato non si è mai sbloccato. Il Cagliari fa così compagnia a Genoa e Venezia nella Serie B 2022-23

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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25/05/2022 13:28

SERIE A 2021/2022 38ª Giornata (19ª di Ritorno)

20/05/2022
Torino - Roma 0-3
22/05/2022
Genoa - Bologna 0-1
Atalanta - Empoli 0-1
Fiorentina - Juventus 2-0
Lazio - Verona 3-3
22/05/2022
Spezia - Napoli 0-3
Inter - Sampdoria 3-0
Sassuolo - Milan 0-3
Salernitana - Udinese 0-4
Venezia - Cagliari 0-0

Classifica
1) Milan punti 86;
2) Inter punti 84;
3) Napoli punti 79;
4) Juventus punti 70;
5) Lazio punti 64;
6) Roma punti 63;
7) Fiorentina punti 62;
8) Atalanta punti 59;
9) Verona punti 53;
10) Torino e Sassuolo punti 50;
12) Udinese punti 47;
13) Bologna punti 46;
14) Empoli punti 41;
15) Sampdoria e Spezia punti 36;
17) Salernitana punti 31;
18) Cagliari punti 30;
19) Genoa punti 28;
20) Venezia punti 27.

(gazzetta.it)


Milan Campione d'Italia (a 11 anni dall'ultimo campionato) ed è lo scudetto numero 19.
Milan, Inter, Napoli e Juventus qualificate in Champions League.
Lazio e Roma qualificate in Europa League.
Fiorentina qualificata in Conference League.
Il Cagliari è retrocesso in Serie B insieme al Venezia e al Genoa (quete due matematicamente in Serie B con una giornata di anticipo).
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