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Ziva e l' isola del nuovo film di Tinto Brass

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2013 15:02
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19/07/2008 23:23

ZIVA L'ISOLA CHE NON C'E'



TRAMA

1944.
ZIVA, la moglie 30enne di Branko – il guardiano del FARO che domina un isolotto al largo delle costa Dalmate – attende da 2 anni il ritorno del marito dalla guerra.
4 capre, 1 gatto, alcune galline, le rondini, i gabbiani, i pesci e i mitili del generoso mare adriatico le tengono compagnia e aiutano a sopravvivere.
Ogni tanto la risacca getta sulla battigia i cadaveri dei militari di nazionalità diverse strappati alla guerra dal mare, che lei raccoglie e seppellisce pietosa.
Una mattina, fra le alghe e i relitti di una Corvetta delle Regia Marina Italiana, Ziva scorge il corpo esanime di MARCO, un giovanissimo marinaio veneziano.
Con generosa premura la donna del Faro lo rianima, lo soccorre, lo cura, lo rifocilla, lo rimette in sesto e lo ama.
E con amorosa sensualità cerca di recuperarne l’umanità mortificata dagli orrori della guerra, convincendolo a deporre le armi e ribellarsi al mostruoso macello che ha travolto tutto e tutti.
Stessa cosa farà con GORDON, un paracadutista inglese della RAF piovuto dal cielo una notte tempestosa sulle impervie scogliere dell’isola.
Anche a lui Ziva offre aiuto e amore in cambio della sua rinuncia a continuare a combattere.
La “coesistenza pacifica” fra i 2 naufraghi, vinte le iniziali ostilità politiche che li oppongono l’un l’altro, è resa difficoltosa dalle immancabili rivalità personali che la figura libera e indipendente di Ziva non tarda a far nascere fra loro.
Rivalità complicate dall’arrivo sull’isolotto di un terzo incomodo, FRANZ, un graduato nazista che non ha bisogno di essere convinto da Ziva a “disertare”, perché già schifato in proprio dai crimini visti e vissuti sui campi di battaglia di mezza Europa.
No dopo l’altro i 3 naufraghi, giunti ad un passo dalla morte, risorgono alla vita fra le braccia di Ziva, Circe generosa e forte che con le sue cure, il suo amore e il suo rifiuto della violenza, offre a tutti un’occasione di rivincita e riscatto dal loro essere contemporaneamente carnefici e vittime dell’universale massacro.
Finalmente, sotto l’arco protettivo di un corrusco arcobaleno, un gozzo sbarca Branko sull’isola.
La guerra è finita, Ulisse è tornato, la buriana è passata, i 3 naufraghi si accomiatano da Ziva accompagnati dalle parole e dalle note della canzone “Le Déserteur” di Boris Vian.
La lanterna del Faro rimesso in funzione, sventaglia di luce fisica e metafisica il mare intorno all’Isola, pennellando a intermittenza anche i corpi di Branko e Ziva avvinti sulla battigia a fare l’amore: con voce incrinata di emozione il marito racconta alla moglie che anch’egli è stato salvato da una donna, KATARINA, una contadina magiara che l’ha raccolto in una foiba, nascosto, curato, nutrito e amato come lei ha fatto con i suoi “disertori”.
ZIVA, una storia d’amore che è anche un apologo sull’intelligenza e vitalità delle donne, un pamphlet contro la violenza e la brutalità della guerra, una metafora della speranza in un mondo diverso.



CATERINA VARZI

E la vidi: era lì, misteriosa e seducente come un miraggio, scrutava sorniona la hall dell’albergo.
Mi colse una vertigine, un richiamo oscuro e fortissimo come quello sessuale, ispirazione e stimolo a nutrienti trasgressioni.
Dardeggiandola di occhiate le andai incontro: “Attrice?” chiesi galante. “Avvocato” rispose inopinata: era infatti venuta all’appuntamento per discutere il contratto di un DVD sul mio lavoro di regista.
Che poi non si fece.
O meglio si trasformò in un altro progetto, sempre su di me, ma più ambizioso e articolato, nel quale Caterina Varzi avrebbe svolto anche il ruolo di intervistatrice-interlocutrice, sfruttando le competenze della sua seconda professione, quella di Psicanalista Junghiana allieva di Aldo Carotenuto.
E qui cascò l’asino.
Perché il lavoro si tradusse rapidamente in reciproca seduzione: lei per la “persona” Tinto Brass man mano che andava spogliandola dagli stereotipi del “personaggio” per enuclearne l’anima; io per la ardente espressività del suo volto inconsueto e bellissimo, cangiante e vivo come i riflessi della gibigianna sotto i ponti di Venezia, la disarmante lucidità della sua mente, la conturbante sensualità del suo corpo di donna vera non artificialmente rifatto, man mano che andavo spogliandolo dai panni e dai vezzi della strizzacervelli per enuclearne l’eros.
Non so se Caterina Varzi ha trovato la mia anima, io so per certo di aver trovato in lei conferma alle mie intuizioni-intenzioni iniziali: quelle di averla “vista” subito come l’interprete ideale del personaggio di ZIVA, la protagonista femminile del film omonimo che stavo preparando.
Abbiamo perciò interrotto il “sitting”, e spostato il confronto sul “set” di ZIVA.

TINTO BRASS



Fonte: tintobrass.it
oops
16/06/2009 15:19

mi fa un sesso tremendo
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31/08/2013 15:01

Stanno ancora a completare il cast ... (fonte blogo).






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[Modificato da binariomorto 31/08/2013 15:02]
oops
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