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Serie A 2011/2012 Cronache, Risultati e Classifica

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2012 21:43
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06/05/2012 23:27

Vucinic e autogol, delirio Juve
Per i bianconeri è il 28° scudetto

Finisce 2-0 per la squadra di Conte a Trieste: apre il montenegrino in avvio, poi un po' di tensione ma nella ripresa Canini infila la sua porta. Il Milan perde ed è festa con un turno di anticipo


La Juventus è campione d’Italia. Per la prima volta dopo Calciopoli. Batte il Cagliari 2-0 a Trieste, gol di Vucinic e autorete di Canini. E festeggia con una giornata d’anticipo il tricolore. 28° per l’albo d’oro, 30° per i tifosi bianconeri, mai scesi dall’Aventino, dopo Calciopoli. Da imbattuta, imbattibile in campionato, e pure in stagione, che all’orizzonte ci sono ancora due partite, compresa una finale di Coppa Italia, per frantumare tutti i record. Scudettata grazie alla vittoria dell’Inter nel derby, che ferma il Milan, e siamo al favore paradosso, vista la rivalità con i nerazzurri e le vicessitudini extracalcistiche.

UNA STORIA, DUE PARTITE — Quella, anzi quelle, del Nereo Rocco, dove il Cagliari è esiliato, e non da stasera. Le emozioni, gli umori, la "pancia", sono state influenzate dai capovolgimenti di punteggio di cui è arrivata notizia via radio, internet, tv. Qui il Cagliari se l’è giocata, eccome, e la Juve ha fatto tutt’altro che una gita, soffrendo addirittura oltre quanto era immaginabile, contro una squadra che non aveva nulla da chiedere, già salva. Ma la storia della partita ha vissuto sul filo dell’immaginario teletrasporto, a San Siro, con il Rocco contemporanea Star Trek. I giocatori bianconeri sembravano buttar giù un immaginario sorso di bevanda energetica ad ogni boato dei loro tifosi. Si abbeveravano di energia, di speranza.

VUCINIC GOL — La Juve parte forte. Come sempre, di recente. E segna, subito, e anche qui è un film già visto con Roma, Novara e Lecce. Allora: lancio in verticale di Bonucci per Vucinic che elude il fuorigioco (al pelo) e segna con un diagonale preciso, trafiggendo Agazzi in uscita. 10° gol stagionale del montenegrino. Parte il "chi non salta rossonero è" della Curva Sud dello Juventus Stadium "traslocata" al Nereo Rocco. La Juve in questo momento è campione d’Italia.

NOTIZIE DA SAN SIRO — Dopo 10’ arriva l’uscita alta di Buffon: è il primo intervento del portiere dopo Juventus-Lecce e il trauma dell’erroraccio che ha regalato il pari a Bertolacci. Poi arriva un boato: è il gol dell’Inter, di Milito, nel derby milanese. Chi l’avrebbe detto che i tifosi bianconeri un giorno avrebbero salutato così una rete dei nerazzurri. Si gioca su due campi, inutile far finta di niente: arriva un nuovo boato dal settore "bianconero", ma è un falso allarme: non convalidata una rete di Lucio, a oltre 400 km di distanza. La Juve prende paura, ma per un infortunio: esce, addirittura in barella, Lichtsteiner, che si è scontrato con Pinilla e ha avuto la peggio, subendo una botta in testa. E’ cosciente, ma verrà sottoposto ad accertamenti. Dentro Caceres. Nainggolan rischia il secondo giallo, ma Orsato è clemente con il mediano. Giocare, prego.

BRIVIDO PINILLA — L’attaccante sfiora il pari con un bellissimo destro dalla distanza, Buffon non c’era arrivato. La Juve s’impaurisce, e soffre un po’, dopo aver tenuto in mano la gara con piglio tricolore, nel finale di tempo. Quando comincia a piovere, in contemporanea con il pareggio di Ibra a San Siro, su rigore. Pepe, scatenato, sfiora soltanto il 2-0. All’intervallo Juve avanti, ma gara ancora in bilico. E fiato sospeso di tutti, sugli spalti, anche per l’1-1 di San Siro.

ANCORA IBRA — Lo svedese segna a inizio ripresa: la notizia a Trieste è accolta peggio della pioggia. Ma è un attimo: l’Inter pareggia, ancora con Milito, stavolta su rigore.

FIATO SOSPESO — Di tutti quando Cossu va a terra in area bianconera, a contatto con Chiellini. Orsato si prende il suo tempo: poi ammonisce il fantasista, appena entrato, per simulazione. Tifosi del Cagliari furibondi, quelli juventini se la prendono col presunto simulatore. Di sicuro il Cagliari se la gioca, la partita. Nessuno sconto tricolore. Poi Canini è sfortunato e devia nella sua porta un cross di Caceres. 2-0 e risultato al sicuro per la Juve. Ora conta San Siro. E a 5’ dalla fine arriva l’esplosione, liberatoria, col 4-2 di Maicon. Vince l’Inter. Vince la Juve. Campione d’Italia.

dal nostro inviato
Riccardo Pratesi


Fonte: gazzetta
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06/05/2012 23:30

L'Inter cala il poker
Milan travolto da Milito e Maicon

Non basta Ibrahimovic che segna una doppietta (uno su rigore). Il Principe ne fa tre (due dal dischetto) e il brasiliano fissa il risultato sul 4-2 per i nerazzurri


Altro che scansamose: scornamose. Inter e Milan danno vita a un derby memorabile, intenso, nervoso e combattuto. Lo vince l’Inter, in un modo destinato ad entrare nell’epica nerazzurra. Quando Maicon scarica in porta il gol del 4-2, con una bomba di destro, il Meazza nerazzurro esplode. Chissenefrega della Juve, chissenefrega di Calciopoli, chissenefrega della terza stella. A Trieste ringraziano, e chissà che la cosa non aiuti a chiudere la troppo lunga querelle. Scudetto alla Juve, il Milan abdica, nonostante le strenue resistenze di Zlatan Ibrahimovic, perdendo il secondo derby stagionale, contro un’Inter che ha più birra e più anima. Stramaccioni esulta ed ora è difficile ipotizzare che saluti fra una settimana: i giocatori lo abbracciano, lui concede anche la passerella a Cordoba, all’ultima a San Siro. Allegri (che aveva perso stamattina Ambrosini e durante la gara Bonera e Abbiati) osserva Zanetti che si fa un campo intero, di corsa palla al piede, e capisce che non è serata, non è annata.

NERVI E MOVIOLE — Tre rigori, un gol non-gol, schermaglie fra giocatori e giocatori, fra giocatori e dirigenti, fra ex compagni: c’è di tutto e di più per scatenare moviole e discussioni. Si inizia in campo, si finirà fra qualche giorno, se va bene. I patimenti di Rizzoli iniziano al 33’ del primo tempo. Prima aveva giustamente annullato un gol di Lucio, ma lì poche discussioni. Trentatreesimo, quindi: corner di Sneijder, testa di Cambiasso, salvataggio di Abbiati con la curva interista che urla al gol. Compaiono i fantasmi di Muntari (peraltro presente) e Buffon, i replay sembrano evidenziare che non tutta la palla era dentro. Di Liberatore promosso, meno bene Rizzoli al 42’: Julio in uscita su Boateng prende la palla, l’arbitro indica il dischetto. Il portiere brasiliano non si da pace, va a dire qualcosa a Ibra ("La tiri fuori o te la paro", pare). Dopo la linguaccia di Julio Ibra non fa una piega e trasforma alla grande. Segue sguardo di sfida a curva e a Julio stesso ("Hai visto? Forse è entrata"). Di lì in poi è bagarre, con qualche fallo duro di troppo non sanzionato, fino all’intervallo.


RIMONTA E CONTRORIMONTA — Si riparte dall’1-1, perché l’Inter aveva messo a frutto il predominio iniziale, condito da tratti di buon gioco, col gol al 14’ di Milito: punizione di Sneijder, Samuel dimenticato e tenuto in gioco sul secondo palo, sponda e tocco ravvicinato del Principe per l’1-0. Si riparte dall’1-1, quindi, ma dura poco. Perché Ibra non vuole cedere la corona di "uomo dei mille scudetti". E perché la Strama-Inter è bella, ma balla, dietro. Sul velo di Boateng, Zlatan sguscia fra Samuel e Lucio e col tocco sotto fa 2-1. La Juve non è più campione, ma l’Inter non è doma. Sneijder suona la carica con un tiro da metà campo, Milito si procura un rigore (abbraccio di Abate) e lo trasforma riportando il match in parità. Muntari avrebbe la palla buona 3’ dopo, ma manda fuori: è l’inizio della fine per il Milan. Al 34’ arriva il cross di Maicon, Pazzini (entrato per Alvarez) sfiora di testa, braccio di Nesta e rigore. Milito trasforma, 3-2 e tanti saluti ai discorsi sul campionato. Il Milan molla, l’Inter va. La stagione resta amara, ma qualcosa da festeggiare c’è. E forse anche qualche base per costruire un futuro in cui tornare a giocare per il titolo proprio, e non per consegnarlo ad altri.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
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06/05/2012 23:33






... amala,


questa grande Juve


amalaaa ...


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08/05/2012 13:55

SERIE A 2011/2012 37ª Giornata (18ª Ritorno)

05/05/2012
Lecce - Fiorentina 0-1
Roma - Catania 2-2
06/05/2012
Siena - Parma 0-2
Atalanta - Lazio 0-2
Bologna - Napoli 2-0
Novara - Cesena 3-0
Palermo - Chievo 4-4
Udinese - Genoa 2-0
Cagliari - Juventus 0-2
Inter - Milan 4-2

Classifica
1) Juventus punti 81;
2) Milan punti 77;
3) Udinese punti 61;
4) Lazio punti 59;
5) Napoli e Inter punti 58;
7) Roma e Parma punti 53;
9) Bologna punti 51;
10) Catania punti 48;
11) Atalanta e Chievo punti 46;
13) Fiorentina punti 45;
14) Siena 44 punti;
15) Palermo punti 43;
16) Cagliari punti 42;
17) Genoa punti 39;
18) Lecce punti 36;
19) Novara punti 32;
20) Cesena punti 22;


L' Atalanta punita con 6 punti di penalità per illecito sportivo (calcioscommesse).
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13/05/2012 18:25



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13/05/2012 18:31

Fiorentina e Cagliari
non si fanno male

Pari senza emozioni e con poche idee tra due delle principali delusioni di quest'anno. I viola chiudono con un punto davanti al loro pubblico

Senza motivazioni e una grande voglia di lasciarsi alle spalle un'annata terribile, Fiorentina e Cagliari chiudono 0-0 e si prendono un punto a testa dopo una partita giocata solo a centrocampo, ricca di falli e priva di occasioni da gol. Anche se qualcosa cambia nella ripresa, con l'ingresso di Acosty tra i viola e Ibarbo tra i sardi, che - nei limiti - portano per lo meno qualche brivido in più alle difese grazie alla loro velocità. La classifica parla di due squadre salve con tranquillità: ma i tifosi viola e rossoblù sanno di aver sofferto più del dovuto, almeno fino all'inizio di maggio. E ora in casa di entrambe le squadre ci si aspetta una rivoluzione.

MARCHIONNI K.O. — Primo tempo senza squilli di tromba né occasioni da gol. Le due squadre hanno già la mente in vacanza, con il solo obiettivo di lasciarsi alle spalle una stagione disastrosa ma chiusa comunque con la permanenza nella massima serie. I viola affrontano un pubblico diviso: alcuni tifosi fischiano il presidente Andrea Della Valle che lascia lo stadio al 13', altri lo appoggiano apertamente. Sul campo la squadra è senza testa e senza cuore. In attacco la nuova coppia Olivera-Cerci non graffia. Si sente tantissimo la mancanza di Jovetic. Forse addirittura di Amauri. Quando attacca, la viola lo fa a testa bassa. Di positivo la prestazione di Romulo, un po’ falloso ma spesso nel vivo dell’azione, e il modulo sperimentale, con Marchionni provato come centrocampista centrale (sostituito però da Salifu dopo mezz’ora per infortunio). Nel Cagliari non funziona l’inserimento di Nenè in avanti dopo una stagione passata ai margini, tra infortuni e tribune. Né è grande l’apporto di Dessena come ala offensiva. Forse sarebbe stato meglio schierare Ibarbo dal primo minuto. Nei primi minuti gioca meglio la Fiorentina, che però ha un solo schema di gioco: palla avanti in profondità per Cerci. La difesa del Cagliari controlla senza troppi problemi. I sardi vengono fuori alla distanza, creando qualche brivido ai padroni di casa con Nenè. Ma nel primo tempo è davvero difficile trovare un’azione da gol limpida da segnalare. La cosa migliore la fa Thiago Ribeiro nei minuti finali, quando tenta un colpo di tacco dopo un cross su corner: la palla è fermata dalla difesa viola.

MEGLIO CON IBARBO E ACOSTY — La ripresa inizia subito con una scossa: Ribeiro prende palla ai limiti dell’area, si smarca con una girata e sfiora il palo alla sinistra del portiere. È l’occasione più nitida della partita. Brutto infortunio poi per De Silvestri, sostituito da Cassani. Sul capovolgimento di fronte Cerci ubriaca la difesa rossoblù, ma poi si perde con il pallone tra i piedi. Si gioca molto a metà campo, con azioni concluse quasi sempre con un fallo. L’arbitro però risparmia sui cartellini. All’improvviso, dopo 11’, ci prova da fuori Nainggolan, uno dei migliori in campo: pallone troppo lento e centrale e Avramov blocca. Ammonito Cerci per un brutto fallo da dietro: era diffidato. Il gioco del Cagliari risente della brutta prestazione di Conti, solitamente il vero cervello della squadra. Eppure Ficcadenti alza il baricentro dei suoi 11 e tenta di giocare una ripresa all’attacco. Ai punti, esulterebbero i rossoblù. Al 20’ doppia sostituzione: nella Fiorentina entra Acosty, nella speranza di svegliare il gioco d’attacco dei viola. Nel Cagliari dentro Ibarbo per Ekdal: Ficcadenti punta sulla sua velocità. E i due attaccanti in effetti scuotono la gara. Nessuna occasione cristallina, a loro velocità giustifica almeno la presenza delle difese avversarie. Al 36' brivido grazie a Ibarbo: cross dopo una sgaloppata sulla destra, Natali devia in angolo dall'area piccola. L'impressione è che sarebbe potuta venirne fuori un'azione davvero pericolosa. Sul corner colpo di testa di Ribeiro: fuori. Poi la partita torna ad assopirsi. Il Cagliari a fine gara conta 12 corner, contro i due viola. Non abbastanza per sperare in una vittoria, ma comunque è più di quanto ottenuto dalla Fiorentina.

Daniele Angi

Fonte: gazzetta
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13/05/2012 19:24

Juve ai piedi di Del Piero
Il capitano segna e saluta

La squadra di Conte vince 3-1 con l'Atalanta e chiude imbattuta a quota 84 il suo campionato trionfale. Gol numero 289 in maglia bianconera e addio commovente per il numero dieci tra cori e giri di campo. Infortunio per Chiellini

Marrone e Del Piero. I loro gol - virtuale e simbolico passaggio di testimone tra il nuovo che avanza e il passato e presente bianconero - caratterizzano la vittoria della Juventus sull’Atalanta. La squadra di Conte conclude così il campionato imbattuta: è la prima volta che succede in un campionato a 20 squadre. Ma la partita della festa scudetto allo Juventus Stadium - per la cronaca finita 3-1, autorete di Lichtsteiner nel finale e rigore di Barzagli allo scadere, e così i marcatori stagionali salgono a 20 -, è stata soprattutto l’addio accorato, sinceramente commovente, del popolo juventino al suo capitano e simbolo, appunto Alessandro Del Piero. Che ha, a meno di improbabili sorprese, giocato l’ultima partita da bianconero in uno stadio di Torino. L’ultima uscita in assoluto arriverà domenica, ed è giusto sia una finale, di Coppa Italia, col Napoli. Emblematico anche che il numero 10 abbia segnato, per la 289/a volta in 704 partite con la Juve: entrambi record. Sostituito a inizio ripresa, ha fatto il giro di campo, quasi a salutare uno per uno i suoi tifosi, durante la gara, a partita in corso. Una roba eccezionale. Come il giocatore e l’uomo. "Grazie di tutto" il coro più semplice. E più bello, riservatogli dalla curva. Il loggione, per un artista del pallone, nel teatro di uno stadio. Il "suo" stadio. Molto diversa, purtoppo, l'uscita dal campo di Giorgio Chiellini, il cui infortunio al 43' del secondo tempo potrebbe anche essere più grave del previsto.

TERRORE ALE — Si parte con lo stadio colorato di bianco, rosso e verde e i giocatori della Juve che entrano in campo, prima del fischio d’inizio con i figli in braccio o per mano. Bello. La partita inizia col brivido. Passa meno di un minuto e finisce per terra Del Piero. Lo Juventus Stadium trattiene il fiato, c’è un silenzio che fa impressione, quando un secondo prima c’erano i decibel da discoteca il sabato sera. Ma è solo un attimo di paura. Del Piero si tiene un ginocchio, poi si rialza. Parte l’applauso. Ricominciano i cori a squarciagola. Del Piero comincia a carburare: pallone delizioso per Borriello che alza appena la mira da ottima posizione. Assist sfiorato. Ci fermiamo qui per adesso, ma la storia di Del Piero in questa partita la riprendiamo, tra poco. Manca il maglio.

IL BAMBINO — Nel frattempo segna Marrone, al 10’, dopo una bella azione personale di Borriello, rifinita da un colpo di tacco. Primo gol per la Juventus del centrocampista torinese classe 1990. Pandemonio generale. Lo Juventus Stadium si placa, soddisfatto, ma si risveglia con un boato al gol del Novara a San Siro contro il Milan. E parte il "chi non salta rossonero è". Per chi vuole stravincere, nel duello scudetto.

L'ETERNO CAPITANO — Al 28’ viene giù lo stadio. No, non sono peggiorate le condizioni atmosferiche: ha smesso di piovere prima della partita. E l’agibilità di un gioiellino come lo Juventus Stadium non è certo a rischio. Piuttosto segna capitan Del Piero. Di cui si contano i passi come quelli di un ballerino, non è mica una trottola come Giaccherini, ma che predica calcio ogni volta che tocca lo strumento di lavoro, quel pallone che lui accarezza come nessun altro. Segna di destro, Ale, da fuori area, il quinto stagionale, il terzo in campionato. Lo abbracciano tutti i compagni di squadra. Uniti. Arriva dalla porta pure Storari. Lo abbraccia tutto lo stadio, che urla "Un altro anno". Non sarà così. Ma è bello crederci. Anche se la meravigliosa storia tra Del Piero e la Vecchia Signora finirà dopo Juve-Napoli di Coppa Italia. E lo sanno tutti. La gara è una passerella trionfale bianconera. L’Atalanta è salva da un bel po’, non si risparmia, ma neanche si danna. All’intervallo è 2-0.

CONTO ALLA ROVESCIA — Al fischio finale, quello del secondo tempo. Alla festa. Cori tanti, gioco pochino. Per forza. Al 12’ il clou: esce Del Piero. Che saluta il suo pubblico ai 4 angoli del campo, come Federer. Manda baci. Ricambiato. Rimbomba il coro "Un capitano, c’è solo un capitano". E poi "Alessandro Del Piero olè". Da pelle d’oca, credetemi. E’ la sua ultima volta nello stadio della Juventus. Indimenticabile. Come lui è, e sarà, indimenticabile per tutti i tifosi della Juve. Per tutti i tifosi che amano il calcio.

dal nostro inviato
Riccardo Pratesi


Fonte: gazzetta
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13/05/2012 19:30

Festa al Milan degli addii
Inzaghi saluta con un gol

Nella partita che chiude anche l'era Gattuso-Nesta-Zambrotta, i rossoneri vincono in rimonta 2-1 con il Novara. Segna Garcia, pareggia Flamini e SuperPippo realizza la strepitosa rete della vittoria

C'era una volta...e come in una favola Pippo Inzaghi si congeda con il gol. Decisivo, quello del 2-1 al Novara che era passato in vantaggio con Garcia. Flamini nella ripresa aveva ristabilito le distanze, poi, nel finale, SuperPippo ha segnato una rete da favola concludendo nel modo migliore la sua carriera rossonera.

SUBITO GATTUSO — Allegri in occasione del festival degli addii, parte con Zambrotta, Gattuso e Seedorf titolari, mentre Inzaghi e Nesta si godono tutto il primo tempo dalla panchina. Contro il Novara, in una partita senza significato ai fini della classifica, il Milan si propone con Ibra e Cassano dal primo minuto e Aquilani a centrocampo, in quella che rappresenta anche per lui l'ultima presenza in rossonero. Attilio Tesser ne approfitta per ribadire il bel gioco del suo Novara, con Jeda e Caracciolo punte, supportate dal talentuoso Rigoni. E l'essere retrocessi dopo un solo anno di paradiso, non incide negativamente sul Novara che si concede un bel primo tempo con tanto di gol e occasioni sfiorate.


DISASTRO MEXES — La rete è di Garcia che sfrutta una bambola della difesa rossonera dopo una punizione di Rigoni. Il solito pasticciaccio permette all'argentino, tutto solo davanti ad Amelia, di infilare senza problemi. La reazione del Milan non è convincente. La squadra corre poco e solo Cassano cerca di guadaganrsi la pagnotta, ma senza trovare un dialogo con i compagni. I primi 45' offrono due bei colpi di testa di Caracciolo fuori di poco, in cui la punta piemontese sovrasta che è un piacere un marmoreo Mexes, il sinistro di Zambrotta che accarezza il secondo palo e l'incredibile errori sottoporta di Aquilani che conclude a lato. Insomma, la classica partita di fine anno in cui a pesare è l'infinito rimpianto di una stagione gettata al vento. Ma a fare rumore di più è l'infortunio di Boateng che lascia a Flamini dopo una decina di minuti: quasi il simbolo del campionato rossonero, costellato da infortuni.


ANCORA UNA VOLTA INZAGHI — Ma la ripresa è altra cosa. Il Milan pressa con convinzione e trova il pareggio all'11' con Flamini. Il regista è Cassano, abile a servire al francese una palla perfetta; altrettanto abile l'ex Arsenal a trovare l'angolino con un esterno destro. E' senza dubbio il miglior momento dei rossoneri che mancano a più riprese il raddoppio, concedendo però troppo facilmente il contropiede al Novara. Come al 18', quando Rigoni parte dalla sua area e dopo una galoppata manca il 2-1, allargando troppo il diagonale. Tesser toglie Caracciolo per Radovanovic, Allegri lancia nella mischia Pippo Inzaghi che rileva Cassano. L'ordine è uno solo: fate segnare Pippo. Entra anche Nesta (out Aquilani) e il cerchio è chiuso. In tutti i sensi, perché Inzaghi il gol lo fa. E che gol! Stop di petto in corsa su assist di Seedorf, come quando aveva vent'anni, e girata al volo di destro che fulmina Fontana. Il più bel finale nel giorno più triste della stagione.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
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13/05/2012 23:07

Luis Enrique chiude in bellezza
Adios con vittoria a Cesena

L'allenatore spagnolo, al commiato, conquista gli ultimi tre punti dell'avventura giallorossa: al Manuzzi finisce 3-2 per la Roma. A Del Nero rispondono Bojan, Lamela e De Rossi (che si fa anche male a un dito). Chiude Santana

Luis Enrique ci teneva a lasciare la Roma con un buon ricordo, magari con la sesta vittoria esterna, certo non con la quindicesima sconfitta stagionale. E al Manuzzi di Cesena ce la fa: la Roma passa 3-2 dopo essere passata in svantaggio, con una prova di orgoglio e poco più perché il Cesena è in chiaro pre-rodaggio della prossima stagione, che disputerà in serie B. Anche la Roma pensa ormai più al prossimo campionato che agli errori "versati" in questo, ma intanto regala una vittoria meritata e divertente grazie alla quale chiude la stagione al settimo posto. Bojan e Lamela rispondono a Del Nero già nel primo tempo, con De Rossi che completa l'opera nella ripresa, prima che Santana allo scadere trovi il raddoppio bianconero. E per il Cesena (ultimo a quota 22) è la quinta sconfitta consecutiva.


RIMONTA&SORPASSO — Squadre rivoluzionate rispetto alle aspettative: Beretta, che deve rinunciare a ben sette giocatori, sceglie Rodriguez dietro e Del Nero in mezzo, con Santana in posizione avanzata e Malonga in panca; la Roma risponde con José Angel rispolverato in difesa, Marquinho davanti a lui in mezzo, e la coppia Lamela-Bojan davanti a Totti. E il primo tempo premia le scelte dei due tecnici. Nonostante le due squadre non abbiano più nulla da chiedere al campionato (i romagnoli sono già retrocessi, i giallorossi sono tagliati fuori dall'Europa), i primi 45' sono vivaci e godibili, soprattutto dopo che il Cesena rompe l'equilibrio. E' il 9': Santana salta un paio di avversari e mette in mezzo per Del Nero, che di sinistro insacca sicuro. La Roma ha una reazione d'orgoglio ma i collegamenti fra centrocampo e attacco funzionano a intermittenza, e raramente Lamela e Bojan riescono a farsi pericolosi. Anzi, al 18' un errore in uscita di Lobont mette su un piatto d'argento il pallone del raddoppio a Del Neri, ma il bianconero non ci arriva. Poi la Roma si scrolla e aumenta il ritmo di quel tanto che basta a prendere in pugno la gara. E al 27' raggiunge il pari: Bojan in tuffo gira di testa un cross di Lamela. Ma non è finita, perché al 32' Lamela sfrutta al meglio un colpo di tacco di Totti e perfeziona il sorpasso.

TRIS — La ripresa si apre con Cassetti in campo al posto di Kjaer. Ma soprattutto col tris firmato De Rossi: al 4' Bojan innesca un'offensiva con l'ennesimo affondo, Marquinho vede l'inserimento di De Rossi e lo serve, l'azzurro di testa cerca e trova il secondo palo, superando ancora Ravaglia. Beretta si arrabbia, ma poi il Cesena tiene basso il baricentro e la Roma ha gioco facile nel controllare il match. La gara praticamente finisce qui, salvo un brivido al 28': in uno scontro con Rennella De Rossi si fa male all'indice della mano destra, e vista l'imminenza dell'Europeo, lascia tutti col fiato sospeso. Il giallorosso rientra in campo con una vistosa fasciatura, anche perché nel frattempo Luis Enrique ha già esaurito le sostituzioni. La Roma si proietta in avanti alla ricerca di un altro gol mostrando gioco, voglia e generosità, ma Ravaglia dice sempre di no. Finché al 45' è il Cesena a trovare la rete del 2-3 con Santana, che supera Lobont con un destro affilato. Totti ci prova ancora, ma non è certo questa l'occasione persa su cui può recriminare la Roma nella sua lunga, promettente, ma mai compiuta stagione.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
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13/05/2012 23:13

Parma, settima da record
Di Vaio saluta Bologna e la A

Biabiany firma il settimo successo consecutivo che vale quota 56, record di punti. Comunque positiva la prova del Bologna, che saluta capitan Di Vaio, all'ultima presenza nel campionato italiano

Il film è un derby tra due formazioni che hanno già fatto la loro bella parte in campionato e non hanno molto altro da dire, se non allungare strisce positive di vittorie (Parma) e stabilire nuovi record di punti (entrambe). Pare allora giusto iniziare da un elogio a Marco Di Vaio, primo attore a prescindere dalla recita in campo. Onore a lui, alla sua ultima apparizione con la maglia rossoblù e in generale alla sua ultima presenza in serie A prima di trasferirsi Canada.


EQUILIBRIO — La partita in sè è piacevole ed equilibrata. Pioli, tra Biabiany e Jonathan, non sceglie: li schiera entrambi, con il secondo preferito a Valiani come interno di centrocampo nella linea a 5. Nel Bologna nessuna sorpresa, Ramirez e Diamanti alle spalle Di Vaio. Gara a fasi alterne: Parma protagonista nei primi 10’, con un buon giro palla, Valdes cervello in mezzo al campo, discese sulle fasce. Poi il Bologna alza il baricentro, Garics e Rubin avanzano e con Di Vaio al quarto d’ora va vicino al gol in area, il centravanti pizzica senza centrare la porta. Dopo un quarto d’ora in cui sono gli uomini di Pioli a dettare il ritmo (reclamando anche un rigore per fallo di mano di Zaccardo su Kone in area) torna in evidenza la squadra di casa. A suonare la carica è Giovinco.


IL VANTAGGIO — E' infatti la Formica Atomica a guidare la crescita del Parma. Ci prova lui, serve gli altri (Zaccardo, Lucarelli), corre come una scheggia e incanta con le sue giocate tecniche. Il gol del vantaggio nasce proprio da un calcio d’angolo di Giovinco, su cui si eleva Biabiany (anche lui strepitoso) per l’1-0, risultato con cui si va negli spogliatoi. Si rientra ma il gioellino di Donadoni (e di Prandelli...) non si è spento. Le occasioni per il raddoppio arrivano sui piedi suoi (punizione, azione, di tutto un po'), di Lucarelli e Floccari, Agliardi è strepitoso a rispondere. Dall'altra parte il Bologna cerca il pareggio con le iniziative di Di Vaio e con le palle gol di Rubin, Diamanti e Belfodil (subentrato a inizio ripresa per Ramirez, buono l'impatto dell'attccante sulla gara).


QUOTA RECORD — Il Parma però è bravo a gestire la gara e a non concedere molto, sempre pronto anche Pavarini tra i pali: al fischio finale può festeggiare le 7 vittorie consecutive e mettere i titoli di coda alla sua stagione con il record di punti, 56. Un buon "Arrivederci alla prossima stagione" per i tifosi del Tardini, con la speranza che Giovinco sia ancora uno di loro. Il Bologna aveva già salutato il suo, di pubblico, vincendo contro il Napoli. Oggi, per i rossoblù, il saluto vero era quello al capitano.

Francesca Salsano

Fonte: gazzetta
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13/05/2012 23:22

Udinese davanti alle grandi
Blitz a Catania ed è Champions

Friulani terzi come nel 1998 con Bierhoff e Zaccheroni: giocheranno di nuovo i preliminari come l'anno scorso. In Sicilia decidono un meraviglioso gol di Di Natale e una prodezza di Fabbrini. Gomez sbaglia un rigore

Il colpo di reni è bianconero. Volata a quattro, arrivo in discesa: in picchiata dall'Etna Francesco Guidolin non può fallire. Ha scollinato in testa, chiude in testa. L'Udinese è terza, come quella di Bierhoff e Zaccheroni del 1998. Meglio di quella: perché oggi la medaglia di bronzo in Italia vale un possibile posto nell'Europa dei grandi. L'anno scorso serviva il quarto posto e quarto posto fu: stavolta bisognava fare meglio e si è fatto meglio. Il 2-0 a Catania emette la sentenza: i friulani sono di nuovo ai preliminari di Champions League mettendosi alle spalle di Lazio, Napoli, Inter, Roma. La provincia che si fa metropoli.


SULLE ORME DEL MITO — Nel 1984 un signore del calcio di nome Zico segnò una meravigliosa doppietta al Cibali: 28 anni dopo, non ha nulla di clamoroso che uno dei più "brasiliani" degli attaccanti d'Italia strappi gli stessi applausi nella stessa città. Vero, Di Natale dopo 30 secondi sbaglia un'incredibile occasione calciando a lato a tu per tu con Carrizo, ma quello che fa al 19' è meraviglioso: non tanto per il dribbling al portiere sul lancio di Domizzi, ma per il tocco morbido d'esterno destro a eludere l'intervento in scivolata di Spolli. Chapeau. Come per un colpo di tacco al volo a centrocampo ad inizio ripresa. Totò d'Europa, insomma: quella che regala alla sua squadra e quella che si è conquistato personalmente con la convocazione di Prandelli.


VOGLIA MATTA — Ai di là delle magie del suo fuoriclasse, l'Udinese merita il successo semplicemente perché gioca una gara al top delle proprie possibilità attuali, mentre il Catania quasi ne asseconda le velleità andando al piccolo trotto per larghi tratti della partita. Guidolin se la prende con Basta per tutto il primo tempo, ma tutto il resto funziona, dalla diga Benatia-Danilo dietro, all'asse Asamoah-Pasquale a sinistra. Senza dimenticare Fabbrini, che magari non brilla per continuità durante i 90 minuti, ma riesce a segnare un gol spettacolare al 13' della ripresa: parte da sinistra, si accentra e calcia sul primo palo. 2-0 e gara in archivio. E senza dimenticare Handanovic, che fa il miracolo su Spolli evitando che i siciliani riaprano la partita e allungando la sua imbattibilità a cinque gare consecutive.


L'ERRORE FATALE — Reduce da una vittoria nelle ultime nove partite, il Catania chiude male davanti al proprio pubblico, che indispettito si lascia andare anche a qualche fischio. Ma senza lo squalificato Lodi, con Bergessio e Barrientos fuori per infortunio, un allenatore in partenza e nessun obiettivo vero da raggiungere, era difficile fare meglio. Per un po' i rossoazzurri ci hanno anche provato ma la loro gara è finita quando, dopo un fallo di Pereyra su Catellani, Gomez ha calciato in modo inguardabile dal dischetto fallendo il rigore del possibile 1-1. Solo l'ingresso di Suazo ha dato vivacità alla manovra, ma gli sprint dell'honduregno hanno fatto il solletico all'Udinese che ha anche sfiorato il tris con Asamoah nel finale (palo a porta vuota). E così ora Pozzo sogna di nuovo la grande Europa. Sperando che ad agosto non capiti di nuovo una corazzata come l'Arsenal tra i piedi.

Ivan Palumbo

Fonte: gazzetta
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13/05/2012 23:28

Il Chievo chiude in bellezza
Il Lecce saluta la A

I pugliesi ci provano un tempo, poi nella ripresa i gol del Genoa (e la prima rete in A di Vacek) tolgono ogni illusione. Il Lecce è condannato, il Chievo si prepara alla quinta stagione in fila in A

Niente miracoli. Il Lecce non ce la fa e dopo due stagioni saluta la Serie A. Per ottenere la salvezza i salentini dovevano battere il Chievo e sperare in una sconfitta del Genoa contro il Palermo. Missione fallita su entrambi i fronti. In primis al Bentegodi, dove finisce 1-0 per i padroni di casa.

45' SENZA GOL — Sostenuta da tremila tifosi, la squadra di Cosmi parte forte ma sono i veronesi ad andare più vicino al gol con Sardo (palo esterno su punizione) e Luciano. Il nazionale colombiano Cuadrado, uno dei giocatori più apprezzati di questo campionato, si fa male alla caviglia. Entra Bertolacci che vivacizza di colpo la manovra salentina. Di Michele, di collo pieno, e il capitano Giacomazzi, di testa sugli sviluppi di un calcio d’angolo, esaltano i riflessi del portiere Puggioni, al suo esordio in massima serie. La differenza di motivazioni si vede, il Lecce le prova tutte ma al riposo il punteggio è ancora sullo 0-0.


RIPRESA FATALE — La spinta offensiva dei ragazzi di Cosmi va avanti anche nella ripresa. Ma dura solo dieci minuti, fino a quando cioè da Marassi arriva la notizia del vantaggio di Gilardino. Jokic e Vacek cercano di approfittare del calo di tensione degli avversari ma stavolta tocca a Benassi fare il fenomeno. La caduta all’inferno del Lecce è sancita in maniera definitiva dallo stesso Vacek che al 78’, riceve dal neo entrato Paloschi e mette dentro con un preciso rasoterra (prima rete “italiana” per l’ex centrocampista dello Sparta Praga). Di Michele e Giacomazzi sono gli ultimi a mollare: i loro tiri si infrangono sulle mani di Puggioni.

FESTA CHIEVO — Festeggia il Chievo che l’anno prossimo disputerà la sua quinta stagione consecutiva in Serie A. I giallorossi, invece, ritornano tra i cadetti ma si consolano con gli applausi della propria curva. Cori e ringraziamenti, nonostante la retrocessione. Come succede in Inghilterra.

Luca Perolo

Fonte: gazzetta
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13/05/2012 23:33

Candreva e Mauri domano l'Inter
Niente Champions, ma Lazio quarta

All'Olimpico la squadra di Stramaccioni perde 3-1: chiude sesta, andrà ai preliminari di Europa league. In vantaggio con un rigore di Milito, i nerazzurri sono rimontati da Kozak, Candreva e Mauri


Partono in Europa League, finiscono in Europa League, perché l'Udinese non fa sconti. Lazio e Inter non trovano il miracolo della Champions, la squadra di Reja però si toglie la soddisfazione di battere i nerazzurri e chiude al quarto posto. Inter sesta, e un po' di differenza la fa, perché la squadra di Stramaccioni dovrà partecipare al preliminare del 2 agosto di Europa League. Insomma, anche la prossima stagione parte in salita, almeno a livello di programmazione. La Lazio vince grazie ai suoi uomini più in forma, Candreva e Lulic, l'Inter infila la seconda sconfitta della Strama-gestione, confermando però che qualcosa sul piano del gioco e della volontà è cambiato, e in positivo. Per il resto i titoli di coda chiudono una stagione da dimenticare per i nerazzurri: tre allenatori, quattordici sconfitte, cinquantacinque gol incassati.


INTER AVANTI — Stramaccioni aveva promesso un'Inter da battaglia, e si presenta all'Olimpico con un 4-1-4-1 con Cambiasso davanti alla difesa, Zanetti e Alvarez larghi, Guarin e Poli in mezzo. Di fronte una Lazio che perde anche Klose, e ha Kozak come riferimento davanti: Cana e Ledesma proteggono la difesa, Lulic, Mauri e Candreva provano a ripartire. Il centrocampista in prestito dall'Udinese nel primo tempo è fra i più attivi dei suoi: se l'Inter prende presto un predominio territoriale, riuscendo a trovare spesso triangoli al limite dell'area e mandando al tiro due volte Milito, i biancocelesti danno l'idea di poter far male nelle ripartenze. In realtà è l'Inter a portarsi in vantaggio, a fine primo tempo: combinazione sulla destra, palla che da Zanetti torna a Maicon, atterrato da Ledesma, praticamente sulla linea dell'area di rigore. L'arbitro non ha dubbi e assegna il rigore, Milito pareggia il suo record di gol in A (24), trasformandolo.


RIBALTONE LAZIO — La Lazio sembra accusare il colpo a inizio ripresa, la squadra di Stramaccioni parte spavalda, ma poi si fa sentire una delle tante assenze, quella di Julio Cesar, squalificato. Il suo sostituto, Castellazzi, respinge bene due conclusioni di Ledesma e Candreva, poi torna a evidenziare qualche limite in uscita, restando a metà strada su un corner in area piccola: Kozak stacca più in alto di tutti e fa 1-1. Un Alvarez non proprio devastante lascia il posto a Pazzini, l'Inter passa al 4-4-2, ma è la Lazio a colpire: Lulic fa un numero a destra, inserendosi fra Poli e Maicon (non perfetto). Cross basso arretrato per Candreva che si conferma in gran giornata piazzando il destro vincente in diagonale. L'Inter di questi tempi, specializzata in ribaltoni, non si arrende nemmeno stavolta: si butta in attacco, sfrutta le infinite discese di Zanetti, prova a lanciare il giovane Longo, ma trova solo un autopalo di Biava: in anticipo su Pazzini. Così è Mauri a sentenziare la gara, raccogliendo una respinta corta di Castellazzi su tiro di Kozak, liberato davanti al portiere dal solito Candreva. Festa Lazio, anche se il Catania non ci ha messo del suo: in Champions va l'Udinese, ma la stagione dei biancocelesti, vista l'ecatombe di infortuni, è comunque più che positiva.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
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13/05/2012 23:37

Napoli, il sogno sfuma
Non basta super Dossena

Doppietta del centrocampista, migliore in campo insieme ad Hamsik. Siena in gol con Destro. Il 2-1 però non è sufficiente per la Champions. Fischi del San Paolo per Lavezzi nel secondo tempo


Il Napoli vince ma non basta. Il Siena è battuto da due gol di Dossena, che fanno sognare vanamente la Champions League a un San Paolo ingeneroso con Lavezzi, fischiato da parecchi. Il 2-1, con gol di Destro che aveva acceso l'inizio del match per il provvisorio 1-1, è vanificato dalle vittorie di Udinese e Lazio, che lasciano agli azzurri di Mazzarri il quinto posto.


DOSSENA DAY — Il Napoli è senza gli squalificati Cavani, Aronica e Dzemaili. Mazzarri recupera Campagnaro e lo schiera titolare: d'accordo, c'è una finale di Coppa Italia da giocare, ma questa partita contro il Siena vale ancora una speranza di Champions League, senza contare la miglior classifica possibile nel caso in cui si andasse in Europa League per evitare due turni di preliminare. In attacco ecco Lavezzi supportato da Hamsik e Pandev. Sannino, che ha perso Pegolo il giorno prima del match (in porta Farelli), si affida a Destro, convocato da Prandelli per il preraduno europeo, in attacco. L'inizio è da pazzi: il Napoli alla prima occasione va a segno con Dossena, mai in gol in questa stagione e decisivo all'ultimo appuntamento. Pandev apre per Hamsik che scappa a Giorgi a sinistra e mette in mezzo, dove Bolzoni non cura Dossena solo soletto che non ha problemi a insaccare.

LA RISPOSTA DI DESTRO — Appena tre minuti e il Siena pareggia. Brienza lancia Destro i mezzo a una prateria lasciata dal Napoli, De Sanctis sbaglia completamente l'uscita e l'attaccante bianconero insacca con Cannavaro che disperatamente cerca di anticiparlo facendosi male a una costola ed è costretto a uscire (a rischio finale di Coppa Italia) ed entra Fernandez. Tutto da rifare per gli azzurri, che sono però troppo lunghi e corrono ripetutamente il rischio di venire bucati: il Siena è cortissimo e pronto ad approfittare di un Napoli tutto gettato in avanti. In cattedra Hamsik uomo ovunque e Dossena che a sinistra si mangia Giorgi e Vitiello, incapaci di tenerlo. Lavezzi, fischiato da una parte del San Paolo, incide meno del solito, ma al Napoli bastano Hamsik, Dossena e Pandev, che lì davanti fanno danni a ripetizione. Il Siena si chiude a riccio e riparte con contropiede sempre pericolosi. Vergassola arriva fino al tiro dal limite senza trovare resistenza e calcia debolmente per fortuna di De Sanctis. Mazzarri si infuria e i suoi registrano il centrocampo chiudendo il primo tempo ragionando di più e con maggiore aggressività al limite dell'area. E al 34' arriva il meritato 2-1: Campagnaro sfonda a destra, arriva fin sul fondo e mette al centro, dove Dossena è ancora solo e da due passi fa il bis.


FINE DEI GIOCHI — Il Napoli prova a spingere, ma con meno efficacia: l'Udinese nel frattempo vince a Catania e il sogno Champions sfuma. Le energie mentali degli azzurri ne risentono e così il Siena, che merita gli applausi per la generosa prova messa in campo, si piazza nella metà campo dei padroni di casa arrivando ripetutamente al tiro: Giorgi in area non vede la porta, D'Agostino su punizione sfiora il palo, De Sanctis si supera su botta a colpo sicuro di Destro dopo un servizio di Brienza da sinistra. Si va avanti così, con Fernandez che si mette in mostra sia in fase difensiva sia in quella di impostazione, col Napoli che di fatto aspetta il Siena per ripartire, senza sufficiente aggressività e senza riuscire a gestire il possesso palla. Ma il Siena sbaglia tanto e impiega troppi passaggi per arrivare al limite dell'area avversaria. Il Napoli, invece, acceso da un Hamsik formidabile che smista palloni a ripetizione, arriva al tiro proprio con lo slovacco e poi con Lavezzi, fischiatissimo a questo punto da parte dello stadio, provocando la reazione di altri settori che intonano cori per lui. Povero Pocho, non meritava un fine campionato così. Il Siena cerca il colpo gobbo: un gran pallone di Brienza per D'Agostino in area è giocato dal trequartista con una mezza rovesciata spettacolare. E De Sanctis risponde con una strepitosa parata che evita il gol del 2-2. Sarebbe stata una beffa per questo Napoli, che va in Europa League. Ma la stagione resta da applausi. E c'è ancora la Coppa Italia, domenica a Roma.

Nicola Melillo

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14/05/2012 00:00

Genoa, finisce l'incubo: è salvezza
Gilardino e Sculli piegano il Palermo

Dopo un primo tempo da dimenticare, con un miracolo di Frey su Mehmeti, il Genoa si scuote nella ripresa grazie ai gol dei suoi due attaccanti. I rosanero non reagiscono e nel finale non c'è più partita

Nel silenzio spettrale di Marassi, il Genoa manda in archivio un campionato da dimenticare conquistando almeno il "brodino" finale che vale la salvezza. Di Gilardino e Sculli, nella ripresa, i gol del successo, dopo un primo tempo assolutamente da vietare agli appassionati di calcio. Congedo senza gioia, invece, per il Palermo, già matematicamente salvo alla vigilia, ma pur sempre reduce dalla peggior stagione degli ultimi 8 anni. Da domani meglio pensare al futuro: che per il Grifone dovrebbe vedere ancora De Canio in panchina, con Pietro Lo Monaco nuovo ds con pieni poteri. Mentre i rosanero ripartiranno da Giorgio Perinetti come vicepresidente esecutivo e, quasi certamente, da Beppe Sannino allenatore. Scarpe appese al chiodo, invece, per Kakhaber Kaladze: a 34 anni, il difensore georgiano ha disputato la sua ultima partita, per dedicarsi alla politica nel suo Paese natìo.

PORTE CHIUSE — Atmosfera surreale al Ferraris, con le tribune obbligatoriamente vuote: ma i tifosi del Genoa non hanno voluto far mancare la loro presenza, radunandosi in massa nel piazzale Marassi - antistante lo stadio - dove le notizie arrivano via radio, fra cori di incitamento alla squadra e di contestazione al presidente Preziosi. Nel Grifone sono out pedine cardine come Palacio (18 reti all'attivo) e Kucka, squalificati, senza dimenticare gli infortunati Antonelli, Constant e Bovo; ben più pesante, però, la situazione in casa rosanero, dove l'elenco degli assenti arriva a quota 9, su tutti il temutissimo capitano Miccoli (problema alla coscia) che - da super tifoso del Lecce qual è - era pronto a dare il 110% pur di fare un favore ai salentini. Mutti al suo posto lancia per la prima volta dall'inizio Mehmeti - kosovaro cresciuto in Svezia - al fianco di Budan, con Hernandez confinato in panchina. L'avvio di partita è su ritmi-moviola: possesso palla prevalentemente del Palermo, che però mai verticalizza, per la squadra di De Canio invece solo qualche corner. Ma la difesa rossoblù - peggiore del campionato con... 69 gol al passivo - riesce comunque a complicarsi la vita: Mehmeti ha sui piedi la palla del vantaggio e Frey è chiamato al miracolo in disperata uscita. Mandando pure ko, nell'inevitabile scontro, l'attaccante, sostituito dal trequartista argentino Vazquez. Per il resto? Solo due tentativi dalla distanza di Barreto, e una (molto) sospetta spinta in area di Labrin su Gilardino, ammonito invece per simulazione. Più sinteticamente: una noia enorme nel silenzio più assordante.


IL "GILA" SUONA LA SVEGLIA — Il triste scenario non sembra cambiare ad inizio ripresa. Fortunatamente non è così: dopo 6 minuti Gilardino si fa trovare smarcato su un assist di Rossi e firma il suo quarto gol con la maglia rossoblù dal suo arrivo a gennaio, freddando da pochi passi il nuovo entrato Brichetto (al posto di Viviano, bloccato da un problema muscolare). Il Genoa trova finalmente un po' di slancio e il raddoppio arriva quasi d'inerzia, ancora una volta con lo zampino del "Gila": assist vincente per Sculli (terzo gol stagionale in rossoblù), 2-0 e partita chiusa con larghissimo anticipo. Già, perché il Palermo non abbozza il minimo accenno di reazione, lasciando il sorriso finale a Rossi e compagni. E ai numerosi tifosi rimasti fuori dal Ferraris.

Matteo Montagna

Fonte: gazzetta
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14/05/2012 00:24

Juve, il più grande spettacolo
E' festa scudetto a Torino

La gioia dei tifosi bianconeri alla fine della partita con l'Atalanta: la standing ovation per tutti, la Coppa consegnata da Maurizio Beretta ad Alessandro Del Piero, l'attesa per il passaggio del pullman tra le vie di Torino

La festa parte pochi minuti dopo il fischio finale di Juventus-Atalanta. Il via lo dà Andrea Agnelli. Che prende la parola a centrocampo, da regista. Ringrazia tutti: la famiglia, in particolare John Elkann, poi Conte, Marotta, Nedved, Del Piero, Buffon, i tifosi. E manda in visibilio il pubblico quando dice "Siamo campioni d’Italia". Gli stessi tifosi che però cantano a squarciagola sopra le sue parole, rese per qualche secondo incomprensibili, "Un capitano, c’è solo un capitano", riferito a Del Piero. Che invece se ne andrà, perché non gli è stato rinnovato il contratto. E’ un grido forte, fortissimo. Potenza di un lungo attimo. E’ applaudito, ancora, il presidentissimo Agnelli quando chiude il discorso urlando "fino alla fine...", con i puntini di sospensione. Che il pubblico raccoglie sveglio, come fosse un assist di Pirlo, "...Forza Juventus". Che la festa abbia inizio, dunque.

IL PIÙ GRANDE SPETTACOLO — Alle 17.17, alla faccia della scaramanzia, arriva l’annuncio dello speaker: Juventus campione d’Italia 2011-12. Con la presentazione dei giocatori, all’americana, uno per uno, come nel basket Nba. Il cognome lo urlano i tifosi. Anzitutto Buffon, applauditissimo, poi Chiellini, che zoppica, si è fatto male proprio a fine gara, sfortunatissimo. Poi sfilano sul tappeto rosso dello Juventus Stadium, ancora, Caceres, Marchisio, De Ceglie. E via via tutti gli altri. Tra i più applauditi Vucinic, Barzagli, Pirlo, Vidal. Tutti in passerella, verso il podio. Alle 17.24 è il turno di Conte, che raccoglie un’ovazione rumorosissima. Un minuto dopo è il turno di Del Piero. Che abbraccia la moglie Sonia, poi si fa abbracciare dai cori dei suoi adoranti tifosi. Alle 17.26 Del Piero alza la coppa che rappresenta lo scudetto, consegnatagli da un fischiatissimo Maurizio Beretta, presidente della Lega di serie A.


FAME DI SCUDETTO — Parte pure il "We are the champions", che non manca mai in circostanze così. Coriandoli, musica a palla. Lo Juventus Stadium è ancora più bello del solito, ed è tutto dire. Sciarpe sopra la testa, il bianconero che si mescola col bianco, rosso e verde. Foto, champagne, telefonini che si alzano per un’istantanea che rimanga per sempre. Bandieroni dei tifosi sventolati in campo, ma il pubblico resta composto, felice, estasiato, sugli spalti. C’è chi salta al ritmo di "chi non salta è rossonero", i giocatori ballano in campo. Appare un mega scudetto con un 30 scritto grande così, con accanto una stella, per ribadire il concetto. Dall’altoparlante Jovanotti racconta del "più grande spettacolo dopo il Big Ben", e in tanti qui sono pronti a sottoscrivere, che la fame di successi del popolo della Juve era immensa.


TORINO BY NIGHT — La festa si esaurisce allo stadio, ma continuerà per le vie di Torino con il pullman scoperto che permetterà la passerella ai giocatori. Dalla stazione Susa a piazza Castello, per concludersi a parco Valentino. In contemporanea festeggeranno i tifosi bianconeri in tante città d’Italia.

dal nostro inviato
Riccardo Pratesi


Fonte: gazzetta
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15/05/2012 21:43

SERIE A 2011/2012 38ª Giornata (19ª Ritorno)

13/05/2012
Fiorentina - Cagliari 0-0
Juventus - Atalanta 3-1
Milan - Novara 2-1
Cesena - Roma 2-3
Parma - Bologna 1-0
Catania - Udinese 0-2
Chievo - Lecce 1-0
Genoa - Palermo 2-0
Lazio - Inter 3-1
Napoli - Siena 2-1

Classifica
1) Juventus punti 84;
2) Milan punti 80;
3) Udinese punti 64;
4) Lazio punti 62;
5) Napoli punti 61;
6) Inter punti 58;
7) Roma e Parma punti 56;
9) Bologna punti 51;
10) Chievo punti 49;
11) Catania punti 48;
12) Atalanta e Fiorentina punti 46;
14) Siena 44 punti;
15) Cagliari e Palermo punti 43;
17) Genoa punti 42;
18) Lecce punti 36;
19) Novara punti 32;
20) Cesena punti 22;


L' Atalanta punita con 6 punti di penalità per illecito sportivo (calcioscommesse).

Questi gli esiti al termine del torneo il 13 Maggio 2012 (in attesa delle decisioni
della giustizia sportiva per i recenti deferimenti dello scandalo calcio-scommesse):
Juventus Campione d' Italia, imbattuta (prima volta in un torneo a 20 squadre).
Juventus e Milan in Champions League di diritto.
Udinese ai preliminari di Champions League.
Lazio e Napoli in Europa League di diritto.
Inter ai preliminari di Europa League.
Lecce, Novara e Cesena retrocesse in Serie B.
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