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Serie A 2011/2012 Cronache, Risultati e Classifica

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2012 21:43
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10/09/2011 01:33

Si ricomincia ... dalla seconda giornata. La prima è saltata a causa dello sciopero dei calciatori professionisti per i disaccordi con le società maggiori sul contratto collettivo e su altre cose come il contributo di solidarietà che in un primo momento dalla manovra economica gli veniva chiesto, in un momento così delicato per il paese.

Invece è andato in onda lo sciopero, per la prima volta nella storia del calcio italiano, e mai come stavolta è stata benedatta la pausa per l' impegno della nazionale allenata da cesare Prandelli (che si è qualificata per gli Europei del 2012 con due gare di anticipo dopo la doppia vittoria del girone a cavallo delle prime due giornate previste dal calendario di Serie A), pausa che ha consentito di trovare l' accordo e dare inizio al campionato con la prima partita, prevista Venerdì 9 Settembre a Milano tra i campioni in carica del Milan e la sempre temibile Lazio di Reja.
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10/09/2011 01:33

Cassano riprende la Lazio
Spettacolo a San Siro: 2-2

Splendido inizio di campionato: Klose e Cisse gelano il Milan, ma il barese ispira Ibrahimovic e poi pareggia

Allegri ci vede bene e scegliendo Antonio Cassano al posto di Pato, evita al Milan di uscire dal suo esordio in campionato con una sconfitta contro la Lazio. I rossoneri, clamorosamente sotto di due gol dopo soli 21’ di gioco, rivedono la luce grazie al barese che serve l’assist a Ibra per accorciare le distanze e segna la rete del pareggio. Una sfida spettacolare con molte lacune: un Milan ancora da regolare e una Lazio ingenua che può riservare molte sorprese al campionato.


TUTTI I NUOVI — FantAntonio con Ibra e Alberto Aquilani a centrocampo. Miroslav Klose aquila solitaria, supportato da un magnifico trio: Mauri, Hernanes, Cisse. Tutto il nuovo di Milan-Lazio. Partenza romana con scatto da centometrista, ma è il Milan a sfiorare il gol al 5’, dopo un fendente dalla distanza di Ledesma: un tiro svirgolato di Boateng, servito da Cassano, poco dentro l’area di rigore. Incredibile il gol che Aquilani si divora all’8’ dopo uno splendido triangolo con Ibra. Bravo però Bizzarri a chiudergli lo specchio della porta e respingere con il corpo. La Lazio replica con Mauri che mette in mezzo all’area piccola dalla destra, ma Klose e compagni arrivano in ritardo sulla palla.


SCONCERTO NESTA — La partita è bella e veloce. E la Lazio ci sguazza che è un piacere. Al punto da passare cinicamente in vantaggio al 12’. Mauri serve Klose in area; il tedesco effettua un meraviglioso controllo-dribbling e con un guizzo scarta sulla sinistra Nesta poi impallina imparabilmente Abbiati. Splendido il gesto del marpione tedesco; inquietante quello del difensore rossonero che al 18’ esagera, scontrandosi al limite con Gattuso, e spianando la strada a Cisse. Abbiati respinge il tiro del francese sui piedi di Klose che conclude a lato d’un soffio. Il Milan è in bambola, sbanda e perde anche Gattuso (abbattuto nello scontro da Nesta, si acutizza un problema alla vista emerso anche nei giorni scorsi) che lascia il posto a Van Bommel. Il crollo è verticale; i rossoneri faticano ad arginare una Lazio sicura del fatto suo, abile sulle fasce e capace di sfondare centralmente. Il raddoppio, questa volta di testa di Cisse su assist di Mauri, è un gioiello. Un gigante il francese al cospetto di Nesta che infila il secondo tragico errore e si fa superare in elevazione.

CI PENSA CASSANO — Due castronerie sono davvero troppe. Allegri perde il suo aplomb e trasmette adrenalina e rabbia alla squadra. La reazione arriva al 29’ quando Cassano regala a Ibra l’assist per l’1-2. Palla dalla destra e facile tap-in dello svedese. Al 33’ Boateng mira il primo palo e Bizzarri si supera deviando in angolo. Quello che permette a Cassano di pareggiare. Dalla bandierina batte Aquilani; il barese anticipa di testa Zauri e infila nell’angolo più lontano, confermando il suo stato di grazia. Ma al 36’ Hernanes lancia un messaggio chiaro: non ci arrendiamo. Fallisce però il 3-2 con un piattone senza senso all’altezza del dischetto del rigore. Radente la traversa, invece, il tiro dal limite di Van Bommel al 45’.


ASSE IBRA-FANTANTONIO — Spettacolo a parte, il primo tempo lascia in eredità un mix di intraprendenza e follia, ma anche squadre ancora in fase di allestimento; difese allegre comprese. Ma che bello il palo sfiorato al 2’ della ripresa da Cassano, dopo un passaggio filtrante e chirurgico di Ibra. Che si ripete per Boateng pronto a immolarsi in tuffo di testa, col rischio di rimetterci una spalla. Gioca di più il Milan, mentre la Lazio dà sempre la sensazione di poter giocare un brutto scherzo. Cisse con la sua fisicità è una mina vagante; Klose attende al varco come farebbe Inzaghi. Ma il Milan vuole i tre punti e pressa con furore. Ibra al 18’ mette sui piedi di Cassano una palla pazzesca; il fantasista prende la mira e colpisce il palo. Al 19’ Antonio innesca Boateng: esterno destro e smanacciata di Bizzarri. La Lazio, che non è più quella dle primo tempo, vive sul filo del rasoio: contropiede veloci e ficcanti. E al 21’ è l’orgoglio di Nesta a salvare la patria, impedendo a Cisse di scaricare a porta vuota, dove avere superato Abbiati. Entrano Nocerino per Aquilani e Gonzalez per Klose. Spazio anche per Pato (fuori Boateng) e Lulic (out Mauri), ma la stanchezza concede poco alla fantasia, anche se Ibra e Cassano concertano alla ricerca del guizzo vincente. Come al 40’, quando lo svedese fallisce il 3-2, scaricando su Bizzarri dopo la grande apertura del barese. Fino al colpo goffo di Pato alle stelle in pieno recupero. Giù il sipario.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
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10/09/2011 23:47

Il Napoli vola sul sintetico
Bel Cesena, ma è 1-3

Apre Lavezzi, pari di Guana, poi nella ripresa viene espulso Benalouane e segnano Campagnaro e Hamsik, partito dalla panchina. Mazzarri sull'1-1 schiera 4 attaccanti e prevale. Clamoroso gol mangiato da Pandev

Di solito due indizi fanno una prova. E anche stavolta è così: lo scorso settembre il Napoli a Cesena ha dato il via alla cavalcata che ha portato gli azzurri fino al terzo posto finale, mentre l’ultima volta che i campani hanno giocato su un terreno in erba sintetica hanno vinto 2-0, in Europa League contro l’Elfsborg. Corsi e ricorsi: il Napoli stasera ha vinto 3-1 al Manuzzi, nel primo scontro di serie A disputato su un campo in sintetico. Gli azzurri tornano a vincere una prima di campionato a distanza di 17 anni. In vantaggio con Lavezzi in avvio, il Cesena è poi protagonista di un grande ritorno, agguantando il pari dopo 24 minuti con Guana. Nel secondo tempo l’espulsione di Benalouane spariglia le carte, col Napoli che prende in pugno la gara, continuando peraltro a spingere anche dopo il raddoppio firmato da Campagnaro al 22’. E infatti arriva il tris, per opera del subentrato Hamsik, al 42’.


HAMSIK IN PANCA, GHEZZAL K.O. — Quello visto al Manuzzi è un Napoli inizialmente senza Hamsik visto che ha giocato due partite con la sua nazionale e causa Champions (mercoledì la sfida a Manchester col City, capolista in Premier dopo la quarta vittoria consecutiva di oggi), ma certo il gruppo azzurro non è distratto da questo pensiero. Mazzarri sceglie di completare il 3-4-2-1 con Santana al fianco di Lavezzi, subito dietro a Cavani. Il Cesena deve invece rinunciare ad Antonioli e a Ghezzal, fermato da un attacco influenzale. Dunque fra i romagnoli giocano in porta Ravaglia, all’esordio in A, Candreva alla sinistra di Mutu ed Eder e il convalescente Colucci in mezzo.


UNO-DUE TARGATO LAVEZZI-GUANA — Benalouane fa tremare gli azzurri in apertura mandando a lato di un soffio, Lavezzi invece trafigge il Cesena, sfruttando al meglio un incredibile assist di Campagnaro, che lancia in area l’argentino con una rimessa laterale dall’altezza del centrocampo. Il destro del Pocho è letale, il Napoli dopo 3’ è già in vantaggio, complice una difesa romagnola a dir poco allegra. Ma il Cesena non si scompone. Anzi, teleguidato da un Giampaolo versione dodicesimo uomo in campo, serra le fila, ritrova ordine ed equilibrio, e non rinuncia mai a rilanciare l’offensiva. Così è vero che Maggio sfiora il raddoppio, ma anche che Comotto di testa va vicino al gol, prima che Guana centri il bersaglio: è il 24’, l’ex bresciano in scivolata anticipa Cannavaro e converte in rete un assist di Eder. La partita continua a filar via veloce e senza tregua, con Cavani che non riesce a brillare (solo una conclusione al suo attivo, ma tanto lavoro oscuro, anche in fase difensiva) e con Mutu che invece sfodera tutta la sua voglia di riscatto, lasciando intuire che la salvezza del Cesena passerà sicuramente dai suoi piedi. Sul fronte Napoli, la nuova coppia svizzera, composta dai centrali di centrocampo Dzemaili-Inler, espone ancora il cartello “lavori in corso”, mentre quella argentina, targata Lavezzi-Santana, mostra ottimi spunti tecnici e di fantasia. Insomma, il cantiere Napoli è in pieno rodaggio, ma certo l’ispirazione non gli fa difetto.


CAMPAGNARO-HAMSIK E IL NAPOLI VA — La ripresa riprende là dove si era interrotta la prima frazione: ritmi altissimi nonostante il caldo, squadre attente e combattive. Il gioco è però spezzettato, anche per l’affiorare di un po’ di nervosismo. Dal 10’ il Cesena resta in dieci per la doppia ammonizione a Benalouane (la prima al 5’ della ripresa), corregge in corsa Giampaolo togliendo Colucci a centrocampo e inserendo Rossi al fianco di Von Bergen in difesa. Una scelta coraggiosa, che non sacrifica nessuno dei tre tenori Eder-Mutu-Candreva. Piovono altre ammonizioni, dovute forse anche alla crescente stanchezza, le due squadre insistono nella ricerca del raddoppio, con grande generosità ma minor lucidità rispetto al primo tempo. E allora Mazzarri prova la mossa vincente: dentro Hamsik, al 15’, accolto dal boato degli oltre seimila tifosi napoletani sugli spalti, fuori Santana. Ancor più eloquente la seconda iniziativa del tecnico toscano: al 21’ fa il suo esordio in azzurro Pandev, al posto di Aronica. Il coraggio del Napoli viene premiato: al 22’ Campagnaro anticipa Rossi e infila l’1-2 con un destro sotto rete, sfruttando un assist di Hamsik da calcio d'angolo. Il Cesena accusa la fatica dell’inferiorità numerica e dell’enorme dispendio di energie dei primi 45’, il Napoli sente l’odore del sangue e non perde occasione di catapultarsi dalle parti di Ravaglia. Giampaolo manda in campo Bogdani al posto di uno spremutissimo Eder, ma ormai il Napoli è padrone della gara. Entrano anche Martinez e Fernandez, poi Pandev non trova il raddoppio colpendo la traversa con un sinistro a colpo sicuro e portiere fuori causa, su perfetto assist di Maggio. Ma ad arrotondare il risultato ci pensa Hamsik al 43’: lo slovacco raccoglie la corta respinta di un difensore e lascia partire un sinistro affilato e vincente. E’ l’1-3 finale, e ora sì che il Napoli può pensare al City.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 10/09/2011 23:48]
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11/09/2011 16:17

Pirlo è geniale, Juve da urlo
Parma spazzato via: 4-1

I bianconeri debuttano alla grande nel nuovo stadio: l'ex rossonero predica calcio e gli emiliani non hanno armi per opporsi. In gol Lichtsteiner, Pepe, Vidal, Marchisio e Giovinco su rigore. Unica nota negativa per Conte il rosso a De Ceglie nel recupero


Gran colpo, ma sarà ancora integro? La domanda che tutti i tifosi della Juve si sono posti ha avuto la prima risposta. E che risposta. Andrea Pirlo ha già in mano la Juve. Che in tutta la scorsa stagione prestazioni così ne avrà offerte tre o quattro. I bianconeri battono 4-1 il Parma e l'uomo copertina nel nuovo stadio è proprio il campione di Brescia. Che divide la scena con un Del Piero che a sprazzi è sontuoso, come quando nella ripresa in un minuto mette in porta prima Matri e poi Pepe. Sì, proprio l'esterno tutta corsa e poco appeal. Che gioca una gran partita. Tutti bravi, tutto bene? Sì, fino a un certo punto. Nell'indiscutibile vittoria della Juve, che prende anche un palo e si vede negare un rigore e un gol valido (in tutti e tre gli episodi c'è di mezzo il povero Matri), entra anche la prestazione di un Parma molto modesto, che raramente mette il naso fuori e ancor meno tira in porta.

SCELTE — Conte privilegia i giocatori che hanno lavorato più a lungo con lui. Quindi Del Piero accanto a Matri, anche perchè Vucinic non è al meglio. Pepe e Giaccherini, il più reattivo tra i nuovi, esterni. E Marchisio elegante valletto di Pirlo, con Barzagli che ha scalzato Bonucci nel ruolo di centrale accanto a Chiellini. Colomba sceglie un 4-4-1-1 con Giovinco dietro a Pellè. Le due linee sono molto corte, ma gli emiliani non ripartono mai e soffrono soprattutto a destra, dove Rubin con Pepe non la vede mai.


MECCANISMI — Stupiscono i sincronismi Juve, già molto oliati. Il 4-2-4 somiglia molto a un 4-2-3-1, con gli esterni a farsi il mazzo nei ripiegamenti e Del Piero che arretra dietro Matri. I bianconeri sono cortissimi. Pirlo ci mette 2' a strappare il primo boato, con una finta e apertura delle sue. In questo senso a Torino, dove da anni mancava uno con piedi così educati in mezzo, non aspettavano altro.

INEVITABILE — La Juve gioca bene. Alterna il gioco corto con le palle di Pirlo per gli esterni. Il Parma ci capisce poco: Pellé non è la punta adatta a questo tipo di partita e Giovinco non è il giocatore che lo scorso 6 gennaio devastò la Juve con una doppietta a Torino. Giusto che il gol del vantaggio arrivi da due dei nuovi con più qualità. Pirlo porta palla, manda al bar Morrone con la finta e pennella per il taglio di Lichtsteiner, bravo nel controllo e freddo davanti a Mirante. Anche qui, da Motta (o Grygera, o Sorensen) allo svizzero i progressi sono lampanti. 1-0 Juve. Meritatissimo. Matri inizia a capire che non è giornata saggiando i riflessi di Mirante, poi s'infuria quando gli annullano per fuorigioco un 2-0 che pare proprio buono.

MONOLOGO — Si riparte e ti aspetti la reazione del Parma. Negativo. Gli emiliani nel tentativo velleitario di attaccare ottengono solo il risultato di allungarsi. E dare campo a questa Juve può essere pericoloso. Del Piero predica calcio e le ali volano. E non è casuale che sia Pepe a mettere al sicuro la partita col destro incrociato.


CAMBIO MODULO — Sul 2-0 Conte leva Del Piero per Vidal, che va a fare la mezzala nel centrocampo a tre con Pirlo e Marchisio. E il cileno, visto che Pirlo e Lichtsteiner proprio male non hanno fatto, si presenta col tiro da fuori che vale il 3-0. Per non essere da meno. Interessante soprattutto la novità tattica a partita in corso: facile che Conte userà spesso questa variante.

ACCADEMIA — Il finale serve al pubblico per esaltarsi. E ai bianconeri per prendere fiducia. La Juve domina un Parma che non vede l'ora di fare la doccia. C'è il tempo per l'ultima perla di un Pirlo che quando sta così è inferiore (forse) solo a Xavi Hernandez nel ruolo (bravo anche a Marchisio a segnare col pallonetto sul lancio euclideo dell'ex Milan) e per il punto della bandiera del Parma nel recupero. Giovinco si guadagna un rigore che porta al rosso di De Ceglie (unica nota negativa in casa Juve) e segna. Il risultato è lo stesso del 6 gennaio 2011. Ma stavolta è la Juve che fa festa. E che fa impazzire un pubblico che debutto migliore non poteva augurarsi.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
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11/09/2011 17:36

Catania, solo il cuore
Col Siena zero in tutto

Confusione e nervosismo, tanti falli e sei ammoniti: lo 0-0 dà l'esatta dimensione di una partita da dimenticare. Si salva solo Catellani fra i rossazzurri

Il primo Catania di Montella è tanta buona volontà e poco più. Confusione e poco gioco di squadra con un Siena che punta tutto sui lanci lunghi e le sgroppate di Gonzalez, finché è rimasto in campo, e Calaiò. Brutta partita e 0-0 che dà l'esatta idea di una partita da dimenticare.

LE SCELTE — Nel Catania alla fine gioca Potenza e non Pablo Alvarez come esterno basso. Nemmeno in panchina Delvecchio e Barrientos, ma alla fine il primo Catania di Montella è quello previsto: un 4-3-3 con Ricchiuti pronto a proiettarsi in avanti a supporto del tridente Lanzafame-Maxi Lopez-Gomez. Sannino parte con Angelo in panchina e Vitiello a destra, Gazzi in mezzo, e davanti c'è Calaiò (non Destro) con Gonzalez.


ZERO IN TUTTO — Davvero una brutta partita per cominciare, dunque: I rossazzurri non sfondano il muro senese e non si riesce a ricordare un'azione degna di nota nel primo tempo se non qualche tentativo dalla distanza di Ricchiuti che, capita l'antifona, cerca il gesto tecnico personale. Il Siena si affida ai lanci lunghissmi, qualche volta direttamente col portiere Brkic, e Gonzalez mette in mostra di essere già in palla a inizio stagione, ma la difesa del Catania dà la sensazione di solidità, coi centrali Spolli e Bellusci a far buona guardia. Anche quando Andujar, dopo 20 minuti, si fa incredibilmente scavalcare da un ennesimo lancio di Gazzi e deve ringraziare i compagni di reparto se la frittata non si concretizza. Per il resto tanti falli a centrocampo, tanto nervosismo (Lanzafame più di tutti, ammonito, verrà sostituito da Catellani). La ripresa è, se possibile, ancora più brutta: si mette in mostra Catellani, che è l'unico che ci prova in casa Catania. Maxi Lopez non pervenuto. Sannino inserisce Angelo, che dà al Siena più concretezza, ma nulla più. Risultato finale: 0-0, come i tiri in porta. Ripassare alla prossima.

Gasport

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11/09/2011 17:39

Novara, che inizio! Paci acciuffa il Chievo

Il 2-2 del Bentagodi segna il ritorno dei piemontesi in A dopo 55 anni. Il Chievo ha l'opportunità di chiudere la gara, ma resta in dieci e gli uomini di Tesser trovano la rete del pari al 41'

Pellissier parte alla grande, ma il Chievo non riesce a sorridere. Il gol numero 95 dell'attaccante, e il suo splendido velo per il raddoppio di Théréau, vengono annullati dalla squadra di Tesser, che ci prova fino alla fine trovando il pari con Marianini e successivamente con Paci.


LE SCELTE — Mimmo Di Carlo si affida al 4-3-1-2, con Sorrentino fra i pali, difeso dalla coppia Cesar-Morero al centro e Jokic-Sardo sulle fasce. In mezzo al campo Luca Rigoni è affiancato dai neoacquisti Hetemaj e Vacek, mentre Sammarco si piazza a chiudere il vertice alto, alle spalle del collaudato Pellissier e di Théréau che alla fine vince il ballottaggio con Paloschi e Moscardelli. Attilio Tesser propone un modulo speculare rispetto a quello del Chievo. Difesa a quattro con Morganella, Paci, Ludi, recuperato dopo un problema alla spalla sinistra, e l'ex clivense Gemiti davanti a Ujkani, in porta. A centrocampo, complice la squalifica dell'uomo promozione Marco Rigoni e l'infortunio di Giorgi, il tecnico dei piemontesi sceglie il trio Marianini, Porcari, Pesce che agisce dietro a Pinardi. Per il reparto d'attacco rivoluzione completa per il Novara che schiera due degli uomini mercato, Meggiorini e l'ex di turno Granoche, mentre gli altri due pezzi nuovi di zecca, Morimoto (acciaccato alla caviglia sinistra) e Jeda, si accomodano in panchina.

PRIMO TEMPO — Chievo-Novara è la partita delle storie romantiche che si intrecciano. Da un lato quella consolidata dei veneti, da dieci anni mussi che volano ormai con costanza ad alta quota. Dall'altro quella dei piemontesi, 55 anni lontani dalla Serie A e adesso di nuovo sotto le luci più luminose, con gente come Ludi, capace di trainare la squadra dalla Lega Pro al palcoscenico più prestigioso, che di sicuro vivrà qualche minuto di apnea per l'emozione di calpestare l'erba di A. Il ritorno alla realtà per il Novara, però, è immediato e brutale e porta la firma del solito Pellissier. Dopo appena 5’ minuti di gioco il capitano dei padroni di casa raccoglie un suggerimento perfetto di Théréau che riesce a sfondare sulla fascia sinistra, si impone col fisico e lascia sul posto Porcari. A Pellissier non resta che trafiggere Ujkani. Il primo shock del Novara prende ulteriore consistenza al 25’ quando si rinnova il dialogo tra Théréau e Pellissier. Il contropiede è fulminante: palla di Rigoni per Hetemaj che mette in mezzo, velo di Pellissier e il francese sbuca puntuale alle spalle del compagno. Il Novara, però, non ci sta e ritorna prepotentemente in partita appena due minuti dopo. La combinazione Granoche-Morimoto (subentrato all’infortunato Meggiorini) libera Marianini sulla destra, mentre Jokic si dimentica di scalare sul centrocampista che segna l’1-2 e riapre una partita tutta in bilico.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa il Novara mostra i denti e lascia negli spogliatoi la versione spaesata dell’avvio del primo tempo. La squadra piemontese mette grande pressione sul Chievo, guadagna metri ma, per la verità, non produce palle gol limpidissime mentre i padroni di casa si difendono con ordine. Tesser rivoluziona l’attacco: fuori Granoche, dentro Jeda. L’inerzia della partita resta però la stessa e, mentre il Novara cerca il pareggio, è il solito Pellissier che per poco sfiora il 3-1. Grande l’anticipo dell’attaccante su Paci e la palla sfila vicina al palo. La svolta vera arriva al 27’ con l’espulsione di Sardo, autore di due fallacci che gli portano altrettanti cartellini gialli. Il Novara a questo punto tenta il tutto per tutto, ma Pinardi mette fuori di testa la palla del 2-2. Nel frattempo i nuovi entrati, Frey, Moscardelli e Cruzado per i gialloblù, Jeda e Mazzarani per i piemontesi, cercano di portare un po’ di ossigeno e di ordine. Buono l’impatto sulla gara di Cruzado che offre spunti interessanti, mentre Moscardelli fa un errore macroscopico davanti a Ujkani e non chiude la partita. E la regola più scontata del calcio viene applicata anche stavolta: gol sbagliato, gol subito. Al 41’ è la testa di Paci che spunta in area e raccoglie il cross dalla bandierina. 2-2 e rimonta completata. In pieno recupero colpaccio sfiorato, con Jeda che manca il 3-2.

Azzurra Saggini

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11/09/2011 17:45

Gila-Cerci, la Fiorentina va
Il Bologna non reagisce

Un gol per tempo e la Fiorentina supera il Bologna. Vantaggio dell'ariete viola di testa su assist di Pasqual e raddoppio sottomisura per il laterale romano su servizio del rientrante Jovetic.

La Fiorentina comincia la stagione con una vittoria convincente. I ragazzi di Mihajlovic sempre padroni del campo contro un Bologna che resta in partita troppo poco: gli emiliani danno la sensazione di subire il contraccolpo del vantaggio di Gilardino e poi crollano definitivamente dopo il raddoppio di Cerci, rischiando l'imbarcata. Cerci, appunto, uno dei protagonisti di giornata, insieme all'altro goleador Gilardino e all'assist-man Pasqual, stantuffo sulla fascia. Bene anche Jovetic, al rientro dopo 16 mesi d'assenza. Bisoli, dal canto suo, non sarà contento dell'atteggiamento dei suoi: uno che lottava su ogni pallone come lui, mordendo le caviglie degli avversari anche negli spogliatoi, non potrebbe esserlo. Molti tra le file dei rossublu, infatti, hanno deluso, a partire da capitan Di Vaio, completamente avulso dalla manovra. Solo Diamanti ha reso secondo le aspettative, dimostrando grinta e carattere fino alla fine, oltre ad una qualità fuori categoria per la rosa del Bologna.


SORPRESA KRHIN — La Fiorentina è quella annunciata alla vigilia, mentre Bisoli mischia un po' le carte: in campo scende Krhin e non Morleo, Raggi trasloca a sinistra e Pulzetti si abbassa in fascia a destra. La mossa, però, concede campo a Pasqual (mai seguito da Diamanti) che mette a dura prova le capacità difensive del "nuovo" (e adattato) terzino destro. Gila, invece, è sempre lo stesso e quando al 20' arriva il solito cross dalla sinistra di Pasqual (con Pulzetti ancora ad ammirare), l'ariete viola si alza imperioso e batte l'incolpevole Gillet.

REAZIONE BOLOGNA — La squadra di Bisoli accusa il colpo e comincia a sbandare, anche se col passare dei minuti recupera le distanze: con Kone e Di Vaio non proprio in partita, è Diamanti a caricarsi i compagni sulle spalle e indurli a scuotersi: proprio Diamanti va vicino al pareggio su punizione (palla alta di un soffio), poi apre per Pulzetti che impegna Boruc (e sulla ribattuta del portiere polacco Krhin incoccia il palo esterno). Per aumentare l'imprevedibilità offensiva, ad inizio ripresa Bisoli si gioca subito la carta Paponi al posto di uno spento Kone.


SHOCK CERCI — In realtà, però, il Bologna non riesce neanche a riorganizzarsi che la Fiorentina raddoppia: è il 2' quando Jovetic sfonda sulla sinistra e mette basso in mezzo, Cerci si fa trovare pronto all'appuntamento e batte nuovamente Gillet. La squadra di Mihajlovic veleggia sulle ali dell'entusiasmo, Cerci va ancora vicino alla rete con la sua classica azione (rientro e tiro) e poi è Jovetic a concludere debolmente verso la porta una palla servita coi giri giusti sempre da Cerci. Il Bologna è alle corde e non riesce a recuperare lucidità, anche perché la Fiorentina non allenta la tensione e continua a tenere alto il baricentro. E infatti anche il finale è tutto a tinte viola, con Gillet costretto agli straordinari per evitare la goleada. Quando, poi, al 32' il palo respinge una conclusione meravigliosa di Diamanti su punizione, sulla partita scorrono i titoli di coda.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
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11/09/2011 17:49

L'Atalanta che non ti aspetti
Genoa a fatica per il 2-2

A Marassi pareggio spettacolare con occasione clamorosa fallita dai nerazzurri al 95' che salgono a -5. Nel primo tempo, dopo la rete di Veloso, arriva la doppietta di Moralez; nella ripresa il pari di Mesto. Espulso Birsa al 94'


Alla fine è 2-2: un punto a testa. Ineccepibile. Uno per il Genoa, passato in vantaggio con Veloso, uno per l'Atalanta, illusa dalla doppietta di Moralez, perché Mesto sfrutta uno dei pochi errori nerazzurri. La storia della sfida di Marassi è però da ricordare per la scintilante prova dei bergamaschi, costretti a sputare sangue a causa dell'handicap-scommesse. Ma che cosa puoi aspettarti da chi parte a -6? Solo furore. Furore è il vocabolo più appropriato per definire l'atteggiamento con cui l'Atalanta affronta i liguri nel primo tempo. Schierata da Colantuono con la variante Bonaventura al posto di Carmona, la squadra nerazzurra subisce la partenza veemente del Genoa che passa in vantaggio dopo soli 6' con Veloso, per poi strappare letteralmente la partita dalle mani dei rossoblù ed esibire a Marassi una grande prestazione.


MAMMA MIA MORALEZ — Il Genoa formato Malesani inciampa sui suoi dubbi. Troppo abituata allo schema di Gian Piero Gasperini, fa capire subito di non trovarsi a suo agio con il 4-4-2. Soprattutto perché Palacio, l'uomo della differenza, è costretto spesso a giocare davanti a Pratto con risultati altalenanti. Ma è il centrocampo a ballare davanti alle percussioni nerazzurre e la mancanza di filtro manda in crisi la difesa di casa dove regna spesso la confusione. Vedi il pareggio di Moralez che raccoglie la corta respinta di Frey sulla botta di Cigarini; vedi il raddoppio dell'argentino che con la coda dell'occhio vede Denis, abile a mettergli davanti la palla, e che con un tocco morbido scavalca il portiere genoano. In mezzo la grande parata di Consigli sulla linea di porta sul colpo di testa di Palacio e quella di Frey si Denis, sfuggito al controllo nell'ennesima azione di ripartenza. Senza dimenticare il colpo di testa in tuffo di Bonaventura che sfiora il palo, dopo la giocata di Schleotto sulla destra. Insomma, un Genoa deludente che gioca a tratti e che fa capire di non avere recepito i messaggi di Malesani. Probabilmente mancanza di quadratura e reparti poco collegati. Ciò che non capita ai ragazzi di Colantuono: organizzati in difesa, bravi a ripartire e micidiali quando Moralez e Schelotto dialogano seminando il panico. Chiedere a Kaladze per capirne di più.


L'UNICO ERRORE — Logico attendersi nella ripresa un Genoa più incisivo ed equilibrato, anche se la partenza dell'Atalanta ricalca i temi del primo tempo. Meccanismi perfetti, grande preparazione atletica e velocità, ma al 10' è sufficiente una distattenzione per rovinare tutto. Lucchini e Peluso, fino a quel momento perfetti, non si coordinano e regalano in area la palla a Mesto che non si lo fa ripetere due volte: colpo secco e 2-2. Il pareggio dà vigore ai rossoblù, ma per fare bottino pieno occorrono forze fresche. Malesani tenta il tutto e per tutto con Caracciolo e Seymour, fuori Pratto e Constant; a seguire fueri anche Marco Rossi per Birsa. Sono invece Cigarini e Capelli i giocatori che lasciano spazio a Carmona e Bellini nell'Atalanta. Accade tutto intorno alla mezzora, quando le squadre sono ormai in riserva e vittime del caldo insopportabile. Il Genoa sembra avere più benzina, ma la lucidità impedisce a Kaladze di colpire bene di testa davanti a Consigli. Palacio, con classe ed esperienza, cerca il colpaccio, tirandosi dietro tutta la difesa atalantina che rischia più volte nel finale. Molto convulso con l'espulsione di Birsa per fallo da tergo su Denis; soprattutto per la grande occasione capitata al 95' prima a Denis (salvataggio di Kaladze) e Bonaventura che conclude alto. Ma il fischio finale di Rizzoli sancisce il risultato più giusto.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
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11/09/2011 17:54

L'Udinese è sempre Di Natale
Lecce, difesa da incubo

I friulani vincono 2-0 al Via del Mare con i gol nel primo tempo di Basta e del capitano. La squadra di Guidolin dispone facilmente dei salentini in grande difficoltà

L'Udinese non ha le ali, ma vola lo stesso. Senza diversi elementi fra i quali gli esterni Isla e Armero, due elementi chiave nell'undici di Guidolin, la squadra friulana debutta in campionato con una vittoria a Lecce, resa agevole da una difesa salentina in perenne difficoltà. Ma soprattutto riparte da Di Natale, il capocannoniere delle ultime due stagioni: un gol, belle giocate e due assist per Torje che meritavano miglior sorte.


IN CAMPO — Eusebio Di Francesco, al debutto su una panchina di Serie A, deve fare a meno di Oddo (problema a un adduttore) e Strasser (fascite plantare); fuori anche Olivera e Pasquato. L'ex tecnico del Pescara punta sul 4-3-3 con Tomovic, Ferrario, Esposito e Mesbah a fare da guardia alla porta difesa da Julio Sergio; a centrocampo Giacomazzi, Obodo e Giandonato, che vince il ballottaggio con Bertolacci; davanti il tridente atipico formato da Cuadrado, Corvia e Di Michele. Anche Guidolin deve fare a meno di alcuni elementi chiave: su tutti le ali Isla e Armero, tornati cotti dagli impegni con le rispettive nazionali e tenuti a riposo per motivi precauzionali; fuori anche Floro Flores, che ha ancora problemi muscolari, Benatia (squalificato), Coda e Fabbrini. Udinese in campo con Handanovic tra i pali; difesa a tre con Ekstrand, Danilo e Domizzi; a centrocampo Basta e Pasquale sulle fasce, Pinzi-Badu-Asamoah centrali; davanti il debuttante rumeno Gabriel Torje, che ha solo cinque giorni di allenamento con i friulani, alle spalle di Antonio Di Natale.


LECCE, LA DIFESA NON C'È — Pronti-via e l'Udinese passa subito in vantaggio: cross di Pasquale dalla sinistra, dormita collettiva della difesa del Lecce, Basta tutto solo all'altezza del dischetto infila Julio Sergio di sinistro. Solo un caso? Non proprio, perchè la difesa salentina è la grande protagonista (in negativo) della partita. La burrosità della retroguardia giallorossa si evidenzia ancora al 16', quando arriva il raddoppio friulano: Torje apre a destra per Basta che rimette al centro per il rumeno, il nuovo acquisto dell'Udinese calcia male con il destro ma il pallone arriva all'indisturbato Di Natale che sottoporta ribadisce in rete siglando il suo gol numero 131 in A. Passa un minuto e Totò potrebbe fare 132: lancio in profondità, ennesima dormita della difesa salentina, Di Natale sbucca in mezzo a tutti e meno male che c'è Julio Sergio a evitare il patatrac. E il Lecce? Poca cosa: un destro fuori di Giacomazzi al 10', una conclusione di poco sul fondo di Cuadrado al 34' e soprattutto una bella parata, l'unica, di Handanovic su colpo di testa di Giacomazzi al 39'. Il centrocampo è poco aggressivo, in fase difensiva non raddoppia e l'Udinese può giocare in scioltezza, dando l'impressione di poter far gol ogni volta che si avvicina all'area leccese. Nei primi 45' c'è tempo anche per due rigori reclamati, uno per parte, per falli su Torje, fermato da Mesbah con un intervento di mano, e su Corvia, spinto da Pasquale al momento del colpo di testa.

TORJE SPRECA — Il secondo tempo comincia come era finito il primo: l'Udinese è pericolosa al 3' con un colpo di testa di Danilo (ottima la sua partita) parato a terra da Julio Sergio e al 14' con un assist di Di Natale sprecato da Torje con un tiraccio sopra la treversa. Di Francesco prova a osare inserendo Bertolacci, che si piazza alle spalle del tridente, al posto di Giandonato, poi con il possente Ofere per Corvia. Tomovic impegna Handanovic in una facile parata a terra al 28', ma in generale non ce n'è. L'Udinese gioca con la massima tranquillità, controlla la debola reazione del Lecce e sfiora il terzo gol con Torje, che spreca uno splendido assist del solito Di Natale. Nel finale è proprio il capitano a uscire per fare spazio a Barreto, che ha giocato l'ultima partita nove mesi fa a Bari. Un'altra bella notizia per Guidolin.

Omar Carelli

Fonte: gazzetta
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11/09/2011 17:58

Falsa partenza per la nuova Roma
Vince il Cagliari, fischi dell'Olimpico

Delude la squadra di Luis Enrique sconfitta in casa 2-1: nella ripresa i gol di Conti, al quinto sigillo contro la squadra di papà, El Kabir, debuttante appena entrato, e De Rossi nel finale. Biondini colpisce una traversa, José Angel si fa espellere al 24' della ripresa

Il gran caldo frena la Roma, ma esalta il Cagliari, protagonista di una gara attendista e al risparmio fino all'ultimo, ma alla fine vincente: i sardi passano 2-1 all'Olimpico, e lasciano ai giallorossi solo il ricordo di una superiorità tecnica mai tradotta in occasioni da gol. Daniele Conti, figlio di Bruno, sblocca il risultato al 23' della ripresa, un minuto dopo José Angel, uno dei migliori fra i suoi fino a lì, si fa espellere, conclude l'opera l'uno-due di El Kabir e De Rossi, in gol a tempo abbondantemente scaduto. Nel primo tempo, quanto a occasioni, da segnalare solo una traversa di Biondini. Come dire, se la Roma non migliorerà in fase di finalizzazione sarà una stagione per lei impervia.


NUOVA ROMA VECCHIO CAGLIARI — La nuova Roma parte con effetti speciali già nelle scelte di Luis Enrique: desaparecido Kjaer, in difesa gioca Heinze, alla sua prima partita ufficiale con i giallorossi, a centrocampo esordisce Pjanic, mentre in avanti Osvaldo (che festeggia le 100 gare nel calcio italiano) affianca Totti e Bojan. Rosi infine è preferito a Cassetti. Nel Cagliari invece un'unica novità rispetto alle aspettative della vigilia: Thiago Ribeiro in campo ed El Kabir inizialmente in panca, per il resto Ficcadenti si affida soprattutto alla vecchia guardia. Fra gli osservati speciali anche Luis Enrique, al battesimo in serie A: grintoso almeno quanto in conferenza stampa, lo spagnolo incita i suoi seguendo in piedi il match e dispensando continuamente consigli, soprattutto quando la squadra, intorno alla metà del primo tempo, dà segni di rallentamento.


ROMA DOUBLE FACE — Parte forte la Roma, che impressiona il Cagliari con offensive corali e poderose, proprio come Luis Enrique aveva predicato. José Angel spinge come un forsennato sulla sinistra, Pjanic si distingue per personalità e iniziativa, Totti conferma di esserci sempre e comunque, Osvaldo è animato dalle migliori intenzioni e supportato da una condizione fisica già buona, tanto che sarà l'attaccante più pericoloso dei suoi nei primi 45'. Complice forse il gran caldo, la Roma rallenta col passare dei minuti: resta padrona del campo grazie a un controllo attivo del match, neutralizza qualsiasi (rada) velleità offensiva degli avversari, ma perde slancio e intensità. E resta una squadra vivace ma nulla più, incapace di trasformare una evidente superiorità tecnica in nitide occasioni da gol. La costruzione della manovra fuonziona anche, ma il meccanismo si inceppa sulla trequarti o anche più in là, con gli attaccanti che mai si rendono davvero pericolosi. Tanto che il primo intervento di Agazzi è registrato dopo 16 minuti, e neanche dopo il Cagliari trema davvero. Anzi per dirla tutta l'occasione migliore del primo tempo capita a Biondini, che al 43' colpisce la traversa con un destro da fuori. Il Cagliari, da parte sua, appare un po' stordito dall'esordio, poco reattivo all'inizio e via via più presente, ma mai brillante né per personalità né per manovra. E' la Roma a far vedere le cose migliori, soprattutto nel finale: rialzata la linea del pressing, i giallorossi ritrovano forza e velocità per tentare il colpo a sorpresa in chiusura di tempo. Ma il Cagliari a questo punto è in partita, e il tardivo risveglio giallorosso non basta.


CONTI, QUINTO CENTRO — Nella ripresa torna in campo la Roma aggressiva e tenace vista in avvio, perennemente proiettata in avanti ma non per questo capace di creare occasioni da gol. Il Cagliari è ordinato e attento, ma non può essere solo questo a rendere alla fine inoffensiva la gran mole di gioco prodotta dai giallorossi. Finché Luis Enrique decide di cambiare: fuori Bojan, in effetti l'attaccante giallorosso più in ombra, dentro Borriello. Ed è proprio l'ex rossonero a riaccendere l'entusiasmo dell'Olimpico, sfiorando il gol al 18': cross di Totti, tocco al volo di sinistro sotto rete, e Agazzi salva un gol fatto, deviando in angolo. Cinque minuti e la situazione si capovolge: Conti sa approfittare di un rinvio troppo corto di José Angel, raccoglie di destro e infila Stekelenburg con un destro incrociato. La sua esultanza a torso nudo, per il gol n. 5 alla Roma, viene punita con un'ammonizione. Ma non è finita, perché il difensore spagnolo perde la testa, e atterra Biondini in area cagliaritana con un fallo tanto stizzoso quanto inutile. Gava opta per il rosso diretto, e la Roma si ritrova in svantaggio di un gol e in inferiorità numerica. Luis Enrique gioca allora le carte Gago, che subentra a Rosi, e Borini al posto di uno spremuto Osvaldo: il giovane attaccante trova anche il gol un minuto dopo il suo ingresso, ma Gava aveva già segnalato un fuorigioco. Il finale è incandescente, ma siamo alle solite: il furore giallorosso si traduce solo in un paio di punizioni di Totti e in un'occasione di Osvaldo, il cui tiro è rimpallato da una spalla di Astori. Salvo il colpo di scena finale: al 49' il Cagliari raddoppia con El Kabir, entrato al 42', al 51' De Rossi regala ai suoi il gol della bandiera. Alla fine troppo poco, per una Roma che ha prodotto molto ma tirato col contagocce.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
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11/09/2011 23:21

Inter, partenza da incubo
Il Palermo è super: 4-3

Due volte avanti con una doppietta di Milito, i nerazzurri concedono un mare di occasioni e perdono malissimo: show di Miccoli (due gol e un assist), in gol anche Hernandez e Pinilla. Inutile il primo centro di Forlan, tanti interrogativi sull'assetto della squadra di Gasperini


Di sicuro non ci si annoia. Alchimie tattiche? Primo non prenderle? Organizzazione ed equilibrio innanzi tutto? Macché. Palermo-Inter è una partita giocata ai mille all'ora, senza paura e quasi sempre senza criterio. Il campo sembra grande come quello di Holly & Benji, ogni palla persa a metà campo porta un uomo solo davanti al portiere. Alla fine vincono i rosanero, e in fondo meritano, perché a sfruttare meglio l'anarchia sono loro, e perché per lunghi tratti mostrano un'idea di base più convincente. La doppietta di Fabrizio Miccoli, condita da un assist, oscura quella del Principe Milito, la rete di Hernandez aveva riportato la gara in parità, quella di Pinilla la chiude definitivamente, nonostante il primo centro di Forlan nel finale. Mangia debutta sulla incandescente panchina del Palermo con una mezza impresa che gli garantirà un po' di tranquillità, Gasperini affonda subito.


PIOGGIA DI GOL — Sette gol, una pioggia di occasioni in una gara che specie nel secondo tempo vede squadre lunghissime ed errori a raffica: non c'è male come inizio di stagione. L'Inter ritrova la vena realizzativa di Diego Milito: al 33' Il Principe si trova al posto giusto sulla conclusione dal limite di Stankovic (su azione di corner). Devia d'istinto, come succedeva due stagioni fa, e fa 1-0. Poi si impossessa della palla al momento di calciare il rigore, che avrebbe meritato un minuto prima (mano di Migliaccio sulla sua conclusione) ma che Brighi concede per fallo di Silvestre su Samuel. Poco prima (3' s.t.) Miccoli aveva trovato il pareggio: merito di uno stop sontuoso sul lancio in verticale di Acquah (appena entrato). Il destro su Julio Cesar in uscita vale il primo pareggio, il secondo arriva al termine di una bella azione palla a terra, con Ilicic che sfonda per vie centrali e serve Miccoli: cross basso per Hernandez che spinge dentro. Da lì in poi saltano gli schemi, le squadre ai 40° si allungano e le occasioni si sprecano: Miccoli trasforma una gran punizione, Julio Cesar si abbassa incomprensibilmente su un tiro da fuori di Pinilla, Forlan trova un triste primo gol su assist di Sneijder. Risultato? Quattro a tre.


INTER SBALLOTTATA — Se prendi quattro gol la difesa finisce ovviamente sotto accusa. I fucili erano già puntati sull'assetto a tre dietro: ora spareranno, anche se la cosa più preoccupante pare l'assenza totale del centrocampo. L'Inter è divisa in due tronconi e appena recupera palla il Palermo trova Lucio o Samuel (quando ci sono) come unicii ostacoli prima del tiro. Poi ci sono le scelte degli uomini. L'esilio in panchina di Wesley Sneijder dura poco più di mezz'ora. Al 35' Gasperini rischiama un disastroso Zarate, che fino a lì aveva ballato in un mondo a lui sconosciuto (la fase difensiva) e che aveva sbagliato quasi tutti i pochi passaggi tentati. Sneijder si piazza a sinistra, mandando Forlan a destra. Wesley dimostrerà di poter far male anche partendo da lì, saltando con regolarità l'uomo, innescando l'azione che porterà al rigore del 2-1, e servendo a Forlan la palla per il 4-3. E' praticamente l'unico lampo dell'uruguaiano, che aveva toccato pochi palloni e sballato due conclusioni. E se Milito ha ritrovato il fluido del gol, Cambiasso non è tornato quello del triplete: lui e Stankovic non la vedono mai, e quando Gasp toglie l'argentino, lo sostituisce con Alvarez, che porta palla ma fa ancora meno filtro. Arriveranno altri due gol al passivo. In più, il gioco spettacolare del Genoa di Gasperson non si vede davvero mai.


PALERMO ARREMBANTE — Il Palermo è diligente nel 4-4-2 di Mangia, in cui solo Ilicic ha talvolta la libertà di accentrarsi. Ed è impressionante nella sua sfuriata iniziale, quando pressa altissimo, chiudendo l'Inter nella sua metà campo e recuperando palloni nei primi due-tre secondi del possesso avversario (dando così anche un barlume di senso alla frase di Zamparini "Mangia è il nostro Guardiola"). Hernandez e Miccoli sembrano subito in palla, dialogano nello stretto e nei primi 30' evitano l'anticipo dei difensori e si lanciano vicendevolmente negli spazi aperti. Quando poi nella ripresa i rosanero sembrano sulle ginocchia trovano nuova linfa con l'inserimento prima di Acquah e poi di Bertolo, anche se i tre punti portano la firma chiara di fabrizio Miccoli. Questo Palermo comunque a una impostazione di base, sa sfruttare Balzaretti e ha una gran voglia. L'Inizio è convincente.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
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16/09/2011 23:41

SERIE A 2011/2012 2ª Giornata (2ª Ritorno)

09/09/2011
Milan - Lazio 2-2
10/09/2011
Cesena - Napoli 1-3
11/09/2011
Juventus - Parma 4-1
Catania - siena 0-0
Chievo - Novara 2-2
Fiorentina - Bologna 2-0
Genoa - Atalanta 2-2
Lecce - Udinese 0-2
Roma - Cagliari 1-2
Palermo - Inter 4-3

Classifica
1) Juventus, Napoli, Udinese, Fiorentina, Palermo e Cagliari punti 3;
7) Lazio, Novara, Chievo, Milan, Genoa, Catania e Siena punti 1;
14) Inter, Roma, Cesena, Bologna, Lecce e Parma punti 0;
20) Atalanta punti -5.


L' Atalanta punita con 6 punti di penalità per illeciti sportivi (calcioscommesse).
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18/09/2011 00:12

Il Cagliari non si ferma più
2-1 a un Novara che non punge

I sardi battono 2-1 i piemontesi e ripetono il successo dell'Olimpico con la Roma: sono in testa alla classifica da soli. Reti di Thiago Ribeiro, Larrivey e Morimoto. Piemontesi poco incisivi quando attaccano


Due vittorie in altrettante partite e un primato in classifica certamente simbolico, ma che è una bella risposta a chi diceva che il Cagliari si era indebolito. I sardi battono 2-1 il Novara e per meno di 24 ore si trovano in testa alla classifica da soli. Successo meritato per la squadra di Ficcadenti, che ha unito a un gruppo che si può definire storico (Pisano, Agostini, Conti, Biondini, Cossu) alcuni ragazzi interessanti come Ibarbo, El Kabir e Thiago Ribeiro, uomo-partita.

LEGGERINI — Il Novara dà l'impressione di essere una squadra ben organizzata, che sa coprire il campo e difendere. Ma un po' inconsistente in avanti, dove Jeda, Morimoto e Granoche non sembrano giocatori in grado di produrre un buon fatturato di gol nella massima categoria. E se anche Pinardi, l'uomo che deve accendere la luce, non ripete la prova di Verona, non stupisce che Agazzi debba intervenire solo su qualche conclusione da lontano e che sia battuto da un gol assolutamente casuale.

MEGLIO IL CAGLIARI — I sardi, che si schierano con l'undici che ha vinto all'Olimpico con la Roma, difendono alti e prendono in mano il centrocampo col trio Biondini-Conti-Nainggolan, tre ragazzi che meriterebbero anche palcoscenici più prestigiosi. Ujkani e bravo e fortunato nella parata di faccia proprio su Biondini, poi si ripete su Pisano. E' un primo tempo non memorabile, in cui il Novara fa fatica a fare gioco. Così il Cagliari passa con merito al 38': Agostini la mette in mezzo, Nenè la spizza per Thiago Ribeiro, che si trova libero in area tra Lisuzzo e Gemiti e non ha difficoltà a segnare di testa il suo primo gol in serie A alla seconda presenza.

SALE MA NON FA MALE — La ripresa del Novara è coraggiosa. I piemontesi alzano il baricentro, ma Agazzi deve sporcarsi i guanti solo un destro di Rigoni. Anche perchè la sua difesa fa un gran lavoro. La giovane coppia centrale Canini-Astori non concede nulla a punte comunque poco pericolose. Tesser ci prova con Granoche e Radovanovic per Marianini. Poi esce Pinardi per Giorgi, con Marco Rigoni che avanza la sua posizione. Niente da fare. Anzi, è il Cagliari a fare più male: prima sfiora il 2-0 con Nené, poi lo trova con Larrivey che devia di piatto il destro di Conti. Giusto così: l'immediato 2-1 di Morimoto, in realtà un'autorete di Astori che mette il piedone sull'innocuo sinistro del giapponese, non cambia un verdetto molto chiaro.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
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18/09/2011 00:17

Inter e Roma crescono
Ma la rete non arriva: 0-0

A San Siro - nell'anticipo serale della 3ª giornata di campionato - i giallorossi dimostrano progressi sul piano della personalità e della manovra, i nerazzurri nella ripresa sfiorano il gol con Sneider, Forlan e Zarate. Ma per le malate di inizio stagione i 3 punti sono rimandati. Stekelenburg k.o.: colpo alla testa di Lucio

A voler essere degli inguaribili ottimisti, là dove c’era solo un cratere, inizia a vedersi un abbozzo di fondamenta. A essere realisti, i lavori sono già tremendamente in ritardo. Inter e Roma escono da San Siro con uno 0-0 che almeno non getta nessuna delle due del baratro e forse fa respirare un po’ i due tecnici.

GASP E LUIS — I lavori in corso continuano, ma con qualche distinguo: le fondamenta dell’architetto spagnolo paiono un po’ più solide, con una squadra che ha un’idea di base, che per 80’ pare migliore e che potrebbe aver meno fretta. Gasperini prova a costruire con materiali pregiati, ma non sempre adatti: la sua Inter mostra sprazzi di gioco per un tempo troppo limitato, poi prevalgono errori e una certa confusione. Le azioni migliori arrivano da lampi dei singoli, ma la palla salvata da Kjaer su tiro di Sneijder, nel finale, poteva valere i tre punti. Zanetti non può festeggiare troppo l’aggancio a Bergomi (756 presenze in nerazzurro), la striscia di 13 vittorie in casa si ferma. Se non altro, è arrivato il primo punto: Gasperini mostra di accontentarsi, quando toglie Forlan e inserisce Muntari, con Pazzini continua a valutare se la panchina sia comoda. Luis Enrique trema all’inizio, quando Stekelenburg resta a terra dopo aver preso un calcio in testa da Lucio (accertamenti al Niguarda) e nel finale, quando l’Inter spinta dal pubblico prova la zampata con Jonathan e Sneijder.


INTER, SOLO SPRAZZI — L’azzardo iniziale di Gasperini è andare avanti per la sua strada: dopo la parentesi di Champions torna alla difesa a tre e all’assetto visto in Supercoppa, con Sneijder in un centrocampo più folto. Da subito la curva mostra con gli striscioni il suo appoggio a tecnico e giocatori, prendendosela con la società e con chi chiede a Gasp di snaturare il suo gioco. Per un tempo, il primo, è la miglior prestazione dell’Inter in questo triste inizio di stagione. Poi si perdono misure, la squadra si sfilaccia, subentra la paura, e la Roma prende possesso del campo. I tre centrali concedono qualcosa, ma non le decine di occasioni di Palermo, Nagatomo si trova più a suo agio a destra (ma spara alta la palla del possibile vantaggio al 35’). Per un po’ si vede una squadra che si muove di più e meglio, trovando saltuariamente scambi e aperture di gioco sugli esterni. Nella ripresa però (prima della sfuriata finale) Cambiasso e compagni pressano poco e male, i nerazzurri retrocedono e si limitano al contropiede. Davanti si fa ancora fatica: si aspetta l’invenzione di Sneijder, con Milito e Forlan che paiono non riuscire a capirsi (l’uruguaiano è ancora un "estraneo"). Zarate appena entrato, parte in un assolo e sfiora il golaço (sinistro a un pelo dal palo lontano).Inserirlo in un contesto di squadra è la grande sfida.

ROMA, BORINI PROMOSSO — L’azzardo iniziale di Luis Enrique è inventarsi due terzini: piazza a destra Perrotta e a sinistra Taddei. Il brasiliano soffrirà più del 34enne ex azzurro, ma anche perché è preso in mezzo dal duo Nagatomo-Zanetti. Nel complesso, comunque, l’azzardo regge, così come paga piuttosto bene la scelta di lanciare Borini titolare dal 1’. L’Under è il più attivo dell’attacco giallorosso, arriva al tiro più volte e rincula quando serve. Meno attivo Osvaldo, che pure ha due grandi occasioni, in apertura delle due frazioni. A tratti la squadra di Luis Enrique fa vedere il pressing alto e il possesso palla di scuola Barça: intendiamoci, siamo lontani anni luce dagli show degli uomini di Guardiola, ma qualcosa si muove. Totti non è sempre preciso e talvolta si assenta, a centrocampo bisogna ancora trovare la formula giusta: il rispolverato Pizarro si fa apprezzare, e poi rimpiangere quando Gago lo sostituisce. Nel finale subentra la paura, mentre i tifosi interisti se ne vanno da San Siro senza sapere bene cosa fare, se applaudire o fischiare.

Valerio Clari

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18/09/2011 15:41

Atalanta più forte del diluvio
Denis abbatte il Palermo

A Bergamo finisce 1-0 grazie a una rete dell'argentino al 34' del primo tempo. Dopo 19 minuti della ripresa la gara è interrotta per circa 40 minuti per impraticabilità di campo. Infortuni per Lucchini e Alvarez

L'Atalanta vince di misura (1-0) col Palermo, riduce ulteriormente i suoi conti in sospeso con la penalizzazione e ribadisce che ai rosanero il match-aperitivo va davvero indigesto (quinto k.o. in 5 gare nelle ultime due stagioni). La squadra di casa trova il gol con Denis al 34' del primo tempo, gioca meglio degli avversari su un campo prima pesantissimo poi impraticabile (e infatti la gara viene interrotta da De Marco per circa 40 minuti). Ma anche nei 20' finali, quando il Palermo deve dare tutto per recuperare, i padroni di casa dimostrano maggior personalità e organizzazione, impedendo a Hernandez e C. di farsi pericolosi.

MORALEZ&MICCOLI — L'Atalanta riparte dal quel Maxi Moralez che si era presentato con una doppietta a Marassi, oltre ai rientranti Manfredini (reduce dall'assoluzione in appello nell'inchiesta sul calcio scommesse dopo un'estate di passione) e Cigarini (dopo un infortunio). Denis ce la fa, dunque Gabbiadini parte dalla panca. Mangia conferma invece l'undici che aveva battuto l'Inter, salvo immettere Acquah al posto di Della Rocca. Con Hernandez-Miccoli, autori di 3 gol su 4 contro l'Inter, pronti a colpire di nuovo e Pinilla in panca pronto al subentro. Del resto l'Atalanta vuole cancellare quanto prima la zavorra (-6) della penalizzazione inflittale la scorsa estate, il Palermo cerca la conferma, per poter dire che la vittoria sull'Inter non è stata un caso isolato.


DENIS GOL — Il primo tempo parla bergamasco: l'Atalanta parte prima e meglio, con Schelotto che già potrebbe rompere l'equilibrio dopo 2' ma il suo colpo di testa va alto. I padroni di casa sono più reattivi e precisi, su un campo che invita più all'autoconservazione che al tocco di fino. Ne sanno qualcosa Lucchini e Alvarez, che devono lasciare il campo a causa di infortuni muscolari, col difensore che esce in barella e in lacrime, e potrebbe davvero averne per un po'. L'Atalanta appare da subito più grintosa ma anche meglio organizzata, con Bonaventura infaticabile e Cigarini bravo a dare geometrie e ritmo. Moralez e Denis si cercano e anche si trovano in avanti, col primo imprendibile in velocità nonostante il campo pesante e l'altro comunque a suo agio. Da parte sua, il Palermo gioca a sprazzi e con efficacia per forza intermittente: di fatto Consigli non trema mai, e l'Atalanta tutta non fa una gran fatica a contenere le avanzate palermitane. La squadra di Mangia è troppo lenta sia quando ha il possesso palla sia nel gioco senza e dunque risulta soporifera e prevedibile. I rosanero non sono brillanti nemmeno in fase di contenimento: rischiano di soccombere al 29', quando Schelotto innesca Denis, che, disturbato da Migliaccio, manda a lato di sinistro. E' solo la prova generale del vantaggio: al 34', su assist di Bonaventura, Denis non sbaglia e realizza con un sinistro angolato in corsa, complice un'ingenuità del greco Tzorvas.


CAMPO ALLAGATO, GARA SOSPESA — La ripresa si apre col quasi immediato forfeit di Miccoli: il capitano accusa un affaticamento alla zona inguinale, prova a tornare in campo, ma non ce la fa: al suo posto entra Pinilla. Ma la sostanza della gara non cambia, con un'Atalanta che è più squadra, mostra un miglior gioco corale, fatto di palla a terra, pochi tocchi e velocità. Zahavi si fa pericoloso su punizione (alta di poco), poi un nubifragio colpisce Bergamo e allaga il terreno di gioco: al 19' De Marco effettua la prova-rimbalzo, e come prevedibile il pallone non si alza di un centimetro. Gara sospesa, giocatori negli spogliatoi e comincia l'attesa per capire se la gara potrà riprendere. La pioggia si interrompe dopo pochi minuti, ma fino alle 14.30 viene verificata la capacità di drenaggio del campo. Un sopralluogo condotto da arbitro e capitani di Atalanta e Palermo stabilisce che il terreno di gioco è tornato in condizioni plausibili, la gara riprende. Ma di nuovo non dirà nulla, se non che Gabbiadini, subentrato a Moralez, è più che una scommessa e che il Palermo è decisamente in giornata-no. L'Atalanta intanto riduce a 2 punti la penalizzazione e dunque mercoledì a Lecce potrebbe tagliare il suo primo traguardo stagionale azzerando del tutto la zavorra del suo iniziale -6.

Livia Taglioli

Fonte: gazzetta
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18/09/2011 19:18

Il Lecce dà spettacolo
Bologna al tappeto

La squadra di Di Francesco gioca bene e supera quella di Bisoli: 0-2 il punteggio. Un gol per tempo grazie a capitan Giacomazzi e Grossmuller

Se alla vigilia Bisoli si dimostrava impavido, ora forse al Bologna un po' di paura verrà: seconda sconfitta per gli emiliani, ma quello che preoccupa di più, forse, sono le prestazioni. Contro il Lecce si è rivista in fotocopia la squadra sfilacciata di Firenze: qualche occasione in avvio, poi il gol subito e il buio totale. Dall'altra parte, un Lecce formato Barcellona: gioco totale, attacco di piccoletti tutto estro che fan girare la testa agli avversari, un Cuadrado che sulla fascia sembra Dani Alves. La squadra di Di Francesco ha lasciato un'ottima impressione, l'esatto contrario di un Bologna con poche idee e pure confuse.


BOLOGNA PUNTATO — Bisoli preferisce Pulzetti a Kone a centrocampo, mentre rispetto a Firenze aggiunge una punta pura (Acquafresca) in aiuto a Di Vaio. E la mossa sembra sortire i primi effetti da subito (4'), soprattutto grazie a Tomovic che con un avventato retropassaggio di testa mette sul destro del centravanti il pallone del vantaggio, ma solo se in porta non ci fosse Julio Sergio (protagonista vero quest'oggi) che respinge. Ma questo resterà uno dei pochi lampi dei padroni di casa, perché in realtà è il Lecce a fare la partita: la squadra di Di Francesco muove palla con personalità, coinvolge tutti nella manovra e, davanti, non dà punti di riferimento, facendo ammattire la difesa rossoblu.


BOLOGNA COLPITO — Sulla destra Cuadrado non si fa intimorire dalla posizione di Di Vaio, che va a cercare spazio a sinistra, e attacca sempre. Ma è la posizione di Di Michele la chiave tattica del match: l'attaccante fa il finto centravanti alla Totti, rientrando in stile regista offensivo e servendo o creando spazi per l'inserimento dei compagni. Proprio uno di questi classici movimenti, porta al vantaggio degli ospiti: al 37' è Di Michele ad impegnare Gillet alla respinta di piede, Giacomazzi s'avventa ul pallone e appoggia dolcemente in rete. Vantaggio meritato per i pugliesi, anche se qualche minuto prima, era il 30', ancora Julio Sergio si era eretto a muro insuperabile su colpo di testa ravvicinato e a botta sicura di Pulzetti.


BOLOGNA AFFONDATO — Bisoli si rende perfettamente conto delle difficoltà e ad inizio ripresa prova a sistemare le cose, richiamando un Perez già ammonito e in evidente difficoltà, ributtando nella mischia Koné, al quale a Firenze aveva concesso solo 45', sostituendolo proprio all'intervallo. Tuttavia, non è che l'avvio di secondo tempo del Bologna sia di quelli da far stropicciare gli occhi dei tifosi rossoblu (anzi, Grossmuller avrebbe subito l'occasione per uccidere la partita ma la spreca), così già al 12' il tecnico degli emiliani butta nella mischia anche Ramirez, al posto di uno spaesato Acquafresca, di cui si ricorda solo l'occasione al 4'. La sensazione, però, è che non sia questione di un solo giocatore, ma qualcosa di più profondo e, probabilmente, psicologico. E infatti di occasioni dalle parti di Julio Sergio non se ne vedono, mentre le praterie a favore degli ospiti si sprecano: in una di queste s'infila "pendolino" Cuadrado, che dà il via al raddoppio di Grossmuller; l'uruguaiano, dal limite, infilza l'incolpevole Gillet. Davanti al Bologna si apre il baratro.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
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18/09/2011 19:25

Catania, rigore discusso e vittoria
Seconda sconfitta per il Cesena

Nel primo tempo uno scontro tra Delvecchio e Parolo fa guadagnare il tiro dal dischetto ai padroni di casa. Maxi Lopez non sbaglia e affonda un Cesena con poche idee. Nella ripresa si rinnova il duello: Delvecchio reclama per un fallo di mano di Parolo in area

Quattro punti, zero gol subiti e la rete su rigore del solito Maxi Lopez. I numeri danno ragione al Catania di Vincenzo Montella che vince al Massimino grazie soprattutto alla grinta di Gennaro Delvecchio, che parte dalla panchina e cambia l’inerzia della partita. Il Cesena di Giampaolo incassa la seconda sconfitta consecutiva, resta a quota zero in classifica e preoccupa per la scarsissima incisività davanti.

LE SCELTE — A caccia della prima vittoria stagionale, Montella inserisce qualche variante rispetto allo spento 4-3-3 visto col Siena. In difesa dentro Alvarez per Capuano, mentre a centrocampo la novità è doppia: Sciacca e soprattutto Lodi, che rimpiazza Almiron (vittima di un problema al costato nel riscaldamento) proprio pochissimi minuti prima di scendere in campo. In avanti è Barrientos a vincere il ballottaggio e a completare il tridente con Maxi Lopez e Gomez. Indisponibili Legrottaglie, Izco e Llama. Per il Cesena lo schieramento è identico. L'ex rossazzurro Giampaolo conferma Ravaglia tra i pali, complice il prolungato stop di Antonioli, mentre in difesa lo squalificato Benalouane viene rimpiazzato da Rossi, che la spunta su un Rodriguez non ancora collaudato. Debutto infine per Ghezzal, in campo dopo una fastidiosa tonsillite, di fianco a Mutu-Eder e panchina per l’ex di turno Martinez che si accomoda di fianco ad altre due vecchie conoscenze del Catania: Martinho e Colucci.


PRIMO TEMPO — Poco spettacolo e squadre abbottonate per i primi 45 minuti al Massimino. Il Catania punta tutto sui lanci lunghi per Maxi Lopez che si danna, ma finisce quasi sempre in fuorigioco. Poca collaborazione dal centrocampo per l’argentino, che trova un sostegno nel connazionale Gomez, confusionario talvolta ma sempre generoso sulla fascia sinistra. Non pervenuto, invece, Barrientos, che praticamente non accompagna mai né inventa. Ci vogliono un paio di conclusioni dalla distanza, la prima di Lodi al 7’ e la seconda di Sciacca al 28’, perché Ravaglia si ricordi di essere in campo. Dal fronte Cesena non è che ci sia qualcosa di più propositivo: gli uomini di Giampaolo fanno girare la palla senza mai trovare grandi sbocchi, un po’ per merito della coppia Bellusci-Spolli, sempre attenti, un po’ per la poca vivacità in avanti degli attaccanti. Gli unici tentativi, velleitari per la verità, partono dai piedi di Mutu, che ci prova con un paio di punizioni innocue, e un errore sottoporta di Comotto, che invece di tirare prova ad appoggiarla in mezzo. La scossa arriva nel finale, poco prima di andare negli spogliatoi. E’ il 47’ e il Catania batte il terzo angolo della partita. In area si fa a sportellate, come sempre, e a un certo punto Delvecchio – subentrato a Sciacca, vittima di un piccolo malore - finisce giù. Rigore fischiato da Gervasoni e proteste che scattano da parte del Cesena. Parolo, l’indiziato dell’arbitro, sostiene che è il centrocampista del Catania ad essersi appoggiato, ma l'arbitro è irremovibile. Maxi Lopez va sul dischetto e la mette alla destra di Ravaglia, che intuisce ma non blocca la fiammata dell’argentino. 1-0 e tutti negli spogliatoi.

SUPER DELVECCHIO — Nella ripresa il Cesena mantiene un atteggiamento molle e neppure il cambio Ghezzal-Bogdani produce gli effetti desiderati da Giampaolo. Il Catania capisce di poter osare e prova quindi a pungere per trovare il gol sicurezza. E’ proprio chi non avrebbe neanche dovuto mettere piede in campo, cioè Gennaro Delvecchio, che semina il panico nella difesa ospite. All’8’ minuto il centrocampista viene murato per tre volte consecutive a due passi dalla porta, mentre al 18’ si rinnova il duello con Parolo che gli impedisce di segnare il 2-0 di testa. In mezzo un altro rigore reclamato da Delvecchio, per un fallo di mano in area del capitano del Cesena. Stavolta, però, Gervasoni non se la sente di fischiare. Per il resto poco, pochissimo Cesena che tenta inutilmente anche la carta dell’ex Martinez.

Azzurra Saggini

Fonte: gazzetta
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18/09/2011 19:30

La Lazio dura un tempo
Jorquera lancia il Genoa

Primo tempo biancoceleste e gol di Sculli. Poi il cileno fa impazzire la difesa romana e regala a Palacio la palla dell'1-1. Kucka chiude la pratica e la squadra di Reja si spegne

All'Olimpico la Lazio si mangia le mani e il Genoa si porta a casa tre punti meritatissimi. Primo tempo con dominio della squadra di Reja, che commette però tanti errori sottoporta. Nella ripresa i rossoblù appaiono trasformati grazie all'ingresso del cileno Jorquera e approfittano della stanchezza dei padroni di casa per un colpaccio firmato da Palacio e Kucka: 1-2 meritato.

SPAZIO A SCULLI E ANTONELLI — Come previsto Reja non porta nemmeno in panchina Zauri, al cui posto schiera Lulic, mentre al posto dell'infortunato Mauri la Lazio si affida a Sculli, preferito a Gonzalez, con l'uruguaiano che si accomoda in panchina. Per il portiere Marchetti il ritorno ufficiale in Serie A dopo oltre un anno di assenza. Dal canto suo Malesani sceglie Antonelli invece di Moretti a sinistra. Dainelli in campo per l'infortunato Bovo, come previsto Seymour si piazza come vertice basso del 4-3-1-2, con evidente intenzione di contrastare il laziale Hernanes, e Constant vertice alto. Caracciolo, che proprio oggi compie 30 anni, al posto di Pratto accanto a Palacio.


INTENSITA' — La Lazio parte subito forte e spinge in forze: sempre almeno cinque giocatori posizionati ai limiti dell'area genoana, con Cisse incontenibile e cross a volontà che mettono in crisi la difesa rivale. E dopo appena 10 minuti arriva il gol. Klose brucia Kaladze sulla destra, cross al centro e Sculli anticipa Mesto in area per l'1-0. Biancocelesti più corti e determinati che danno l'impressione di poter far male. Lulic si mette in mostra con lunghe sgroppate sulla sinistra, mentre Cisse a tratti è incontenibile. Il Genoa è sfilacciato e il solo Palacio sembra possa far male. Il primo tempo va avanti così, con la Lazio che si mangia le mani per le tante occasioni da gol sprecate. Il Genoa deve fare a meno anche di Mesto (sospetto stiramento alla coscia destra), al cui posto entra lo svedese Granqvist. Il primo tempo finisce così: con tanta intensità, ma poca concretezza


RIVOLUZIONE RIPRESA — Malesani lascia negli spogliatoi un Constant evanescente: al suo posto entra il cileno Jorquera. E la ripresa è l'esatto opposto dei primi 45 minuti: Lazio distratta, squadra allungata che fa tanti errori. Ma soprattutto è grande Genoa. La squadra appare rivitalizzata dal cileno Jorquera, che fa impazzire i rivali e al 9' si mangia la difesa biancoceleste con una giocata fantastica, portandosi via quattro giocatori e consegnando a Palacio la palla dell'1-1. La Lazio accusa il colpo, ma la sensazione è che la benzina dei padroni di casa sia finita in fretta. E così è solo tanto Genoa: bene Veloso, benissimo Palacio. Ma soprattutto il folletto Jorquera, classe '88, approfitta del momento di difficoltà dei laziali per creare sistematicamente la superiorità numerica per i rossoblù davanti. Entra Ledesma per un Hernanes deludente. Malesani ci crede e fa entrare Pratto per Caracciolo: forze fresche per il colpaccio. E così al 26' arriva il meritatissimo raddoppio genoano: Jorquera fa partire l'azione, palla a Palacio che inventa un passaggio preziosissimo per Kucka e la difesa laziale distratta viene bucata senza problemi per l'1-2. La partita di fatto finisce qui. Poi è solo tanta buona volotnà e confusione laziale. Inutile, contro un Genoa nella ripresa preponderante. Da segnalare lo spavento al 16' della ripresa: palla vagante nella trequarti laziale, Biava e Ledesma vanno insieme per colpire e testa contro testa tremendo. Biava perde un dente e deve uscire per Diakité, mentre Ledesma, che perde sangue dalla fronte, continuerà con una vistosa fasciatura. Ma lo spavento vero, è arrivato sul campo. Ora per la Lazio una trasferta a Cesena che diventa delicata, mentre per la banda di Malesani il match in casa col Catania per confermare quanto di buono si è visto nella ripresa dell'Olimpico.

TURISTA PICCHIATO — E mentre il Genoa segnava il gol del 2-1, in curva Nord, la curva del tifo laziale, un malcapitato turista americano di 44 anni, abituato alla sportività e all'applauso del gesto tecnico, è stato colpito ripetutamente al volto da un tifoso laziale di 32 anni e salvato solo grazie all'intervento di altri tifosi laziali che l'hanno scortato fuori dallo stadio. L'aggressore è stato denunciato per violenza in occasione di manifestazioni sportive e sanzionato con Daspo di 3 anni.

Nicola Melillo

Fonte: gazzetta
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18/09/2011 19:34

Fa tutto Giovinco: il Parma va
Il Chievo cade a tempo scaduto

Prima vittoria in campionato degli emiliani: il fantasista segna due gol e si fa espellere. Inutile la rete del momentaneo pari firmata da Paloschi. Per i veronesi anche una traversa di Jokic


C'è la partita, Parma-Chievo, e quella di Sebastian Giovinco. Storia tutta sua, quella del fantasista degli emiliani, capocannoniere del campionato fino a stasera: due gol (3 in totale), un'espulsione e un cinismo insospettabile per uno che in teoria fino all'anno scorso era un trequartista. Peccato, appunto, per quel rosso nel recupero che gli farà saltare la trasferta di Firenze mercoledì. Ma il Parma è lui, e grazie a lui porta a casa la prima vittoria in campionato: 2-1 a un buonissimo Chievo.

SEBA-GOL E SEBA-ROSSO — Si potrebbe anche dire che per questi livelli Giovinco sia sprecato. Sposta come solo i fenomeni sanno fare: il Parma non meritava il successo, Seba se l'è preso comunque. Gol nei momenti topici, in altre parole: il primo, su sponda di Pellé e dopo liscio di Andreolli. A tu per tu con Sorrentino, potrebbe sfondare la rete e invece supera il portiere ospite con un "cucchiaino". Questo, l'1-0. Il 2-1 al 91', dopo un'azione essenziale: rinvio di Mirante, Biabiany vola a destra e crossa al centro dove la "Formica atomica" è pronto al piattone vincente. E pazienza per l'espulsione ingenua due minuti dopo quando, già ammonito, commette un fallo e a gioco fermo va a segnare un gol che non solo non è valido, ma gli costa il secondo giallo.


CROLLO FISICO — Piange un buon Chievo, a cui forse stava stretto persino il pari. Sì, perché i veronesi giocano meglio degli avversari per tre quarti della gara: giudizi estetici che lasciano il tempo che trovano, sia chiaro, però almeno gli uomini di Di Carlo non smettono di correre dopo l'intervallo. Gli emiliani calano di brutto nella ripresa, e senza la forza fisica di Pellé (sostituito da Floccari dopo un'ora) non riescono più a tenere su la palla. Il Chievo con calma e costanza, e soprattutto con tre punte, a un certo punto circonda l'area del Parma. E il gol del pari è solo una naturale conseguenza.

PELLISSIER ROTTO — Segna Paloschi, un ex, che esulta con moderazione (vivaddio). Azione nata da un'incursione di Thereau e da un "assist" di Rubin, che per anticipare Moscardelli mette fuori causa anche Mirante e lascia al baby-attaccante una palla da spingere in porta. Poi è pioggia di occasioni: Hetemaj (due volte), Rigoni, ancora Paloschi e Moscardelli, che reclamano qualche rigore. Nessun fischio dell'arbitro Valeri, ma anche nessun gol. Dopo l'infortunio di Pellissier, uscito alla mezz'ora per lasciar spazio proprio a Paloschi, l'attacco del Chievo è vivo comunque.


TRAVERSA JOKIC — Un po' meno la difesa, in cui si salva solo Jokic, che su punizione prende la traversa. Verranno tempi migliori per tutti: in fondo è solo la seconda di campionato. Per il Parma urge ricostituente fisico, perché il calo nella ripresa è alquanto sospetto; in difesa si resiste con l'esperienza, ma non basta. Il Chievo continua a prendere gol "molli": dopo la rimonta subita dal Novara, altre disattenzioni fatali. Ma non sembrano problemi irrisolvibili.

Alessandro Ruta

Fonte: gazzetta
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18/09/2011 19:38

Juve, basta un guizzo
Matri stende il Siena

La squadra di Conte vince al Franchi grazie ad una rete del centravanti a inizio ripresa. Gara poco spettacolare, la difesa degli ospiti non ha concesso quasi nulla, mentre in avanti la Vecchia Signora ha prodotto pochino, nonostante un Pirlo ancora ispirato in regia

Due partite, due vittorie. La Juventus questo campionato l'ha iniziato bene. Però se i tre punti contro il Parma erano arrivati come conseguenza di un partitone, quelli con il Siena, in Toscana, arrivano al termine di una partitina. La squadra di Conte mostra la versione minimalista, al Franchi. Un'occasione nitida, un gol. Pesante. Da centravanti di razza, di un centravanti di razza, Matri. I tifosi della Vecchia Signora stavolta non hanno avuto, per nulla, di che spellarsi le mani dagli applausi, però possono essere confortati dalla solidità difensiva della loro squadra, che, complice un attacco asfittico di un Siena altrimenti convincente, ma che davanti sembra non avere un uomo gol da garanzia salvezza, non ha concesso proprio niente. Altra conferma: Pirlo. Sta bene di testa e di gambe. E con Marchisio si intende alla grande, nonostante qualche critico in precampionato storcesse il naso, analizzando le caratteristiche propositive dei centrocampisti centrali bianconeri. Fasce e attacco sono invece da ricalibrare. Come movimenti e forse come interpreti.

SIENA SOLIDO — Nel primo tempo la Juve delude. Opposta al Siena, forse le sembra di specchiarsi. E l'immagine riflessa è migliore, per quanto simile, rispetto a quella originale. Al di là della maglia della Vecchia Signora,:per l'occasione rosa, e non bianconera come quella degli avversari. Perchè per il resto il 4-4-2 è il solito, e conta relativamente che quello della Juve faccia più chic chiamarlo 4-2-4. In mezzo, in entrambe le metà campo, c'è un regista che detta, e bene, i tempi. Pirlo fa un figurone, D'Agostino lo emula. Accanto a loro Marchisio e Gazzi offrono dinamismo. La differenza la fanno le fasce. Mannini mette spesso e volentieri il turbo, Brienza ha tecnica invidiabile, e così Pepe e Giaccherini non escono bene dal confronto indiretto. E poi davanti gli attaccanti, da una parte e dall'altra, non si "pigliano". Nel senso che la coppia Matri-Vucinic, che già aveva lasciato a desiderare, come intesa, in precampionato, non funziona. Il montenegrino giocando centrale sembra un po' ingabbiato, Matri si trova un altro centravanti tra i piedi e invece fatica a venire incontro per combinare con i centrocampisti centrali, quando si inseriscono. E non è che Gonzalez dall'altra parte assista più di tanto un Calaiò generoso, ma lento, che fa sembrare Barzagli, ancora preferito a Bonucci da Conte, un allievo di Bolt. All'intervallo è 0-0. Al Siena può andar bene così: ha concesso un mezzo tiro di sinistro a Pirlo e niente di più. Per la Juve il bilancio invece è in passivo, nonostante il pari.


GOL DI MATRI — Alla prima occasione, a inizio ripresa, la Juve passa in vantaggio. Con grande cinismo. Ma anche con una grande azione. Iniziata da Pepe, proseguita da Giaccherini, rifinita da Vucinic con un assist per Matri, che con la porta spalancata non si lascia pregare e mette dentro il decimo gol per la Juve della sua carriera, il primo in questa stagione. A Conte però la combinazione gol delle punte non basta, e richiama Vucinic in panchina: dentro Vidal a fare il guastatore, senza una posizione definita, di sicuro dietro a Matri, ora unico padrone del fronte d'attacco. La Juve non incanta, ma controlla la partita. Fa possesso palla, tenendola lontana dalle parti di Buffon, che davanti a lui ha perso Chiellini, per indolenzimenti muscolari. Il Siena, costretto a fare la partita, mostra i suoi limiti offensivi. Entra Larrondo, per un Gonzalez invisibile. Ma le occasioni continuano a latirare. C'è una traversa di Calaiò che però non vale: per qualche centimetro iera n fuorigioco. Null'altro. La Juve costeggia la partita e la porta a casa. La scorsa stagione non succedeva mai.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
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