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Serie A 2013/2014 Cronache, Risultati e Classifica

Ultimo Aggiornamento: 19/05/2014 19:41
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24/08/2013 17:06

La stagione 2013/2014 del campionato di Serie A comincia laddove era terminata la precedente: Juve a far da lepre davanti ad un gruppetto di sfidanti, questa volta con il Napoli davvero grande protagonista estivo soprattutto sul mercato dei calciatori.
Infatti alla partenza di Cavani e Mazzarri (il primo all' estero, il secondo sulla panchina interista) fanno da contraltare Benitez come tecnico e Gonzalo Gerardo Higuaín nel parco attaccanti. In particolare l' argentino è già il nuovo idolo della tifoseria partenopea che lo sogna spietato realizzatore in tandem col pupillo locale, Lorenzino Insigne.
Da Milano notizie incerte. Il Milan di Allegri si affida all' "eroe" Balotelli, unico punto fermo della squadra; l' Inter attende di sapere se Moratti ne sarà ancora presidente e padrone anche in prospettiva mercato (fino al 2 settembre si può ancora comprare).
Anche il calcioscommesse riparte da dove era terminato la scorsa stagione e la Lazio è ancora sul filo.
Per non parlare di due vergognose realtà dei nostri fine settimana pallonari: il razzismo contro i giocatori di colore (l' ultimo caso proprio con la Lazio punita per i cori nella finale di Supercoppa di qualche giorno fa) e la sconcertante carenza degli stadi italiani, sempre meno accoglienti per i tifosi soprattutto in tempi in cui i soldi non sono più tanti come una volta.
Si ricomincia, dunque, con l' occhio anche ai prossimi mondiali brasiliani, sempre che Prandelli riesca a trovare un nuovo nome italiano per la nazionale nel mare di nuovi e vecchi stranieri nei club.

Che vinca il migliore (Conte) o la migliore (la Juventus) ...
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25/08/2013 00:00

Verona-Milan 2-1.
E' Luca Toni show:
rossoneri subito a picco

Rossoneri sconfitti 2-1 al debutto in campionato: apre Poli, poi la doppietta del bomber


Verona è sempre fatal per il Milan. Nella prima giornata di campionato la squadra di Mandorlini bagna il ritorno in A dopo 11 anni alzando i Toni e rende subito in salita la strada per Massimiliano Allegri che a fine gara ammette: "Il Milan ha giocato malissimo, sconfitta meritata e complimenti a Toni che a 36 anni ha lottato come un leone. Quello che non abbiamo fatto noi...". E così la scena che doveva essere di Balotelli alla fine se la prende Toni che con una doppietta d'altri tempi manda in festa una intera città. Già, Balotelli... Qualche colpo nel primo tempo, compreso l'assist per la prima rete rossonera di Poli, un rigore reclamato con veemenza sul finire della gara (le proteste gli sono costate un giallo) e poco altro. Per fortuna almeno è stato scongiurato il pericolo dei buu e dei cori razzisti. L’ironia ha prevalso sulla stupidità e sull’ignoranza, le tensioni su Balotelli si sono spente con le dichiarazioni e i tweet dei giorni di vigilia, perché il Bentegodi ha scelto la strada (ottima) del sarcasmo: “Ma-rio, Ma-rio” hanno scandito fin dal pre-gara i tifosi gialloblù, annacquando tutti i timori. Per il resto, l’andamento della partita è stato d’aiuto, visto che il Milan ha praticamente smesso di giocare al gol del pareggio. Per la cronaca il 2-1 finale per i gialloblù ci sta tutto.


POLI DURA POCO — I primi dieci minuti sono il nulla più assoluto. Ritmo da partitella in spiaggia – fase di studio, se vogliamo essere più eleganti -pochi spunti per affondare il colpo. L’unico sussulto è un destro di Balotelli che non mette più di tanto in difficoltà Rafael. Al primo vero affondo il Milan passa, e a metterci lo zampino è Mario: tocco in profondità per Poli, che si infila tra Moras e Cacciatore e si ritrova in totale solitudine di fronte a Rafael. Praticamente impossibile sbagliare. Il Verona accusa il colpo e la reazione tarda ad arrivare.


BALO NERVOSO — Nonostante il vantaggio, Balotelli è piuttosto nervoso con i compagni: prima manda a quel paese Abate, quindi Poli e poi apostrofa bruscamente Niang. E’ il minuto 21 quando da uno spicchio della tribuna si leva qualche ululato nei suoi confronti. Cosa che non si ripete, anche perché nove minuti più tardi il Verona fa festa: angolo di Jankovic, la difesa rossonera scala male e Toni sovrasta di testa Constant. Un gol che mette le ali ai gialloblù. Toni fa girare praticamente tutta la squadra e il Milan si ritrova chiuso nella propria metà campo sino all’intervallo.


MAGICO TONI — Nella ripresa il concetto cambia poco. Al 6’ Abbiati fa un mezzo miracolo su Jankovic e all’8’ arriva il colpo del k.o. I rossoneri prendono un contropiede secco con Romulo, che serve Jankovic. Cross al bacio nuovamente per Toni, marcatura slabbrata della difesa rossonera e Abbiati capitola nuovamente. La cosa grave è che da lì in avanti il Milan non reagisce. Corsa e circolazione di palla vicine allo zero, Balotelli che si spegne col passare dei minuti (ma allo scadere reclama un rigore su una spinta sospetta), tanta confusione e poi il fischio finale. Mercoledì al ritorno col Psv dovrà presentarsi tutta un’altra squadra.

Marco Pasotto

Fonte: gazzetta
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25/08/2013 00:05

Sampdoria-Juventus 0-1.
Decide il gol di Tevez,
i campioni d'Italia partono bene

La squadra bianconera vince a Marassi nell'anticipo serale della prima di campionato. L'argentino dopo la rete in Supercoppa segna subito anche in serie A, al 13' del secondo tempo. Juve non spettacolare, ma concreta. Doriani poco incisivi, segnano in fuorigioco con Costa e finiscono in 10: espulso Castellini allo scadere


Il campionato della Juventus inizia nel segno di Carlitos Tevez. L’Apache realizza il gol decisivo a Marassi e regala i tre punti ai suoi compagni finalizzando al meglio una splendida azione costruita da Vucinic, Vidal e Pogba. L’unico nuovo acquisto presente in campo dall’inizio dimostra quindi di essere un valore aggiunto per i campioni d’Italia: Tevez aveva segnato il quarto gol in Supercoppa, ieri contro la Sampdoria ha messo il pallone in rete da un paio di metri, ma il suo inserimento procede bene ed è la migliore notizia per Antonio Conte.

PRIMO TEMPO — La partita inizia sotto un forte temporale, che continuerà fino all’intervallo e costringe gli spettatori delle prime file a cercare riparo. C’è una novità nella formazione della Sampdoria: sulla sinistra al posto di Castellini gioca Berardi. Nessuna sorpresa, invece, per quanto riguarda la Juve: Pogba sostituisce l’infortunato Marchisio, in attacco confermata la coppia Tevez-Vucinic. Dopo tre minuti Pirlo costringe a una bella deviazione Da Costa. Gli esterni blucerchiati stanno molto bassi, un po’ troppo timorosi. Le ripartenze in velocità sono però un’arma importante per la formazione di Delio Rossi e al 12’ Eder e Gabbiadini costruiscono un’azione pericolosa: Gabbiadini fa tunnel a Chiellini e lo costringe al fallo pochi centimetri fuori area. La risposta della Juve è un colpo di testa di Asamoah su corner di Pirlo: bravo Da Costa. Poi Tevez di sinistro impegna ancora il portiere doriano. La Sampdoria pensa soprattutto a difendere il fortino, i bianconeri (in maglia gialla) non riescono a sfondare sulle fasce e creano pericoli soprattutto da palla inattiva. Tevez si muove molto, ma tira solo una volta mentre Vucinic è impreciso.

SECONDO TEMPO — Si riparte senza cambi, ma Conte non è soddisfatto e manda subito Isla e Llorente a scaldarsi. La Juve, però, cambia marcia e al 13’ costruisce un gol bellissimo: la combinazione Vidal-Pogba-Tevez manda in porta l’Apache. Sei minuti dopo Costa pareggia, ma sulla punizione-cross di Eder è in fuorigioco, quindi Banti annulla. Ancora Eder impegna con un tiro-cross Buffon, chiamato così al primo intervento della serata. Poi Lichtsteiner va vicino al raddoppio con un colpo di testa su assist di Pogba. Rossi inserisce Soriano e Mustafi al posto di Eramo e Gastaldello. Banti nega un rigore alla Juve (fallo di Costa su Pogba), Obiang spaventa Buffon da fuori, Barzagli salva la sua porta su cross di Eder. La Sampdoria accelera, la Juve fatica a ripartire, ma rischia solo su qualche mischia. Un minuto prima del 90’ Conte cambia la coppia offensiva e manda in campo Llorente e Giovinco. Ma non succede più nulla..

G.B. Olivero

Fonte: gazzetta
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25/08/2013 23:33

Inter-Genoa 2-0, gol di Nagatomo e Palacio.
Mazzarri si gode l'esordio

L'Inter non stecca la prima a San Siro: l'esterno nerazzurro sblocca nella ripresa di testa. Allo scadere il raddoppio dell'argentino


Eto’o è a Milano, ma non a San Siro. Stankovic è nello stadio, ma per salutare. Cambiasso fa 400 presenze, e le accusa. Sui maxischermi scorrono le immagini del Triplete. Beh, l’Inter attuale è lontana da quella, ma per immaginarsela simile bisognava essere scesi ora da Marte. Il nuovo corso mazzarriano, poco glamour e tanta sostanza, parte con un solidissimo 2-0 su un Genoa quadrato e poco propositivo. Tre punti non scontati, come la “disoccupazione” di Handanovic: buoni segnali, al netto di un’oretta poco esaltante. A cui si aggiunge una mezz’ora incoraggiante di Icardi (anche una traversa). Nagatomo sblocca, Palacio ci mette la firma. La strada è lunga, ma il primo passo non è falso.

TROVA LE DIFFERENZE — A fine primo tempo il tifoso interista, non un ottimista per natura, commenta “E’ come l’anno scorso”. Lo spettacolo non esaltante in effetti è lo stesso, con qualche differenza: Handanovic osserva solo, ma anche Perin non deve fare parate. Insomma, si imbarca di meno, ma nessuno tira in porta: gli highlights durano 10’ secondi, tempo di far vedere un contropiede di Guarin su cui Palacio è anticipato e un tiro fuori bersaglio di Jonathan. Sarà un caso, ma il primo tiro in porta dell’intera partita arriva all’8’ della ripresa, meno di un minuto dopo l’ingresso di Icardi (colpo di testa parato), che trasforma il 3-5-1-1 iniziale in un 3-5-2 con Alvarez interno di centrocampo. Le squadre si allungano, il Genoa accusa la fatica, la gara si accende un po’.

BENEDETTI ESTERNI — Il meglio dell’Inter comunque lo si vede nei contropiede, sempre condotti da Guarin (al 13’ Palacio non arriva su un suo diagonale). Il Guaro è il più pericoloso, anche da fuori, e prova spesso a lanciare gli esterni Jonathan e Nagatomo. Sarebbe una componente fondamentale del gioco di Mazzarri, ma a lungo si direbbe che qualcosa per quei due è ancora da registrare. Poi, però, il gol che sembrava dover essere rimandato a data da destinarsi arriva da loro. E’ il 31’, quando Jonathan si trova in area e piazza un cross: sporcato da Antonelli si alza fino al secondo palo. Lì, quasi sulla linea, c’è Yuto. Nagatomo ci mette la testa, ed è 1-0. Liberata la testa, si va vicino al raddoppio di testa (Icardi e Ranocchia), prima che Guarin trovi il corridoio giusto per Palacio, che non sbaglia.

GENOA RIMANDATO — Tanti saluti al Genoa, che a Milano non ha una gran tradizione. La prima creatura di A di Liverani è un 4-3-2-1 in cui la figura migliore la fanno i centrali difensivi, protetti praticamente dagli altri otto in campo. Lodi prova qualche lancio, ma non ha più Barrientos e Papu Gomez a corrergli sulle fasce (Bertolacci e Santana oggi non sono la stessa cosa). Gilardino la vede poco, pochissimo, Vrsaljko mostra di saper crossare nei primi minuti, ma poi scende poco. L’impressione è che fin qui la squadra abbia studiato la fase difensiva, rimandando a settembre quella offensiva. Serve qualcuno che connetta Lodi e Gilardino, per non far cadere in depressione loro e i tifosi rossoblù.

Valerio Clari

Fonte: gazzetta
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26/08/2013 00:06

Cagliari-Atalanta 2-1,
Nainggolan e Cabrera rimontano Stendardo

A Trieste primi tre punti meritati per i rossoblù grazie al primo gol in Serie A per l'uruguaiano. Ok l'esordio di Lopez da "titolare" in panchina. I nerazzurri col tridente deludono. Nel finale pali di Livaja e Ibarbo. Astori resta in panchina: addio vicino?

Il Cagliari inizia con una rimonta vincente firmata da Nainggolan e Cabrera. Il vecchio e il nuovo: il belga sempre al centro di voci sul mercato è una certezza per i rossoblù, l'uruguaiano segna il primo gol in serie A e regala tre punti pesanti a Lopez, alla prima da "titolare" in panchina senza il tutor Pulga. L'Atalanta invece parte col piede sbagliato soprattutto sul piano del gioco con il 4-3-3 già bocciato alla prima uscita stagionale.


IL DUELLO — Il Cagliari si presenta al debutto senza novità conseguenza di un non-mercato. Anzi, una c'è: Lopez tiene Astori in panchina, potrebbe essere l'indizio di una partenza imminente. L'Atalanta cambia poco come nomi (Yepes e Konè) e tanto come filosofia perché Colantuono vara il 4-3-3 con Livaja e Bonaventura che agiscono ai fianchi di Denis. L'effetto non è però quello desiderato perché fin dall'inizio sono i padroni di casa (ma si gioca a Trieste) a fare la partita. Il più ispirato è Nainggolan che si divide con Ekdal il compito di sostituire Cossu nel ruolo di trequartista. Il centrocampista belga è già pericoloso al 4' con un tiro dalla distanza deviato da Consigli in angolo. Poi è Sau a salire in cattedra con un paio di spunti, mentre Conti ci prova due volte su punizione. In tutto questo l'Atalanta resta a guardare: il tridente non punge e il centrocampo è spesso in inferiorità numerica. Però l'occasione migliore capita a Denis che solo davanti ad Agazzi alza troppo il pallonetto.


BOTTA E RISPOSTA — Lo spavento fa rallentare il Cagliari e l'Atalanta al primo tiro in porta passa. Sugli sviluppi di un calcio d'angolo Stendardo svetta e di testa segna. L'avvocato nerazzurro non fa in tempo a esultare che la partita torna in equilibrio: gioco di prestigio di Sau che serve un assist perfetto per Nainggolan freddo nel battere Consigli. Colantuono a quel punto è già passato al 4-3-1-2 nel tentativo di ridare equilibrio alla squadra. Comunque il Cagliari gioca meglio e con Pinilla va vicino al vantaggio: Consigli devia sull'esterno della rete il tiro dalla distanza dell'attaccante.

IL PRIMO DI CABRERA — La ripresa inizia nel segno di Sau che dopo l'assist a Nainggolan si costruisce da solo una palla gol: dribbling secco in area e tocco sotto a superare Consigli, palla di un soffio alta sopra la traversa. L'Atalanta invece è sempre sbiadita e allora Colantuono fa la prima mossa: dentro Maxi Moralez per un Bonaventura in ombra. A segnare però è il Cagliari: Pinilla innesca Murru che serve in mezzo all'area Cabrera, destro preciso e sorpasso rossoblù. La reazione dell'Atalanta è tutta in un colpo di testa di Maxi Moralez. Poi i nerazzurri rischiano tutto: dentro De Luca e Livaja prima si mangia il 2-2 davanti ad Agazzi e poi colpisce il palo. E dopo un legno anche per Ibarbo in contropiede, l'Atalanta si arrende.

Davide Pisoni

Fonte: gazzetta
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26/08/2013 00:10

Calcio, Lazio-Udinese 2-1:
aprono Hernanes e Candreva,
Muriel accorcia ma non basta

Buon esordio in campionato per i biancocelesti, che grazie ai gol dei due centrocampisti battono i friulani e portano a casa i primi tre punti della stagione


I bianconeri dell’Udinese non sono quelli della Juventus, ma anche la Lazio rispetto alla versione Supercoppa è un’altra cosa. Tra le due squadre deluse dalla settimana precampionato, si riscatta quella di Petkovic, che vince 2-1, dimentica i dolori di sette giorni fa e festeggia i primi tre punti nonostante la curva Nord chiusa dopo i cori razzisti (i giocatori, accompagnati in campo da bambini di colore, per l’occasione hanno indossato una maglia con la scritta “We love football, we fight racism”). Quella di Guidolin, invece, conclude 72 ore da incubo: quasi fuori dall’Europa League (giovedì, in casa dello Slovan Liberec, servirà un’impresa), k.o. all’Olimpico.


NUOVO ASSETTO — Petkovic qualcosa doveva cambiarla, e rivoluzione è stata: non solo a centrocampo (Gonzalez al posto di Ledesma, confermato Biglia), ma anche in difesa, con una nuova coppia centrale, Novaretti-Cana (fuori Biava e Dias). Nuovo anche il modulo: 4-4-1-1, e nuovo pure l’uomo dietro Klose, non più Hernanes ma Candreva. Risultati immediati: il centrocampista, in comproprietà tra Lazio e Udinese, parte da sinistra e costruisce la prima palla gol del campionato. Sul suo destro, deviano Danilo e Kelava, con il pallone che finisce sul palo. Vantaggio solo rimandato: Hernanes (non un centometrista) brucia Danilo in velocità e scaglia un sinistro sì potente, ma che si infila sul palo di Kelava. Che dopo la mezza frittata, ne combina una intera atterrando in area Klose neanche tre minuti dopo: dal dischetto trasforma Candreva. La Lazio sfiora il tris con Klose al 38’, Udinese non pervenuta.

NON BASTA MURIEL — Nella ripresa, un cambio per parte: Dias per Cana nella Lazio, Muriel per Di Natale (non era al meglio, si è visto) nell’Udinese. Guidolin prova anche a dare fantasia al centrocampo: fuori Pereyra, dentro Lazzari, bravo a confezionare il 2-1 con Muriel, l’altro neoentrato, che alza il pallonetto su Marchetti in uscita. La Lazio, che fin lì non aveva mai rischiato, perde il controllo del centrocampo, e in difesa traballa: a salvarla, dopo l’errore di Dias, ci pensa Zielinski, che sbaglia clamorosamente il sinistro che sarebbe valso il pareggio. Petkovic ringrazia, Guidolin si mangia le mani.

Marco Calabresi

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26/08/2013 00:15

Roma, De Rossi torna al gol, poi Florenzi
A Livorno è 2-0, esordio ok per Garcia

Gara sbloccata nel secondo tempo, toscani volenterosi ma troppa differenza sul piano tecnico. Garcia al telefono in panchina davanti a Braschi: rischia la multa


Dopo 5 anni, la Roma vince all'esordio e lo fa con uno-due nella ripresa marchiato dai figli della Capitale, De Rossi e Florenzi. Vittoria meritata, non fosse altro perché i giallorossi (davanti al designatore Braschi, che pizzica Garcia con il telefonino in panchina a parlare con il vice in tribuna) hanno tenuto il pallino del gioco per tutto la gara, favoriti anche da una qualità tecnica non eccelsa del Livorno ed una sua condotta di gara improntata solo al contenimento (Paulinho abbandonato a se stesso per tutti i 90'). Le note positive della Roma arrivano da Totti, Maicon e Florenzi e dal fatto di aver chiuso per la prima volta nella stagione senza aver preso gol, per il Livorno in evidenza a destra Schiattarella.


LE SCELTE — Garcia lascia fuori Lamela (da domani al Tottenham) e Gervinho, e senza farsi intimidire dai conti societari lancia titolare Borriello (che nel contratto ha un bonus da 300 mila euro alla prima presenza e altrettanti per la salvezza). Nicola, invece, per il ritorno del Livorno in A dopo tre anni si compatta, preferendo Belingheri a Dionisi e chiedendo a Schiattarella e Gemiti di fare più gli esterni di difesa che non i centrocampisti. Ne nasce un 5-3-1-1 che porta i toscani a difendersi negli ultimi 25 metri in nove e la Roma a cercare di costruire, senza però trovare la chiave per scardinare il bunker amaranto.


MARCHIO GIALLOROSSO — Così per tutti i primi 45' la Roma prova a fare gioco, riuscendoci però solo a lampi. Florenzi dopo 2' ha già una buona chance su assist di Totti, ma calcia su Bardi dai dieci metri, mentre al 17' è uno spunto di Maicon a metter paura al numero uno amaranto, ma nel complesso il fortino di Nicola regge. A destra il brasiliano spinge bene, a sinistra Balzaretti di meno. Così, dopo una punizione centrale di Emerson, è Totti a provare a risolvere la partita da 30 metri, ma il suo destro accarezza la parte superiore della traversa.


UNO DUE LETALE — Nella ripresa il copione non cambia, con la Roma che prova ad allargare le maglie della difesa avversaria. Al 1' Pjanic mette in porta Borriello, che però perde tempo e spunto a tu per tu con Bardi, al 12' è invece Castan a trovare nello in verticale l'inserimento di Florenzi, sul cui sinistro Bardi è bravo a dire no. Al 19' tocca invece a Totti inventare ancora di prima per Florenzi, il cui destro finisce sul palo. La differenza tecnica è troppo elevata ed è normale che alla lunga venga fuori: così è De Rossi (in gol dopo oltre 15 mesi, l'ultimo sigillo il 13 maggio 2012 a Cesena) a sbloccare la partita al 20' con un destro da venti metri, mentre due minuti dopo Florenzi chiude la partita in contropiede con un sinistro ad incrociare sul palo opposto. Il resto è normale amministrazione, verso il fischio finale.

DE ROSSI — "Fare gol non è la mia priorità però ci facevo caso. Di solito ne realizzavo sei-sette a stagione, l'anno scorso mi è andata male anche sotto questo profilo - ha dichiarato De Rossi a Sky - sono contento di aver ricominciato così. La squadra ha dominato per 90', non ha preso gol, la squadra ha un'identità ben precisa: presto per dirlo, ma abbiamo fatto una bella partita. Dentro Trigoria tutti mi vogliono bene, è una famiglia, la mia seconda casa. E quando si passa un periodo non positivo, la gioia di una piccola rivincita la condividiamo tutti insieme".

MARCATORI — De Rossi al 20', Florenzi al 22' s.t..

LIVORNO (5-3-1-1) — Bardi; Schiattarella, Valentini, Emerson, Ceccherini, Gemiti (dal 33' p.t. Mbaye); Luci, Duncan (dal 37' s.t. Piccini), Greco; Belingheri (dal 14' s.t. Dionisi); Paulinho. (Mazzoni, Aldegani, Saulo, Bernardini, Bartolini, Lambrughi, Biasci, Benassi). All. Nicola. ROMA — De Sanctis; Maicon, Benatia, Castan, Balzaretti; Pjanic (dal 38' s.t. Taddei), De Rossi, Bradley; Florenzi (dal 26' s.t. Marquinho), Borriello (dal 14' s.t. Gervinho), Totti. (Lobont, Skorupski, Romagnoli, Dodo, Torosidis, Burdisso, Marquinho, Lamela, Tallo, Caprari). All. Garcia. ARBITRI — Massa di Imperia

NOTE — Spettatori 12.940, incasso di 185.599 euro. Ammoniti Castan, Schiattarella e Benatia per gioco scorretto. Angoli. Recuperi: 1' p.t., 2' s.t..

Andrea Pugliese

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26/08/2013 00:32

Napoli-Bologna 3-0: apre Callejon,
poi la doppietta di super Hamsik

La prima al San Paolo è una festa, emiliani travolti: l'ex Real Madrid colpisce anche un palo, Higuain e Mertens fermati solo dal fuorigioco. Per Benitez gli applausi di tutto lo stadio

E pensare che il Napoli aveva paura del Bologna, col ricordo di un pareggio e due sconfitte negli ultimi tre confronti interni. Ma ora si scopre che il tecnico dei rossoblù, Stefano Pioli, non era l’ammazza-Napoli, ma solo l’ammazza-Mazzarri. Stavolta, non c’è partita e il nuovo corso napoletano, con Benitez al comando, si apre con una dichiarazione ufficiale di sfida alla Juventus. La spinta del Napoli non fa respirare il Bologna, che alla fine del primo tempo si ritroverà senza una sola occasione da gol. Al contrario, la squadra di Benitez è un vero martello, azioni d’attacco a ripetizione che provocano grandi buchi nella difesa rossoblù.

LA PARTITA — La musica è chiara sin dall’inizio, tant’è che al 6’ un assist di Higuain mette Hamsik nelle condizioni di segnare, ma lo slovacco esita e preferisce passare sulla sinistra a Callejon che, a volo, colpisce il palo. Callejon restituisce il favore al 19', quando, su punizione, trova Hamsik solo in area, ma il colpo di testa è centrale e parato. Il dominio napoletano trova lo sbocco al 32’, con gli stessi protagonisti, con Hamsik che da sinistra fa partire una bordata non trattenuta da Curci, e Callejon è lì, pronto a ribattere in rete. Ormai, è un imperversare, con Hamsik che si ripropone come uomo dell’ultimo passaggio, a Higuain che segna al 40’ ma in fuorigioco, e poi come protagonista assoluto, quando, al 47’, riceve la palla da Zuniga in area, si libera di due avversari e, quasi da fondo campo, segna il 2-0.


APOTEOSI — La partita, a questo punto, può davvero considerarsi conclusa, non tanto per i due gol di distacco, quanto per l’impressione di forza che suscita il Napoli e di quasi rassegnazione del Bologna. Il 4-2-3-1 di Benitez copre tutto il campo e garantisce la realizzazione di schemi belli ed efficaci, grazie soprattutto al gran lavoro di Behrami e Inler in costruzione al centro, di Maggio e Zuniga sulle fasce. Al Bologna non riesce nemmeno un’azione in contropiede, ogni tentativo è annullato. Un po’ d’orgoglio lo si può notare solamente al 17’ della ripresa, quando Bianchi, da fuori area, manda la palla di poco alta. Ma è appena un timido rialzare la testa dalla trincea in mezzo al fuoco nemico. Perché il Napoli non solo ha già creato due occasioni al 4’ e al 6’, con Callejon e Higuain che sfiorano il palo, ma mette al tappeto il Bologna al 18’ ancora con Hamsik che riprende una respinta della difesa e scaraventa in porta un bolide dei suoi. E’ l’apoteosi per lui e Benitez gli concede, poco dopo, la marcia trionfale sostituendolo con Mertens. Il resto è un dettaglio, come un altro gol annullato al Napoli, di Mertens al 35’, e l’assalto generoso ma vano del Bologna.

Gennaro Bozza

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26/08/2013 00:35

Serie A, prima giornata: Parma-Chievo 0-0.
Poche emozioni, bravi Mirante e Puggioni

Nessun gol e poche occasioni: Cassano offre solo qualche spunto. Bravi i due portieri Mirante e Puggioni


Inizia senza botti il campionato di Parma e Chievo. Al Tardini finisce 0-0, risultato che eccita poco ma che non sorprende, tra due squadre solide, ben messe in campo e non ancora al meglio fisicamente. Nel primo tempo fa qualcosa in più il Chievo, nella ripresa il Parma. Nulla però che autorizzi una delle due squadre a recriminare.

IDENTITA' — Le due squadre hanno cambiato poco dall'anno scorso. Il Chievo, a maggior ragione con un tecnico in gamba come Sannino, mantiene le sue caratteristiche di squadra organizzata, che copre bene il campo e fa una buonissima fase difensiva. Forse c'è poca qualità in mezzo, quando ci sarà da fare la partita potrebbero esserci problemi. Il Parma passa molto dalla regìa di Valdes, stasera degna di un B-Movie degli Anni 80, e vivrà sui lampi della coppia Cassano-Amauri. Fantantonio offre un debutto abbastanza scalbo, l'ex Juve si sbatte ma si vede solo in un'occasione, quando nella ripresa sfiora il palo con un bell'anticipo di sinistro.

POCA ROBA — Nel primo tempo il Chievo ha due occasioni in 60": bravissimo Mirante sul colpo di testa di Thereau. Nella ripresa invece è il Parna ad alzare un po' il baricentro. Ci vuole un eccellente Puggioni sul colpo di testa di Biabiany nel finale, che conferma di avere un rapporto complicato col gol. L'assist di Cassano, la cosa migliore della serata di Fantantonio, meritava di essere sfruttato meglio.

Jacopo Gerna

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26/08/2013 00:38

Torino-Sassuolo 2-0: Brighi sblocca
Poi troppo Cerci per gli emiliani

Un gol per tempo per i granati: Brighi regala l'1-0 al 40', poi Cerci raddoppia al 18' della seconda frazione. Il Sassuolo si sveglia troppo tardi.

I tifosi granata non vogliono Maresca, e anche all'Olimpico contro il Sassuolo non mancano di ricordarlo, eppure Ventura qualcosa dovrà inventarsi là in mezzo perché non sempre troverà un Brighi che azzecca il jolly da fuori area. Il suo "nuovo" Torino è anche quadrato ma se non si accende il turbo di Cerci è piuttosto scontato. Il Sassuolo, tra l'altro, è anche diligente e ordinato, ma non può essere l'avversario per misurare le ambizioni granata. Almeno non ancora, perché sta pagando lo scotto inevitabile del grande salto. In generale, comunque, anche gli emiliani danno la sensazione di mancare di fantasia, ma forse è solo una questione di timidezza.


VIVES L'ESPERIENZA — Ventura sceglie il navigato Vives per guidare il suo centrocampo, il giovane Bellomo, pronto ad essere reinventato alla Pirlo, per il momento "matura" in panchina. Il tecnico granata presenta un Toro nuovo da corna a zoccoli, a partire dal modulo: inedito 3-5-2, coppia d'attacco guizzante e tecnica Immobile-Cerci. Di Francesco bagna l'esordio in A dei suoi con Rosati promosso in porta e la pinna di squalo Zaza a tentare di impaurire la retroguardia avversaria coadiuvato da Masucci e Farias.

CALMA PIATTA — Il Sassuolo parte con personalità e tenta di sorprendere un Torino che deve assestarsi dopo la rivoluzione venturiana. Dopo 10' di sbandamento, in cui comunque Padelli non è mai sollecitato, i granata ritrovano la rotta e cominciano a macinare gioco. Non che Rosati, dall'altra parte, sia costretto agli straordinari, ma se non altro è impegnato a respingere una conclusione di Immobile dopo una bella iniziativa personale dell'attaccante napoletano. Il Sassuolo regge e, quando può, ribatte anche: Zaza dal limite al 36' inquadra la porta, ma colpisce esattamente Padelli al centro.


TEMPESTA IMPROVVISA — La gara è equilibrata e la sensazione è che ci voglia un episodio per schiodarla dallo 0-0. Un episodio che, puntualmente, arriva: al 40' il Sassuolo, in un momento in cui stava gestendo la partita, perde un pallone sanguinoso a centrocampo, Brighi se lo ritrova al limite e lo incrocia pescando Rosati in contro-tempo. Brighi praticamente segna ed esce: al rientro delle squadre dagli spogliatoi dopo l'intervallo, infatti, è Basha a prendere il suo posto. Per il "bomber" granata problemi muscolari che lo costringono alla resa.


TURBO CERCI — Il Sassuolo tenta anche una reazione, ma le occasioni da rete restano una chimera: la squadra di Di Francesco produce solo un paio di conclusioni dal limite che servono solo da caffé ad un annoiato Padelli. Anche il Toro sonnecchia, ma almeno può contare sulle scosse di Cerci: quando s'accende l'attaccante romano è tutta un'altra partita. In un paio di occasioni sale in moto e semina gli avversari che cercano inutilmente di stare al passo. Al 18', una di queste sgroppate culmina con un diagonale dal limite di sinistro che termina alle spalle di un incolpevole Rosati. Il 2-0, per assurdo, sembra sbloccare mentalmente il Sassuolo, che ci prova libero da pressioni: Magnanelli su punizione sfiora il palo, Zaza dal dischetto grazia Padelli calciandogli addosso, Pavoletti trova uno scoglio granata in mezzo all'area a botta sicura. Il Toro, però, soffre il minimo sindacale e incamera i tre punti. Prima della fine, poi, anche un palo di Immobile.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
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27/08/2013 18:07

Fiorentina-Catania 2-1: Rossi torna al gol,
Pizarro regala l'1-1 a Barrientos poi segna

Nel giorno del caso Ljajic i viola lanciano un segnale al campionato: Gomez centra il palo, ma il vero show è di Cuadrado. Montella: "Successo importante, contro un avversario che propone un calcio veloce e tecnico"


Successe quasi due anni fa, era il primo ottobre 2011, son passati seicentottantasei giorni. Pepito segnava per il Villarreal, fu l'ultimo urlo di gioia prima del doppio crac al legamento. Questa è una nuova storia di felicità: Aquilani affonda, Cuadrado accentra e Rossi fa scivolare oltre la linea di porta. Non c'è compagno che non sommerga Pepito, che allarga le braccia e corricchia verso la bandierina dell'angolo. Non è un'esultanza rabbiosa, è una festa composta. "Dedico il gol a mio padre". Giuseppe Rossi porta il numero di maglia 49, l'anno di nascita del papà, morto nel febbraio del 2012. Rossi è l'uomo che porta avanti Firenze, nel debutto notturno contro il Catania. Rossi (uscirà al 21' del secondo tempo) è la storia della serata, la storia che va celebrata, prima ancora della vittoria viola.

PIZARRO DECISIVO — La gioia di Pepito è freddata dal pari del Catania, ben organizzato da Maran, e con Leto, acquisto del mercato estivo, che della squadra è l'arma in più (nel primo tempo almeno, poi cala). Così, Leto sfreccia e accompagna l'azione dell'1-1, di Barrientos in diagonale (c'è un decisivo tocco di tacco di Pizarro). L'arma in più viola è sempre sugli esterni, a destra Cuadrado è imprendibile: il colombiano ha già consegnato alla Fiorentina il gol che ha sbloccato il playoff europeo col Grasshopper, col Catania raccoglie le continue standing ovation del Franchi. Nel raddoppio viola entra con il pallone appoggiato a Pizarro, che batte teso e a mezza altezza da dentro l'area.

E GOMEZ? — Riprende la festa viola, anche se la ripresa poi viaggerà in equilibrio. E' il solito Catania di Maran: ordinato, che allarga sulle fasce, più fisico in mezzo con Tachtsidis. La Fiorentina deve invece ritrovare la scioltezza del suo gioco, brillante fino all'ultima giornata del campionato scorso. Con le gambe piene a metà, l'orchestra un po' ne risente (mentre Neto dà le prime sicurezze): ma bastano Pepito-Pizarro per il primo successo dell'anno. E Gomez? Mario è acclamato dal pubblico, anche (soprattutto) dopo l'errore sul finale di primo tempo: smarcato in area da Rossi, a porta vuota spara sul palo. Mira da correggere, Firenze intanto lo aspetta e, in festa, lo consola.

Alessandra Gozzini

Fonte: gazzetta
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29/08/2013 13:27

SERIE A 2013/2014 1ª Giornata (1ª di Andata)

24/08/2013
Verona - Milan 2-1
Sampdoria - Juventus 3-2
25/08/2013
Inter - Genoa 2-0
Cagliari - Atalanta 2-1
Lazio - Udinese 2-1
Livorno - Roma 0-2
Napoli - Bologna 3-0
Parma - Chievo 0-0
Torino - Sassuolo 2-0
26/08/2013
Fiorentina - Catania

Classifica
1) Napoli, Inter, Roma, Torino, Cagliari, Fiorentina, Verona, Lazio e Juventus punti 3;
10) Chievo e Parma punti 1;
12) Atalanta, Catania, Milan, Udinese, Sampdoria, Genoa, Livorno, Sassuolo e Bologna punti 0.
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01/09/2013 00:13

Chievo-Napoli 2-4, Hamsik-Higuain da urlo.
Non basta un super Paloschi

L'anticipo agli ospiti, che sfatano il tabù Bentegodi. Un'altra doppietta dello slovacco e primo gol in Italia dell'argentino. Due gol (e un palo) della punta gialloblù. A segno anche Callejon. La squadra di Benitez vola in vetta, in attesa della Juventus


E’ azzurro il colore della felicità. Sulle ali di un super Hamsik, capocannoniere del campionato (4 gol), il Napoli vola ad alta quota e spazza via il Fatal Chievo delle ultime stagioni (4 k.o. su 5 gare al Bentegodi, da quando gli azzurri sono tornati in Serie A). Un’impressionante dimostrazione di forza dalla trequarti in su, quella dei ragazzi di Rafa Benitez. Con un primo tempo, a dirla tutta, contraddittorio per i troppi spazi concessi a Paloschi (due gol e un palo).

A CENTO ALL'ORA — Il Napoli si schiera con l’unica novità Insigne, al posto di Pandev. E spinge subito sull’acceleratore, sfruttando il più possibile le fasce laterali. Il Chievo para i colpi con un certo ordine, ma già all'8' Puggioni deve superarsi sul potente diagonale di Higuain (regolarmente in campo dopo l’incidente in barca di lunedì scorso), servito in profondità dal solito Hamsik. Che appena 5' più tardi fa impazzire i tifosi del Napoli in tribuna firmando il gol dell'1-0 (sassata dal limite dell’area), il suo terzo stagionale dopo la doppietta al Bologna. Un acuto originato dall’ottimo lavoro di rifinitura di Insigne sulla fascia, puntuale nell’offrire al compagno l’assist smarcante per il tiro.

BOTTA E RISPOSTA — Gli azzurri schiacciano nella loro metà campo il Chievo, eppure al primo vero affondo dei gialloblù la squadra di Benitez si fa sorprendere, a riprova di quanto resti minato il sentiero del Bentegodi. Al 24' Britos si fa anticipare nel momento decisivo da Paloschi: sul pallone spedito in area da Hetemaj il centravanti si avventa come un falco e beffa l’uruguaiano e Reina in uscita, in ritardo nell’occasione. Un colpo, nonostante tutto, assorbito in fretta dal Napoli, abile a ributtarsi subito all’attacco e a trovare il nuovo vantaggio al 28’ con Callejon, pronto a infilare Puggioni sul passaggio sul palo più lontano di Higuain (dormita nell’occasione di Sardo sull’argentino).

SCHEMI SALTATI — Partita spettacolare e ricca di colpi di scena, come quello della mezz'ora, protagonista Maggio, autore di un intempestivo retropassaggio che libera alla conclusione ancora Paloschi: palo e brividi sulla schiena di Benitez. Non è finita: Reina deve volare al 36' sul tracciante di Radovanovic (sulla respinta Thereau alza la mira da buona posizione). Poi Higuain sfiora il tris per pochi centimetri, prima del nuovo pareggio di uno scatenato Paloschi. L’attaccante, al 40’, raccoglie uno spiovente in area, si gira su Maggio, scherza Behrami e fulmina Reina con un destro al veleno. Trema, il Napoli. Rapace nei sedici metri, ma troppo sbilanciato: eccessivi due gol e un palo concessi al Chievo nel primo tempo. Centrocampo e difesa da chiamare in correità, al di là degli errori individuali.

ALTRO PIGLIO — Nella ripresa il Napoli rientra in campo col piglio giusto. E subito Inler ci prova in due occasioni dalla distanza. Dai e dai, gli azzurri si riportano in vantaggio. Tocca all’onnipresente Hamsik risalire in cattedra: lo slovacco raccoglie al 20’ una respinta di Puggioni (quasi autogol di Papp) e non sbaglia sottoporta. E’ il quarto acuto di questo strepitoso avvio di campionato. Un gol propellente per l’entusiasmo e per la prima firma in campionato di Higuain, a segno al 26' con un tocco vincente in fondo ad una bella triangolazione con Insigne. E' apoteosi Napoli.

Alessio D'Urso

Fonte: gazzetta
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01/09/2013 00:18

Serie A, Doppio Vidal, Vucinic, Tevez:
la Juve spazza via la Lazio

Bianconeri travolgenti come in Supercoppa: 4-1. Uno scatenato Vidal segna una doppietta nel primo tempo. Klose riapre il match, ma nel secondo tempo il montenegrino e l'argentino, autore anche di una traversa, chiudono il conto. Sul 3-1 espulso Hernanes


La Juventus è uno schiacciasassi. Fa impressione. Travolge la Lazio 4-1 in campionato dopo averla bastonata per 4-0 in Supercoppa, e conquista il terzo successo in altrettante gare della stagione 2013-14. Stavolta, allo Juventus Stadium, segna una doppietta Vidal e poi arrotondano il risultato Vucinic e Tevez. Il gol del momentaneo 1-2, di Klose, è solo un fastidio momentaneo, un pizzico di zanzara in una riuscita serata estiva. Dimenticato a forza di gioco e gol, anche degli attaccanti. Per far dimenticare così pure le polemiche della vigilia, le frasi di Conte sul mercato in uscita, su Matri al Milan. Llorente, suo sostituto naturale, è rimasto in panchina, ma in una serata così non è il caso di farla lunga: la Juve è debordante e affamata come nei giorni migliori dell’era Conte. Un monito per chiunque punti allo scudetto.

SUBITO VIDAL — Conte schiera ancora Vucinic al fianco di Tevez, Llorente in panca. Petkovic propone Candreva dietro Klose. La prima emozione sgorga dal sinistro di Hernanes, Buffon, bravo, si rifugia in angolo coprendo il suo palo. Al 14’ segna la Juve, che spinge forte, indiavolata. Strepitoso pallone in verticale di Pogba, Vidal scatta dietro a Radu e gli finisce davanti, infilando Marchetti. Primo gol stagionale del cileno, il 23° per la Juve. E secondo assist in due gare di campionato per Pogba. La Lazio reagisce con Candreva dalla distanza, Buffon chiude in angolo, poi col colpo di testa largo di Cana.

ANCORA VIDAL — Al 26’ la Juve raddoppia: lancio di quelli che nemmeno a Cape Canaveral vengono così bene, di Bonucci: lungo, lunghissimo, di sinistro. Vidal, perso dalla difesa sul filo del fuorigioco, ha il tempo per controllare di destro e poi segnare il 2-0 di sinistro. Il popolo dello Juventus Stadium canta “I campioni dell’Italia siamo noi”. Della serie: “Provateci pure a sfilarcelo dalle maglie”.

MIRO GOL — Però Klose non si impressiona. Per niente. Alla Juve non aveva mai segnato, sinora. Il digiuno finisce qui, al 28’. Raccoglie una respinta goffa e corta di Buffon, sorpreso dal tiro da fuori di Hernanes, e insacca l’1-2. Gara riaperta, subito. La Juve gioca tanto e bene, la Lazio replica tirando da fuori area nemmeno fosse un’esercitazione tattica di metà settimana. Hernanes, Candreva e Lulic si succedono in pedana di tiro: Buffon respinge sempre, non sempre bene, e se la prende con la sua retroguardia. All’intervallo è 2-1 Juve. Gara divertente.


VUCINIC CALA IL TRIS, POKER CARLITOS — Al 4’ della ripresa. Lancio lungo di Bonucci, ancora, e Vucinic insacca con un diagonale comodo. Ma stavolta l’errore di piazzamento di Novaretti è da penna rossa. 100° gol in Italia del montenegrino. Hernanes si fa espellere per un mani inutile da già ammonito al 18’. C’è ancora il tempo per ammirare il terzo gol consecutivo, dopo una traversa, di Tevez, pure in crescita atletica. Stasera a questa Juve sarà stato difficile anche per il perfezionista Conte trovare qualcosa da rimproverare.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzeta
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01/09/2013 23:26

Roma-Verona 3-0, i giallorossi
vincono e convincono:
Maicon, Pjanic e Ljajic

Con la Curva Sud chiusa, i giallorossi dominano e si divertono: tre gol nei primi 21' della ripresa, dopo un buon primo tempo dei gialloblù


La Roma costruisce, inventa, spesso si piace anche troppo, ma alla fine porta a casa la seconda vittoria consecutiva della gestione Garcia e va alla sosta meritatamente a punteggio pieno. I giallorossi dominano come possesso palla, ma devono aspettare quasi 60' prima di sbloccare la partita, grazie ad una giocata Totti-Maicon che scaccia l'incubo di una partita che sembrava non volesse sbloccarsi mai. Poi una magia di Pjanic ed un destro da fuori di Ljajic mettono fine ad ogni velleità gialloblù, anche se a dire il vero se ne sono viste ben poche.

MANCA IL GOL — Senza l'appoggio della Sud (chiusa per i buu razzisti a Balotelli), Garcia si riaffida a De Rossi in regia e lancia Strootman (all'esordio) e Gervinho dal primo minuto. Mandorlini risponde con Martinho e Jankovic a dare equilibrio (tra 4-3-3 e 4-5-1, in fase difensiva) ed Hallfredsson a rinforzare la cerniera di centrocampo. A fare la partita, però, è solo la Roma, che dopo 3' può essere già avanti, ma Florenzi (pescato in verticale da De Rossi) si divora il vantaggio a porta spalancata. Tre minuti dopo è un spunto di Gervinho a mettere paura a Rafael, che poi si distingue dalla distanza prima su Pjanic e poi su De Rossi. Davanti Totti, Gervinho e Florenzi si cambiano spesso di posizione, il capitano ci prova al 27' su punizione (Rafael ancora ok), un minuto dopo la prima replica veneta, ma il colpo di testa di Toni è out. Poi Strootman ha un altro pallone d'oro, ma non riesce a chiudere il tap-in a ridosso di Rafael.

SHOW GIALLOROSSO — La ripresa riparte con lo stesso copione, ma il Verona si compatta ancora bene e la Roma senza un centravanti vero, non riesce a trovare profondità. Così all'11' pesca il jolly Maicon: Totti trova nel corridoio la percussione del brasiliano, sul cui traversone c'è la deviazione decisiva di Cacciatore. Due minuti e arriva la gemma di Pjanic, con una palombella morbida da 20 metri che si insacca sotto il sette alla destra di Rafalel pescato fuori dai pali. Applaude anche Mandorlini la prodezza del bosniaco. Per i giallorossi cambia gara, tanto che prima Gervinho poi Balzaretti sfiorano il 3-0. Gol che puntualmente arriva al 21', con Ljajic (anche lui all'esordio) che punta la porta e da 20 metri brucia Rafael di destro. Al 29', poi, Totti inventa ancora per Gervinho, che si divora il 4-0. Al 32' il primo tiro nello specchio della porta del Verona, con Hallfredsson che da 20 metri centra in pieno la traversa, poi (37') Rafael salva su Strootman, che un minuto dopo salva sulla linea su tiro di Cacia. Finisce così, con la Roma a far festa e il Verona a leccarsi le ferite

Andrea Pugliese

Fonte: gazzetta
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01/09/2013 23:35

Atalanta-Torino 2-0: la vittoria della difesa
Il Toro si morde le mani: quante occasioni!

Nel secondo tempo Stendardo e Lucchini segnano per i nerazzurri su azioni da calcio d'angolo. Per il Torino due traverse (Darmian e El Kaddouri) e tante palle-gol sprecate

Alla vigilia Colantuono chiedeva "Un'Atalanta diversa per fare risultato". Dovrà accontentarsi del risultato. Per la prestazione ripassare, prego. Il tecnico nerazzurro deve ringraziare Stendardo: è ancora il difensore napoletano, infatti, a portare in vantaggio i suoi (raddoppio di Lucchini). Rispetto a Trieste, quando il Cagliari aveva ribaltato il risultato, questa volta la diga bergamasca regge. Non senza un pizzico di fortuna. Anzi, forse qualcosa di più: il Toro ha di che rammaricarsi, visto che le migliori occasioni della partita le hanno create i granata. Un Larrondo sprecone e ben due traverse, però, hanno smussato le corna. Confermate, comunque, le sensazioni della gara contro il Sassuolo: con Cerci in campo, è un'altra musica. Purtroppo per Ventura, però, per l'ex viola solo 30' in campo.

200 VOLTE COLA — Colantuono fa 200 gare con l'Atalanta e per regalo si ritrova un Toro senza Cerci, fermato nella rifinitura da un fastidio muscolare. Tra i granata c'è anche El Kaddouri a centrocampo, preferito da Ventura a Farnerud, Basha confermato al posto dell'acciaccato Brighi. I nerazzurri, invece, sono quelli annunciati alla vigilia: il modulo è il "nuovo" 4-4-3 e il tridente offensivo è quello composto da Bonaventura-Denis-Livaja; in mezzo Kone promosso ancora come vice-Migliaccio tuttora costretto ai box.


FUOCO DI PAGLIA DEA — Bonaventura, dopo 2', cerca l'incrocio a giro col sinistro ma non lo trova. I tifosi nerazzurri assaporano il vantaggio, ma ben presto si devono accontentare solo del gusto. La squadra di Colantuono, infatti, s'inceppa subito: al 23' e al 31' l'emblema di questo stato confusionale, quando a centro area arrivano due cross dalla fascia scoccati da... Denis. A raccoglierli, ovviamente, nessuno. La testimonianza di quanto sarebbe importante la presenza dell'argentino in area di rigore, arriva due minuti più tardi: il Tanque stoppa all'altezza del dischetto e si gira prontamente col sinistro, Padelli devia in angolo il pallone indirizzato all'angolino.


IL TORO CARICA — E' il canto del cigno nerazzurro, perché nell'ultimo quarto d'ora del primo tempo sono i granata ad andare vicino al vantaggio in almeno tre occasioni: El Kaddouri si fa 60 metri in solitaria prima che la sua conclusione venga deviata in corner; sul calcio dalla bandierina Darmian anticipa tutti sul primo palo e solo la traversa gli nega la gioia del gol; D'Ambrosio, sempre di testa, trova un miracolo di Consigli che toglie il pallone dalla porta col piedone mentre il laterale granata stava già esultando. Il secondo tempo, tra l'altro, comincia sulla stessa falsariga del primo: pronti-via, D'Ambrosio mette Larrondo solo davanti a Consigli, l'attaccante argentino spreca tutto calciando a lato.


FRESCHEZZA MORALEZ — Colantuono cerca contromisure, ma forse le vuole troppo lontano da dove nascono realmente i problemi: il centrocampo è asfittico e le punte non ricevono rifornimenti, la squadra è lunga e i reparti sfilacciati, ma a farne le spese è solo l'abulico Livaja: al suo posto Moralez. La situazione non migliora e infatti, al 6', è ancora Larrondo ad avere l'occasione per il vantaggio, ma il suo sinistro dal limite è impreciso. Il tecnico dei bergamaschi ne ha abbastanza e stravolge tutto: dentro Lucchini e fuori Kone. L'Atalanta si schiera con un 3-4-2-1 e, sarà un caso, va subito in vantaggio: dopo l'inutile rete di Trieste, è ancora Stendardo al 12' in mischia a portare in vantaggio i suoi (i granata reclamano per un fuorigioco di Yepes appostato nei pressi di Padelli).


VENTURA RISPONDE — Colpita a freddo, la panchina granata non ci sta. Il Ventura furioso richiama Cerci e, pur incerottato, lo butta nella mischia: esce Glik e squadra ridisegnata col 4-4-2. Per il Toro, però, non è questione di modulo, ma anche di fortuna: al 18', infatti, è ancora la traversa a respingere una punizione dal limite di El Kaddouri. I granata, tuttavia, perdono intensità col passare dei minuti: più una questione mentale che fisica, il gol subito ha ferito nell'orgoglio. E questo pesa anche sulla concentrazione: al 36', infatti, la difesa si perde Lucchini su azione da calcio d'angolo e il difensore nerazzurro ha tutto il tempo di mirare l'angolo e battere Padelli. Game over.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
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01/09/2013 23:39

Serie A, Gabbiadini riacciuffa il Bologna
Moscardelli e Kone non bastano ai rossoblù

Bella partita al Dall'Ara: apre Eder su una papera di Curci, ma i rossoblu reagiscono alla grande, passando in vantaggio, prima del definitivo 2-2 dell'attaccante doriano


Bella partita al Dall'Ara tra Bologna e Sampdoria. La sfida termina 2-2, con Eder e Gabbiadini a segno per i doriani e coi gol di Moscardelli e Kone per i padroni di casa. Entrambe le squadre erano a caccia dei primi punti in campionato, dopo le sconfitte all'esordio contro Napoli e Juve.

PAPERA DI CURCI — Partenza a rilento del match, con le squadre che si studiano senza premere sull'acceleratore. Il primo vero sussulto della partita arriva al 20': sugli sviluppi di un corner, Bianchi insacca di testa, ma il gol viene annullato per un fallo dell'attaccante rossoblu su Mustafi. Al 25' Eder porta in vantaggio la Samp: tiro da 30 metri di Gabbiadini sul quale Curci fa una papera colossale, con l'attaccante brasiliano abile a ribadire in rete da due passi. Pochi minuti più tardi la Samp va vicina al raddoppio ancora col suo centravanti, ma la difesa bolognese riesce a fermarlo mentre sta per calciare a colpo sicuro. La reazione della squadra di Pioli arriva al 31' con Moscardelli, che va vicino al pareggio con un gran tiro da fuori, ma Da Costa - con l'aiuto della traversa - ricaccia in gola l'urlo del numero 10 rossoblu. Pochi minuti più tardi il portiere blucerchiato salva ancora il risultato, compiendo un miracolo sul fantastico colpo di tacco volante di Rolando Bianchi. Ma è solo questione di minuti per il Bologna, che riesce a trovare la via del gol al 40' con Moscardelli: Da Costa respinge in qualche maniera un velenoso tiro-cross di Diamanti, ma non può nulla sul tap-in del bomber barbuto e il match è nuovamente in parità.

KONE ACROBATA — Nella ripresa, i padroni di casa riprendono le redini del gioco e vanno vicini al 2-1 con Bianchi, ma il suo colpo di testa è di poco alto. Il Bologna sembra avere una marcia in più nel secondo tempo: Diamanti salta gli avversari come birilli, con i blucerchiati costretti a più riprese a stendere il trequartista azzurro. La Samp torna a farsi vedere in avanti al 62', con De Silvestri che sfiora il gol con un bel colpo di testa sugli sviluppi di un calcio d'angolo, col pallone che accarezza il palo. Al 64' Kone porta il Bologna in vantaggio grazie a una rovesciata pazzesca: bel cross dalla destra di Garics e gran gol in acrobazia del giocatore greco; il suo gol da cineteca porta i rossoblu sul 2-1. Ma le emozioni non finiscono qui: al 70' Gabbiadini pennella una grandissima punizione dai 25 metri che va dritta nel sette, alla sinistra di Curci. Finale rocambolesco, con le squadre allungate che provano a strappare i tre punti nei minuti finali; ma le difese fanno buona guardia e il punteggio non cambia. Finisce 2-2 al Dall'Ara, risultato che sta un po' stretto alla squadra di Pioli, ma i doriani ci hanno creduto fino alla fine.

Oscar Guastalla

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01/09/2013 23:43

Catania-Inter 0-3 vola l'Inter di Mazzarri:
a segno Palacio, Nagatomo ed Alvarez

Al Massimino finisce 3-0. Gara equilibrata solo nei primi 20 minuti, poi sblocca l'ex Genoa. Chiudono nella ripresa altri due gol che mandano i nerazzurri in testa alla classifica


L’Inter dei soliti noti asfalta il Catania e resta nel gruppo delle magnifiche cinque a punteggio pieno. Come contro il Genoa, segnano Palacio e Nagatomo, ma illuminano pure Jonathan e Alvarez, in rete nel finale con un assolo facilitato da una difesa catanese allo sbando.

CURA MAZZARRI — Cinque reti fatte e zero subite, senza dimenticare che già si vede il suo marchio di fabbrica anche con il gioco sugli esterni: Walter Mazzarri ha già dato un’impronta pesante alla sua squadra. Ma ora lo attende l’esame Conte. Il 14 settembre, dopo la sosta per le nazionali, infatti arriva a San Siro la corazzata Juventus.

PRIMO TEMPO — Maran rinuncia al partente Barrientos e punta su Castro per completare il tridente con Leto e Bergessio. Mazzarri conferma il 3-5-1-1 visto contro il Genoa. Unica novità, Kovacic (in ballottaggio sino all’ultimo con Taider) al posto di Kuzmanovic. Solita difesa a tre camuffata, visto che in fase di non possesso Nagatomo, molto più spesso di Jonathan, scala. Parte meglio il Catania, con Castro e Leto frizzanti sugli esterni. Dopo un rimpallo in area, quest’ultimo al 9’ si mangia un’occasione colossale sparando su Handanovic da 4 metri. Sul ribaltamento di fronte Guarin innesca Jonathan, neutralizzato prima da Andujar e poi da un salvataggio sulla linea. E’ il segnale che l’Inter è entrata in partita. Al 16’ è Alvarez a strozzare il mancino su un’altra intuizione di Guarin, molto più a fuoco di Kovacic come assaltatore. Passano 3’ e Jonathan scherza Monzon, va sul fondo e manda in porta Palacio con un cross basso non intercettato da Andujar. Il Catania stenta a ritrovarsi e non va oltre un sinistro da fuori di Tachtsidis e un destro deviato di Almiron che sfiora il palo.


SECONDO TEMPO SUL VELLUTO — La gara inizia a girare a fine parziale, quando prima si fa male Izco e Maran gioca la carta Maxi Lopez, con Castro in mediana e Bergessio che si allarga, e poi Kovacic lascia il posto a Taider. Il croato aveva preso un pestone, ma l’ex Bologna si scaldava da prima. Scarsa condizione e fatica a trovare i tempi nel nuovo ruolo che gli sta ritagliando Mazzarri hanno costretto il baby croato a una prova molto al di sotto delle sue potenzialità. L’Inter manca il colpo del k.o. a inizio ripresa, con Andujar bravo a intercettare il colpo di testa di Nagatomo, imbeccato da Guarin. Il micro kamikaze però all’11’ non sbaglia e su assist al bacio di Palacio segna il secondo gol consecutivo di testa dopo quello al Genoa. La gara finisce lì, col Catania che reagisce giusto con qualche mischia d’orgoglio ma si apre come il Mar Rosso sull’affondo vincente di Alvarez. La Juve alla ripresa dirà se quella dei nerazzurri è vera gloria.

Luca Taidelli

Fonte: gazzetta
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01/09/2013 23:47

La Fiorentina vola, Rossi e Gomez in gol.
Male Perin, Genoa distrutto: 2-5

Tre a zero già nel primo tempo, gol e assist per Aquilani: non basta un ottimo Gilardino ai rossoblù. Doppietta per Mario Gomez, il secondo su rigore


Basta un tempo alla Fiorentina per travolgere (2-5) un Genoa ancora poco lucido e pronto. Montella rivoluziona la squadra, passando dal 3-5-2 al 4-1-3-2 e sorprende Liverani, spazzando via la resistenza rossoblù già nei primi 45 minuti.

COPIONE RODATO — Aquilani inventa, Borja Valero riìfinisce, Gomez e Giuseppe Rossi vano a colpire. Il copione è noto, l'antipasto è sorprendente, visto che al tocco di Borja Valero, Gomez, solo, prende il palo e Rossi, sempre solo, manda alto a porta vuota. E' un allarme, e pure rosso, ma il Genoa lo prende come un segno positivo e si butta in avanti. Buon per la Fiorentina che se trova spazi non fa complimenti e azzanna la preda.

VORAGINE ROSSOBLÙ — Liverani ha dovuto rinunciare a Bertolacci all'ultimo momento, scegliendo il duo Floro Flores-Santana alle spalle di Gilardino. Nessuno rientra nei tempi giusti e Aquilani e Borja Valero trasformano il buco che si crea in una voragine. Il primo gol arriva però su calcio da fermo: angolo di Pizarro, la palla sfila in area e Aquilani, sfuggito a Lodi, deve pure abbassarsi per colpire di testa e fare centro. Il colpo è duro, ma per il Genoa la mazzata arriva due minuti dopo: palla lunga sulla trequarti, Gomez, di testa, appoggia indietro, Rossi al volo di sinistro cerca il gol. Perin para in tuffo, la palla assume una strana traiettoria, rimbalza all'indietro, lo scavalca e finisce in porta. Il Genoa reagisce rabbioso, soffre le ripartenze ma spinge con forza, conquistando una lunga sequenza di calci d'angolo e alcune opportunità, Neto però è bravissimo su Gilardino, che colpisce di testa con potenza su cross di Sampirisi. Non lascia scampo invece nel finale del tempo Gomez, che insacca di piatto su assist di Pasqual da sinistra.


REAZIONE VANA — Liverani risistema la squadra nell'intervallo: fuori Santana e dentro Matuzalem, in un 4-3-1-2 con Kucka dietro le punte. Proprio Matuzalem regala un invito perfetto per Gilardino: destro al volo e 1 a 3. Nemmeno il tempo di esultare che i genoani si fanno infilare dal solito trio: Borja innesca Aquilani, palla in mezzo per Rossi che sigla la sua doppietta. La mazzata non chiude la partita. Il Genoa riparte a testa bassa, Compper strattone Gilardino in area e Celi assegna il calcio di rigore. Lodi accorcia le distanze senza difficoltà. La Fiorentina è stanca e perde lucidità, ma il Genoa non ha la forza per risalire un muro troppo alto e nel finale, dopo l'espulsione di Montella per proteste, arriva anche il rigore per i viola, fallo, con espulsione, di Sampirisi su Mati Fernandez e Gomez firma la sua doppietta dal dischetto.

Alessio Da Ronch

Fonte: gazzetta
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01/09/2013 23:50

Milan-Cagliari 3-1: aspettando Kakà,
ci pensano Robinho, Mexes e Balotelli

I rossoneri battono 3-1 il Cagliari mentre Galliani tratta con il brasiliano a Madrid. Di Sau il gol rossoblù. Esordio di Matri nella ripresa


Non sappiamo se il merito sia più della qualificazione alla Champions o dei movimenti di mercato, però il Milan di San Siro non è nemmeno lontano parente di quello di Verona. Tre gol e un Balotelli in grande spolvero piegano il Cagliari: Mario è in forma, regala l’assist a Robinho e poi si prende tutta la scena con il 3-1. Ad Allegri bastano 8 minuti per avere la conferma di aver fatto la mossa giusta.

MONTOLIVO FUORI RUOLO — Il tecnico rossonero sceglie Robinho per fare coppia con Balotelli nel 4-3-1-2, lasciando El Shaarawy in panchina. E il brasiliano, alla prima da titolare, apre le danze con un destro (dopo il cross di Balotelli e il velo di Montolivo) e poi festeggia con il cuoricino. Chissà se la dedica è anche per l’amico e connazionale Kakà...Con il trequartista invece del tridente le due punte giocano più vicine e si cercano di continuo. Non a caso è da un’altra azione in tandem che nasce il raddoppio: Robinho per Balotelli, Agazzi non trattiene il tiro di Mario e Mexes raddoppia al 30’. La coppia funziona, un po’ meno Montolivo, troppo fuori dal gioco. Si vede che il trequartista non è il ruolo che preferisce. L’impressione è che non abbia il passo per giocare in quella posizione. Il Cagliari del primo tempo è tutto nell’assolo di Sau al 33’. Un destro dal limite che beffa Abbiati (con la complicità di Mexes che lo fa tirare) e riapre la partita. Gioca a sprazzi, è troppo allegro in difesa e poco propositivo davanti.


ASPETTANDO KAKÀ — Nella ripresa prova ad alzare il ritmo con le accelerazioni di Nainggolan (sua l’occasione del 2-2 dopo 5 minuti, ma Abate salva tutto), ma neanche l’ingresso in campo di un’altra punta, Ibarbo, produce gli effetti sperati. Anzi, un'altra leggerezza difensiva spiana la strada ai rossoneri: la spizzata di Ariaudo su cross di Abate è un bocconcino ghiottissimo per Balotelli, che chiude la gara con una bordata. C’è spazio anche per Matri, applaudito dalla curva nonostante lo striscione di una settimana fa (Matri? No grazie) e per un’altra buona occasione rossoblù, vanificata da Sau. Così il Milan riscatta la figuraccia della prima giornata e tutto l’ambiente torna a sorridere. In attesa di Kakà.

Fabiana Della Valle

Fonte: gazzetta
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