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Serie A 2014/2015 Cronache, Risultati e Classifica

Ultimo Aggiornamento: 01/06/2015 10:51
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15/09/2014 00:19

Parma-Milan 4-5, Menez fa due gol e la differenza

Gara spettacolare e ricca di emozioni al Tardini.
Apre Bonaventura, pareggia Cassano; allungano Honda e il francese su rigore. Bonera espulso, ma De Jong va a segno.
Accorcia Lucarelli, Rosso a Felipe, l'ex Psg dilaga, ma una clamorosa autorete di De Sciglio rischia di rovinare tutto



Emozioni infinite, ma alla fine dopo atroci sofferenze il Milan vince a Parma 5-4. Non poteva essere la notte di Fernando Torres, fermato da una distorsione alla caviglia. Magari non lo sarebbe stata comunque, se il candidato a esordire sotto i riflettori era già Bonaventura: parte lui, con Honda sull’altra corsia e Menez, falso nove chiamato a compiti da centravanti vero. Anche il Parma risponde con il suo tridente: Ghezzal, l’ex interista Belfodil e l’ex "interossonero" Cassano, altro uomo di fantasia messo a centro area (a prendersi anche parecchi insulti dalla massa di tifosi ospiti).


GLORIA DIVISA — Ma i tifosi del Milan inneggiano soprattutto a Inzaghi, oggi alla guida in panchina e qualche anno fa centravanti che in questo stadio piazzò i suoi primi gol in A e in Europa. Pippo smania dai primi minuti, dopo un paio De Sciglio ci prova da fuori area e lui è già in piedi davanti alla panchina. Nei primi 20’ senza emozioni, e non di grandissima qualità, si può ricordare il giallo che Fantantonio, inizio in palla, fa prendere a Bonera. Nel frattempo l’altra punta della partita, Menez, si nota più in ripiegamento in appoggio ai compagni, che non a creare pericoli a Mirante. L’altro paradosso iniziale è che è Alex, difensore centrale, il più pericoloso del Milan: arriva male in spaccata sulla punizione di Honda. Aperto il varco è poi Bonaventura a sbagliare la deviazione di testa. Poi aggiusta la mira e fa sua la notte di gloria: servito da Honda, finta, incrocio, gol e corsa a prendersi l’abbraccio di tutta la panchina milanista. Solo che la gloria dura pochino: due minuti dopo (siamo al 27’) gli onori vanni già divisi con Cassano, che pareggia i conti schiacciando di testa il cross di Jorquera. E va poi divisa per tre quando Honda si conferma bomber: in gol contro la Lazio all’esordio, fa il bis in trasferta, stavolta di testa, a concludere la bella azione avviata da Menez e rifinita dal traversone di Abate. A fine primo tempo inizia a prendersi la sua parte pure Menez, che si conquista e infila il rigore dell’1-3: così le punte dell’ex attaccante Inzaghi vanno tutte a segno.

SUBITO FELIPE — Per mettere subito le cose in chiaro, cioè che la partita non è finita e il Parma non arretra, ecco subito Felipe-gol (tocco ravvicinato dopo azione confusa in area) e partita che si riapre cinque minuti dopo lo stop. E per un altro momento chiave basta sommarne altri sette: Bonera, da terra, tocca di manco sul calcio a giro di Cassano. Doppia conseguenza: Milan in dieci e punizione dal limite per il Parma, questa senza sviluppi decisivi. Subito un altro intoppo rossonero: Alex esce infortunato, entra Zapata che al suo fianco trova anche Rami, con cui Inzaghi si era coperto tirando fuori Honda. Ma nella notte dei gol milanisti ecco che lo spirito del cannoniere Inzaghi si manifesta anche in De Jong, incontrista di grinta e sostanza: stavolta, sradicata palla in mezzo a Cassano, si invola e tocca a fil di palo. Finita? Macché…tocca a Lucarelli, altro stacco volante, aggiungersi ai marcatori. Lista dei goleador prima risfiorata da Menez, che in corsa sbatte sulla traversa, e poi di nuovo aggiornata con un colpo di tacco sulla linea, gentile concessione della difesa avversaria. Fatti pari i conti negli uomini (doppio giallo a Felipe) la notte può chiudersi per davvero, ma De Sciglio la combina grossa con un retropassaggio che Diego Lopez goffamente non riesce a bloccare procurandosi anche un infortunio. Alla fine Inzaghi sofferente può finalmente esultare.

Alessandra Gozzini

Fonte: gazzetta
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16/09/2014 09:27

Verona-Palermo 2-1, a segno Vazquez,
Toni su rigore e autorete di Pisano

Nel posticipo del Bentegodi l'Hellas supera in rimonta i rosanero andati in vantaggio con El Mudo.
Della punta emiliana su rigore il gol del pari. Nella ripresa decisivo l'autogol del terzino dei siciliani


Non c’è più Iturbe, d’accordo. Ma alla fine c’è ancora Luca Toni. E fa tutta la differenza del mondo. Perché basta la sua presenza a dare la sensazione che prima o poi, nell’area avversaria, qualcosa succederà. Un rigore procurato e trasformato, un altro richiesto, sponde per i compagni e i soliti 90’ a fare a sportellate con i centrali avversari. Toni trascina il Verona alla rimonta su un Palermo sfortunato e pasticcione. Per info chiedere a Pisano, protagonista dell’autogol che regala all’Hellas i tre punti. Per Iachini sono in arrivo nuvoloni neri. I fantasmi di Atzori, Ferrara e Reja sembrano già aggirarsi su Palermo.

BOTTA E RISPOSTA — L’Hellas parte bene sul piano del palleggio, ma al primo affondo a passare è il Palermo: Pisano da destra mette un cross teso, Dybala cicca il tacco che diventa un velo per Bolzoni, Rafael d’istinto salva lasciando però la palla nel cuore dell’area piccola, per il più facile dei tap in firmato Vazquez. Reazione immediata del Verona, ma Gomez manda in curva da posizione favorevole. Il Palermo copre bene il campo, così diventa fondamentale sfruttare le torri sul gioco aereo. Prima Moras chiama Sorrentino all’intervento provvidenziale, poi su un nuovo traversone Toni viene trattenuto e messo giù da Andelkovic: rigore che lo stesso Toni realizza spiazzando Sorrentino.

FRITTATA PISANO — Nella ripresa è ancora Sorrentino protagonista in avvio. L’ex portiere del Chievo risponde ai fischi della curva veronese deviando in tuffo un bel destro da fuori di Tachtsidis, mentre dall’altra parte l’occasionissima capita sui piedi di Barreto che sciupa da pochi passi calciando su Rafael. Il Verona è più determinato a cercare la vittoria, spinto anche dal suo pubblico che s’incendia quando vede Toni involarsi verso Sorrentino e poi andare giù sul ritorno disperato di Bolzoni. C’è un leggero contatto, ma forse l’attaccante va a terra con troppa facilità, invitando l’arbitro a lasciar correre. La partita si accende, complice anche la stanchezza che allunga le due squadre. Dybala si fa vivo con un paio di squilli dalla distanza ma poi è l’Hellas a trovare il gol del k.o. con un’incredibile pasticcio della difesa rosanero: sul lancio di Tachtsidis, Pisano di testa anticipa in uscita Sorrentino, poi corre alla disperata per anticipare Gomez, e sul tocco di Juanito e proprio Pisano a spingere dentro la palla per il vantaggio Hellas. Nel finale è Rafael a mettere in cassaforte il risultato, distendendosi sul diagonale di Dybala. E a Verona inizia la festa.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: gazzetta
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16/09/2014 09:29

SERIE A 2014/2011 2ª Giornata (2ª di Andata)

13/09/2014
Empoli - Roma 0-1
Juventus - Udinese 2-0
14/09/2014
Sampdoria - Torino 2-0
Cagliari - Atalanta 1-2
Fiorentina - Genoa 0-0
Inter - Sassuolo 7-0
Lazio - Cesena 3-0
Napoli - Chievo 0-1
Parma - Milan 4-5
15/09/2014
Verona - Palermo 2-1

Classifica
1) Milan, Juventus e Roma punti 6;
4) Inter, Sampdoria, Atalanta e Verona punti 4;
8) Lazio, Napoli, Udinese, Chievo e Cesena punti 3;
13) Cagliari, Palermo, Genoa, Fiorentina, Torino e Sassuolo punti 1;
19) Parma e Empoli punti 0.

(gazzetta.it)
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21/09/2014 00:10

Serie A, Cesena-Empoli 2-2, gol di Marilungo, Defrel, Tavano e Rugani

3ª giornata. Romagnoli avanti 2-0 all'intervallo, nella ripresa la rimonta toscana chiusa prima della mezz'ora



Primo punto dell’Empoli, primo punto di Sarri in A. Giusto così, anche se il Cesena, avanti 2-0, ha molto da farsi rimproverare, a cominciare dalla mancanza di freddezza al momento di gestire il risultato. Ma se si va a giudicare come si è sviluppata la partita, si capisce che il pareggio è giusto.

CHE INIZIO! — Venti minuti alla grande: possesso palla e dominio territoriale con una limpida occasione: colpo di testa di Rugani al 4' parato bene da Leali. L’Empoli comincia bene, il Cesena è in difficoltà. Poche idee e confuse. Poi succede qualcosa, succede che Bisoli decide di lasciare il 4-3-1-2 col trequartista (Defrel) in marcatura su Valdifiori, il temuto regista di Sarri, e passa al 3-5-1-1. Sarà un cosa, o forse no, ma il Cesena si trasforma, abbandona le immotivate paure dell’inizio, comincia a spingere (soprattutto Renzetti a sinistra) e attorno alla mezz’ora colpisce due volte in due minuti: prima con Marilungo, che ribatte in rete dopo aver colpito la traversa e una strepitosa parata di Sepe su tiro a giro di Brienza. Poi c’è la replica da fuori area di Defrel, e stavolta il giovane portiere dell’Empoli qualche colpa ce l’ha. A quel punto la partita gira completamente, la squadra di Sarri, così ordinata e precisa, fatica a ricomporsi.

LA REPLICA — Ma poi accade quello che non ti aspetti. Trascinato da Verdi, talento di scuola Milan, l’Empoli comincia il secondo tempo con un altro spirito ed è proprio il giovane trequartista a procurarsi il dubbio rigore che fa girare un’altra volta la gara (il contatto con Lucchini sembra molto leggero). Tavano non sbaglia dal dischetto e si riparte da zero. Verdi impegna ancora Leali, poi è un altro ragazzo, Rugani, lui di scuola Juve, a trovare il 2-2, risolvendo una mischia in area. A quel punto l’Empoli è bravo rioccupare gli spazi. E Sepe blinda il pari con una paratona su Marilungo (minuto 44).

Guglielmo Longhi

Fonte: gazzetta
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21/09/2014 00:14

Milan-Juventus 0-1: risolve Tevez su assist di Pogba

Nella ripresa il francese inventa la giocata decisiva per l'Apache.
Successo meritato per i bianconeri, più pericolosi e continui. Prima sconfitta per Inzaghi



La partita perfetta sognata da Inzaghi è rimasta sulla carta. La Juventus con una prestazione normale si mangia il Milan grazie a una paziente e razionale partita, gestita con l’esperienza che ancora manca ai rossoneri. Basta nella ripresa un magico tocco di Pogba per Tevez, implacabile condor, a scardinare il fortino rossonero. La Juve vola a punteggio pieno con una prova di forza e autorevolezza approfittando di un Milan alla ricerca di una vera identità.

IL FARAONE E PEREYRA— Inzaghi contro Allegri è un mix di corsi e ricorsi storici. Il rossonero che si affida al rientrante El Shaarawy, con Menez e Honda, il bianconero che non rischia Vidal, sostituendolo con Pereyra. Due schieramenti con moduli variabili. Da una parte il Milan che passa dai 4 ai 5 difensori, dall’altra la Juve che dà spessore all’attacco con la profondità di Lichtsteiner e Asamoah. Con la differenza che la fase difensiva rossonera è la costante, dovendo dialogare contro un avversario che gioca bene la palla e dispone di più soluzioni offensive. Pronti e via ed è già punizione per i campioni d’Italia, seguita dalla scintilla del Milan, con l’uscita di Buffon ai piedi di De Jong al 5’, a cui risponde al 7’ Pereyra con un destro sul fondo.


SOSTANZA JUVE — Il pressing alto della Juve non permette distrazioni. Il Milan per i primi 20’ subisce e si difende e solo al 27’ mette a referto la sua migliore occasione, quando Honda incorna di testa e Buffon si esalta con una deviazione. Ma le risposte della Juve arrivano a raffica. Al 31’ dopo uno scambio perfetto Tevez-Pereyra-Llorente, e tiro dello spagnolo da posizione ravvicinata murato in angolo da Abbiati. O al 34’ quando Pereyra ci prova invece da fuori area, con nuova deviazione in corner del portiere rossonero. E’ anche il minuto in cui Allegri è costretto a sostituire per infortunio Caceres con Ogbonna. Poco prima del palo colpito da Marchisio al 38’. Insomma, chiari segnali di grande Juve, con l’azzurro, unico ammonito del primo tempo, assoluto padrone del centrocampo, e Lichtsteiner che tratta i rossoneri come birilli. Il Milan riesce a liberarsi solo al 40’ con Menez, che approfitta di un’incertezza di Chiellini, ma il destro del francese è spompato e Buffon non ha nessun problema a respingere. Ma la Juve è tanta e lo fa capire a chiare lettere con la partenza nella ripresa. Schiaccia il Milan nella sua trequarti, senza però trovare la lucidità per colpire. I rossoneri si concedono solo piccoli sprazzi di contropiede, ma senza creare scompensi davanti a Buffon. Anzi, è la Juve ad alzare il tiro al 13’ con il bolide di Pogba dal limite deviato e poi con Marchisio che conclude a lato. Il Milan, pur compatto, ha i suoi limiti e lo dimostra e costringe al sacrificio totale in copertura uomini come El Shaarawy, Honda e Menez, irrimediabilmente fuori tempo nelle ripartenze. Il Faraone corre come un matto, ma alla fine, è costretto a cedere il posto a Bonaventura.

GIOIELLI — Ma la differenza fra Milan e Juve ha origini ben precise. Soprattutto quando hai elementi del calibro di Pogba e Tevez. Il francesino pronto a servire l’Apache con una palla miracolosa che l’argentino con un soffio di genio infila alla destra di Abbiati. Delirio del funambolo che contrasta con l’immobilità di Allegri che probabilmente implode. Vantaggio ineccepibile seguito dalla sostituzione di Pereyra con Vidal e quella più suggestiva di Poli con Torres, ininfluente e ammonito. C’è spazio anche per Romulo (fuori Lichtsteiner) e Pazzini (out Honda), mossa della disperazione di Inzaghi. Che non cambia nulla. Alla fine è la Juve a festeggiare sotto la sua curva.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
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21/09/2014 16:38

Chievo-Parma 2-3: gol di Izco,
poi lo Show di Cassano.
In rete anche Coda e Paloschi

Partita spettacolare a Verona: i gialloblù rimontano lo svantaggio di Izco grazie a FantAntonio (doppietta) e Coda.
Paloschi prova a riaprire i giochi, ma alla fine arriva il primo successo in campionato di Donadoni


Come ti cambio la partita con due mosse. Il Parma di Donadoni si schioda da quota zero dopo un'ora da incubo e fantasmi, semplicemente con l'ingresso di Galloppa e soprattutto Coda. Si accendono loro e si accende Cassano (doppietta) a ribaltare un Chievo che troppo presto ha pensato di poter controllare un avversario in difficoltà.


PRIMO TEMPO — Il Chievo comincia pressando alto e ne trae subito i frutti. Al 4' Lazarevic affonda a destra superando in velocità Costa, poi mette il pallone basso indietro: Lopez non ci arriva ma Izco, tutto solo, è al posto giusto e di piatto destro fulmina Mirante. Avanti così presto, il Chievo cambia subito atteggiamento, ritirandosi nella propria metà campo e lasciando l'iniziativa al Parma. Lo sfogo è quasi sempre sulle fasce, dove giocano Ghezzal e Belfodil, mentre Cassano, al solito, fa il centravanti arretrato. Proprio FantAntonio, però, al 16' sfiora il pareggio su angolo di Lodi toccando in anticipo sul primo palo: ottimo il riflesso di Bardi. Ancora Cassano, quattro minuti dopo, slalomeggia in area e crossa per Ghezzal: Biraghi è sovrastato ma il colpo di testa è a lato. Il Chievo prova a colpire in contropiede - Lazarevic mette Maxi Lopez uno contro uno con Mendes: destro di misura appena a lato al 26' - ma bada soprattutto a raccogliersi dietro. Al 32' Lucarelli mette in rete su un altro angolo di Lodi, ma di mano: giusto annullare e ammonire il difensore.


SECONDO TEMPO — Impantanato in una manovra con pochi sbocchi, perché Cassano non può inventare e concludere, il Parma cambia faccia con i cambi - e dopo che il Chievo ha sprecato un paio di contropiede interessanti -. Donadoni richiama l'incerto Lodi e Ghezzal e mette Galloppa e un centravanti vero, Coda. Proprio il nuovo entrato, al 20' va a strappare il pallone a Radovanovic e avvia il contropiede che Cassano trasforma quasi con facilità in gol sparando il destro all'incrocio. Coda diventa il protagonista assoluto cambiando faccia alla partita in 3 minuti. Al 30' aggancia splendidamente un lancio di Galloppa con il destro e rifinisce di sinistro alle spalle di Bardi, al 32' assiste di petto mettendo giù un cross di Galloppa per il destro di Cassano. Anche il Chievo, tramortito, si rivitalizza con un cambio. Perché Paloschi, entrato subito dopo l'1-3, al 37' risolve in mischia da angolo di Botta prolungato da Maxi. Il gol e il 4-2-4 del Chievo infiammano il finale ma il Parma tiene. Il suo campionato è cominciato.

Alex Frosio

Fonte: gazzetta
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22/09/2014 00:02

Genoa-Lazio 1-0, Pinilla gol.
Gasperini ringrazia Perin

La squadra di Pioli spreca tanto, esaltando il portiere rossoblù.
All'85' espulso De Vrij; due minuti dopo arriva il gol del cileno



Il Genoa trova il primo successo in campionato vincendo, immeritatamente, la partita più difficile, contro una Lazio a lungo padrona del campo, stoppata però da uno straordinario Perin. Il primo tempo è pazzesco, incredibile. Il Genoa non riesce a prendere l'iniziativa e soffre terribilmente ogni idea della Lazio. Lulic, in particolare, trova sempre il varco giusto e il momento per far male.

PERIN MOSTRUOSO — Le occasioni per i laziali sono moltissime: Djordjievic ha 4 occasioni e raccoglie solo una traversa, su colpo di testa, Perin è mostruoso su Lulic, prima e Anderson dopo, sicuro invece su Gentiletti. De Maio salva su conclusione di Candreva. Kucka fallisce un contropiede, grazie anche alla bravura in uscita di Berisha e per il Genoa è tutto lì.


DECIDE PINILLA — Gasperini cerca soluzioni: passa a 3 dietro, mandando Antonini sulle tracce di Lulic, poi accentra Kucka e avanza Edenilson in un 4-2-3-1, per consentire a Rincon di tamponare sul centrodestra. Trovata la contromisura il Genoa riesce quantomeno a riequilibrare il match. La Lazio si rende comunque pericolosa con Candreva. Ma è l'ingresso di Pinilla a decidere la sfida. Il centravanti cileno prima sfiora la rete, fallendo il tiro al volo su assist di Bertolacci, poi fa centro con un colpo di testa in tuffo su suggerimento, sempre di testa di Perotti. Il cileno va sotto la curva a festeggiare. Delirio rossoblù.

Alessio Da Ronch

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22/09/2014 00:07

Roma-Cagliari 2-0:
Destro e Florenzi in gol,
giallorossi a punteggio pieno

Niente rivincita per Zeman: i giallorossi chiudono la gara nei primi 13'


Destro prima, Florenzi poi. Roma-Cagliari dura lo spazio di 13 minuti, quelli che bastano alla squadra di Garcia per centrare la terza vittoria di fila in campionato e ammortizzare al meglio il successo della Juventus di ieri sera. Il resto della partita non sarà ricordato dai posteri per lo spettacolo, neppure se uno dei due allenatori si chiama Zeman, accolto dai suoi ex tifosi con tanti applausi ma pure qualche fischio. Il Cagliari non ha mostrato neppure una delle caratteristiche tipiche di una squadra del boemo. E il conto degli angoli - 6-0 per i rossoblu - non inganni: il primo tiro in porta, per i sardi, è arrivato al 34' della ripresa, con un sinistro di Longo facilmente deviato in angolo da De Sanctis. Buon per la Roma, che risparmia energie anche se deve fare i conti con un altri infortunio, quello di De Rossi, uscito nel finale di match. Il risultato, a quel punto, era già acquisito.


TUTTO IN 13' — Merito di una partenza sprint, che già al 4' produceva la prima occasione: allungo di Gervinho, Destro a centro area usa il piede perno come fosse un pivot di basket aggirando Rossettini, ma il tocco è debole nella mani di Cragno. Sei minuti dopo, ecco il vantaggio della Roma: è il 10' Manolas serve centralmente Gervinho, apertura per Florenzi, cross al centro per Destro che festeggia il primo gol stagionale sotto la curva Sud, indicando il nome sulla maglia e portandosi le mani alle orecchie. Ancora tre minuti e la partita è chiusa: lancio sempre in zona centrale di Keita, Gervinho scatta in posizione regolare ma non controlla bene, il rimpallo però favorisce Florenzi che col destro raddoppia e poi salta in tribuna per abbracciare la nonna.

NESSUNA REAZIONE — La reazione è tutta in un calcio di punizione di Sau per la testa di Ceppitelli - è il 24' -, che finisce poco alto, e in un altro colpo di testa di Ibarbo che al 43' anticipa Yanga Mbiwa ma allarga troppo. Nella ripresa, complice una temperatura e un tasso di umidità molto elevate, il ritmo del gioco cala parecchio. Al 7' De Sanctis deve uscire di piede su Sau lanciato a rete. La Roma controlla, al 18' Maicon ci prova da fuori , come al 33' Nainggolan: niente da fare. Zeman nel frattempo aveva già provato a rivoluzionare la squadre: tre sostituzioni già effettuato al minuto 14 della ripresa, sintomo di quanto la prestazione dei suoi non abbia convinto il boemo. Garcia invece se la ride. E dopo tre giornate è già duello Roma-Juventus in testa al campionato.

Davide Stoppini

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22/09/2014 00:14

Serie A, Sassuolo-Sampdoria 0-0

Al Mapei Stadium va in scena una gara a tratti divertente, ma povera di occasioni nitide.
Recrimina Brighi per un errore da due passi, ma infine il risultato si rivela giusto



Uno 0-0 da lettura del bicchiere: mezzo pieno o mezzo vuoto per Sassuolo e Sampdoria? Mezzo pieno per un Sassuolo, che doveva dimenticare un altro 7-0 subìto dall’Inter (l’anno scorso lo fece andando a pareggiare al San Paolo), ma anche provare a ottimizzare la partita in casa prima di una trasferta a Firenze e poi 90' non facili contro il Napoli nel giro dei prossimi sei giorni? Mezzo vuoto per una Samp che, lo aveva detto Mihajlovic, cercava continuità e dunque una conferma dell'ottimo 2-0 di sette giorni fa contro il Torino? Alla fine, forse, la risposta più certa è quella legata al risultato finale: un pareggio giusto, perché nel primo tempo, pur senza grandi occasioni per passare in vantaggio, era stata la Samp a prendersi il ring, schiacciando il Sassuolo: stavolta a Mihajlovic sono mancate la brillantezza di Eder (rigore reclamato al 26' p.t., ma ha visto giusto Di Bello: il brasiliano aveva ritardato troppo il tiro) e la pericolosità anche da fermo di Gabbiadini, a fronte di un'altra partita tutta sostanza, qualità e fisicità di Okaka, stavolta però poco assistito da Soriano.

PAREGGIO GIUSTO — Un pareggio giusto perché nella ripresa il Sassuolo, già in progresso rispetto a sette giorni prima quanto a concentrazione, determinazione e soprattutto solidità (grazie alla coppia centrale difensiva cambiata da Di Francesco e ai chilometri corsi da Brighi e soprattutto Taider), ha trovato più spesso l'area Samp, dopo 45' condizionati dalla mancanza di qualità a centrocampo e dalla cattiva giornata di Zaza, che dopo la parentesi azzurra sembra aver perso l'ispirazione di avvio campionato. Dopo aver già "visto" il gol con Brighi (tiraccio al 16', in seguito a combinazione con Floro Flores), per due volte nel finale la squadra di Di Francesco ha sfiorato la vittoria con Floccari (in campo proprio al posto di Zaza): ma come già nel primo tempo, su conclusioni dalla distanza di Magnanelli e Floro Flores, è stato Viviano, in definitiva il migliore dei suoi, a blindare la porta e lo 0-0.
Dal nostro inviato Andrea Elefante

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Serie A, Atalanta-Fiorentina 0-1.
Gol di Kurtic, entrato da appena 3'

Prima vittoria in campionato per la squadra di Montella.
Ma i nerazzurri bergamaschi si mangiano le mani per il palo con Boakye e le troppe occasioni sprecate



Rinascita viola, ma applausi anche all’Atalanta. Dopo 238 minuti finisce il digiuno in campionato della Fiorentina, che va a segno grazie allo sloveno Kurtic (appena entrato al posto di Badelj) ad inizio ripresa, dopo un primo tempo in cui aveva sofferto moltissimo la maggiore vivacità dell’Atalanta, la cui prova complessiva è stata comunque positiva. Ancora in ombra, invece, Gomez.

ILLUSIONE ATALANTA — Nel primo tempo la Fiorentina annaspa, anche perché l’attacco, con un Gomez irriconoscibile, in partenza non gira come dovrebbe. La prima conclusione in porta è tuttavia degli ospiti con Ilicic (2’), ma poi sale in cattedra l’Atalanta, la cui spinta è più continua. Gli uomini di Colantuono sfruttano bene le fasce, in particolare la destra, dove Estigarribia fa danni, mentre la difesa appare ben registrata, in particolare con i due centrali. Fiorentina irriconoscibile, Zappacosta (11’) parte dalla difesa ed arriva sul fondo: il suo tiro-cross viene bloccato da Neto. La pressione nerazzurra è senza sosta, e al 17’ D’Alessandro salta Savic (che scivola malamente) e serve Boakye, il cui diagonale viene respinto da Neto sul palo alla sua destra. E’ la migliore occasione da gol dei padroni di casa nel primo tempo. La squadra di Montella si perde, fatica a costruire il gioco, Cuadrado è discontinuo. Al 23’ si fa vedere Alonso (Sportiello devia in angolo), che tuttavia in fase difensiva patisce maledettamente la pressione degli uomini di Colantuono.

SCOSSA KURTIC — Ad inizio ripresa si scuote la Fiorentina. Cuadrado (2’) impegnato Sportiello con una conclusione ravvicinata, ma il pari non si sblocca. Neto è attento sulla punizione di Cigarini (4’), poi Estigarribia strappa applausi, ma la sua conclusione a giro va a lato di un soffio (8’). Fino al colpo di scena del gol di Kurtic (13’), con una diagonale rasoterra che s’infila sul palo alla sinistra di Sportiello. Da qui in poi la partita cambia. Montella invita i suoi alla calma, per gestire il vantaggio senza correre troppi rischi, l’Atalanta cerca il pari, ma le manca la lucidità del primo tempo. Benalouane (32’) cerca la soluzione personale da quasi venticinque metri: tutto inutile, Neto blocca. Ormai è quasi un assedio: Boakye (36’) sfiora il gol davanti alla porta, ma il pari non arriva.

Filippo Grimaldi

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22/09/2014 00:22

Serie A, Udinese-Napoli 1-0, Danilo affonda la squadra di Benitez

I friulani vincono con un gol del brasiliano nella ripresa.
Il tecnico spagnolo lascia fuori inizialmente Mertens, Callejon e Hamsik: la scelta non paga



La classe operaia va in paradiso. E operaia è l'Udinese che gioca una partita di immenso sacrificio per portare a casa un punto importante e, invece, ne guadagna tre, meritati grazie a un secondo tempo di straordinaria intensità, culminato col decisivo gol di Danilo al 25'. I meriti sono di una squadra che lotta su ogni pallone guidata dall'intelligenza tattica di Stramaccioni e dallo spirito guerriero di Stankovic (espulso per troppa foga nel convulso finale da un Tagliavento troppo permissivo).

NAPOLI — Ma qui bisogna analizzare anche i demeriti del Napoli e una crisi che comincia a materializzarsi. Il day after di Rafa Benitez non sarà felice. Perché se decidi di fare turnover così massiccio rinunciando in un colpo solo a Inler, Mertens, Cellejon e Hamsik devi prenderti le tue responsabilità. Anche perché il rischio che Don Rafè ha corso è stato altissimo. Nel primo tempo l'Udinese ha cercato di tener botta salvaguardando lo 0-0, nella ripresa ha capito che poteva giocarsela alla pari e ha affondato il colpo, reggendo bene quando Benitez, tardivamente, ha tentato il disperato assalto con la difesa a quattro e quattro leoni, Widmer, Heurtaux, Danilo e Piris attenti davvero su ogni palla e salvati dal dio greco Karnezis sul doppio colpo Higuain-Callejon.

UDINESE — L'Udinese bada essenzialmente a difendersi, anche troppo perché si abbassa tanto. Come a Torino contro la Juve non tira praticamente mai in porta, ci prova solo Badu, uno dei migliori, dopo 10 minuti, ma la conclusione non è precisa. Il Napoli non ha l'artiglieria pesante, ma fa la partita, chiudendo la squadra di Stramaccioni nella sua metà campo in una sorta di 4-5-1- che lascia Di Natale isolato e senza rifornimenti. Il Napoli tiene il possesso palla e alza il baricentro, ma senza mai cercare con costrutto la profondità. L'unico vero brivido per Karnezis arriva al 36', quando Gargano scarica violentemente il destro. Il portiere greco c'è, ma è salvato dal palo. E' l'azione migliore di un primo tempo noioso che Tagliavento fa terminare addirittura con un secondo di anticipo.

SECONDO TEMPO — Si riparte sui ritmi della prima parte: Udinese compassata che non riesce mai a trovare la profondità e il Napoli che controlla il gioco con maggior autorità senza, però, affondare. La partita si scalda solo con due gialli per Bruno Fernandes e David Lopez, ma dopo 19 minuti la accende Benitez che toglie lo spento Zuniga e inserisce Callejon. L'effetto è immediato, lancio lungo con Higuain che sorprende l'ottimo Heurtaux e tira ma Karnezis risponde bene, e sulla successiva botta a colpo sicuro di Callejon fa il miracolo. Cambia anche Strama: evidentemente il cambio dà la scossa perché l'ingresso di Thereau a gioco fermo per Fernandes regala il vantaggio all'Udinese. Di Natale batte la punizione che viene toccata in modo maldestro da Koulibaly favorendo l'inserimento e la zampata di un Danilo eccellente anche nel controllo di Higuain. E' gol. Friuli in delirio. Benitez a questo punto tira fuori tutta l'argenteria: Mertens e il talismano De Guzman, decisivo a Marassi nell'assalto finale al Genoa. Il Napoli è tutto nell'area dell'Udinese. Si procura angoli a raffica, cerca le mischie. Il bunker bianconero regge con un Allan mostruoso e Badu che è dappertutto. A ripartire pensa Thereau, utilissimo nel finale che porta l'Udinese in paradiso e il Napoli all'inferno.

Francesco Velluzzi

Fonte: gazzetta
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22/09/2014 00:25

Palermo-Inter 1-1: gol di Vazquez e Kovacic

Un errore dell'ex United provoca il gol dello scatenato Vazquez dopo 3', poi rimedia Kovacic.
Nel recupero miracolo di Sorrentino su Osvaldo dopo una traversa di Vazquez. Annullati due gol ai nerazzurri



L’Inter frena a Palermo e fallisce un altro esame di maturità nella giornata in cui poteva salire in testa alla classifica delle "umane". Dopo aver regalato 40’ ad un generosissimo Palermo, i nerazzurri pareggiano con Kovacic nel finale del primo tempo ma poi in una ripresa da far west - finale con sei punte in campo e tanto caos - non trovano il guizzo vincente. Rischiano di perdere nel finale, anche se nel recupero è Sorrentino con una parata capolavoro a neutralizzare il colpo di testa di Osvaldo.

LE SCELTE — Iachini conferma il 3-5-1-1 con Vazquez alle spalle di Dybala, ma preferisce Morganella a Pisano sulla destra e tiene in panchina Bamba, annunciato al posto di Feddal per completare il terzetto difensivo con Andelkovic e Terzi. Mazzarri gioca la carta Guarin interno destro e lascia in panchina Hernanes. Recupera Kovacic e torna Medel, squalificato in Europa League. Sugli esterni ci sono Nagatomo e D’Ambrosio. Osvaldo si muove alle spalle di Icardi.

PRIMO TEMPO — Non si fa a tempo a constatare che le due squadre adottano lo stesso modulo che il Palermo è in vantaggio. Ottimo in Coppa, Vidic conferma di digerire poco il nostro campionato. Dopo il rigore e l’espulsione di Torino, con squalifica che gli ha fatto saltare il Sassuolo, il serbo al 3’ s’impappina in area, Vazquez ringrazia e di sinistro fredda Handanovic da pochi metri. L’Inter sembra essere rimasta al fuso di Kiev, i rosanero sono indiavolati e arrivano sempre prima sul pallone. Bolzoni asfissia Kovacic, Guarin inizia anarchico come ai vecchi tempi e anche Medel può poco per arginare l’onda. E se ad impostare sono Ranocchia e Juan Jesus... Viene però da chiedersi come i siciliani possano reggere questi ritmi folli. Resta il fatto che il furetto Dybala manda sempre in affanno i tre pennelloni della difesa di Mazzarri e che per avere un segno di vita interista bisogna attendere il 32’, con Guarin che carica il destro di poco a lato del palo alla sinistra di Sorrentino. Subito dopo Mazzarri ordina il passaggio al 3-4-1-2, con Kovacic che sale di 15 metri e si piazza tra le linee. Mossa che paga nell’immediato, perché su un controllo infelice di Osvaldo al 42’ proprio il croato lascia partire un destro rasoterra a giro che vale l’1-1. Un affarone per i nerazzurri, che vanno addirittura all’intervallo recriminando per l’annullamento di un gol di Vidic per un fuorigioco di Osvaldo, considerato però parte attiva.

SECONDO TEMPO — Vidic protagonista anche a inizio ripresa, ma questa volta è lui oltre la linea quando azzecca lo sponda per la zampata vincente di Icardi. Altra rete annullata. Il segnale comunque che sta per nascere un’altra partita, anche perché il Palermo - non a caso sempre rimontato in campionato - va troppo presto in riserva. Mazzarri all’11’ toglie D’Ambrosio (che con Lazaar ci aveva capito poco) per Dodò, con Nagatomo che trasloca a destra, e al 20’ passa a quattro dietro con Hernanes per Juan Jesus. Mossa coraggiosa, cui risponde subito Iachini mandando in campo Belotti per Bolzoni. L’Inter passa così al 4-3-1-2, il Palermo al 3-4-1-2, con Vazquez trequartista. Ti aspetti i fuochi d’artificio, invece subentra soprattutto la stanchezza. Complici un caldo africano, i padroni di casa che hanno dato troppo all’inizio e gli ospiti che pagano le fatiche di Coppa. Vazquez però sfiora due volte la doppietta, prima con un sinistro deviato da Ranocchia che si stampa sulla traversa e poi con una voleé di poco a lato. Segnale che la difesa a quattro alla Pinetina va ancora metabolizzata. Scappati i buoi, Mazzarri ci prova anche con Palacio, al posto di Kovacic. Ma sono i siciliani ad andare vicini alla vittoria con Belotti. Prima lo frena Handanovic, poi un fallo su Nagatomo che fa infuriare Iachini sino all’espulsione. Poi l'ultimo brivido, con il colpo di testa di Osvaldo e la parata di Sorrentino.

Luca Taidelli

Fonte: gazzetta
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22/09/2014 00:33

Torino-Verona 0-1, gol di Ionita,
Rafael para un rigore a El Kaddouri

Una rete del moldavo decide la sfida dell'Olimpico.
Nel finale il marocchino fallisce il penalty del possibile 1-1.
Hellas al terzo posto, granata ultimi e ancora a secco in campionato



Fischi all’indirizzo del presidente Cairo, cori poco gentili verso i giocatori, ultimo posto in classifica con un solo punto in tre partite, zero gol su azione da 540' (coppe comprese), nessuna rete nelle ultime quattro gare: basta un tiro di Ionita, centrocampista moldavo approdato a costo zero dal campionato svizzero per far mandare in crisi il Torino di Ventura e regalare al Verona l'1-0 che vale il terzo posto in classifica. Il castello granata si è fatto improvvisamente di carta. Lo dicono i numeri oltre alla difficoltà di avvicendare la coppia Immobile-Cerci con due attaccanti (Amauri e Quagliarella) che devono ancora capirsi tra loro. Il gol partita del Verona, sempre attento a non scoprirsi, arriva nel momento migliore dei padroni di casa, quando il Torino nella ripresa prova a scuotersi. Poco sale a centrocampo, palloni sparati in area per Amauri, nessun inserimento dei centrocampisti nelle verticalizzazioni.

RECORD NEGATIVO — Un Toro sfilacciato si salva nel primo tempo grazie al palo, affonda con le proprie mani quando El Kaddouri tira per due volte su Rafael il rigore nel finale concesso dall’assistente di porta per atterramento di Bruno Peres. Un punto in tre giornate non accadeva nell’era Cairo dal 2006-’07, ma il suo Toro non era mai stato fanalino di coda, neppure allora grazie a Lazio, Fiorentina, e Reggina penalizzate dal calcio scommesse. Il Verona ha fatto la sua dignitosa partita, ha sofferto il giusto e ha portato a casa tre punti preziosi pur non brillando di luce propria.

PALO — Un palo a zero per il Verona nei primi 45’ minuti con i padroni di casa che stentano a trovare sbocchi sulle fasce e provano ad aggirare la difesa dei gialloblù alla vecchia maniera, palla lunga in area per Amauri, sponda per l’inserimento di Quagliarella. Il giochino riesce un paio di volte con Bovo uomo assist e l’ex attaccante del Parma che di testa cerca ma non trova la porta. Poco dopo la mezz’ora Ventura deve fare a meno di Benassi per infortunio, mossa obbligata ma che regala freschezza e fantasia con Sanchez Miño. Il Parma gioca al gatto e topo, aspetta il momento giusto per uscire dal nascondiglio. Il Toro evita di scoprire il fianco ma rischia di andare sotto al 25’ su calcio d’angolo, difesa immobile e testa di Gomez ma è il palo a salvare Padelli. Nel momento migliore del Toro, però, il Verona colpisce a freddo e i padroni di casa falliscono la grande chance con El Kaddouri.

Francesco Bramardo

Fonte: gazzetta
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22/09/2014 00:38

SERIE A 2014/2011 3ª Giornata (3ª di Andata)

20/09/2014
Cesena - Empoli 2-2
Milan - Juventus 0-1
21/09/2014
Chievo - Parma 2-3
Genoa - Lazio 1-0
Roma - Cagliari 2-0
Sassuolo - Sampdoria 0-0
Atalanta - Fiorentina 0-1
Udinese - Napoli 1-0
Palermo - Inter 1-1
Torino - Verona 0-1

Classifica
1) Roma e Juventus punti 9;
3) Verona punti 7;
4) Milam e Udinese punti 6;
6) Inter e Sampdoria punti 5;
8) Atalanta, Genoa, Fiorentina e Cesena punti 4;
12) Lazio, Parma, Chievo e Napoli punti 3;
16) Palermo e Sassuolo punti 2;
18) Cagliari, Empoli e Torino punti 1.

(gazzetta.it)
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24/09/2014 00:25

Empoli-Milan 2-2, Tonelli e Pucciarelli
sognano; Torres e Honda li svegliano

Partenza choc dei rossoneri che al Castellani vanno sotto di due gol nei primi 21' di gioco.
Lo spagnolo prima e il giapponese poi salvano Inzaghi



Un partenza choc del Milan lancia l'Empoli nella notte del Castellani. Nel primi 21 minuti di gioco segnano Tonelli e Pucciarelli. Ci pensano Torres e Honda ad agguantare i toscani che alla fine difendono il 2-2. La prima notte del Niño Torres è dentro il piccolo stadio dell’Empoli. E’ qui che l’ex centravanti Inzaghi sceglie di far esordire dall’inizio Fernando Torres, centravanti in attività a cui far ritrovare l’istinto del bomber. Pippo gli affianca Honda e Menez, finora i due insostituibili dell’attacco rossonero. E’ la notte del Niño Torres e di un altro baby, Van Ginkel, addirittura al debutto stagionale: sostituisce Poli (in difesa riecco Bonera, dopo lo stop per squalifica contro la Juve). Ha tre attaccanti anche Sarri, allenatore dell’Empoli, alla prima stagione in A come il collega rossonero: il tecnico ha una lunga gavetta alle spalle, ha costruito un Empoli solido che ha qui ha perso (facendo un figurone) con la Roma alla prima, e poi si è trasferito in trasferta, con il k.o di Udine e il pari di Cesena. Per tornare nel suo stadio e accogliere il Milan Sarri sceglie Verdi dietro le punte, Tavano e Pucciarelli.

UNO-DUE EMPOLI — Il Milan parte con il copione opposto a quello che gli era stato dato per affrontare la Juve: non aspetta, si propone. Non gioca di ripartenza, sta nell’area dell’Empoli. Menez, spostato a sinistra, sembra rendere come da centravanti: bene. E Torres corre e conquista un paio di palloni a centrocampo: ha voglia di riprendersi la gloria. Solo che al primo calcio d’angolo dell’Empoli, che parte dietro per poi applicarsi nel contropiede, succede che Tonelli svetta e infila di testa per il vantaggio empolese, cambiando subito il corso del match. Siamo al 13’, un paio di minuti dopo Abbiati è decisivo su Pucciarelli e dopo ancora su Vecino, altra azione organizzata in contropiede. Ma mica è finita qui, sette minuti dopo Tonelli-gol l’Empoli trova pure il raddoppio: la manovra stavolta inizia da un calcio di punizione sulla trequarti campo, la difesa del Milan è piantata e Pucciarrelli è libero di toccare in gol sull’assist di Tavano. E’ Empoli-show, gli altri esultano e Pippo impietrito richiama Torres per nuove consegne tattiche: cambia pochino. Anzi qualcosa cambia: Inzaghi è costretto a togliere Van Ginkel, uscito infortunato già alla mezz’ora, sostituito da Bonaventura. Finiti qui i problemi rossoneri? Più o meno, visto che Verdi in contropiede (di nuovo) alza di testa, di pochissimo.


RIPRESA — Un tiro in porta di Bonaventura, la prima conclusione di Torres, bloccata da Sepe, e poi il Nino che si sblocca e che in area riscopre l’istinto del goleador: sull’1-2, con una produttiva reazione rossonera nel finale di tempo, inizierà un’altra partita (anche se l’Empoli se ne va infuriato per un mani di Bonera in area con Sarri espulso nel tunnel per proteste). Nella ripresa l’avvio è con lo stesso spartito: Milan di possesso, Empoli che in velocità trova il primo tiro nello specchio con Tavano. L’avesse trovata poco dopo, la porta, lanciato da solo davanti ad Abbiati, avremmo magari già raccontato la fine della contesa. Invece…invece la precisione è giapponese, visto che dalla stessa posizione centrale Honda fa centro subito dopo: è 2-2. E la striscia dei marcatori potrebbe subito aggiornarsi: Menez dalla distanza stampa però sulla traversa. L'Empoli va sotto nel conto degli uomini, con Valdifiori giallo e poi subito rosso (doppio fallo), quello dei gol invece resta pari. E nessuno ha voglia di far festa.

Alessandra Gozzini

Fonte: gazzetta
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24/09/2014 23:54

Cagliari-Torino 1-2: prima vittoria granata, Zeman ultimo

Gli uomini di Ventura trovano i primi gol e la prima vittoria del campionato.
Cossu porta in vantaggio i sardi, ma Glik e Quagliarella ribaltano il risultato


L’abbraccio di Glik a Ventura è lungo, molto lungo. Il capitano segna il primo gol della stagione e va a festeggiarlo come si deve. Per i granata arriverà poi anche il secondo gol e soprattutto la prima vittoria della stagione che lascia Zeman ultimo a un punto. Per i sardi c'è tempo per recuperare ma c'è anche tanto da lavorare.. E dire che la partita non si era messa bene per gli ospiti. All'11' papera di Padelli che calcia male e si fa impallinare da un rasoterra di Cossu. Uno a zero, palla al centro e il Toro che accusa il colpo. Al 21', però, si sveglia. Sul terzo calcio d’angolo consecutivo Glik pareggia di testa e corre a "stritolare" il suo allenatore. Un minuto dopo Sau va giù in area, ma la spinta di Darmian non sembra così incisiva. Irrati lascia correre. Il Toro cresce e un bello schema su punizione regala il vantaggio. Parte Gazzi, colpo di tacco di El Kaddouri che smarca Quagliarella: rasoterra e gol, un altro da festeggiare perché era un anno che non segnava, il Quaglia. E' il 29' ed "è tutto molto bello", commenterebbe Bruno Pizzul. Al 39' ammonito Rossettini che entra tardi su El Kaddouri. Al 42' chance del 3-1 per Vives, lanciato a rete, ma è bravo il giovane Cragno, titolare al posto dell’infortunato Colombi, a respingere.


RIPRESA SENZA RETI — All’inizio del secondo tempo le squadre rischiano. Ibarbo, con le sue incursioni sulla fascia, tiene viva la speranza del Cagliari, El Kaddouri spadroneggia nel Toro. All'8 è proprio il colombiano rossoblù a rendersi pericoloso con un assist per Cossu, ma l'azione sfuma. Un minuto dopo rispondono i granata: Bruno Peres corre sulla destra, s'incunea al centro e batte di sinistro, fuori di poco. Al 13' El Kaddouri lascia il segno sulla traversa. Zeman è perplesso, non vede incisività e richiama i suoi. Al 24' Padelli esce sicuro, alla mezz'ora è Ekdal a rendersi pericoloso, poco dopo zuccata involontaria tra Ibarbo e Moretti, gran botta ma per fortuna niente di grave. Al 31' Maksimovic rischia molto: spallata a Sau in area, sembra ostruzione, il sardo cade a terra, l’intervento è dubbio. Cala il ritmo, si allungano le squadre, entra Amauri per Quagliarella, il Toro si chiude. Ultime fiammate dei rossoblù, occasione anche per Amauri, il Toro tiene. Non vinceva a Cagliari dal 1991, gol di Scifo. Grande festa granata, mentre la squadra di Zeman resta ultima, da sola, a un punto.

Gabriella Mancini

Fonte: gazzetta
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24/09/2014 23:58

Serie A, Fiorentina-Sassuolo 0-0.
Pali di Cuadrado e Borja Valero

Senza Rossi e Gomez la squadra di Montella stecca in casa e ha il peggior attacco del campionato, con un solo gol in quattro gare



La Fiorentina si ripresenta al Franchi senza i suoi cannonieri: all’assenza di Pepito, si è aggiunta quella di Mario Gomez, fermato da un muscolo e da uno stato di forma già piuttosto basso. Così, come una stagione fa, Montella deve di nuovo fare a meno delle sue migliori armi d’attacco: stavolta, l’allenatore, arrangia l’attacco viola con Babacar punta centrale e Joaquin esterno di sinistra. Dall’altra parte è confermatissimo Cuadrado. Anche con l’attacco rivisitato la Fiorentina avanza, l’assenza delle stelle si nota semmai in fase conclusiva: nel primo tempo ci provano Babacar (due volte), Cuadrado (palo), Aquilani, Borja Valero e Joaquin, tutti fuori misura. Baba è il più vispo del tridente, corre, recupera palloni, indietreggia e si inserisce. Nel Sassuolo privo di Zaza (in panchina) ci prova invece Chibsah, con un tiro a giro dalla distanza. Dalle punte di ruolo, Sansone, Floro Flores e Floccari poco altro da segnalare. Il primo tempo senza gol è lo specchio dell’attesa degli ospiti e della difficoltà viola di trovare la porta, come logica conseguenza della mancanza dei suoi due bomber, a cui però sa di doversi abituare in fretta.

AMAREZZA — La ripresa si apre con la stessa marca: la Fiorentina costruisce, ma senza trovare lo sbocco vincente. E il Sassuolo va avanti di controllo, con ordine e attenzione, rinunciando però del tutto alla manovra offensiva. La Viola è pure sfortunata perché la ripresa fotocopia del primo tempo include un altro palo, stavolta colpito da Borja Valero. Nemmeno cambiare gli interpreti dell’attacco sembra servire a qualcosa: Montella ci prova con Bernardeschi e Ilicic (per Cuadrado, sostituito sullo 0-0 e poi seduto in panchina con la faccia cupa). L’ultimo tentativo è di Gonzalo Rodriguez, un difensore: la Viola non passa, dopo quello con il Genoa è il secondo pari casalingo senza gol. La squadra di Montella ha il peggior attacco del campionato: 1 gol in 4 partite, come il Sassuolo. L’aria di Firenze è amara.

Alessandra Gozzini

Fonte: gazzetta
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25/09/2014 00:01

Serie A, Inter-Atalanta 2-0,
decidono i capolavori di Osvaldo e Hernanes

Una semirovesciata di Osvaldo, entrato per l'Infortunato Icardi,
e una gran punizione di Hernanes bastano alla squadra di Mazzarri per battere l'Atalanta:
i nerazzurri non ci riuscivano dal 2010. Palacio sbaglia un rigore


Dopo i fuochi d’artificio col Sassuolo e gli stenti di Palermo, l’Inter torna a badare al sodo e col 2-0 all’Atalanta si ritrova al terzo posto con le sorprese Sampdoria e Verona, aspettando l’Udinese impegnata a Roma nel posticipo. Sotto agli occhi di Thohir e Moratti, decidono due subentrati: Osvaldo ed Hernanes. Sullo 0-0 Sportiello aveva parato un rigore a Palacio.


PRIMO TEMPO — Mazzarri rispolvera gli esterni brasiliani, conferma Guarin al posto di Hernanes e lancia Palacio, con Ovaldo in panchina. Cambi davanti anche per Colantuono. Riposano Denis e Boakye, dentro Bianchi e Moralez. Ancora panchina invece per il gioiellino Baselli. L’Inter parte più centrata e concentrata rispetto a Palermo. Squadra più corta, che porta il pressing e non lo subisce come nella serra del Barbera. Vidic, all’esordio a San Siro, prende il palo con un colpo di testa su angolo di Jonathan. Kovacic innesca Palacio sulla corsa ma il sinistro dell’argentino è troppo centrale per far male a Sportiello. Al 24’ Kovacic spreca un contropiede dal limite e Mazzarri deve sostituire Icardi, toccato duro da Benalouane, con Osvaldo. I nerazzurri trascurano le fasce ma sfondano spesso per vie centrali. Al 30’ la possibile svolta, con Gervasoni che fischia un rigore per trattenuta di Benalouane su Ranocchia. Ma Palacio dal dischetto si fa di nuovo ipnotizzare da Sportiello. Il gol però è nell’aria, anche perché davanti i bergamaschi sono nulli, con Bianchi che non riesce a tenere un pallone per far salire la squadra. Dopo un mani in area del solito Benalouane - non punito per un precedente fallo di Vidic -, Osvaldo al 40’ s’inventa la prodezza su punizione di Guarin dalla trequarti destra: gran girata e stavolta a Sportiello non riesce il miracolo.

SECONDO TEMPO — Pochi minuti della ripresa e Colantuono ci prova col doppio cambio Gomez-Boakye per D’Alessandro-Moralez. Ma la musica sembra non cambiare e solo un altro palo, al 9’, tiene a galla gli ospiti sul diagonale di Palacio. Qui però l’Inter rallenta e l’Atalanta trova coraggio e metri. Gomez al 15’ impegna Handanovic dal limite, ma è proprio l’inerzia del match a cambiare con la squadra di Mazzarri che soffre in mezzo, anche dopo il cambio Guarin-Hernanes, e non riesce più a ripartire. Al 28’ poi Denis, storica bestia nera per l’Inter, rileva Bianchi. Mazzarri bada al sodo, fuori Palacio per M’Vila e squadra che con il 3-4-2-1 ritrova equilibrio con la coppia centrale formata dall’agonismo di Medel e dalle geometrie del francesone. A chiudere i conti nel finale pensa Hernanes, che dal limite manda nel sette una punizione conquistata da Osvaldo, anche se il fallo di Carmona non c’era.

Luca Taidelli

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25/09/2014 00:04

Juventus-Cesena 3-0: doppietta di Vidal e gol di Lichtsteiner

Doppietta di Vidal (il primo su rigore) e gol di Lichtsteiner in una partita dominata: quattro vittorie su quattro per Allegri



Il primo record è già arrivato: la Juventus batte il Cesena 3-0 e non subisce gol. Mai nessuna squadra ci era riuscita dopo quattro giornate di campionato. Parole e musica di Arturo Vidal, che torna titolare dopo la sofferta panchina contro il Milan e festeggia con una doppietta, prima del sigillo finale di Stephan Lichtsteiner.

FUORI TEVEZ — Allegri a sorpresa sceglie di far riposare Tevez e al suo posto lancia un Giovinco motivatissimo. Fuori anche Pogba, sostituito da Pereyra. Contro il Cesena il turnover ci sta tutto, per carità, soprattutto quando hai l'Atalanta sabato e l'Atletico a Madrid tra una settimana, Allegri però aveva detto nella conferenza stampa della vigilia che non avrebbe fatto troppi cambiamenti. Pretattica, evidentemente...In ogni caso contro una squadra così poco combattiva basta la Juve di riserva, con Evra al posto di Asamoah e Vidal non ancora al top. Il Cesena infatti, con il suo 5-3-2 bloccato e senza troppa fantasia, rimane blindato nella sua metà campo. Marilungo lì davanti predica nel deserto, in tutto il primo tempo gli arriva un solo pallone giocabile (31') e lui ci prova con un tiro da fuori, ma trova Buffon. Quando hai così poca qualità è impossibile non fare fatica contro la Juve.

GIOVINCO DIVERTE, VIDAL SEGNA — Il più vivace dei bianconeri è Giovinco, che sfrutta al meglio la sua dote migliore, la velocità. Ci prova molte volte e più di una va molto vicino al gol (doppio tiro al 10' con gran respinta a una mano di Leali), mette il piede in quasi tutte le azioni pericolose, compreso il raddoppio, tranne il calcio di rigore che regala il vantaggio alla Juve. Il penalty per fallo di mano di Cascione su punizione di Pereyra diventa l'occasione per Vidal di segnare la prima rete stagionale. Con brivido però, perché Leali intuisce l'angolo giusto e quasi quasi glielo para. A proposito del portiere di proprietà della Juve, bisogna dire che è lui il migliore del Cesena. Si guadagna i galloni con altre due parate su Giovinco nel secondo tempo. Davanti a lui, il buio totale: le forze fresche inserite da Bisoli (Carbonero e Coppola) e il cambio di sistema non portano giovamento. Anzi, Vidal fa doppietta al 19' con un destro dal limite (dopo un'ottima percussione di Giovinco) e per il Cesena la partita finisce qui. I bianconeri invece potrebbero fare anche il 3-0 con Morata, ma il neo-entrato cicca un pallone che è quasi un rigore. Pazienza, il ragazzo ha numeri e talento e tornerà utile. Ci pensa Lichtsteiner con un gol molto bello a regalare il 3-0 ai tifosi. Il duello a distanza con la Roma continua.

Fabiana Della Valle

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25/09/2014 00:08

Napoli-Palermo 3-3: Belotti acciuffa due volte gli azzurri

Gli azzurri vanno avanti prima 2-0, poi 3-2, ma non basta:
le due reti del centravanti dell'Under 21 regalano il pari a Iachini
e non consentono a Benitez di uscire dalla crisi



Gol e spettacolo, emozioni e colpi di scena. Napoli-Palermo è un romanzo, al San Paolo finisce 3-3. E a divertirsi di più, alla fine, sono i rosanero di Beppe Iachini. Che strappano un punto meritato e pesante lungo il sentiero della salvezza. In fondo ad una lunga battaglia, la squadra di Rafa Benitez non riesce a venire a capo dei siciliani, mostrandosi ancora una volta in difficoltà con le cosiddette "piccole": niente rilancio dopo la sconfitta con il Chievo e il crollo di Udine. Nello stadio di Diego Armando Maradona, è il Palermo argentino di Vazquez e Dybala a esaltarsi: con un Belotti in più, peraltro, in stato di grazia e autore di una doppietta.

GIGANTI — Benitez decide a sorpresa di non schierare dall’inizio Higuain, non al top della condizione, e lo sostituisce con Zapata. Rientrano Hamsik e Callejon, Mertens preferito a Insigne, sulle fasce Ghoulam e Henrique. Iachini schiera per la prima volta contemporaneamente dall’inizio Vazquez trequartista con Belotti e Dybala all’attacco. Al primo affondo gli azzurri passano: al 2’ angolo di Callejon e testa vincente di Koulibaly (nell’occasione Bamba e Andelkovic si ostacolano e lasciano indisturbato il difensore azzurro). Non passano nemmeno 10’ ed è l’altro gigante del Napoli, Zapata, a raddoppiare spedendo il pallone all’incrocio con un destro a giro, in seguito ad un appoggio di Hamsik.

EMOZIONI — Rosanero a malpartito con le accelerazioni degli esterni Mertens e Callejon. Ma anche i padroni di casa soffrono le improvvise accelerazioni di Morganella. Su un nuovo calcio d’angolo, stavolta a favore dei rosanero, Belotti colpisce di testa più in alto di tutti al centro dell’area e fulmina Rafael. La partita si fa avvincente. Ripartenze continue, da una parte e dall’altra. Il Palermo ha qualità dal centrocampo in su e non ha timori reverenziali. Lo dimostra al 24’, quando con grande disinvoltura Dybala scatena sulla fascia Morganella, il cui passaggio all’indietro in mezzo all’area prende in contropiede Ghoulam e Inler: Vazquez, in beata solitudine, calcia un rigore in movimento e fa 2-2 col suo destro vellutato segnando la terza rete in campionato che lo proietta in testa alla classifica marcatori. Gli ospiti ci prendono gusto e in chiusura di tempo potrebbero sorpassare il Napoli con Vazquez, ma è impreciso l’ultimo passaggio di Dybala. Ancora in contropiede, a 5 secondi dal termine del tempo, Gargano pesca in area Callejon che, con una precisa conclusione in diagonale, supera Sorrentino e punisce il Palermo.

ECCO HIGUAIN — Al rientro in campo, Sorrentino deve subito superarsi su un tiro ravvicinato di Zapata, sul rovesciamento di prospettiva il Palermo regala altri momenti di grande calcio: al 15’ Belotti colpisce il palo esterno, poi un minuto dopo gela il San Paolo con un preciso tocco in rete, servito magistralmente da Dybala che, a sua volta, aveva triangolato in velocità sulla fascia sinistra con Vazquez. Al 25’, finalmente, i tifosi del Napoli possono applaudire Higuain, entrato in campo al posto di Zapata. Ma il "Pipita" non riesce a sfondare il muro difensivo rosanero, del resto il Palermo di Vazquez (che non sarà Pastore, ma ha talento e senso pratico da vendere) la sconfitta non l’avrebbe meritata.

Alessio D'Urso

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 25/09/2014 00:08]
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