Stampa | Notifica email    
Autore

Il Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 di SEXY FORUM (e dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
21/11/2021 22:10

Inter col cuore in gola.
Batte il Napoli 3-2 e arriva a -4 dalla vetta



Partita intensissima: dopo il gol di Zielinski. Calhanoglu, Perisic e Lautaro
la ribaltano, prima dello spavento finale di Mertens


Luca Taidelli

Al quinto tentativo l'Inter vince uno scontro diretto. E lo fa contro il Napoli capolista nella giornata perfetta, dopo il k.o. del Milan a Firenze che consente in un sol colpo alla banda Inzaghi di ridurre da 7 a 4 i punti di ritardo sulla vetta. Visto che contro Atalanta, Lazio, Juve e Milan i nerazzurri avevano mancato la vittoria da una situazione di vantaggio, stavolta decidono di andare sotto (Zielinski) per poi sgommare con Calhanoglu, su rigore, Perisic e Lautaro, che non segnava su azione dal 25 settembre, prima dell'eurogol di Mertens che apparecchia un finale da cuore in gola. Ma sul più bello si mangia il 3-3. Come per Inzaghi all'Olimpico, anche il ritorno di Spalletti al Meazzada ex coincide con prima sconfitta e amarezza diffusa.

PRIMO TEMPO — Nessuna sorpresa nelle formazioni. Inzaghi punta su Ranocchia per sostituire l’infortunato De Vrij e preferisce Correa a Dzeko per affiancare Lautaro. Perso Politano, positivo al Covid, Spalletti lancia Lozano e chiede a Zielinski, che si muove alle spalle di Osimhen, di braccare Brozovic, l’uomo che avvia l’azione interista. In effetti i nerazzurri in avvio faticano a far uscire palloni puliti, ma con un paio di cambi gioco riescono a portare alla conclusione Lautaro e Darmian. Tiri fuori, mentre il Napoli alla prima occasione fa centro: al 17' Zielinski ruba un pallone sanguinoso a Barella, innesca Insigne che ne pesca l’inserimento, destro dal limite e capolista in fuga. Mentre Spalletti minaccia l'ammonito Osimhen di toglierlo se non si dà una calmata, l'Inter si rialza in fretta grazie al solito cambio gioco che innesca Darmian e Barella. L'esterno invece che calciare al volo la appoggia all'azzurro, la cui girata finisce sul braccio di Koulibaly. Un mani che solo Valeri (solerte però ad ammonire Inzaghi che protesta) non vede.Il Var provvede e al 24' Calhanoglu fa 1-1 spiazzando Ospina. San Siro torna una bolgia, l'Inter morde alta ed Osimhen alla mezzora rischia per un fallo poco simpatico su Calhanoglu. Il nigeriano invece al 34'colpisce indisturbato su assist di Di Lorenzo, ma Skriniar lo mura. Sono proprio i due esterni di destra a farsi apprezzare in questo primo terzo di match perché anche Darmian sul fronte opposto spinge come un ossesso, dando ai suoi uno sfogo in più in attacco. Quando però i nerazzurri esagerano rischiano in contropiede, con Osimhen che al 39' non sfrutta l'assist di Lozano, fino a lì molto sulle sue. Quando il pareggio all'intervallo sembra scritto, Perisic si avvita magicamente sul corner di Calhanoglu e trova il gol del vantaggio. Anche questo certificato dalla tecnologia, perché Ospina smanaccia, ma quando il pallone ha già varcato la linea di porta.

SECONDO TEMPO — Nessuna novità a inizio ripresa, ma dopo uno squillo di Lautaro (Ospina sicuro in presa bassa) Spalletti è costretto a inserire Petagna per Osimhen, uscito malconcio da un contrasto aereo con Skriniar e portato in ospedale per accertamenti a causa di un sospetto trauma cranico. Il Napoli è costretto a pressare alto e per una volta è l'Inter a godere in contropiede. Allo scoccare dell'ora Fabian viene murato e Correa - stimolato come contro l'Udinese dall'imminente sostituzione - parte palla al piede, resiste al ritorno dello spagnolo e serve Lautaro, lasciato colpevolmente solo da Mario Rui che stringe sul Tucu malgrado ci sia Koulibaly. Il Toro manda il destro in buca d'angolo, tornando al gol dopo oltre un mese e mezzo e spaccando la partita. Inzaghi a questo punto inserisce sì Dzeko per Correa e anche Vidal per Calhanoglu, con conseguente passaggio di Barella a sinistra. Spalletti ci prova con Elmas e Mertens per Lozano e Insigne. Inzaghi si copre con Gagliardini e Dimarco per Barella e Lautaro, con Perisic che va a fare la seconda punta. Il Napoli ci prova ma sbatte sistematicamente contro un muro. Quando però Dzeko si fa rubare palla ingenuamente, Mertens al 79' si inventa l'eurogol che riapre i giochi. La paura del Meazza si moltiplica quando Ospina e Dzeko restano a terra dopo una violenta zuccata. Per fortuna riprendono entrambi, con tanto di turbante. Finale da cuore in gola, con Mario Rui che, appena annunciati 8' di recupero,colpisce a colpo sicuro, perso sul secondo palo. Non si sa bene come, ma Handanovic riesce a smanacciare sulla traversa. L'Inter però ormai trema e al 96' Mertens, sempre solo sul palo opposto si mangia il 3-3. Titoli di coda e campionato sempre più avvincente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
21/11/2021 22:10

Inter col cuore in gola.
Batte il Napoli 3-2 e arriva a -4 dalla vetta



Partita intensissima: dopo il gol di Zielinski. Calhanoglu, Perisic e Lautaro
la ribaltano, prima dello spavento finale di Mertens


Luca Taidelli

Al quinto tentativo l'Inter vince uno scontro diretto. E lo fa contro il Napoli capolista nella giornata perfetta, dopo il k.o. del Milan a Firenze che consente in un sol colpo alla banda Inzaghi di ridurre da 7 a 4 i punti di ritardo sulla vetta. Visto che contro Atalanta, Lazio, Juve e Milan i nerazzurri avevano mancato la vittoria da una situazione di vantaggio, stavolta decidono di andare sotto (Zielinski) per poi sgommare con Calhanoglu, su rigore, Perisic e Lautaro, che non segnava su azione dal 25 settembre, prima dell'eurogol di Mertens che apparecchia un finale da cuore in gola. Ma sul più bello si mangia il 3-3. Come per Inzaghi all'Olimpico, anche il ritorno di Spalletti al Meazzada ex coincide con prima sconfitta e amarezza diffusa.

PRIMO TEMPO — Nessuna sorpresa nelle formazioni. Inzaghi punta su Ranocchia per sostituire l’infortunato De Vrij e preferisce Correa a Dzeko per affiancare Lautaro. Perso Politano, positivo al Covid, Spalletti lancia Lozano e chiede a Zielinski, che si muove alle spalle di Osimhen, di braccare Brozovic, l’uomo che avvia l’azione interista. In effetti i nerazzurri in avvio faticano a far uscire palloni puliti, ma con un paio di cambi gioco riescono a portare alla conclusione Lautaro e Darmian. Tiri fuori, mentre il Napoli alla prima occasione fa centro: al 17' Zielinski ruba un pallone sanguinoso a Barella, innesca Insigne che ne pesca l’inserimento, destro dal limite e capolista in fuga. Mentre Spalletti minaccia l'ammonito Osimhen di toglierlo se non si dà una calmata, l'Inter si rialza in fretta grazie al solito cambio gioco che innesca Darmian e Barella. L'esterno invece che calciare al volo la appoggia all'azzurro, la cui girata finisce sul braccio di Koulibaly. Un mani che solo Valeri (solerte però ad ammonire Inzaghi che protesta) non vede.Il Var provvede e al 24' Calhanoglu fa 1-1 spiazzando Ospina. San Siro torna una bolgia, l'Inter morde alta ed Osimhen alla mezzora rischia per un fallo poco simpatico su Calhanoglu. Il nigeriano invece al 34'colpisce indisturbato su assist di Di Lorenzo, ma Skriniar lo mura. Sono proprio i due esterni di destra a farsi apprezzare in questo primo terzo di match perché anche Darmian sul fronte opposto spinge come un ossesso, dando ai suoi uno sfogo in più in attacco. Quando però i nerazzurri esagerano rischiano in contropiede, con Osimhen che al 39' non sfrutta l'assist di Lozano, fino a lì molto sulle sue. Quando il pareggio all'intervallo sembra scritto, Perisic si avvita magicamente sul corner di Calhanoglu e trova il gol del vantaggio. Anche questo certificato dalla tecnologia, perché Ospina smanaccia, ma quando il pallone ha già varcato la linea di porta.

SECONDO TEMPO — Nessuna novità a inizio ripresa, ma dopo uno squillo di Lautaro (Ospina sicuro in presa bassa) Spalletti è costretto a inserire Petagna per Osimhen, uscito malconcio da un contrasto aereo con Skriniar e portato in ospedale per accertamenti a causa di un sospetto trauma cranico. Il Napoli è costretto a pressare alto e per una volta è l'Inter a godere in contropiede. Allo scoccare dell'ora Fabian viene murato e Correa - stimolato come contro l'Udinese dall'imminente sostituzione - parte palla al piede, resiste al ritorno dello spagnolo e serve Lautaro, lasciato colpevolmente solo da Mario Rui che stringe sul Tucu malgrado ci sia Koulibaly. Il Toro manda il destro in buca d'angolo, tornando al gol dopo oltre un mese e mezzo e spaccando la partita. Inzaghi a questo punto inserisce sì Dzeko per Correa e anche Vidal per Calhanoglu, con conseguente passaggio di Barella a sinistra. Spalletti ci prova con Elmas e Mertens per Lozano e Insigne. Inzaghi si copre con Gagliardini e Dimarco per Barella e Lautaro, con Perisic che va a fare la seconda punta. Il Napoli ci prova ma sbatte sistematicamente contro un muro. Quando però Dzeko si fa rubare palla ingenuamente, Mertens al 79' si inventa l'eurogol che riapre i giochi. La paura del Meazza si moltiplica quando Ospina e Dzeko restano a terra dopo una violenta zuccata. Per fortuna riprendono entrambi, con tanto di turbante. Finale da cuore in gola, con Mario Rui che, appena annunciati 8' di recupero,colpisce a colpo sicuro, perso sul secondo palo. Non si sa bene come, ma Handanovic riesce a smanacciare sulla traversa. L'Inter però ormai trema e al 96' Mertens, sempre solo sul palo opposto si mangia il 3-3. Titoli di coda e campionato sempre più avvincente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
22/11/2021 23:59

La Roma torna a volare col 18enne Afena-Gyan.
Shevchenko k.o. all'esordio col Genoa

I giallorossi sbloccano la partita solo all'82' grazie all'attaccante
subentrato dalla panchina, che al 94' firma la doppietta


Massimo Cecchini


La partita è tutta nella corsa folle di Felix, classe 2003, che mentre bacia lo stemma della Roma corre come un pazzo per andare ad abbracciare Mourinho, dopo aver segnato il gol del vantaggio. I giallorossi ripartono da Genova, battendo sul finale - con grande fatica - il primo Genoa di Shevchenko grazie al 2-0 santificato da una straordinaria doppietta del diciottenne ghanese. Quanto basta perché la squadra di Mourinho, che rinuncia a Zaniolo per scelta tecnica, riprenda la corsa alla zona Champions, assestandosi al quinto posto.

ZANIOLO FUORI — In avvio, le squadre si schierano entrambe con un 3-5-2 declinato però in modo diverso. Viste le tante assenze (Criscito, Maksimovic, Destro e Caicedo su tutte) l’allenatore rossoblù punta su uno schieramento prudente, che vede Biraschi, Masiello e Vasquez bloccati davanti a Sirigu, con le fasce presiedute da Sabelli e Cambiasso, mentre in mediana - gestita da un buon Rovella - Sturaro e Baselli provano l’imbucata per Pandev e lo sprinter Ekuba. Ne consegue che il primo imperativo è quello di non lasciare spazio alla Roma, tanto che nel primo tempo solo una conclusione di Ekuban, smorzata da Kumbulla, al 24’ impegna Rui Patricio. Per il resto, il possesso palla è giallorosso, con i due ex - El Shaarawy e Shomurodov - a dimostrarsi parzialmente vivi. È proprio l’uzbeko che al 4’, al 18’ e a 29’ a farsi pericoloso, ma nel primo caso non inquadra la porta di testa, nel secondo tira di piatto senza forza su Sirigu e nel terzo, servito solo davanti al portiere dal Faraone, sciupa concludendo alto. È la migliore occasione della prima frazione in cui la squadra di Mourinho sceglie, a sorpresa, di lasciare Zaniolo in panchina per puntare su Karsdorp ed El Shaarawy sulle fasce, con Veretout più basso in regia, mentre dietro ad Abraham e Shomurodov vanno a turno Pellegrini e Mkhitaryan. Proprio l’armeno, al 15’, innescherebbe una rete giallorossa, ma il suo tiro è deviato da Abraham di mano e così Irrati annulla. Morale: dei tre difensori davanti a Rui Patricio, se Kumbulla resta bloccato, a turno Mancini e Ibanez provano ad appoggiare la manovra, anche se il giro palla è abbastanza lento.

SUPER FELIX — La ripresa comincia con una Roma più decisa nella spinta offensiva, anche se in avvio, oltre al solito possesso palla, ne ricava solo un tiro alto di Mkhitaryan da buona posizione. Al 64’ il Genoa prova a blindarsi inserendo un centrocampista, Hernandez, per una punta, Pandev. Il rallentamento dei ritmi porta a poco, tanto che si annota solo un’altra conclusione alta di Mkhitaryan al 70’. Il vero brivido, però, lo corre al 71’ Rui Patricio, che deve intervenire in un rimpallo a pochi passi dalla linea di porta propiziato da una incursione di Sturaro. Mourinho lancia in campo il baby Felix, che si trasforma nell’uomo partita quando, al 82’, si fa trovare pronto a mettere in porta con un bel destro un assist di Mkhitaryan, arrivato dopo una straordinaria cavalcata dell’armeno. Il Genoa non ha neppure la forza di tentare un ultimo assalto così, dopo che la retroguardia dei padroni di casa perde in uscita un pallone banale - è lo stesso Felix che dal limite al 94' realizza il raddoppio con un gran tiro dal limite, andando a festeggiare sotto i 1500 tifosi giunti dalla Capitale. Ora è il nuovo idolo, a cui si aggrappa la Roma per risorgere. Il Genoa, al momento, deve pensare solo a ritrovare gli infortunati. La ruota, forse, poi girerà.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
23/11/2021 00:04

Il Verona adesso sogna:
Tameze condanna l'Empoli al 91'



l gol del centrocampista nel recupero fa vedere l’Europa alla squadra di Tudor


Fabio Bianchi

Se il Verona vince anche partite così, comincia a mettere paura. Spesso più a suo agio con le grandi che contro le “pari” grado, anche contro l’Empoli la squadra di Tudor mostra qualche pecca ma porta a casa una partita con la solita determinazione, senza mollare mai fino alla fine. Non a caso il gol del 2-1 di Tameze, il migliore in campo, arriva all’ultimo respiro, giusto quando scattano i tre minuti di recupero. E così adesso l’Hellas sorpassa anche il Bologna, piazzandosi giusto dietro alle grandi. L’Empoli non ha demeritato, ha pagato quei passi indietro fatti dopo il pareggio di Romagnoli. Ma resta una squadra viva, con un’idea di gioco precisa e uomini di qualità. Come quella di Tudor d’altronde.

MAL DI PANCIA — Tudor ha scelto un Verona ancora prudente, con Casale davanti a Ceccherini a sinistra, come a Napoli. Evidentemente Lazovic non dava ancora garanzie di tenuta. L’Empoli invece è partito con l’handicap, super offensiva ma solo per scelte obbligate. Andreazzoli ha perso un attimo prima della gara sia Tonelli che Cutrone, pare per gastroenterite. E quel Ricci in panchina faceva intuire che anche lui avesse qualche problema. Così Henderson, un trequartista, in mezzo al campo dietro a Di Frarncesco che giostrava tra le linee più Pinamonti e Mancuso in attacco. Nel primo round è stato il Verona a fare la partita ma a parte una produzione industriale di cross non si è quasi mai reso pericoloso, causa troppi errori nei passaggi e nei cross, appunto. L’Empoli invece si è affacciato soltanto due volte dalle parti di Montipò ma ha fatto tremare il Verona. Prima con una sassata da fuori d Henderson che ha preso l’incrocio dei pali, poi con il cross di Di Francesco per Pinamonti che a colpo sicuro ha ciccato la palla. Di fatto, giusto andare con lo 0-0 negli spogliatoi.

SUPER TAMEZE — Tudor ha capito che doveva cambiare qualcosa a sinistra e ha inserito il convalescente Lazovic per Casale. Guarda caso, al suo primo affondo ha regalato il cross-assist dell’1-0 per la testa di Barak. L’Empoli ha reagito bene e finalmente si è vista una partita più spettacolare. Caprari poteva chiuderla con un delizioso tiro da calcetto, ma Vicario ha sfornato la prodezza che ha tenuto in piedi l’Empoli che cinque minuti dopo ha pareggiato con Romagnoli, lesto ad approfittare di un liscio di Gunter. Il Verona ha reagito di carattere, perché il gioco non girava fluido come in altre occasioni. Però ha costretto l’Empoli ad arretrare e Andreazzoli a fare cambi difensivi. E quando la partita sembrava dovesse chiudersi così, uno stupendo scambio in area tra Barak e Tameze ha portato in alto il Verona. Da quando c’è Tudor, sono 19 i punti conquistati. Un ritmo da grande.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
23/11/2021 00:08

Brekalo e Bremer segnano, Milinkovic para tutto:
il Toro batte l'Udinese e pensa in grande



Granata brillanti fino alla punizione di Forestieri,
poi finale in sofferenza e nel recupero il portiere è decisivo su Samardzic


Mario Pagliara

Un Toro bello e determinato ricomincia dopo la sosta con il piede giusto. Vince due a uno contro una Udinese svegliatasi troppo tardi, seppur protagonista di un finale arrembante. Il gioiello di Brekalo e il bis di Bremer regalano la terza vittoria consecutiva casalinga ai granata (non accadeva dalla gestione Mazzarri 2018-2019). Arriva troppo tardi il 2-1 di Forestieri. Juric ha trovato la ripartenza che voleva, Gotti ha molte cose da rivedere e aggiustare.

NOVITA' A SINISTRA — Si è ritrovato un Toro concentrato, tosto al punto giusto e in palla, Ivan Juric, dopo la sosta. Era accaduto poche altre volte nel recente passato dei granata. Gotti ha invece smarrito quella sensazione di solidità che la sua Udinese aveva trasmesso prima che il campionato cedesse il passo al giro di nazionali. Una settimana di prove incessanti al Filadelfia ha poi prodotto la novità sulle fasce. Perché alla fine Juric si è convinto a lanciare Vojvoda sulla sinistra (il kosovaro è al debutto da titolare in questo campionato), come si era intuito dopo la rifinitura di ieri, spostando per la prima volta Aina sulla destra e lasciando in partenza Singo in panchina (scelta tecnica: altra circostanza mai verificatasi). Davanti il Toro ha un Brekalo in più, un Belotti riapparso nuovamente brillante e recupera Praet. L’Udinese è quella annunciata, appoggiata sul tridente Deulofeu, Pussetto, Beto. Quest’ultimo impegnato in un duello con Bremer che produce scintille di continuo.

JOSIP MANIA — Serve poco, anzi pochissimo per scaldare la notte di Torino. Perché dopo appena otto minuti il Toro pesca il jolly e mette una ruota davanti. L’azione è da manuale: lancio lungo di Milinkovic di 48 metri preciso al millimetro, torre perfetta di Belotti, destro chirurgico di Brekalo dai trenta metri che beffa Silvestri (scivola). Esattamente un mese più tardi, il trequartista croato ritrova il gol, il suo terzo in Serie A: l’ultimo è la storia del 22 ottobre, il 3-1 sul Genoa. Il Toro diventa padrone del campo, controlla la partita sorretto da una sontuosa regia di Lukic e dai tamponamenti puntuali di Pobega. E’ nel mezzo che i granata sovrastano nel primo tempo l’Udinese, incapace di reagire sul piano del gioco ma abile e sorniona nel sfruttare gli errori dei granata. Come capita al 26’ quando uno svogliatissimo Aina perde una palla sulla trequarti friulana innescando il contropiede dell’Udinese: Beto se ne va a Bremer, Pussetto incrocia benissimo ma trova sulla strada un Milinkovic che salva il risultato distendendo i suoi 202 centimetri verso l’angolino alla sua sinistra. Nel finale Vojvoda ci prova di testa (41’: fuori), poi Udogie tira debolmente tra le braccia di Milinkovic (44’). Toro meritamente avanti.

BREMER BIS — Quando inizia la ripresa, il Toro attacca subito a testa bassa. Dopo appena sessanta secondi Belotti non sfrutta un errore di Molina, facendosi recuperare in angolo. Sugli sviluppi del corner succede di tutto nell’area dell’Udinese e i granata piazzano il raddoppio: prima il palo del Gallo, poi carambola impazzita con batti e ribatti fino all’assist di Pobega e al raddoppio di Bremer in mischia. Per il difensore brasiliano è il secondo gol in questo campionato. Il Toro sale di giri e cerca insistentemente il terzo gol con Pobega e Brekalo. All’ora di gioco Gotti capisce che è arrivato il momento di cambiare qualcosa, e sceglie dalla panchina Forestier (per Nuytinck) e Arslan (per Pussetto). Juric risponde con Linetty (per Praet) e Singo (per Aina), poco dopo con Zima al posto di un ottimo Djidji.

FORESTIERI ALL'IMPROVVISO — Ma proprio quando la partita sembrava trascinarsi verso la fine, l’Udinese trova il colpo che riapre la contesa: Forestieri beffa un colpevole Milinkovic su punizione (32’) firmando il 2-1. Inaspettatamente il finale diventa da battaglia e Juric capisce che è il momento della cavalleria pesante: richiama così dalla panchina Zaza (per Belotti) e Pjaca (per Brekalo). A otto minuti dalla fine, l’Udinese alza il pressing e serve un bell’intervento di Milinkovic su Arslan per evitare la beffa. Al 91’ ancora Milinkovic deve volare su Samardzic salvando la vittoria. Il Toro soffre ma non si piega e alla fine festeggia con merito.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
23/11/2021 00:17

SERIE A 2021/2022 13ª Giornata (13ª di Andata)

20/11/2021
Atalanta - Spezia 5-2
Lazio - Juventus 0-2
Fiorentina - Milan 4-3
21/11/2021
Sassuolo - Cagliari 2-2
Bologna - Venezia 0-1
Salernitana - Sampdoria 0-2
Inter - Napoli 3-2
Genoa - Roma 0-2
22/11/2021
Verona - Empoli 2-1
Torino - Udinese 2-1

Classifica
1) Napoli e Milan punti 32;
3) Inter punti 28;
4) Atalanta punti 25;
5) Roma punti 22;
6) Lazio, Fiorentina e Juventus punti 21;
9) Verona punti 19;
10) Bologna punti 18;
11) Torino punti 17;
12) Empoli punti 16;
13) Sassuolo e Venezia punti 15;
15) Udinese punti 14;
16) Sampdoria punti 12;
17) Spezia punti 11;
18) Genoa punti 9;
19) Cagliari e Salernitana punti 7.

(gazzetta.it)
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
27/11/2021 14:06

Bonazzoli al 90' risponde a Pavoletti:
il pari non risolve i guai di Cagliari e Salernitana

Due lampi nella ripresa in una partita mediocre:
le due squadre restano all’ultimo posto




Cagliari-Salernitana è tutta nei gol di Leonardo Pavoletti al 73’ e di Federico Bonazzoli al 90’. Il centravanti entra per dare la scossa a un Cagliari fin l’ sterile e sfrutta alla perfezione l’assist di Joao Pedro per sbloccare una partita che sembrava ben avviata verso lo 0-0. Ma la Salernitana, che ha mille difetti strutturali ma non è squadra che si arrende, trova con Bonazzoli proprio al 90’ un pari alla fine meritato. La squadra di Colantuono già di suo fa fatica a costruire. Se poi le levi Ribery, può solo cercare di impostare una partita difensiva, concedendo il minimo a un Cagliari pericolosamente involuto.

SOLO DIFESA — Prima del gol di Pavoletti, il Cagliari aveva costruito solo un’occasione con Joao Pedro sul finire del primo tempo, faticando molto a creare pericoli per un Belec ben protetto dalla difesa e da un centrocampo più di lotta che di governo. La Salernitana dopo il gol incassato ha provato ad alzare il baricentro e ha castigato Cragno nell’unica vera palla gol-costruita, con Bonazzoli bravo nell’impattare il cross di Zortea. La strada verso la salvezza resta complessa per le due ultime della classifica, e la sensazione è che la lotta per non retrocedere coinvolgerà fino alla fine anche la squadra di Mazzarri. Che però era stata costruita per ben altri obiettivi.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
28/11/2021 00:13

Black out viola nel finale,
colpo Empoli con Bandinelli e Pinamonti



In vantaggio con Vlahovic a inizio ripresa,
in tre minuti la clamorosa vittoria degli azzurri,
che ribaltano il risultato all'89' davanti a Commisso


G.B. Olivero


Difficile trovare una logica a quanto successo a Empoli: la Fiorentina era in pieno controllo, in vantaggio di un gol e non dava la sensazione di soffrire. E invece, tra il 42’ e il 44’ della ripresa, c’è stato il ribaltone: prima il pareggio di Bandinelli, favorito da una brutta uscita di Terracciano, e poi il sorpasso di Pinamonti, generato anche da una serie di errori dei difensori viola. Così Andreazzoli festeggia la vittoria nel derby e Italiano si deve interrogare sull’ingenuità della sua squadra, che avrebbe potuto chiudere la partita e soprattutto avrebbe dovuto controllarla nel finale.

PRIMO TEMPO — L’Empoli prova ad aggredire la Fiorentina e soprattutto a sporcare la costruzione dei viola. Di Francesco va in pressione su Torreira, la difesa di Andreazzoli è sempre abbastanza alta. Ma l’Empoli arriva solo una volta in area con Zurkowski ben smarcato da Di Francesco al 27’: il giocatore, di proprietà della Fiorentina e in prestito all’Empoli, controlla male e consente la chiusura di Duncan. La maggiore qualità della Fiorentina emerge progressivamente nel primo tempo, senza però consentire alla squadra di Italiano di passare in vantaggio. Vicario è bravo a respingere un tiro di Biraghi al 6’, Milenkovic non riesce a sfruttare una torre di Martinez Quarta al 19’, ancora Vicario risponde bene su conclusione da fuori di Saponara al 31’. Pochi secondi dopo arriva la palla-gol più grande: bella idea in verticale di Bonaventura per Callejon, cross rasoterra all’indietro e tiro in curva di Martinez Quarta. Al 34’ Parisi sfiora di testa il clamoroso autogol deviando di testa un cross di Bonaventura: la palla finisce sulla traversa. Al 38’ Bonaventura manda fuori di testa un invitante cross di Saponara.

SECONDO TEMPO — A inizio ripresa la Fiorentina accelera. Dopo pochi minuti Saponara serve Bonaventura, che è troppo lento a preparare la conclusione e viene murato. Al 12’ Vlahovic entra in partita per la prima volta e segna: va a prendersi un pallone poco dopo la metà campo, lancia Callejon e vola a centro area per il comodo tocco del vantaggio. La reazione dell’Empoli è affidata a qualche mischia su calcio piazzato e Tonelli manca una comoda conclusione da pochi metri. Al 28’ Vlahovic smarca Bonaventura che non sfrutta bene la situazione facendosi deviare il tiro da Vicario. Odriozola interviene nella propria area per respingere un cross pericoloso. La Fiorentina sembra poter gestire il finale senza sofferenza, ma all’improvviso succede l’incredibile. Al 42’ arriva il pareggio: cross di Bajrami, Terracciano esce male e Bandinelli appoggia in rete. E due minuti dopo una splendida azione sulla destra manda Bajrami al cross per Pinamonti. Milenkovic non interviene, Odriozola è incerto e l’attaccante dell’Empoli firma il clamoroso ribaltone.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
28/11/2021 00:17

La Samp vince ancora e si risolleva,
grande rimonta nella ripresa contro il Verona

Al vantaggio degli ospiti i blucerchiati rispondono nel secondo
tempo rimontando con le reti di Candreva, Ekdal e Murru


Filippo Grimaldi


Mare sempre mosso? Così aveva detto alla vigilia D’Aversa, frenando gli entusiasmi di una Sampdoria che sperava, ma senza averne certezza, di essere uscita dalla crisi dopo il successo di Salerno. Il campo ha detto ben altro: e, cioè, che il rotondo 3-1 in rimonta su un Verona che aveva giocato meglio sino a metà gara, ma poi si è spento nella ripresa, dimostra che la crisi è ormai alle spalle. La squadra di Tudor, viceversa, che viaggiava al ritmo delle grandi, ha la colpa di non avere capitalizzato il gol di Tameze, prima di finire schiacciata dai centri di Candreva, Ekdal e Murru allo scadere. E dire che questo Verona nelle precedenti cinque gare aveva conquistato 11 punti, viaggiando al passo di Atalanta e Inter, ma al Ferraris è ricaduta nei suoi vecchi limiti: rendimento insufficiente lontano dal Bentegodi e secondi tempi sotto ritmo. D’Aversa al Ferraris conferma la squadra di Salerno, Tudor sceglie Dawidowicz titolare, lasciando fuori fuori Gunter. Confronto apertissimo, blucerchiati molto attenti nella fase difensiva che rendono vani gli affondi di Casale sulla corsia di destra, con Lazovic che prova comunque a spingere forte a sinistra. Una sfida che resta a lungo bloccata, anche perché davanti a Montipò è difficile trovare spazi per Caputo e Quagliarella, visto che Ilic e Tameze fanno l’elastico fra mediana e linea difensiva, impedendo alla squadra di D’Aversa di verticalizzare. Sino a metà primo tempo, la sfida resta incerta e solo prima della mezz’ora gli ospiti iniziano ad attaccare con più efficacia. Audero smanaccia su Lazovic lanciato dall’ex Caprari, Ilic (al rientro da titolare) regala qualità e dinamismo alla mediana. Al 35’, però, D’Aversa perde Ferrari, costretto a uscire dopo uno scontro con Simeone (polso sinistro k.o.). Entra al suo posto Yoshida, che di lì a poco è protagonista in negativo del gol ospite. Prima rinvia corto e poi con il polpaccio sinistro devia in modo decisivo il tiro di Tameze che inganna Audero. Il primo tempo si chiude con il Verona in vantaggio, ma Montipò (45’) è decisivo con una respinta di piede destro sul tiro ravvicinato di Caputo.

FUOCO SAMPDORIA — Ma il capitale del vantaggio a metà gara non basta a offrire garanzie sufficienti agli ospiti e ad evitare il ritorno vigoroso della Sampdoria che dopo sei minuti trova il pari: Ekdal avvia l’azione, Verre allunga il gioco e sul tocco di petto di Caputo il pallone arriva a Candreva che con un destro quasi dalla linea di fondo batte Montipò. Gol perfetto e festa davanti alle telecamere dedicata a Damsgaard. Candreva conferma il suo avvio di stagione da record – non segnava così da cinque anni, quando vestiva la maglia dell’Inter -, e la rete del pari moltiplica le energie della Sampdoria. Audero è decisivo a respingere su Simeone (14’), poi Montipò mura Caputo (20’), ma i blucerchiati insistono e al 32’ passano meritatamente in vantaggio con un colpo di testa di Ekdal su un pallone preciso messo in area da Candreva. Ma non è finita: dopo un intervento decisivo di Audero su Caprari (42’), allo scadere la chiude Murru: 3-1 finale, approfittando di una ripartenza in velocità avviata proprio dal terzino blucerchiato, che nella propria metà campo aveva stoppato Faraoni. Festa Samp che si allontana dalla zona calda della classifica. Il Verona si arrende, ma ha le forze e la qualità per rialzarsi in fretta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
28/11/2021 00:22

Juve flop anche con l'Atalanta:
Zapata affossa i bianconeri

L'attaccante colpisce al 28' del primo tempo,
la squadra di Allegri reagisce con rabbia solo nell'ultima
mezz'ora ma non basta per tornare in partita.
Chiesa e McKennie escono per infortunio.
Traversa di Dybala a tempo scaduto


Livia Taglioli


L’emblema della Juve di questi tempi sta nel tiro molle, quasi senza speranze, di Dybala poco dopo la mezz’ora, con la Juve è già sotto di un gol. All’Allianz Stadium finisce 1-0 per l’Atalanta, con Zapata che mette il sigillo sul match e la Juve che vede il quarto posto sempre più piccolo e lontano, ora distante 7 punti, per non parlare della vetta, potenzialmente a 14 lunghezze. Per i bianconeri è la seconda sconfitta di fila, dopo il collasso di Londra, arrivato quantomeno a qualificazione già in tasca. Questo con l’Atalanta è invece rovescio ancor più sanguinoso, per le inevitabili ripercussioni sul cammino della squadra in campionato. L'Atalanta non vinceva invece in trasferta contro la Juve in A dall'ottobre 1989.

DYBALA DAL 1' — Primo tempo di sussulti e buone intenzioni, ma di rade occasioni da gol, salvo la rete realizzata da Zapata dopo 28 minuti: questi in sintesi i primi 45’ di Juve-Atalanta. Fra i bianconeri ci sono Morata e Dybala al rientro dal 1’ in avanti, con Chiesa quarto di centrocampo. Nell’Atalanta c’è l’ex Demiral al centro della difesa, con Pessina dietro al duo d’attacco Zapata-Malinovskyi. Da previsioni della vigilia, sono i bergamaschi a fare la partita, con marcature uomo contro uomo, linee strette e pressing alto. La Juve come da copione si attrezza al meglio per la fase difensiva, affidandosi al solo lancio in profondità per innescare le offensive. La manovra bianconera resta infatti assai difficoltosa: quando sceglie la via del fraseggio, il giocatore che riceve l’alleggerimento è sempre spalle alla porta, e girarsi sottraendosi al puntuale pressing avversario è un’impresa titanica.

TOLOI STOPPA CHIESA, ZAPATA VA IN GOL — La miglior azione offensiva della Juve è un affondo dei suoi di Chiesa, innescato con perfetto lancio da McKennie. L’ex viola arriva a tu per tu con Musso, e solo un miracoloso recupero di Toloi stoppa l’azione. Ma l’Atalanta non frena, anzi accelera: Zapata prima viene anticipato di un soffio da Szczesny su un retropassaggio avventato di De Ligt, poi con un destro rischia di abbattere la traversa, col pallone che rimbalza in rete. E’ l’1-0 per l’Atalanta, la settima partita consecutiva condita dal gol per l’attaccante, al nono centro stagionale. E’ il 28’, la gara non cambia di una virgola, con la Juve che timidamente prova la conclusione con Dybala, e Cuadrado decisivo su Zapata a un passo da Szczesny. L’Atalanta gestisce con maturità il vantaggio, la Juve continua a giocare in orizzontale o con retropassaggi sistematici, senza che nessuno si prenda la responsabilità di inventare qualcosa, di forzare con un’azione personale.

CHIESA OUT, TOCCA A BERNARDESCHI — La ripresa si apre con un cambio forzato: nell’ultima azione dei primi 45’ Chiesa avverte un dolore muscolare, al suo posto si presenta in campo Bernardeschi. La partita si “sporca”: le azioni sono frammentate, molti gli errori o i palloni imprecisi, la Juve non ha la lucidità per costruire una gara ragionata e pericolosa. Arrivano così conclusioni rabbiose, scatti improvvisi, Dybala manda alto, poi un tiro improvviso di Rabiot è deviato in angolo da Musso. La Juve ha uno scatto d’orgoglio, ma la confusione prevale sull’efficacia. McKennie si fa male, Allegri manda in campo Kean, mentre nell’Atalanta Pasalic e Zappacosta subentrano a Pessina e Palomino. Ci prova anche Locatelli di forza, ma anche lui va a sbattere contro il muro atalantino. La Juve va in forcing disperato, l’Atalanta è sotto pressione ma non perde la calma. Palomino ribatte in angolo una conclusione di De Ligt e poi sfila un pallone a Kean al limite dell’area. Entra anche Kaio Jorge per Morata, l’ultima speranza è una punizione di Dybala al 95’ che sbatte sulla traversa con Musso battuto. E la partita finisce qui, con Allegri che si infila furioso nel tunnel degli spogliatoi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
28/11/2021 00:26

Calhanoglu e Lautaro: Venezia battuto
e Inter per una notte a -1 dalla vetta



Malgrado la stanchezza, i nerazzurri passano con il turco nel primo tempo,
la chiudono nel recupero con un rigore del Toro e completano la settimana perfetta


Luca Taidelli

L'Inter completa la settimana perfetta battendo 2-0 (gol di Calhanoglu e rigore di Lautaro) il Venezia e issandosi per una notte a un solo punto dalle capolista Milan e Napoli. Dopo le battaglie contro campani e Shakhtar, i nerazzurri hanno mostrato grande maturità gestendo le energie e concedendo poco o nulla all'avversario. Una di quelle vittorie "sporche" che in un campionato possono fare la differenza. Dopo il terzo successo di fila in Champions (con ritorno agli ottavi a distanza di 10 anni), arriva il quarto nelle ultime 5 in campionato. La concorrenza è avvisata.

PRIMO TEMPO — Zanetti sceglie Kiyine per completare il tridente offensivo con Aramu e Okereke. In mediana Ampadu, Vacca e Busio. Inzaghi invece rinuncia al turnover, sorprende con Bastoni centrale al posto di Ranocchia (a sinistra Dimarco), conferma sulle fasce Darmian e Perisic e preferisce Correa a Lautaro per affiancare Dzeko. Nerazzurri subito in pressione, anche se quando giungono sulla trequarti non riescono ad essere davvero pericolosi. I padroni di casa faticano ad uscire col palleggio ma hanno il merito di non perdere mai le distanze, rimanendo compatti e ordinati, con una linea bassissima. Lo spettacolo però nel primo terzo di gara ne risente.

Anche gli esterni di Inzaghi, scintillanti nelle ultime uscite, sembrano accusare la fatica. Eppure sono proprio loro allo scoccare della mezzora a creare il primo vero pericolo del match, con Romero costretto a volare sul colpo di testa di Perisic, innescato da Darmian. L’Inter resta accampata a ridosso dell’area avversaria, ma non ci prova mai da fuori. Quando al 34' Calhanoglu carica il destro però la scatola si apre. Palla nell'angolino, complice un rimbalzo sul terreno bagnato. La partita finalmente si stappa. Perisic per poco non bissa il gol al Napoli e al 39' Aramu si inventa un gran sinistro da fuori che costringe Handanovic alla paratona in angolo.

SECONDO TEMPO — Nessun cambio durante l'intervallo, anche se è evidente che a Zanetti servirebbe più peso in attacco, con i due trequartisti che non riescono a supportare Okereke. Anche se Aramu si inventa un'altra conclusione mancina che non esce di molto. Le prime sostituzioni invece le fa Inzaghi, con Lautaro e Vecino che al 57' rilevano Correa e Calhanoglu, anche per cercare di dare la scossa a una squadra che sta abbassando il baricentro, complice la pressione del Venezia. L'Inter continua a pendere a sinistra, dove ora si sposta Barella, che pure non è al meglio. Skriniar di testa potrebbe chiuderla, ma Haps salva col ginocchio sulla linea e poi Vecino mura involontariamente Dzeko. Ora si muove anche Zanetti: dentro Johnsen per Mazzocchi, con Ampadu che scala terzino.

Con il Venezia costretto a scoprirsi, Dzeko al 69' si mangia il 2-0 al termine di un'azione rugbistica. E subito dopo Darmian si ferma per un risentimento alla coscia sinistra: tocca a Dumfries. Zanetti risponde con Tessmann ed Henry per Aramu e Vacca. I padroni di casa producono il massimo sforzo, anche perché l'Inter paga la fatica dopo Napoli e Shakhtar e non ha la lucidità per ripartire con efficacia, preferendo spesso perdere un tempo di gioco per gestire la palla. D'ambrosio e Gagliardini (per Perisic e Barella, con Brozovic unico sopravvissuto dei 5 centrocampisti iniziali) chiudono la girandola dei cambi di Inzaghi, con l'ex Torino che fa alzare Dimarco, subito pericoloso in ripartenza, ma Romero c'è. L'ex Forte (esordì in nerazzurro con Stramaccioni) è l'ultima pallottola per Zanetti. Ma a chiuderla è un rigore in pieno recupero di Lautaro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
28/11/2021 14:47

Udinese e Genoa non si fanno male:
0-0 e Sheva si prende il primo punto

Una gara tosta nel giorno del 125° compleanno del club bianconero,
combattuta fino alla fine con diverse occasioni da una parte e dall'altra.
Nessuno sfrutta e posta divisa


Pierfrancesco Archetti


Nel giorno della festa dei suoi 125 anni, con il presidente della Figc Gabriele Gravina, quello della Lega Paolo Del Pino e numerosi ex bianconeri invitati speciali, l’Udinese passa dagli applausi per il compleanno ai fischi per lo 0-0 con il Genoa. La partita rispecchia la classifica delle due squadre, il Genoa almeno ottiene l’obiettivo minimo del primo punto con Shevchenko, l’Udinese invece è in netta involuzione.

POCHE EMOZIONI — Primo tempo ancora più bloccato del secondo, con controllo attento davanti all’area. Walace e Rovella ci provano con il tiro da media e lunga distanza ma Sirigu e Silvestri non si fanno sorprendere. L’unica vera opportunità arriva al 43’: lancio lungo per Ekuban, buono lo stop per saltare Samir, ma quando arriva davanti a Silevstri l’attaccante del Genoa calcia a lato.

FISCHI — L’Udinese sente i fischi già all’intervallo, un anticipo di quanto succederà alla fine. Gotti cambia sistema dopo la pausa, da 3-4-2-1 passa a 4-2-3-1, con Samardzic trequartista al posto di un difensore, Nuytinck. Pussetto aveva già sostituito l’infortunato Pereyra (clavicola k.o.), senza migliorare la manovra. Un palo su tiro di Beto deviato da Cambiaso è la grande occasione per i padroni di casa, mentre il Genoa potrebbe sfruttare meglio un contropiede di Ghiglione, il cui tiro viene respinto da Sirigu. Andriy Shevchenko ha numerosi problemi di formazione: con sette assenti tra cui Destro e Caicedo, il tecnico ucraino nel 3-5-2 sistema Bianchi e Ekuban davanti ma i due, a parte l’occasione descritta, non riescono ad essere pericolosi. Sheva prova anche con Pandev nel finale, senza esito. Al 93’ una rete di Udogie viene annullata per netto fuorigioco: l’Udinese non avrebbe meritato il successo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
28/11/2021 21:32

Milan, cosa succede?
Col Sassuolo altro tonfo in campionato:
ora l’Inter è a -1

Un gol di Romagnoli illude i rossoneri,
che poi crollano sotto i colpi di Scamacca,
l’autorete di Kjaer e il tris di Berardi.
Nella ripresa espulso il capitano milanista


Stefano Cantalupi


Cade il Milan, fragorosamente. Perde 3-1 in casa col Sassuolo, che già era stato l’incubo di San Siro lo scorso aprile. Forse peggio, perde l’occasione di fare il salto di qualità che Stefano Pioli aveva chiesto alla vigilia: “Le grandi squadre si esaltano dopo una vittoria come quella sull’Atletico, le squadre medie si deconcentrano”. Parole tristemente profetiche. Che non precipitano il Milan nella mediocrità, perché il percorso compiuto fin qui non si cancella, ma inducono a guardare la classifica con occhio meno sereno: Inter a -1, Napoli con la possibilità di restare in testa da solo, Atalanta che si avvicina.

SCATTO MILAN — Prima di cominciare s’erano festeggiati alcuni graditi ritorni, al Meazza. Quello di Maignan tra i pali, certo, ma anche quello di Gazidis: San Siro tributa ovazioni a entrambi, l’a.d. rossonero si commuove ancor prima di leggere lo striscione che la Sud gli dedica. Poi si gioca, e i primi 20 minuti del Diavolo sembrano perfetti per il rodaggio di Bakayoko, lui pure ai margini da mesi: occasioni potenziali, un destro al volo di Ibrahimovic (spesso in fuorigioco, come gli capita negli avvii di gara per prendere le misure), chance sprecate in contropiede. E la difesa emiliana balla, traballa. Quando Romagnoli insacca l’1-0 di testa (21’) sul cross di Hernandez, la festa sembra completa: la domenica del capitano, un altro passo verso quel rinnovo contrattuale che da qualche settimana è meno improbabile.

REAZIONE SASSUOLO — Invece, senza una ragione apparente, una manciata di minuti più tardi il mondo s’è completamente capovolto. Nasce tutto da un passaggio sbagliato da Bakayoko in una posizione di campo dove l’errore diventa letale: Raspadori legge e appoggia per Scamacca, che cancella una partenza piena di imprecisioni col destro fantastico dell’1-1. Capolavoro. Il numero 91 del Sassuolo si esalta e da lì all’intervallo giganteggia, trascinando con sé anche Henrique e soprattutto Berardi, che fino a quel momento avevano sonnecchiato. Gasati dal pareggio, gli emiliani spingono e al 33’ si ritrovano avanti: corner, Scamacca chiama alla parata Maignan e il pallone carambola su Kjaer. Autogol, 1-2. Se “Magic Mike” non si esibisse in un gran tuffo per dire di no a Raspadori, poco dopo, il pomeriggio per il Milan prenderebbe una piega difficilmente raddrizzabile. Invece i rossoneri vanno a riordinare le idee in spogliatoio col minimo scarto e con tutta una ripresa a disposizione per rimontare.

TRIS BERARDI — Pioli fa subito la sua mossa: fuori Bakayoko e uno spento Diaz, dentro Kessie e Messias. L’eroe di Madrid va a destra, Leao al centro e Saelemaekers è dirottato a sinistra. Succede poco per un quarto d’ora. Dentro allora anche Tonali al posto di Bennacer, per aumentare la pressione. E proprio quando pare che la spinta rossonera possa comprimere il Sassuolo nella trequarti neroverde, arriva la doccia gelata del 3-1. Stavolta è Kessie a perdere un pallone tremendo, Berardi se lo ritrova in area e lo trasforma in una magia, battendo sia Romagnoli che Maignan col destro, il piede meno prediletto.

ROSSO A ROMAGNOLI — La mossa della disperazione è Pellegri, in campo nell’ultimo quarto di gara, col Milan in doppio ritardo nel punteggio. Ma c’è poco da fare, perché lo svantaggio diventa anche numerico, con Romagnoli che s’immola per fermare Defrel e prende il cartellino rosso. I 52mila del Meazza capiscono che non è domenica. Alessio Dionisi, invece, realizza che sarà un’altra giornata di gloria: dopo aver sbancato lo Stadium, è la volta di San Siro. Mica male, per la “next generation” degli allenatori italiani.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
29/11/2021 01:29

Arnautovic fa volare il Bologna: 1-0 a La Spezia.
Miha prende la Juve



La squadra di Mihajlovic colpisce i legni 3 volte, ma a 7' dalla fine
passa grazie ad un rigore trasformato dall'austriaco (6° centro in campionato)


Matteo Dalla Vite

Vince il Bologna grazie ad Arnautovic ed è il premio meritato di un secondo tempo vissuto con l’acceleratore sempre in azione: il campione austriaco segna su rigore provocato da un braccio alto di Nzola e subito va ad abbracciare Mihajlovic in panchina. Il simbolo di un Bologna che torna a vincere dopo il k.o. in casa contro il Venezia è lui, autentico trascinatore davanti a uno Spezia che non ha mai mollato l’osso, che è sempre stato in partita ma senza trovare (anche grazie a Skorupski) la via del gol. Per i liguri, una sola vittoria nelle ultime sei gare; per il Bologna tre pali (di Arna stesso più due di Barrow) e la zampata dagli undici metri del centravanti austriaco, l’uomo acquistato per vincere partite così, sporche e difficili.

DOPPIO PALO — Thiago Motta e Arnautovic erano compagni nell’anno del Triplete: chi lo vide in prima fila e chi no, ma resta il fatto che i due si sono ritrovati dopo tanti anni per dare vita a una svolta. Il tecnico dello Spezia deve fare a meno di Gyasi e Verde (all’ultimo momento) ma non rinuncia al 4-3-3 nel quale Nzola ha ritrovato i gol nel turno precedente. Mihajlovic mette praticamente la stessa formazione che ha perso (pur giocando) in casa contro il Venezia: ancora fiducia a Orsolini; Soriano e Barrow dietro proprio ad Arnautovic che inizia questa gara a quota 5 reti. In tribuna è invitata Rahel Saya, scappata dall’Afghanistan, accolta a La Spezia e giornalista per un giorno; e mentre sulla maglia dei padroni di casa c’è la scritta esemplare “We for she” per combattere la violenza sulle donne (le meglio dei giocatori verranno battute all’asta per beneficenza), ecco che la gara comincia con proprio lo Spezia che arriva da un successo nelle ultime 5 gare ma che cerca di “santificare” il Picco, teatro delle vittorie contro Salernitana e Torino. Si comincia un po’ in ritardo per far sfogare una grandinata fitta e il Bologna, reduce da due vittorie nelle ultime tre gare, si impone col baricentro molto alto rischiando inevitabilmente dei contropiede fulminei che portano lo Spezia a impegnare Skorupski per tre volte. Ma è Arnautovic, dall’altra parte, a prendere il palo al 10’ così come Barrow al 44’, col pallone che rimbalza nelle mani di Provedel. Lo Spezia fa uomo contro uomo e i lanci lunghi trovano un Bologna sbilanciato a tal punto che Skorupski è costretto a rinviare di testa ad altezza trenta metri; i rossoblù cercano il vantaggio ma Erlic (45’) è bravissimo a neutralizzare un colpo di Arnautovic.

FRASE AD... EFFETTO — Ma Arna non esce mai dalla partita. Thiago Motta fa subito tre cambi che tentano di dare un volto più ficcante allo Spezia, intanto Barrow prende il terzo palo della gara (17’ s.t.), Skorupski neutralizza Salcedo e poi ecco Arnautovic prendersi e trasformare il rigore: botta di destro su punizione per fallo su Dominguez, Nzola non salta e si copre col braccio destro in piena area. Rigore che lo stesso austriaco si incarica di battere: 1-0 e corsa con abbraccio a Sinisa Mihajlovic che lo ha eletto, giustamente, a leader. Il Bologna aggancia la Fiorentina e la Juventus e si rimette in carreggiata dopo il k.o. col Venezia e dopo la frase scolpita da Mihajlovic ("Dovete essere più ambiziosi") che evidentemente ha fatto effetto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
29/11/2021 01:34

Abraham ritrova il gol da tre punti:
Mourinho batte un buon Torino

L’inglese decide al 32’ su assist di Mkhitaryan, ma i granata,
che perdono Belotti per infortunio, restano in partita fino alla fine


Mario Pagliara


Una Roma cinica e spietata piega un buon Toro con il minimo scarto, vittoria che le permette di restare agganciata in classifica all’Atalanta (a -3) nella corsa al quarto posto. Gara di attesa e ripartenza per la squadra di Mourinho, alla quale basta un colpo di Abraham e un’invenzione di Mkhitaryan. I granata di Juric tornano a casa nuovamente tra gli applausi e a testa alta, ma per la quarta trasferta consecutiva sono sconfitti uno a zero. Il Torino perde anche Djidji e Belotti, doppio infortunio muscolare da valutare nei prossimi giorni.

PERSONALITA’ — La prima mezzora è una prova di discreta personalità da parte del Toro. I granata producono un ampio possesso, avanzando con regolarità il baricentro nella metà campo di una Roma che imposta la sua partita in avvio tutto sull’attesa. Senza il suo centrocampo titolare (Cristante fuori, Veretout squalificato), i giallorossi scelgono probabilmente l’unica strada possibile avendo ricostruito in avvio una mediana con due trequartisti (Pellegrini e Mkhitaryan) nelle posizioni di mezzala. Come se non bastassero i cerotti, al quarto d’ora Mourinho perde anche Pellegrini, al posto del quale entra Perez. Juric invece può schierare il Toro titolare, con dieci undicesimi confermati in blocco dopo la vittoria con l’Udinese: l’unica novità è il rientro di Singo sulla destra. Nei primi trenta minuti si apprezza un Toro che tiene stabilmente il possesso (all’intervallo sarà del 65%) e si affaccia con una certa costanza dalle parti di Rui Patricio. Si parte al 10’: tiro di Praet, il portiere portoghese è attento. Dieci minuti dopo Singo scodella un cross al bacio per la testa ancora di Praet, ma la palla finisce tra le braccia di Rui Patricio. L’occasione di maggiore spessore capita sui piedi di Pobega al 24’, in conclusione di una bella azione innescata da Belotti e rifinita da Brekalo: la conclusione potente del centrocampista vola però in curva. Quattro minuti dopo Abraham salva su Buongiorno sotto porta. Insomma, fino a questo momento il Toro aveva rubato la scena all’Olimpico.

ABRAHAM LA SPACCA IN DUE — In questo primo tempo c’è un primo e un dopo. La linea del confine è il trentaduesimo minuto, quando Abraham piazza il colpo dell’uno a zero. Il Toro si fa trovare scoperto in fase di ripiegamento, il ritardo di Bremer a rientrare apre una voragine centrale che Buongiorno non riesce a tamponare e nella quale Mkhitaryan è furbo nel lanciare Abraham. Il gigante inglese si ritrova con la porta spalancata davanti ed è un gioco da ragazzi punire Milinkovic. Il Toro sbanda, la Roma cerca il colpo del k.o. Al 36’ Chiffi concede un rigore ai giallorossi per lo sgambetto (netto) di Buongiorno su Abraham ma è Banti al Var ad annullare tutto dopo cinque minuti di attesa: l’azione comincia con un fuorigioco di rientro dello stesso Abraham. Il finale del primo tempo pende dalla parte della squadra di Mourinho: al 45’ ancora Abraham ha il potenziale matchball, ma sul suo colpo di testa ravvicinato si ritrova davanti un ottimo Milinkovic.

BELOTTI K.O. — In avvio di ripresa, Juric sostituisce subito Djidji (fermato da un fastidio muscolare) con Zima. Il Toro ricomincia con il piglio giusto, da squadra per nulla intimorita dallo svantaggio e dai 46.728 spettatori dell’Olimpico. Esercita con Lukic e Pobega un pressing offensivo costante, non sfrutta poco dopo il pronti-via un doppio rimpallo nell’area giallorossa e, al decimo, Rui Patricio deve stendersi sulla destra per intercettare un tiro potente e angolato di Brekalo. La Roma continua su un binario attendista, lasciando ai granata la responsabilità di fare la partita, attenta a chiudere i varchi con un blindato 5-3-2, provando a colpire con le ripartenze. Come al 22’ con El Shaarawy che non inquadra la porta. A venti minuti dalla fine, Juric si gioca tre carte fresche: dentro Pjaca (per Praet), Zaza (per Vojvoda) e Baselli (per Buongiorno). Due minuti dopo, però, anche la sfortuna ci mette lo zampino: Belotti accusa il più classico degli infortuni muscolari in allungo, ed è costretto a cedere il posto all’ex Sanabria. I granata ci provano fino alla fine, la Roma si copre e gestisce e alla fine l’Olimpico può fare festa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
29/11/2021 01:38

Napoli travolgente: 4-0 alla Lazio e primo posto solitario

Gara decisa nel primo tempo: apre Zielinski, poi una doppietta da incorniciare
del belga stendono la squadra di Sarri che fa davvero poco in tutta la serata.
Nel finale, poker con un gran gol da fuori area di Fabian Ruiz


Nicola Berardino


Non dà scampo il Napoli alla Lazio. Tre gol nei primi ventinove minuti ipotecano, anzi impacchettano una vittoria che rilancia il primato in classifica della squadra di Spalletti, complice il k.o. del Milan. Nella giornata dedicata alle celebrazioni per Maradona, il grande protagonista del campo è Dries Mertens, chiamato a sostituire l’infortunato Osimhen. Con una doppietta il re del gol della storia azzurra (ora a quota 139) traccia la strada per i tre punti, avviata dalla rete di Zielinski. Nel finale cè spazio pure per il poker firmato da Fabian Ruiz. Dopo le sconfitte contro Inter e Spartak Mosca la formazione di Spalletti si ritrova nel migliore dei modi con una prestazione di altissima qualità. Va a picco invece la Lazio che bissa la sconfitta della settimana scorsa contro la Juventus e non riesce a dare continuità alla vittoria e ai progressi di Mosca contro lo Spartak. Notte fonda per i biancocelesti a Napoli: un flop che ora apre troppi interrogativi. Prima della gara, con una cerimonia alla presenza dei numeri uno della Fifa, Infantino, e della Figc, Gravina, e del presidente De Laurentiis, è stata svelata a bordo campo una statua in onore di Diego Maradona. È stata realizzata nelle fonderie Del Giudice di Nola e donata dal manager del campione argentino Stefano Ceci.

SUPER MERTENS — Rispetto alla partita di Mosca con lo Spartak di Europa League, Spalletti ripresenta Ospina tra i pali e Rrahmani in difesa. Mentre a centrocampo conferma Lobotka al posto dell’infortunato Anguissa e ritrova Fabian Ruiz. Zielinski avanzato nella trequarti, al fianco di Lozano e del rientrante Insigne, con Mertens terminale offensivo per rilevare Osimhen operato in settimana causa le plurifratture al volto riportate contro l’Inter. Dopo la gara di Coppa contro la Lokomotiv Mosca, Sarri, fischiato dai suoi ex tifosi, si riaffida a tutti i titolari, riportando dal via Reina in porta, Milinkvoic e Cataldi a centrocampo e Pedro in prima linea. Avvio determinato del Napoli che mostra subito una marcia in più rispetto alla Lazio. E già al 7’ la squadra di Spalletti si porta in vantaggio. Rilancio di Koulibaly, sulla destra si fa largo Lozano, la difesa laziale non riesce a disinnescare il pallone centrato dal messicano, si avventa Zielinski che fulmina Reina. Il gol carica ancor di più il Napoli. Al 10’, travolgente incursione di Insigne sulla sinistra, al centro irrompe Mertens che sigla il raddoppio degli azzurri. In grande difficoltà la Lazio che non regge il passo del Napoli. Tenta la conclusione a rete Luis Alberto senza inquadra la porta. Ritmo martellante del Napoli: Insigne e Lozano cercano la porta. Scatto in progressione di Immobile, lanciato da Pedro: Ospina devia in angolo. Sarri si sbraccia a bordocampo: la Lazio non riesce a reagire. Al 25’, prodezza di Ospina che ribatte in angolo una bordata di Luis Alberto. Sugli sviluppi del corner, capocciata di Acerbi che timbra la traversa. Partita vivissima a tutto campo. E 29’ il Napoli triplica: con colpo di magia di Mertens che, innescato da Lozano, calibra di destro una parabola che si infila sotto l’incrocio dei pali. Lazio al tappeto. Prova a ricompattarsi la formazione di Sarri, ma il Napoli, pur abbassando il ritmo, governa con sicurezza la partita. Un primo tempo d’applausi per la squadra di Spalletti.

IL POKER FINALE — Dopo l’intervallo Sarri inserisce Lazzari al posto di Patric. Lazio più intraprendente, Napoli in fase di controllo. Al 10’, cambio sulle fasce biancocelesti: Zaccagni rileva Felipe Anderson, mentre Pedro si sposta sulla destra. Il Napoli riparte all’attacco: Reina salva su un’incursione di Mario Rui. Sarri toglie Milinkovic per inserire Basic. Al 19’ standing ovation del Maradona per Mertens che lascia il posto al Elmas. Contemporanea l’altra sostituzione di Lozano con Petagna. Lazzari prova a dare velocità sulla corsia destra. Petagna tenta l’affondo. Alla mezz’ora esce Pedro per infortunio e viene rilevato da Moro, mentre Leiva dà il cambio a Cataldi. Insigne insegue il gol. Gli applausi del Maradona sottolineano la manovra fluida del Napoli. Al 40’ il sinistro d’autore di Fabian Ruiz sigla il quarto gol del Napoli. Ultime sostituzioni: Malcuit e Ghoulam per Fabian Ruiz e Mario Rui. Il fischio finale di Orsato fa esplodere la gioia del Maradona tra il ricordo struggente di Diego e il sogno scudetto da cavalcare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
29/11/2021 01:39

SERIE A 2021/2022 14ª Giornata (14ª di Andata)

26/11/2021
Cagliari - Salernitana 1-1
27/11/2021
Empoli - Fiorentina 2-1
Sampdoria - Verona 3-1
Juventus - Atalanta 0-1
Venezia - Inter 0-2
28/11/2021
Udinese - Genoa 0-0
Milan - Sassuolo 1-3
Spezia - Bologna 0-1
Roma - Torino 1-0
Napoli - Lazio 4-0

Classifica
1) Napoli punti 35;
2) Milan punti 32;
3) Inter punti 31;
4) Atalanta punti 28;
5) Roma punti 25;
6) Fiorentina, Juventus, Lazio e Bologna punti 21;
10) Verona e Empoli punti 19;
12) Sassuolo punti 18;
13) Torino punti 17;
14) Udinese, Sampdoria e Venezia punti 15;
17) Spezia punti 11;
18) Genoa punti 10;
19) Cagliari e Salernitana punti 8.

(gazzetta.it)
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
01/12/2021 00:32

Pasalic da urlo, l'Atalanta vola:
poker al Venezia e Inter agganciata al 3° posto

Il croato segna una tripletta. Di Koopmeiners l'altro gol dei bergamaschi.
Dea momentaneamente con gli stessi punti in classifica dei nerazzurri di Inzaghi


Andrea Elefante


Quarta vittoria di fila per l’Atalanta, sei nelle ultime otto (più due pareggi), una notte al terzo posto aspettando l’Inter. La marcia della squadra di Gasperini continua alla faccia del turnover: troppo tenero e inconsistente dal punto di vista offensivo il Venezia per preoccupare anche la versione bis della Dea. E adesso, con la seconda sconfitta di fila, la squadra di Zanetti guarda con un po’ di preoccupazione al derby con il Verona di domenica.

LE SCELTE — Fra la gara di Torino con la Juve e quella di Napoli, con un occhio anche alla Champions e dunque al Villarreal, Gasperini fa molto turnover: dietro fa riposare Toloi e cambia totalmente la linea di centrocampo, riproponendo Hateboer titolare dopo sei mesi e sull’altra fascia Pezzella; in mezzo l’inedita coppia Pessina-Koopmeiners. Rivoluzionato, rispetto a sabato, anche l’attacco: davanti a Pasalic ci sono Ilicic e Muriel: in totale sono sette titolari diversi rispetto alla gara dello Stadium. Zanetti preferisce Haps a Molinaro e davanti deve fare a meno di Okereke (gioca Kiyine), ma non rinuncia a Henry, che era in ballottaggio con Forte. Confermata la coppia centrale di difesa, con l’ex Caldara e Ceccaroni, e la linea a tre di centrocampo, con Ampadu, Tessmann e Busio.

SPRINT NERAZZURRO — I molti cambi tolgono qualcosa agli automatismi dell’Atalanta, poco aiutati anche da troppi errori tecnici, ma questo si noterà di più a partita già discretamente in discesa. E succede nel giro di 12’, perché dopo un brivido per Musso quando erano passati appena venti secondi (tiro dalla distanza di Busio, respinto in tuffo dall’argentino), la squadra di Gasperini scatta due volte con due gol quasi in fotocopia. Sempre di Pasalic, che approfittando della posizione di Ilicic e Muriel, entrambi molto larghi, ha spazi e opportunità per travestirsi da “centravanti”. Ma soprattutto può sfruttare le intuizioni prima dello sloveno e poi del colombiano per attaccare la porta e segnare due volte, con la collaborazione della difesa neroverde, che gli lascia troppo spazio e arriva sempre in ritardo sulle sue incursioni. Sul 2-0 così in fretta, l’Atalanta forse inconsciamente si rilassa un po’, sicuramente non affonda il colpo: Gasperini in panchina è furibondo per l’atteggiamento troppe volte poco aggressivo, ma il Venezia non sbaglia meno dei nerazzurri e la sua reazione si limita ad una conclusione di Henry - su lancio di Ampadu che scavalca Palomino - su cui ancora una volta, al 21’, Musso protegge bene la porta. Si arriva all’intervallo senza altre grandi occasioni: la migliore forse per Muriel, sulla cui conclusione però Romero non si fa sorprendere.

TUTTO FACILE — Al Venezia servirebbe una miccia subito per provare a riaccendere la partita, ma è ancora Musso a spegnere le voglie neroverdi, nell’occasione del neo entrato Crnigoj. Lo stesso fa Romero su Pasalic, ispirato da Ilicic, ma la parola “fine” la scrive sul copione Koopmeiners con un sinistro chirurgico ad onorare il suggerimento di Pezzella. Il Venezia non ci crede più, l’Atalanta diventa padrona incontrastata del campo, ancora Pasalic è l’uomo del poker: la tripletta personale, con giravolta, arriva dopo serpentina ubriacante di Muriel, che poco prima si era divorato il 4-0, cercando il gol sul primo palo e trovando invece solo il palo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
01/12/2021 00:36

Segna sempre Vlahovic:
tris in rimonta della Fiorentina alla Samp



Fermati i blucerchiati, reduci da due vittorie consecutive.
Gabbiadini la sblocca, ma i viola giocano meglio e
rimontano con le reti di Callejon, del serbo e di Sottil


Filippo Grimaldi

Sarà pure senza mezze misure – tutto o nulla, lo dicono i suoi risultati – ma questa Fiorentina pare davvero un bel gioiello, e Italiano può esserne assolutamente soddisfatto. Tre a uno a una Sampdoria improvvisamente (e inspiegabilmente) dimessa, incapace di capitalizzare l’iniziale vantaggio di Gabbiadini, e poi ribaltata dai tre acuti viola di Callejon, Vlahovic (dodicesimo centro in campionato: solo Lewandowski nel 2021 ha segnato più di lui) e Sottil. Pratica già chiusa prima dell’intervallo. D’Aversa e la Samp andavano in cerca della terza vittoria di fila, dopo i successi contro Salernitana e Verona, ma ha dovuto fare i conti con la forza, la qualità e la voglia di riscatto della Fiorentina dopo l’inatteso stop di Empoli.

SFIDA ACCESA — Nei viola c’è Martinez Quarta titolare in difesa, con Vlahovic al centro del tridente offensivo, che vede Callejon e Sottil sugli esterni. I blucerchiati, con Ferrari e Colley coppia centrale difensiva, puntano su Gabbiadini e Caputo in attacco. L’avvio è dei padroni di casa con una punizione di Biraghi (4’) fuori misura di poco e una conclusione forte ma centrale di Vlahovic: Audero blocca a terra. Gli ospiti, però, non stanno a guardare. Al 10’ la Sampdoria colpisce e va in vantaggio: sul cross dalla destra di Candreva (di sinistro…), Gabbiadini (15’) di testa anticipa Igor e Martinez Quarta, firmando il suo primo gol stagionale di un campionato sin qui poco fortunato. Il gol dello zero a uno dà la scossa ai viola, che otto minuti dopo, dopo avere aumentato l’intensità della manovra, pareggiano: cross dalla sinistra di Sottil e Callejon sul secondo palo brucia Murru e va a segno. Uno a uno e partita riaperta. Ritmi alti, la squadra di Italiano è sempre più padrona del gioco. Al 32’, la dodicesima perla in campionato di Vlahovic porta in vantaggio la Fiorentina: cross dalla destra di Bonaventura, con Colley scavalcato dal pallone e il tocco perfetto di controbalzo dell’attaccante serbo beffa Audero. Bereszynski (39’) arriva sulla destra e scarica una conclusione fuori misura. Tutto inutile: la Samp va a fiammate, ma la squadra di Italiano schiaccia e spinge forte. Così, al 45’, arriva il tre a uno che di fatto manda k.o.i blucerchiati. Una combinazione Biraghi-Bonaventura trova Sottil pronto al tiro ravvicinato.

REAZIONE BLANDA — Blucerchiati al tappeto, e l’inizio della ripresa non regala cambi di passo alla squadra di D’Aversa. Perché la Fiorentina è all’apparenza più guardinga, ma in realtà è sempre pronta a sfruttare la profondità verticalizzando il gioco sugli esterni. I blucerchiati cercano una svolta e allora provano la doppia carta offensiva Quagliarella-Ciervo (fuori Caputo e Verre), con Augello al posto di uno spento Murru. La squadra di Italiano però resta attenta, gioca una gara intelligente, non si abbassa e, soprattutto, dà pochi riferimenti a un avversario che dalla mediana in su fatica maledettamente e ritrova quei limiti che l’avevano frenato prima della vittoria scaccia crisi di Salerno. Niente da fare. Italiano mantiene il controllo assoluto della partita, anche se Gabbiadini, servito da Candreva, impegna Terracciano. Ma è un fuoco fatuo, perché sulla ripartenza (15’) Sottil (servito da un superbo Torreira) scappa ad Augello,si presenta davanti ad Audero e calcia a lato di pochissimo. Quarto gol mancato di un soffio, ma azione che dà la misura dell’attenzione dei viola a mantenere il doppio vantaggio. Italiano a metà ripresa perde proprio Sottil per infortunio, dopo un contrasto di gioco con Thorsby e dà spazio a Saponara. La Samp soffre, si chiude, arretra, va in inferiorità sulla mediana dove Duncan e Torreira danno sostanza al centrocampo. E’ sempre la Viola a comandare: a sei minuti dalla fine confeziona una combinazione Biraghi-Maleh-Vlahovic, ma il colpo di testa dell’attaccante è debole. Callejon esce fra gli applausi e si prende una meritata standing ovation, Italiano fa esordire il giovane Di Stefano. L’ultima fiammata (47’) è sampdoriana. Thorsby lancia Candreva, ma Terracciano gli chiude lo specchio. Fiorentina di nuovo in alta quota, Samp costretta a ripartire. Italiano se la gode: quest’anno avrà da divertirsi. D’Aversa torna nel limbo: ci sarà ancora da soffrire.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 105.027
Post: 15.162
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
01/12/2021 00:41

Juve, una boccata d'ossigeno:
vince 2-0 a Salerno con Dybala e Morata

Un gol per tempo e i bianconeri tornano a vincere.
Nel recupero l'argentino sbaglia in modo clamoroso un rigore


Livia Taglioli


L’Atalanta ne aveva da poco segnati 4, la Fiorentina 3, giusto per chiarire. Ma la Juve stavolta non ci sta, e dopo le due sconfitte di fila con Chelsea e Atalanta all’Arechi arriva la vittoria per 2-0 contro la Salernitana. Dybala realizza il suo quarto gol, battezzando il match dopo 21 minuti, raddoppia Morata, in campo da quattro minuti, che al 70’ fissa il risultato e torna al gol dopo oltre due mesi, confermandosi implacabile contro le neopromosse (questa è la sua nona rete in 18 sfide). E ancora la Joya sbaglia maldestramente il 3-0, scivolando al momento del tiro dal dischetto e impennando la conclusione sopra la traversa. La Salernitana, ultima in classifica, si conferma allergica all’Arechi: in questa stagione ha perso sei degli otto match casalinghi. I bianconeri restano così agganciati alla Fiorentina, e sempre a – 7 dalla zona Champions.

DYBALA, LA TERZA VOLTA È QUELLA BUONA — Nella sua 19esima formazione in 19 gare, Allegri schiera Chiellini al fianco di De Ligt, con Pellegrini a sinistra per far rifiatare Alex Sandro. Fuori Chiesa e McKennie, oltre a Danilo e De Sciglio, a centrocampo le fasce sono affidate a Kulusevski e Bernardeschi, con Bentancur al fianco di Locatelli. In avanti ci sono Dybala e Kean, preferito a Morata. La Salernitana risponde con un una formazione abbottonata, con Bonazzoli pronto però ad approfittare di qualche errore juventino in disimpegno. Sono i bianconeri a fare la partita, dettando tempi e modalità del match. I primi minuti sono scoppiettanti, con due conclusioni di Dybala e una di Kulusevski a far credere che la gara possa essere in discesa. Poi i campani trovano le distanze e la Juve abbassa i giri, tornando ad essere squadra prevedibile e macchinosa. La manovra bianconera per lunghi minuti si fa stagnante e punteggiata di retropassaggi, Simy testa l’attenzione di Szczesny, girando a fil di palo, ma fuori, un cross di Kechrida. Poi ci pensa Dybala a dar la scossa alla gara: al 21’ intercetta un passaggio di Locatelli e triangola con Kulusevski al limite. Il suo sinistro stavolta non perdona: è l’1-0 a favore della Juve. Sette minuti più tardi la squadra di Allegri trova il raddoppio, con Chiellini in tap-in dopo che il palo respinge una punizione di Cuadrado. Ma dopo un controllo l’arbitro Fourneau annulla per un fuorigioco di Kean al momento della battuta del calcio piazzato. I campani irrobustiscono la difesa, la Juve fatica a trovare spazi ma non ha alternative alla ricerca del raddoppio. Il giro palla si fa un po’ più veloce ma non sempre preciso, e il primo tempo si chiude sul risultato di minimo vantaggio.

RIECCO MORATA, DUE MESI E MEZZO DOPO — La Juve riparte da dove era rimasta, cioè alla ricerca del raddoppio della serenità. Ma prendere d’infilata i campani è praticamente impossibile, e dunque i bianconeri costruiscono con pazienza e costanza una manovra offensiva che possa coralmente portarla ai limiti dell’area avversaria. La mossa riesce, anche se poi l’ingresso negli ultimi 16 metri è sbarrato, ed anche il tiro dalla distanza tutt’altro che scontato. Ci provano Dybala e Cuadrado, con mira è sbagliata. E invece, al 58’, è la Salernitana che sfiora il gol, con un destro incrociato di Ranieri che si stampa sul palo con Szczesny battuto. L’Arechi si infiamma, la Juve vive attimi di terrore. La gara si fa scivolosa: la Juve sa di non potersi concedere distrazioni, eppure qualche errore in fase di alleggerimento scappa, la Salernitana è abile a chiudere gli spazi, ma non rinuncia all’affondo improvviso. Il cambio Djuric-Simy ne è la riprova. Allegri risponde con l’avvicendamento fra Morata e Kean e quello fra Alex Sandro e Pellegrini. Detto fatto, la mossa si rivela vincente: al 70’ lo spagnolo, in campo da 4 minuti, firma il 2-0 su assist di Bernardeschi. L’ultima sua rete risaliva al gol segnato contro il Milan lo scorso 19 settembre. Dybala cerca la botta a sorpresa, poi Belec respinge una sua conclusione a botta sicura, e per finire l'argentino spara alto dal dischetto, al 94', dopo un fallo di Gyomber su Morata. Il tempo dell'esordio ufficiale di Soulé e Fourneau fischia la fine.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:51. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com