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Il Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 di SEXY FORUM (e dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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01/11/2021 10:12

Il Milan non si ferma più:
Ibra e Kessie piegano anche la Roma

Una punizione dello svedese nel primo tempo e un rigore
dell’ivoriano nella ripresa confermano le ambizioni scudetto dei rossoneri.
Di El Shaarawy la rete giallorossa nel finale.
Espulso Hernandez al 22’ del secondo tempo: salterà il derby


Marco Pasotto

Non sappiamo quando – e forse nemmeno se – Pioli pronuncerà mai la parola magica, ma tanto ci pensano i suoi giocatori e ci aggreghiamo senza problemi anche noi: gli ultimi punti di domanda possono tranquillamente evaporare sotto i riflettori dell’Olimpico, questo è a tutti gli effetti un Milan da scudetto e l’ennesima certificazione arriva proprio nello stadio dove il Diavolo ha vinto l’ultimo, dieci anni fa.

CONFERME — Chi attendeva uno scivolone nel primo atto di un trittico terribile, è costretto a ricredersi: dieci vittorie in undici uscite non possono più essere frutto di congiunture favorevoli o di una parentesi particolarmente propizia. Trovare il modo e la forza di prendersi i tre punti sul campo della Roma, diretta concorrente per la Champions (perché questo resta comunque l’obiettivo primario del Diavolo), giocando per oltre mezzo tempo con un uomo in meno, è un diploma di laurea dopo una serie di esami da lode. Mercoledì arriva il Porto per l’ultima chiamata Champions, domenica ci sarà il derby, ma ormai per il Milan gli avversari non fanno più differenza: questa è una squadra consapevole di poter vincere con chiunque. All’Olimpico hanno deciso una punizione di Ibra – prestazione maiuscola – nel primo tempo e un rigore di Kessie nel secondo. La Roma, che prosegue con un desolante mal di big (un punto in quattro incroci), ha accorciato nel finale con El Shaarawy ma non ha avuto la forza e la capacità di riacciuffare il match dopo l’espulsione di Hernandez, arrivata al 22’ della ripresa. La classifica dice ancora quarto posto, ma per sigillarlo a maggio ci sarà da faticare parecchio.

LE SCELTE — Mourinho ha confermato in blocco l’undici che ha vinto a Cagliari. Quindi con Mancini e Ibanez al centro della difesa, l’ex Cristante e Veretout in mediana e il tridente Zaniolo-Pellegrini-Mkhitaryan (vittorioso nel ballottaggio con l’altro ex El Shaarawy, che in vigilia pareva favorito) dietro Abraham. Nel riscaldamento apprensione per Pellegrini, visibilmente infastidito dal ginocchio sinistro: allarme poi rientrato. Pioli invece, un po’ per scelta e un po’ per necessità (sette gli indisponibili), rispetto al Torino ne ha cambiati quattro: Kjaer per Romagnoli, Hernandez per Kalulu, Bennacer per Tonali e Ibra – alla seconda da titolare - per Giroud. Dietro lo svedese il tecnico rossonero ha confermato Krunic, preferendo lasciare in panchina Diaz, al rientro dopo il Covid. Cambiano gli uomini, cambia il valore degli avversari, ma non cambia il Milan nel suo insieme. Una squadra che ha raggiunto una consapevolezza totale della propria forza, cosa che le garantisce una gestione matura in qualsiasi contesto. Anche in casa di una diretta concorrente europea che, soprattutto nei primi minuti, si è buttata in avanti e ha spaventato il Diavolo più di una volta. Solo che a spavento è seguita reazione.

CHE SFIDA SULLA FASCIA — E così ne è venuto fuori un primo tempo decisamente bello. Nessuna speculazione tattica, pochi calcoli e fase offensiva marcatamente aggressiva. Occasioni da una parte e dall’altra, Pellegrini ha fatto venire i brividi due volte a Tatarusanu nel primo quarto d’ora – fuori di poco in entrambe le occasioni – e i primi scorci di gara hanno offerto una Roma più convinta e un Milan più impacciato. Rapporti di forza che sono durati poco perché dopo una decina di minuti i rossoneri si sono sistemati e la Roma ha iniziato a trovare con maggiore difficoltà i corridoi giusti. Bennacer e Kessie si sono occupati a turno di Pellegrini, costringendolo ad arretrare il raggio d’azione, Kjaer ha cancellato Abraham e i giallorossi hanno dimostrato di patire in particolare i movimenti di Saelemaekers e Calabria sul centrosinistra, dove la cerniera Veretout-Mkhitaryan ha faticato a seguire gli avversari. Bellissima la sfida lungo la corsia sinistra del Milan, con Zaniolo e Leao a mettere a dura prova i nervi di Hernandez e Karsdorp. Ibrahimovic, come d’abitudine, è arretrato spesso a gestire palla sulla trequarti, aprendo spazi per un Leao sempre più ispirato. Il Milan è cresciuto con lo scorrere delle lancette e hanno iniziato a piovere occasioni: prima Kessie, poi Leao ha ciabattato da ottima posizione, Ibra ha alzato la mira davanti a Rui Patricio e quindi ha colpito. Leao si è preso una punizione dal limite e Zlatan ha infilato la porta giallorossa con un destro basso e angolato.

LA LEGGEREZZA DI THEO — Era il 26’ e la Roma ha accusato il colpo, perdendo aggressività e lucidità, e agevolando la gestione del Milan. Maresca ha annullato un gol a Leao per fuorigioco di Ibra e anche la ripresa è iniziata con una rete cancellata ai rossoneri – stavolta di Zlatan -, sempre per fuorigioco. Mourinho ha ridisegnato la Roma con la difesa a tre, ma il Milan ha colpito ancora: lungo lancio per Ibra, entrata scomposta di Ibanez e rigore, subito assegnato e poi confermato dopo controllo al monitor. Zlatan ha ceduto cavallerescamente a Kessie: 2-0 e Roma mentalmente a pezzi. Pioli ha tolto lo svedese e inserito Giroud, Mou ha buttato dentro El Shaarawy e Carles Perez, ma la partita ha cambiato faccia al 22’ quando il Milan è rimasto in dieci: fallo intenzionale di Hernandez su Pellegrini, secondo giallo e Diavolo in dieci. Un’espulsione molto pesante anche in ottica derby. Pioli ha inserito Ballo-Touré per Saelemaekers e poi Tonali, Romagnoli e Bakayoko per Leao, Bennacer e Krunic. Una doverosa prudenza, che ovviamente è equivalsa a una sofferenza sempre più opprimente. Nell’ultimo quarto d’ora è stato un assalto totale. Prima Kjaer ha suggellato una prova fantastica salvando su Zaniolo con Tatarusanu battuto, poi il portiere rossonero ha disinnescato Mancini. Al 93’ El Shaarawy ha accorciato le distanze e trasformato gli ultimi tre minuti di recupero in un assedio senza respiro dove il protagonista è stato ancora Tatarusanu, con un volo planato che ha disinnescato il sinistro di Carles Perez.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/11/2021 23:56

Il Bologna affossa il Cagliari
con De Silvestri e Arnautovic:
finale avvelenato

Per la squadra di Mazzarri terza sconfitta di fila:
nel recupero espulsione di Caceres, clamorosa occasione di Lykogiannis
e raddoppio degli emiliani prima del raddoppio dell’attaccante


Francesco Velluzzi


Tutti in piedi per il Bologna. Così urlano i tifosi che, felici, fanno festa per i tre punti che proiettano la squadra di Sinisa Mihajlovic insieme al gruppo della Juve a 15 punti. Due a zero al Cagliari, sempre più ultimo (a 6), sempre più solo. Il piano architettato da Walter Mazzarri per portare via un punto dal Dall’Ara dura solo 49 minuti, quando viene colpito al cuore da dottor De Silvestri. Il problema è che non c’è una reazione, solo confusione dalla quale non possono trarre giovamento né Pavoletti, che si sbatte alla morte, nè Joao Pedro. Anzi il finale porta a una vergognosa rissa che porta all’espulsione di Caceres.

Sul tecnico toscano si allungano ombre, anche se il presidente Giulini nel dopo partita si presenta a parlare in sala stampa e sembra voler togliere ogni dubbio sulla posizione dell'allenatore e si "limita" ad alludere a un ritiro (non punitivo) perché la squadra possa far quadrato. La dirigenza del Bologna ottiene invece la risposta che Mihajlovic voleva. Cioè la vittoria. Suggellata nel recupero da Arnautovic, nullo nella prima parte, super incisivo nella seconda.

PRIMO TEMPO — Il Bologna è quello annunciato con capitan Soriano e Musa Barrow alle spalle dell’idolo Arnautovic. Gary Medel governa la difesa a tre al centro e deve lottare con i centimetri e la stazza di Pavoletti. Mazzarri ne recupera tre, ma ne perde in albergo uno: Ceppitelli, colpito dalla lombalgia, non va neppure in panchina. In compenso nel Cagliari che sfoggia per la prima volta in campionato la divisa celeste in omaggio ai suoi uruguaiani c’è Godin, leader della Celeste, al centro della difesa a quattro, c’è Strootman in mezzo al campo e Nandez, altro uruguagio di pregio, a destra per provare a dar fastidio. Ed è proprio il numero 18 a creare più problemi a un Bologna che parte subito all’attacco con spinta e coraggio trascinato dalla curva Bulgarelli (i distinti sono pieni solo al centro) ma che poi non riesce a trovare mai il modo per aggirare il bunker del Cagliari stretto nel suo 4-4-2 con tutti gli uomini a protezione, Godin e Carboni attentissimi su Arnautovic, Nandez che viene a fare spesso il terzino (lamentandosi) per dare una mano a Zappa facendolo inventare quasi un 5-3-2 e Joao Pedro pronto a ripartire. Il problema è che il brasiliano si trova sempre solo in mezzo a tre o quattro quando vuol far uscire il Cagliari dal guscio.

Però è la squadra di Mazzarri che si rende più pericolosa. Con Nandez che calcia debolmente davanti a Skorupski e con Marin che calcia alta, a giro, una punizione favorevole, concessa in seguito a un’altra che Svanberg tocca con il braccio. C’è poco, comunque, nel primo tempo, soprattutto nel Bologna che Mihajlovic vuole vedere vittorioso a ogni costo.

SECONDO TEMPO — E infatti al ritorno in campo bastano 3 minuti e 50 secondi ai rossoblù di casa per sbloccarla: Medel indirizza dal suo centro di gravità, Arnautovic fa la prima cosa bella della partita, un velo che inganna Carboni e lancia de Silvestri. Lollo è bravo a infilarsi, bruciando Lykogiannis e battendo Cragno. Tutti in piedi per il Bologna. La mossa di Mazzarri è inserire Bellanova per Strootman. E Nandez va a fare la mezzala. Ma c’è anche la mossa della disperazione per dar più peso all’attacco: dentro Farias per Deiola e anche Caceres per Carboni. Farias e Nandez diventano due supporti in più per le punte. Una scossa che non arriva se non con qualche spizzata di Pavoletti e un tiro di Marin alto. Anzi è il Bologna a spaventare, prima dell’uscita Barrow serve una gran palla ad Arnautovic e Cragno è bravissimo. Quando entra, Sansone alla prima occasione prende il palo.

Solo nel finale il Cagliari mostra i denti e gli attributi ma nella baraonda di un calcio d’angolo è Caceres a farne le spese. La rissa coinvolge tutti i giocatori, Massa caccia l’uruguaiano che ha scagliato un pallone addosso a un avversario. Da lì il parapiglia. Ma nel convulso finale il Cagliari ha anche la palla del pareggio: la calcia Lykogiannis ma Skorupski con un balzo la manda in angolo. È un recupero infinito (in principio 3 minuti) ma il finale è del Bologna, anzi di Arnautovic che, servito da Sansone (Bellanova scivola) infila Cragno e mette la parola fine.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/11/2021 23:57

SERIE A 2021/2022 11ª Giornata (11ª di Andata)

30/10/2021
Atalanta - Lazio 2-2
Verona - Juventus 2-1
Torino - Sampdoria 3-0
31/10/2021
Inter - Udinese 2-0
Fiorentina - Spezia 3-0
Genoa - Venezia 0-0
Sassuolo - Empoli 1-2
alernitana - Napoli 0-1
Roma - Milan 1-2
01/11/2021
Bologna - Cagliari 2-0

Classifica
1) Napoli e Milan punti 31;
3) Inter unti 24;
4) Roma e Atalanta punti 19;
6) Lazio e Fiorentina punti 18;
8) Verona, Juventus, Bologna e Empoli punti 15;
12) Torino e Sassuolo punti 14;
14) Udinese punti 11;
15) Sampdoria e Venezia punti 9;
17) Genoa e Spezia punti 8;
19) Salernitana punti 7;
20) Cagliari punti 6.

(gazzetta.it)
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07/11/2021 00:10

A Empoli il Genoa si salva all'89'.
Ma la sorte di Ballardini è segnata

Il Grifone si fa rimontare nella ripresa e va sotto ma un gol
del giovane Bianchi (terzo gettone in A) a tempo quasi scaduto potrebbe
non aver salvato la panchina del tecnico


Lorenzo Franculli


Ballardini a un minuto dal '90 era virtualmente esonerato. Ma il pareggio strappato allo scadere grazie al "canterano" Bianchi, al suo terzo gettone in Serie A non basterà comunque a salvare la panchina. Su di lui si staglia l'ombra di Shevchenko. Ma andiamo con ordine. Il Genoa al Castellani si porta in vantaggio con Criscito su rigore, si fa recuperare da Di Francesco, va in svantaggio (gol di Zurkowski) ma trova il pari in extremis con 21enne entrato da pochi minuti. Un finale davvero da brividi. Continua invece il momento no dei toscani nelle gare casalinghe: solo una vittoria (e un pari) nelle sette giocate a Empoli.

IN BILICO — Ballardini arrivava al Castellani già in bilico. E con in tribuna i dirigenti del fondo statunitense 777 Partners che, dopo il closing fissato per il prossimo 15 novembre, diventeranno i nuovi proprietari del Genoa. Il Grifone in campo parte a razzo. Nei primi 9 minuti arriva al tiro tre volte, due con Caicedo e una con Cambiaso. E poi, al 10', Pairetto assegna il rigore al Genoa per un fallo di mano - pochi centimetri dentro l'area - di Fiamozzi. Dal dischetto va lo specialista: Vicario la sfiora, ma Criscito insacca. Per il capitano del Grifone è il quinto gol dagli 11 metri su 5 della stagione, nessuno come lui in Europa (e sono 15 su 17 in totale in Serie A). I toscani sembrano accusare il colpo. La reazione non arriva. E la prima vera occasione (l'unica del primo tempo) la spreca Bandinelli al 30': il suo sinistro da posizione defilata finisce alto. Il Grifone sembra poter controllare la partita. Invece...

ANDREAZZOLI CAMBIA LE CARTE — Nella ripresa, Andreazzoli per dare più peso all'attacco, inserisce Cutrone al posto di Bandinelli. L'ex Milan e Fiorentina inizia a fare a sportellate e a correre e lottare, ma l'Empoli non sfonda. Al 59' il tecnico ne cambia tre, fuori Haas, Stulac e Marchizza, dentro Ricci, Zurkowski e Parisi. E tre minuti dopo i toscani trovano il pari. Pinamonti fa da sponda per Zurkowski che sulla destra pesca Di Francesco. Per l'attaccante è una sorta di rigore in movimento e buca Sirigu. Ma ora in campo c'è tutto un altro Empoli. E al 66' sfiora il vantaggio con un tiro-cross di Henderson che finisce fuori di un soffio. Ballardini cerca di correre ai ripari e sostituisce Sturaro e Rovella per Kallon e Behrami. Ma è l'Empoli a colpire al 71'. Parisi innesca Zurkowski: il suo sinistro da 25 metri s'infila nell'angolino basso, Sirigu non può nulla.

GIOIA BIANCHI — Ma quando tutto sembrava perduto per il Genoa, ecco il gol da chi non ti aspetti. All'89' triangolo Melegoni-Caicedo-Bianchi, che di sinistro calcia di forza e la palla s'infila all'incrocio, imparabile per Vicario. Nessuna squadra ha pareggiato più gare del Grifone nei maggiori 5 campionati europei in corso: sei, tra cui tutte le ultime tre partite. Ma di sicuro la sua squadra non muore mai: è il decimo gol (su 17) realizzato nell'ultimo quarto d'ora.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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07/11/2021 00:14

Un gioiello di Sala lancia lo Spezia:
frenata del Torino.
Ma Orsato...

La squadra di Thiago Motta prevale grazie a un gran tiro da fuori del centrocampista.
Tocco di mano di Bastoni: Orsato controlla al Var ma non dà rigore ai granata


Mario Pagliara


Il golfo dei Poeti rimane indigesto al Toro. Dopo il 4-1 di maggio, i granata escono sconfitti anche in questo pomeriggio, stavolta con il minimo scarto. Lo Spezia vince con merito, dopo un primo tempo equilibrato ed una ripresa nella quale ha aperto il gas dominando atleticamente un Toro apparso molto stanco. Thiago Motta aggiunge tre punti pesantissimi alla sua classifica, mettendo la testa momentaneamente fuori dalla zona pericolo, grazie a un gioiello a metà ripresa di Jacopo Sala, il migliore tra i ventidue in campo. Al triplice fischio Juric è il primo ad uscire dal campo, scuro in volto e con mille pensieri, perché in novanta minuti più recupero il suo Toro non è riuscito mai a centrare la porta di Provedel con un tiro. L’unico pallone arrivato tra le braccia del portiere spezzino è stato al 93’ con un colpo di testa innocuo di Izzo. Per i granata è stato un passo indietro.

CORPO A CORPO — Mentre il sole scalda il pomeriggio di un tiepido sabato spezzino novembrino, in campo la temperatura sale rapidamente. Perché per quarantacinque minuti è tutto un corpo a corpo, un duello quasi rusticano, certo favorito dal terreno di gioco stretto del Picco, ma appare anche una impostazione precisa data da Juric e da Thiago Motta. Partita fisica, dunque, e non c’è allora da meravigliarsi se l’arbitro Orsato deve fischiare ben quindici falli dopo appena dodici minuti. Spezia e Toro se la giocano di forza, senza esclusione di colpi. E lo si capisce già dalle formazioni di partenza. Marcature a uomo per entrambi in tutte le zone del campo: Bremer su Nzola, Djidji su Verde, Maggiore su Lukic, Kovalenko su Praet (a proposito, il belga è regolarmente al suo posto come si era capito ieri pomeriggio dopo la rifinitura), Gyasi su Aina bloccato. Spezia con un insolito 4-1-3-2, granata con il tradizionale 3-4-2-1. Per tutto il primo tempo c’è tanto agonismo ma poco spettacolo.

LA MANO DI BASTONI — A metà gara sbagliano poco entrambe le squadre, fondamentalmente equivalendosi, la bilancia si sposta sulla conta degli episodi. Tre gli errori che potevano costare caro al Torino: il primo è di Bremer (11’), favorendo una girata di Verde di poco fuori. Il secondo è di Aina (32’): la sua incertezza lancia Nzola, il cui tiro è potente ma non inquadra lo specchio. L’ultimo è di Rincon, a metà primo tempo quando il General sbaglia un controllo ed evita il contropiede dello Spezia con il Toro tutto scoperto con un fallo che gli costa l’ammonizione. Al 29’ c’è l’unico errore da matita rossa dello Spezia, è di Provedel: il portiere sbaglia l’uscita, ma Singo non ne approfitta sparando in curva a portiere battuto e a porta vuota. In mezzo a tanto equilibrio, arriva poi l’episodio che lascia molti dubbi. Cade al 19’, quando da un cross in area di Praet la palla supera Singo e Erlic, battendo sul braccio sinistro largo di Bastoni prima di arrivare a Belotti, la cui conclusione si ferma sulla traversa. Orsato viene richiamato dal Var Nasca a rivedere l’azione al monitor: non dà il rigore, e annulla tutto per la posizione di fuorigioco del Gallo. Rivedendo l’azione, i dubbi restano.

SUPER MILINKOVIC — Quando inizia la ripresa, è lo Spezia a metterci più voglia e intraprendenza. In tre minuti, tra il terzo e il sesto, Nzola vince due volte il corpo a corpo con uno stanco Bremer: nel primo tentativo non inquadra lo specchio, nel secondo c’è bisogno di una super parata di Milinkovic per salvare il Toro. Sotto l’ora di gioco, Juric capisce che è il momento di dare una scossa con i cambi a un Toro sotto tono: dentro Baselli per Rincon, Pjaca per Linetty e Sanabria per Belotti.

IL GIOIELLO DI SALA — Un minuto dopo le sostituzioni, proprio da una palla persa da Pjaca in zona d’attacco, nasce il contropiede dello Spezia che porta al vantaggio dello Spezia. Nzola lavora benissimo sulla fascia destra, aprendo dall’altra parte per Kovalenko, il resto lo fa l’accorrente Sala (è il 13’) con un destro chirurgico che supera Milinkovic (Baselli tenta l’opposizione col corpo). È il gioiello che spezza l’equilibrio di una partita che nella ripresa è salita decisamente di tono. A questo punto il Toro si scuote, e riesce a rendersi pericoloso cinque minuti dopo con una girata di Sanabria nel cuore dell’area, senza fortuna. Al 26’ Thiago Motta toglie Sala, l’eroe di giornata, giocandosi la carta Salcedo. Juric risponde con Zaza (per Singo) sbilanciando nel finale il suo Toro con il 3-4-3 alla ricerca del pari, con Praet sulla destra e il tridente Zaza, Sanabria, Pjaca. Nel finale il Toro ci mette almeno la buona volontà, ma senza nessun pericolo concreto. La festa è in curva Ferrovia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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07/11/2021 00:19

Juve di corto muso:
magia di Cuadrado al 91’, k.o. i viola in 10

I bianconeri, finale a parte poco aggressivi, rischiano di impattare
contro la Fiorentina con un uomo in meno (rosso a Milenkovic al 73’).
Poi il colombiano si inventa un destro da favola


Livia Taglioli


Per una gara da “bollino rosso” era lecito attendersi una Juve formato-marine. Invece una squadra compassata e ben poco assatanata fino a poco prima del finale infuocato rischia di terminare il match a reti inviolate contro una Fiorentina ridotta in 10 dopo l'espulsione di Milenkovic al 73'. Poi arriva l’invenzione di Cuadrado, un destro da posizione angolatissima deviato da Biraghi, che a tempo scaduto regala alla Juve i sospirati tre punti dopo che le ultime due gare di campionato avevano lasciato a secco la Signora. La Fiorentina fa di più e meglio, anche se la squadra di Italiano a sua volta non brilla per pericolosità. Per la Juve da registrare anche una traversa colpita da Chiesa. All'Allianz Stadium finisce 1-0, e la Juve aggancia in classifica la Fiorentina.

RUGANI IN CAMPO DAL 1’ — Due infortuni e due scelte tecniche alla fine decidono la formazione bianconera: Szczesny causa un colpo al costato, e Chiellini per un fastidio all’adduttore destro nel riscaldamento sono out. Allegri aveva già deciso di dare un turno di riposo a Bonucci, finora il più impiegato, e a Bernardeschi, quindi alla fine giocano Perin, Rugani al fianco di De Ligt, e Rabiot sulla sinistra. La Fiorentina schiera un intraprendente 4-3-3 con Vlahovic fra Callejon e Saponara, mentre deve rinunciare fra gli altri a Dragowski. Un dettaglio non da poco, visto che Terracciano in uno scontro con De Ligt dopo un quarto d’ora si infortuna a un occhio e trascorre la successiva mezz’ora a detta sua senza vederci dall’occhio destro, molto arrossato. Ma resiste, e la Juve non riesce ad approfittarne. I viola giocano alti, pressando e minacciando da vicino Perin. La Juve contiene e riparte ma senza pungere, collezionando al termine dei primi 45’ giusto un paio di conclusioni fuori dallo specchio, nonostante Chiesa giostri alto e McKennie si inserisca con buona puntualità. La Fiorentina sotto rete non fa molto meglio - con Saponara e Callejon che sbagliano mira e Perin che smanaccia in anticipo su Castrovilli - ma mostra una miglior organizzazione, oltre che maggiore intraprendenza. A tempo scaduto un “mani” di Danilo viene valutato dal Var come regolare, e la prima frazione termina sullo 0-0.

CUADRADO MATCH WINNER — La ripresa si apre con Pellegrini in campo al posto di Alex Sandro, ma soprattutto con l’azione più pericolosa della gara fin qui: Morata cerca di domare un pallone in area, Milenkovic tocca forse di mano, lo spagnolo colpisce al volo di sinistro e sfiora la base del palo alla destra di Terracciano. Ma è un fuoco di paglia, poi la gara torna sui binari già visti, con la Fiorentina che imposta e la Juve che intercetta qualche pallone e si riversa in avanti, senza peraltro creare grandi pericoli. Il ritmo cala, la Fiorentina stessa dà priorità al possesso palla, mentre la Juve non trova né il collettivo né l’acuto e la partita si fa di una stagnante mediocrità. All’espulsione del secondo allenatore Daniel Niccolini fa seguito quella di Milenkivic, per doppia ammonizione. E’ il minuto 73’, può essere la svolta. La sfiora Chiesa tre minuti più tardi, colpendo la traversa con un destro di rabbia e potenza. Poi prova a darla Allegri, inserendo Cuadrado al posto di Rabiot, al minuto 79. E ancora una volta l’allenatore avrà ragione, anche se il cambio appare tardivo. Dopo un intervento decisivo di Terracciano su Chiesa, è infatti il colombiano a decidere il match, con un destro da posizione angolatissima deviato da Biraghi. E’ il 91’. Arrivano i tre punti, ma anche la conferma che la Juve ha ancora tantissima strada da percorrere per trasformarsi anche in campionato in una squadra “europea”.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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07/11/2021 00:23

Troppa Atalanta per il Cagliari:
Pasalic e Zapata firmano il colpo

Tutti i gol nel primo tempo: a segno il croato, Joao Pedro e il colombiano.
Nella ripresa la squadra di Gasp manca più volte il tris


Francesco Velluzzi


Scatto da Champions e altri tre punti in trasferta. L’Atalanta passa a Cagliari (1-2) e legittima la sua posizione. In attesa della sfida della Roma in laguna. Il colpo che conduce a quota 22 è firmato da Pasalic e dall’irresistibile Duvan Zapata che sale a quota 7 centri, come Joao Pedro. Ma al Cagliari di Mazzarri non basta il solito acuto del capitano brasiliano per invertire la rotta e sganciarsi dall’ultimo posto solitario. Ora c’è una nuova sosta. La fiducia nel tecnico, chiamato dopo tre giornate a posto di Leonardo Semplici, stando alle parole del club, non sembra in discussione. Ma c’è una nuova sosta prima della gara esterna con il Sassuolo e bisognerà capire se l’idea Fabio Liverani (dato in tribuna) può essere ‘ultima disperata mossa. Di certo c’è da registrare la sesta sconfitta (quarta di fila) della gestione Mazzarri. Mentre il collega Gasperini fuori casa ha battuto cinque colpi su sei. Così l’Europa dei grandi continua a essere più che possibile.

PARTITA — Il sale lo mette il dg rossoblu Mario Passetti in tv prima del match. Il presidente Tommaso Giulini, assente annunciato ha spedito lui a dire che Mazzarri "da qui a fine anno dovrà valutare col direttore sportivo (Stefano Capozucca) chi merita di stare nel Cagliari. Da qui a gennaio chi non se la sente potrà cambiare squadra". Poi si comincia ed è ancora Walter Mazzarri a stupire. Davanti c’è solo Joao Pedro con Nandez a fare da zanzara ai colossi di Gasperini.C’è pure il ritorno ala difesa a tre con Zappa accanto a Godin e Carboni. Il pimpante Bellanova è titolare, a destra tra i cinque. L’Atalanta mette Malinovskyi e Pasalic insieme a Zapata in uno schieramento che sembra più un 3-4-3 che il classico 3-4-2-1. Ma ai nerazzurri bastano 5’23” per andare in vantaggio con Pasalic. Zapata usa il fisico per smistare, Zappacosta mette dentro in mezzo dove Zappa si dimentica Pasalic che, tutto solo, mette dentro. Gasp cambia e passa a 4 dietro. Posizionando un 4-2-3-1 con Maehle e Zappacosta terzini e De Roon che va a occuparsi di Strootman. Non deve fare gli straordinari perché l’olandese non è certo volante. Godin incappa nel giallo (il terzo stagionale) spendendolo su Maehle e al minuto 25 Cragno deve superarsi su Zapata uscendogli basso incontro. Due minuti dopo il Cagliari pareggia: lancio splendido di Godin, De Roon guarda, Joao supera Demiral e batte Musso. Sette gol del brasiliano, difesa Atalanta a non impeccabile. Il piano di Mazzarri, che poi manda Grassi a scaldarsi, è proprio quello di sorprendere Gasperini con i lanci lunghi facendo scattare Nandez e Joao in velocità. Il Cagliari a gioca così. Però, poi, riprende a tremare: Deiola salva un pericolo, ma al 43’ la Dea rimette la testa avanti perché Zapata è incontenibile. Palla sanguinosa persa da Carboni, Koopmeneirs opera a destra e serve Zapata che si gira su Godin e batte Cragno di sinistro.

SECONDO TEMPO — Grassi è il nome nuovo del Cagliari. Al posto di Deiola. La scossa iniziale c’è, ma Bellanova calcia male. Occasione persa, l‘Atalanta riprende a macinare e dopo 10’ c’è l’episodio che farà discutere a lungo. Zappa perde palla, contrasto con Zappacosta che mette dentro, Carboni calcia il pallone e Pasalic va giù. Piccinini indica il dischetto senza esitazioni. Sembra che il 44 sardo scalci il croato. Ma Chiffi, dopo lungo consulto lo manda al Var e la decisione viene revocata. Carboni ha preso prima il pallone. Mazzarri si rasserena e adesso gioca la carta Pavoletti per Strootman che, quando esce, fa l’unico scatto della sua partita. Sardi a quattro. La Dea era ripartita a tre con le modifiche del Gasp: Ilicic per Malinovskyi e Lovato per Koopmeneirs. Lo sloveno incide, con finte, cambi di passo e di piede. Lui e Zapata, con Pasalic dietro sono un pericolo costante e al 31’ Cragno deve superarsi ancora sul tiro di Ilicic. Poi di nuovo su di lui e quindi bloccando a terra un tiro di Duvan. Il Cagliari mette una sola palla sulla testa di Pavoletti ma il livornese spedisce alto. Ha speso tanto la squadra di Mazzarri per star dietro alla Dea, Mazzarri deve provare anche la carta Pereiro (al posto di un buon Bellanova) e pure Farias per Zappa per l’assalto dei quattro minuti di recupero. L’Atalanta avrebbe ancora la chance per i 3-1 ma si piace troppo, non tira al momento giusto e guadagna un angolo per perder tempo. E portare a casa tre punti da Champions.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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08/11/2021 13:19

Shomurodov e Abraham non bastano.
Roma, che tonfo a Venezia. Ma il rigore...

La squadra di Mou dopo essere stata in vantaggio 2-1 si fa riprendere e sorpassare da Aramu e Okereke.
Dubbio il fallo di rigore che ha portato al pareggio fischiato a Cristante, un altro possibile "rigorino"


Fabio Bianchi


Il Venezia apre ufficialmente la crisi della Roma con una vittoria che Rocambole, al secolo Piere Alexis Ponson di Terrail, non avrebbe saputo descrivere meglio. Esplode di gioia il Penzo, esploderà anche lo spogliatoio della Roma, ma di rabbia. Una sola vittoria nelle ultime 7 partite, contro il Cagliari ultimo in classifica. Eppure sembrava avere in mano la partita, invece il Venezia ha pareggiato su rigore e poi affondato la lama in contropiede e legittimato l risultato colpendo due traverse. Grande protagonista Caldara, che sembra rinato (buona tenuta in difesa, gol e rigore procurato) e dall’altra parte Abraham. Lui sì, avrebbe meritato il successo.

PAREGGIO E SORPASSO — Partita da mille occasioni. Il fatto che Caldara si andato in gol al 3’, anticipando Cristante sulla punizione di Aramu, ha acceso subito la gara. La Roma, che Mourinho ha schierato per la prima volta con la difesa a 3 con Pellegrini dietro le punte e El Shaaarwy esterno sinistro, ha pressato subito un Venezia ben disposto in campo ma leggerino nel fisico e nelle intenzioni. Per una ventina di minuti la Roma ha confermato i suoi problemi in fase realizzativa, ma poi si è scatenato Abraham. Ha conquistato un rigore (cancellato dal Var per fuorigioco di Pellegrini), ha colpito un palo con un ottimo diagonale, ha spizzato di testa il cross di Veretout dove Romero in tuffo ha deviato ma Shomurodov è stato pronto a ribattere in rete. E, infine, all’ultimo respiro del primo round, ha difeso da colosso una palla in area contro Ceccaroni, si è girato e ha centrato l’angolino col diagonale. Per mole di gioco, un risultato parziale che ha rispecchiato le forze in campo, anche se il Venezia ha avuto la ghiotta occasione di raddoppiare in ripartenza. Okereke, sull’invito di Ampadu, è sfuggito a Kumbulla, è entrato in area e ha provato il tiro a giro, finito fuori.

IL RIBALTONE — La superiorità tecnica della Roma ha fatto pensare a tutti che nel secondo round sarebbe tracimata. Invece la difesa di Zanetti ha tenuto, mente il Venezia ha cominciato a distendersi in avanti fino a procurarsi il rigore (dubbio, prima c’era un probabile fallo di Kiyine su Ibazez, e il contatto di Caldara-Cristante non sembra tale da giustificare la massima punizione) poi trasformato da Aramu. A quel punto Mourinho si è disposto a 4 togliendo Kumbulla e inserendo Carles Perez. E Zanetti con l’esordio di Modolo, ha risposto schierandosi a 5. Tanta potenza offensiva nei giallorossi, parecchi pericoli dalle parti di un Romero cresciuto nel finale, ma è stato ancora il Venezia a colpire con Okereke che ha sfruttato un gran lancio di Ampadu e stavolta ha bucato Rui Patricio con freddezza. Nell’ultimo quarto d’ora la Roma si è riversata tutta avanti lasciando praterie dove la banda Zanetti ha trovato altre due occasioni colpendo altrettante traverse con Modolo e Henri. Insomma, alla fine la Roma ha pagato il solito difetto: non concretizzare tutte le occasioni che crea. E il Venezia si è sbloccato in zona gol: ha segnato in un sola partita la metà dei gol fatti in tutto il campionato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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08/11/2021 13:32

Il Bologna vola con Arnautovic:
Samp sempre più giù,
D'Aversa a rischio



Svanberg apre la gara, Thorsby segna il pareggio ma
un'incornata dell'austriaco regala i 3 punti alla squadra di Mihajlovic.
Continua il momento nero per i blucerchiati


Filippo Grimaldi

Festa Bologna con Svanberg e Arnautovic: nono posto in classifica e una vittoria esterna pesantissima,che affonda la Sampdoria al terzo k.o.di fila e in profonda crisi. Ora il club farà inevitabilmente riflessioni sul futuro di D’Aversa, sempre più incerto, perché la reazione del primo tempo non ha prodotto i risultati sperati. Mihajlovic se la gode, e il suo sorriso a fine gara esprimeva tutto il suo orgoglio per la prestazione dei suoi. Rossoblù da record, diciotto punti nelle ultime dodici partite sono un bottino che il Bologna non raccoglieva da quasi vent’anni. La Sampdoria fallisce l’esame, nonostante l’obbligo di muovere la classifica alla luce dei quattro punti nelle precedenti sette gare, frutto di un cammino disastroso con numeri difensivi da primato negativo. D’Aversa, con Quagliarella acciaccato, ha puntato sulla coppia Gabbiadini-Caputo in attacco, con Candreva battitore libero. Un 4-4-2 con l’esterno della Samp che in fase di possesso saliva sulla linea degli attaccanti. Una prova importante e fallita anche per la difesa. Mihajlovic, invece, si è affidato al suo 3-4-2-1 con Soriano-Barrow alle spalle di Arnautovic. Il risultato è stato un bel primo tempo, con tre occasioni nette da rete per parte. In verità la squadra di D’Aversa aveva dato qualche positivo segnale di risveglio. Tutto vano. Il Bologna, invece, fa e disfa, ha felici intuizioni nelle ripartenze in velocità, ma poi rischia di pagare pure qualche errata lettura difensiva. Anche se il fraseggio è di qualità e si nota un buon automatismo degli uomini di Mihajlovic. Con qualche eccesso di agonismo su entrambi i fronti, che si traduce nelle tre ammonizioni prima dell’intervallo.

BOTTA E RISPOSTA — Sino quasi a metà del primo tempo, più Samp che Bologna, salvato da un super Skorupski (9’) sul colpo di testa di Ekdal dopo il corner di Candreva e poi dal palo che Askildsen colpisce dalla distanza. Qui c’è il risveglio rossoblù. Ekdal mura Barrow, poi Audero salva il pari su Arnautovic (che errore, Augello), innescato da Barrow. Gara che va a fiammate: Theate spreca dal limite dell’area piccola, Skorupski, sempre lui, sventa il pericolo su Caputo e alla mezz’ora ancora (di gamba…) su Candreva. Qui gli animi si accendono: giallo per Gabbiadini e Colley, che entrano duro su Svanberg e Arnautovic. Finale da fuochi d’artificio: Yoshida chiude su un diagonale velenoso di Soriano (37’), che trova poi al 46’ Askildsen sulla traiettoria del suo tiro. In mezzo (43’), l’errore fatale ancora di Caputo su un posizionamento errato della difesa ospite. Insomma, partita interessante, ma nessuno sembra riuscire a sbloccarla.

CAMBIO DI PASSO — Nella ripresa, Mihajlovic inserisce Skov Olsen per De Silvestri (infortunato), e dopo cento secondi va in vantaggio con una conclusione di Svanberg, tutto solo al centro dell’area, bravo a raccogliere di prima il passaggio di Soriano e a bruciare sul tempo i due centrali sampdoriani. Qui, però, l’errore di posizionamento è anche di Thorsby che non segue lo svedese. Per la Sampdoria è un colpo durissimo anche sul piano psicologico, perché il pubblico rumoreggia, la manovra diventa più prevedibile e, soprattutto, la squadra si allunga. Piovono fischi su Gabbiadini e compagni, la squadra di Mihajlovic blocca le fasce e costringe i blucerchiati ad accentrarsi, trovando così pochi varchi. Ovvio, il gol di vantaggio è un tesoro troppo prezioso per il Bologna, abile a gestire la gara, facendo un proficuo possesso palla contro un avversario in evidente difficoltà, che rivede gli incubi delle ultime partite. Certo, la Samp ci prova. Augello si infila in area e dal vertice sinistro piazza un diagonale che va a lato di un soffio. D’Aversa prova a mettere forze fresche: dentro Torregrossa e Ciervo per Gabbiadini e Askildsen, passando così al 4-3-3 in fase di possesso, con l’ex romanista largo a sinistra, ma tanta frenesia inizialmente non paga. Yoshida s’infila in area rossoblù, ma Skorupski è attento. Caputo perde l’attimo alla mezz’ora, con la difesa del Bologna fuori posizione, ma non succede nulla, finché Thorsby (32’) accompagna in rete una punizione morbida battuta da Candreva su cui salta Yoshida e fa la torre per il compagno. Pari da brividi, e infatti dura poco, perché un minuto dopo Arnautovic servito da Svanberg beffa Augello e batte in porta: 1-2. Nel finale il Bologna prova ad abbassare il ritmo, la partita si scalda, ma il risultato non cambia più. Anzi, al 44’ Arnautovic scappa alla difesa Samp, serve Sansone e Audero quasi a terra respinge in modo prodigioso, lasciando aperta la speranza di una rimonta. No, niente da fare: Theate e Svanberg chiudono ogni varco. Finisce così. Sogno Bologna, che guaio la Sampdoria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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08/11/2021 13:36

L’Udinese torna a vincere dopo 8 turni:
Beto decisivo nel 3-2 al Sassuolo

Gara intensa e piacevole: apre Deulofeu dopo 8’,
pareggia Berardi al 15’ e sorpassa Frattesi al 28’ che però
al 39’ devia un tiro di Molina provocando il 2-2.
Nella ripresa, chiude il portoghese al 51’.
Espulso nel finale Makengo per doppia ammonizione


Alex Frosio


La fortuna aiuta gli audaci. Due deviazioni rimettono in carreggiata l’Udinese, che non vinceva dal 12 settembre e che torna al successo sul Sassuolo sfruttando, appunto, due inciampi del pallone: un tiro di Molina che Frattesi corregge e un tiro di Walace che intercettato da Chiriches origina il 3-2.

SPREGIUDICATEZZA — I tremolii della panchina, appena 4 punti nelle ultime 8 giornate, anziché paura infondono coraggio e addirittura spregiudicatezza a Luca Gotti. L’Udinese si schiera con un 4-2-3-1 inedito dal 1’ che ha quattro giocatori avanzati dedicati quasi esclusivamente alla fase offensiva. E il premio è immediato, perché all’8’ i friulani sono già avanti: insolita discesa di Becao nella posizione di ala sinistra, Beto risucchia verso la porta la linea difensiva e Deulofeu taglia verso l’appoggio basso di Becao per deviare facile in rete. Visti i precedenti – zero gol in 4 partite – a questo punto pare difficilissima la risalita del Sassuolo, ma questa gara è molto diversa dalle altre. E il pari arriva subito su gentile regalo di Silvestri: disimpegno sbagliato tra i piedi di Berardi che ringrazia e sbeffeggia ulteriormente il portiere infilandolo sotto le gambe. Gotti perde Arslan, dentro Makengo, e il controllo del pallone, che il Sassuolo amministra con velocità e precisione, anche perché pure i neroverdi non scherzano nella proposta offensiva, allineando il tridente più due invasori. Al 21’ Frattesi libera al tiro Defrel, stoppato da Perez. Al 26’ Berardi colpisce al volo (di destro!), perfetto ma deviato da Nuytinck, sull’angolo successivo Frattesi di testa alza il cross di Traoré. Ma il gol è maturo e arriva al 28’: Traoré manda al cross Rogerio, palla tesa rasoterra perfetta per l’inserimento e il colpo di prima di Frattesi. Il miglior invasore del campionato, eccolo qua: terzo gol in campionato, terzo gol nelle ultime quattro partite. Altro cambio obbligato per Gotti al 35’: Udogie per Samir. E pareggio al 39’, improvviso: conclusione da fuori di Molina, deviazione di Frattesi e Consigli è spiazzato. Poco equilibrio? Sì, ma che spettacolo. Al 43’ il Sassuolo spreca una ripartenza per scelta sbagliata di Traoré e contropiede Udinese: Beto prova a saltare Consigli che lo scippa in uscita.

VIDEO — Il controsorpasso, definitivo, arriva comunque a inizio ripresa e attraverso il casello del Var. Al 6’ un tiro di Walace rimbalza su Chiriches e schizza sul piede di Pereyra, che davanti a Consigli serve Beto libero di infilare a porta vuota. Il guardalinee segnala la posizione irregolare del Tucu, il video lo smentisce: Udinese in vantaggio. Stavolta il Sassuolo non riesce a riprendere il controllo, anche perché l’Udinese resta alta con la linea difensiva, continua ad aggredire e attaccare: Beto prova un paio di volte da fuori, Deulofeu innescato da Makengo alza di poco la mira. Dionisi prova a invertire l’inerzia con i cambi - Henrique per Magnanelli e Scamacca per Traoré – che esasperano ancora di più l’atteggiamento: Defrel passa a sinistra, Raspadori mezzala, Henrique unico costruttore. Ma a parte un paio di colpi a salve di Scamacca, il Sassuolo non si avvicina più alla porta di Silvestri. Il finale per l’Udinese è in 10 per l’espulsione “rapida” di Makengo (due gialli in 5 minuti) ma l’unico pericolo è un colpo di testa di Ferrari, che finisce centravanti-torre, ma Silvestri alza in angolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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08/11/2021 13:40

In casa la Lazio è super: tris alla Salernitana
con Immobile, Pedro e Luis Alberto



Quinto successo in sei gare all’Olimpico per la squadra di Sarri.
Sul 2-0 a inizio ripresa una traversa di Djuric e un palo di Ribery


Stefano Cieri

L’effetto-coppa stavolta non c’è. La Lazio spezza il tabù e per la prima volta in questa stagione riesce a incamerare i tre punti dopo una partita di Europa League. Successo limpido e mai in discussione quello sulla Salernitana, seguita a Roma da 6 mila tifosi appassionati che non hanno mai sesso di incitare la loro squadra. La formazione di Sarri chiude la pratica in mezzora con l’uno-due firmato Immobile-Pedro e poi controlla agevolmente, concedendo qualcosa agli ospiti solo nel primo quarto d’ora della ripresa, per poi chiudere definitivamente i giochi con Luis Alberto. Vittoria importante, perché consente alla Lazio di scavalcare la Roma e restare ad un punto dal quarto posto, ora occupato dalla sola Atalanta. Successo prezioso, però, non solo per la classifica, ma anche perché conferma i progressi nel gioco che la formazione romana aveva già fatto registrare nelle ultime uscite. Per la Salernitana un k.o. con poche attenuanti. Troppo timorosa all’inizio la formazione di Colantuono, eccessivamente preoccupata di contenere la manovra degli avversari. Quando prova a svegliarsi è ormai troppo tardi.

UNO-DUE ALLA MEZZORA — Partita con copione a senso unico sin dalle prime battute. Lazio che tiene palla, manovra, cerca l’imbucata giusta per arrivare nell’area avversaria. E Salernitana che pensa unicamente a chiudere tutti gli spazi. La formazione campana ci riesce abbastanza bene nei primi venti minuti, anche perché la lazio non alza eccessivamente il ritmo. Probabile che si tratti di una scelta ragionata. Le fatiche di coppa sono risultate sempre fatali alla formazione biancoceleste fin qui e i sarriani vogliono evitare di ritrovarsi nella stessa situazione. La formazione di Colantuono forse potrebbe approfittare di questo approccio morbido dei padroni di casa. Ma non lo fa. La squadra campana resta rintanata nella sua metà campo, affidando unicamente a Ribery e ai due attaccanti Simy e Bonazzoli il compito di guastare le feste. ma in tre contro tutti non c’è partita. Superata la prima fase di studio, la Lazio comincia a sgasare un po’ attorno alla mezzora. E tanto basta per andare in vantaggio e poi raddoppiare. La sblocca al 31’ il solito Immobile che deposita in rete di testa dopo un’azione molto bella,impostata da Felipe Anderson, rifinita da Milinkovic per Pedro che di testa serve Immobile per il suo 161° gol con la Lazio. Passano cinque minuti e arriva già il raddoppio. Pasticcio difensivo tra Zortea e Gyomber in fase di costruzione, Pedro arriva come un falco, ruba palla ai difensori e fredda Belec. I biancocelesti a quel punto vanno sul velluto e sfiorano anche la terza rete, con Milinkovic su punizione.

LA CHIUDE LUIS — Salernitana più vivace e intraprendente nella ripresa, ma non basta per riaprire la gara, Anche perché i campani non sono particolarmente fortunati nelle due occasioni più importanti che si creano per dimezzare lo svantaggio. Pochi minuti dopo l’intervallo è il nuovo entrato Djuric a colpire di testa la traversa su assist di Ribery. Più tardi tocca allo stesso francese colpire il palo. I cambi di Colantuono, che sostituisce i due attaccanti (dentro prima Djuric e poi anche Gondo per Simy e Bonazzoli; entreranno poi anche Kechrida, Coulibaly e Veseli) sembrano poter sortire l’effetto sperato. Ma è solo un’impressione. La Lazio, per non correre troppi rischi, abbassa in questa fase il baricentro ed evita guai peggiori. I biancocelesti sono però lesti a rialzare la testa appena ne hanno l’occasione. E il colpo di biliardo di Luis Alberto chiude definitivamente la contesa al minuto 24. C’è tempo solo per tanta accademia (l’arbitro Rapuano giustamente non concederà recupero), per un po’ di cambi (Sarri fa rifiatare Luiz Felipe, Milinkovic, Anderson e Cataldi: entrano Patric, Basic, Leiva e Zaccagni) e un altro palo, questa volta della Lazio: lo colpisce Immobile.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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08/11/2021 13:44

Simeone ferma anche il Napoli:
il Verona in 9 strappa l’1-1



Il Cholito al 13’ segna il suo 9° gol stagionale.
Di Lorenzo pareggia subito, la squadra di Spalletti
colpisce due pali ma non riesce a sfondare.
Nel finale espulsi Bessa e Kalinic


Nicola Berardino

Finisce 1-1 come il 23 maggio scorso. Il Napoli sbatte contro il Verona e non riesce a intascare i tre punti per potenziare il suo primato in attesa del risultato del Milan del derby. Cinque mesi fa quel pareggio era costato al Napoli la qualificazione in Champions. Questa volta fa saltare per la prima volta l’appuntamento con la vittoria in casa. Ma il risultato premia anche il bel periodo della squadra di Tudor, che una settimana fa ha mandato al tappeto la Juventus dopo aver battuto anche Lazio e Roma. Ancora una volta Giovanni Simeone in primo piano. Dopo aver graffiato Lazio e Juventus, lascia il suo segno anche sul Napoli e si porta a nove gol in campionato. Il pronto pareggio di Di Lorenzo al 18’ del primo tempo dà l’illusione di una rimonta vincente. Ma il Verona è in guardia sino al fischio finale, pur concludendo in nove.

BOTTA E RISPOSTA — Spalletti si riaffida al 4-2-3-1. In difesa, Juan Jesus rileva lo squalificato Koulibaly. Rispetto alla gara di Varsavia, torna Ospina tra i pali. Rientrano Fabian Ruiz, Osimhen e Insigne, indisponibili in Europa League, oltre a Mario Rui. E Politano riprende il suo posto da titolare. Tudor ritocca la formazione che ha battuto la Juventus con l’innesto di Ceccherini dopo che all’ultimo si è fermato Lazovic per un risentimento muscolare (Casale avanza in mediana). Napoli con la maglia con il viso stilizzato di Maradona per ricordarlo verso il primo anniversario (25 novembre) della sua scomparsa. Avvio aggressivo degli azzurri ma è il Verona a creare il primo vero pericolo: al 12’ botta di Caprari dalla distanza, Ospina ribatte in tuffo. Un minuto dopo la formazione di Tudor si fa largo sulla destra con Barak che sfugge a Mario Rui e smista per l’accorrente Simeone, che anticipa Rrahmani e infila Ospina. Verona in vantaggio con il nono centro del suo goleador. Il Napoli prova subito a reagire. Insigne non inquadra la porta. Al 18’ arriva il pareggio. Sugli sviluppi di una punizione di Insigne, colpo di testa di Rrahmani per Fabian Ruiz che serve Di Lorenzo: rasoterra tra le gambe di Montipò e gol del Napoli, il primo per il difensore in questo campionato. Gara giocata a gran ritmo a tutto campo. Così la squadra di Spalletti sfiora il gol con un colpo di testa di Politano indirizzato sul primo palo, ma anche quella di Tudor sa osare e una bordata di Barak viene smorzata di petto da Rrahmani prima di essere controllata da Ospina. Verona molto articolato nella manovra proiettata in avanti, Napoli compatto ma sempre pronto a fiondarsi in profondità. Al 42’ spettacolare incursione del Napoli a tutta velocità: Politano come un motorino sulla destra, innesca Osimhen che si gira e colpisce il palo. Finale di tempo con il Napoli che reclama per un mani in area di Ceccherini su azione di Insigne.

MURO VERONA — Dopo l’intervallo, il Napoli riparte all’attacco. Montipò sventa una punizione calibrata da Insigne. Combinazione tra il capitano e Osimhen che viene fermato dai difensori veneti e reclama un fallo ai suoi danni. Il Verona sa tener botta per poi ripartire: grinta e schemi a braccetto. Al 17’, primi cambi nel Napoli: Zielinski e Politano fanno posto a Elmas e Lozano. Che si lancia al tiro alla prima occasione: palla sopra la traversa. Al 23’ Ospina è sveglio sul tocco di Barak, ben servito in area da Simeone. Il Napoli si sbraccia per dare la svolta alla gara. Verona attentissimo. Alla mezz’ora Tudor procede con una doppia sostituzione: Lasagna e Bessa rilevano Simeone e Barak. E i gialloblù rinfrescano la manovra offensiva. Poi entrano pure Magnani e Kalinic per Gunter e Caprari. Mentre Spalletti innesta Mertens e Ounas per Insigne e Anguissa. Intanto, al 43’ Verona in dieci per l’espulsione di Bessa causa seconda ammonizione. Al 45’ punizione radente di Mertens che schizza sul palo alla sinistra di Montipò. Il Napoli si gioca la carta Petagna che subentra a Osimhen. Espulso Kalinic dopo aver colpito Mario Rui: Verona in nove a reggere l’assalto finale degli azzurri. Petagna ha l’ultima chance ma il muro scaligero regge. Finisce 1-1 con molti rimpianti per il Napoli ma anche con tanti meriti per il Verona.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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08/11/2021 13:49

L'Inter spreca troppo, il Milan sfiora il colpo al 90'.
E in vetta resta tutto come prima...

Rigore di Calhanoglu, autogol di De Vrji e
altro penalty fallito da Lautaro nella prima mezz'ora.
Poi meglio i nerazzurri ma palo clamoroso di Saelemaekers


Marco Pasotto


Si sono azzannate, colpite e sgambettate senza riuscire a sferrare il cazzotto del k.o. in un derby bellissimo con gol, autogol, rigori parati, salvataggi sulla linea e una commovente coreografia della curva rossonera dedicata a medici e infermieri in prima linea nella lotta al Covid. Milan e Inter si annullano sull’1-1, ma non si ferma il percorso che, per quanto visto anche stavolta, le manterrà sulla strada maestra di chi lotterà per lo scudetto fino alla fine. La mezza stecca casalinga del Napoli con il Verona dà ovviamente molto più gusto al Diavolo, che ci guadagna due volte: mantiene il primato in classifica e inchioda sette gradini più in basso proprio l’Inter. E’ il motivo per cui invece in casa nerazzurra si mastica un po’ più amaro, anche se la prestazione contro la capolista è stata assolutamente di buona fattura. Inter in vantaggio con un rigore di Calhanoglu e riacciuffata da un autogol di De Vrij. Tutto nel primo tempo per un pareggio sostanzialmente corretto mettendo sulla bilancia le occasioni da una parte e dall’altra.

LE SCELTE — Nella settimana in cui Pioli ha finalmente iniziato a ricevere qualche buona notizia dall’infermeria – sono tornati fra i convocati Florenzi, Pellegri e soprattutto Rebic -, ha però dovuto rinunciare nelle ultime ore a Romagnoli per un fastidio muscolare (il capitano comunque avrebbe iniziato dalla panchina). Il tecnico rossonero ha studiato una mossa a sorpresa nell’undici titolare: fuori Saelemaekers e dentro Diaz a destra con Krunic al centro della trequarti, quando il pensiero comune riguardava il ballottaggio fra lo spagnolo e il bosniaco. Come previsto al centro dell’attacco si è ripresentato Ibra e dietro a sinistra al posto dello squalificato Hernandez si è piazzato Ballo-Touré. Inzaghi non aveva alcun problema medico – tutti insieme appassionatamente – e quindi ha potuto concentrarsi sull’unico ballottaggio che agitava la sua vigilia: dentro Calhanoglu o Vidal accanto a Brozovic? L’ha spuntata il nazionale turco, sommerso dai fischi e dagli insulti del Meazza rossonero. Non che ci si attendesse qualcosa di diverso. Rispetto alla Champions, oltre a Calha da segnalare anche il rientro di Perisic.

BOTTA E RISPOSTA — Nel primo tempo è successo più o meno di tutto e più o meno da subito. Sono stati sufficienti otto minuti per scardinare l’equilibrio all’interno del quale si studiavano e stuzzicavano le squadre. Kessie si è addormentato col pallone fra i piedi in mezzo a Dzeko e Calhanoglu, col quale è venuto a contatto in area. Doveri ha indicato il dischetto, fra le proteste furibonde rossonere, e la decisione è stata poi confermata dal Var. Sotto gli sguardi minacciosi della Sud la responsabilità se l’è presa Calhanoglu, che ha fatto centro e ha poi avuto la sgradevole idea di vendicarsi degli insulti piazzandosi davanti alla curva milanista con aria di sfida e portando le due mani alle orecchie. Apriti cielo. Florenzi è schizzato in campo dalla panchina per mangiarselo e hanno faticato a placarlo. Il pareggio è arrivato al 17’ grazie a un autogol di De Vrij, che in pieno mischione ha infilato nell’angolino di Handanovic una punizione di Tonali. Appetiti soddisfatti? Macché. Otto minuti dopo i nerazzurri si sono nuovamente ripresentati dagli undici metri, stavolta per una sciocchezza colossale di Ballo-Touré, che prima non si è accorto dell’inserimento di Darmian e poi lo ha gambizzato in area. Stavolta si è presentato Lautaro e Tatarusanu non ha fatto rimpiangere né Donnarumma, né Maignan: parata sicura e tecnicamente pregiata. Siamo partiti dagli spunti principali di cronaca per raccontare una partita sempre viva e coinvolgente, con un primo tempo nel quale il Milan si è fatto preferire per la manovra complessiva, maggiormente elaborata, che l’ha portato a stazionare spesso e a palleggiare sulla trequarti, a fronte però di qualche appoggio sbagliato di troppo. Meglio l’Inter invece nelle verticalizzazioni e in ripartenza, anche perché la mossa di Pioli che ha piazzato Krunic ad alitare sul collo di Brozovic ha prodotto i suoi effetti, costringendo l’Inter a percorrere altre strade per preoccupare il Diavolo. E’ stata una partita in cui sono mancati soprattutto i grandi attesi: Ibra e Leao da un lato, Dzeko, Barella e in parte Lautaro dall’altro. Milan di manovra, Inter piuttosto pungente, però: tra il 44’ e il 45’ prima Barella si è fatto respingere sulla linea da Ballo-Touré, con Tatarusanu fuori causa, un destro scarico e centrale, e poi Lautaro ha spedito fuori di pochi millimetri. In entrambi i casi la difesa rossonera, mal piazzata, ha ballato sonoramente.

QUANTE OCCASIONI — Nella ripresa lo spartito dei primi 45 si è invertito: Inter con la palla fra i piedi e Milan ad aspettare e ripartire. Tanti gli errori di precisione da una parte e dall’altra, ma con un indice di pericolosità che si è spostato abbastanza nettamente dalla parte nerazzurra. Un’Inter più efficace e soprattutto molto più presente in fase offensiva di fronte a un Milan rinchiuso nel suo fortino per lunghi minuti. Pioli ha tolto Leao e Diaz per Rebic e Saelemaekers, Inzaghi è stato costretto a sostituire l’infortunato Barella (un guaio anche in chiave azzurra) con Vidal. A metà tempo Kalulu ha salvato due volte in pochi attimi un gol praticamente fatto proprio sul cileno. Poi ancora problemi fisici in casa interista: fuori Dzeko e Darmian, dentro Correa e Dumfries. Pareva un Milan molto provato, obbligato quasi esclusivamente a difendersi, ma negli ultimi dieci minuti i rossoneri sono tornati fuori con prepotenza e a quel punto sono stati i nerazzurri a ritrovarsi con la lingua di fuori. Schiacciati negli ultimi trenta metri. Prima ci ha provato Ibra su punizione, poi Bennacer ha spedito in cielo da ottima posizione, Rebic ha lisciato la più facile delle conclusioni in piena area e Saelemaekers ha preso un palo a un minuto dallo scadere. Un punto a testa: mettendo tutto sulla bilancia, si può dire che sia giusto così.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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08/11/2021 13:56

SERIE A 2021/2022 12ª Giornata (12ª di Andata)

05/11/2021
Empoli - Genoa 2-2
06/11/2021
Spezia - Torino 2-1
Juventus - Fiorentina 1-0
Cagliari - Atalanta 1-2
07/11/2021
Venezia - Roma 3-2
Sampdoria - Bologna 1-2
Udinese - Sassuolo 3-2
Lazio - Salernitana 3-0
Napoli - Verona 1-1
Milan - Inter 1-1

Classifica
1) Napoli e Milan punti 32;
3) Inter punti 25;
4) Atalanta punti 22;
5) Lazio punti 21;
6) Roma punti 19;
7) Fiorentina, Juventus e Bologna punti 18;
10) Verona e Empoli punti 16;
12) Torino, Sassuolo e Udinesepunti 14;
15) Venezia punti 12;
16) Spezia punti 11;
17) Genoa e Sampdoria punti 9;
19) Salernitana punti 7;
20) Cagliari punti 6.

(gazzetta.it)
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20/11/2021 23:42

Atalanta travolgente: manita allo
Spezia e terzo posto insieme all'Inter



La Dea va in svantaggio per il gol di Nzola, poi un super Pasalic, Zapata, Muriel e Malinovskyi dilagano


Marco Guidi

L’Atalanta regola lo Spezia al Gewiss Stadium per 5-2 e avanza a quota 25 punti, raggiungendo momentaneamente l’Inter al terzo posto in classifica. Non è stata però tutta una passeggiata per la Dea, in sofferenza nella prima mezz’ora contro un buon Spezia. L’allievo Thiago Motta era riuscito a complicare i piani del maestro Gasperini (prima sfida in panchina tra i due, dopo l’esperienza comune al Genoa 2008-09 – uno da giocatore e l’altro da allenatore), fino a quando i suoi non hanno perso completamente gli equilibri, imbarcando acqua sulle ripartenze atalantine e finendo per subire un passivo sin troppo largo, quasi ingiusto. Alla fine mattatore è stato Pasalic (doppietta e un assist), mentre Gasp può sorridere per il ritorno al gol anche di Muriel, oltre che del solito Zapata e di Malinovskyi. E pensare che tutto era iniziato con la rete di Nzola, poi autore di una doppietta…

PARTENZA — Gasperini recupera Toloi in difesa, lascia a riposo Freuler a centrocampo (c’è Koopmeiners) e davanti si affida al tridente Ilicic-Zapata-Pasalic. Thiago Motta conferma la formazione che ha battuto il Torino prima della sosta, con la sola eccezione di Hristov al posto dello squalificato Nikolaou in difesa. Il tecnico italo-brasiliano replica la mossa tattica vista già contro il Torino, con Bastoni rapido ad alzarsi e Gyasi ad abbassarsi, così da trasformare il 4-3-3 in 3-5-2. La prima emozione al 4’, con Ilicic che aggancia il pallone messo in mezzo da Zappacosta e gira con il sinistro di poco a lato. Lo Spezia non resta però a guardare. Fraseggia, alza gli interni di centrocampo quando spinge e all’11’ passa a sorpresa in vantaggio. Verde si libera ai 20 metri e va al tiro, Musso devia in modo approssimativo sulla traversa e sulla respinta Nzola sentenzia con il sinistro. L’Atalanta sembra subire il colpo, fatica a reagire, ma al 18’ quasi dal nulla trova il pari: Zappacosta se ne va tra Bastoni e Sala sulla destra, cross, velo di Zapata e stoccata di prima intenzione di Pasalic a fulminare Provedel. L’1-1 stavolta galvanizza la Dea che comincia a spingere con convinzione. Al 21’ ci prova Maehle da limite: palla larga. Poi è la volta di Zappacosta: fuori. L’occasione buona l’avrebbe ancora Nzola dall’altra parte, ma l’attaccante ospite si attarda troppo nella conclusione e Toloi lo mura a pochi passi da Musso. Al 28’ squillo di Koopmeiners, in ombra nella prima parte di gara: il suo sinistro dal limite mette i brividi a Provedel, ma si spegne sul fondo.

ECCO LA DEA — Cinque minuti dopo l’episodio che indirizza la partita: contropiede condotto da Zapata, assist per Maehle sul cui tiro Sala interviene con il braccio aperto. Abisso non fischia, ma poi si corregge dopo l’on field review: rigore. Sul dischetto va Zapata e Provedel respinge, ma il direttore di gara fa ripetere, sempre su suggerimento del Var, perché Erlic era entrato in area prima della battuta. Alla seconda chance, Duvan non sbaglia. E qui cambia la partita. Perché appena i liguri alzano la linea difensiva, l’Atalanta è letale in ripartenza. Così al 41’ Zapata si mangia Hristov nell’uno contro uno ed è freddo nel servire Pasalic per il 3-1 a tu per tu con Provedel. Lo Spezia ora è come un pugile suonato che attende il gong dell’intervallo e per poco lo scatenato Zapata non gli assesta il quarto cazzotto in 45’: Provedel stavolta para bene a terra.

GOLEADA — L’Atalanta rientra dai 15’ di break con l’intenzione di gestire il vantaggio. Thiago Motta dopo 7’ prova a ridare vigore ai suoi inserendo Manaj per Verde. Il problema per i liguri nasce quando i padroni di casa recuperano palla e verticalizzano rapidamente, trovando sempre malmessa la retroguardia: al 9’ Maehle spreca una ghiotta occasione non servendo i compagni in superiorità numerica. Gasperini, anche in vista dell’impegno di Champions di martedì in casa dello Young Boys, comincia la sua girandola di sostituzioni: fuori Ilicic e Koopmeiners, dentro Malinovskyi e Pessina. Lo Spezia non ha più gli equilibri della prima mezz’ora e ogni volta che la Dea accelera un attimo è una chance per il poker: al 17’ Provedel respinge la botta in diagonale di Zappacosta. Sussulto ospite al 21’: dormita della difesa nerazzurra, Nzola scappa sul lancio di Maggiore e conclude forte in diagonale, Musso respinge bene con i piedi. La partita si mantiene godibile, anche se vive ormai di fiammate, come il destro dal limite di Djimsiti fuori di un soffio. O il tiro di Zapata dai 20 metri deviato in tuffo da Provedel. Al 34’ finisce la partita di Duvan, tra i migliori: entra il connazionale Muriel. Ed è proprio l’altro colombiano a calare il poker al 38’, su assist di Pasalic, dopo che Maggiore aveva sfiorato il bersaglio grosso con un destro a giro uscito di centimetri alla sinistra di Musso. Per Muriel è la fine di un digiuno che durava dalla prima giornata ad agosto (gol al Toro). Finita qui? No, ormai le porte sono aperte. Così Malinovskyi con un sinistro potente fa 5-1, ma Nzola nel recupero su azione d’angolo batte ancora Musso. E stavolta il 5-2 è definitivo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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20/11/2021 23:45

Juve, vittoria di rigore:
Bonucci fa 2 su 2, Lazio battuta e agganciata

Fuori Immobile e Dybala, il match è deciso da una doppietta dal dischetto del difensore.
Il quarto posto dista 4 punti. Danilo esce in barella


Livia Taglioli


Il confronto diretto fra Sarri ed Allegri si conclude con la terza vittoria esterna in campionato della Juve, dopo La Spezia e il derby: all’Olimpico i bianconeri superano 2-0 la Lazio, match winner Bonucci che batte Reina due volte dal dischetto. Immobile si commuove davanti alle coreografie che l’Olimpico gli dedica ma non è fra i convocati, la Juventus aggancia i biancocelesti in classifica grazie ai tre punti conquistati. Al di là di quel che farà l’Inter, la distanza dal quarto posto (i 25 punti dell’Atalanta, che è già scesa in campo) è di quattro lunghezze.

BONUCCI, DISCHETTO E GOL — Senza Immobile i padroni di casa, orfani di Dybala i bianconeri. Lazzari si prende il versante destro dalla difesa, sull'opposto Allegri sceglie Pellegrini, con Alex Sandro in panca. Per il resto scelte prevedibili, con il duo Luis Alberto e Milinkovic-Savic ai lati di Cataldi e Pedro falso nove da un lato, e McKennie-Locatelli centrali, con Chiesa spalla di Morata dall'altro. Nessuna novità nemmeno sul canovaccio previsto in campo: tanta Lazio nei primi 20’, poi il vantaggio della Juve sgonfia i padroni di casa, che accusano il colpo e perdono la brillantezza mostrata fin lì. La rete bianconera arriva al 23’ dal dischetto, con Bonucci bravo a battere Reina di destro, dopo che Di Bello aveva verificato sullo schermo l’irregolarità del contatto in area fra Cataldi e Morata. Nel frattempo la Juve aveva perso Danilo per infortunio (e l’uscita in barella col volto coperto da un braccio non lascia presagire nulla di buono), sostituito al 15’ da Kulusevski. Da quel momento, con Cuadrado arretrato a fare il quarto di difesa, Allegri lascia a 3 il centrocampo, piazzando lo svedese all’altezza di Chiesa e Morata. Ma per la Juve non cambia un granché: la squadra resta accartocciata dietro, rischia poco o niente ma costruisce ancora meno. E quelle rare volte che riesce a superare il centrocampo laziale o perde il tempo per eccesso di lentezza o sceglie la soluzione più difficile, tipo Morata che cerca la rovesciata e manda alto. Totale: nel primo tempo la Juve non trova mai lo specchio, la Lazio guadagna qualche angolo e una volta Milinkovic-Savic chiama in causa Szczesny. Poca roba, diciamolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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20/11/2021 23:50

Papere ed errori,
festa Viola con Vlahovic:
Milan, primo k.o.

Doppiette per Ibra e per il serbo, dopo i gol di Duncan e Saponara.
Nel finale autogol di Venuti. Prima sconfitta in campionato per i rossoneri,
che ora rischiano di perdere la vetta della classifica


Stefano Cantalupi


Un sabato Italiano. Di cui Pioli e il Milan avrebbero fatto volentieri a meno, perché il 4-3 della Fiorentina ai rossoneri rischia di costare carissimo: l'allungo del Napoli in vetta o il ritorno in corsa dell'Inter, lo sapremo domani. Partita emozionante a Firenze, senza un attimo di respiro: viola avanti di tre gol, l'orgoglio di Ibrahimovic riapre tutto, poi Vlahovic fa doppietta come il suo idolo Zlatan e sigilla il trionfo viola. Primo k.o. per il Diavolo in questa Serie A.

TATA E SAPONARA — Il racconto parte dagli ex. Oltre a Pioli, s'intende. Se n'è parlato spesso, nel lungo avvicinamento a questo match: Rebic è out, ma in campo ci sono Bonaventura, Tatarusanu e Saponara. Gli ultimi due di questo elenco saranno protagonisti del primo tempo, in maniera opposta. "Tata" perché incappa nel primo grave errore da quando sostituisce Maignan tra i pali: è il 15', un innocuo corner va esaurendosi nelle mani del portiere romeno, ma la palla scivola via dai guanti e Duncan anticipa sia lui che Gabbia, per l'inatteso 1-0 viola. Saponara, invece, perché dipinge il raddoppio con una pennellata a giro un istante prima dell'intervallo. Proprio lui, vecchio cuore rossonero anche da tifoso. Destro telecomandato.


IBRA SPRECA — Il Milan, senza Tomori, in difesa concede qualcosa in più del solito. Kjaer deve occuparsi di Vlahovic e lo pedina a tutto campo, ricorrendo spesso alle maniere forti. Il danese non è capitano per l'assenza di Romagnoli (panchina) e Calabria (indisponibile): la fascia va a Kessie, e la scelta può essere caricata di tanti significati, visti i puntini di sospensione sul rinnovo dell'ivoriano. E Ibrahimovic? C'è lui e non Giroud al centro dell'attacco. Segna subito ma è in fuorigioco, poi si divora la palla del pareggio appoggiando a lato di testa. Errore non da lui. Più precisi i tiri di Tonali e di un brillante Leao (spesso trovato dai lanci di Kjaer), ma Terracciano è reattivo. Sull'altro fronte, prima del 2-0 che fa esplodere il Franchi, sono Vlahovic e Bonaventura ad andare più vicini al bersaglio.

FINITA, ANZI RIAPERTA — Giroud a parte, Pioli non dovrebbe avere granché per girare la partita, anche per via del fatto che Messias e Florenzi sono appena rientrati da guai fisici. Ma deve fare di necessità virtù e quindi - dopo un destro sprecato da Leao - ne cambia tre: fuori Kalulu, Saelemaekers e Diaz, dentro Florenzi, Messias e Giroud. Doppio centravanti, dunque: la carta da usare nei momenti critici. La partita si scompiglia, dal 2-0 si passa in un attimo al 3-2. Ben tre gol in sette minuti. È l'ora dei bomber: prima il capolavoro di Vlahovic, che evita il fuorigioco, brucia Gabbia e batte Tatarusanu per il tris viola; poi amnesia clamorosa di Bonaventura, che regala il pallone a Ibra in area e vede lo svedese scaraventare in porta il destro del 3-1; infine, duello vinto da Hernandez su Odriozola, cross basso da sinistra e altra zampata vincente di Zlatan. Tutto riaperto, doppietta a 40 anni in Serie A, cala il gelo sul Franchi.

LA CHIUDE DUSAN — La Fiorentina, però, trova il modo di riorganizzarsi. Il Milan spinge, assalta con tutto quello che ha, ma trova meno sbocchi. E quando Theo s'addormenta a ridosso dell'area di rigore rossonera, regalando a Gonzalez il pallone che poi Vlahovic trasforma nel 4-2, finisce di fatto il match, anche se un'autorete di Venuti all'ultimo secondo fissa il punteggio sul 4-3. Pioli perde ancora con Italiano, come a febbraio a La Spezia. Firenze canta, sognando l'Europa. Quella che attende il Milan mercoledì a Madrid, per l'ultimo treno Champions, da prendere per dimenticare la batosta di stasera.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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21/11/2021 15:35

Il Cagliari riprende due volte il Sassuolo,
ma il pari non aiuta Mazzarri

Apre Scamacca, poi il grande gol in rovesciata di Keita
prima dei due rigori di Berardi e Joao Pedro.
I sardi sono sempre in fondo alla classifica


Francesco Velluzzi


La vittoria di Torino con la Juventus non ha avuto effetti benefici sul Sassuolo che da allora si è bloccato e non riesce più a vincere. Alle due sconfitte rimediate in casa con l’Empoli e a Udine, ora si aggiunge il pareggio (2-2) interno col Cagliari che, finalmente, dopo quattro sconfitte consecutive, respira anche se non abbandonerà l’ultimo posto. Segnali di ripresa, però, per la truppa di Mazzarri che gioca davvero da squadra e agguanta due volte il pareggio con la sua indovinata coppia di attaccanti: Keita, rete da rivedere cento volte e Joao Pedro che sente aria di Nazionale e dal dischetto non tradisce. Il gruppo di Dionisi mette la testa avanti due volte, con Scamacca e l’ispirato Berardi (su rigore), ma raramente trova la giocata che secondo il suo allenatore avrebbe potuto dare la svolta alla gara. Ma soprattutto è distratto dietro perché non riesce a contenere le volate dello scatenato Nandez e palleggiare meglio non porta alla gloria. Anche perché il Cagliari è attento a chiudere e ripartire. Ora venerdì in casa con la Salernitana dovrà dar la svolta al suo campionato.

IL PRE — In tribuna si vedono i tecnici Castori e Maran (ex del Cagliari). Ma si sentono soprattutto i 506 tifosi rossoblù posizionati in curva. Il Sassuolo ha invitato, come al solito, diversi club minori, ma soprattutto ha deciso di sostenere la figlia di Elisa Mulas (sarda) rimasta orfana a 11 anni dopo la tragedia di Sassuolo. Anche il Cagliari ha deciso di esserle vicino con una donazione. Prima del via il club di casa premia il difensore Gian Marco Ferrari per le 100 partite in campionato con la maglia neroverdi, traguardo raggiunto due settimane fa a Udine.

SI GIOCA — Poi si gioca. Dionisi lascia fuori Chiriches e piazza Ayhan accanto a Ferrari in difesa. Per il resto tutto previsto, ma Raspadori nel 4-2-3-1 offende a sinistra, con Traore sistemato al centro a creare scompiglio. Mazzarri, che aveva annunciato una sorpresa, parte con una mossa inedita: Bellanova a destra in un tridente con Joao al centro e Keita che in fase di non possesso diventa 4-5-1. Ma il tecnico toscano fa anche fuori Strootman, la vera delusione fin qui, inserendo Grassi in mezzo che dà maggiore equilibrio. I neroverdi partono col piglio di chi vuole vincere. Subito Frattesi si inserisce subito e Cragno è bravo. All’8' viene reclamato un rigore per un fallo di Keita, Baroni non ci sente. Sei minuti e Scamacca calcia alto un invito splendido di Frattesi. Poi spara alto pure Frattesi. Mazzarri fa l’alchimista, torna all’antico: 4-4-2 con accenni di 4-2-4 perché Nandez a destra e Bellanova, portato a sinistra, sono larghi e pronti a far male. Baroni grazia proprio Nandez, da giallo su Traore, Raspadori manca l’appuntamento per un soffio, ma al 28’ la cosa più bella la fa Bellanova che su gran cross di Zappa si coordina e calcia al volo da sinistra e Consigli respinge. Tre minuti dopo, su angolo di Lykogiannis, Ceppitelli colpisce la parte alta della traversa. È uno dei migliori primi tempi del Cagliari visti in questo torneo. La squadra tiene in mezzo, è compatta. Joao colpisce ancora di testa, ma facile per Consigli.

LA GARA SI SBLOCCA — Al 37’ il vantaggio lo trova però il Sassuolo, bel lavoro di Traore, palla capolavoro filtrante di prima di Berardi per Scamacca che non sbaglia. La reazione dei sardi è rabbiosa. E trova concretezza al 40’ quando Nandez fa un sombrero su Raspadori e crossa, Keita in mezza rovesciata, stupenda, batte Consigli. E’ un gol straordinario.

SECONDO TEMPO — La ripresa riparte in modo ancor più scoppiettante perché dopo 5’ l’uno-due tra Frattesi e Traore manda il biondo centrocampista neroverde sul fondo e Lykogiannis ingenuamente lo stende. Rigore che lo specialista Berardi trasforma portando a sei il suo bottino (due rigori) in campionato. Ma il Cagliari c’è e dopo 5’ ottiene il rigore per trovare un secondo pareggio. E’ ancora Nandez a produrre: cross e Frattesi stavolta è lui ingenuo ad agganciare Joao che va sul dischetto e realizza il suo ottavo centro (terzo su rigore).

NUOVA PARITÀ — Le squadre respirano. Ma il Sassuolo spinge nuovamente. Alti Frattesi e Ayhan, ma quando Dionisi inserisce Defrel per Scamacca il francese si mette subito in evidenza. Gran tiro che, però trova uno strepitoso Cragno. Come è strepitoso Nandez, dall’altra parte che si invola ancora sulla destra e sul suo tiro-cross Consigli smanaccia. È l’ultimo sussulto prima del gran giro di cambi. Che non produce nulla. Ma lascia tutto sul pareggio. Giustissimo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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21/11/2021 21:54

Venezia, colpo da tre punti a Bologna:
gol partita di Okereke al 61’

Dopo un’intera gara a subire gli attacchi dei rossoblù (17-0 angoli a zero),
nella prima vera occasione i lagunari piazzano il colpo, utilissimo in chiave salvezza


Matteo Dalla Vite


Altro bel colpo del Venezia che dopo aver battuto la Roma vince al Dall’Ara, stadio nel quale il Bologna aveva collezionato 13 dei 18 punti attuali in classifica. Organizzazione, cambi e il graffio di Okereke hanno portato in vetrina una squadra che Zanetti sta facendo volare con meriti evidenti. Il Bologna ha giocato, prodotto, collezionato calci d’angolo (17-0!) ma mai – per leggerezze proprie o compattezza lagunare – ha impensierito veramente Romero. Così, la neopromossa Venezia sale a 15 punti e sfiorando addirittura lo 0-2 nel finale con Tessmann ed Henry i cui tiri vengono neutralizzati da Skorupski. Bologna rimandato ancora una volta nel momento del salto di qualità: tanta produzione, ieri, nessun passo in avanti. Anzi.

ROMERO BLINDA — Assenti De Silvestri e Skov Olsen (infortunatosi nella rifinitura di ieri alla caviglia sinistra), ecco che Mihajlovic ripropone Orsolini sulla destra a tutta fascia mentre il Venezia va con la formazione annunciata ovvero col tridente Aramu (comunque anarchico fra esterno e zona di trequarti) Okereke e Johnsen. La pressione alta del Bologna fin dai primi minuti impedisce agli ospiti di sviluppare il gioco e di uscire dalla metà campo. Sotto gli occhi del presidente Joey Saputo in tribuna, sono Dominguez e Svanberg a giganteggiare nel mezzo recuperando palloni e tenendo i rossoblù costantemente in proiezione offensiva, anche se le occasioni non fioccano di certo. C’è un tiro a lato di Arnautovic dopo una sponda di Soriano al 10’, un colpo di testa di Soumaoro alto su azione da calcio d’angolo al 14’ e una conclusione centrale dalla distanza di Theate al 17’. Il Venezia mette finalmente il naso fuori dalla sua metà campo un minuto dopo: su un ribaltamento veloce, il tirocross di Aramu è facilmente intercettato da Skoruspki. Se Dominguez e Svanberg sono i signori del centrocampo, il Bologna fatica a trovare la fiammata dei suoi stoccatori principali Arnutovic e Barrow. La difesa del Venezia è molto organizzata e soffre poco pur essendo costantemente sotto pressione, Ceccaroni e Caldara in mezzo offrono poco spazio e così i rossoblù cercano la via del gol dal limite con un tiro a giro di Svanberg che Romero disinnesca al 34’. Il muro di Zanetti regge, Arnautovic spara alto al 41’ e all’intervallo si va ancora sullo 0-0.

POKER — Il Bologna continua a ragionare secondo lo spartito del primo tempo: pressione costante alla ricerca del gol. Ma al 17’ è il Venezia, zitto zitto e resiliente, a passare in vantaggio: azione cominciata da Ceccaroni e rifinita da Busio, un rimpallo creato da Theate favorisce Okereke che, lasciato solo da Soumaoro, infila il quarto gol stagionale, ancora decisivo dopo quelli a Empoli e Roma. I cambi di Zanetti (dentro Henry, Tessman e Kiyne) hanno prodotto un innalzamento del baricentro che, mischiato alla solita organizzazione, ha resistito all’assalto finale del Bologna, giochista ma inconcludente e frenetico. C’è spazio anche per Tessmann ed Henry: sfiorano entrambi uno 0-2 che non arriva ma che racconta di un Bologna che rimette forzatamente i piedi per terra dopo un inizio di campionato bello e forse illusorio. Il Venezia, invece, vola con meriti palesi: ha lasciato scatenare il Bologna ma ha colpito come solo le squadre adulte sanno fare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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21/11/2021 22:02

Un autogol e Candreva: la Samp vince
con la Salernitana e torna a respirare



La sfida-salvezza è dei blucerchiati.
D’Aversa salva la panchina e lascia all’ultimo posto i granata,
che non dovevano sbagliare e invece cadono in casa,
facendosi agganciare dal Cagliari per condividere l’ultimo posto


Alex Frosio

La classifica dice che non c’è tempo da perdere, Salernitana e Sampdoria non lo fanno. Niente attendismi, si gioca in discesa verso la porta avversaria, anche se non mancano gli ostacoli. Dai blocchi esce meglio la Salernitana, che con il rombo sembra poter infilarsi tra le linee del 4-4-2 della Samp: già al 3’ Ribery, che lavora alle spalle di Gondo e Djuric, si libera per il destro, deviato in angolo. D’Aversa capisce presto come chiudere le vie d’accesso centrali, bloccando Thorsby al centro, e così le palle verso le punte granata arrivano tra i denti, invece che nei piedi. Molto meglio invece lo sviluppo della Sampdoria, che esce bene sulle fasce e trova riferimenti a centro area: Caputo difende palla e manda al tiro Quagliarella al 10’ – blocca Belec – e soprattutto Candreva al 12’ in solitudine, un destro sciaguratamente alto. Ciccio ci prova da solo invece al 17’, con controllo e rovesciata: alta. La Salernitana fatica a ritrovare le distanze giuste, la Samp è in partita. Al 36’ altra chance: cross di Candreva per Thorsby di controbalzo, Belec respinge e poi intercetta pure il tap-in di testa di Caputo. Serve un colpo di fortuna, alla Samp. Arriva al 40’: sugli sviluppo di un angolo “regalato” da Zortea, il cross di Candreva sbatte sul fondoschiena di Di Tacchio, impegnato nella marcatura del temibile Thorsby, e rotola in rete. La reazione della Salernitana c’è, pure troppo. Attacco in massa per un corner, due contrasti persi e micidiale contropiede quattro contro due condotto da Quagliarella, che per il tiro sceglie Candreva: controllo e destro, 2-0 Samp. L’ex interista, al quinto gol, non aveva mai segnato così tanto in carriera a questo punto del torneo.

IL SECONDO TEMPO — Colantuono si appella all’orgoglio dei suoi nell’intervallo e inserisce Obi al posto di Kastanos. Ma orgoglio è proprio l’unica cosa che ottiene. Nulla di più. La Salernitana si butta all’assalto, a testa bassa. Ma l’unica finestra in cui intravede un futuro nella partita è al 9’: da azione d’angolo, Ranieri sul secondo palo colpisce in mezza girata al volo e Audero è prodigioso nel riflesso con l’avambraccio. Il portiere della Samp ferma un minuto dopo anche Coulibaly, allungandosi sul suo rasoterra. La Samp si rivede in avanti solo al 16’, con uno sviluppo verticale limpido da Candreva a Verre a Caputo che mette in rete, ma da posizione di fuorigioco. Poi tanta resistenza contro una Salernitana che produce tanti cross, tanti angoli (12 in tutto, 9 nella ripresa), mette Bonazzoli, poi Simy per Ribery che non ne ha più. Qualità, poca. Occasioni solo in qualche mischia, in cui i centurioni doriani alzano gli scudi davanti a Audero. E la curva dei tifosi granata, che ha sostenuto incessantemente la squadra per 95’, alla fine non può che fischiare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
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