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Il Campionato di calcio Serie A stagione 2021/2022 di SEXY FORUM (e dei Campioni d'Europa)

Ultimo Aggiornamento: 25/05/2022 13:28
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17/10/2021 10:03

Perisic illude l'Inter poi rimonta Lazio,
nel finale rissa e scene da far west



Ritorno a "casa" amaro per Inzaghi, il croato su rigore porta in vantaggio i suoi,
ma nella ripresa la squadra di Sarri la ribalta


Luca Taidelli

Ritorno più amaro all'Olimpico Simone Inzaghi non poteva immaginarlo, malgrado la bellissima accoglienza della Curva nord prima del via. Ma alla fine trionfa in rimonta la Lazio e l'Inter perde la prima gara in campionato, rischiando di veder scappare Napoli e Milan. Dopo i rigori di Perisic e Immobile, decide il gol di Felipe Anderson, con tanto di successiva scena da far west perché il brasiliano non si sarebbe fermato malgrado Dimarco fosse a terra. I nerazzurri perdono la testa e il solito Milinkovic (al terzo gol di fila contro l'Inter) la chiude.

PRIMO TEMPO — Sarri sostituisce lo squalificato Acerbi con Patric e a sorpresa preferisce Basic a Luis Alberto. Inzaghi punta su Gagliardini per l’acciaccato Calhanoglu e non rischia Lautaro. Davanti con Dzeko c’è Perisic. Proprio i due combinano per la prima azione del match, ma il bosniaco di testa la manda di poco sopra la traversa. Un abbaglio, perché per 10' è la Lazio a far girare palla, pur senza trovare i varchi giusti in area. L'Inter accetta di abbassarsi ma al 12' riparte da grande squadra: cambio gioco Dimarco, Darmian di testa prolunga per l'inserimento in area di Barella che anticipa l’ingenuo Hysaj. Il tocco sul piede è da rigore e dal dischetto Perisic spiazza Reina.

I nerazzurri prendono più sicurezza nelle uscite, ma come spesso avviene soffrono gli esterni offensivi rapidi. Sulla sgasata di Felipe Anderson, Basic impegna Handanovic e il muro Skriniar spazza prima del tap-in. Le due squadre pendono a destra, con Pedro che dovrebbe pressare Skriniar, ma dietro Barella e Darmian hanno praterie, complice anche l'accentramento di Basic. Sull'altro fronte invece Milinkovic e Felipe mettono alla frusta il binario mancino di Inzaghi.


SECONDO TEMPO — Il copione a inizio ripresa non cambia, così come gli undici iniziali. L'Inter sembra gestire senza particolari affanni, ma le manca peso in area per raddoppiare. E come nella prima frazione, ma al contrario, dal nulla spunta il rigore che cambia inerzia e risultato. Al 63' infatti Bastoni tocca di mano il colpo di testa di Patric da angolo. Immobile spiazza Handanovic e inizia un'altra partita. Anche perché scatta la rumba delle sostituzioni. Sarri punta su Lazzari (Marusic scala a sinistra) e Lui Alberto per Hysaj e Basic. Inzaghi risponde con un tris di cambi: dentro Correa (e non Lautaro), Vecino e Dumfries per Perisic, Gagliardini e Bastoni, con Darmian che cambia fascia e fa scalare Dimarco. Ora è l'Inter a tornare alla carica, alzando pericolosamente il baricentro. Zaccagni per Pedro e Lautaro per Dzeko completano il restyling degli attacchi e apparecchiano la tavola per il gran finale. E la svolta decisiva arriva all'81', con Felipe Anderson che proprio in ripartenza avvia e chiude l'azione del 2-1 dopo la parata di Handanovic su Immobile. Si scatena però un polverone (con 4 ammonizioni) perché il brasiliano aveva ignorato il fatto che Dimarco fosse a terra dopo un contrasto con Leiva. La sostanza è che il gol viene giustamente convalidato e che l'Inter perde la testa. Fino al sigillo definitivo di Milinkovic. E al fischio finale il far west va avanti, con Luiz Felipe che si prende il rosso per avere trattenuto l'amico Correa (che non gradisce) e poi scoppia in lacrime.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/10/2021 10:07

Questo Milan non muore mai: rimonta
due gol al Verona e va a dormire in testa


Appassionante 3-2 a San Siro:
doppio vantaggio veneto all'intervallo (Caprari e Barak dal dischetto),
ma nella ripresa ribaltano tutto Giroud, un rigore di Kessie e l'autorete di Gunter


Stefano Cantalupi


Più forte degli infortuni, dei guai e di un primo tempo da incubo: che serata per il Milan, che passa da 0-2 a 3-2 contro il Verona e si regala una notte da capolista, aspettando il risultato del Napoli. Pioli si porta a +5 sull'Inter, ma soprattutto può essere soddisfatto per il carattere mostrato dai suoi, a tre giorni dalla sfida decisiva in Champions col Porto. Lo spirito c'è e il match-winner, alla fine, risulterà Castillejo. Uno che sembrava ai margini del progetto rossonero.

AVVIO SHOCK — Tatarusanu capisce in fretta che il suo debutto stagionale non sarà tranquillissimo: 2 minuti e 46 secondi sul cronometro, primo tuffo per rispondere a Ilic dopo un black-out difensivo. È l'antipasto del vantaggio veronese, che arriva al 7': Bennacer pasticcia in ripiegamento, Veloso di testa innesca Caprari che passa tra Calabria e Tomori, fulminando "Tata". Gelo per i 40mila del Meazza. Il più vivo tra i rossoneri sembra Rebic, la cui partita però dura solo 36 minuti: ennesimo guaio fisico, caviglia sinistra distorta, dentro Leao. Il croato fa in tempo ad armare un bel destro al volo di Daniel Maldini - titolare al posto di Diaz - e a protestare insieme ai compagni per il rigore concesso al connazionale Kalinic. Venti giri di lancette appena trascorsi, collisione in area tra l'attaccante gialloblù e Romagnoli: materiale per i moviolisti, il controllo Var non cambia la decisione di Prontera. Penalty. E Barak manda le squadre al riposo sul 2-0, mantenendo il sangue freddo dal dischetto.

SCOSSA GIROUD — Il Giroud del primo tempo è un fantasma, ma gli arrivano pochissimi palloni. La coppia Kessie-Bennacer sembra risentire degli impegni nel girone africano di qualificazione al Mondiale, anche Saelemaekers è meno lucido del solito, ma insomma, è difficile salvare qualcuno. Pioli allora cambia e inizia la ripresa con Castillejo al posto di Saelemaekers e Krunic invece di Maldini. E le cose, per il Diavolo, iniziano ad andare meglio. Dopo un quarto d'ora di spinta senza grandi occasioni, arriva il lampo che riapre il match. Lo confeziona Leao, che mette il pallone sulla testa di Giroud: Olivier in questi casi è una sentenza, anche a 35 anni. Rete, uno a due, proprio mentre Ibrahimovic iniziava il riscaldamento.

SI RIBALTA TUTTO — Tudor vede il meteo volgere al brutto e modifica il suo Verona, inserendo Tameze, Simeone e Lasagna. Niente barricate, dunque, e la partita rimane divertente, anche se arruffata. Leao quasi la pareggia al 70': destro a giro potente e impreciso di un soffio. Ma per il 2-2 è questione di un attimo, perché un altro rigore destinato a far discutere incombe sul Meazza. Protagonisti, stavolta, Castillejo e Faraoni. Sul dischetto va Kessie e pareggia, ma il magic moment del Milan è tutt'altro che concluso. Prima il ritorno in campo di sua maestà Ibrahimovic, che non giocava da Milan-Lazio. E un istante dopo il ribaltone è completato: ancora Castillejo nel vivo, ma la frittata la combina tutta Gunter, che infila Montipò sfidando le leggi della fisica. Una mazzata insostenibile per il Verona, che prova a buttarsi in avanti ma non ha più vere chance per segnare. Al fischio finale arriva il boato del Meazza rossonero: vittoria da batticuore per il Milan, di quelle che pesano una tonnellata. E il Verona continua nel suo tabù: mai vittorioso a San Siro, nemmeno in una serata con la tavola apparecchiata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/10/2021 23:59

Cagliari e Mazzarri, ecco la prima gioia:
Joao Pedro abbatte la Samp



Sardi più concreti, decidono la doppietta del brasiliano e la rete di Caceres.
Per i doriani gol di Thorsby e palo di Candreva. Espulso D'Aversa


Francesco Velluzzi

È la fine di un incubo. Che, invece, comincia per la Samp. Il Cagliari vince la prima partita del campionato (3-1) contro la Sampdoria e respira. Raggiunge proprio i blucerchiati in classifica a sei punti. E regala a Walter Mazzarri la prima vera gioia. Davanti a quasi 10 mila persone in una splendida giornata da mare. Strano vedere la folta delegazione di Pejo (29 persone) che viene a presentare il programma della montagna.... Ma gli amici che ospitano in Val di Sole d’estate in ritiro hanno portato bene. Come i due amatissimi ex: Gianfranco Zola e Fabio Pisacane che recupera qui dall’infortunio al ginocchio. Il Cagliari ringrazia Joao Pedro che con i due gol si porta dietro Immobile (a 7) nella classifica cannonieri. Ma tutta la squadra gioca con lo spirito e l’atteggiamento giusto fino alla fine, tanto che il secondo gol del brasiliano arriva al minuto 49 della ripresa.

LA PARTITA — Mazzarri dà retta alla voglia degli uruguaiani e li manda tutti (tranne Pereiro e Oliva, ovviamente) in campo. Persino Godin che è reduce da tre partite toste in Nazionale e non può essere al top. Il tecnico di San Vincenzo si piazza a quattro dietro con Lykogiannis e Dalbert e Nandez a fare da ali nel 4–4-2 con Joao Pedro e Keita. D’Aversa sceglie Askildsen al posto di Ekdal, ma l’annunciato e preventivato 4-3-3 non è un tridente puro, perché Candreva giostra a suo piacimento tra le linee agendo da trequartista, ma spostandosi pure sull’esterno. Insomma prova a fare quello che vuole. Ma è il Cagliari che parte forte, anzi fortissimo: tre corner in 3’ e al 4’ il gol (l’ennesimo subito dalla Samp in avvio). Candreva fa due errori: il cambio gioco che Dalbert intercetta, smistand per Keita che crossa e il non perfetto posizionamento su Joao Pedro che salta bene e buca Audero facendo 5 in campionato. Viene visto un fallo di Dalbert, annullato. Marchetti sta in contatto con Aureliano e Volpi al Var e convalida. ma dal gol esce male Dalbert che dopo 10 minuti si arrende. Tocca a Deiola. Marchetti non valuta fallosa un’entrata su Keita e così la Samp riparte. Candreva si “fuma” Godin e colpisce il palo. Poi, scatenato, fa ammonire Carboni. Il Cagliari soffre, ma poi respira. Anche perché Mazzarri opta pure lui per il 4-3-1-2 con Marin dietro le punte e Deiola a sinistra nel centrocampo. La reazione della Samp si ferma lì, con un contatto Nandez-Quagliarella sul quale l’esperto attaccante doriano accentua la caduta. Marchetti non mostra grande sicurezza. In alcune decisioni.

RIPRESA — Il secondo tempo si apre col brivido per il Cagliari: Godin manca un pallone, ma Gabbiadini non ne approfitta. È l’ultima sua chance perché D’Aversa sceglie Caputo e lo sostituisce. Ma anche Mazzarri deve fare i conti con la stanchezza. E al 13’ toglie un perplesso Godin (che esce dall’altra parte del campo) per inserire Ceppitelli. Il Cagliari ci prova da fuori: con Keita,Marin e Deiola. Senza mira. Ma al 20’ costruisce un’azione splendida che parte da Deiola per Keita, arriva a Joao che trova Deiola che perde l’attimo e serve male Keita sul quale Audero recupera. Ma il raddoppio arriva nove minuti dopo: punizione di Marin respinta di Quagliarella sui piedi di Caceres che ha il tempo per far tutto e colpire col destro. Sembra finita ma al 37’ la Samp è ancora viva perché Candreva crea sempre pericoli. Ma stavolta è Caputo che mette al centro, Strootman non si accorge che arriva Thorsby che colpisce indisturbato e fa 2-1. Si arriva al rush finale in tensione con il Cagliari alle corde e la Samp che spera. Pavoletti va dentro per Keita e becca il giallo. La Samp è trascinata da Candreva e dalla verve di Caputo che spadroneggia e in mezzo all’area in pieno recupero ha un contatto con Ceppitelli, Cragno gli esce incontro e respinge alla grande. I blucerchiati gridano al rigore, D’Aversa entra in campo e viene espulso. Ma non è finita perché in contropiede, Pavoletti la spizza per Nandez che serve da destro Joao che brucia Depaoli e fa 3-1. E il Cagliari va sotto la curva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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18/10/2021 00:03

Super Ilicic trascina l'Atalanta:
Empoli schiantato 4-1



Doppietta dello sloveno che sbaglia anche un rigore.
Per la Dea autorete di Viti e gol di Zapata.
Inutile il centro di Di Francesco per i toscani


Pierfrancesco Archetti

L’Atalanta torna a vincere dopo due turni a secco, ritrova Ilicic, incamera punti per la risalita in campionato e autostima per la trasferta di Manchester in Champions League. L’Empoli cade per la quarta volta su cinque in casa, sbaglia tanto soprattutto in fase difensiva e così viene travolto nonostante alcune buone occasioni. Ilicic nella prima ora è il mattatore: segna una doppietta, le prime reti del suo campionato, poi prima della sostituzione calcia alto anche un rigore. Un autogol di Viti a inizio ripresa e un contropiede chiuso da Zapata all’89’ fissano il 4-1.

OCCASIONI — Il primo tempo è frizzante: l’Atalanta ha più occasioni e segna due volte, ma l’Empoli non si demoralizza e cerca sempre di recuperare. Il gol dell’1-2 di Di Francesco, alla mezz’ora, su lancio di Stulac, fa sì che la partita non sia chiusa anzitempo. La doppietta di Ilicic tra l’11’ e il 25’ però ha messo in discesa il match per i bergamaschi: lo sloveno prima dialoga con Pasalic, dopo un errore difensivo di Viti. Quindi, sul raddoppio, chiude un gioco a due con Muriel dopo un insistito palleggio nerazzurro. L’Atalanta non dilaga perché il portiere Vicario respinge sempre su Muriel, dall’altra parte invece gli azzurri avevano avuto la possibilità di andare avanti con Henderson al 7’, ma Demiral aveva respinto la conclusione dello scozzese sulla linea. L’Empoli lascia Bajrami e Bandinelli in panchina all’inizio (entrano nella ripresa), mentre Ricci è infortunato. Dentro l’ex atalantino Haas e Stulac a centrocampo con Zurkowski, Henderson si muove sulla trequarti con Di Francesco. Prima dell’intervallo devono uscire per infortunio Romagnoli (dentro Tonelli) e Toloi. Al suo posto Freuler, con De Roon retrocesso in difesa.

LA FUGA — Le modifiche inziali di Gasperini sono in gran parte dovute agli infortuni: mancano Pessina, Gosens, Djimsiti, oltre a Hateboer. Il guaio muscolare di Toloi assottiglia ancora più la rosa in vista Manchester. Malinovskyi è al via fra le riserve, con Zapata fresco di rientro dal Sudamerica. Entrano dopo. Nel 3-4-1-2 di Gasp, Zappacosta e Maehle presidiano le fasce, al centro invece coppia olandese con De Roon e Koopmeiners. Muriel e Ilicic sono larghi e poi stringono verso l’area. Nella ripresa entra subito Zapata per l’altro colombiano, ma se l’Atalanta fa subito il tris (autogol di Viti) è merito ancora di Pasalic che “ispira” la rete. Anche il 4-1 arriva da un assist del croato per Zapata (100° gol in A), mentre l’Empoli qualche minuto prima non era riuscito ad accorciare le distanze per un altro salvataggio sulla linea, di Freuler su tiro di Cutrone.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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18/10/2021 00:07

L'ex Scamacca lancia il Sassuolo,
ma il Genoa non muore mai: 2-2



Doppietta nel primo tempo dell’attaccante romano,
Destro e Vasquez (all'esordio) al 90' regalano il pareggio a Ballardini


Filippo Grimaldi

Partita pazza al Ferraris. Il 2-2 finale è un premio all’orgoglio del Genoa, ma suona beffardo per un Sassuolo avanti per due a zero a metà primo tempo e che poi non ha avuto la lucidità per chiudere la gara. I rossoblu soffrono, annaspano, vanno sotto, rincorrono e alla fine riacciuffano in extremis il pari contro un avversario che parte forte, grazie al doppio vantaggio dell’ex Scamacca, ma poi fallisce più volte - per malasorte o imprecisione, e qui sta la colpa degli uomini di Dionisi - l’occasione di chiudere una sfida che rimane così in bilico sino all’ultimo. La squadra di Dionisi strappa così solo un punticino, mentre Ballardini respira evitando il rischio di una nuova sconfitta, anche se la classifica resta preoccupante. I padroni di casa pagano il loro sciagurato avvio, contro un avversario che sino alla metà del primo tempo si mostra più leggero, concreto, e con maggiore qualità. Il Genoa pare più impacciato, affidato a qualche intuizione dei singoli, con la difesa in sofferenza, con una mediana che fatica a produrre gioco ed è inefficace in interdizione, con un attacco che vive sui guizzi di Destro. Ballardini, alle prese con la solita emergenza, ha fatto debuttare Vasquez al centro della difesa affidandosi alla coppia Destro-Pandev in attacco. Fra gli ospiti, l’ex Scamacca uomo più avanzato dell’attacco, con Berardi-Raspadori-Djuricic alle sue spalle.

MONOLOGO — L’avvio di gara è tutto a favore degli uomini di Dionisi. Al 2’ Raspadori serve Scamacca che dal limite calcia centrale, Sirigu blocca senza difficoltà. Il Sassuolo verticalizza rapidamente il gioco, porta molti uomini in area genoana e i rossoblù vanno subito in affanno. Al 9’ va in gol Scamacca, che lascia sul posto Vasquez troppo statico e batte Sirigu. Il silent check per valutare la posizione dell’attaccante è infinito: tre minuti di attesa fra i fischi del pubblico, ma alla fine viene confermata la posizione di fuorigioco dell’attaccante. Ma al 18’, su un ribaltamento di fronte improvviso, ecco lo 0-1, con Pandev a terra sulla trequarti rossoblu (di qui le proteste genoane): su assist di Berardi, bravo a evitare il ritorno di Badelj, Scamacca controlla benissimo il pallone e batte Sirigu. Sassuolo più leggero anche di testa, e si vede. Per il Genoa è il peggior momento del primo tempo: da un cross dalla destra, con tutta la squadra schierata in linea davanti a Sirigu, passa verso la fascia opposta un rasoterra di Toljan innescato da Lopez: Scamacca, ancora lui, approfitta della deviazione involontaria, ma decisiva, di Criscito e sul palo opposto è lesto a toccare in rete. 0-2 dopo 21 minuti. Genoa non pervenuto sino a questo momento, anche se inaspettatamente Destro, al quinto gol stagionale, la riapre di testa al 27’, sorprendendo Consigli grazie a una ripartenza favorita da Rovella che si completa con il cross dalla destra di Fares. Al 30’ il Sassuolo va vicinissimo al terzo gol, con un diagonale ravvicinato di Raspadori su palla deliziosa di Djuricic che si spegne a lato.

CAMBIO DI MODULO — Ballardini cerca soluzioni alternative: fuori Sabelli, dentro Ekuban in attacco al fianco di Destro e Pandev più arretrato. Rossoblù con il 4-3-1-2, Destro va di nuovo a segno ma Chiffi annulla per fuorigioco dell’attaccante. Il Genoa ritrova un po’ di coraggio: al 38’ Pandev impegna Consigli, poi Djuricic (44’) colpisce il palo alla sinistra di Sirigu, il pallone torna in campo e il numero uno rossoblu si salva e blocca, legittimando ancora una volta la maggiore brillantezza degli emiliani. La ripresa porta un altro cambio per i padroni di casa, con Kallon (piazzato largo a destra) che prende il posto di Badelj. Grifone con il 4-4-2, ma il Sassuolo è sempre pronto a pungere. Scamacca (4’) manca incredibilmente la tripletta personale da due passi, e nella stessa azione va k.o. Biraschi, sostituito da Cambiaso. Toljan (13’) ha un recupero prodigioso su Destro, e qui la squadra di Dionisi perde per la prima volta lucidità, pressata da un Genoa che con il cuore cerca di tornare in partita. Ekuban manda in gradinata (14’) una conclusione facilissima a porta spalancata. Frattesi tenta invano la via del gol (19’). L'erroraccio di Sirigu rinvio corto) favorisce Berardi che prova a servire Scamacca, ma l’attaccante manca il gol per un soffio. E’ una gara che ormai vive sugli episodi, e i rossoblu chiedono il rigore per un contatto in area emiliana fra Ferraris e Pandev. Ballardini si gioca anche la carta-Caicedo, al debutto assoluto.

VELENI FINALI — Così si arriva allo scadere quando Vasquez, bronzo all’Olimpiade di Tokyo con il Messico, e oggi al debutto, trova il clamoroso pari di testa approfittando di un buco fra Chiriches e Ferrari. Finale caldissimo, con Berardi polemico al momento del cambio e la situazione che si accende, in campo e sulle panchine. Finisce comunque fra gli applausi lunghissimi della gradinata nord per l’ex Goldaniga, il cui nonno negli anni Cinquanta vestì la maglia del Grifone.

Fonte: azzetta dello Sport
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18/10/2021 00:11

Beto risponde a Barrow, l'Udinese (in 10) riprende il Bologna: 1-1



I friulani, in inferiorità numerica dopo
l'espulsione al 38' di Pereyra, raddrizzano la gara all'82'.
Proteste rossoblù nel finale


Matteo Dalla Vite

Beto riprende il Bologna e fa esplodere l’orgoglio di un’Udinese rimasta in 10 dal 38’ del primo tempo. Il pareggio del centravanti portoghese, al secondo gol di fila, fa invece fuoriuscire la rabbia dei rossoblù convinti che sul pareggio friulano a otto minuti dalla fine ci sia stato un blocco di Becao irregolare su Skorupski: l’arbitro Abisso (1 espulso e 8 ammoniti alla fine, 7 del Bologna) fa ripetutamente capire che il difensore dell’Udinese era fermo, va in "onda" anche un check silenzioso e insomma finisce 1-1 (il gol del vantaggio rossoblù era stato realizzato da Barrow) una gara che dopo un primo tempo allacciatissimo ha proposto una ripresa piena di situazioni anche anarchiche e schemi ormai saltati da una parte e dall’altra.

PEREYRA ESPULSO — Gotti lascia inizialmente in panchina Pussetto, comunque recuperato, e insiste con Beto a fare da punto di riferimento là davanti con al fianco l’imprevedibilità tecnica di Deulofeu: il portoghese ha segnato il suo primo gol nell’ultima di campionato a casa-Samp e merita la fiducia del tecnico che lavorò a Bologna come vice di Donadoni. Mihajlovic fino all’ultimo ha ragionato sul rischiare o meno Medel dopo la gara di venerdì con la propria nazionale, le 16 ore di volo e considerando l’infortunio che ha fermato (per un mese) Bonifazi: così, poi, ha scelto il giovane inglese Binks, 20 anni, il primo britannico della storia del Bologna che prima di approdare in rossoblù si è fatto le ossa al Montreal con Titì Henry allenatore. Per il resto, Sinisa (che ieri sera in ritiro ha ricevuto la visita dell’AIDO: "Senza una donatore – ha detto il tecnico del Bologna – oggi non sarei qui") conferma praticamente la squadra che ha battuto la Lazio prima della sosta mentre Gotti cerca una vittoria che manca da quattro giornate e dopo due k.o. in casa. L’inizio è una lunga attesa di una fiammata: Udinese e Bologna si aspettano e attendono chi fa la prima mossa. Dopo due tiri senza esiti di Arnautovic (5’) e Becao (10’ alto), ecco l’accensione su azione veloce di Barrow: rasoterra velenoso al 14’, Silvestri fa la prima vera parata della partita, con la seconda che poi avviene su Soriano. Ma l’episodio che può dare una svolta avviene al 38’: Pereyra già ammonito (giallo eccessivo, il primo, per trattenuta su Svanberg) tiene la maglia (non reiteratamente) di Theate; ingenuità, altra ammonizione e l’Udinese resta in 10. Il Bologna può passare in vantaggio quasi subito ma Soriano si mangia un’occasione e si fa recuperare (40’) da Udogie in disperata copertura.

CHE RIPRESA — L’Udinese in dieci, però, è la classica belva ferita: non a caso prende un palo con Deulofeu, schiuma rabbiosamente alla ricerca di una reazione d’orgoglio lasciando inevitabilmente spazio alle possibilità del Bologna che sbatte continuamente contro un grandissimo Silvestri. Da Barrow a Soriano e De Silvestri, i rossoblù non trovano il gol del vantaggio al quale, anzi, si avvicina l’Udinese con un colpo di testa ravvicinato di Stryger Larsen (11’ s.t.) sul quale Skorupski resta lucido e operativo. Ma a forza di spingere, poi, il Bologna sfonda: a seguito di un calcio d’angolo, la palla finisce a Dominguez che con un lancio zuccherato trova Barrow sull’out destro del campo, Beto (non è suo mestiere ma…) non copre e Musa infila l’1-0 a fil di palo. Gotti cambia inserendo Pussetto e Molina, Mihajlovic infila Kigsley che poi si infortuna quasi subito ed è costretto a sostituirlo con Vignato cambiando ancora modulo: l’Udinese ha un orgoglio smisurato e Silvestri salva la porta su Barrow; Pussetto e Deulofeu, dall’altra parte, cercano di creare un finale di gloria. Che arriva col pareggio di Beto su cross di Pussetto: Skorupski non riesce a uscire e lamenterà un blocco di Becao, il portoghese infila di testa un 1-1 che sa di vittoria buttata per il Bologna e di "colpaccio" da parte dei friulani che comunque non vincono in casa dal 27 agosto e che devo ringraziare soprattutto Silvestri, in giornata monumentale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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18/10/2021 00:16

Il Napoli sale sull'ottovolante:
Osimhen piega un bel Toro



L’attaccante all’81’ firma la rete che vale alla squadra di Spalletti l’ottava vittoria su 8


Mario Pagliara

È qui la festa, sotto la luce di una splendida luna napoletana. Il deejay che avvia la musica è Victor Osimhen, e il Napoli infila l’ottava meraviglia firmando il controsorpasso al Milan in vetta al campionato. Il Toro si arrende 1-0 nel finale alla capolista, che intanto eguaglia anche il record degli otto successi consecutivi risalente all’epoca di Maurizio Sarri. I granata di Juric escono a testa alta dall’esame del Maradona, dopo una gara di attenzione e contenimento, ma pagano caro l’ennesimo finale di partita e tornano casa con la seconda sconfitta consecutiva dopo il derby. Pur giocando per lunghi tratti senza brillantezza, il Napoli fallisce comunque un rigore nel primo tempo con Insigne, si vede annullare un gol con Di Lorenzo dalla Var e sbatte sul palo con Lozano nella ripresa.

LACRIME NAPOLETANE — Pronti via, ed è subito un colpo al cuore. Perché la prima fotografia della notte del Maradona rilancia sugli schermi televisivi di tutto il mondo (120 i Paesi collegati) le lacrime del centrocampista del Torino, Rolando Mandragora, napoletano del quartiere Scampia. È il sesto minuto, Mandragora prova un lancio lungo ma poco dopo si accascia al suolo, una mano sul ginocchio destro (quello operato a giugno di un anno fa per la rottura del legamento crociato anteriore) e l’altra sul viso. La partita di Rolando è già finita, costretto ad uscire in lacrime davanti a uno stadio ammutolito. Al suo posto, Juric lancia nella mischia il ventunenne Kone, prodotto del vivaio granata, rientrato all’inizio di questa stagione dal prestito al Cosenza: è il suo debutto in Serie A. Pochi minuti prima, Spalletti e Juric avevano presentato rispettivamente il Napoli con il tridente Politano, Osimhen, Insigne, e il Torino con Linetty e Brekalo alle spalle di uno stanchissimo Sanabria (e si vede, a causa degli impegni con il suo Paraguay).

INSIGNE, CHE COMBINI — Nel primo tempo non è un Napoli brillante né spettacolare, il Toro firma una prestazione di massima attenzione tattica, provando a limitare gli errori. Alle volte ci riesce, altre no: come al 25’, quando Kone atterra Di Lorenzo e l’arbitro Sacchi non ha dubbi nell’assegnare il rigore per gli azzurri. Dal dischetto Insigne calcia malissimo, Milinkovic Savic è invece attentissimo e riesce a parare in due tempi. Si va avanti al piccolo trotto, con gli strappi di Osimhen (al 10’: conclusione violenta di poco sulla traversa; al 20’: svetta di testa su cross di Di Lorenzo, ancora alto). Il Toro arretra e si difende, il Napoli sembra sornione, d’improvviso accelera ma senza sfondare. Molto lontano dalle sue serate migliori. Alla mezz’ora la reazione granata è nel tiro di Brekalo, intercettato da Ospina. Insigne prova il tiro a giro (42’) ma è la sua versione più opaca: si spegne in curva. E allo scadere del primo tempo il brivido corre sulla schiena del Napoli quando il Toro scappa in contropiede ma Sanabria non inquadra la porta.

LA VAR E IL PALO — Quando si riparte dopo l’intervallo i due tecnici non cambiano nessuno dei protagonisti. E la partita continua ad offrire il copione dei primi quarantacinque minuti: il Napoli ci prova, ma l’organizzazione tattica dei granata riesce a far incartare gli azzurri. Le certezze del Toro scricchiolano dopo dieci minuti, quando un’entrata gratuita di Linetty regala un calcio di punizione al Napoli dal limite sinistro. Sugli sviluppi, Di Lorenzo insacca di testa (lo perde Djidji) ma l’urlo del Maradona è strozzato in gola dopo un lunghissimo check (durato quasi cinque minuti): l’arbitro Sacchi annulla il vantaggio del Napoli per la posizione di fuorigioco di Di Lorenzo. A questo punto, Spalletti si gioca la carta Lozano (fuori Politano). E proprio il messicano, al 18’, va vicinissimo al gol: il suo incrocio si stampa sul palo. La partita sale di tono, e il Toro ci sta: perché due minuti dopo Brekalo sfoggia la specialità della casa, il dribbling, trovandosi a tu per tu con Ospina chiamato a firmare un intervento risolutore.


RITORNA BELOTTI — Quando è da poco trascorsa l’ora di gioco, Juric cambia il suo Toro ricorrendo alle forze fresche dalla panchina. Al 21’ sulla scena torna Andrea Belotti, entrato al posto di Sanabria: riecco il Gallo cinquanta giorni dopo l’infortunio alla seconda giornata a Firenze. Entrano anche Buongiorno (per Rodriguez) e Pobega (per Linetty). Ma la palla più ghiotta capita ancora sui piedi di Brekalo (25’), arrivato in corsa sul servizio di Singo: aggancia, ma non inquadra la porta.

LA POTENZA DI OSIMHEN — È questo il miglior momento di un Toro compatto e ordinato, e Spalletti intuisce che è il momento di dare una scossa. E ci prova con gli ingressi di Mertens (al rientro, per Zielinski) e Elmas (per Insigne). Nella parte finale della partita, i granata si affacciano anche con spunti interessanti nell’area presidiata da Koulibaly, ma c’è sempre da fare i conti con un irresistibile Osimhen. Al 32’ nasce tutto da una combinazione di tecnica pura tra il nigeriano e Mertens, poi un rimpallo favorisce l’assist di schiena di Elmas sul quale si avventa Osimhen con un’elevazione che ha del prodigioso: Milinkovic non può nulla, e il Maradona adesso può esplodere (è il suo quinto gol in campionato). Nel finale c’è tempo per Juan e per Warming (altro esordio in Serie A), ma è troppo tardi. E l’ultima cartolina dal Maradona la regala il pubblico napoletano che canta e salta di gioia. A Napoli si sogna a occhi aperti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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18/10/2021 00:21

La Juve centra il poker con la Roma.
Kean il match winner, Veretout sbaglia un rigore

Quarta vittoria consecutiva in campionato per i bianconeri,
che superano di misura la squadra di Mourinho.
Szczesny respinge un rigore battuto dal francese.
Esordio stagionale per Arthur


Livia Taglioli


La Juve conferma la sua tradizione positiva contro la Roma e si impone 1-0 all’Allianz Stadium. Match winner dell’incontro Kean, a segno al 16’ del primo tempo. I bianconeri centrano così la quarta vittoria di fila in campionato, una serie mai riuscita a Pirlo nello scorso campionato. Una striscia positiva che mancava da luglio 2020. E alla vittoria si aggiunge un altro clean sheet, il secondo consecutivo dopo 20 gare consecutive in cui la Juve aveva subito almeno una rete. I bianconeri si portano così a un punto dalla Roma, ma anche a tre lunghezze dall'Inter e domenica prossima ci sarà lo scontro diretto.

KEAN E SZCZESNY DECISIVI — Per un Dybala che vede allungarsi i tempi di recupero c’è un Abraham protagonista invece di un recupero lampo. La Roma schiera così la formazione-tipo, con Cristante-Veretout diga in mezzo e il trio Zaniolo-Pellegrini-Mkitaryan alle spalle dell’attaccante inglese. Allegri fra i sudamericani lascia a riposo il solo Alex Sandro, sostituito da De Sciglio, con Kean insieme a Chiesa davanti e Bernardeschi a far le veci di Rabiot. Il primo squillo è suo, ma è la Roma a farsi più pericolosa, dopo 6 minuti, con Szczesny che respinge un colpo di testa di Mancini quasi dalla linea di fondo. La Roma insiste in avanti, la Juve chiude, non senza qualche affanno, soprattutto sulla coppia tutta mobilità e dinamismo composta da Pellegrini-Zaniolo. Ma al 16’ è la Juve a passare: Cuadrado cambia gioco e pesca De Sciglio in avanti, pronto il suo cross, con Bentancur che colpisce di testa e il pallone che sbatte sulla fronte di Kean e finisce in rete. Dopo qualche minuto Zaniolo lamenta un dolore (un problema al ginocchio sinistro), prova a restare in campo ma non ce la fa, e al 26’ El Shaarawi ne prende il posto, con Mkhitaryan che si sposta a destra. La Juve non è molto brillante, ma attenta e concentrata, la Roma ha perso lo spunto di Zaniolo ed ha rallentato il ritmo. Il gioco conosce così lunghe fasi a centrocampo e prolungati palleggi spesso spalle alla porta, che terminano in lanci in avanti imprecisi. Il primo guizzo della Roma dopo lo svantaggio è un colpo di testa di Abraham sul quale non ha problemi Szczesny. Sarà ancora l’inglese a partire in contropiede nell’azione che porta al rigore a favore della squadra di Mourinho: fallo di Szczesny (ammonito) su Mkhitaryan, il Var conferma la decisione di Orsato e il portiere respinge il tiro dal dischetto di Veretout (polemiche per il vantaggio non concesso dall'arbitro).

IL RITORNO DI ARTHUR — La ripresa si apre con un mini show di De Sciglio: prima inventa un assist per una rovesciata di Bernardeschi, bella ma centrale, sulla quale Rui Patricio respinge e Kean manda alto il possibile tap-in. Poi il difensore, uno dei più brillanti dei suoi, prova la conclusione personale, mancando di poco il bersaglio. Un contatto fra Chiellini e Pellegrini in area accende qualche scintilla, ma è il giallorosso a commettere fallo. Le due squadre sono bloccate, il gioco spezzettato e poco fluido. La Juve punta al possesso palla e a ragionare, facendo passare i minuti. La Roma dopo il buon avvio ha perso ispirazione e ritmo. Bernardeschi ci prova con un sinistro da fuori che non trova lo specchio. E’ la risposta ad Allegri che nei giorni scorsi aveva detto che non avrebbe dovuto accontentarsi. Veretout cerca di rifarsi con una conclusione dalla distanza, a lato. La Roma è vivace e ancora in partita, la Juve resiste con dignitosa sofferenza. Al 71’ entrano Morata e Kulusevski per Kean e Chiesa, per dare un po’ di ossigeno alla squadra. E’ però Vina a farsi pericoloso, con Chiellini decisivo nel chiudere in angolo. Al 76’ fa il suo esordio stagionale Arthur, mandato a sostituire Bernardeschi e a fare un po’ di densità a centrocampo. Nella Roma Shomurodov prende il posto di Veretout, che Mourinho saluta con un gesto consolatorio. La Roma attacca a testa bassa, la Juve resiste in trincea. A due minuti dal termine Alex Sandro sostituisce De Sciglio, che esce fra gli applausi scroscianti dell’Allianz, mentre Mourinho esplode quando Orsato sancisce che i minuti di recupero sarebbero stati tre. E intanto la Juve inanella la sua quarta vittoria consecutiva in A.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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19/10/2021 21:13

Fiorentina brutta, Vlahovic spento:
il Venezia fa il colpo con Aramu

Deludono i viola, che non riescono mai a servire
il serbo e nel finale restano in 10 per il rosso a Sottil.
Decide il gol del fantasista al 37', ben servito da Henry



Si chiude con la sorpresa l'ottava giornata di serie A, con il Venezia che batte 1-0 al Penzo una brutta Fiorentina. Risultato meritato, perché i veneti giocano un buon primo tempo, vengono premiati dal vantaggio e contengono senza troppi problemi la modesta reazione dei viola, penalizzati nel finale anche dall'espulsione di Sottil.

LA PARTITA — Italiano sceglie Amrabat play e non è una grande idea. La Fiorentina non ha gran ritmo e le idee sono poche, nulla a che vedere con la bella squadra spesso ammirata in questo avvio di stagione. Il Venezia ha qualità davanti e gambe a centrocampo: i colpi di Aramu, la velocità di Johnsen e la presenza di Henry, centravanti che si sta rivelando acquisto azzeccato. Il gol arriva al 37' e nasce da una giocata in profondità proprio per Henry, che non si fa ingolosire dal tiro a tu per tu con Terracciano e regala invece il comodo gol ad Aramu. La Fiorentina nella ripresa non va oltre un paio di tentativi di Duncan e Torreira, col debuttante Romero che non deve compiere parate troppo complicate. Anche perché l'unico squillo di Vlahovic, mai servito decentemente dai compagni, si spegne a pochi centimetri dalla porta.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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21/10/2021 23:03

SERIE A 2021/2022 8ª Giornata (8ª di Andata)

16/10/2021
Spezia - Salernitana 2-1
Lazio - Inter 3-1
Milan - Verona 3-2
17/10/2021
Cagliari - Sampdoria 3-1
Empoli - Atalanta 1-4
Genoa - Sassuolo 2-2
Udinese - Bologna 1-1
Napoli - Torino 1-0
Juventus - Roma 1-0
18/10/2021
Venezia - Fiorentina 1-0

Classifica
1) Napoli punti 24;
2) Milan punti 22;
3) Inter unti 17;
4) Roma punti 15;
5) Lazio, Atalanta e Juventus punti 14;
8) Bologna e Fiorentina punti 12;
10) Udinese e Empoli punti 9;
12) Torino, Verona, Sassuolo e Venezia punti 8;
16) Spezia punti 7;
17) Sampdoria, Genoa e Cagliari punti 6;
20) Salernitana punti 4.

(gazzetta.it)
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23/10/2021 13:49

Super Sanabria, il Toro riparte subito.
Il Genoa si sveglia tardi

Il centravanti segna e manda in gol Pobega, nella ripresa gli ospiti provano
a riaprirla due volte con Destro e Caicedo ma i granata vincono con merito


Mario Pagliara


Un Toro bello di notte riconquista con pieno merito una vittoria che mancava da trenta giorni (in casa del Sassuolo), superando 3-2 il Genoa. Granata dominanti, e a tratti irresistibili, per ottanta minuti: avanti 2-0 già alla mezzora con Sanabria e Pobega al termine di un primo tempo spettacolare giocato dalla squadra di Juric. Nella ripresa due errori individuali complicano un po' la vita al Toro, procurando una gratuita sofferenza nel finale: il primo è di Bremer, che lascia libero Destro di firmare il 2-1. Ci pensa Brekalo ad allungare nuovamente, ma poi Aina si perde Kallon favorendo Caicedo.

URAGANO GRANATA — Lo avrebbe desiderato rabbioso, si è ritrovato davanti agli occhi uno spettacolo. Cercava la concretezza abbinata al bel gioco, Ivan Juric, e il venerdì notte torinese gli ha ripresentato un Toro in formato deluxe: avvolgente, preciso, fluido, a tratti travolgente. È stato, dettaglio più dettaglio meno, il miglior primo tempo giocato dai granata in questa stagione (crediamo superiore a quello contro la Lazio), in mezzo a una raccolta di prestazioni tutte brillanti che cominciano ad essere la controprova di quanto la creatura del tecnico granata cresca, di giornata in giornata, a vista d’occhio. Alla velocità travolgente della prima mezz'ora, però, stavolta i granata hanno aggiunto anche la concretezza sotto porta, ed è stato l'aspetto nel quale nelle precedenti occasioni avevano dimostrato maggiori difficoltà. A metà partita, il doppio vantaggio è una logica conseguenza di una squadra capace di sovrastare il Genoa di Ballardini grazie a un ritmo infernale nella prima mezzora, e di sfondare continuamente spinto dall'inesauribile Pobega (che serata la sua!) e da un ottimo Lukic sia dal punto di vista tattico che di costruzione. Ma, più in generale, il Toro è una squadra continuamente protesa in attacco che si abbatte sul Grifone con l'onda d'urto di una carica di cavalleria.

E POI SANABRIA... — Già, e poi c'è Tonny Sanabria: un gol (al 14') di testa (bravo a sbucare alle spalle di Fares) su assist di Ansaldi che sblocca un pari già traballante da diversi minuti nonostante si fosse solo a inizio partita. Per Tonny arriva anche l’assist del raddoppio di un incredibile Pobega (31'): servizio morbido e delizioso del paraguiano, incursione di Tommaso da manuale. Il Toro è ancora molto altro, nel primo tempo, perché il primo squillo lo regala già dopo tre minuti con Sanabria (Criscito devia di schiena in angolo), e al 7' l’ex Sirigu (applaudito) deve opporsi a una bella conclusione di Ansaldi. Alla mezz’ora c'è anche il tempo per un assolo di Linetty: fa tutto bene, meno la precisione. E in tutto questo il Genoa? Nel primo tempo è stordito, incapace di fronteggiare questo Toro. Avanti due a zero all’intervallo ai granata finora non era mai capitato. Quando giochi così, non può definirsi un caso.

ORGOGLIO DESTRO — Quando si riparte Ballardini non perde altro tempo e fa subito due sostituzioni: dentro Millan (per Toure) e Kallon per Ghiglione. I due entrati portano almeno un pizzico di vivacità e nei primi cinque minuti il Grifone ha un sussulto almeno d’orgoglio, che conosce il picco con un'occasione di Destro (al 4') finita alta. Il Toro rialza subito le marce e ricomincia a fare la partita. Al dodicesimo i granata piazzerebbero pure il tris, annullato poi dal Var: Linetty dalla sinistra scodella al centro un pallone a metà strada tra il tiro e il traversone deviato da Vasquez nella porta di Sirigu. Ma alla Var emerge un fallo a inizio azione di Djidji. Juric deve pensare anche alla sfida di martedì a San Siro contro il Milan, così ne cambia subito tre: Vojvoda (per Singo), Praet (per Linetty), Belotti (per Sanabria). Ballardini poco dopo risponde prima con l'ingresso di Caicedo poi con quello di Behrami, per provare a salvare il salvabile. Brekalo, al 23', spara in curva una palla invitante servitagli da Belotti. E quando la partita sembrava in controllo da parte del Toro, arriva l'episodio che riapre i giochi (24'): Bremer si perde Destro nel cuore dell'area, e per il centravanti è un gioco da ragazzi beffare Milinkovic a tu per tu (è il suo sesto gol in Serie A). È il 2-1.

FINALE PALPITANTE — Ma è solo un infortunio in mezzo a una partita di tanta bellezza, perché sette minuti dopo il Toro dilaga: Praet sfonda sulla destra, servendo Brekalo preciso all'appuntamento con il suo secondo gol in granata. Nel finale Genoa aggrappato a Pandev (entrato al posto di Destro), ma il Grifone ritorna subito in partita: al 36' Aina si fa saltare come un birillo da Kallon, palla facile facile per il 3-2 di Caicedo. Ne nasce un finale palpitante, con il brivido che corre lungo la schiena dei tifosi del Toro a tre minuti dalla fine: la punizione di Rovella di un soffio non beffa Milinkovic. Dopo quattro minuti di recupero, la festa è del Toro.

Fonte: Gazetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 23/10/2021 13:49]
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23/10/2021 13:54

La Samp torna a sorridere:
2-1 allo Spezia con super Candreva

Due gol nel primo tempo per un successo che mancava da 4 turni:
la punizione dell’ex azzurro deviata da Gyasi che spiazza Provedel,
poi il raddoppio con un gran tiro sempre di Candreva su assist di Gabbiadini.
Nel finale, accorcia Verde con un bel sinistro


Filippo Grimaldi


La Samp riparte, lo Spezia annaspa e cade per la sesta volta da inizio stagione. Un’autorete di Gyasi su punizione di Candreva e il raddoppio splendido dello stesso esterno blucerchiato non danno scampo alla squadra di Motta, meno efficace rispetto alla sfida vinta con la Salernitana, nonostante un finale in crescendo che frutta il gol di Verde. Non era una sfida senza appello, però il verdetto rianima la squadra di D’Aversa (ieri in tribuna, squalificato: al suo posto il vice Tarozzi in panchina) e riapre la crisi degli aquilotti, penalizzati (di questo bisogna dare loro atto) dalle undici assenze per infortunio. Il primo derby ligure della stagione diverte e dà così ossigeno ai padroni di casa, allontanandoli dalla zona rossa della classifica.

ALLARME RIENTRATO — Una gara in cui D’Aversa, al di là delle rassicurazioni di facciata, aveva bisogno di svoltare dopo avere raccolto solo un punto nelle precedenti quattro partite, con quattordici gol al passivo. Fuori Quagliarella, fiducia alla coppia offensiva Gabbiadini-Caputo. Motta, da parte sua, con appena cinque giocatori di movimento in panchina (di cui un 2004) non dà continuità all’ultima gara giocata al Picco neppure sul piano della prestazione. I blucerchiati rinunciano a Quagliarella e lanciano in attacco la coppia Gabbiadini-Caputo. Ne esce una partita inizialmente molto bloccata, con la Samp che prova ad essere aggressiva, ma la squadra di Motta brava nelle ripartenze, rimanendo sempre corta con il suo 4-2-3-1, che vede Antiste unica punta preferito a Nzola. Salcedo (13’) impegna Audero. Un attimo dopo, la punizione di Candreva dalla sinistra piomba in area: Gyasi stacca con Yoshida, ma il suo tocco è decisivo e inganna Provedel. L’autorete ospite accende la Samp. Sulla ripartenza, Audero è bravissimo su Strelec in angolo. I blucerchiati perdono Verre per infortunio: a sorpresa, dentro Dragusin al posto di Bereszynski, che avanza in mediana al posto di Candreva. L’ex nerazzurro va a sinistra. Sono momenti complicati per una Samp che fatica a ritrovarsi sul piano tattico. Dopo l’erroraccio di Caputo che spreca il raddoppio, ci pensa Candreva a chiudere la partita: su una lunghissima rimessa laterale di Dragusin, Caputo serve Gabbiadini. Sull’assist dell’attaccante, Candreva è implacabile. Due a zero Samp.

RISVEGLIO TARDIVO — La squadra di D’Aversa tiene bene il campo anche in avvio del secondo tempo, nonostante Motta provi la doppia carta Verde-Nzola (fuori Antiste e Gyasi). Qualcosa cambia sul piano del possesso palla e della spinta a favore degli ospiti. Verde impegna Audero, poi Bereszynski (grande gestione della palla di Candreva) coglie la traversa piena (28’) e manca il gol che avrebbe davvero chiuso la partita. Segnali di risveglio Spezia, ma non basta. La Samp ha meno lucidità e vigore del primo tempo, ma riesce a tenere il vantaggio. Lo Spezia fa più possesso palla dei padroni di casa, senza essere efficace nell’ultimo passaggio. E, quando ha la palla buona, la sorta non lo aiuta. Come accade nel finale quando un’occasione di Ferrer per rentrare in partita trova… Kovalenko sulla traiettoria del pallone. Fino alla perla di Verde. Ma è il 95’: troppo tardi. Finisce 2-1.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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23/10/2021 21:52

Colantuono, esordio da incubo:
poker Empoli, la Salernitana si sveglia tardi

I toscani partono a razzo e nel primo tempo vanno a segno 4 volte
grazie a una doppietta di Pinamonti, Cutrone e un autogol di Strandberg.
Nella ripresa i campani reagiscono, accorciano prima con Ranieri e poi con un'autorete di Ismajli.
Ma non c'è più tempo...


Maurizio Nicita


Un sogno per l’Empoli un incubo per la Salernitana, nemmeno un quarto d’ora e la sfida dell’Arechi è già incanalata verso un clamoroso risultato. La reazione veemente nel secondo tempo dei granata lascia accesa la fiammella della speranza ma Colantuono dovrà rivedere parecchie cose. Il nuovo tecnico schiera un 3-4-1-2, ma al di là del sistema di gioco e dei centrocampisti fuori ruolo (per emergenza), la squadra difende troppo bassa, favorendo gli attaccanti toscani. Sì perché per una volta Andreazzoli rinuncia al suo classico albero di Natale, schierando Cutrone e Pinamonti di punta con Henderson trequartista e un rombo di centrocampo duttile e dinamico. L’orologio non ha ancora finito il secondo giro dei secondi e l’Empoli è già in vantaggio: Bandinelli avanza nella trequarti e Pinamonti con un taglio semplice ed efficace passa dietro i difensori granata e anticipa Belec in uscita.

IL CUCCHIAIO DI PINAMONTI — I padroni di casa provano una reazione e Simy va in gol su lancio di Ribery ma il nigeriano è in fuorigioco e l’illusione dura altri tre minuti, il tempo che basta per raddoppiare. Azione simile che si sviluppa però stavolta sul versante destro con Haas che imbecca sul taglio Cutrone che può esultare in A dopo un anno e 3 mesi. Ma c'è di più. Due minuti dopo Henderson crossa in mezzo ed è Strandberg a deviarla in rete. Troppo passiva la difesa di casa. A questo punto, in vantaggio di 3 gol, l’Empoli può portare il ritmo al “piccolo trotto” anche perché dovrebbe essere la Salernitana ad aumentare l’intensità, ma non ha forza e qualità per farlo. I tiri di Gondo e Kastanos fanno il solletico a Vicario mentre le ripartenze dell’Empoli sono chirurgiche. Cutrone tira fuori da due metri, ma il 4-0 arriva grazie a Pinamonti su rigore. Lo stesso centravanti è fermato fallosamente da Strandberg. Poi dal dischetto batte con un cucchiaio Belec, che la prende male e insegue il marcatore dei toscani.

LA CONTESTAZIONE — Sul 3-0 parte la contestazione del paziente pubblico salernitano. Che se la prende con il d.s. Fabiani e con quel che resta della società. Chiedendo rispetto per la città. Singolare l’atmosfera nella quale Pinamonti batte il rigore a fine primo tempo: con tutto lo stadio a inneggiare a Salerno applaudendo. Una forma civile, questa, per contestare questa assurda stagione.

UN’ALTRA PARTITA — È quella cui si assiste incredibilmente nella ripresa. Colantuono cambia tre uomini ma soprattutto sistema. la squadra con 4-3-1-2 più sostenibile. L’Empoli forse rientra in campo troppo tranquillo e dopo 3’ arriva il primo gol in A di Ranieri abile a inserirsi in area per deviare in rete l’assist di Ribery. Si accende il francese - oggi capitano - e si riaccende la speranza, perché i tifosi non mollano la squadra e la spingono. E al 10’ ecco il 2-4, con Ribery bravo a creare spazio alla percussione di Kastanos il suo diagonale colpisce il palo, nella convulsione è Ismajili a deviare in porta. Pochi istanti prima Luperto aveva salvato sulla linea un colpo di testa di Strandberg. a dimostrazione che ormai la partita ha cambiato completamente verso. Ancora il trascinatore dei granata, Ribery, mette in mezzo un gran pallone con Simy che può colpire di testa senza nemmeno saltare ma passa la palla a Vicario. Il resto è un forcing disperato e poco lucido con Andreazzoli che passa a un più coperto 4-4-2. Ancora una accelerazione del capitano francese diventa un assist per Djuric con Vicario che salva sul colpo di testa. finisce così. Con l’Empoli in festa e la Salernitana a chiedersi cosa poteva essere questa partita senza quello sciagurato avvio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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23/10/2021 22:03

Okereke illude il Venezia,
Henry fa la frittata ed è ribaltone Sassuolo



Gli uomini di Zanetti passano in vantaggio con il nigeriano,
poi arriva il tris degli emiliani con Berardi, l'autogol del francese e Frattesi.
Nel finale annullati due gol a Forte


Pierfrancesco Archetti

Il Sassuolo torna a vincere dopo due turni sorpassando il Venezia nel secondo tempo. Dopo aver subito la rete di Okereke, e aver corso altri rischi, la squadra di Dionisi è stata capace di rialzarsi. Al pareggio di Berardi hanno fatto seguito altri due centri: autogol di Henry e sigillo di Frattesi. Il verdetto è giusto, il Venezia, anche per le assenze, cala nella seconda parte e incassa la quinta sconfitta in campionato.

I MOTIVI — Una gara bloccata all’inizio, si scioglie dopo mezz’ora: verticale di Ampadu per le punte veneziane tenute in gioco da Ferrari. Henry lascia a Okereke che evita Chiriches e piazza il destro sul palo lontano. Il Sassuolo si sveglia, va subito a cercare il pari e lo ottiene cinque minuti dopo: assolo di Berardi e sinistro che batte Romero (37’). Il portiere si riscatta subito dopo ancora sull’attaccante della nazionale, poi evita il raddoppio su tiro di Raspadori. Ma il Venezia non si ferma e in un altro duello Okereke-Chiriches stavolta vince il difensore che evita un gol con l’aiuto di Consigli.

LE MOSSE — Al Sassuolo manca ancora Boga, tocca a Djuricic iniziare sulla fascia sinistra. Alessio Dionisi, ex del Venezia, presenta la stessa formazione che si era fatta raggiungere sul 2-2 dal Genoa domenica scorsa ma proprio Djuricic si fa male prima della mezzora e deve uscire. Entra Traore e Raspadori scivola a sinistra. Il Venezia potrebbe sfruttare l’entusiasmo per la vittoria di lunedì contro la Fiorentina, ma il primo successo stagionale in casa ha presentato il conto: sono fuori per infortunio Aramu, che decise la gara con i viola, Johnsen e Vacca, mentre Heymans non è stato convocato per motivi personali. Busio prende subito una botta ma regge fino all’intervallo. Poi viene sostituto con Peretz e il Venezia comincia a cedere. L’autogol di Henry al 5’ è il primo segnale, l’attaccante mette in rete di testa un angolo di Traore. Poi il Sassuolo tiene il comando del gioco: Berardi tira sul portiere il possibile tris, ma Frattesi (primo gol in A) non sbaglia su un delizioso assist di Raspadori. Al Venezia restano soltanto due gol di Forte annullati per fuorigioco e un salvataggio sulla linea di Lopez su Ceccaroni al 92’, quando la contesa è ormai chiusa.

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23/10/2021 23:52

Sei gol, Bologna in 9, Ibra fa e disfa:
al Dall'Ara succede di tutto.
E il Milan vola in testa

I rossoblù nella ripresa si ritrovano in nove uomini dopo il rosso a Soumaoro e Soriano.
Diavolo avanti 2-0 con Leao e Calabria, poi i padroni di casa lo riacciuffano
grazie a un autogol di Zlatan e a una rete di Barrow.
Nel finale i rossoneri tornano sopra con Bennacer.
La chiude lo svedese


Marco Pasotto


Massima libertà di scelta. Chi vuole può optare per limitarsi al risultato, che regala al Milan il primato solitario in classifica almeno per una notte in attesa che qualcuna delle altre - domenica c’è Inter-Juve e Roma-Napoli - perda punti, comunque andrà a finire. Messa giù così, è pasteggiare a caviale e champagne. Il tifoso rossonero che invece preferisse scrutare oltre il risultato, andrà a dormire da primo in classifica, certamente, ma pieno di dubbi e di paure. Perché Bologna-Milan è finita 2-4 ma la sfida del Dall’Ara è stata la partita più pazza del mondo e paradossalmente è proprio il Diavolo a uscirne con molti dubbi e poche certezze.

MOMENTO DELICATO — Insomma, i rossoneri non hanno decisamente fatto una gran figura. L’ampiezza del risultato a favore del Milan non è lo specchio fedele di una gara folle, in cui gli emiliani si sono ritrovati in dieci dopo venti minuti e addirittura in nove dopo 13 minuti della ripresa. Una partita in cui il Milan si è accomodato nello spogliatoio all’intervallo sopra di due gol e di un uomo e si è ritrovato 2-2 al settimo minuto della ripresa, con un Bologna quasi commovente – oltre che estremamente lucido - nel rimettersi in parità e, anche dopo il secondo rosso, nel contenere bene un Diavolo sempre più scoraggiato e senza idee. E’ stata una magnifica volée di Bennacer nel finale a riportare davanti i rossoneri per una vittoria rifinita nel punteggio da un Ibra croce e delizia: assist a Leao e un gol, da dimenticare tutto il resto (con un autogol sulla coscienza), lontanissimo da una forma anche solo accettabile. Dopo quello che ha visto, Pioli ha lasciato il campo molto nervoso perché il momento è quello che è: un tempo regalato al Verona, un’intera partita al Porto e il serissimo rischio di non vincere stavolta con due uomini in più, sono campanelli d’allarme importanti.

LE SCELTE — Se Pioli era afflitto da mille problemi di infermeria (nove assenti), anche Mihajlovic aveva poco da sorridere. Soprattutto in mediana, dove gli uomini erano contati. Alla fine Dominguez, nonostante i recenti problemi muscolari, è sceso in campo dall’inizio accanto a Svanberg. Quindi con Medel lasciato al centro della difesa. Attacco affidato al tridente Soriano-Barrow-Arnautovic. Il Milan dietro a Ibra si è presentato con Castillejo (prima da titolare), Krunic e Leao, mediana obbligata con Tonali-Bennacer e conferma dell’intera linea difensiva schierata a Porto (Calabria, Kjaer, Tomori e Ballo-Touré). Per spiegare la prima parte di partita occorre fermare il cronometro al minuto numero 20. In realtà il Milan sta già vincendo, ma quello è il momento che cambia davvero la sfida: lancio in verticale di Kjaer per Krunic, che si lancia verso Skorupski e prima di entrare in area viene messo giù da Soumaoro. Valeri è fermo e immediato nel provvedimento: rosso diretto, confermato dal Var, e Bologna in dieci. E’ qui che cambia tutto. E’ qui che il Milan si ritrova improvvisamente in decisa discesa dopo un primo quarto d’ora abbastanza complicato. E’ qui che il Bologna deve arrendersi all’evidenza di non potersi più permettere la pressione utilizzata sapientemente nei primi minuti, quando il Diavolo era stato schiacciato nei suoi ultimi trenta metri dalla spinta emiliana. Con l’interessantissimo 19enne Hickey (ben protetto da Theate) che sgommava a sinistra, Svanberg che sovrastava Bennacer e Arnautovic che si muoveva su tutto il fronte creando corridoi per i compagni. Proprio il nazionale austriaco poco prima del quarto d’ora ha sfiorato il gol di testa su una mancata uscita di Tatarusanu. Un Bologna efficace in fase di manovra e ampiamente rivedibile in quella difensiva. Il primo gol rossonero è arrivato in contropiede ma con i rossoblù in superiorità numerica. Eppure Ibra è riuscito a lanciare profondo per Leao, e Leao ha bruciato sullo scatto Soumaoro, scoccando un sinistro su cui è risultata decisiva una deviazione di Medel.

UN ALTRO ROSSO — Quattro minuti dopo è arrivata l’espulsione e ovviamente è diventata un’altra partita. Mihajlovic è passato dal 3-4-2-1 al 4-3-2, ridisegnando la difesa con De Silvestri, Medel, Theate e Hickey. A dieci dall’intervallo il Milan ha sferrato il colpo che pareva del k.o.: cross di Ballo-Touré, brutta smanacciata di Skorupski, un po’ di ping pong in area e botta di destro definitiva di Calabria. Il Bologna a quel punto ha barcollato, ha patito il doppio schiaffo e con un uomo in meno si è rintanato davanti all’area. Un match virtualmente finito, a giudicare da quanto si stava vedendo in campo. Ma l’intervallo ha sparigliato le carte perché nel secondo tempo è successo di tutto. Il Bologna in sette minuti ha incredibilmente riacciuffato la partita. Al 4’ ci ha pensato direttamente il Milan, con Ibra che di testa ha infilato la porta sbagliata su angolo di Barrow, e al 7’ con una bella azione avviata da Arnautovic, rifinita da Soriano e perfezionata da Barrow sul filo del fuorigioco. Dall’Ara impazzito, Milan tramortito, ma beneficiario di un’altra decisione arbitrale fondamentale: brutta entrata di Soriano sulla caviglia di Ballo-Touré, il Var ha richiamato Valeri che una volta tornato dal monitor ha cacciato il secondo giocatore rossoblù. Undici contro nove, con Pioli che a quel punto si è giocato il tutto per tutto. Fuori Krunic, dentro Giroud. Ovvero Ibra e il francese insieme nell’ultima mezzora. Solo che il prodotto non è stato minimamente proporzionale alle attese.

INVENZIONE — In generale, il Milan non ha capito, o comunque non è stato in grado di farlo, come accerchiare il Bologna. Come infilarsi nei varchi giusti e, prima ancora, come crearli. I rossoneri invece di azzannare l’avversario hanno giochicchiato con un giro palla lento, scarico. Più scoraggiati dall’essere stati raggiunti che incoraggiati dalla doppia superiorità numerica. Tanti errori nei pressi della trequarti, difficoltà estrema nel rendersi pericolosi. L’unico sussulto vero per il Bologna è stato un colpo di testa di Giroud, sventato da un grande intervento di Skorupski. E gli emiliani si sono pure presi il gusto di spaventare il Diavolo con Arnautovic (attento Tatarusanu). Il Milan aveva bisogno di una giocata, di un episodio, di un’invenzione. Arrivata a sei minuti dal 90’: Bakayoko ha affondato a sinistra, cross alzato a campanile da Svanberg e sinistro al volo di Bennacer da fuori area. Bellissimo e imprendibile. Il colpo di grazia l’ha dato Ibrahimovic al 90’ con un destro chirurgico che gli permette di diventare, a 40 anni e 20 giorni, il quarto marcatore più anziano nella storia della Serie A. Bologna con le mani nei capelli, Milan fuori dall’incubo e primo in classifica ma di ritorno a Milanello con tante, troppe domande sgradevoli da farsi. A fine gara, la faccia di Pioli raccontava tutto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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24/10/2021 16:39

L’Udinese non muore mai:
Malinovskyi illude Gasp, Beto al 94' firma il pari

Il gol dell’ucraino al 56’ sembrava aver deciso l’anticipo.
In pieno recupero il colpo di testa vincente del portoghese.
Per i friulani è il 7° punto nei minuti finali,
la quarta partita rimediata dopo quelle con Juve, Samp e Bologna


Andrea Elefante


Sembra una beffa, ma non lo è. Perché l’Udinese pareggia quando alla fine dei 5’ di recupero manca poco più di un minuto, ma non è la prima volta: è il 7° punto nei minuti finali, la quarta partita rimediata dopo quelle con Juve, Samp e Bologna, segno di un’anima che non molla. Perché Beto, l’autore dell’1-1 su corner battuto da Samardzic è al terzo gol di fila e non è un caso, vista la partita giocata. Perché l’Udinese ha più forze fresche da mettere in campo e Gotti le usa bene, mettendo spalle al muro l’Atalanta nella parte finale della partita. E perché l’1-0 dell’Atalanta era nato da un’improvvisa illuminazione di Malinovsyi e non da una partita dominata, anzi.

LE SCELTE — Gasperini perde anche Maehele (influenza), non rischia Demiral (anche se convocato, infatti va in tribuna) ma non abbandona la difesa a tre, arretrando ancora De Roon, assieme a Lovato e Palomino, con Pezzella più alto sulla fascia sinistra. Davanti sta fuori Muriel, con Ilicic e Malinovskyi esterni offensivi ai fianchi di Zapata. Gotti come annunciato cambia qualcosa: rinuncia sia ad Arslan che Samardzic e con tre esterni di ruolo manda Udogie a sinistra e Molina più alto a destra, davanti a Stryger Larsen, anche se il teorico 3-4-3 ripiega quasi sempre in 5-4-1.

PRIMO TEMPO — L’assetto tattico mette in difficoltà l’Atalanta, anche perché Gasperini non trova gli spunti che possano squarciare la ragnatela bianconera né da Ilicic, né tantomeno da Malinovskyi, in giornata decisamente no. Fino al 39’ l’Atalanta non tira in porta, anzi è quasi più pericolosa l’Udinese - nonostante l’atteggiamento molto prudente - con la ricetta più scontata, la ripartenza: ispirata da Pussetto per Beto, che scappa a Lovato e mette in mezzo un pallone dove Molina arriva male. Solo a fine primo tempo l’Atalanta si scuote un po’, in coincidenza con il primo spunto di Zapata, che riesce a liberarsi della morsa di Nuytinck e mette dentro per Ilicic che anticipa Becao e colpisce il palo. Un minuto dopo ancora un pericolo per Silvestri, freddo nel faccia a faccia con Pasalic che non riesce ad angolare il tiro.

SECONDO TEMPO — L’Atalanta entra in campo alzando un po’ il ritmo e una combinazione Malinovsky-Zapata-Ilicic, con tiro a giro dello sloveno fuori di poco, spaventa l’Udinese. Ma la partita si sblocca solo quando il peggiore fin lì, Malinovskyi, indovina un sinistro da venti metri, che sorprende Silvestri coperto da Becao. Ma l’Udinese non si butta giù, l’Atalanta ha una sola vera chance per mettere al sicuro il risultato (Silvestri mura Malinovskyi) e Gotti mette in campo tutte le forze che ha, con tre “2000” e un 4-4-2 che in realtà è un 4-2-4, fronteggiato da Gasperini con un “uno contro uno” che coinvolge anche il debuttante Scalvini. Ma l’Udinese va vicina al pareggio già al 45’, quando una palla persa da Miranchuk causa una ripartenza dell’Udinese, che per poco non si conclude con un autogol di Lovato, salvato sulla linea da Musso. E poi trova l’1-1 all’ultimo assalto, su calcio d’angolo battuto da Samardzic e sfruttato di testa da Beto, con la complicità dell’uscita difettosa di Musso, che è ostacolato da Koopmeiners ma resta troppo a metà strada. Nel recupero arriva anche l’espulsione di Gasperini.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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24/10/2021 17:32

Verona, è un Simeone da pazzi!
Il Cholito segna 4 gol e asfalta la Lazio



Hellas scatenato con l'argentino e Caprari (due assist) migliori in campo,
Immobile riapre la partita all'inizio del secondo tempo ma non basta


Fabio Bianchi

Gran Verona, formidabile Simeone. Un Cholito così non si era mai visto, nemmeno in Argentina. Un poker stupendo, una partita senza respiro. Le prime due reti, bellissime, a concretizzare la superiorità su una Lazio in tono minore. Il terzo per scacciare il fantasma dell’ennesima rimonta da subire in questo campionato, il quarto per chiudere in gloria. Non c’è stata partita, grazie a lui e a un super Caprari che conferma la bontà della scelta dei dirigenti per sostituire Zaccagni, che langue nell’infermeria della Lazio. Solo una piccola reazione a inizio ripresa e che ha dato l’impressione di poter riprendere la partita dopo la rete di Immobile. Ma è stata, appunto, solo un’impressione.

DOMINIO — Dopo qualche minuto di empasse, il Verona ha cominciato a prendere in mano la partita alla grande. Nel suo gioco uomo contro uomo arrivava quasi sempre prima sul pallone e una volta conquistato la manovra scorreva lucida. La Lazio, di contro, sembrava parecchio impacciata, con i giocatori spesso in ritardo. Viste le difficoltà a creare manovre efficaci, aveva bisogno dei dribbling di Anderson e Pedro per creare spazi e superiorità numerica. Ma i due avevano le stesse difficoltà dei compagni nei duelli personali. E il Verona, con Caprari ispirato, ha creato qualche occasione prima dell’irruzione di Simeone. Che al minuto 30 ha rifinito alla grande un’azione confezionata da Veloso e Caprari e sei minuti dopo, sull’imbucata di Veloso, dal limite dell’area ha tirato una sassata all’incrocio dei pali. Il primo tempo è stato un domino da parte della squadra di Tudor, che ha avuto l’unico dispiacere di perdere Casale giusto prima dell’intervallo per infortunio, sostituito da Ceccherini.

BRIVIDO — Nel secondo round Immobile ha accorciato subito le distanze con la gentile collaborazione di Gunter e Montipò, che si è fatto sfuggire sotto le braccia il pallone. Ed è riapparso il braccino del Verona, che in questo campionato ha già subito parecchie rimonte dopo un vantaggio di due reti. Ma Tudor ha fatto i cambi giusti in mezzo al campo per inserire polmoni freschi e in difesa per più sicurezza. Quando Simeone ha messo il terzo sigillo, il Verona ha concesso qualcosa (traversa di Milinkovic e poi paratona di Montipò sempre su Milinkovic) ma sembrava comunque in controllo. A tempo scaduto, ancora su invito di Caprari (la Lazio non gli ha mai preso le misure) il poker di Simeone che se n’è andato via felice col pallone sotto il braccio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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24/10/2021 17:40

Onda Viola: una bellissima
Fiorentina travolge 3-0 il Cagliari



Vlahovic lascia a capitan Biraghi il penalty che sblocca il match.
Poi arrivano i gol di Nico Gonzalez e dello stesso attaccante


Giovanni Sardelli

La Fiorentina stritola il Cagliari dominando la gara dall'inizio alla fine. Bellissima la Viola nel proporre gioco, creare occasioni, divertire. Troppo brutta invece la squadra di Mazzarri incapace fin dai primi minuti di opporre resistenza. Quando va così meglio pensare alla prossima. Italiano piazza Saponara, risultato poi il migliore in campo, al posto di Callejon con Gonzalez e Vlahovic a completare l'attacco. Qualche fischio per il serbo nel pre gara ma nessuno, come immaginato, durante la partita. Mazzarri sposta Nandez a sinistra confermando la coppia Keita-Joao Pedro davanti. Ma a prescindere dai singoli, è tutta la squadra a fallire.

DOMINIO VIOLA — Il primo tempo ha un padrone solo. La Fiorentina. Che snocciola palle gol, diverte, segna. Al 10' occasionissima per Nico Gonzalez di destro su servizio di Bonaventura, palla fuori. Stesso destino per il colpo di testa di Quarta. Al 19' sugli sviluppi di un corner, Keita salta e colpisce con la mano: Banti richiama Rapuano al var e dopo la review viene concesso il rigore alla Fiorentina. A sorpresa non si presenta Vlahovic (c'è un labiale in cui dice "non me la sento") sul dischetto ma capitan Biraghi, che spiazza Cragno. Il monologo viola prosegue a suon di occasioni. Gonzalez mette fuori di testa, Saponara (autore di un primo tempo spettacolare) colpisce l'incrocio dei pali con un tiro a girare prima che lo stesso numero 8, qualche minuto dopo, consegnasse a Gonzalez il pallone del 2-0 facile facile. La differenza pare abissale.

ECCO DUSAN — Tre minuti del secondo tempo e Vlahovic stavolta il piazzato lo calcia. E' una punizione da venti metri che il serbo piazza con forza e precisione sotto l'incrocio dei pali correndo poi ad abbracciare Italiano sommerso dall'affetto dei compagni. Alcuni settori inneggiano il suo nome, la Curva preferisce continuare a sostenere la squadra nel suo collettivo mostrando indifferenza per il centravanti senza firma (sul rinnovo). Mazzarri prova il triplo cambio inserendo Pavoletti, Grassi e Pereiro ma non è una questione di singoli. Tutto il Cagliari non ha sostanzialmente giocato la gara travolto dalla voglia e dalla qualità viola. Dopo la vittoria con la Samp enorme passo indietro per i sardi mentre la Fiorentina ritrova il successo, il gol di Vlahovic ed anche una bella dose di serenità. Che non è poco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/10/2021 00:08

Roma-Napoli, mille partite in una ma finisce senza reti.
E il Milan raggiunge Spalletti

Bella partita coi portieri imbattuti: per Abraham e Osimhen le migliori occasioni


Maurizio Nicita


Una partita bruttina interrompe la serie vincente del Napoli che per la prima volta non va in gol in campionato. La Roma se la gioca alla pari, ma i ritmi sono bassi. Solo qualche strappo col Napoli che colpisce un palo e la Roma che divora la migliore occasione nel primo tempo con Abraham. Alla fine risultato giusto e Napoli che mantiene la vetta ma deve condividerla con il Milan.

OBIETTIVO SPALLETTI — Salve di fischi e striscioni non proprio affettuosi per Luciano Spalletti. Il tecnico, quando nella seconda parte della gara viene insultato dallo stadio intero, alza il braccio e saluta con un ghigno. Ma quello che diventa insopportabile è il refrain dalle curve "Vesuvio lavali col fuoco" cantato da migliaia di persone.

ZANIOLO SPRINT — Mourinho continua nella sua battaglia e lascia fuori dalla partita 5 giocatori (Reynolds, Kumbulla, Diawara, Villar e Mayoral). Si parte con le formazioni annunciate, con le due zeta in campo: Zaniolo e Zielinski. Ed è soprattutto l’azzurro a mostrarsi in palla, puntando Mario Rui e cercando superiorità sulla fascia destra, supportato da Karsdorp. E da un cross dell’olandese nasce un pericolo, con Pellegrini che trova la coordinazione per tirare ma la conclusione è deviata in angolo. Il Napoli non sta a guardare e su una palla vagante in profondità, Osimhen tira quasi a botta sicura, ma Mancini si oppone col corpo.

QUELLO SCHEMA SULL'ANGOLO — Ricordate la soluzione da corner studiata dalla Roma di Spalletti? Era il 15 marzo del 2008 e Taddei faceva finta di battere e toccava leggermente la palla per fargli compiere il giro regolamentare, poi Pizarro partì direttamente palla al piede dalla bandierina. L’arbitro non capì e fermò il gioco. Stessa cosa ha fatto Massa che ha bloccato Insigne (dopo il tocco di Politano). Singolare che Spalletti - che aveva ripetuto l’esperimento a San Pietroburgo - lo abbia riproposto proprio all’Olimpico.

ABRAHAM CHE FAI ! — Partita bloccata in mezzo e squadre più preoccupate a non subire che a offendere. Al 28’ l’occasione più nitida. In mezzo Zielinski, anello debole azzurro, perde palla da Cristante, veloce a verticalizzare su Abraham che solo davanti a Ospina calcia a lato, sbagliando clamorosamente. Finale di tempo con Insigne protagonista che tira due volte dalla sua mattonella, ma prima spara alto, mentre il tiraggiro è molle. Gara ancora spezzettata con un duello poco edificante fra Mancini e Osimhen (già visto nella passata stagione): il difensore salta in testa all’attaccante colpendolo col brezzino sul capo, l’altro cadendo alza la gamba e lo sfiora a una spalla, con l’altro che sviene toccandosi la gamba. Massa però non prende alcun provvedimento. Si prosegue a strappi e nemmeno i cambi danno di più.

LEGNO OSIMHEN — Sfida che rimane bloccata per un quarto d’ora, quando Fabian trova il corridoio per verticalizzare su Politano: la deviazione da un passo di Osimhen è deviata miracolosamente sul palo da Mancini e sulla respinta Karsdorp salva su Mario Rui. Sul calcio d’angolo successivo di testa il nigeriano colpisce la parte alta della traversa, con Rui Patricio comunque sulla traiettoria. Si sveglia anche la Roma, bella una verticale Zaniolo-Pellegrini con conclusione di poco alta. Mancini, grande protagonista in difesa, sfiora il gol su un piazzato perfettamente calciato da Pellegrini, ma la sua girata di testa esce di un niente. Il Napoli con Mertens accanto a Osimhen e Lozano ed Elmas esterni passa al 4-4-2. Mourinho dopo essere stato ammonito riesce a farsi espellere. I tifosi del Napoli sussultano per un gol di testa di Osimhen ma è in fuorigioco. Finisce con la Roma all’attacco ma senza sussulti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/10/2021 00:19

La Juve agguanta l'Inter con un rigore nel finale:
pari e vetta lontana per entrambe

Il bosniaco firma il vantaggio al 17' del primo tempo, mentre i bianconeri
sono in 10 con Bernardeschi infortunato ed in attesa di cambio.
L'argentino, entrato al 61', batte Handanovic all'89'


Luca Taidelli


Poteva esserci un Inter-Juve senza polemiche? Ovviamente no. E dopo il rigore salva Champions dello scorso maggio i bianconeri strappano un pareggio contro un’Inter molto “contiana” con un penalty deciso al Var e segnato da Dybala appena prima del 90’ a vanificare il gol del solito Dzeko nel primo tempo. L’Inter fatica a digerire lo sgarbo, ma Inzaghi forse dovrà riflettere sulla mania di togliere un uomo non appena viene ammonito. Perché il fallo su Alex Sandro che cambia la notte di un Meazza stracolmo lo commette il goffo Dumfries, entrato dopo l’ammonizione dello straripante Perisic. Un caso? Fino a un certo punto. Resta il fatto che questo 1-1 lascia entrambe lontane dalla coppia Milan e Napoli, ora rispettivamente a +7 e a +10 sulle rivali.

MINUTI CHIAVE — Inzaghi perde Vidal per influenza, ma aveva già deciso di puntare su Calhanoglu. Darmian e Perisic sulle fasce, in attacco intoccabili Dzeko e Lautaro, anche perché Correa non è stato convocato. Allegri dietro preferisce Chiellini a De Ligt e tiene inizialmente in panchina Bentancur e Chiesa, cui preferisce McKennie e Kulusevski, reduce dal gol in Champions allo Zenit, per affiancare Morata. Al solito, il 4-4-2 in fase di possesso si declina in 3-5-2 con lo scivolamento a sinistra di Alex Sandro. Agonismo subito alle stelle, con l'Inter che prende metri ma sembra più attenta del solito, quasi "contiana" a non rischiare quei passaggi sbagliati che manderebbero a nozze la Juve versione autunnale, ben contenta di schiacciarsi sulla propria trequarti. Dopo un quarto d'ora di sportellate, la gara si stappa sull'infortunio di Bernardeschi, che cade male dopo un contrasto con Darmian e chiede il cambio per un problema alla spalla. Quando il gioco finalmente riprende, Allegri sta ancora istruendo Bentancur ma Calhanoglu con un tracciante improvviso (deviato da Locatelli) centra il palo interno e Dzeko sul tap-in segna il gol più semplice, anche se pesante, del suo stellare inizio di campionato. Reduce da quattro 1-0 consecutivi, la Juve è costretta ad azzannare la partita. Di fronte però trova un avversario che nel primo tempo ha più fame di lei. Perisic asfalta Cuadrado, Calha costringe McKennie in ritirata, Dzeko e Lautaro sono bravi a schermare Locatelli, l'unico che sembra in grado di creare gioco, visto che anche Kulusevski sbatte contro Brozovic e lascia Morata in balia dei tre centrali di Inzaghi.

REAZIONE JUVE — Si riprende senza sostituzioni, anche se Allegri sposta a sinistra McKennie e Bentancur - evanescente in fascia - al fianco di Locatelli nel cuore del gioco. L'Inter però resta più feroce, arriva prima sul pallone, fa ballare l'avversario anche se piuttosto che rischiare di prendere una ripartenza quando Brozovic e Perisic non possono accompagnare l'azione, perde un tempo di gioco e gestisce. Dopo un'ora finisce l'autonomia del Calha versione tuttocampista ed entra Gagliardini. Da notare che Barella sfugge alla "legge Inzaghi" e resta in campo malgrado l'ammonizione presa nel primo tempo. Anche quando sfonda la prima linea interista (vedi Kulusevski) la Juve non riesce a riempire l'area con altri uomini. Allegri cerca qualità con Chiesa e Dybala per gli spenti Cuadrado e Kulusevski. Al rientro dopo oltre un mese, la Joya pesca subito il taglio centrale di McKennie, che però non aggancia. Anche Chiesa bussa subito a destra, costringendo al giallo Perisic, lui sì subito sostituito malgrado un'ottima prestazione. Entra Dumfries, che fa traslocare Darmian, mentre Sanchez rileva Lautaro. Ma la Juve ormai si è trasferita nella metà campo avversaria. L'Inter va in sofferenza e fatica ad uscire in modo pulito. Il quadro è ribaltato. Ora è la Juve a sporcare tutte le linee di passaggio e a ringhiare su ogni pallone. All’82’ Allegri si gioca le carte Arthur e Kaio Jorge per McKennie e Locatelli, ma la Juve sembra meno feroce. Il regalo però glielo scarta Dumfries. Mariani nemmeno se ne accorge, ma Guida al Var lo sollecita e Dybala non sbaglia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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