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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di SEXY FORUM

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:30
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07/01/2023 23:22

Inter, clamorosa beffa al 93':
un autogol di Dumfries regala al Monza il 2-2

Nerazzurri in vantaggio con Darmian, raggiunti dopo 2' da Ciurria.
Poi il pasticcio di Pablo Marì regala al Toro la rete del 2-1.
Nel recupero l'autorete dell'olandese


Filippo Conticello


Senza la stessa cattiveria del big match col Napoli, con qualche patema non richiesto più errori sparsi qua e là, ed ecco l'Inter ferma la marcia che pareva lanciata: si fa rimontare nel recupero da un volitivo Monza, pareggia 2-2 una partita che doveva condurre in porto con naturalezza ed è costretta a ridimensionare le ambizioni di rimonta. Sarà pure tornato al gol Lautaro che, smaltiti i festeggiamenti mondiali, ha portato il suo agonismo anche in Brianza, ma sono pure tornate le dormite difensive, vera zavorra di stagione.

PRIMO TEMPO — A inizio partita Inzaghi sorprende davanti perché lascia fuori a sorpresa il totem appena ritrovato: Romelu Lukaku avrebbe bisogno solo di mettere minuti per salire di condizione, ma si accomoda in panchina per schierare il Lautaro Mundial. Accanto al Toro, l'eterno Dzeko che al momento pare l'unico vero titolarissimo. E poi a destra, per la seconda gara di fila, Darmian prende il posto a Dumfries per tamponare il pericoloso Carlos Augusto, la freccia monzese spesso più appuntita. Nel 3-4-2-1 brianzolo a riscaldare il cuore il ritorno da titolare al centro della difesa di Pablo Marì, per la prima volta dall'accoltellamento di Assago: una bella notizia anche se non sarà certo la migliore serata della vita. Davanti, poi, Palladino si affida a Petagna assistito alle spalle da Machin e Ciurria. Bastano i primi minuti per capire dove pende la torre nerazzurra: Darmian non è solo chiamato a tamponare, ma deve far pure l'assaltatore specializzato. Alla seconda scorribanda trova subito l'1-0 sfruttando il solito assist da sinistra, stavolta di Bastoni. Un vantaggio così rapido, al 10', farebbe pensare a una passeggiata di salute qui in Brianza e, invece, neanche il tempo di festeggiare che l'Inter ricade nei vecchi vizi: le dormite difensive, scomparse col Napoli, ricompaiono un minuito dopo il gol. Ciurria, smarcato in maniera deliziosa dal capitano Pessina, trova un varco per accentrarsi da destra e trovare l'angolo con il sinistro. Il Monza, ringalluzzito dal pari, costruisce pure qualche occasione supplementare, soprattutto da palla inattiva sfruttando la fisicità di Petagna. Ma la partita in avvio è un flipper, non trova pace, e non trova pace neanche il povero Pablo Marì: il difensore appena rientrato a pieno regime si addormenta al 22' e si fa borseggiare il pallone nell'aria piccola da Lautaro. Troppo facile per il Toro segnare il 2-1, suo personale regalo di ritorno dal Qatar. Il nuovo vantaggio ha, quindi, il potere di riportare l'Inter sui giusti binari del gioco perché la palla inizia a traghettare da una parte all'altra come al solito, con belle combinazioni di prima. Così, sulla più bella azione del primo tempo, Barella libera al tiro Dimarco sul piede sbagliato: il destro in questo caso non è minimante uguale al sinistro. Nel complesso, i nerazzurri avanzano e il Monza arretra, uno spartito che continua fino all'intervallo e anche oltre.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa l'Inter ritrova un Toro ispirato, che stacca pericolosamente di testa in area e poi taglia come il burro la difesa di Palladino liberando al cross Darmian: è come se il gol abbia fatto saltare il tappo e aggiunto birra all'argentino campione del mondo. Tra l'altro dopo neanche dieci minuti ritrova il suo gemello belga perché Inzaghi manda in panchina Dzeko, lontano parente dall'attaccante letale degli ultimi tempi: Romelu Lukaku, un gigante non certo abituato a subentrare dalla panchina, continua da parte sua l'opera di riconnessione della Lu-La, decisamente faticosa qui all'U-Power Stadium. Nello stesso tempo i nerazzurri sostituiscono anche la cabina di regia: out Calha per colpa di un leggero affaticamento allo psoas e dentro Asllani. Dopo otto minuti esce anche Barella, risparmiato visti i tanti impegni, e va dentro Gagliardini. Nella somma di tutti gli addendi, la squadra di Simone perde padronanza nel possesso della palla, abbassa il baricentro e concede costantemente l'iniziativa ai brianzoli: in pratica, un'altra partita. Il Monza, infatti, trova coraggio in costruzione, provando a sfruttare energie fresche con gli ingressi di Gytkjaer davanti e Ranocchia più Colpani in mezzo. Confeziona un'occasione con uno stacco pericoloso di Marì, sempre lui, fermato da un attento Onana. Nel complesso, il vento è cambiato per davvero e, per non rischiare oltre il necessario, Inzaghi sente il bisogno di tamponare le fasce facendo entrare insieme sia Gosens che Dumfries. Se le coperture di Skriniar (a cui i tifosi interisti hanno chiesto con uno striscione di tornare) danno sicurezza alla difesa, davanti a Lukaku manca ancora lo spunto che fu e così perde diversi duelli con Caldirola. Allora ancora Lautaro deve mettersi in proprio e inventare un tiro a giro dall'area piccola che finisce sul palo. Ma, proprio quando tutto sembra deciso, ecco che arriva la frittata inattesa in casa nerazzurra: uno stacco di Caldirola porta al 2-2 nel complesso meritato. La testata la dà un monzese cresciuto nell'Inter con decisiva deviazione di Dumfries: manca solo il fiocco nel regalo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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09/01/2023 00:19

Al Toro non basta Sanabria:
Ochoa para tutto e la Salernitana fa 1-1

Primo tempo dominato dai granata di Juric:
nove occasioni e il solo gol dell'attaccante.
I campani reagiscono nella ripresa e impattano con Vilhena.
Per gli ospiti anche due pali


Mario Pagliara


Il più grande peccato del Toro di Juric è stato aver lasciato aperta la partita dopo un primo tempo dominato e spettacolare (9 occasioni da gol pulite in 45’, al 90’ saranno 13 con due pali). A Juric non basta così il colpo di testa di Sanabria, rimontato in avvio di ripresa da Vilhena. La Salernitana soffre tanto nella prima parte, ma in avvio sfrutta l’errore di Vojvoda e ha il merito di rientrare in una partita che il Toro avrebbe meritato di vincere. Resta l’uno a uno finale e per Juric i due punti aggiunti in classifica in questo 2023 (contro Verona e oggi all’Arechi) rappresentano un avvio di nuovo anno a passo lento. Reduce da tre sconfitte di fila, la Salernitana di Davide Nicola, sorretta da un super Ochoa, raccoglie invece un punto pesantissimo che rafforza la sua buona classifica in relazione all’obiettivo salvezza.

TORINO DOMINANTE — Basterebbero pochi numeri per raccontare cosa è stato il primo tempo dello stadio Arechi: in 45 minuti il Torino ha creato nove palle gol (alcune hanno pure dell’incredibile), ci sono state cinque parate decisive di Ochoa, in mezzo il palo di Schuurs e il colpo di testa di Sanabria (36’) che ha spezzato un equilibrio apparente. I numeri non mentono mai: nella prima metà della sfida, si è assistito a un netto dominio da parte della squadra di Juric. Difficoltà enormi per la Salernitana di Davide Nicola, fischiata dal proprio pubblico all’intervallo. E’ stato grande Toro, ma il primo tempo di Salerno è stato soprattutto il manifesto più chiaro di ciò che può essere il calcio di Ivan Juric: Toro con un baricentro altissimo, recupero sistematico delle seconde pelle sulla trequarti offensiva, efficacia altissima degli esterni (Vojvoda e Lazaro) e superiorità totale della coppia di mediani Lukic-Linetty. All’intervallo, il vantaggio di un gol è molto meno di quello che il Toro avrebbe meritato.

TONNY GOL — L’uomo che ha riportato il sorriso sul volto di Ivan Juric è Tonny Sanabria. Minuto 36: cross di Lazaro al centimetro, tuffo spettacolare e vincente di Sanabria che di testa batte Ochoa, protagonista assoluto dell’incontro. Fino a quel momento il portiere messicano aveva tenuto in piedi una Salernitana frastornata dalla prepotenza atletica del Toro. Era accaduto sul colpo di tacco di Zima (9’), su Radonjic (9’), su Vlasic a tu per tu (20’), su Lukic (35’), su Vojvoda (40’). Bravo e fortunato il portiere della Salernitana su Sanabria (6’: palla alta a distanza ravvicinata) e su Buongiorno (31’: colpo di testa di un soffio a lato). Poi il palo evita il bis al colpo di testa di Schuurs (42’). Il grande errore della squadra di Juric è aver lasciato ancora aperta la partita.

IL LAMPO DI VILHENA — Il secondo tempo riparte con tredici minuti di ritardo a causa dello spegnimento del Var, poi ripristinato. In avvio di ripresa Davide Nicola ridisegna la Salernitana con un 3-4-2-1, inserendo Piatek al posto di Bohinen. I campani trovano subito l’occasione che riporta la partita sul binario della parità. Così, al quarto minuto, il Toro incassa la beffa: Vojvoda commette un errore di controllo, favorendo la ripartenza Vilhena che si invola e trafigge Milinkovic. Nel Toro entra Ricci (per Linetty), ma la Salernitana ha ormai preso coraggio e sfiora il sorpasso con Piatek (12’: tiro a incrociare fuori) e con Candreva (14’: guantoni di Milinkovic). Dopo l’ora di gioco, Juric getta nella mischia Miranchuk (per Radonjic), Singo (Vojvoda out), Djidji (a rilevare Zima), ed è costretto a sostituire l’infortunato Lazaro con Rodriguez (27’). Appena dopo l’ingresso dello svizzero, Ochoa riprende la sua collezione di miracoli con una super parata su Miranchuk. E si ripete al 40’ spingendo Rodriguez sul palo. Juric allarga le braccia sconsolato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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09/01/2023 00:23

La Lazio viene rimontata ancora:
avanti 2-0 con l'Empoli subisce il pari al 94'

I biancocelesti passano in vantaggio con Anderson e Zaccagni,
dominano il match per lunghi tratti ma poi si fanno sorprendere dai toscani,
in gol con Caputo e Marin (nel recupero)


Stefano Cieri


Altra beffa per la Lazio e questa fa ancora più male della sconfitta di Lecce. In coda ad una partita in cui sblocca subito la gara, controlla le operazioni senza dannarsi troppo l’anima e poi mette (apparentemente) al sicuro il risultato, la formazione di Sarri riesce a farsi rimontare nel finale da un Empoli che sembra quasi incredulo di evitare la sconfitta. La formazione di Zanetti ha comunque il grande merito di crederci fino in fondo, di non mollare neppure quando il risultato sembra chiuso. L’esatto contrario di una Lazio che, invece, a un certo punto della gara (a Lecce era successo alla fine del primo tempo, stavolta a un quarto d’ora dalla fine) decide senza motivo di staccare la spina. Confermando, tra l’altro, lacune difensive che cominciano ad essere davvero preoccupanti.

GOL IN AVVIO — La Lazio la sblocca subito. Al primo angolo, dopo un minuto e mezzo dal fischio d’inizio, il cross di Luis Alberto trova la testa di Felipe Anderson, sulla cui deviazione interviene, sempre di testa, l’empolese Caputo. L’ex attaccante della Samp, nel tentativo di rinviare, trova invece la sua porta: Vicario resta spiazzato ed è gol. Sbloccato subito il risultato, la Lazio decide di fare gioco, ma a ritmi più blandi rispetto a quelli che ci sarebbero se il risultato fosse ancora sullo 0-0. Ne viene fuori una partita non particolarmente spumeggiante. Anche perché l’Empoli preferisce restare guardingo nella sua metà campo come da piano partita voluto da Zanetti ed evidentemente non modificato nonostante il repentino 1-0. Lo si vede dal ritmo con cui vengono impostate, dai toscani, le uscite dal basso, senza quella urgenza tipica di chi deve rimontare. La Lazio si adegua e di tanto in tanto si rende protagonista di qualche fiammata. L’occasione migliore per il raddoppio capita sui piedi di Zaccagni al 19’ in coda ad un assolo di Lazzari sulla destra: la conclusione dell’ex Verona non è delle più felici. Prima e dopo questa palla-gol, va vicino alla rete anche Immobile che in due circostanze non riesce ad inquadrare la porta (ma in entrambe le occasioni la posizione non è favorevole). Nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo la formazione toscana prova a mettere la testa fuori dal guscio, ma non combina granché, a parte qualche iniziativa sulla sinistra con Parisi e Fazzini.

RIPRESA DA BRIVIDI — Il secondo tempo ripropone, almeno inizialmente, lo stesso copione della prima frazione di gioco. Lazio che tiene il pallino del gioco, ma a ritmi bassi, grazie al vantaggio maturato in apertura di gara. La squadra di casa riesce comunque a creare qualche occasione per il raddoppio. Su una di queste, al 9’, ecco arrivare il 2-0. Lo propizia ancora Felipe Anderson, che si invola sulla destra e lascia partire un tiro-cross, su cui Zaccagni è il più lesto di tutti: tocco sotto e rete. La squadra di sarri è in totale controllo, tanto da sfiorare anche la terza marcatura. L’occasione più grande per farlo arriva al 18’ con un tiro di Milinkovic che Vicario riesce a deviare sul palo. A quel punto la Lazio commette ancora un volta l’errore di tirare i remi in barca, convinta di essere ormai al traguardo. Errore letale. Anche perché i cambi di Zanetti rianimano un Empoli fin lì troppo compassato. Il tecnico dei toscani inserisce prima Cambiaghi e Bandinelli per Baldanzi e Grassi, quindi Pjaca e Ebuehi per Satriano e Stojanovic. La squadra ospite si fa più intraprendente, anche perché dall’altra parte i cambi non sono altrettanto efficaci. Anzi, le uscite di Cataldi (per Vecino) e Lazzari (per Hysaj) sembrano spegnere la formazione di casa. Serve però un episodio per riaprire la gara. Arriva al minuto 38, grazie al contropiede che parte da un angolo sfruttato male dalla Lazio. Assist di Cambiaghi per Caputo e gol del 2-1 (con i biancocelesti quasi tutti nella metà campo avversaria). La squadra di Sarri, pur con qualche fatica e patema di troppo, sembra comunque in grado di portare a casa i tre punti. Ma al quarto minuto di recupero ecco il patatrac. Bajarami supera Pedro con un tunnel e mette in mezzo, la respinta di Felipe Anderson finisce sui piedi di Marin che dal limite dell’area supera Provedel.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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09/01/2023 00:27

Il Lecce si ferma (due volte) al palo,
Nzola non decolla: a La Spezia è 0-0

Due legni giallorossi in apertura,
i liguri vengono fuori alla distanza,
ma trovano un grande Falcone.
Nella ripresa i protagonisti sono pioggia e vento


Francesco Velluzzi


Finisce zero a zero tra Spezia e Lecce e non poteva essere in altro modo. Perché il secondo tempo è stato davvero impossibile da giocare per la squadra di Luca Gotti e per quella di Marco Baroni che, invece, nella prima parte hanno provato a vincerla combattendo alla morte con intensità e accanimento. Troppa pioggia e anche troppo vento. Una bufera. Davvero dura. Spezia e Lecce nella seconda parte della ripresa hanno capito che un minimo errore avrebbe potuto complicare la gara e hanno rischiato molto meno. Il punto sta bene a tutte e due perché muovono la classifica. Il Lecce è al quinto risultato utile di fila e dopo tre vittorie potrebbe recriminare sulla quarta che avrebbe portato al record in A perché il doppio legno (Blin-Gonzalez) grida vendetta. Lo Spezia porta a casa il quarto risultato utile di fila, il secondo pareggio consecutivo in casa, ma lascia più amarezza quello di mercoledì scorso con l’Atalanta. Gotti respira, avvicina il Sassuolo, in attesa delle altre sfide della giornata.

CLIMA — Piove tanto a La Spezia, con vento a raffiche. Partita difficile, quindi, per entrambe. Gotti alla fine “rischia” Dragowski che torna dopo l’infortunio subito a Verona prima della sosta che gli fece saltare il Mondiale. E’ l’ubica vera novità della formazione di casa che, per il resto, è la stessa che ha cominciato mercoledì con l’Atalanta. Nel Lecce la novità, ma annunciata, è Maleh che, acquistato a inizio anno, debutta da titolare. In regia al posto dello squalificato capitano Hjulmand (che è in tribuna per seguire i compagni, dove ci sono anche i ds del Sassuolo e del Bologna Giovanni Rossi e Giovanni Sartori) c’è Blin. La fascia di capitano va sul braccio di Gyasi.


SI GIOCA — La partita comincia a farla il Lecce col solito gran ritmo: dopo 4 minuti Dragowski respinge su Strefezza che svaria da destra a sinistra per calciare i piazzati. Lo Spezia esce solo al 6’ con la combinazione Ampadu-Reca-Gyasi che arriva in leggero ritardo. Ma subito dopo è Colombo che parte palla al piede e da fuori area impegna Dragowski bravo a respingere. Al 12’ il Lecce aumenta i giri ancora di più: corner sul quale svetta Blin che colpisce la traversa, palla che finisce a Gonzalez che calcia bene e trova l’incrocio dei pali. Dopo i perimi 15’ lo Spezia guadagna campo e Falcone deve deviare in angolo un colpo di testa di Bastoni. La lotta tra Nzola e Baschirotto è molto fisica, Gyasi cerca di liberarlo con tacco e palle profonde, ma è Bourabia che, dopo aver saltato Strefezza e affondato Gendrey pesca l’angolano che di testa va vicino al gol. Piove tanto, ma le squadre non si risparmiano. Al 35’ Dragowski smanaccia su corner e poi manda lui in corner il tiro del solito Gonzalez sempre pronto a inserirsi. Gli ultimi brividi li regala Nikolaou che perde una palla sciagurata e Bourabia, bravo e ottimo nelle incursioni, che si coordina bene ma calcia malissimo.


SECONDO TEMPO — Si riparte con una pioggia decisamente più fitta. Chi sbaglia paga, insomma perché il pallone scivola. E infatti al 3’ lo Spezia in ripartenza va... Bastoni per Gyasi e Nzola in profondità, ma sulla conclusione dell’Angola Falcone si supera e respinge. Poi è bravo Dragowski a mandare in corner su Strefezza. Gotti dopo dieci minuti ricorrre al primo cambio: Bourabia è sfinito ed esce lasciando il posto ad Agudelo. E subito dopo Baschirotto, che ha trattenuto troppo, finisce per beccarsi il giallo. E’ battaglia e siccome le energie vanno dosate ecco che al 21’ arrivano più cambi: Caldara per Kiwior ed Ekdal per Bastoni nello Spezia; Bistrovic per Maleh e Banda per Di Francesco nel Lecce. Ovviamente è Banda la variabile del match perché con i suoi scatti può far malissimo e infatti Holm, già in ombra dall’inizio, lo patisce eccome. E infatti al 37’. Lui a saltargli sopra ma spedendo fuori. E’ l’ultimo sussulto di una partita che nella ripresa è stato davvero difficile giocare. Il punto sta benissimo a entrambe.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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09/01/2023 00:34

Il Napoli vola a +7 su Juve e Milan: 2-0
alla Samp con Osimhen e il rigore di Elmas

Doriani in 10 dal 39’ per il rosso a Rincon.
Polemiche per un rigore dato dal Var nel primo tempo:
Audero risolve tutto parando il tiro di Politano.
Spalletti campione d'inverno: è +7 su Milan e Juve


Filippo Grimaldi


Il Napoli è campione d'inverno. Due a zero alla Samp, con un gol per tempo - Osimhen ed Elmas su rigore nella ripresa -, contro una Samp che paga a caro prezzo il fatto di avere giocato tutta la ripresa (e undici minuti del primo tempo) con l’uomo in meno per la sciagurata espulsione di Rincon nella prima frazione. E grazie al pari della Roma col Milan, Spalletti sale a più 7 sui rossoneri e sulla Juve, che affronterà venerdì a Napoli. La squadra di Stankovic si ferma, un’altra volta. Una gara giocata in un’atmosfera particolare: prima i cori, gli striscioni, le lacrime per Vialli e Mihajlovic, i sampdoriani tutti in campo per il riscaldamento con la maglia blucerchiata e il nove sulla schiena, i figli di Sinisa insieme al suo “fratellino” Stankovic a bordo campo per il minuto di silenzio. Ma poi c ‘è il campo, e la sentenza è stata netta e inappellabile. Vittoria che pesa per la capolista, Samp che resta nel limbo. La squadra di Spalletti è ripartita, rimessa a lucido nelle gambe e nella testa, e non era così scontato dopo la flessione di Milano contro l’Inter appena quattro giorni fa. Perché la sconfitta di San Siro ha fatto rumore e perché oggi al Ferraris l’eco emotiva per il ricordo dei due grandi appena scomparsi ha fatto da moltiplicatore delle energie sampdoriane. Spalletti, che una rivoluzione aveva promesso e in parte ha effettuato, ha rinunciato a Rrahmani, Olivera e Zielinski rispetto all’ultima partita: dentro Juan Jesus e Mario Rui in difesa, con Elmas al posto di Zielinski e solito 4-3-3, contro una Samp che ha schierato solo la novità-Murru a sinistra in difesa dovendo ovviare alla partenza (per Napoli) di Bereszynski.

PRIMO SEGNALE — Dopo cento secondi c’è subito l’episodio che potrebbe far svoltare la gara: Murru corre spalla a spalla con Anguissa, prima del pestone del difensore doriano sul camerunense già a terra: Abisso dopo un check Var va al monitor e concede il rigore contestato dalla Samp. Il sinistro di Politano (6’) dal dischetto finisce sul palo deviato dalla mano sinistra di Audero. Ma il pericolo scampato esalta la Samp che spinge forte a sinistra, va al tiro con Lammers (fuori), poi ci prova ancora con Gabbiadini. Il Napoli prova a sfruttare la velocità del suo attacco, e mette sempre un centrocampista in pressione sulle ripartenze blucerchiate. È il miglior momento dei padroni di casa, che nonostante il pressing altissimo della squadra di Spalletti mette paura agli ospiti. Al 12’ Verre impegna Meret in angolo su assist di Lammers. Il Napoli risponde con Elmas (parato).

LA SVOLTA — Furore Napoli, perché gli ospiti hanno più qualità, spingono bene a sinistra con Mario Rui, anche se la Samp riesce a tratti a reagire. Osimhen fa l’elastico, va a conquistare una palla preziosa in mezzo, riparte e si infila nella difesa doriano sul lancio di Mario Rui superando Audero (19’). Qui la gara cambia: il ritmo altissimo penalizza la Samp, lo 0-1 è il passaporto che Spalletti aspettava per liberare gambe e mente del suo Napoli. Si scatena Kvaratskhelia, Murillo rischia e lo ferma, prima di murare ancora Osimhen al 35’ che fallisce il raddoppio. Da lì in poi il Napoli va in gestione, perché la Samp perde giri nel suo motore. Ancor più dopoché Osimhen scappa a destra dopo avere saltato Nuytinck e viene steso da Rincon quando sta per entrare in area e battere a rete. Rosso al venezuelano, Samp in dieci, si aprono spazi immensi per il Napoli, che sfiora il secondo gol con Kvaratskhelia (47’): diagonale bellissimo, fuori di un soffio.

REAZIONE — Nella ripresa Stankovic passa al 4-4-1, con Lammers unica punta, Djuricic in mediana al posto di Gabbiadini e Zanoli, ex Napoli, al debutto in maglia blucerchiata, mentre Spalletti riparte con Rrahmani al posto di Kim, che esce a scopo precauzionale. Ma è un monologo partenopeo, perché il Napoli è in assoluta gestione della gara, bravissimo a muoversi fra le linee e la Samp può far poco con un atteggiamento forzatamente rinunciatario. Lammers è troppo isolato in avanti, ed è questo canovaccio che accompagna a lungo la gara nella ripresa. La Samp bassa, il Napoli con il suo giro palla efficace. Entrano Lozano e Zielinski, fuori Politano e Kvaratskhelia, poi Ndombele rileva Anguissa. La Samp sembra avere perso fiducia, prima ancora che idee, perché l’uomo in meno è un handicap troppo forte contro un avversario in salute. Lozano (25’) impegna Audero, mentre Lobotka continua a recitare da padrone in mezzo al campo. Alla mezz’ora Stankovic avanza allora Djuricic e passa al 4-3-2, ma la mossa non paga e l’unica pecca che si può fare a questo Napoli così di qualità è quella di gestire la gara. Un atteggiamento rischioso, anche se la Samp non fa un tiro in porta. Poi, al 33’ dopo un check var per un tocco di mano di Vieira su tiro di Elmas, l’arbitro concede il secondo rigore agli ospiti. Elmas non sbaglia, due a zero e partita finita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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09/01/2023 00:38

Roma, rimonta pazzesca nel finale.
Abraham riprende il Milan,
Napoli campione d'inverno

I rossoneri scappano con Kalulu e Pobega, ma Ibanez e
l'inglese nel recupero favoriscono la fuga di Spalletti


Alessandra Gozzini


A San Siro, sotto la pioggia battente, piovono anche grandi emozioni: nel recupero Abraham aggancia il Milan sul pari e fa felici i cinquemila romanisti in trasferta. Molto meno gli altri settantamila che avevano riempito San Siro, con colori rossoneri. L’emozione finale arriva quasi inattesa: padroni di casa in controllo e quasi certi di aver aggiunto altri tre punti preziosi in classifica. Il Milan è abituato alle rimonte, molto meno a subirle. Dopo il posticipo le distanze in vetta aumentano: mentre i rossoneri viaggiavano verso lo stadio, il Napoli batteva la Samp a Marassi portandosi così a più 7 dai rossoneri (e dopo il match di San Siro laureandosi campione d'inverno). Pioli rilancia lo stesso undici di Salerno, primo successo in trasferta dell’anno: per scelta e per necessità, dato che l’infermeria continua a essere trafficata. Anche la Roma è con la formazione annunciata: tridente con Zaniolo, Dybala e Abraham.

KALULU GOL — Le prime note da tabellino sono due ammoniti in 10’: Celik e Mancini, un indizio per quello che sarà tutto il corso di gara. Mai fluido, costantemente interrotto dai fischi dell’arbitro Massa: tantissimi falli, tanti gialli. Al solito qui è Leao che prova a spaccare la partita con azioni personali in velocità; o Diaz, confermato 10, che ci prova da fuori area. Una partita così non poteva che sbloccarsi su calcio da fermo: alla mezz’ora sull’angolo battuto da Tonali sbuca in mischia la testa di Kalulu, libero dalla marcatura di Ibanez, per il vantaggio rossonero. Da lì il Milan controlla con più padronanza, anche se in chiusura di tempo è la conclusione di Zalewski a finire di diritto nella cronaca.


GUIZZO ABRAHAM — La ripresa ha il merito di essere subito più viva, anche se il merito maggiore è del Milan (alla ricerca del raddoppio), più che della Roma, che ancora manca di qualità. La prima chance è per Theo Hernandez dalla distanza, in cui non è necessario l’intervento di Rui Patricio. Che è invece impegnato subito dopo da Giroud in elevazione: per il 9 del Milan è il primo tentativo della gara. Matic e Tahirovic (per Cristante e Zaniolo) sono le prime carte di Foti (in panchina al posto dello squalificato Mourinho). Anche se sarà la panchina di Pioli a essere decisiva per prima: il cambio che segue, Pobega per Diaz, porterà poco dopo al raddoppio rossonero. Azione avviata da Vranckx (altro subentrato), proseguita da Leao e rifinita da Pobega: piazzato preciso che vale il 2 a 0. Prosegue anche il conto degli ammoniti, a cui, fra gli altri, si aggiungono Tonali e Ibanez, squalificati alla prossima. La Roma si accende tardi, ma in tempo: a tre minuti dalla fine la rete di Ibanez (testa su corner di Pellegrini) avvia la sperata rimonta. Che si concretizza in pieno recupero: su punizione (ancora Pellegrini) Tatarusanu respinge il colpo di testa di Matic, ma ne approfitta Abraham a due passi dalla porta. In chiave corsa scudetto, fa felice solo la Juve oltre al Napoli.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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09/01/2023 23:36

Ciclone Lazovic sulla Cremonese:
il Verona non è più ultimo

Il serbo con due gol nel primo tempo
decide la sfida tra le ultime della classe.
I lombardi restano soli in fondo alla graduatoria,
i veneti raggiungono la Sampdoria a quota 9


Pierfrancesco Archetti


Il Verona non vinceva dal quattro settembre, quando batté la Sampdoria in un altro scontro diretto. Poi dieci sconfitte di fila interrotte dal pareggio di mercoledì scorso a Torino. Ma con questo successo torna a sperare: supera la Cremonese e aggancia la Sampdoria. Tutto nel primo tempo, tutto grazie a super Lazovic: doppietta. E pensare che è dato fra i partenti, per fare cassa sul mercato.

IL DECOLLO — Il Verona mette subito in chiaro chi comanda: al 9’ va in vantaggio con il serbo, abile a colpire dall’area piccola un cross di Kallon. La Cremonese è in affanno, sbaglia troppo e viene punita anche su contropiede, quando è in 10 per un infortunio a Bianchetti, che poi rientrerà fasciato alla testa. Gli ospiti perdono palla in attacco, Doig attraversa tutto il campo poi serve a Lazovic la palla del raddoppio (26’). Bocchetti è squalificato, in panchina nel Verona comanda solo Zaffaroni, l’assetto tattico non cambia e rispetto al pareggio di Torino l’unica novità è Ilic al posto di Sulemana. L’Hellas domina e manca il tris con Kallon, ancora dopo una sgroppata di Doig. Poi nel secondo tempo si calma e deve solo contenere. Ci riesce.

CREMONESE A TERRA — Alvini cambia qualche pedina in avanti rispetto all’ultima gara. Zanimacchia però non è trequartista ma punta esterna, con Buonaiuto (al posto di Okereke) dall’altra parte. Dessers è il centravanti che perde i duelli con i difensori veronesi. A fine primo tempo reclama un rigore per tocco di Hien: l’arbitro Mariani consulta il Var e lascia correre. Nella ripresa il tecnico sostituisce tutto l’attacco facendo entrare Okereke, Felix, Tsadjout e poi Ciofani, ma cambia poco. Cremonese in crisi nera.

IL RICORDO — Nel ricordo di Gianluca Vialli, la Cremonese ha giocato con una maglia speciale sulla quale era stampata una foto dell’attaccante scomparso. Le divise saranno poi messe all’asta e il ricavato andrà alla fondazione Vialli-Mauro.

Fonte : Gazzetta dello Sport
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09/01/2023 23:40

Bologna, non basta Orsolini:
l'Atalanta vince in rimonta
e aggancia la romane

Emiliani subito a segno con l'attaccante marchigiano,
poi nella ripresa Gasp inserisce Boga,
che serve i due assist decisivi a Koopmeiners e Hojlund


Matteo Dalla Vite


I cambi che cambiano. Gasperini li ha e ribalta il Bologna, Thiago Motta ha una panchina che più corta di così non si può e alla lunga la tecnica e le giocate atalantine hanno la meglio. Gasp si infila al quinto posto (con Lazio e Roma) e a meno 3 dall’Inter grazie ai gol brillantissimi di Koopmeiners e Hojlund, mentre il Bologna chiude il filotto di partite utili consecutive in casa perdendo dopo tre vittorie. L’Atalanta vera la si è vista nella ripresa dopo un primo tempo bolognese bello, vero, dinamico e capace di chiudere varchi e idee alla squadra di Gasp che però con Boga e zappacosta (inseriti all’inizio della ripresa, più Ederson e non solo) cambia spartito fino a prendersi la vittoria dopo il 2-2 di La Spezia.

1-O PER SINISA — Thiago Motta è senza Arnautovic, Zirkzee, Barrow, De Silvestri e Bonifazi: Sansone fa il falso-9 muovendosi come tarantolato e dietro a lui il tecnico del Bologna sceglie un dispositivo a 4 con Orsolini e Soriano larghi. Gasperini ha recuperato Zapata e in attacco sceglie anche Pasalic e Hojlund. Entrambe arrivano da una delusione nella giornata precedente e hanno evidentemente l’idea di giocare per un riscatto totale. Detto che il pre-gara è caratterizzato da un ricordo emozionante su video e con 1’ di silenzio per Sinisa Mihajlovic (“Ciao Sinisa, bolognese come noi per sempre” è lo striscione della curva) e Gianluca Vialli, ecco che l’avvio di partita vede il Bologna (in maglia rosa per scopo benefico) attivare subito Musso costretto (minuto 3) a devitalizzare un retropassaggio di Scalvini in scivolata su cross di Sansone. E’ un antipasto del vantaggio al minuto 6’ quando Posch mette una palla innocua in mezzo che Palomino praticamente serve a Orsolini: tiro basso e teso a girare e il Bologna è in vantaggio. Orsolini alza le dita al cielo e dice “E’ tuo”, dedicandolo a Sinisa Mihajlovic.


SPAZI E GIOCO — L’Atalanta arriva vicino alla porta con Palomino (colpo di testa al 13’) ma fatica a trovare le giuste idee anche perché il 4-1-4-1 di Motta mostra una giostra senza punti di riferimenti che manda un po’ in confusione gli uno-contro-uno bergamaschi. Ma l’Atalanta è squadra piena di risorse e tecnica, per cui sa creare situazioni anche ricche: al 17’ i nerazzurri chiedono il rigore per un contatto (lieve) appena dentro l’area fra Soumaoro e Hojlund. Di Bello, appostato a due passi, è deciso: non c’è punibilità in area bolognese. Così come non c’è in area atalantina al 30’ quando Palomino entra pulito sulla palla in controllo di Orsolini. Il Bologna davanti ha idee chiare e spinge e gioca bene; in ripiegamento si ricompatta velocemente in 5 davanti alla difesa e non è facile per l’Atalanta trovare spazi, sbocchi, intuizioni fulminanti: ci prova Hojlund al 33’ ma il suo tiro-cross finisce lontano; poi, ancora Bologna e sprazzi di atalanta. Primo tempo molto casalingo con i nerazzurri che fanno “snocciolare” scontentezze assortite a Gasperini, per niente contento dei suoi.


RIBALTONE E MERCATO — E infatti Gasp fa di tutto perché cominci un’altra gara all’inizio della ripresa: fuori Pasalic (fantasmatico) e Hateboer, dentro Boga e Zappacosta. Passano 2’ e l’Atalanta, che riesce finalmente a far girare palla, orchestra un’azione che apparecchia il pallone per Koopmeiners: botta fotonica da trenta metri e Skorupski non sa come fare. Pareggio e qui, davvero, comincia un’altra partita come Gasperini voleva. E la nuova gara dice che Boga è stata una scelta azzeccata: il suo ingresso porta anche al raddoppio, visto l’assist filtrante che Hojlund infila con astuzia, prontezza e tecnica per l’1-2 al 13’ della ripresa. Thiago Motta fa tre cambi in un colpo (dentro Schouten, Aebischer e Pyyhtia), l’Atalanta resiste nonostante un Bologna corto ma rabbioso. Gasp si prende il quinto posto, Thiago sa di dover ricevere qualcosa dal mercato. Presto. In tribuna, l’agente di Beukema: piace all’Atalanta e al Bologna, ma la Dea ha più opportunità .

Fonte: Gazzetta dello Sport
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09/01/2023 23:41

SERIE A 2022/2023 17ª Giornata (17ª di Andata)

07/01/2023
Fiorentina - Sassuolo 2-1
Juventus - Udinese 1-0
Monza - Inter 2-2
08/01/2023
Salernitana - Torino 1-1
Lazio - Empoli 2-2
Spezia - Lecce 0-0
Sampdoria - Napoli 0-2
Milan - Roma 2-2
09/01/2023
Verona - Cremonese 2-0
Bologna - Atalanta 1-2

Classifica
1) Napoli punti 44;
2) Juventus e Milan punti 37;
4) Inter 34 punti;
5) Lazio, Atalanta e Roma punti 31;
8) Udinese punti 25;
9) Fiorentina e Torino punti 23;
11) Lecce, Bologna e Empoli punti 19;
14) Salernitana e Monza punti 18;
16) Sassuolo punti 16;
17) Spezia punti 15;
18) Verona e Sampdoria punti 9;
20) Cremonese punti 7.

(gazzetta.it)
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15/01/2023 09:51

Kvara e Osimhen schiantano la Juve.
Il Napoli vola a +10 e spacca il campionato

Il georgiano (un gol e due propiziati) e
il nigeriano (doppietta) decidono la partita.
La Signora resta in gioco fino al 3-1 di Rrahmani, poi sparisce


Massimo Cecchini


Toscani di terra e di mare. Luciano Spalletti è in comoda tuta casual, Massimiliano Allegri in elegante cappotto scuro. Sembrano lo yin e lo yang del calcio, gli opposti complementari. Lo si vede anche nel calcio che, di base, propongono e che alla fine premia uno straripante Napoli, adesso signore del campionato con 10 punti di vantaggio. Il 5-1 finale, santificato da una doppietta di Osimhen e dalle reti di Kvaratskhelia, Rrahmani e Elmas, a cui risponde solo Di Maria, racconta di un dominio palese e materializzato, che lancia in orbita i partenopei e ridimensiona ancora una volta una Juventus che pareva guarita. Pensavano fosse amore, invece era un calesse, avrebbe detto Massimo Troisi, ma forse questo Napoli, adesso, è troppo per tutti.

GOL E TALENTO — Surfando sull’onda di un Maradona in formato bolgia, la squadra di casa parte forte, accentuando la trazione sul lato destro, dove Politano punge, cercando di sfruttare la grande attenzione di Danilo, Bremer e Alex Sandro su Osimhen, il capocannoniere del campionato. Sull’altro lato Kvaratskhelia sembra ancora nella versione dimessa post-natalizia, ma sarà solo una impressione. Per il resto, affidate le chiavi del gioco a Lobotka, si capisce che quando quest’ultimo viene schermato da Milik, tocca a Zielinski abbassarsi per costruire, mentre Anguissa cerca l’Interno del campo. Tutto molto bello, così come meno spettacolare ma lineare pare il piano partita dei bianconeri. I tre difensori coprono le spalle a una mediana in cui Locatelli cerca di dirigere, cercando più l’appoggio di Rabiot che di McKennie, mentre Chiesa e Kostic hanno il compito di allargare il gioco sulle fasce, creando corridoi per il lavoro di Di Maria, pronto ad agire alle spalle di Milik, alle prese con Kim e l’ansiogeno Rrahmani. Dopo una decina di minuti di studio, il match prende vento. È Osimhen a scaldare il guanti di Szczesny, ma tutto questo è solo l’antipasto dello sblocco. Un minuto più tardi il cross di Politano per Kvaratskhelia è sporcato da Locatelli, la spettacolare semirovesciata del georgiano costringe il portiere juventino alla gran deviazione che sarebbe decisiva se non irrompesse Osimhen per portare il Napoli in vantaggio. È il delirio del Maradona. La Juve sbanda, perché negli spazi che inevitabilmente la squadra di Allegri è costretta a lasciare i velocisti azzurri vanno a nozze. Se al 22’ Rrahmani non sbagliasse un appoggio liberando Di Maria, il cui tiro dal limite scheggia la traversa, la partita si direbbe solo azzurra. Ma è una illusione. i bianconeri lievitano, facendo viaggiare la palla più velocemente, così - dopo che un tiro di Kvaratskhelia finisce alto di parecchio - al 26’ un cross di Kostic trova Milik, il cui colpo di testa impegna Meret mentre sempre di testa, al 31’, Bremer, su angolo, conclude alto. Il Napoli pare in lieve difficoltà, ma nelle praterie la palla a Osimhen arriva con più facilità e così il nigeriano, attirando un raddoppio di Danilo su di lui e favorito da un pessimo intervento di Bremer, libera Kvaratskhelia, il cui piazzato vale il 2-0. Sembrerebbe il colpo del k.o. se i bianconeri non reagissero subito, così sl 42’ è Di Maria ad accorciare le distanze, scambiando prima con Locatelli e poi con Milik prima di fulminare Meret. Il Napoli accusa il colpo, tant’è vero che un cross tagliato di Chiesa, deviato maldestramente da Rrahmani costringe lo stesso Meret a un grande intervento per evitare l’autogol.


SUPER OSIMHEN — Nella ripresa Spalletti sostituisce l’acciaccato Politano con Elmas, ma il piano di gioco non cambia. La Juve prova a sfruttare le palle inattive con Di Maria, il cui angolo diretto, al 7’, fa venire i brividi. Nelle praterie, però, a fare paura è Osimhen, che al 9’ si libera di un incerto Alex Sandro e da posizione defilata impegna Szczesny. Proprio dal corner che ne nasce il match ha un’altra svolta, visto che, sulla ribattuta della difesa, una saetta di Rramhani inchioda i bianconeri a subire il tris. Il difensore albanese naturalizzato dal Kosovo, così, diventa il 17° marcatore diverso stagionale per i partenopei. Allegri non perde tempo e lancia subito Paredes e Kean per Locatelli e Milik. La Juve però sbanda, così Osimhen approfitta di un errore in disimpegno per rubare palla su un altro svarione di Bremer e presentarsi davanti al portiere, calciando alto da ottima posizione. Il Napoli appare padrone del campo e pare maramaldeggiare, con Zielinski che impegna dal limite Szczesny. Gli spazi alle spalle della linea difensiva bianconera diventano crateri in cui galleggia Kvaratskhelia dove gli altri affondano. Nessuna sorpresa che al 17’ proprio il georgiano trovi con un cross tagliato ancora una volta Osimhen, che di testa realizza il 4-1. Una santificazione, visto che finora non aveva mai segnato a Juve, Milan e Inter. Sulla squadra di Allegri grandina, così al 24’ Szczesny deve bloccare un tiro dl limite di Kvaratskhelia. Spalletti a quel questo punto comincia la gestione, sostituendo Mario Rui con Olivera. Il Napoli però non si ferma, così al 27’, sfondando a destra, la cinquina tocca a Elmas, il cui tiro viene deviato in modo imparabile da Alex Sandro. È il colpo di grazia che manda in archivio il match ben prima della fine. Il rosario di cambi da parte di entrambi gli allenatori servono solo a lanciare gli “olé” del Maradona ai fraseggi dei padroni di casa, che chiudono dominatori. La striscia di vittorie della Juve si chiude, il Napoli vola nel cielo della classifica e non vuole più fermarsi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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15/01/2023 09:55

Il Monza vola poi trema.
Ma la doppietta di Caprari
fa sprofondare la Cremonese

I brianzoli sbloccano subito il match dopo 8' con Ciurria.
Poi fa tutto l'attaccante: rigore al 18' e gol del 3-0 al 55'.
Ciofani al 67' e Dessers all'83' riaprono il match, ma non basta.
Grigiorossi ancora senza vittorie


Pierfrancesco Archetti


L’orgoglio tardivo della Cremonese non basta a recuperare una partita che ha cambiato senso, ma non esito, verso la fine: da 0-3 a 2-3, per l’allenatore Alvini è arrivato il capolinea. Il Monza prima domina, poi gestisce con sofferenza il ritorno dei padroni di casa, tanto che un prodigio del portiere Di Gregorio evita il 3-3 a Ciofani (in coabitazione con Carlos Augusto).

MONZA SPRINT — La squadra di Palladino comunque prosegue con il suo ritmo da Europa. Il Monza infila il quarto risultato utile consecutivo: ha aperto l’anno con i pareggi a Firenze e in casa con l’Inter. Prosegue con questo successo, sono otto i punti consecutivi. Come a Verona, la Cremonese si squaglia dopo pochi minuti: al 19’ è già sotto per 2-0, nella partita precedente il doppio svantaggio era arrivato al 26’. L’azione collettiva dei monzesi nasce da Carlos Augusto e Machin, il cross sull’altro lato viene raccolto da Birindelli, prolungato da Petagna e infilato in rete da Ciurria, in gol anche contro l’Inter. Il raddoppio avviene su rigore segnalato dal Var a Massa, dopo che lo stadio si era dimenticato di un’azione molto precedente e protestava per un’ammonizione a Birindelli. Viene punito il fallo di Ghiglione su Izzo e Caprari raddoppia dal dischetto.

TENTATIVO DI RIMONTA — La Cremonese, ancora a zero vittorie, viene infilata anche da Caprari, che brinda alla doppietta su servizio di Petagna, al 55’. I cambi di Alvini però danno più concretezza sotto porta. Nel duello Ciofani-Di Gregorio, il portiere è bravo a respingere un primo tentativo ma non può nulla su un colpo di testa ravvicinato. Mentre il Monza gigioneggia in contropiede, la Cremonese si avvicina ancora con Dessers, ma dopo non trova il colpo del pari e non si schioda dall’ultimo posto. Il Monza invece vola a 21 punti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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15/01/2023 09:58

Milan, 2-2 in rimonta a Lecce e il Napoli va a +9


Padroni di casa in vantaggio con l'autorete
di Theo Hernandez e il gol di Baschirotto.
Nella ripresa reazione rossonera con le reti di Leao e Calabria


Marco Fallisi

Cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia: da 2-0 a 2-2 con la Roma, da 0-2 a 2-2 con il Lecce, ma per il Milan il bicchiere resta comunque mezzo vuoto. Il vuoto, a proposito, lo fa il Napoli, ora a +9 sui rossoneri, attesi mercoledì dal derby di Supercoppa che a questo punto della stagione ha tutta l’aria di uno spartiacque sull’annata dei campioni d’Italia: la vittoria del trofeo chiuderebbe il momentaccio e rilancerebbe la banda Pioli dal punto di vista mentale; una sconfitta, diversamente, manderebbe tutti al banco degli imputati, con uno scudetto quasi già in tasca a Spalletti e gli ottavi di Champions con il Tottenham da giocare col morale sotto le scarpe. Per oltre un’ora, il Lecce ha accarezzato l’idea dello scalpo milanista, ma esce comunque tra gli applausi dei suoi tifosi: siamo a sei risultati utili di fila, e la lezione di calcio inflitta a Leao e compagni nel primo tempo rimarrà nella memoria a lungo.

MILAN HORROR — Nel primo tempo c’è solo una squadra in campo: il Lecce affamato e aggressivo che Baroni ha disegnato alla perfezione, una squadra pressoché perfetta alla quale i due gol rifilati ai campioni d’Italia vanno persino stretti. Con un pizzico di fortuna in più, i tifosi giallorossi avrebbero potuto esultare per un risultato ancora più rotondo. Dall’altra parte c’è un Milan che Pioli prima del match aveva promesso “determinato”, e che invece al Via del Mare manda in scena un inquietante festival dell’approssimazione: distanze sempre sbagliate tra i reparti, errori di distrazione, scontri tragicomici nel cuore dell’area da “vado io o vai tu?”. Il risultato è almeno una mezzora di dominio leccese, certificato dai due gol che mettono in ginocchio il Milan: al 3’ Kalulu perde un pallone in uscita e lo consegna a Di Francesco, che crossa in mezzo trovando la deviazione di Theo Hernandez. Uno a zero e diavoli in bambola. Ancora Di Francesco e poi Strefezza, le due ali che fanno ammattire la difesa rossonera con tagli e cambi di gioco sui fianchi, sfiorano il gol ma non inquadrano di poco. Al 23’ è 2-0: sugli sviluppi di un solito piazzato, Hjumland pesca al centro la testa di Baschirotto, che infila a due passi da Kalulu. Il francese è in confusione totale: entra su entrambi i gol dei salentini. Che mettono ancora i brividi a Tatarusanu poco dopo, con un’occasione colossale che Gendrey getta al vento: il suo colpo di testa su cross di Di Franceso finisce clamorosamente a lato. Per i primi veri segnali di Milan occorre aspettare il 43’, quando una bella girata di testa di Giroud chiama Falcone alla deviazione in angolo. Il tiro di Pobega al 10’, murato da Falcone, è stato un lampo nel buio. Siamo ai minimi storici: in questa stagione un Milan così brutto e impotente non si era visto nemmeno nelle batoste di Champions con il Chelsea.

SCOSSA — La ripresa si apre con due cambi milanisti: fuori Theo, tra i peggiori, e Saelemaekers, dentro Dest e Messias. Niente cambi di sistema, quanto piuttosto una sterzata di Pioli: anche un intoccabile come Hernandez, se in serata flop come qui a Lecce, può finire fuori. Il Lecce nei primi 45’ ha speso tantissimo e adesso si vede: il Milan guadagna terreno e fiducia, e soprattutto ritrova l’organizzazione in mezzo e qualche buona idea per andare in verticale. E così al 58’ i diavoli sfondano: Pobega trova Giroud, al francese si oppone ancora Falcone ma la palla, toccata da Baschirotto, finisce a Leao che indovina l’angolo più lontano. È la scossa giusta, alla quale Pioli ne aggiunge un’altra richiamando in panchina Diaz per Origi: si tenta l’assalto col doppio centravanti. Quello con più esperienza, Giroud, fa la cosa giusta al 70’: torre magnifica per Calabria, che infila di testa il 2-2. In una partita così, come è quasi logico aspettarsi, i venti minuti finali scorrono più di pancia che di testa, da entrambe le parti. Il Milan centra un palo con Messias che però è in fuorigioco, il Lecce sfiora il colpaccio con una serpentina ubriacante di Gallo e un pallone in mezzo velenosissimo, che Tomori devia in angolo. Finisce così, e a sorridere è solo il Lecce.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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15/01/2023 10:01

Basta Lautaro contro il Verona:
l'Inter agguanta la Juve ed è a un punto dal Milan



La rete dell'argentino al 3' decide la partita.
I nerazzurri di Inzaghi sono terzi assieme alla Juventus


Andrea Ramazzotti

Vince senza dare spettacolo l'Inter che doma il Verona grazie a una rete di Lautaro e aggancia al terzo posto in classifica la Juventus. Il Napoli resta lontanissimo, a +10, ma in compenso Inzaghi mercoledì si giocherà il derby di Supercoppa a Riyad con il morale più alto rispetto al Milan, fermato a Lecce. Reduci dal deludente 2-2 di sabato a Monza e dal sofferto passaggio del turno in Coppa Italia, i nerazzurri confermano di non essere in un gran momento complice una mediana incerottata. Il gioco non decolla e l'Hellas, pur tirando una sola volta nello specchio, resta così in corsa fino alla fine. San Siro, ancora una volta pieno (oltre 70.000 spettatori), si aspettava di più ma alla fine applaude l'ottava vittoria di Skriniar e compagni nelle ultime 10 giornate.

NEL SEGNO DEL TORO — Rispetto alla sofferta vittoria in Coppa Italia, Inzaghi recupera Calhanoglu, di nuovo regista con Gagliardini e Mkhitaryan ai suoi lati; in attacco riecco Dzeko insieme a Lautaro. Zaffaroni e Bocchetti invece schierano la stessa formazione reduce dalla vittoria contro la Cremonese, con Kallon e Lazovic alle spalle di Djuric. L'Hellas inizia pressando alto, come aveva fatto il Parma mercoledì, ma l'Inter approccia bene la gara e passa subito, con una bella azione di Mkhitaryn, conclusa da un tiro di Gagliardini ribattuto da Ilic. Il pallone però finisce sui piedi di Lautaro che mira il palo alla destra di Montipò e lo trafigge: per l'argentino campione del mondo è il terzo gol del 2023. Il Toro è in palla: viene stoppato con il fisico da Hien prima che possa calciare e poi da Montipò, su cross di Gagliardini. Il Verona non si scoraggia e, con i suoi uno contro uno a tutto campo, rallenta la costruzione di Inzaghi: il tecnico interista prova a ovviare abbassando Calhanoglu o sfruttando i lanci lunghi di Onana, ma, avanti di un gol, le sue attenzioni sono principalmente rivolte alla fase di non possesso. Vietato lasciare spazi tra le linee a Lazovic o agli inserimenti dei centrocampisti sulle "spizzate" di testa di Djuric, abile sui palloni alti. Ecco perché i nerazzurri finiscono per abbassarsi troppo, faticano a rendersi pericolosi e concedono qualcosa di troppo agli avversari. All'intervallo Skriniar e compagni sono comunque avanti.

ZERO SPETTACOLO — L'Inter riparte con più voglia di far male, ma la mira non è quella giusta e così il Verona ha il tempo per riorganizzare i suoi duelli a tutto campo che obbligano a un super lavoro con i piedi Onana. Dopo 12 minuti Zaffaroni cambia qualcosa in avanti, con Sulemana per Kallon, anche se la sterzata più decisa, complice un triplice cambio (Veloso per Tameze, Magnani per Dawidowicz e Lasagna per Ilic) la dà a metà ripresa, per giocarsi il tutto per tutto. E così, dopo una prima frazione senza tiri nello specchio, Sulemana impegna il camerunese che devia in angolo. Inzaghi risponde con Correa e Asllani per Dzeko e Calhanoglu: forse pensa a gestire il match, forse proietta lo sguardo al derby di Supercoppa di mercoledì. L'Hellas resta attaccato alla partita, lotta su ogni pallone e per cercare di limitare i gialloblù, controllando il ritmo, ci vogliono anche le forze fresche di Barella e Gosens, che rilevano Mkhitaryan e Dimarco. Asllani sfiora il 2-0 con un gran tiro da fuori, il Verona risponde con tre attaccanti tutti insieme a battagliare (Djuric, Piccoli e Lasagna). Onana non corre pericoli, pur restando sotto pressione. Alla fine esulta con i compagni per l'1-0, lo stesso risultato di Inter-Napoli del 4 gennaio. Anche se 10 giorni fa la prestazione era stata... un'altra cosa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/01/2023 13:20

Zaccagni e Felipe Anderson,
la Lazio batte il Sassuolo e
riprende la corsa europea



I biancocelesti segnano allo scadere del primo
tempo su rigore e nel recupero con il brasiliano:
un successo importante che scaccia le ombre sulla squadra di Sarri.
Si ferma Immobile, costretto a uscire al 15'.
Neroverdi in crisi profonda


Stefano Cieri

Torna al successo la Lazio ed esce così dalla mini-crisi di questo inizio d’anno. Buio pesto invece per il Sassuolo che incassa la quarta sconfitta consecutiva e vede pericolosamente avvicinarsi la zona retrocessione. La formazione di Dionisi stavolta non ha neppure l’attenuante del gioco, solo quella delle assenze. Delude contro una Lazio peraltro non particolarmente scintillante, attenta a mostrarsi più quadrata che bella. La formazione di Sarri si impone con due gol segnati nei minuti di recupero dei due tempi. Il gol che sbocca la gara arriva in coda al primo tempo grazie al rigore trasformato da Zaccagni. Il definitivo 2-0 è di Anderson al quarto dei cinque minuti di recupero. Unica nota stonata per i biancocelesti l’infortunio di Immobile. L’attaccante si ferma dopo appena un quarto d’ora per un problema muscolare. Si teme uno stiramento.

ZACCAGNI PRIMA DELL’INTERVALLO — Il Sassuolo comincia in maniera volitiva e nei primi cinque minuti si rende pericoloso con Laurentie, ma entrambe le conclusioni del francese vengono deviate in angolo. La Lazio risponde subito, al 6’, con una doppia conclusione Zaccagni-Anderson. Il tiro dell’ex Verona viene respinto con qualche difficoltà da Pegolo, sulla ribattuta Anderson spara alto da ottima posizione. Queste prime schermaglie sembrano fare da preludio ad una gara ricca di emozioni da una parte e dall’altra. E invece si tratta di un fuoco di paglia. La partita va infatti in letargo, con le due squadre che preferiscono controllarsi piuttosto che affondare. A spegnere gli ardori della squadra di Sarri provvede anche l’infortunio di Immobile che si arrende dopo appena un quarto d’ora per un problema muscolare (risentimento al flessore della coscia destra, si teme uno stiramento). Sarri fa entrare Pedro e sposta Anderson al centro nel ruolo di falso nueve. La Lazio fa fatica a calarsi in questa nuova versione senza il suo bomber al centro e non produce praticamente nulla fino ai minuti finali del tempo. Il Sassuolo, visibilmente contratto dopo le ultime scoppole, non ne approfitta, anche se di tanto in tanto si fa vedere dalle parti di Provedel. Il portiere laziale deve intervenire due volte attorno al 44’ per neutralizzare le conclusioni di Laurentie e Frattesi. Ma un minuto dopo ecco la Lazio risvegliarsi all’improvviso. Una combinazione Luis Alberto-Pedro porta quest’ultimo a una conclusione su cui Tressoldi si immola. Ma sul seguente angolo la traiettoria di Luis Alberto trova la testa di Milinkovic: Toljan intercetta la palla con la mano ed è rigore (che Pairetto decreta solo dopo l’intervento del Var). Dal dischetto realizza Zaccagni.

CHIUDE FELIPE — La ripresa comincia con il Sassuolo alla ricerca del pareggio. Dionisi butta dentro Maxim Lopez per Obiang e Defrel per lo spento Alvarez. Successivamente il tecnico giocherà anche le carte Ceide (per Laurentie) e Thorstvedt (per Traore). Ma la squadra di casa appare poco lucida, soprattutto al momento dell’ultimo passaggio. Così, a parte qualche mischia in area che per poco non si concretizza, l'unica vera palla-gol degli emiliani nella ripresa è un colpo di testa di Frattesi su angolo di Berardi: la conclusione del centrocampista finisce di poco alta. Più efficace la Lazio che, pur senza dannarsi l’anima, controlla le operazioni a centrocampo e si rende pericolosa in contropiede. Il 2-0 potrebbe arrivare al quarto d’ora se Anderson capitalizzasse meglio l’ottimo assist di Milinkovic. O cinque minuti più tardi se Pedro fosse più preciso sul paesaggio di Luis Alberto. Così la squadra di Sarri deve soffrire fino in fondo. Il raddoppio che chiude la gara arriva infatti al quarto dei cinque minuti di recupero con Felipe Anderson che sfrutta una indecisione di Tressoldi e va tutto solo a segnare il gol del 2-0.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/01/2023 13:24

Il Toro paga la stanchezza.
Lo Spezia sbanca l'Olimpico
col rigore di Nzola

Dopo il colpo col Milan in Coppa Italia, granata sconfitti in casa dalla squadra di Gotti.
Decide il penalty per fallo di mano di Djidji al 28'


Mario Pagliara


Le tante energie spese mercoledì nei 120 minuti di Coppa Italia tradiscono il Toro. Favorendo il colpaccio esterno dello Spezia che passa all’Olimpico Grande Torino grazie a un rigore trasformato da Nzola nel primo tempo, e nella ripresa prende una traversa con Gyasi. Tre punti di platino per i liguri nella corsa salvezza, punizione molto severa per i granata invece che, dopo il capolavoro di San Siro, frenano in campionato: due punti tra Verona, Salernitana e Spezia nei primi tre impegni del 2023 sono decisamente pochi.

POCHE ENERGIE — Juric conferma i reduci della notte di San Siro. L’unica novità nell’undici è l’inserimento di Vojvoda sulla sinistra (a Milano era partito Rodriguez), gli altri dieci sono i protagonisti che hanno avviato il capolavoro di Coppa Italia. Scelta rischiosa, essendo la quarta partita in dieci giorni e a distanza così ravvicinata dal mercoledì di San Siro. Forse troppa riconoscenza da parte del tecnico verso chi lo ha fatto grande a San Siro. Una scelta che, alla fine, si dimostrerà sbagliata. Il Toro tiene molto palla nella prima mezzora, inizia con due-tre lanci indovinati di un Ricci abbastanza ispirato, ma poi sulla trequarti finisce per smarrirsi. Paga le poche energie rimaste nel serbatoio, e infatti all’intervallo ci va senza aver tirato nemmeno una volta nello specchio di Dragowski.

NZOLA DI RIGORE — Lo Spezia, invece, non deve fare certo i conti con questa problematica. Gotti può presentare la sua formazione migliore, uomo su uomo: 3-4-1-2 il modulo di avvio, con una particolare sensibilità sulla posizione di Agudelo avanzato alle spalle delle due punte Nzola-Gyasi. Non fa molta fatica, lo Spezia, a contenere la prima discreta mezzora di palleggio del Toro. I granata girano la palla ma viaggiano sotto ritmo, agevolando il piano di Gotti di chiudere, rompere e ripartire. Al primo contropiede (23’) Holm impegna Milinkovic. Quattro minuti dopo, poi, arriva l’episodio che spezza l’equilibrio: Reca conclude dall’interno dell’area, gli si oppone Djidji che si gira di spalle allo spezzino. La palla sbatte sul braccio destro di Djidji, e l’arbitro Ghersini assegna un rigore che Nzola al 28' non fallisce. Al 45’ al Toro è annullato il pari di Vlasic per il fuorigioco di Sanabria, ma la reazione è timida. Ospiti avanti a metà partita.

TRAVERSA DI GYASI — Quando si riparte, Juric inserisce subito due cambi: Linetty per Lukic e Rodriguez per Schuurs. Al primo minuto, tripla occasione per il Toro nella stessa azione con Vlasic, Singo e Linetty: tutti e tre i tentativi murati dalla difesa ospite. Juric avrà alzato la voce nello spogliatoio, perché nel primo quarto d’ora della ripresa il Toro si mostra almeno con più voglia. E’ più una fiammata che un tentativo vero di risalire la corrente: i granata non riescono a rimontare il gol di svantaggio, anzi è lo Spezia ad andare vicinissimo al raddoppio con la traversa di Gyasi (65’). Scavalcata l’ora di gioco, entrano Karamoh (per Sanabria) e Radonjic (per Miranchuk) per vivacizzare l’attacco. Lo Spezia non si limita a tenere botta, risponde colpo su colpo presentandosi con regolarità in zona offensiva. I primi cambi di Gotti cadono a quindici minuti dalla fine con dentro Ekdal e Ferrer (fuori Holm e Bourabia). Non è giornata per il Toro che sfiora il pari solo al terzo minuto di recupero con un colpo di testa di Djidji controllato in tuffo da Dragowski. Per lo Spezia è una giornata di festa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/01/2023 13:28

Bologna, che carattere:
Sansone e Posch ribaltano l'Udinese.
Sottil in crisi, squadra in ritiro

Apre Beto dopo 10’ poi sale in cattedra la Var:
due gol annullati e un lungo stop per un rigore non concesso ai rossoblù.
Nella ripresa la squadra di Motta cambia passo,
bianconeri a secco di vittorie da 10 turni


Matteo Dalla Vite


L’Udinese non vince dal 3 ottobre e colleziona la… decima. La decima non-vittoria (e da stasera tutti in ritiro, come ha ufficializzato Pereyra nel post partita). Il Bologna, feroce e letale nonostante l’assenza di 8 giocatori, fa il colpaccio in virtù di una gara nella quale ha sempre messo l’idea di potercela fare. C’è stato di tutto: rigori non dati, gol cancellati (due), Var, un palo (di Barrow nel finale). E in virtù di una ripresa tosta e calibrata per qualità, capacità, tenuta atletica e volontà, il Bologna ha meritato di ribaltare il tutto: dopo il gol di Beto nel primo tempo (al quale è stato annullato il 2-0 per fuorigioco di Becao), ecco il pari di Sansone e il raddoppio di Posch alla seconda rete in campionato. L’Udinese non riesce a vincere da oltre cento giorni, mentre il Bologna torna a vincere in trasferta dopo la gara di Monza.

BETO SENZA BIS — Gerard Deulofeu, la cui ultima gara è datata 12 novembre, non c’è nonostante le previsioni: Sottil mette Success e aspetta che lo spagnolo recuperi nella maniera più adeguata, visto che nella rifinitura di stamattina avrebbe detto di non sentirsi al massimo e totalmente pronto. Il Bologna è senza otto uomini fra acciaccati, squalificati e scelte: Motta ritrova Barrow e "ripesca" Kasius (che entrano nel finale), Sansone fa il Falso-9 e Moro si riprende il centrocampo secondo un 4-1-4-1 che deve cercare di reagire dopo due sconfitte di fila contro Roma ad inizio anno nuovo e Atalanta in casa. Il pre-gara viene dedicato a Sinisa Mihajlovic, applauso di tutta la Dacia Arena, poi l’inizio della gara viene contrassegnato da due occasioni dell’Udinese: doppio tiro fuopri di Beto e Success. Al nono c’è l’occasione più bella del Bologna che però, nel ribaltamento di fronte, porta al gol dei friulani: Orsolini, con la porta praticamente sguarnita, cerca il pallonetto e non trova la porta ma poi è Beto a realizzare subito l’1-0 su assist di Success. Grande gol e l’Udinese dopo 10’ è in vantaggio. Il Bologna cerca di reagire ma è l’Udinese a mettere dentro il 2-0 poi annullato con check-Var: ancora Beto su assist di Becao, ma questa volta non vale per fuorigioco del difensore friulano. Al 18’ Orsolini chiede un rigore: la trattenuta di Udogie c’è ma Volpi decide – erroneamente – che non è punibile.

TUTTO VAR — Alla fine del primo tempo ti rendi conto che è più protagonista il Var che altro. Perché oltre al 2-0 annullato a Beto, ecco che c’è bisogno di Abbattista in due occasioni. Al 36’ una conclusione di Sansone viene controllata: c’è stato o meno un colpo di mano di Bijol? Il Var alla fine dice che non c’è stato alcun tocco, rimessa dal fondo. Poi, al 45’, Sansone segna su assist di Aebischer ma – dopo 3’ di Var – viene pescato in fuorigioco. Recupero che si alza e Bologna ancora in svantaggio dopo aver creato tanto – come l’Udinese – ma recriminando per un più che possibile rigore di Udogie su Orsolini.

SANSONE E PALO — La ripresa vede il Bologna arrivare al pari ma dopo un altro brivido: Udogie piazza un diagonale al 9’ dopo esitazione fra Soumaoro e Lucumi, a lato. Passano 5’ e a Sansone (prima rete in campionato) non viene annullato il gol: tiro secco da centro-area dopo assist di Moro. Pari anche giusto che gasa gli uomini di Motta e mette Sottil nell’idea di infilare Samardzic e Arslan: proprio quest’ultimo ci prova ma Skorupski c’è, mentre il Bologna alla lunga cambia due uomini (dentro Cambiaso e Soriano) cercando di vincerla nonostante le tante e gravi assenze. E il gol dell’1-2 arriva grazie a Posch: angolo di Orsolini, spizza Schouten e l’austriaco infila in solitaria il vantaggio del Bologna. Udinese sconfitta e che non gioisce da oltre cento giorni, a Motta segnali importanti da una squadra falcidiata eppure resiliente e rispettabilissima e che prende un palo finale con Barrow.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/01/2023 13:32

Atalanta esagerata, 8-2 alla Salernitana!
La Dea resta in scia Champions



I bergamaschi schiantano i campani con un primo tempo travolgente:
in gol anche Boga, Scalvini, Ederson e Zortea, inutili le reti di Dia e Nicolussi Caviglia.
Crisi profonda per la squadra di Nicola


Andrea Elefante

La forza d'urto dell'Atalanta si scontra con la presunzione (nelle scelte di Nicola) e la mollezza della Salernitana e ne esce un clamoroso 8-2 che rilancia le ambizioni europee dell'Atalanta, proprio alla vigilia della sfida alla Juve (da giocare però senza lo squalificato Koopmeiners) e fa riflettere il club granata sull'operato del tecnico e il suo futuro. Gasperini si coccola il suo arsenale offensivo: Hojlund travolgente, Boga ritrovato con gol e assist, doppietta per Lookman e anche buoni segnali da Zapata. In più i gol di Koopmeiners, Ederson e Zortea: lampi ritrovati della squadra che travolgeva le avversarie. Finalmente anche in casa.

LE SCELTE — Gasperini conferma la linea difensiva e i due olandesi (De Roon e Koopmeiners) seppur entrambi diffidati, preferisce Zappacosta a Hateboer con Ruggeri confermato sulla sinistra (quattro delle ultime cinque da titolare, è la terza di fila), ma davanti alza il tasso di offensività schierando anche Boga, assieme a Lookman e Hojlund, in un 3-4-3. Nicola risponde con lo stesso assetto, allargando a destra Vilhena, per "accompagnare" Dia e Piatek: l'escluso è Bonazzoli. Poche scelte in difesa: il tecnico non ha Daniliuc e Bronn, non rischia Gyomber, dunque con Fazio ci sono l'ex Lovato e Pirola, che soffriranno molto, ma non più dell'esperto centrale.

PRIMO TEMPO— La serataccia per la Salernitana si materializza dopo cinque minuti scarsi, quando Boga inventa un dribbling dei suoi, ne semina tre (il secondo con rimpallo) e converge per il tiro, deviato da Pirola. Partita in discesa, la Dea fa quasi subito di tutto per complicarsela e su rinvio lungo di Ochoa, Piatek fa sponda per Dia, che approfitta di uno smarrimento di Toloi per segnare l'1-1. Ma non è la solita Atalanta che accusa il colpo e serve la prima parte del solito show di Ochoa per rinviare il 2-1: il portiere messicano aveva già detto no di piede al 2-0 di Koopmeiners, al 12' lo nega a Lookman e poi anche a Boga, che aveva colpito di testa ma su azione viziata da fuorigioco. Ma a quel punto si è scatenato il temporale Hojlund, che aveva già reclamato un rigore per fallo di Fazio e nel giro di 20' ne prende due, tartassando il malcapitato argentino, che non lo tiene mai. Il primo lo realizza Lookman, ma con un tiro difettoso e quasi respinto da Ochoa, il secondo lo sbaglia Koopmeiners, che però rimedia segnando il 4-1 dopo respinta del portiere. Nel frattempo l'Atalanta aveva già allungato al 23', su corner tagliatissimo di Koopmeiners e colpo di testa di Scalvini a bruciare Coulibaly. Ma l'indemoniato Hojlund non era appagato dai due rigori procurati e anche un po' indispettito dalla parata di Ochoa - ancora - al 28', che gli aveva negato la gioia personale. Così, su lancio di De Roon, al 41'si è fatto quaranta metri abbondanti di campo, prima corpo a corpo e poi bruciando Fazio, e infilando poi il 5-1 con un radente di sinistro sull'altro palo.

SECONDO TEMPO — A poco serve, a Nicola, modificare un po' l'assetto riportando Vilhena a infoltire il centrocampo. Un sussulto con fuga di Dia sul cui invito Piatek non arriva di un soffio, poi Lookman allunga ulteriormente con una sassata di destro (9° gol in campionato) e la valanga continua a travolgere, fregandosene del 6-2 firmato da Nicolussi Caviglia, ancora attivato da Dia. Gli ultimi due gol sono dell'ex Ederson che piazza all'incrocio e non esulta e di Zortea, su assist di Zapata, con sterzata di qualità. E il non gol non arriva solo perché la traversa nega il 9-2 al sinistro rabbioso di Koopmeiners. Ma la Salernitana era già idealmente sotto lo spicchio dei suoi tifosi, a chiedere scusa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/01/2023 13:52

Abraham ricama, Dybala colpisce.
E la Roma sogna: è a -3 dalla Champions

Doppietta dell'argentino su doppio assist dell'inglese.
Sconfitta la Fiorentina, in dieci dal 24' per l'espulsione di Dodo


Andrea Pugliese



Abraham costruisce e Dybala pennella. La Roma supera per 2-0 la Fiorentina proprio grazie alla sua coppia di attaccanti, con l’inglese che stavolta si distingue per i due assist e l’argentino che è il solito immenso gigante. Il primo gol è un gioiellino di coordinazione e capacità balistiche, il secondo un tap-in perfetto a chiudere i giochi. Con questo successo la Roma aggancia Lazio e Atalanta e si porta a -3 dalla zona-Champions. Per la Fiorentina, invece, una partita comunque giocata a viso aperto, nonostante le follie di Dodo, che dopo 24’ di gioco è già sotto la doccia per un doppio giallo.

MAGO DYBALA — Mourinho deve rinunciare a Zaniolo per indisposizione, Italiano tiene ancora Gonzalez in panchina dal via. La partita fatica a decollare, c’è tanto possesso palla ma poca verticalità. Un paio di tiri parati da fuori di Zalewski da una parte e Amrabat dall’altra, ma poi poco altro degno di interesse. A cambiarle volto ci pensa allora Dodo, che dopo aver preso il primo giallo per una trattenuta a campo aperto su Zalewski dopo appena 3’ di gioco, si ripete al 24’ con un’entrata inutile in corsa, sempre sul polacco. In inferiorità numerica, Italiano decide però di volersela giocare ancora e si riposizione con un 4-2-3, buttando dentro Venuti al posto di Duncan e abbassando Bonaventura in mediana. Ikonè così ha anche una buona occasione dopo un coast to coast, ma si dimentica di tirare. E allora è la solita immensa magia di Dybala (complice una deviazione di Milenkovic) a regalare il vantaggio alla Roma, con un gioiello dell’argentino che è un misto di balistica e coordinazione. Poi la Roma protesta a fine tempo anche per un mani evidente di Ikonè in area, ma l’arbitro e il Var lo considerano involontario perché arriva dopo un tocco di piede del francese.

ANCORA PAULO — Allora le mosse di Italiano ad inizio ripresa sono Barak e Gonzalez (per Ikoné e Jovic), per cercare di dare maggiore dinamismo alla squadra e rinforzare nel contempo il centrocampo. Ed in effetti la squadra viola così trova maggior equilibrio e gestisce meglio il possesso, anche se alla fine colleziona solo una serie di angoli e poco più. Dopo un palo di Celik su cui Giua chiama un fuorigioco inesistente, l’occasione d’oro però al 15’ ce l’ha Abraham su uno svarione difensivo di Bonaventura, ma l’inglese cade da solo in area e spreca tutto. Allora per congelare i risultato Mou toglie i ragazzi (Zalewski e Bove) e mette dentro l’esperienza di Spinazzola e Matic. E al 37’ arriva anche il 2-0 giallorosso: Cristante inventa per Abraham, che regala l’assist a Dybala per il raddoppio. Prima della fine c’è ancora spazio per l’ovazione finale per Dybala e l’esordio assoluto in giallorosso di Solbakken.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/01/2023 14:17

Empoli, 3 punti d'oro:
Ebuehi gol, finale rovente per
l'1-1 di Colley al 97' annullato al Var

I doriani si svegliano dopo essere andati sotto.
Il pari tolto dall'arbitro Santoro che dopo avere consultato
il Var ravvisa un fallo di mano di Gabbiadini sull'azione del gol


Salvatore Malfitano


Doveva essere la gara dei grandi ex, da Caputo a Lammers passando per Verre. Doveva essere un’occasione da sfruttare per la Sampdoria, per riemergere dalle sabbie mobili. Non è stato nulla di tutto questo. La squadra di Dejan Stankovic non approfitta delle sconfitte di Sassuolo e Salernitana e cade in casa dell’Empoli, lasciando invariate le distanze. Meglio i toscani, anche se nella ripresa cedono maggiormente l’iniziativa ai blucerchiati rischiando di essere raggiunti. La rete che decide l’incontro la segna Ebuehi, fedelissimo di Paolo Zanetti che lo aveva avuto a Venezia, che all’inizio del secondo tempo sovrasta di testa la difesa empolese per un ulteriore scatto verso una salvezza serena. Ciò che però farà discutere è il finale controverso, che ha visto a recupero ampiamente scaduto l’annullamento del pareggio segnato da Colley, per un tocco di mano di Gabbiadini giudicato volontario nel corso dell’azione.

LA PARTITA — Fin dai primi minuti, l’atteggiamento delle due formazioni è molto simile: azioni manovrate, pochissimi lanci lunghi e pressione alta sulla costruzione avversaria. Zanetti e Stankovic si affidano agli ex della gara in avanti, con Caputo e Lammers chiamati ad incidere. È l’Empoli, in ogni caso, a farsi preferire in termini di occasioni. Al 10’ è Marin a chiamare in causa Audero al termine di una manovra avvolgente a ridosso del limite dell’area. Sette minuti dopo, Vicario non s’intende con Bandinelli e Vieira recupera un pallone pericolosissimo, senza però riuscire a servire Gabbiadini che avrebbe avuto la porta quasi spalancata. Il portiere della Sampdoria respinge la conclusione di Ebuehi (24’), i blucerchiati poi sfiorano il vantaggio al 28’ con l’ottimo colpo di testa di Leris sul cross di Augello che si stampa sulla traversa. Nel finale di primo tempo, brutta reazione di Parisi dopo un fallo gratuito di Lammers: l’arbitro Santoro ammonisce, ma l’esterno dei toscani rischia il rosso. In pieno recupero bella triangolazione tra Satriano e Bandinelli, l’ex Inter in spaccata non riesce ad inquadrare la porta.

LA RIPRESA — Nessun cambio all’intervallo e la partita nel complesso riprende proprio nel modo in cui si era andati a riposo. Stavolta è Caputo a cercare Satriano in area, l’attaccante anticipa Colley di tacco sul primo palo, anche in questo caso senza centrare i pali (47’). La risposta della Samp è immediata, al 51’ serve uno strepitoso intervento di Vicario, che devia in angolo, sul piatto di Vieira da fuori area diretto all’angolino. Tre minuti più tardi, l’incontro si sblocca: sul calcio d’angolo da sinistra battuto da Marin, Ebuehi svetta più in alto di tutti per mettere alle spalle di Audero. Le squadre si allungano, l’Empoli prova ad approfittarne con Caputo che ci prova in diagonale, trovando però ancora le mani dell’estremo difensore blucerchiato. Gli allenatori cambiano molto poco dopo l’ora di gioco: Stankovic manda dentro Winks, Zanoli e Sabiri (fuori Leris, Amione e Verre), Zanetti inserisce Pjaca e Haas per Baldanzi e Bandinelli. Il centrocampista marocchino ci mette qualche secondo per farsi notare, con un tiro dalla distanza che costringe Vicario alla parata. Le speranze di pareggio degli ospiti si dissolvono ancora su un suo intervento, con cui rimedia al buco di Luperto che permette a Gabbiadini di calciare in area all’82’. Gli ultimi minuti sono di sofferenza, per l’Empoli, costretto a giocare con un uomo in meno per l’infortunio di Ismajli che arriva dopo le cinque sostituzioni. Così c’è ancora tempo per un altro: Lammers punta la difesa, arriva sul limite e calcia sul primo palo, Vicario ancora una volta è insuperabile e non si lascia sorprendere.

FINALE CONCITATO — Nei secondi finali succede l’impossibile. Su un calcio di punizione, su cui si sarebbe conclusa la gara, sempre Vicario è miracoloso su Colley; sugli sviluppi dell’azione, c'è un contatto tra Gabbiadini e Luperto al limite dell'area. Cadendo l'attaccante doriano tocca il pallone con la mano, Audero in proiezione offensiva suggerisce con uno scavino la palla che, dopo un tocco successivo, arriva nuovamente a Colley che con un preciso diagonale segna un insperato pareggio. Santoro però viene richiamato da Marini e Guida ad una on-field review: Gabbiadini, in caduta dopo lo scontro con Luperto, tocca involontariamente il pallone con un braccio. Il direttore di gara annulla la rete, sbagliando: non è un intervento punibile. Semmai avrebbe potuto prendere in considerazione il contatto di gambe Gabbiadini-Luperto. E così dopo oltre cento minuti a spuntarla è l’Empoli. Diluvia sul Castellani, ma le nuvole più nere sono quelle che si addensano sulla Sampdoria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/01/2023 14:19

SERIE A 2022/2023 18ª Giornata (18ª di Andata)

13/01/2023
Napoli - Juventus 5-1
14/01/2023
Cremonese - Monza 2-3
Lecce - Milan 2-2
Inter - Verona 1-0
15/01/2023
Sassuolo - Lazio 0-2
Torino - Spezia 0-1
Udinese - Bologna 1-2
Atalanta - Salernitana 8-2
Roma - Fiorentina 2-0
16/01/2023
Empoli - Sampdoria 1-0

Classifica
1) Napoli punti 47;
2) Milan punti 38;
3) Juventus e Inter 37 punti;
5) Lazio, Atalanta e Roma punti 34;
8) Udinese punti 25;
9) Torino e Fiorentina punti 23;
11) Bologna e Empoli punti 22;
13) Monza punti 21;
14) Lecce punti 20;
15) Spezia e Salernitana punti 18;
17) Sassuolo punti 16;
18) Verona e Sampdoria punti 9;
20) Cremonese punti 7.

(gazzetta.it)
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