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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di SEXY FORUM

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:30
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14/11/2022 17:52

Monza, tre gol e tre punti
d'oro prima della sosta:
Salernitana al tappeto

I brianzoli dominano dall'inizio alla fine e si allontanano dalla zona
retrocessione grazie alle reti di Carlos Augusto, Mota e Pessina


Alex Frosio


Il miglior Monza della stagione si regala l’ultima vittoria dell’anno più glorioso della sua storia. Il 3-0 secco alla Salernitana è un bel passo avanti per la salvezza, la prestazione fa pensare anche a qualcosa di più ambizioso. Se si giocasse sempre alle 15, sarebbe da Champions League: tutti i suoi 16 punti sono arrivati all’orario del pomeriggio. Ma i brianzoli hanno meriti che vanno ben oltre le curiosità cronologiche.

PARTENZA FORTE — Palladino rimette Rovella al centro del gioco, di fianco a Pessina, e ci guadagna, perché l’azzurrino sarà il moto perpetuo, in costruzione e distruzione, della squadra. Nicola lascia in panchina Candreva e infila Radovanovic in regia, scelta che invece non paga perché il serbo fatica a smarcarsi per ricevere. Si capisce così lo sviluppo del primo tempo, tutto a favore del Monza. Al 13’ i brianzoli potrebbero già essere in vantaggio: cross di Mota Carvalho da sinistra, Ciurria sul palo lontano si avvita in mezza rovesciata ma Sepe è rapido nell’andar giù in deviazione bassa. Non è una giocata estemporanea. I tagli interno-esterno di Mota Carvalho, prima punta di grande movimento, sbilanciano la difesa della Salernitana. Da lì arriveranno tutti i pericoli. Anche perché la squadra campana non riesce mai a costruire e ripartire: tutte le linee di passaggio sono bloccate. All’11’ Rovella filtra per Mota: diagonale largo. Al 24’ il gol del vantaggio monzese: Caprari dentro per il solito taglio di Mota, solo che stavolta partecipa anche Carlos Augusto in sfondamento, palla bassa per lui e sinistro sotto la traversa nonostante l’opposizione di Bronn. Tempo nemmeno dieci minuti e il Monza, in completo controllo, raddoppia. Daniliuc a centrocampo sbaglia il tempo di testa, il pallone passa e Mota Carvalho può partire in campo aperto: doppio passo su Pirola – appena rientrato in campo con il turbante dopo una capocciata con Caldirola – e palla sotto le gambe di Sepe. Per la Salernitana solo un velleitario tentativo in rovesciata di Bronn al 17’. Poco, pochissimo, quasi niente. Inevitabili i cambi dopo l’intervallo, con Nicola che esce prima per spiegarsi con i nuovi entrati.

QUASI POKER — Con Bohinen, Piatek e Valencia cambia anche l’impianto: da 3-5-2 a 3-4-3. La partita sembra cambiare. La Salernitana riesce ad arrivare meglio e con più uomini, e poi riesce a complicare l’inizio azione avversario (da 2 contro 3 a 3 contro 3), con Di Gregorio costretto al rinvio lungo. Ma il Monza non si scompone, esce ragionando – quanto contano Pessina e Rovella – e all’11’ colpisce il palo con Colpani: finta con il sinistro e destro rasoterra. Nicola mette anche Candreva per dare impulso all’azione ma rischia ancora su cross di Izzo per Carlos Alberto in correzione acrobatica: salva Pirola che è sulla traiettoria. Palladino legge comunque le nuove sollecitazione della partita e con Ranocchia per Colpani passa al 3-5-2: così libera Pessina in regia – la mediana a due della Salernitana non può uscire – e le corse delle mezzeali Ranocchia e Rovella. Proprio l’azzurrino al 29’ si inserisce nello spazio e serve in verticale Mota Carvalho, atterrato da Candreva. L’esterno, già ammonito nel primo tempo per proteste dalla panchina, si prende il secondo giallo. Salernitana in dieci e sotto di tre gol, perché capitan Pessina dal dischetto spiazza Sepe. Entrano anche Birindelli, Petagna e poi Vignato per un Monza che viaggia sul velluto e fa in tempo a prendere ancora due pali, entrambi con Ranocchia nel finale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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14/11/2022 18:00

Toro avanti, poi Dybala cambia la Roma:
Belotti sbaglia un rigore, Matic gol nel recupero

Granata avanti con Linetty, poi nell'overtime il palo colpito
dal dischetto dall'attaccante e il pari giallorosso.
Espulso Mourinho nel finale


Mario Pagliara


Il peccato è nella coda. Un Toro bello e combattivo subisce la beffa del pari di Matic all’ultimo respiro, al quarto minuto di recupero, quando una vittoria pesantissima sembrava essere in cassaforte. Matic salva una brutta Roma dalla figuraccia, ma non dai fischi dell’Olimpico: alla fine della partita, i giallorossi vanno sotto la Sud e vengono coperti da una bordata di fischi. Il vantaggio di Linetty nella ripresa era stato il giusto premio a un Toro che ha interpretato bene la trasferta. Nel finale accade di tutto: prima il rigore fallito proprio dall’ex Belotti, poi la traversa di Dybala, infine la staffilata di Matic. Se Mourinho (espulso) torna a casa deludendo ancora una volta, Juric chiude l’anno tra i rimpianti.

NESSUNO TIRA — Nemmeno il tutto esaurito dello stadio Olimpico (diciassettesima volta consecutiva) riesce a dare un tocco di elettricità in più a Roma e Torino in un primo tempo che scorre, tutto sommato, sul binario dell’equilibrio. Più vivace la partenza dei granata, che si fanno preferire nei primi venti minuti. Imperfetta, e alle volte pure sfortunata, la squadra di Juric non riesce però a scappare subito in avanti. La Roma di Mourinho prova a risalire la corrente verso la mezzora, quando avanza leggerissimamente il proprio baricentro ma quel tanto che basta per costringere il Toro a un assetto più prudente. Meglio la Roma nel finale di primo tempo, pur senza mai brillare particolarmente, certamente brutta dal punto di vista estetico e con i reparti molto slegati. Mourinho è legato più alle iniziative individuali, ma Abraham sbaglia tantissimo, Zaniolo non scappa mai via a Djidji, il giovane Volpato si fa inghiottire dalle emozioni. Il risultato è che, a metà gara, Roma-Torino non produce alcun tiro nello specchio. Tre occasioni per il Toro nei primi 20’: all’8’ Celik mura Vlasic, venti secondi dopo colpo di testa alto di Sanabria. Miranchuk lucida il destro (21’) ma la mira è sbagliata. In mezzo Ricci perde palla favorendo la combinazione Abraham-Zaniolo, ancora fuori bersaglio. Al 37’ Zaniolo di testa anticipa Milinkovic ma spedisce a lato.

NIENTE RIGORE — Nel primo tempo c’è anche un episodio che merita di finire sotto la lente d’ingrandimento. Accade dopo sedici minuti, quando Zaniolo dal calcio d’angolo scodella al centro dell’area granata. Ricci intercetta la palla di testa, una frazione di secondo dopo gli scivola su una mano. L’arbitro Rapuano in presa diretta assegna il calcio di rigore per la Roma. Richiamato da Nasca al monitor a bordo campo, va ad approfondire la dinamica dell’azione. E rivede la decisione: niente rigore.

SPUNTA LINETTY — Le mancanze e il non gioco della Roma non tolgono nulla alla bella partita che il Toro di Juric riesce ad interpretare e a condurre anche nella ripresa. Quando si riparte tra i giallorossi non c’è più Volpato, El Shaarawy al suo posto, ma è nuovamente la solidità dei granata a prevalere. Le incursioni sulle fasce di Lazaro e Singo iniziano ad essere insistenti, e l’azione che sblocca la parità, dopo dieci minuti, nasce proprio sulle due corsie: ci pensa Lazaro ad avviarla sulla sinistra, poi Singo a rifinirla dalla parte opposta. Cross preciso pesca la testa di Linetty (perso da Smalling). Uno dei piccoletti del Toro buca Rui Patricio di testa: è il suo primo gol stagionale, il secondo in 63 partite in granata. Sette minuti dopo Juric ha la palla per chiudere i conti: ancora assist di Singo, aggancio in corsa di Sanabria che sottoporta non inquadra lo specchio. Juric impreca, intanto l’Olimpico copre la Roma di fischi. A metà ripresa, Mourinho getta dentro l’ex Belotti, il rientrante Dybala e il debuttante Tahirovic. La prima occasione è proprio di Dybala (27’), ma Milinkovic è attento.

LA MALEDIZIONE DEL GALLO — Dalla Curva Sud si alza il coro vergognoso “zingaro di m…” rivolto al serbo Milinkovic. È proprio il portiere del Toro a blindare il vantaggio, al 33’, quando intercetta un velenoso diagonale di El Shaarawy. In un finale nervoso, Rapuano espelle Mourinho (per proteste) che replica a muso duro dicendogli “sei un pagliaccio” prima di lasciare il campo. In pieno recupero, Djidji fa lo sgambetto a Dybala. È rigore: chi si presenta sul dischetto? Proprio l’ex Belotti, al suo primo incrocio con il Toro. Il Gallo appare subito nervoso e tradisce Mourinho: il suo rigore si stampa sul palo. Quando tutto sembrava finito, al quarto di recupero, arriva la traversa di Dybala e la staffilata di Matic che vale l’uno a uno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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14/11/2022 18:06

Nzola ribalta il Verona: doppietta,
vittoria e dedica per Dragowski

La squadra di Bocchetti si illude con Verdi nel primo tempo,
ma i liguri trovano la forza di vincere dopo il brutto
infortunio che ha messo ko il loro portiere


Fabio Bianchi


Una vittoria per la classifica e per l’amico iellato. Nzola ribalta il risultato e il Verona con una doppietta e avrà fatto almeno venire un piccolo sorriso a Dragowski dal letto dell’ospedale. Il portiere polacco si è infortunato gravemente (rottura della tibia?) per un contrasto fuori area con Lasagna e salterà il Mondiale. Lo Spezia gli dedica la vittoria che lo porta sei gradini lontano dalla zona retrocessione. Il Verona, contestato, sempre più a terra, soprattutto nel morale. Dieci sconfitte di fila e la via d’uscita che non si trova. Anche nel gioco, un passo indietro rispetto alla sfida con la Juve.

IELLA DRAGOWSKI — La squadra d Bocchetti non era nemmeno partita male. Certo, nel primo quarto d’ora ha prevalso la paura più del gioco, il Verona ha cercato di fare la partita ma con meno aggressività e più attenzione alla copertura. Lo Spezia cecava di stare alto ma in costruzione soffriva l’uomo contro uomo classico dell’Hellas e in difesa le galoppate di Lasagna. È stato suo il primo squillo quando, lanciato da Verdi, ha piazzato il diagonale a lato di poco. Poi ci ha provato di testa su una buona palla recuperata da Depaoli e alla fine ha piazzato la volata vincente tra Kiwior e Caldara e ha fornito l’assist a Verdi per il delizioso tocco sotto. Un Lasagna in stato di grazia, che ha costretto appunto anche Dragowski a un’uscita spericolata, dove, nel contatto a gran velocità, purtroppo si è infortunato gravemente. Lo Spezia ha reagito con veemenza e nei sei minuti di recupero ha avuto tre occasioni con Nzola, Kiwior e Holm, sventate con delle prodezze da Montipò.

RIBALTONE NZOLA — La squadra di Gotti ha cominciato la ripresa come aveva finito il primo round, più convinta e sul pezzo. E al minuto 8 ha pareggiato con un tiro telecomandato nell’angolino di Nzola. Ecco qui, il Verona ha mostrato tutte e sue debolezze: a parte un’occasione che Lasagna ha sprecato tutto solo davanti a Zoet, non è più riuscito a rendersi pericoloso. Attacchi disordinati, punte che non pungono, difesa sempre insicura, chiunque giochi. Nemmeno i cambi l’hanno svegliato. Lo Spezia invece ha avuto altre occasioni nitide, clamorosa quella di Bourabia dove super Montipò ci è arrivato con la punta delle dita. Un successo, quello dello Spezia, che non fa un grinza soprattutto a livello di occasioni. Ora il Verona ha quasi due mesi di tempo per lavorare e ritrovarsi, anche se il ritardo accumulato è davvero troppo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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22/11/2022 13:20

Milan all'ultimo respiro:
un'autorete al 92' piega la Fiorentina.
Rossoneri a -8 dal Napoli

Leao segna dopo due minuti, Barak pareggia,
la Viola sfiora il vantaggio poi nel recupero il colpo del ko



Un autogol di Milenkovic premia il Milan nel recupero. C’è pure un Var per un fallo ad inizio dell’azione che decide il match, ma Sozza convalida e i rossoneri tirano un sospirone contro un’ottima Fiorentina. Due minuti, come detto, e per il Milan si mette bene: sponda geniale di Giroud per Leao che avanza con la sua falcata e brucia Terracciano in uscita.

Sembra l’incipit di una serata tranquilla, ma la Fiorentina di questi tempi non è quella timida di inizio stagione. I viola prendono campo, creano, ci credono e alla mezzora incassano con la rasoiata di Barak deviata da Thiaw. Il Milan invece non è fluido, gioca più di rabbia e nervi che di logico costrutto e, nella ripresa, sconta pure il lungo brivido di un Var per fallo di Tomori su Ikoné. Non è rigore e allora i rossoneri si riversano in avanti a caccia del gol utile a non divaricare il distacco dal Napoli. Leoa se lo divora in maniera clamorosa. Poi Tomori salva sulla linea un destro di Ikonè destinato al fondo della rete. Alla fine decide il cross della disperazione di Vranckx, Terracciano va a farfalle e Milenkovic completa la frittata.

Articolo incompleto

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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22/11/2022 13:26

Juve in volo: 3-0 alla Lazio,
sesta vittoria in fila e terzo posto

Una doppietta di Kean ispira l'ennesimo risultato utile,
mentre la difesa continua a non subire gol.
Di Milik (assist di Chiesa) il terzo sigillo



La Juventus batte 3-0 la Lazio, vince la sesta partita consecutiva in campionato senza incassare gol e va alla lunghissima sosta invernale al terzo posto in classifica, superando proprio la Lazio.

Uomo-partita Moise Kean, autore della doppietta decisiva. Un gol per tempo per l’ex giocatore del Psg: al 43’ scatta sul lancio in profondità di Rabiot e supera Provedel con un bel pallonetto. Nella ripresa, al 54’, ribadisce in porta dopo la respinta del portiere della Lazio sul sinistro di Kostic, finalizzando un’azione avviata da un gran recupero di Milik su Cataldi. Proprio il polacco nel finale segna il terzo gol su assist di Chiesa, con Szczesny che resta ai confini del senza voto e la Lazio, priva di Immobile e Zaccagni, totalmente priva di pericolosità offensiva.

Articolo incompleto

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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22/11/2022 13:27

SERIE A 2022/2023 15ª Giornata (15ª di Andata)

11/11/2022
Empoli - Cremonese 2-0
12/11/2022
Napoli - Udinese 3-2
Sampdoria - Lecce 0-2
Bologna - Sassuolo 3-0
13/11/2022
Atalanta - Inter 2-3
Monza - Salernitana 3-0
Roma - Torino 1-1
Verona - Spezia 1-2
Milan - Fiorentina 2-1
Juventus - Lazio 3-0

Classifica
1) Napoli punti 41;
2) Milan punti 33;
3) Juventus punti 31;
4) Lazio e Inter punti 30;
6) Atalanta e Roma punti 27;
8) Udinese punti 24;
9) Torino punti 21;
10) Fiorentina e Bologna punti 19;
12) Salernitana e Empoli punti 17;
14) Monza e Sassuolo punti 16;
16) Lecce punti 15;
17) Spezia punti 13;
18) Cremonese punti 7;
19) Sampdoria punti 6;
20) Verona punti 5.

(gazzetta.it)
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04/01/2023 23:25

Dopo la sosta del mondiale in Qatar ed il trionfo dell'Argentina di Meo Messi sulla Francia ai rigori, ritorna il massimo campionato di calcio anche in Italia. La Serie A riprende col nuovo anno il 4 Gennaio e si riapre la caccia al Napoli capolista proprio con uno scontro al vertice, a Milano, tra la capolista e l'Inter.
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04/01/2023 23:31

Il Milan ringrazia Leao e Tonali:
2-1 a Salerno, ma che brividi nel finale

Dopo le brutte prestazioni in amichevole i rossoneri
si ritrovano nel gioco e nello spirito, e strappano i tre punti ai campani.
Bonazzoli accorcia per i granata e rende complicata l’ultima parte di gara del Diavolo


Luca Bianchin


Il 2023, dai primi indizi, è il fratellino del 2022. Il Milan vince 2-1 a Salerno con gol di Rafa Leao e Sandro Tonali, probabilmente i migliori in campo. Per la Salernitana, Federico Bonazzoli, entrato nel secondo tempo. Non tre novità, ecco. Salernitana-Milan però è stata una partita strana, con tanti spazi, tante occasioni, una pessima Salernitana nel primo tempo e anche oltre, Giroud che sbaglia un paio di gol. Non tutto prevedibile. Ah, a proposito, Ochoa è stato subito il migliore. Ha fatto tante parate normali e una doppia respinta da portiere speciale: deviazione su Giroud e De Ketelaere un minuto prima del gol di Bonazzoli. Nel finale, per gradire, ha fatto il fenomeno due volte, l’ultima ancora su CDK. Il Milan così sale a -5 dal Napoli e si mette davanti alla tv per il lungo mercoledì di campionato.

I GOL — I gol si raccontano in fretta. Il Milan ha segnato presto, nel primo quarto d’ora. Minuto 10: Tonali trova Leao in profondità, Rafa salta Ochoa e mette in porta. Minuto 15: Leao, sempre lui, salta Radovanovic e crossa, sulla respinta Sambia passa a… Tonali che calcia due volte. Ochoa gli respinge il primo tiro ma sul secondo, gentilmente offerto da Brahim Diaz, si gira a raccogliere il pallone in porta. Il 2-1 di Bonazzoli, al 38’ del secondo tempo, è una deviazione davanti a Saelemaekers – in ritardo – da cross di Lassana Coulibaly.

MILAN ALTI E BASSI — Il Milan ha dominato il primo tempo, in cui avrebbe potuto segnare 5-6 volte, e nel secondo ha fatto più fatica, probabilmente per stanchezza, cambi, soprattutto poco cinismo. Ochoa nei primi 10 minuti ha respinto un tiro in contropiede di Leao, generato da una combinazione Giroud-Brahim Diaz, e sul 2-0 ha detto no a Diaz e Giroud in quattro minuti. Dopo l’intervallo, invece, Giroud ha sprecato due palle gol che di solito imbuca e la partita allora è impazzita. Fourneau ha annullato un gol di Tomori per fuorigioco di Diaz, poi ha espulso Bradaric e ha cancellato il rosso dopo essere stato chiamato al monitor dal Var. In tutto questo, De Ketelaere ha alternato buone giocate a un paio di brutte figure in area: Leao lo ha messo in porta due volte ma Charles prima non ha calciato, poi non ha attaccato la porta. Resta però una buona notizia: ha calciato in porta più a Salerno che nei mesi autunnali. Rafa invece ha acceso e spento, ha cercato troppo la giocata a effetto ma ha confermato di essere un giocatore diverso, ispirato, elegante, troppo superiore per livello. All’ultimo minuto si è lamentato per un problema fisico, che non pare serio ma toglierebbe il sonno a Pioli.

NICOLA CERCA TITOLARI — La Salernitana invece riprende con la certezza di dover fare di più. Nel finale ha sognato il 2-2 ma nel primo tempo è stata largamente insufficiente: ha provato ad aggredire ma ha sempre lasciato giocare il Milan ed è andata in difficoltà in tanti uno contro uno, su tutti quelli con Leao protagonista. Radovanovic nell’azione del secondo gol è stato lasciato sul posto, Lovato è andato in crisi e ha rischiato l’errore dell’anno – del resto, è appena iniziato – a centro area. Difesa lenta, centrocampo in difficoltà, a lungo Ochoa e Dia come unici riferimenti positivi. I cambi hanno un po’ aiutato ma Nicola sa di dover recuperare Mazzocchi, Candreva e Maggiore. Pioli e i milanisti invece sono attesi da uno strano esercizio serale: dover tifare Inter.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/01/2023 23:34

Samp, il 2023 parte col botto:
colpaccio in casa del Sassuolo



Blucerchiati avanti 2-0 nel primo tempo
con la rovesciata di Gabbiadini e il gol di Augello.
Nella ripresa la squadra di Dionisi reagisce,
Berardi segna su rigore ma non basta


Matteo Dalla Vite

Subito dopo lo 0-2, Deki Stankovic guarda il cielo e dice qualcosa: la dedica per Sinisa Mihajlovic, il fratello scomparso, è forse parsa il suo pensiero più forte in una giornata che rilancia la Sampdoria chiamata solo a vincere per risalire la classifica e che si prende la seconda vittoria in campionato coi gol di Gabbiadini (in rovesciata) ed Augello. A nulla è valso il gol su rigore di Berardi che ha sì dato verve al Sassuolo ma non abbastanza dopo un primo tempo troppo blando e confuso per essere accettabile.

CHE UNO-DUE — Dionisi ritrova proprio Berardi dal 1’ (non succedeva dal 30 agosto, Sassuolo-Milan 0-0) e lo mette ovviamente largo a destra nel tridente con Laurienté e Pinamonti. Stankovic aveva detto che “non sarebbe stata un’ultima spiaggia” e ha messo i suoi secondo il consueto 3-4-1-2 cercando l’uomo contro uomo. Il tecnico serbo – che fino a oggi aveva fatto 4 punti in 7 gare e perse le ultime 4 nel pre-Mondiale – ha avuto a disposizione anche l’ultimo acquisto Lammers impiegandolo subito assieme all’altro rinforzo Nuytinck, subito nel cuore della difesa a tre e molto prosaico (del resto serve anche quello) nello spazzare l’area. L’inizio è annodato, pieno di micro e macro errori: la pausa ha evidentemente lasciato strascichi nei meccanismi. Lammers e Gabbiadini devono trovare la giusta sinergia e Berardi prova subito un tiro da lontano dei suoi che però non spiove nella destinazione-porta. Ma il “Gabbia” si rifà cinque minuti dopo: angolo di Verre, sponda di Amione e rovesciata che apre il match in maniera spettacolare, quindi inversamente proporzionale al calcio visto fino a lì. Sampdoria anche sorprendentemente in avanti e Sassuolo stordito, slacciato fin troppo per essere vero. Al tal punto che al 28’, quindi tre minuti dopo, Thorstvedt lascia scappare Vieira che mette una palla innocua in mezzo resa però assist da Ferrari: Augello, da fuori area, imbuca di sinistro spiazzando Consigli e infilando lo 0-2 con Stankovic che si apre al pensiero per Sinisa. Vantaggio Samp meritato, in virtù di duelli sempre vinti e maggior ferocia in ogni approccio dei momenti.

DA ROSSO E DA RIGORE — Nella ripresa Dionisi infila Traore subito al posto dello spento Thorstvedt, il Sassuolo parte come nella prima frazione ma la precisione è invisibile: ne è prova un’occasione che capita sul piede di Laurientè che si fa bloccare da Audero (6’ st). La Samp mantiene gli stessi undici della prima frazione e ragiona di duelli e ripartenze ficcanti: in un colpo di spalla di Nuytinck su tiro di Berardi, il Sassuolo chiede il rigore ma rigore non è. C’è invece un giallo per Amione che però è quasi rosso: il difensore blucerchiato entra a tacchetti esposti su Frattesi, non in maniera violenta ma impreudente sì: Maresca lo ammonisce a basta. Il direttore di gara, poi, non considera rigore un calcione di Nuytinck a Pinamonti che però pesta la linea dell’area di rigore: serve il Var Nasca per decretare il penalty che Berardi trasforma per l’1-2 al 18’ st. La gara si accende, ovviamente, con Dionisi che infila Defrel, Alvarez e Ceide e passa al 4-2-3-1: la Samp mette resistenza e Stankovic infila Murillo per sigillare un vantaggio importantissimo che dopo 5’ di recupero diventa la seconda vittoria in campionato mentre Consigli, all’ultimo angolo del Sassuolo, va anche a provare una conclusione salvifica che non arriva. Paura finale per Audero che riceve un colpo alla testa ma si riprende dopo un totale di 10’ (giustificati) di recupero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/01/2023 23:38

Lo Spezia scappa, l'Atalanta si salva coi gol della panchina.
Ma niente svolta...

I liguri vanno avanti di due gol nel primo tempo con Gyasi e Nzola,
poi Gasperini cambia e nella ripresa arrivano le reti di Hojlund e Pasalic (al 93')


Andrea Elefante


Un calcio alla crisi della quinta sconfitta nelle ultime sei partite: è quello che al 93’ dà Pasalic, con un tocco sporco, su un invito di Koopmeiners che coglie la difesa dello Spezia impreparata proprio mentre Gotti pregustava una vittoria che non sarebbe stata immeritata. Perché la sua squadra aveva legittimato una sostanziale superiorità, e un atteggiamento più concreto e reattivo dell’Atalanta, con due gol, più uno annullato per fuorigioco, e almeno altri due sfiorati. Sicuramente più incisiva della Dea, che ha strappato un punto più con i nervi, denunciando la giornata negativa di troppi giocatori, su tutti Palomino, sovrastato da Nzola (e quando è uscito l’angolano, la squadra si è come sgonfiata) e l’impalpabile Ederson. Alla fine l’hanno rimediata i due migliori: Hojlund, con il gol che ha ridato coraggio ai suoi, e Koopmeiners, l’autore dell’assist decisivo per Pasalic. Che si è confermato una maledizione per lo Spezia: sei gol in cinque partite contro la squadra ligure.

LE SCELTE — Gotti, avendo recuperato Reca, non rischia subito da titolare il neo acquisto Moutinho e sceglie Amian a Caldara. Per il resto tutto come previsto, con Gyasi e non Maldini al fianco dell’intoccabile Nzola. Gasperini risolve i dubbi offensivi scegliendo la coppia Zapata-Lookman; dietro, assieme a Toloi, ci sono Palomino e Scalvini, preferiti a Okoli e Djimsiti; sulle fasce Maehle e Ruggeri, con il triangolo di centrocampo formato da De Roon, Ederson e Koopmeiners.

PRIMO TEMPO — Bastano meno di 3’ per capire che lo Spezia, a cominciare dall’approccio, è molto più connesso dell’Atalanta: Bastoni si trova sui piedi una specie di rigore a Sportiello “scoperto” ma calcia malissimo la chance. Il campanello d’allarme non basta a svegliare un’Atalanta svagatissima e quando Nzola scappa per la prima volta - ce ne saranno diverse altre - a Palomino per mettere in mezzo, c’è Gyasi prontissimo a tagliare bruciando Toloi. La reazione invocata per i momenti difficili il giorno prima da Gasperini c’è, ma non abbastanza lucida e quello che poteva essere un momento chiave a favore, diventa un’arma a doppio taglio: al 12’ c’è uno scontro (con sospetto rigore) fra Zoet, in uscita disperata, e Zapata, il secondo portiere dello Spezia ha la peggio e deve uscire, entra il terzo portiere, il bosniaco Zovko, che però si dimostrerà all’altezza, mentre non molto dopo Gasperini perderà il colombiano, acciaccato dalla collisione. Il portiere ferma prima un colpo di testa di Zapata e poi, in uscita, il subentrato Hojlund che punta la porta, ma nel frattempo lo Spezia raddoppia con merito, quando l’onnipresente Bourabia vince un contrasto con il troppo molle Edreson e lancia nello spazio Nzola che si trova solo, e in posizione regolare, davanti a Sportiello. L’Atalanta gioca ma lo Spezia segna, perché sfrutta bene i tantissimi errori tecnici e di atteggiamento della Dea. Che prima dell’intervallo rischia anche il 3-0, quando Nzola scappa di nuovo a Palomino, che però lo recupera in extremis.

SECONDO TEMPO — Ci si aspetta una reazione immediata dei nerazzurri, ma in realtà il film è lo stesso del primo tempo: Spezia vicino al gol dopo 2’ (colpo di testa fuori di Bastoni) e ogni errore della squadra di Gasperini corrisponde a un pericolo creato dallo Spezia. Che segna il 3-0 su un imbambolamento di coppia Scalvini-Hojlund, sfruttato da un lampo di Ampadu, che però le immagini giudicano in fuorigioco. Forse è lì che lo Spezia perde un po’ di sicurezze, anche se è ancora Ampadu, con un destro a giro, a sfiorare il gol. Ma più che altro la squadra di Gotti entra in riserva di energie, quelle che non mancano a Hojlund per riaccendere la partita (spalle alla porta, si gira bene addosso a Kiwior e segna con un diagonale) e sfiorare con un altro radente di sinistro il 2-2. Lo trova Pasalic quando è appena iniziato il quarto dei cinque minuti di recupero: assist di Koopmeiners e tocco sotto misura del croato, con la difesa di casa non si sa se più distrutta o distratta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/01/2023 23:42

Apre Djuric, poi ecco il super-gol di Miranchuk:
tra Toro e Verona è 1-1

I granata vanno sotto al 45', poi trovano il pari con il russo (64').
L'Hellas torna a fare punti dopo 10 sconfitte consecutive


Nicola Cecere


Al Toro non riesce la ripartenza lanciata per merito di un Verona fermamente deciso a porre fine alla caduta libera determinata dalle dieci sconfitte di seguito. Il pareggio rispecchia il sostanziale equilibrio in campo, però va detto che l’Hellas è andato vicino al raddoppio in due occasioni: sull’1-0 con Depaoli e poi sul’1-1 con Lazovic. E in entrambe le circostanze si è trattato di errori di mira commessi da ottima posizione. Anche i granata hanno costruito due palle gol dopo aver riacciuffato gli avversari: una cavalcata di Linetty rifinita male, e giusto all’ultimo minuto di recupero un guizzo aereo di Lukic concluso però a lato. Ma il principale rammarico di giornata riguarda la scelta iniziale di Juric che ha impiegato Vlasic da punta pura per oltre un’ora senza ricavarne i benefici immaginati, anzi giocando praticamente in dieci. Il primo tempo, è privo di emozioni fino al colpo di coda dell’Hellas. C’è un angolo calciato forte e teso da Lazovic, una parabola che favorisce il movimento ad anticipare Schuurs fatto abilmente da Djuric sul primo palo. La deviazione aerea dell’attaccante del Verona è centrale ma sorprende nettamente un indeciso Milinkovic. Il portiere trenta secondi dopo rischia di incassare il 2-0 in un contrasto con Kallon al limite dell’area.

VLASIC BLOCCATO — Né il Toro né il Verona fin lì erano riusciti a graffiare nei sedici metri. Juric ha proposto Vlasic punta centrale e non falso nove nel senso che il croato ha fatto proprio il centravanti al posto di Sanabria. La mossa non ha dato esiti poiché l’asfissiante e ruvida marcatura di Hien ha costretto Vlasic a giocare quasi sempre spalle alla porta, il che ha privato la squadra della sua inventiva. Il povero Nikola si è battuto con orgoglio ma quando può ricevere palla faccia alla porta diventa più pericoloso, naturalmente. I suoi assistenti laterali, Miranchuck e Radonjic non riuscendo ad alzare i ritmi venivano facilmente disinnescati e quindi il lavoro di rifornimento del centrocampo non produceva effetti benefici.

LA PARTITA SI ACCENDE — Il meglio del match arriva nella ripresa. Al quarto d’ora Kallon smarca De Paoli in mezzo all’area, ma la girata di testa a botta sicura è finita fuori. Dal mancato 2-0 all’1-1 passano quattro minuti. E’ un pezzo di bravura di Miranchuk che di sinistro da fuori area fulmina Montipò. Qui Juric immette Sanabria per Radonjic ma è il Verona a farsi subito pericoloso con un perfetto suggerimento di Doig per Lazovic appostato in beata solitudine sul secondo palo: l’inzuccata però termina fuori ed è un errore clamoroso oltre che rovinoso. Zaffaroni allora si gioca le carte Ilic e Verdi, per un finale a viso aperto, come classifica impone. Però è il Toro ad andare vicino al successo, che sarebbe stato una punizione crudele per un Verona apparso una squadra in fiducia, non certo allo sbando o rassegnata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/01/2023 23:46

Il Lecce ribalta la Lazio ma Umtiti esce in lacrime:
buu razzisti contro di lui

Strefezza e Colombo rispondono a Immobile ma la partita
è turbata dagli odiosi ululati contro il difensore dei salentini


Stefano Cieri


Finisce con le lacrime di Umtiti e la gioia sfrenata di Lecce e del Lecce. Vittoria bella, costruita col cuore, col carattere, ma anche col gioco quella ottenuta dalla squadra di Baroni. Un successo di rimonta, e per questo ancora più entusiasmante, per giunta maturato dopo che nella prima mezz'ora in campo c’è solo la Lazio e sembra che non possa esserci partita. La partita invece deve ancora iniziare e il Lecce, dopo l’1-0 di Immobile, la fa sua con pieno merito, grazie alle reti di Strefezza e Colombo.

Finisce con le lacrime di Umtiti, si diceva. Migliore in campo, ma soprattutto capace di essere più forte anche dell’idiozia degli ultrà laziali che lo bersagliano con i soliti odiosi buu (in precedenza lo avevano fatto anche con Banda). Ululati che, a metà ripresa, inducono l’arbitro Marinelli a interrompere il gioco per evitare che la vergogna continui (cosa che per fortuna avviene). Bruttissima giornata anche per la Lazio squadra, non solo per i suoi tifosi. I biancocelesti giocano (anche molto bene) solo nella prima mezzora, poi si spengono all’improvviso e senza motivo. Non è un calo fisico, ma mentale: nel momento in cui la partita diventa una battaglia la formazione di Sarri si scioglie.

SBLOCCA CIRO — E pensare che la Lazio parte davvero forte. Messa in moto dalla sapiente regia di Cataldi, la formazione romana prende il comando delle operazioni e lo tiene fino alla mezzora senza concedere nulla alla squadra di casa. La squadra romana va vicina al gol già dopo sei minuti con un colpo di testa di Casale, sul quale Falcone deve superarsi per deviare in angolo. Poi è ancora il portiere dei giallorossi ad anticipare con una provvidenziale uscita Basic lanciato a rete. Ma al 14’ il gol arriva. E a marcarlo non può che essere Immobile. Il capitano sfrutta l’imbucata di Casale e fredda Falcone con un diagonale preciso più che potente. Per l’attaccante si rinnova così la tradizione di segnare alla prima partita del nuovo anno solare (lo ha sempre fatto da quando è alla Lazio). Nonostante il vantaggio la Lazio continua a macinare gioco e va vicina al raddoppio con lo stesso Immobile che non riesce a inquadrare la porta su una magistrale imbeccata di Milinkovic. Ma l’occasione più ghiotta capita sui piedi di Basic alla fine di un’azione di contropiede condotta da Lazzari. Il tiro del croato, da posizione favorevole, finisce alto. Nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo la Lazio rallenta e si vede finalmente anche il Lecce, fin lì incapace di arginare il dominio laziale. I padroni di casa si fanno vivi con un tiro di Gendrey che finisce di poco fuori e poi reclamano un rigore per un contatto nell’area laziale tra lo stesso Gendrey e Cataldi. L’arbitro Marinelli lascia proseguire e sembra la decisione più corretta.


IL RIBALTONE — Le avvisaglie di un cambio di scenario che già si erano intraviste nell’ultimo quarto d’ora della prima frazione diventano pienamente realtà nella ripresa. Grazie anche al cambio giusto al momento giusto. Baroni lascia infatti negli spogliatoi l’evanescente Banda per mettere dentro un Di Francesco che, pur non segnando, diventerà il mattatore della partita. Il suo movimento sulla sinistra manda infatti in crisi Lazzari e più in generale l’intera retroguardia degli ospiti. E’ proprio Di Francesco con un tiro che Provedel respinge a fatica a dare il senso del cambiamento dopo soli due minuti dall’inizio della ripresa. L’1-1 arriva al 12’. Il lancio di Hjulmad libera Di Francesco in area. Il suo tiro è forte e preciso, Provedel ci arriva ma può solo respingere, la palla finisce sui piedi di Strefezza che deve solo depositare in rete. La squadra di casa, spinta anche da un pubblico straordinario, continua a premere. Lotta su tutti palloni, impedisce alla Lazio di uscire dalla sua metà campo e si mette nelle condizioni di effettuare il sorpasso. Che arriva al 26’. L’azione è simile a quella dell’1-1. Lancio di Hjulmand per Di Francesco che colpisce al volo trovando sul secondo palo Colombo che spinge in rete per il 2-1. Sarri prova a rianimare la squadra inserendo Felipe Anderson e Vecino e successivamente Cancellieri, Marcos Antonio e Romero. Ma l’inerzia della gara non cambia. A parte un assolo di Felipe Anderson (che viene però fermato al momento del tiro) la Lazio non produce. Il Lecce invece continua ad essere minaccioso nell’area laziale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/01/2023 23:50

Roma cinica alla Mou: basta un rigore al 6',
poi il Bologna non buca il muro

Il penalty procurato da Dybala e trasformato da Pellegrini regala i tre punti.
Nel recupero Abraham salva sulla linea


Andrea Pugliese


La Roma riparte vincendo, grazie a un rigore iniziale di Pellegrini e al salvataggio al 96’ di testa di Abraham su colpo di testa di Ferguson. In mezzo una partita brutta, senza grandi sussulti, dove per i giallorossi c’è ovviamente da salvare una vittoria preziosissima in chiave Champions, ma poco altro. Per il Bologna invece tanto possesso palla (62% finale) ma poca concretezza in fase di finalizzazione.

SUBITO PAULO — Si inizia nel ricordo di Mihajlovic, ex di entrambe le squadre. Poi Mourinho rivoluziona la Roma, lasciando in panchina il deludente Abraham (a fare la prima punta ci va Zaniolo), lanciando dal via Tahirovic in mezzo al fianco di Cristante e spedendo in tribuna il reietto Karsdorp. La partita si mette subito in discesa per i giallorossi grazie al maldestro intervento di Lucumì su Dybala, che causa il rigore poi trasformato da Pellegrini al 6’ di gioco. Sembra l’inizio di una gara scintillante e invece le aspettative restano deluse. I ritmi sono bassi, la Roma si contrae su se stessa e lascia il pallino del gioco al Bologna, per provare a sfruttare le ripartenze. Il problema è che manca di gamba, Celik è fallosissimo e davanti la fantasia non è supportata dalle idee. Dall’altra parte, invece, il Bologna ha un possesso palla superiore (54% alla fine del primo tempo), ma non trova mai il modo di rendersi pericoloso. Qualche giocata di Orsolini, i duelli di Arnautovic con Smalling e poco altro. Così i pochi spunti sono di marca giallorossa: una deviazione di Zaniolo su tiro di Mancini da fuori, una percussione di Cristante e una giocata di Dybala in aria. Ma niente di trascendentale, tutte azioni velleitarie. Si va al riposo così, con l’impressione che la Roma voglia controllare il vantaggio e il Bologna sia incapace di darle fastidio.

NIENTE DI FATTO — A inizio ripresa la Roma ha subito la palla del 2-0 con Zaniolo, che non sfrutta una scellerataggine in aria di Soumaoro. E’ poi Orsolini a non sfruttare un’uscita a vuoto di Ibanez, con Dominguez da solo che poteva pareggiare a porta vuota. Insomma, si inizia forte, ma più per gli errori delle difese che non per merito degli attacchi. I limiti tecnici in impostazione della coppia difensiva del Bologna (Soumaoro-Lucumì) sono evidenti, ma la Roma invece di andare a pressare alta temporeggia. Pellegrini inventa un paio di palle delle sue, il Bologna sfiora il pari in mischia, Zaniolo dopo 15’ minuti chiede il cambio per problemi fisici (dentro Abraham) e poi parte la girandola dei cambi (si arrende anche Dybala). La Roma allora per difendere il vantaggio si piazza 3-5-1-1, per provare a compattarsi. E porta a casa l’obiettivo, perché il Bologna non riesce mai a rendersi davvero pericoloso (Dominguez sbaglia di tutto) e perché Smalling respinge tutto quello che c’è da respingere. Anche se a salvare la Roma al 96’ è Abraham, che respinge sulla linea di testa il potenziale pari di Ferguson.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/01/2023 23:55

Una punizione di Milik affossa la Cremonese, ma che fatica la Juve!

La squadra di Allegri passa a tempo scaduto,
i grigiorossi colpiscono due pali con Dessers e Afena-Gyan.
In campo Chiesa dal 55'


Livia Taglioli


“Luca Vialli segna per noi”: è uno striscione della Sud dedicato all’attaccante cremonese che ha trovato gloria nella Juve ad aprire la sfida dello Zini. Nessuno riesce ad emulare la splendida rovesciata con cui, in maglia bianconera, perforò la squadra della sua città nel campionato ’94-’95. La partita è decisa a tempo scaduto da Milik, che firma la vittoria della Juve (0-1) con un gran sinistro su punizione. In precedenza la Cremonese aveva colpito due pali, con Dessers e con Afena Gyan.

SETTIMA VITTORIA DI FILA — La Juve riparte da dove aveva lasciato – con la settima vittoria nonché il settimo clean sheet di fila - anche sul fronte infortuni: sono ben sei, l’ultimo in ordine di tempo quello di Di Maria, vittima di una contusione alla caviglia destra nella prima seduta bianconera post mondiale. Gli altri sono il solito Pogba, De Sciglio, Cuadrado, Bonucci e Vlahovic, alla quinta gara di fila saltata in campionato. Allegri scegli Soulé per la fascia destra, con l’ex Fagioli preferito a Rabiot nel ruolo di interno sinistro, con Miretti a far da raccordo fra la squadra e Milik. L’altro Massimiliano, Alvini, risponde schierando dal 1’ il neo arrivato Ferrari, con Valeri e Sernicola instancabili stantuffi sulle fasce e la coppia Dessers-Okereke in avanti.

DUE GOL ANNULLATI ALLA CREMONESE — Nel primo tempo è la Cremonese a farla da protagonista, con Bremer e Szczesny che stoppano Okereke in zona gol nei primi minuti. Poi Valeri di testa supera il portiere polacco, ma in millimetrico fuorigioco e la rete non viene convalidata. E’ una Cremonese concentrata e pronta a pungere: il suo pressing alto schiaccia la Juve, che fatica a ripartire, mentre la squadra di Alvini è prontissima nell’innescare i suoi attaccanti, con scambi nello stretto in avanti o veloci verticalizzazioni quando parte dalla sua trequarti. Il primo segnale di vita bianconero in avanti arriva dopo 19 minuti, con un sinistro velenoso di Soulé che non sorprende Carnesecchi, abile a deviare in angolo in tuffo. Dopo due minuti è però ancora la Cremonese a trovare la via del gol, stavolta con Dessers, ma Ayroldi non convalida stavolta per un presunto fallo dell’attaccante su Danilo. La Cremonese continua a macinare gioco offensivo, la Juve resta più coperta e ci prova un paio di volte dalla distanza, con Miretti e Kostic che però non inquadrano lo specchio.

CHIESA E KEAN PER ALZARE I GIRI, MA A DECIDERE È MILIK — La ripresa si apre su ritmi più blandi: la Cremonese ha allentato pressing e furore agonistico, la Juve non schiaccia sull’acceleratore. Al 55’ fanno il loro ingresso in campo Chiesa e Kean, per Soulé e Fagioli: chiaro l’intento di Allegri di alzare i giri. Un sinistro di Gatti fa correre un brivido nelle schiene grigiorosse, poi Hendry e Buonaiuto rilevano l’ammonito Ferrari ed Okereke. Kostic e Dessers sbagliano mira, Chiesa centra l’esterno della rete, ma l’occasione migliore della partita fin qui è il palo colpito da Dessers al minuto 69, subito dopo l’ingresso di Rabiot e Paredes. Il francese si fa ammonire a tempo di record, poi tocca a Bremer e pure a Meité, che sarà squalificato. Entrano Milanese e Afena-Gyan, Carnesecchi e Szczesny si guadagnano un posto in paradiso: il primo con un doppio intervento ravvicinato su Rabiot e Kean, l’altro su una conclusione di Valeri, lanciato in contropiede. Un palo colpito da Afena-Gyan da posizione angolata esaurisce le munizioni grigiorosse, la Juve, che complessivamente ha costruito meno della Cremonese, ne ha ancora una, ma letale. La spara Milik, che con un sinistro su punizione al 91’ punisce ben oltre i suoi demeriti la Cremonese.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/01/2023 23:58

Carlos Augusto oro di Monza:
alla Fiorentina non basta Cabral: 1-1

Il quarto gol dell'esterno brasiliano vale un punto per i brianzoli
che sfiorano anche il successo soprattutto con Petagna


Giovanni Sardelli


Pari brasiliano al Franchi con Cabral e Carlos Augusto che decidono un match equilibrato e piuttosto divertente. A Terracciano e Di Gregorio il merito di aver tenuto con un paio di interventi davvero prodigiosi. Viste le ambizioni, pari che soddisfa davvero poco la Fiorentina, sempre piantata a metà classifica con la zona Europa ancora molto lontana. Italiano rivoluziona la squadra tenendo in panchina Milenkovic, Amrabat, Bonaentura, Jovic e Kouame. Davanti Cabral, in mezzo il giovane Bianco. Palladino punta su Mota centravanti con Colpani e Caprari a supporto.

GOLAZO — La Fiorentina parte forte, pressando alto e recuperando una valanga di palloni. La prima vera occasione arriva però su piazzato con Biraghi che colpisce il palo direttamente su angolo. Per il Monza è Colpani ad alleggerire la pressione (rasoterra fuori), ma al 19’ i viola passano. Quarta lancia lungo in verticale, Cabral si mangia in velocità Caldirola e lascia partire un destro fortissimo sotto la traversa che non lascia scampo a Di Gregorio. Gol pazzesco sotto la Fiesole, terzo di questo campionato per il brasiliano. La gara resta divertente con il Monza che ci prova di più e sfiora il pari con Colpani, servito da una grande giocata di Mota.

ANCORA CARLOS — All’intervallo Palladino cambia: fuori Caprari e Colpani, dentro Petagna e Birindelli con Ciurria che avanza di qualche metro. Mosse azzeccate e proprio Petagna dopo undici minuti calcia forte a girare non trovando l’angolo alla destra di Terracciano. La Fiorentina perde campo, il Monza ci crede ed attacca. Italiano capisce di dover intervenire ma non fa in tempo perchè Ciurria al 61’ crossa in mezzo, Bianco non segue Carlos Augusto ed il brasiliano trova il pari, quarto gol del suo campionato. Entrano Amrabat e Kouame per Bianco e Saponara e subito Cabral ha la palla del vantaggio calciando però debolmente. Dentro anche Marì, dopo il fatto di cronaca che lo aveva purtroppo visto protagonista.

FORCING VIOLA — Ad un quarto d’ora dal termine clamorosa doppia occasione Monza. Amrabat perde il pallone, l’azione porta Mota a calciare da ottima posizione con Terracciano prodigioso a respingere e Petagna sprecone a calciare incredibilmente alto sul prosieguo. Il Monza si ferma lì ed il finale è di marca gigliata. La Fiorentina ci prova con Barak, buono il primo dribbling fuori il tiro, e Quarta. Fantastico Di Gregorio a rispondere. Italiano le prova tutte inserendo anche Jovic e Castrovilli al rientro dopo oltre otto mesi. Qualche spunto ed alcune mischie in area non cambiano la situazione e l’1-1 spiega piuttosto bene la partita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/01/2023 00:01

Dzeko, capocciata al Napoli.
L'Inter riapre la corsa scudetto

Ai nerazzurri basta un gol del bosniaco al 55' per imporre
il primo stop stagionale alla squadra di Spalletti,
ora a +5 sul Milan, con Inzaghi che risale a -8


Andrea Ramazzotti


L'Inter riapre il campionato infliggendo la prima sconfitta in A al Napoli. I nerazzurri ora sono a -8 dalla vetta, ma ringraziano anche il Milan, a -5, e la Juventus, a -7. Decide una rete di Dzeko, al decimo centro stagionale, il settimo in campionato. Il bosniaco con le sue prestazioni si sta meritando il rinnovo che arriverà a fine mercato. Difficile per il presidente Zhang, molto soddisfatto in tribuna, immaginare un partenza migliore nel 2023, mentre per Spalletti tornano a materializzarsi i fantasmi di gennaio, mese non sempre ricco di soddisfazioni per le sue formazioni.

PIÙ INTER — Inzaghi sfida la capolista con l'ex romanista, e non il campione del mondo Lautaro, al fianco di Lukaku, ma soprattutto con Darmian al posto di Dumfries sulla corsia destra. Quest'ultima è chiaramente una mossa anti Kvara, un modo per provare a disinnescare il georgiano non lasciando Skriniar in balia dei suoi uno contro uno. Spalletti recupera Meret, sceglie Rrahmani al fianco di Kim e punta su Politano per completare il reparto offensivo. L'inizio degli azzurri è assai coraggioso, con il 4-2-3-1 e Zielinski più trequartista che mezzala, ma l'Inter "buca" il pressing avversario con il palleggio e le verticalizzazioni improvvise. Lukaku su lancio di Acerbi si presenta davanti a Meret, salvato da una bella chiusura di Kim, mentre Dimarco, su cross del belga, non inquadra lo specchio da posizione defilata. Il Napoli fa la partita e al 45' aveva il 65% di possesso, ma le occasioni nella prima frazione sono quasi tutte dei padroni di casa: la più clamorosa capita sui piedi di Darmian che calcia alto da ottima posizione vanificando una bella combinazione tra Big Rom e Dzeko. Kvaratskhelia ci prova spesso senza però sfondare perché fermato, anche con le "cattive", da Skriniar o Barella; Osimhen è stato arginato da Acerbi. Più complicato per Spalletti stoppare Lukaku che, su tacco di Barella, calcia alto di poco. Prima dell'intervallo l'ultima chance, che poi è la prima per i partenopei, capita sui piedi di Anguissa che, sotto misura, non trova il tocco giusto sul traversone di Di Lorenzo. Difficile per il tecnico di Certaldo essere soddisfatto, mentre Inzaghi rientra negli spogliatoi più rammaricato per il risultato che soddisfatto per la prestazione (comunque discreta).

DZEKO SFONDA — La ripresa inizia con le stesse formazioni e con la Curva Nord che riserva il primo coro dal suo ritorno in Italia a Romelu Lukaku. Pace fatta con il centravanti, di nuovo titolare a 131 giorni dall'ultima volta, il 26 agosto all'Olimpico contro la Lazio. L'Inter crea subito un paio di pericoli, ma il Napoli risponde con Osimhen, stoppato da Calhanoglu e Onana. La gara diventa ancora più emozionante, soprattutto dopo che i nerazzurri passano in vantaggio con un colpo di testa di Dzeko, "armato" da uno splendido cross di Dimarco (abbracciato da tutti i componenti della panchina) e perso da Rrahmani. La reazione degli azzurri c'è e dopo uno slalom dei suoi, Kvara calcia sull'esterno della rete. Fiutato il pericolo, Inzaghi sostituisce Big Rom con Lautaro e Dimarco con Gosens: chiaro l'intento di arginare con forze fresche la mareggiata in arrivo; Spalletti risponde giocandosi la carta Raspadori per Zielinski e togliendo pure l'opaco Politano per far posto a Lozano. Prima della sostituzione con Dumfries, Darmian va vicino al raddoppio, mentre Dzeko, alle prese con i crampi, viene accompagnato in panchina dall'applauso del Meazza: al suo posto entra Correa. Nuovi avvicendamenti anche per il Napoli, con Elmas e Ndombele dentro per Kvaratskhelia e Anguissa, e con Simeone per Lobotka. Azzurri super offensivi per l'ultimo assalto, con Onana chiamato alla respinta su botta di Raspadori. È l'ultima emozione prima della festa interista.

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 05/01/2023 00:02]
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05/01/2023 00:06

Pereyra risponde a Baldanzi,
poi l'Udinese non supera un Empoli in dieci

Gol lampo del gioiello toscano dopo 3',
il capitano bianconero risponde nel secondo tempo,
poi l'espulsione di Akpro, ma i friulani non passano:
ottava gara di fila senza vittoria


Francesco Calvi


Ciccio Caputo torna subito a incidere e mette lo zampino sul primo punto dell’Empoli nel 2023. L’attaccante 35enne regala a Baldanzi l’assist del momentaneo 0-1 nella trasferta di Udine, che per 45’ vede gli azzurri imporsi sugli avversari. Nella ripresa i toscani si chiudono e l’Udinese prova l’assedio, pareggia con Pereyra ma non centra il ribaltone. Udogie spinge però non basta, Beto arranca e l’assenza di Deulofeu si fa sentire.

IL MATCH — Sperando di sorprendere Sottil, Zanetti manda subito in campo il neo-acquisto Caputo, schierato al fianco di Satriano. A centrocampo ci sono Grassi e Akpa Akpro, turno di riposo per Bandinelli e Bajrami. Proprio l’albanese rimane fuori per fare spazio a Baldanzi, che trova la rete dopo appena 3 minuti. Il baby trequartista premia un taglio di Caputo che si allarga sulla fascia, crossa a rimorchio e ritrova ancora Baldanzi: controllo e tiro in porta, Silvestri non può nulla. Il 19enne festeggia la sua terza rete in campionato, Caputo torna a Empoli e sembra che non sia mai andato via: i compagni tentano di innescarlo nello stretto e con lanci lunghi, lui gioca di sponda e dialoga con Satriano, muovendosi sempre sul filo del fuorigioco.

TALLONE D'ACHILLE — Dopo il vantaggio azzurro, la partita si fa vivacissima. L’Udinese attacca, l’Empoli si copre, recupera palla cerca di pungere in contropiede. Luperto e compagni tengono botta ma soffrono tanto (anzi, troppo) sulla fascia di Stojanovic. Nel primo tempo Arslan s’infila da quelle parti, crossa in mezzo e pesca Beto, che per due volte va vicino al pareggio con un’incornata. I friulani ci provano pure dalla distanza, sfiorano il palo con Walace e lo colpiscono in pieno, al 39’, con Pereyra. L’Empoli difende il risultato fino all’intervallo, però nella ripresa rischia addirittura la sconfitta. Confinati nella loro metà campo, gli azzurri non riescono ad alzare il baricentro mentre l’Udinese, individuato il punto debole degli avversari, butta benzina sul fuoco: Sottil "libera" Udogie sulla fascia mancina, l’esterno ci prende gusto e diventa una spina nel fianco dei toscani. Cross, tiri, assist, alla fine la mossa si rivela azzeccata. Passaggio di Destiny per Pereyra al 70’, palla all’angolino e parità ristabilita. L’azione si ripete, ma senza successo, un paio di minuti più tardi, poi l’Empoli rimane addirittura con un uomo in meno. Akpa Akpro finisce fuori per doppia ammonizione, in seguito ad un fallo ai danni del solito Udogie. La squadra di Zanetti resiste comunque fino al triplice fischio e il match finisce 1-1. Per l’Udinese si tratta dell’ottava gara consecutiva senza vittorie.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/01/2023 00:07

SERIE A 2022/2023 16ª Giornata (16ª di Andata)

04/01/2023
Salernitana - Milan 1-2
Sassuolo - Sampdoria 1-2
Spezia - Atalanta 2-2
Torino - Verona 1-1
Lecce - lazio 2-1
Roma - Bologna 1-0
Cremonese - Juventus 0-1
Fiorentina - Monza 1-1
Inter - Napoli 1-0
Udinese - Empoli 1-1

Classifica
1) Napoli punti 41;
2) Milan punti 36;
3) Juventus punti 34;
4) Inter 33 punti;
5) Lazio e Roma punti 30;
6) Atalanta punti 28;
8) Udinese punti 25;
9) Torino punti 22;
10) Fiorentina punti 20;
11) Bologna punti 19;
12) Lecce e Empoli punti 18;
14) Salernitana e Monza punti 17;
16) Sassuolo punti 16;
17) Spezia punti 14;
18) Sampdoria punti 9;
19) Cremonese punti 7;
20) Verona punti 6.

(gazzetta.it)
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07/01/2023 23:12

Gonzalez torna e fa felice la Fiorentina:
rigore decisivo al 91'.
Sassuolo, la classifica è brutta

Viola in vantaggio a inizio ripresa con Saponara,
pareggio di Berardi su calcio di rigore prima del nuovo
tiro dagli 11 metri trasformato dall’argentino


G.B. Olivero


Un generosissimo rigore regala alla Fiorentina un’immeritata vittoria contro il Sassuolo. La squadra di Dionisi gioca meglio e ha la colpa (grave) di non trasformare in occasioni da gol una discreta manovra. La Fiorentina produce ancora meno, ma vince sfruttando due episodi: un assist involontario di Ferrari a Saponara per la rete del vantaggio e, dopo il pareggio dal dischetto di Berardi, un’interpretazione discutibile dell’arbitro Manganiello dopo un tocco di braccio di Tressoldi in seguito a una carambola nell’area del Sassuolo. Il rigore siglato da Gonzalez al 91’ è il classico tiro da tre punti.

PRIMO TEMPO — Italiano conferma Cabral in attacco e lascia ancora fuori Amrabat preferendogli Bianco e Duncan. Dionisi schiera Obiang davanti alla difesa e cerca subito di sorprendere gli avversari: al 3’ Berardi calcia alto da fuori area. Pochi secondi dopo Consigli respinge un insidioso cross di Bonaventura. Al 5’ Frattesi salva su un’incursione di Milenkovic e poi il Sassuolo prende in mano la partita mostrando idee chiare dal punto di vista tattico e buone linee di gioco. Al 18’ Terracciano deve distendersi per deviare in angolo un bel rasoterra di Frattesi. Dieci minuti dopo il portiere viola è bravo in uscita su Pinamonti, lanciato da una bella combinazione tra Frattesi e Berardi. Al 33’ ancora il Sassuolo in velocità: dribbling di Berardi, dialogo tra Pinamonti e Frattesi, cross per la testa di Rogerio che conclude centralmente. La Fiorentina, a lungo inesistente, manda qualche segnale di vita nel finale di tempo, prima con un cross pericoloso di Kouame respinto da Ferrari e poi con tre angoli consecutivi che però non danno alcun esito. All’intervallo fischi dei tifosi viola, delusi da una brutta prestazione e dall’incapacità di produrre un tiro nello specchio della porta. Il 4-2-3-1 della Fiorentina non sembra funzionare, mentre il Sassuolo, pur senza fare nulla di eccezionale, riesce a proporre un calcio organizzato.

SECONDO TEMPO — L’impressione è che solo un episodio possa cambiare la giornata della Fiorentina e l’episodio arriva all’alba della ripresa. Cross da sinistra, Kouame non controlla, Ferrari sbaglia il tocco e serve Saponara che a pochi metri da Consigli segna di sinistro. È il primo tiro in porta dei viola e arriva su assist di un avversario. Il Sassuolo, però, non si spegne e trova il pareggio in fretta. Una bella azione personale di Obiang porta Pinamonti al tiro di sinistro che Dodo, entrato da poco al posto di Venuti, devia con il braccio largo: è rigore (dopo controllo di Manganiello al monitor) che Berardi trasforma al 12’. Italiano, che a inizio ripresa aveva inserito Castrovilli e Saponara al posto di Bianco e di Cabral, si affida anche a Gonzalez (fuori Duncan) e Terzic (fuori Biraghi). Dionisi sostituisce Pinamonti con Alvarez e Laurientè con Ceide. Kouame, che nella ripresa gioca da centravanti, spreca una bella palla di Bonaventura calciando fuori da pochi passi. Al 29’ Ferrari si fa parzialmente perdonare rinviando poco prima della linea un colpo di testa di Saponara dopo una brutta uscita di Consigli. Al 41’ Saponara mette un pallone perfetto sulla testa di Gonzalez che non riesce ad angolare ed esalta i riflessi di Consigli. La svolta, però, arriva proprio nel finale quando la Fiorentina accelera cercando di vincere la partita. Su un cross in area neroverde Tressoldi rinvia, la palla rimbalza sul piede di Terzic e poi sul braccio dello stesso Tressoldi. Manganiello lascia correre, poi viene richiamato al monitor e fischia il rigore anche se le braccia del difensore del Sassuolo appaiono in posizione congrua rispetto al rinvio che stava effettuando prima della rapidissima e ravvicinata carambola. Al 46’ Gonzalez trasforma e regala la vittoria alla Fiorentina. Nel lungo recupero (10 minuti), infatti, il Sassuolo non trova più le forze per reagire.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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07/01/2023 23:18

Ottava sinfonia della Juve:
Danilo nel finale punisce l'Udinese

La squadra di Allegri conquista la vittoria
numero 8 di fila, sempre senza subire reti.
Gara decisa dal gol del brasiliano all'86', su assist di Chiesa


Livia Taglioli


All’Allianz Stadium si è consumato l’ultimo saluto al capitano della più recente Champions League targata Juve, Gianluca Vialli: squadre con il lutto al braccio e minuto di silenzio, in un’arena a riflettori spenti e per una volta col tutto esaurito, che ascolta muta e raccolta l’omaggio letto non senza fatica da Gianluca Pessotto. Scrosciante l’applauso finale, con gli occhi lucidi di molti, fra cori e canti, proprio come quando Luca era in campo. Poi inizia il match, a passo lento e compassato. E ancora un "Luca Vialli segna per noi" si alza dagli spalti. Passano i minuti, la partita non decolla, il ritmo non si alza. Finché il "solito" gol nel finale sblocca e chiude il match: al minuto 86 Paredes catapulta in area un pallone per l'accorrente Chiesa, che stoppa di petto e al volo mette in mezzo: Danilo da due passi non può far altro che segnare, regalando alla Juve l'ottava vittoria di fila.

PRESENTI E ASSENTI — Davanti agli occhi di Agnelli e Nedved, all’ultima gara da dirigenti bianconeri all’Allianz Stadium, Max Allegri, ancora privo di Pogba, Vlahovic, Cuadrado, Bonucci e De Sciglio, opta per cinque novità rispetto a Cremona: Bremer è affaticato, dentro Rugani, ed anche Alex Sandro sulla sinistra. In mezzo invece torna Rabiot dal 1’, con McKennie inizialmente dislocato sulla fascia destra, mentre davanti si rivede Di Maria titolare (non succedeva dalla gara col Monza di settembre), subito dietro a Kean. Sottil risponde armando la fascia sinistra con Udogie e con a destra un Pereyra che punta ad accentrarsi. Beto e Success in avanti tengono in tensione Szczesny e la difesa.

PRIMO TEMPO A RETI INVIOLATE — E’ un’Udinese intraprendente e mai in soggezione quella che nel primo tempo spinge senza soluzione di continuità, e sua è la prima occasione della gara, dopo 18 minuti, col portiere polacco che smanaccia e allontana su un colpo di testa di Walace. Immediata la replica juventina, con Rugani che gira a rete di testa una punizione di Di Maria, ma Silvestri c’è. Un sinistro da fuori di Kean finisce alto, poi Szczesny anticipa di precisione Success, così come Udogie impedisce a Di Maria di avventarsi su un cross basso di Miretti. Ancora due occasioni e finisce il primo tempo: Silvestri stoppa su Kean a due passi dalla porta, il polacco in due tempi blocca una conclusione dalla distanza di Walace.

L'IMPORTANZA DEI CAMBI — L’Udinese come previsto è squadra fisica e solida, ma anche capace di strappi grazie alla velocità di Udogie e della sua coppia d’attacco, la Juve non trova la tanto invocata qualità, con Di Maria piuttosto anonimo nelle giocate e spesso arretrato nella posizione in campo. Ma nessuno dei bianconeri trova il guizzo, il ritmo resta basso e le trame prevedibili. Kean prova una girata di destro mancando di poco il bersaglio e Kostic conclude di potenza ma Silvestri gli chiude lo spazio e allontana. Sono i preamboli di una ripresa più avvincente del primo tempo, con Di Maria che innesca prima Kean (errore da due passi ma era in fuorigioco) e poi Rabiot: bella la galoppata del francese, con Miretti che sbaglia lo stop sul cross in area. Poi Szczesny para a terra su Becao. Di Maria chiede il cambio per un dolore a un polpaccio, Allegri prima richiama Locatelli e Miretti e innesta Paredes e Chiesa, poi anche l’argentino lascia il campo a favore di Milik, al 65’. A conferma della tesi allegriana dell’importanza dei cambi, saranno Paredes e Chiesa a confezionare… due terzi del gol della vittoria: al minuto 86 l’argentino inventa un gran lancio, l’azzurro rifinisce e Danilo colpisce. E la Juve vince 1-0.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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