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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di SEXY FORUM

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2024 17:28
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29/10/2023 00:12

Buongiorno-gol!
Il Torino rialza la testa e sbanca Lecce



Al rientro dall'infortunio muscolare che lo aveva fermato un mese fa,
il difensore decide la sfida in casa dei pugliesi.
Per i granata 3 punti dopo la striscia no di 5 partite senza vittorie


Mario Pagliara

Ci pensa la bandiera Alessandro Buongiorno ad illuminare la notte salentina dei granata. Il Toro torna a segnare (dopo quattro gare), e a vincere (dopo cinque), firmando a Lecce quel balzo auspicato da Juric alla vigilia. Per il tecnico croato è successo liberatorio e una boccata di ossigeno che vale oro: il colpaccio in trasferta assume un valore specifico di peso in virtù del momento di difficoltà che la squadra di Juric stava attraversando e perché immette nello spogliatoio un’abbondante dose di fiducia. Il Lecce, invece, frena ancora: D’Aversa non vince da cinque giornate nelle quali ha subito tre sconfitte e raccolto solo due pareggi.

KRSTOVIC PERICOLOSO — Sulla carta la serata sembra apparecchiata per gli attaccanti: Pellegri-Sanabria in maglia granata, il tridente Banda, Krstovic, Almqvist in giallorosso. Juric si mette con un “finto” centrocampo a cinque, perché Ricci è il jolly che spesso (e volentieri) si alza sulla trequarti, mentre D’Aversa si incammina sulla strada tracciata finora del 4-3-3. In avvio il Lecce non pare sorpreso dai cambiamenti tattici del Toro: Ramadani fa buona guardia davanti alla difesa, la difesa non concede nulla mentre il giro palla dei granata non sale né di ritmo né di qualità (forse condizionati dal fatto che Gineitis e Linetty sono già ammoniti dopo venticinque minuti). Nel primo tempo gioco non brillante sui due fronti, si vive soprattutto di episodi. E tra l’11’ e il 40’ il Lecce riesce a rendersi pericoloso quattro volte, trovando sulla propria strada un attento Milinkovic: Banda conclude tra le braccia di Vanja (11’), ancora Banda scarica a botta sicura ma il portiere granata stavolta si supera coi piedi (30’). Due minuti dopo show di Krstovic nel cuore della difesa del Toro, ne salta almeno due netti, poi Milinkovic è bravo a chiudergli lo specchio. Al 40’ Almqvist si invola ma Vanja chiude ancora la porta.

BUONGIORNO TORO — La squadra di Juric ha il merito di restare con la testa sempre dentro la partita. Soffre quando è il momento di soffrire, tiene botta, ma è bloccato nella produzione del gioco dalla tensione che, inevitabilmente, genera il momento. Al 39’ Ricci conclude per la prima volta verso la porta di Falcone, la palla vola alta sulla traversa. Nel momento migliore del Lecce, arriva il lampo granata. Il Toro non segnava in campionato da quattro giornate consecutive, e a rompere l’astinenza ci pensa il leader morale di questo gruppo, il difensore Alessandro Buongiorno, al rientro un mese dopo l’infortunio. Minuto numero 41: Linetty lancia Ricci che svirgola nel cuore dell’area, indovinando però un assist involontario per Buongiorno. E’ lo 0-1 per i granata: terzo gol per Buongiorno in Serie A in carriera, tutti e tre fuori casa, il secondo di questo campionato.

STRATEGIE — In avvio di ripresa, D’Aversa inserisce Oudin e Strefezza per provare ad avere maggiore brillantezza senza cambiare l’assetto tattico. Ma adesso è il gioco del Toro a crescere in pulizia e qualità: poco prima del quarto d’ora, Sanabria sfiora di testa il raddoppio su invito di Lazaro (palla alta) e un minuto dopo un assolo di Pellegri muore tra le braccia di Falcone. Dentro nel Lecce anche Sansone e Piccoli e passaggio al 4-2-3-1 per il tentativo di rimonta, mentre Juric - scollinata l’ora - si gioca la carta Zapata. Via via il Lecce scompare dalla scena, ad eccezione di sporardici sussulti di orgoglio, mentre il Toro controlla il vantaggio senza grande patemi. E, dopo sette minuti di recupero e dopo l’espulsione di Juric, festeggia una vittoria liberatoria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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29/10/2023 00:17

Cambiaso sfonda il muro del Verona all'ultimo secondo:
la Juve vince, vola in testa e sogna



I bianconeri non sprecano l'occasione per sorpassare,
almeno per una notte, la capolista Inter


Filippo Cornacchia

All’ultimo secondo – e dopo due gol annullati a Moise Kean dalla Var – la Juventus si prende la testa della classifica per una notte grazie a un insospettabile. Vlahovic, Chiesa o Milik? No, il timbro sul primo posto virtuale della Signora, in attesa dei risultati di Milan e Inter di domani, lo mette Andrea Cambiaso in pieno recupero. Un gol pesantissimo, da bomber d’area. Bianconeri di nuovo al comando in Serie A, almeno per poche ore, come non succedeva da 1182 giorni e dallo scudetto di Maurizio Sarri.

DUE GOL ANNULLATI A KEAN — Allegri riparte da Vlahovic in coppia con Kean. E l’attaccante della Nazionale, in gol all’andata e al ritorno lo scorso anno contro il Verona, ripaga immediatamente la fiducia del tecnico. Il primo tempo e l’inizio del secondo si trasformano in una sorta di Moise contro tutti e di Djuric, il centro-boa del Verona, contro Gatti, Bremer e Rugani. Kean prova in tutti i modi a segnare alla sua ex squadra e prima del quarto d’ora ci riesce con una straordinaria percussione personale. Talmente bella, da essere poi annullata dalla Var per un fuorigioco millimetrico del numero 18. Un tacchetto, massimo due, cancellano la prodezza dell’azzurro, che però insiste e sfiora il vantaggio in almeno altre tre occasioni: colpo di testa, deviazione nell’area piccola e conclusione violenta. Porta stregata, come per Vlahovic (incornata alta da buona posizione). E il Verona? Prima incassa i colpi come un pugile nell’angolo cercando conforto e respiro nella fisicità di Djuric, poi reclama un rigore per un presunto tocco di petto-braccio di Weah (verificato dalla Var) e infine, sulla sirena del primo tempo, fa vivere un brivido al pubblico bianconero con un gran tiro di Bonazzoli respinto ancora meglio da Szczesny. A inizio ripresa stesso film: Kean tarantolato e di nuovo a segno (stavolta di testa), ma ancora una volta il gol è annullato dalla Var per un fallo a inizio azione dello stesso Moise su Faraoni. L’azzurro si innervosisce, si fa ammonire, e alla fine Allegri lo sostituisce con Chiesa. Kean rientra subito negli spogliatoi, deluso: “Perché? Perché?”.


LA ZAMPATA DI CAMBIASO — Chiesa si presenta con il piglio giusto e dà la scossa alla Juventus con una serie di tiri. Nel momento di massima pressione è sempre Fede a tentare l’azione personale e a reclamare un calcio di rigore per la spinta ricevuta in area da Folorunsho. Allegri le tenta tutte e nel finale aggiunge a Chiesa e Milik anche Yildiz e il giovane turco sfiora il gol della serata. Quando lo 0-0 e lo scherzetto del Verona sembrano cosa fatta, ecco la zampata di Cambiaso (tap in dopo il palo colpito di testa da Milik) che vale la testa della classifica almeno fino a domani e ai risultati delle milanesi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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29/10/2023 21:12

Incredibile Cagliari! Sotto 3-0 col Frosinone,
la ribalta al 96' col timbro di Pavoletti



La squadra di Di Francesco scappa con la doppietta di Soulé e Brescianini.
Poi l'impresa dei sardi: Oristanio e Makoumbou accorciano.
E nel finale Pavoletti pareggia e segna il gol vittoria.
Per Ranieri è la prima vittoria in campionato


Francesco Velluzzi

È la svolta di una stagione? Forse sì. Perché quello che è successo alla Unipol Domus ha dell’incredibile. Il Cagliari rimonta dallo 0-3 e trionfa 4-3 col Frosinone. Una battaglia vinta con il cuore, con l’anima, con Claudio Ranieri. Ma soprattutto con un eroe che è il simbolo di questa squadra: Leonardo Pavoletti, l’uomo della provvidenza, quello che a Bari questa squadra l’ha riportata in serie A e che stavolta l’ha tolta dai guai con la collaborazione di Gaetano Oristanio, colui che ha riaperto la partita con i recuperi, gli strappi e le accelerazioni. E il gol. Per il Cagliari è la prima vittoria in campionato. Gli errori difensivi l’avrebbero condannato, la sfortuna (rigore sbagliato e palo) pure, ma la la forza d’animo l’ha riportato a galla quando era sommerso.

MAI RILASSARSI — Il Frosinone ha buttato via la più incredibile delle vittorie rilassandosi nel secondo tempo dopo i tre gol di vantaggio. E stavolta gli errori li ha commessi uno in fila all’altro. Anche con Barrenechea che ha regalato un pallone che Makoumbou ha arpionato riducendo ancora la distanza. Ma il Cagliari (24 conclusioni contro 9) non si è arreso e ha riaperto il suo campionato. Il Frosinone invece oggi capisce che ci sarà da soffrire fino alla fine e che una ripresa del genere non si può concedere.


TATTICA— A Cagliari fa ancora caldo. Maniche corte per tutti. L’arena è praticamente esaurita. Ranieri conferma la formazione che ha fatto bene a Salerno con la sola eccezione di Jankto per Oristanio. Il modulo è di fatto un 4-3-3 con Mancosu alla nove, Jankto a destra e Luvumbo a sinistra. Di Francesco cambia invece tanto rispetto a Bologna e non solo per la squalifica di Mazzitelli sostituito da Brescianini. Il suo dogma del 4-3-3 è sconfessato da un 4-2-3-1 che permette al talento Soulè di spaziare ancora di più sulla corsia di destra. Di punta gioca Cuni che era stato titolare solo con la Roma. Dietro di lui, oltre a Soulé, Reinier al centro e Baez a sinistra. Ma tanto si gioca tutto su Soulé. Dietro ci sono Lirola a destra, con Monterisi e Romagnoli al centro e l’imprescindibile Marchizza a sinistra.

SI GIOCA — Si parte e Soulé impegna subito Scuffet che manda in angolo. Il Cagliari prova a correre pure lui ma deve stare sempre in guardia. Soprattutto sull’argentino. Al 21’ Mancosu viene servito dopo uno strepitoso recupero da Makoumbou, ma il tiro finisce fuori di poco. Al 23’, però, il Cagliari va sotto: erroraccio di Dossena (il secondo in fotocopia) che serve Soulé, rapido scambio con Reinier e Scuffet è infilato. I padroni di casa reagiscono. Subito. Punizione per un'entrataccia di Romagnoli su Mancosu. Va sulla barriera il tiro del trequarti di Cagliari, ma il pallone finisce in area. Testa di Goldaniga, respinge Turati, ma sul proseguimento dell’azione la palla va sul braccio di Soulé. Pairetto va al monitor ed è rigore. Calcia Mancosu: traversa. Jankto spedisce fuori la ribattuta di testa. Sembra non sia giornata, insomma, per i rossoblù. Che su una ripartenza dei ciociari subiscono il secondo gol. Soulé parte indisturbato al centro, si beve Dossena e colpisce al 37’. Le sfortune non sono finite. Mancosu, imbeccato da Luvumbo, colpisce anche il palo. E al 42’ Nandez, forse il migliore, in uno scontro di generosità con Scuffet si stira e deve uscire.

SECONDO TEMPO — Ranieri non ha scelte: deve aumentare il potenziale offensivo. Fuori Deiola e dentro Pavoletti con passaggio al 4-2-3-1. Ma neppure il tempo di riprendere e il Frosinone chiude sostanzialmente la partita. Dopo 4’. Tacco di Lirola per Brescianini. Chi ha davanti? Dossena. Lo punta e con un tiro non irresistibile, ma molto angolato batte ancora Scuffet. E sono tre. Forse esagerato, ma il Cagliari paga le incredibili leggerezze difensive. Ora il Frosinone deve solo tenere e addormentare la gara. Dopo 11’ DiFra dà respiro a Baez e Cuni inserendo Garritano e Cheddira. E al 18’ Ranieri esaurisce tutti i suoi cambi: Viola per Mancosu, Oristanio per Luvumbo e Azzi per Jankto. L’idea è di inserire forze fresche per provare a recuperare. Il Frosinone, invece, prova a perdere tempo con un giocatore che finisce per terra dolorante ogni cinque minuti. I cambi a qualcosa servono perché Oristanio si danna l’anima, recupera palloni e al 27’ scambia con Pavoletti e segna il suo primo gol in A. DiFra cambia ancora: Oyono e Bourabia per Reinier e Lirola, ma dopo 4’ il Cagliari la riapre: Barrenechea è blando nel passaggio a Brescianini che si fa anticipare da Makoumbou che infila Turati: 2-3. Non è finita palla lunga su Pavoletti che va allo scontro con Turati e Monterisi. Pairetto fischia rigore, ma, richiamato dal Var al monitor, lo annulla.


CHE FINALE — E no che non è finita. Perché le troppe perdite di tempo portano il Frosinone ai 7’ di recupero. E al 4’ di recupero Viola mette dentro un’altra palla sulla quale Romagnoli sbaglia il tempo e Pavoletti lo punisce con la sua specialità il colpo i testa: 3-3. È finita? Nemmeno per idea. Perché l’anima di questa squadra è il suo capitano, Leonardo Pavoletti che al 6’ di recupero firma la vittoria. Altra dormita della difesa del Frosinone sulla spizzata di Dossena in area e Pavoletti indisturbato in area segna stavolta di piede. Il recupero diventa ovviamente più ampio e i ciociari si buttano all’assalto: guadagnano l’ennesimo calcio d’angolo e stavolta è ancora Pavoletti che respinge sul colpo di testa di Okoli. Oristanio si invola per il 5-3 ma anziché tirare appoggia sull’esterno a un compagno. Ma stavolta è finita davvero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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29/10/2023 21:18

Il Monza segna e si spegne.
Lucca entra, fa gol e regala un punto all'Udinese di Cioffi

I bianconeri friulani, ancora a secco di vittorie,
rimontano lo svantaggio (a firma Colpani)
e portano a casa un pareggio nel giorno dell'esordio del nuovo tecnico


Matteo Brega


Gabriele Cioffi inizia con un pareggio in casa del Monza. Finisce 1-1 allo U-Power Stadium: al gol di Colpani risponde Lucca. I friulani agganciano l’Empoli, che giocherà domani, al terzultimo posto e restano comunque senza vittorie in campionato. Raffaele Palladino si deve accontentare di un punto che lo posiziona sullo stesso gradino di Lecce e Lazio (anche i biancocelesti in campo domani) ai margini della zona Europa.

ANCORA COLPANI - Tutto secondo le previsioni in casa Monza: privo di Izzo e D’Ambrosio in difesa, Palladino sceglie Andrea Carboni a completare il terzetto difensivo mentre davanti è Vignato a fare il trequartista insieme con Colpani. Cioffi, all’esordio, punta su Success in avanti a sorpresa al cui fianco c’è Pereyra. Il primo quarto d’ora vola via sereno, con una fase di studio prolungata. Scalda l’atmosfera un destro di Vignato al 13’, solo centrale, dopo uno stop morbidissimo. La risposta dell’Udinese arriva al 23’: punizione di Samardzic, il suo sinistro trova la testa di Bijol che gira alto sopra la traversa. Un minuto dopo stessa trama, solo che questa volta l’arcobaleno di Samardzic chiude l’arco nell’area piccola e Di Gregorio in tuffo sposta fuori il pallone. Il Monza passa al 27’: Andrea Carboni lancia Kyriakopoulos sulla fascia, il greco crossa di prima e trova Colpani con perfetta sincronia. Quinto gol in campionato (sui 9 complessivi) per il trequartista bresciano che potrebbe essere convocato da Luciano Spalletti a novembre.

IL PARI ALL’IMPROVVISO - La ripresa inizia con una grande occasione per l’Udinese. Al 6’ arriva un pallone sui piedi Zemura dentro l’area, Di Gregorio si butta sul pallone e riesce nell’impresa di respingere la conclusione. Cioffi dopo 10’ inserisce Ferreira e Lucca per Ebosele e Samardzic. Al 15’ tocca a Palladino: dentro Bondo e Mota Carvalho per Pablo Marì e Vignato. L’esperimento è Gagliardini prima difensore centrale e poi marcatore di destra nel terzetto. Tra i friulani entrano anche Lovric al posto di Payero e Camara al posto di Zemura. Al 21’ l’Udinese pareggia con Lucca all’improvviso. Da una rimessa laterale apparentemente innocua, la palla arriva fin sul secondo palo dove il centravanti è il più rapido a girare in porta. Rapido consulto con il Var e gol convalidato. Al 34’ dentro Maric per Colombo e Birindelli per Colpani. Birindelli a destra spinge più su, a fare il trequartista, Ciurria. Ed è proprio il numero 84 del Monza al 38’ a girare di sinistro verso Silvestri: gran tiro e grande risposta di Silvestri. L’ultimo cambio del Monza è Valentin Carboni, dentro al posto di Ciurria. Al 45’ è Valentin Carboni e chiamare Silvestri a un’altra parata determinante. Finisce così, con un punto a testa e tanti rimpianti in casa Monza.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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29/10/2023 21:24

L'Inter paralizza la Roma:
Thuram-gol e Inzaghi torna primo.
Lukaku fantasma

I nerazzurri schiacciano i giallorossi che pensano solo a difendersi,
il francese decide a 10' dalla fine.
Mou paga la tattica rinunciataria


Andrea Ramazzotti


L'Inter batte anche la Roma, centra la terza vittoria in una settimana dopo la sosta per le nazionali e si riprende il primo posto solitario in classifica che la Juventus le aveva portato via ieri sera. Nel pomeriggio della grande contestazione all'ex Lukaku, fischiato dal primo all'ultimo minuto, il popolo nerazzurro esulta grazie al suo erede, Marcus Thuram che timbra il gol decisivo (il quinto nel 2023-24) sull'assist del solito Dimarco. San Siro ribolle di gioia per un'affermazione meritata: la Roma tira in porta una sola volta con Cristante nella ripresa e per il resto pensa solo a difendersi, con il belga annullato da Acerbi. Gli uomini di Inzaghi invece centrano anche due legni con Calhanoglu e Carlos Augusto e legittimano un inizio di stagione super con 10 affermazioni nelle prime 13 gare ufficiali (8 su 10 in A). Un passo da scudetto anche se la concorrenza non molla.

L'INTER NON SFONDA — Inzaghi va con i titolarissimi e, rispetto alla gara contro il Salisburgo di martedì, rimette nella formazione iniziale Acerbi, Barella, Dimarco e Thuram (in tribuna c'è il padre Lilian). Mourinho, che si vede la sfida dalla tribuna stampa, ha fuori sette elementi tra i quali Dybala, Pellegrini e Smalling, ma in attacco c'è Lukaku, ex fischiatissimo, accanto ad El Shaarawy. L'Inter parte forte, prova a schiacciare la Roma e dopo 6' una sassata di Calhanoglu dal limite si stampa sulla traversa, a Rui Patricio battuto. I padroni di casa tengono più la palla, la fanno girare e poi cercano lo scatto in profondità di Thuram che con un paio di sgasate crea pericoli. Anche Dumfries a destra incide: prima del quarto d'ora salta Zalewski e pennella per l'attaccante francese che si vede negare il gol da un riflesso di Rui Patricio con il piede. La Roma è in difficoltà soprattutto sul lato dove affonda l'olandese, ha Lukaku poco incisivo perché francobollato da Acerbi e si salva anche sul sinistro di Dimarco, di poco a lato. Inzaghi ordina spesso i cambi di gioco per allargare le maglie della difesa giallorossa, mentre in fase di non possesso non pressa sempre: a volte preferisce che gli avversari si alzino e lascino un po' di metri alle loro spalle per "colpirli" con una ripartenza. In attacco, però, la formazione di Mou è poca cosa: al 45' i giallorossi hanno zero tiri tentati (non accadeva dal 2004-05), i nerazzurri sono a quota 12 ma solo uno è nello specchio difeso dal numero uno portoghese.

IL TIMBRO DI MARCUS — La ripresa inizia con Darmian al posto dell'ammonito Pavard e con un colpo di testa di Thuram di poco sul fondo. L'atteggiamento tattico delle due formazioni è sempre lo stesso: l'Inter continua a tenere il pallone (65% all'intervallo), la Roma copre i varchi e, anche se Lukaku è poco servito, accenna il contrattacco. Mourinho vede ammoniti nei primi cinque minuti della seconda frazione sia Ndicka sia Paredes (era diffidato), ma non si scompone. Perché la sua squadra concede qualcosa senza però sbandare. La Roma si fa vedere per la prima volta dalle parti di Sommer con una punizione di Paredes ribattuta dalla barriera, ma il vero pericolo lo svizzero lo corre con un colpo di testa di Cristante che costringe l'ex Bayern a un bell'intervento. L'Inter risponde con un tiro da fuori di Mkhitaryan, deviato in angolo. I nerazzurri non hanno più il ritmo del primo round e la Roma si difende senza soffrire come nel quarto d'ora iniziale. Inzaghi capisce che deve cambiare qualcosa e lo fa ancora una volta con un'intuizione giusta ovvero inserendo Asllani e Frattesi per Calhanoglu e Mkhitaryan. Mourinho risponde con Celik al posto di Zalewski. L'Inter, che aveva cercato a lungo di sfondare a destra con Dumfries, va più spesso a sinistra da Dimarco e l'esterno mancino sforna prima un cross pericoloso (non concretizzato da Dumfries) e poi, su apertura panoramica di Asllani, serve a Thuram l'assist dell'1-0. San Siro esplode e il figlio di Lilian si abbraccia con Lautaro sotto la Curva Nord. Lukaku invece è impietrito a centrocampo. Mourinho getta nella mischia Aouar per El Shaarawy e Belotti per Bove; Inzaghi "spende" Carlos Augusto per Dimarco e De Vrij per Dumfries. Ora l'Inter si ritrae per gli ultimi 5 minuti più recupero di forcing romanista, con Azmoun al posto di Paredes. Carlos Augusto con un grande numero centra in pieno la traversa, ma senza il raddoppio San Siro deve trattenere il fiato fino alla fine, quando Cristante ci prova da fuori senza trovare lo specchio (93'). Poi inizia la festa dell'Inter, di nuovo capolista solitaria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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30/10/2023 13:28

Napoli-Milan, 2-2 show:
la doppietta di Giroud illude Pioli,
Politano e Raspadori salvano Garcia

Pareggio denso di emozioni, con i rossoneri avanti di due reti
ma raggiunti dagli azzurri grazie a un secondo tempo gagliardo.
Nel finale rosso a Natan e colpo del clamoroso 3-2 sciupato da Kvara


Alessandra Gozzini


Il pareggio poteva essere un buon risultato per entrambe: per chi fosse uscito sconfitto si sarebbe aperta la crisi. Così però fa certamente più felice il Napoli: Garcia sotto di due gol a fine primo tempo osa con i cambi e fa pari in rimonta. Pioli avanti grazie alla doppietta di Giroud si fa riprendere e abbassa di molto il ritmo nella ripresa. Nessuno dei due allenatori si rilancia, ma nessuno dei due precipita.

SUPER GIROUD — Dopo 31’ minuti Giroud ha già sistemato una doppietta alle spalle di Meret: due gol di testa, colpevole la difesa azzurra (Rrahmani su tutti). Olivier alza le mani al cielo dopo il primo gol (su cross di Pulisic) e si lancia a terra dopo il secondo (perfetto suggerimento di Calabria): la rete ritrovata è una liberazione, dopo due mesi di tentativi a vuoto. Che il Milan fosse diverso dalla versione di Parigi si era intuito subito, fin dai primissimi minuti: Giroud dopo 2’ è il primo a concludere. Per la prima vera chance Napoli si deve quasi arrivare alla mezzora: sull’invito basso di Kvaratskhelia, Politano sbaglia a un passo dalla porta. Reijnders poco prima dell’intervallo alza sopra la traversa il possibile 0-3 rossonero, sul tiro di Musah è invece attento Meret.

RIMONTA — A inizio ripresa cambiano sia Pioli che Garcia. Per l’allenatore rossonero non è la prima sostituzione. Dopo venti minuti del primo tempo aveva perso Kalulu per infortunio. Kjaer non era nemmeno partito per Napoli: affaticamento muscolare dell’ultima ora. In campo va così Pellegrino, al debutto da titolare (e uscito prima della fine). Dopo 45’ resta nello spogliatoio Pulisic: contrattura. Garcia ne cambia tre in un colpo solo: subito Simeone, Olivera e Ostigard. Il nuovo Napoli riapre la partita con Politano dopo 5’: azione insistita e gol di potenza e precisione. L’esordiente Pellegrino lo lascia andare. La rimonta si concretizza dopo pochi minuti: punizione di Raspadori dal limite dell’area (fallo e giallo per Romero), che la fa girare alla sinistra della barriera. Difficile per Maignan vederla partire. Del pareggio azzurro è “complice” anche Theo: liscia sotto porta a conclusione di un’azione manovrata. Un errore che è lo specchio della sua partita e, finora, di gran parte della stagione. Va di poco meglio a Leao, che spreca tanto prima di inquadrare lo specchio e trovare la risposta di Meret. Rafa esce sul 2 a 2, così come Giroud (arrabbiati entrambi): Pioli toglie gli attaccanti titolari per provarci con Okafor e Jovic. Che, come spesso accaduto nelle altre occasioni (un paio di eccezioni per Okafor), producono poco. Una buona sponda di Jovic su cui Calabria tenta di inserirsi senza trovare la porta. L’ultimo assalto è rossonero anche grazie alla superiorità numerica: rosso a Natan a un minuto dalla fine. A nessuno dei due riesce più il guizzo vincente (Kvara ci va vicino nel recupero). La notte del Maradona si chiude in pareggio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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30/10/2023 23:54

Scamacca show a Empoli:
due gol e un assist, l'Atalanta scavalca il Napoli



Per l'attaccante anche un palo, una traversa e una rete annullata:
toscani travolti e quarto posto per i bergamaschi


Andrea Elefante

Uno Scamacca devastante, proprio sotto gli occhi del c.t. Spalletti, presente in tribuna, mette la firma più chiara su un monologo assoluto dell’Atalanta, che anche grazie alla vittoria della Lazio sulla Fiorentina decolla fino al quarto posto. Per il centravanti contro l'Empoli due gol, un assist, due legni colpiti e e molto altro: irrefrenabile. Intorno a lui, una squadra che ha giocato a memoria, solidissima anche dietro, per smascherare i limiti di un attacco fermo a tre gol segnati (due nella vittoria del derby) in dieci gare. Troppo pochi per pensare di salvarsi senza brividi. E questo, per la squadra di Andreazzoli, è un grosso passo indietro rispetto all’ultima partita, che può pesare anche dal punto di vista psicologico. L’Atalanta, invece, vola verso la sfida all’Inter di sabato con una botta di fiducia non da poco. E una certezza: con uno Scamacca così, non deve porsi limiti.

LE SCELTE — Andreazzoli non cambia e dà fiducia ai protagonisti della vittoria di Firenze: complice l’indisponibilità di Baldanzi, replica anche il tridente offensivo con Cancellieri e l’ex Cambiaghi ad “accompagnare” Caputo. In casa Atalanta, dando per logici i rilanci dal 1’ di Scalvini e Scamacca, che a Graz avevano iniziato in panchina, Gasperini doveva sciogliere in pratica un solo dubbio, quello del secondo attaccante, al fianco del centravanti della Nazionale: confermato Lookman, preferito a De Ketelaere e Muriel, con Koopmeiners trequartista. Al posto di Zappacosta, influenzato, c’è Hateboer che torna dal 1’ dopo più di nove mesi.

PRIMO TEMPO — Testimoniato dal 60 % abbondante di possesso palla alla fine dei primi 45’ c’è un dominio assoluto dell’Atalanta, che schiaccia l’Empoli sotto tutti i punti di vista e potrebbe chiudere la frazione con più di due gol di vantaggio: strapotere fisico, qualità, dialoghi meccanizzati alla perfezione, lucidità nell’alternanza fra giro palla e affondi. Come dimostra il suo score c’è l’impatto sulla partita di Gianluca Scamacca, che promette - quando troverà anche continuità nell’aggredire i momenti della partita - di diventare ancora più devastante: il gol che apre il match, dopo 5’ su un passaggio in profondità di Lookman che diventa assist perché il centravanti inventa un colpo di tacco da paura per beffare Berisha; un palo dopo 17’, con un tiro mirato all’angolo più lontano; un gol di testa annullato per fuorigioco di Koopmeiners nella partenza dell’azione; il 2-0 sfiorato (colpo di testa su cross di Hateboer, parato da Berisha) e poi ispirato, con il passaggio vincente per la rasoiata di Koopmeiners, al minuto 29. Già 5’ prima l’Atalanta aveva sfiorato il raddoppio con Ruggeri, legittimando una superiorità totale, che l’Empoli riesce a spezzare appena una volta, con un’incursione di Cambiaghi interrotta da Ruggeri: Massimi, fra le proteste empolesi, non vede gli estremi per il rigore e la sala Var conferma la sua decisione.

SECONDO TEMPO — All’Atalanta manca solo il terzo gol per permettersi poi di gestire il gap con l’Empoli, che sembra partire con più convinzione, ma viene frustrato presto. Perché quel terzo gol arriva dopo 6’, e la firma è sempre quella: Scamacca sfrutta un recupero di De Roon su rinvio sballato di Maleh e scarica un gran destro che sorprende Berisha sul suo palo. Prima di uscire, il centravanti fa in tempo a sfiorare la tripletta con un gran tiro dalla distanza che si spegne sulla traversa, dopo aver già fallito il gol con la chance più facile, un pallone vagante in area, mirato altissimo con il sinistro. E l’Empoli? Nonostante le sostituzioni di Andreazzoli cambia poco: un po’ di vivacità in più data da Maldini e soprattutto Fazzini, ma è troppo sicura la gestione dei nerazzurri, tenuti vivi anche dalla gestione delle energie di Gasperini. L’unica occasione per l’Empoli è con una volata sulla destra di Cambiaghi, che però mira il corpo di Musso che respinge di petto. Il simbolo della solidità difensiva dell’Atalanta, che non rischia praticamente più di compromettere il settimo clean sheet su dieci gare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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30/10/2023 23:59

All'ultimo respiro:
il rigore di Immobile al 95' piega la Fiorentina.
La Lazio sorpassa la Roma



Più Viola nel primo tempo, con Beltran (rete annullata e palo),
meglio i biancocelesti nella ripresa, con le palle gol per Anderson e Luis Alberto.
Nel recupero mani di Milenkovic e Ciro decide il match dal dischetto


Nicola Berardino

Arriva al quinto minuto di recupero la vittoria della Lazio sulla Fiorentina. Su rigore ci pensa Ciro Immobile a firmare la terza vittoria di fila della squadra di Sarri in campionato. Per il capitano, subentrato al 32’ della ripresa a Castellanos, non ci poteva esser ritorno al gol più felice: non segnava dal 23 settembre, al Monza. Tre punti importantissimi per la Lazio che si porta a una lunghezza dalla stessa Fiorentina, appena tre gradini sotto il quarto posto dell’Atalanta. Impreca la squadra viola, al secondo stop consecutivo: punita all’ultimo giro dopo una gara che in più occasioni l’aveva portata anche vicina al gol.

IN EQUILIBRIO — Cambiano quattro ruoli nella Lazio rispetto all’undici schierato dal via contro il Feyenoord. In difesa al posto dell’infortunato Casale torna Patric e sulla corsia destra si rivede Lazzari. In mediana, tocca a Guendouzi. Al centro dell’attacco parte Castellanos: Immobile in panchina. Anche la Fiorentina ritoccata in ogni reparto rispetto alla formazione opposta al Cukaricki giovedì. Dopo il ko di Kayode va Parisi a fare il terzino destro mentre sull‘altra fascia c’è il recuperato Biraghi. In mediana e nella trequarti riecco Arthur, Duncan, Gonzalez e Bonaventura, rimasti ai box in Conference. Prima chance per la Lazio. Gonzalez perde palla in copertura, Guendouzi si avventa e smista un traversone radente che però non viene agganciato da Castellanos. Che al 12’ serve Luis Alberto nell’area piccola: la botta del Mago si infrange sull’esterno della rete. Un minuto dopo la Fiorentina va a segno con Beltran ma il gol viene annullato dopo un controllo Var da parte di Marcenaro perché l’argentino ha toccato il pallone col braccio. Al 17’ il centravanti viola di nuovo alla ribalta: con un colpo di testa timbra il palo. La Lazio aumenta il possesso palla. Felipe Anderson si invola sulla destra ma il cross è infruttuoso. Sul fondo un tentativo di Zaccagni. Castellanos innesca Luis Alberto, bloccato all’ultimo da Biraghi. Insidia per la Lazio al 38’: Provedel anticipa Gonzalez lanciato da Ikone. Prima dell’intervallo Fiorentina protesa all’attacco: i biancocelesti controllano.

IL TIMBRO DI CIRO — Italiano riparte nel secondo tempo con Mandragora che rileva Duncan. Sarri fa scaldare Cataldi e Kamada. Provedel di guardia su un tiro di Parisi. Alta una girata di Castellanos. Al 58’ prodezza di Terraciano su tiro ravvicinato di Felipe Anderson. Ammonito Sarri per proteste. Nella Fiorentina entrano Nzola e Barak per Beltran e Bonaventura. Sarri avvicenda Rovella con Cataldi. Gonzalez da posizione propizia angola troppo la conclusione. Nuovamente Terracciano in vetrina: salva su Luis Alberto. Lazio più aggressiva. Al 67' Vecino e Kamada rilevano Guendouzi e Luis Alberto: centrocampo biancoceleste integralmente ribaltato dalla panchina. Applausi dell’Olimpico per Immobile che comincia la fase di riscaldamento. Sull’Olimpico, intanto, si scatena un acquazzone. Doppia chance per Felipe Anderson: ribattuta da Milenkovic e poi alto. Maxime Lopez sostituisce Arthur- Al 77’ Sarri inserisce Immobile e Zaccagni per Castellanos e Zaccagni mirando alla svolta in attacco. Ranieri dà il cambio a Biraghi per rinsaldare la difesa. Ma la formazione avanza il baricentro del gioco. Ripartenza della Lazio: fiondata dell’ex Vecino a lato. Provedel para su Nzola. Gara a tutto campo e a ritmo sostenuto. Sinistro di Barak sul fondo. Provedel è pronto su un diagonale di Maxime Lopez. Quattro minuti di recupero. A 20 secondi dal termine Milenkovic intercetta col braccio una capocciata di Vecino. Marcenaro non ha dubbi e assegna il rigore, confermato pure dal Var. Dal dischetto Immobile infila Terracciano e sigla la vittoria della Lazio nell’apoteosi dell’Olimpico.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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30/10/2023 23:59

SERIE A 2023/2023 10ª Giornata (10ª di Andata)

27/10/2023
Genoa - Salernitana 1-0
28/10/2023
Sassuolo - Bologna 1-1
Lecce - Torino 0-1
Juventus - Verona 1-0
29/10/2023
Cagliari - Frosinone 4-3
Monza - Udinese 1-1
Inter - Roma 1-0
Napoli - Milan 2-0
30/10/2023
Empoli - Atalanta 0-3
Lazio - Fiorentina 1-0

Classifica
1) Inter punti 25;
2) Juventus punti 23;
3) Milan punti 22;
4) Atalanta punti 19
5) Napoli punti 18;
6) Fiorentina punti 17;
7) Lazio punti 16;
8) Bologna punti 15;
9) Roma punti 14;
10) Monza e Lecce punti 13;
12) Frosinone e Torino punti 12;
14) Genoa e Sassuolo punti 11;
16) Verona punti 8;
17) Udinese e Empoli punti 7;
19) Cagliari punti 6;
20) Salernitana punti 4.

(gazzetta.it)
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04/11/2023 00:04

Il Bologna non si ferma più: 1-0 alla Lazio.
Preso il Napoli: è il 10° risultato utile di fila

L'anticipo dell'undicesima giornata deciso
dalla rete di Ferguson a inizio secondo tempo:
stop per Sarri dopo tre vittorie di fila, rossoblù al momento sesti


Stefano Cieri


Il Bologna di Motta continua a stupire e a salire in classifica. Dopo aver fermato Juve, Inter e Napoli, batte la Lazio al Dall’Ara grazie al gol di Ferguson nella ripresa. Vittoria chirurgica quella della formazione emiliana. Che nel primo tempo - in particolare nella prima mezzora - soffre parecchio il gioco della Lazio e si limita a controllare la gara. Concede pure qualcosa, ma riesce a restare in piedi. Poi, passato il momento difficile nel quale in ogni caso non si scompone mai, prende il comando delle operazioni e porta a casa tre punti preziosissimi: è il decimo risultato utile consecutivo per i rossoblù, che raggiungono momentaneamente in classifica il Napoli.

SUPREMAZIA SENZA GOL — Lazio molto meglio nella prima frazione di gioco. La squadra di Sarri gioca compatta, con l’intensità e il ritmo giusti, ma ha il torto di non riuscire a tradurre in gol questa superiorità. Il Bologna, probabilmente sorpreso da tanta aggressività, è costretto a fare di necessità virtù e pensare unicamente a tamponare l’urto dei laziali. La formazione di Motta comunque ci riesce, perché i suoi giocatori sono tutti sul pezzo ed anche gli attaccanti, oltre ovviamente i centrocampisti, partecipano attivamente alla fase difensiva. La Lazio però tre grandi palle-gol le crea. In ciascuna delle tre è Castellanos (ancora una volta preferito a Immobile) a sfiorare la rete. Prima al 6’ con un colpo di testa che colpisce la traversa (l’arbitro ferma poi il gioco per un fallo dell’argentino su Beukema che però non appare così netto), quindi l’argentino ancora di testa su angolo di Luis Alberto impatta bene, ma Skorupski ci arriva. Successivamente, sempre sugli sviluppi di un angolo calciato da Luis Alberto, il Taty colpisce a colpo sicuro, ma la palla finisce sopra la traversa. Il Bologna si affaccia nell’area avversaria solo nei minuti finali del primo tempo con un paio di tentativi di Zirkzee che però non impensieriscono la retroguardia laziale. Si va così al riposo sullo 0-0.

DECIDE FERGUSON — Il secondo tempo comincia con la sorpresa che non ti aspetti. E’ infatti il Bologna a passare in vantaggio già al 2’. Rete tra l’altro molto bella, costruita da Zirkzee e finalizzata da Ferguson che si inserisce in area alla perfezione e fulmina l’incolpevole Provedel. Da quel momento la partita cambia completamente. La Lazio accusa il colpo e si squaglia come neve al sole, non riuscendo più a combinare nulla. Il Bologna diventa invece padrone del campo. La squadra di Motta è dura e concentrata dietro, ma si fa vedere anche davanti appena ne ha l’occasione grazie al lavoro di raccordo di Zirkzee e alle iniziative sulle fasce di Orsolini e Salemakers (e poi Ndoye). Al 21’ c’è l’episodio che potrebbe chiudere la partita. Contatto al limite dell’area tra Luis Alberto e Orsolini, l’arbitro La Penna giudica il fallo fuori dall’area e concede la punizione dal limite che il Bologna non sfrutta. Ma i padroni di casa controllano comunque alla perfezione la gara. Sarri prova a rimescolare le carte inserendo prima Pellegrini per Marusic, quindi Zaccagni e Immobile (escono Pedro e Castellanos) infine Isaksen e Kamada (per Anderson e Guendouzi), ma l’inerzia della partita non cambia. E alla fine esplode la gioia del Dall’Ara.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/11/2023 17:28

Napoli, tutto facile a Salerno:
2-0 con Raspadori-Elmas,
Inzaghi sempre più ultimo



Gli uomini di Garcia, in vantaggio al 13',
gestiscono al meglio l'incontro trovando il raddoppio all'82'.
Gli azzurri si portano momentaneamente al quarto posto


Maurizio Nicita

Segnali positivi per il Napoli di Garcia che vince, mantiene la porta imbattuta (non capitava dal 30 settembre in campionato) e soprattutto dà segnali di compattezza priva ancora di Osimhen e con un Kvara meno brillante del solito. Decisivi ancora Politano e Raspadori e soprattutto in crescita Lobotka. Pippo Inzaghi e la Salernitana hanno il merito di restare a lungo in partita nonostante la netta differenza di valori in campo.

INZAGHI COPERTO — Il Napoli schiera la squadra annunciata con il classico 4-3-3. Risponde Pippo Inzaghi con un 4-2-3-1molto corto in fase difensiva con due linee di complessivi nove uomini per cercare di controllare i campioni d’Italia che però mostrano di essere subito in palla. Gli azzurri, ancora in nero Halloween, preparano lo scherzetto ai salernitani con triangolazioni corte e centrali che finiscono per scavalcare le linee difensive dei padroni di casa. L’antipasto con un dialogo stretto Politano-Raspadori. Poi è il centravanti ad andare in gol - per la terza gara consecutiva - sfruttando un recupero palla alto di Lobotka, che serve l’assist per il destro perentorio di Jack. L’assistente Liberti non vede un fuorigioco (e poi anche una netta deviazione da calcio d’angolo) di Olivera, ma il Var non può intervenire perché la Salernitana aveva ripreso palla e dunque non è l’errore nell’ultima azione. Il Napoli continua a controllare possesso e anche profondità e ci vuole il miglior Ochoa per deviare in angolo una conclusione a giro di Politano. Poi gli ospiti si addormentano un po’, commettendo qualche errore di appoggio (con Anguissa) che porta al tiro Legowski, ma Meret è attento, come lo era stato in avvio su un colpo di testa di Pirola. Nel finale si risveglia il Napoli ma in area piccola due ottimi palloni di capitan Di Lorenzo e Olivera non trovano la deviazione giusta, mentre su un’altra conclusione Ochoa salva su Raspadori.

COI CAMBI RADDOPPIA GARCIA — Nella ripresa ancora il Napoli sfiora il raddoppio colpendo un palo con Politano e poi è bravo il messicano Ochoa ad avere il riflesso giusto su un tiro al volo di Zielinski. Giochicchia un po’ troppo al gatto col topo il Napoli e allora Inzaghi prova il tutto per tutto passando al 3-4-2-1. Prova ad alzare i ritmi la Salernitana, ma finisce per pagare il conto. Perché Tchaouna perde un brutto pallone, Olivera serve in verticale Elmas e il nuovo entrato rientra da sinistra sul destro per il 2-0 che chiude la gara. Vediamo se stavolta il Napoli ha imboccato la strada giusta.

Fonte: Gazzetta.it
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04/11/2023 21:17

Lautaro fa volare l'Inter:
2-1 in casa dell'Atalanta e +5 sulla Juve



Apre Calha su rigore, raddoppia il Toro con un grande gol.
Inutile la rete di Scamacca per Gasp. Toloi,
entrato nella ripresa, espulso per doppia ammonizione


Davide Stoppini

L'Inter da trasferta si conferma fenomenale: altra vittoria, la quinta su cinque, questa più pesante delle altre perché arrivata sul campo dell'Atalanta. Finisce 2-1 al Gewiss Stadium, merito dei gol di Calhanoglu su rigore e di Lautaro. Inutile per Gasperini la rete di Scamacca e il forcing finale. La gioia è tutta di Inzaghi. E con un filo di preoccupazione per le condizioni di Pavard, uscito dolorante per un brutto infortunio al ginocchio sinistro dopo mezz'ora.

PRIMO TEMPO — L'approccio dell'Inter è timido, quello dell'Atalanta è più aggressivo, anche se l'avvio del match non produce occasioni da gol. Come previsto, è gara da duelli a tutto campo. L'Atalanta scherma bene Calhanoglu e l'Inter fatica a costruire, la squadra di Gasperini innesca spesso a destra l'asse Zappacosta-Koopmeiners. Per arrivare alla prima vera chance bisogna arrivare al 21': Scamacca apre per Zappacosta, cross di quest'ultimo, il pallone arriva sul sinistro di Ruggeri che al volo manda fuori. L'Inter sta a guardare, Inzaghi fa segno ai suoi di alzare il baricentro, dall'altra parte Scalvini – è il 27' - si allunga troppo il pallone dopo un'invenzione di Koopmeiners. Al 30' Inzaghi perde Pavard: dopo uno scontro in area con Lookman il francese ricade appoggiando male il ginocchio sinistro. Le facce di compagni e avversari lasciano pensare a un grave infortunio: l'ex Bayern prova a rialzarsi, poi esce in barella. Al suo posto entra Darmian che curiosamente trova il modo di diventare subito decisivo: al 39' si sveglia Calhanoglu, che al primo vero pallone giocato inventa un corridoio incredibile per Darmian, Musso esce in maniera avventata travolgendo il difensore e causando il rigore. Dal dischetto Calhanoglu è implacabile e l'Inter si ritrova avanti al primo tiro nello specchio. Che al 42' diventano due: sempre il regista turco a costringere all'intervento Musso con un destro dai 20 metri.

SECONDO TEMPO — La ripartenza è senza cambi. Bussa l'Inter per prima, con Dimarco che al 5' con il sinistro non va lontano dal 2-0. Gasperini non è soddisfatto, l'Inter riparte bene, si vede anche annullare per fuorigioco il raddoppio di Lautaro. E allora ecco le sostituzioni: al 10' dentro Hateboer e Pasalic per Zappacosta e Kolasinac. Neppure il tempo di sistemarsi che Lautaro – è il 12' – tira fuori una magia: lato sinistro dell'area atalantina, l'argentino controlla, si accentra e con il destro a girare trova l'angolo più lontano. Inter avanti di due gol, Gasperini pensa già al terzo cambio quando al 16' Lookman ruba il pallone a Dimarco e serve al centro Scamacca che fa l'1-2. L'Inter protesta vivacemente per un fallo dell'attaccante nel contrasto con l'esterno azzurro, ma il gol è confermato dopo il controllo Var. Gasp comunque non cambia idea: dentro Toloi e fuori Scalvini. Al 25' cambia anche Inzaghi: Frattesi per Mkhitaryan e Carlos Augusto per Dimarco. L'Atalanta prova ad alzare i ritmi e al 29' è Lookman con un destro dai 20 metri a impegnare Sommer, bravo a deviare. Dieci minuti alla fine, altre variazioni per l'Atalanta: fuori Lookman e Koopmeiners per De Ketelaere e Muriel. Neppure un minuto e Sommer è reattivo nel respingere un sinistro di Scamacca, che aveva tentato la girata proprio dopo una respinta del portiere svizzero. Dall'altra parte – minuto 38 – Barella innesca Dumfries che però fallisce quasi all'altezza del dischetto il match point. Ultimi cambi per Inzaghi: al 41' ecco Sanchez per Lautaro e Asllani per Calhanoglu. Siamo nel rettilineo finale, prima dei 6' di recupero Sanchez sfiora il gol con un destro sul palo lontano appena entrato in area. Proprio il cileno, pochi istanti più tardi, fa espellere Toloi, costringendolo al secondo giallo. Le ultime chance sono dell'Atalanta, con Hateboer che sul secondo palo fallisce di testa su assistenza di Muriel e Scamacca che devia fuori di testa su angolo. Esulta Inzaghi. E fa bene, l'Inter è in fuga aspettando i risultati di Milan e Juventus.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/11/2023 23:48

Il Milan sprofonda, l'Udinese fa il colpo a San Siro.
E l'Inter scappa via

Un rigore di Pereyra nella ripresa fa cadere i rossoneri, che ora si ritrovano a -6 dall'Inter.
Per i friulani vittoria meritata, un Diavolo bruttissimo ora attende con ansia il Psg.
Fischi del Meazza


Francesco Pietrella


La pioggia che scende su San Siro spazza via anche le ultime certezze. Il Milan cade in casa contro l’Udinese e scivola a -6 dall’Inter, uscendo sotto i fischi dello stadio. Il manifesto dei problemi degli ultimi tempi è l'occasione di Okafor a un centimetro dal gong. Lo svizzero arpiona il pallone in area, inganna il difensore con una finta e non calcia, sprecando la chance del pari. Così il Milan non segna, non incide e infine protesta, perché l’Udinese passa con un rigore di Pereyra nella ripresa. I friulani alzano il muro, sfruttano le fasce e Cioffi blinda il fortino, costringendo Pioli a trovare uno spazio in fessure strettissime. La retroguardia bianconera si chiude a riccio e l’Udinese centra la prima vittoria stagionale.

LE SCELTE — Il primo fulmine arriva dalle ufficiali: fuori Theo, gioca Florenzi. Il francese non va neanche in panchina per una contusione alla caviglia. Meglio non rischiare in vista del Psg. Pioli vara un inedito 4-4-2 sbilanciato in avanti: Musah a destra, Leao a sinistra, Jovic e Giroud davanti, alla prima gara in coppia. In mezzo, Krunic e Reijnders. L’Udinese risponde con un 3-5-1-1 da fortino: Lucca e Thauvin in panchina, giocano Success e Pereyra, con Ebosele e Zemura sulle fasce. Il fantasista è il solito Samardzic, affiancato da Payero e Wallace. Prima dell’inizio del match, tutto il Milan posa con la maglia di Kalulu, reduce dall’operazione che lo terrà fermo per almeno quattro mesi.

POCO CONCRETI — I primi 45’ del Milan sono una sorta di “vorrei ma non riesco”. La manovra è lenta, gli scambi prevedibili, i lanci lunghi più frequenti e quasi tutti verso Leao, sganciato sulla sinistra nel 4-4-2 (palesemente un 4-2-4 in fase offensiva). La fotografia è “palla a Rafa e qualcosa combina”. Pochino, in realtà: un destro in tribuna dopo una bella serpentina, una bella palla per Florenzi che per poco sfiora l’eurogol (38’) e un paio di palloni in mezzo dopo le solite sgasate, anche se il primo squillo è dell’Udinese. Al 9’ Zemura affonda a sinistra, Florenzi spazza malamente e Pereyra calcia altissimo da una dozzina di metri. Due le chance del Milan, entrambe con tiri da fuori neutralizzati da Silvestri: la prima con Calabria (24’), la seconda con Musah (33’). L’Udinese fa ciò che può con le due armi a disposizione: la corsa degli esterni - ficcanti, rapidi, fisici -, e l’estro di Samardzic, una sorta di faro nella pioggia. La nota stonata rossonera, però, si chiama Luka Jovic, a secco di gol da 161 giorni. Il serbo tocca solo 14 palloni in tutto il primo tempo, sbaglia un paio di appoggi semplici, non trova l’intesa con Giroud e si becca anche qualche fischio. Inevitabile la sostituzione all’intervallo.

PEREYRA GOL — La ripresa si apre con un altro fulmine in un cielo già cupo, e stavolta dà più fastidio. Noia muscolare per Krunic, dentro Adli (più Okafor al posto di Jovic). Ventunesimo infortunio stagionale per il Milan. I rossoneri fraseggiano, ci provano con Reijnders, ma alla fine punge l’Udinese. Al 60’ Ebosele si infila in area partendo da destra, si allunga la sfera e Adli gli rifila un pestone: calcio di rigore (tra molti dubbi). Dopo un breve check del Var, il “Tucu” Pereyra - fino a quel momento a corto di guizzi - spiazza Maignan e sigla il primo gol stagionale. A questo punto Pioli abbassa la testa sulla scacchiera e muove i pezzi: spazio a Loftus-Cheek - al rientro dopo lo stop - e fuori Reijnders, che gioca il solito match a due volti. Bene quando c’è da impostare, ma inconsistente sotto porta. Pioli lancia anche Romero, ma gli applausi se li prende Silvestri: al novantesimo sventa un colpo di testa di Giroud, poi si ripete deviando in angolo una conclusione di Florenzi dalla distanza. Il Milan non c’è più. Sorride Cioffi invece, al primo successo dopo il rientro all’Udinese. Quando vede i rossoneri tira fuori gli artigli: due pareggi e un successo in tre gare. Sul curriculum anche uno 0-0 raccolto a San Siro quand’era giocatore, con la maglia del Torino. Dall’altra parte, invece, delusione e rimpianti. Due sconfitte e un pari nelle ultime tre partite di campionato, due reti al Maradona e nessuna tra Juve e Udinese. Pioli riflette sotto la pioggia. Serve una svolta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/11/2023 21:13

Tris del Monza a Verona:
Colombo segna una doppietta da paura!



Per la squadra di Palladino a segno anche Caldirola,
la classifica per i veneti si fa pesante


Matteo Pierelli

Con una doppietta d’autore di Lorenzo Colombo e il sigillo di testa di Caldirola, il Monza sbanca il Bentegodi e spinge sempre più in basso un Verona che non riesce più a vincere: l’ultimo successo resta quello contro la Roma al Bentegodi a fine agosto e il tesoretto accumulato a inizio stagione ora non c’è più. La squadra di Marco Baroni, che ha trovato il gol solo nel finale con Folorunsho, esce dal Bentegodi sommersa dai fischi dei suoi tifosi, delusi e amareggiati. Applausi invece per il Monza di Raffaele Palladino che con questo 3-1 si porta nelle zone nobili della classifica e si gode la classe di Lorenzo Colombo: il baby talento (è del 2002) di scuola e proprietà del Milan decide una partita che sulla carta sarebbe potuta essere molto insidiosa.

LA CHIAVE — Il Verona deve ancora rinunciare a Hien in difesa, mentre davanti è confermata la coppia Bonazzoli-Djuric. Novità per Palladino che parte con la difesa a quattro con D’Ambrosio a destra e Kyriakopoulos a sinistra, mentre Colpani agisce da trequartista dietro l’unica punta Colombo. Il Monza cerca di fare la partita: tanto possesso palla per cercare di sfondare la difesa dell’Hellas. La prima grande occasione per i brianzoli arriva dopo 10 minuti: gran girata di Pablo Marì e palla che scheggia il palo. Poco prima, bravo Montipò a respingere un tentativo di Colombo. Il Verona fa fatica a uscire dalla sua metà campo e al 28’ deve rinunciare a Dawidowicz, out per un problema muscolare: al suo posto Hien. Il Monza insiste e Gagliardini sfiora il palo di testa. Ma poco dopo la mezzora arriva la fiammata dell’Hellas: gran botta di Duda dal limite e palla che va a stamparsi sulla traversa con Di Gregorio battuto. Poi è Colpani ad avere una grande chance al 38’, ma dopo aver saltato anche Montipò tira fuor di destro da posizione defilata. E’ il preludio al gol di vantaggio (41’): azione in verticale con la palla recuperata da Gagliardini e consegnata a Colpani che a sua volta serve Colombo che di destro la butta dentro.

GIOIELLO COLOMBO — Nella ripresa Baroni inserisce Hongla e Lavovic si sposta a sinistra. L’Hellas ha subito una buona occasione, ma Bonazzoli spara alto a due passi da Di Gregorio. Il Verona della ripresa ha un moto d’orgoglio e crea molto di più rispetto alla prima frazione. Ci provano Djuric di testa e Faraoni: niente da fare. Ma reazione della squadra di Baroni finisce li. Poi sale in cattedrale Lorenzo Colombo che al 74’ salta un paio di uomini e con un gran sinistro spedisce la palla all’angolino, là dove Montipò non può arrivare. Al Bentegodi cala il gelo, accentuato poi dalla zuccata di Caldirola (84’) che chiude definitivamente una partita che ha raccontare ancora la rete di Folorunsho allo scadere. Ma ormai è tardi: il Monza fa festa, il Verona riflette su una crisi infinita.

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Il Cagliari ci ha preso gusto: 2-1 al Genoa.
Ranieri fuori dalla zona retrocessione

I sardi trovano la seconda vittoria consecutiva
in campionato grazie alle reti di Viola e Zappa.
A Gilardino non basta Gudmundsson


Francesco Velluzzi


Cagliari in paradiso, a festeggiare in entrambe le curve. Claudio Ranieri azzecca ancora i cambi e vince la seconda partita di fila. Nel “nuovo campionato” cominciato alla nona giornata non ha mai perso. Pari a Salerno, vittorie con Frosinone e Genoa (2-1 con reti Viola e Zappa). Sono Viola, Zappa e Petagna gli uomini che danno qualcosa in più ai sardi che stendono il Genoa di Alberto Gilardino che paga una certa inconsistenza davanti fatta eccezione per il solito straordinario Albert Gudmundsson al quinto centro. Ma il Cagliari ha anema e core, una forza dentro che lo fa spingere sempre, alla ricerca continua del gol e del successo. E gli fa ribaltare le situazioni, come è successo anche mercoledì a Udine in coppa Italia. Gila prova anche il 4-4-2 con Puscas (che non riesce a pareggiare murato da Scuffet) e pure Ekuban. Togliendo anche il doppio play Badelj-Strootman. Il cagliari, orchestrato da un grande Makoumbou e da Prati ne ha di più. Come energia e voglia sicuramente. E ora per la prima volta si toglie dalla zona rossa, lasciando indietro Verona, Empoli (che gioca domani) e Salernitana. I rossoblù liguri restano a 11, ma adesso la lotta salvezza si comincia a infiammare e coinvolge più squadre.

PRIMO TEMPO — La Unipol Domus è esaurita. A Cagliari tutti ancora in maglietta. Nessuna allerta, qui…. Anche lo spicchio dei tifosi del Genoa è pieno. Un tifoso ligure avrebbe accusato un malore prima della partita. Alla quale assiste anche l’ex calciatore Alessio Cerci. La moglie è sorella della compagna di Edoardo Goldaniga. Che è in campo, come con il Frosinone. Ranieri lo aveva detto. Voleva rafforzare la difesa, troppo colpita. E così opta per tre centrali, pur in una difesa a quattro: Goldaniga, Dossena e Hatzidiakos con Augello a sinistra. Zappa, sostituto dell'infortunato Nandez, sta in panchina. Logico che la spinta a destra ne risenta e il Cagliari sposta il pallino a sinistra da Augello, Jankto e Luvumbo. Il Genoa resta a tre con De Winter e Vasquez ai lati di Dragusin. Gilardino rafforza la mediana con il doppio play Strootman accanto a Badelj, così Frendrup può agire quasi da trequarti alle spalle di Malinovskyi, posizionato da seconda punta con Gudmundsson. La partita è tattica, offre pochi spunti, entrambe le squadre cercano di non prenderle. Anche se il Genoa tiene più il pallone. Al 28’ Guida dà il primo giallo, a Malinovskyi, per un pestone. Al 30’ Mancosu tenta il colpo della domenica da lontanissimo vedendo Martinez fuori dai pali. Ma al 36’ il legno lo centra sul serio Vasquez, che colpisce indisturbato la traversa. E’ libero e sulla punizione Hatzdiakos viene saltato. Il Cagliari replica andando in gol: Oristanio bravissimo pesca nel corridoio Luvumbo che segna, ma prima fa fallo su Vasquez. Ultimo sussulto di un primo tempo con un solo minuto di recupero in cui Guida viene fischiato perché non fa battere l’angolo al Cagliari.

SECONDO TEMPO — Ranieri si gioca subito due cambi perché Hatzidiakos non ha convinto tanto e serve maggiore spinta. Quindi dentro Zappa e anche Viola perché Mancosu non ha più di un tempo. Gli effetti sono immediati. Su un lancio sbagliato di Strootman, il Cagliari riparte con Viola che da boa libera Oristanio per la percussione, l’interista lo serve nuovamente e Nicholas fa centro: 1-0 dopo 3’. Ma la gioia della Unipol Domus si spegne quasi subito perché, su un cross innocuo, Goldaniga si abbassa quasi fin terra e rinvia di testa all’indietro. È, di fatto, un assist per Gudmundsson che è ben posizionato e fa un gran gol: 1-1. Il Cagliari all’11' potrebbe raddoppiare, ma Guida, che in modo quasi irritante, non fischia un fallo che uno e fa sempre giocare, non giudica da rigore un intervento di Dragusin su Luvumbo che poi calcia ma trova la gran risposta di Martinez in angolo. Gila decide di rinunciare ai due play e piazza Puscas con Gudmundsson arretrando a centrocampo Malinovskyi. Ranieri risponde con Petagna per Oristanio passando al 4-2-3-1. Gila mette Haps per Martin, ma ci guadagna ancora il Cagliari che al 24’ mette ancora la testa avanti. Petagna lavora un pallone in duello con Dragusin, serve Makoumbou che mette dentro, ma pasticciano sia Dragusin sia, soprattutto, Frendrup. Così Petagna serve Zappa che colpisce: 2-1. La partita si scalda, Guida continua a non fischiare e il nervosismo aumenta. Giallo a Goldaniga e Gudmundsson. Poi l’arbitro risparmia il rosso a Malinovskyi già ammonito che stende male Luvumbo. È un finale rovente. Il Cagliari reclama un altro rigore con De Winter che stende Petagna in area ma c’era fuorigioco di Azzi che poi ha l’occasione in contropiede per il 3-1 ma spara fuori. Il Genoa tenta l’assedio. Nei 6’ di recupero. L’occasione d’oro è sui piedi di Puscas che si fa murare dal bravo Scuffet. Guida dà altri due gialli a Petagna (giusto, per proteste) e Viola, esagerato. Ma il Cagliari resiste e porta a casa la seconda vittoria di fila. E va a festeggiare davanti alle due curve.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/11/2023 21:21

Lukaku croce e delizia! Sbaglia un rigore,
poi ribalta il Lecce al 94': la Roma vince nel recupero



Il centravanti belga si fa parare un penalty dall'eccellente Falcone,
ma a due minuti dalla fine dà seguito al gol
di Azmoun e rende vano il vantaggio di Almqvist


Andrea Pugliese

All'ultimo respiro, con il cuore in gola, quando tutto sembrava finito. Per il Lecce è una beffa, per la Roma una gioia inattesa e anche una boccata d'ossigeno. Perché fino al 46' della ripresa Mou era sotto (gol di Almqvist) e vedeva da vicino il baratro. Poi una testata di Azmoun (ancora bene, come con il Monza) e il gol in extremis di Lukaku regalano alla Roma una vittoria oramai inattesa. E che permette a Mou di superare in classifica Sarri, in attesa del derby di domenica prossima.

SUPREMAZIA DI CASA — Mourinho ritrova Dybala dal via e spedisce Aouar in marcatura fissa su Ramadani sulla costruzione dal basso del Lecce. D'Aversa invece stavolta si schiera con una sorta di 4-2-3-1, dove la differenza la fa Rafia, che fa un po' la mezzala (andando a ricostruire il terzetto di centrocampo) e un po' il trequartista. La Roma potrebbe indirizzare subito la partita sui binari migliori, ma Lukaku calcia malamente su Falcone un rigore concesso dopo appena 2' di gioco per fallo di mano di Baschirotto su tiro di Dybala. Sprecata la chance d'oro, i ragazzi di Mou restano a fare la partita (occasioni per El Shaarawy e Aouar e uno slalom in area di Dybala concluso con una rabona troppo alta), anche se poi a conti fatti la difesa leccese regge bene. Dall'altra parte, invece, il primo tiro (fuori) arriva solo al 29' con Ramadani, ma il Lecce carbura alla distanza e dopo crea un paio di altre occasioni con Banda: sulla prima lo zambiano reclama un rigore per un mani di Karsdorp, sulla seconda spreca tutto al momento decisivo. Dybala, invece, si mette a creare gioco in mezzo, con la Roma che stavolta lavora molto più centralmente che sulle corsie laterali. E proprio un pezzo di bravura dell'argentino (mini-sombrero e tiro al volo) porta la Roma ancora una volta vicina al gol, ma senza riuscire a trovarlo.

AL CARDIOPALMA — D'Aversa ha però capito che se la può giocare, anche perché il Lecce con il passare dei minuti prende coraggio. La velocità di Banda e Almqvist sulle fasce crea problemi alla retroguardia romanista, anche se l'occasione Pongracic se la crea grazie a una palla sanguinosa persa in mezzo da Aouar. Poi Lukaku spreca su Falcone ed El Shaarawy spreca a sua volta una potenziale occasione da gol. Adesso, però, la partita è più equilibrata, considerando anche che la ricerca del gol da parte della Roma crea spazi invitanti per le ripartenze ospiti. Allora dopo un mese e mezzo si rivede anche Renato Sanches, ma è Almqvist al 26' a bruciare Rui Patricio e a portare in vantaggio il Lecce (clamoroso il doppio errore di Mancini su Banda). Mou quindi si mette prima 3-4-3 (dentro Azmoun) e poi 4-2-4 (con Belotti vicino a Lukaku e Azmoun e Dybala larghi). L'argentino sfiora il pari di giustezza, Strefezza va a un soffio dal 2-0. Poi viene giù l'Olimpico, quando tutto sembrava deciso: prima Azmoun pareggia di testa in pieno recupero su spunto di Zalewski, poi Lukaku trova lo spunto decisivo in area per il 2-1. Finisce così, con la gioia romanista e la beffa leccese.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/11/2023 23:45

La Fiorentina ci prova, la Juve vince:
un gol di Miretti tiene Allegri nella scia dell'Inter

Il centrocampista, al primo gol, nell'unica vera occasione,
regala ai bianconeri i punti necessari a restare a -2 dalla capolista


Filippo Cornacchia


Una fiammata di Miretti dopo dieci minuti regala alla Juventus una vittoria pesantissima in casa della Fiorentina. Ai punti – e soprattutto al conteggio dei cross e del predomino territoriale, avrebbero potuto vincere anche i viola. Ma i bianconeri hanno segnato in avvio e poi hanno alzato il muro, dimostratosi imperforabile anche al Franchi. La Signora non incassa reti da sei partite e delle sei subite, quattro sono arrivate tutte il 23 settembre (Sassuolo-Juve 4-2). Da quel momento Szczesny ha alzato la saracinesca e la Signora è partita a tavoletta. Con i tre punti di Firenze, la Juventus resta seconda e a meno due dell’Inter. E dopo la sosta (26 novembre) ci sarà il derby d’Italia-scudetto. La Fiorentina si può consolare con il gioco e lo spirito, ma adesso le sconfitte consecutive in campionato sono tre: Empoli, Lazio e Juventus.

FIAMMATA MIRETTI — Italiano parte con Beltran assistito dal trio offensivo Gonzalez-Barak-Kouame. Mentre Allegri conferma Kean al centro dell’attacco in coppia con Chiesa, alla prima da avversario al Franchi tre anni dopo il trasferimento bianconero. La Juventus parte forte e alla prima fiammata, avviata da Rabiot e rifinita da Kostic, sorprende la Fiorentina (Parisi prima e Quarta poi si addormentano) e passa in vantaggio con un insospettabile: Fabio Miretti. Maledizione finita per il centrocampista bianconero, che dopo 57 presenze in prima squadra si sblocca sotto rete. Così, dopo appena dieci minuti, la partita si incanala sui binari preferiti dalla Juventus. La Fiorentina, incassato il colpo, prende in mano il gioco e prova a dare la scossa trascinata da Gonzalez. Inizia una sorta di tiro/cross al bersaglio. Dove finisce l’imprecisione e la sfortuna dei viola, inizia l’abilità del muro bianconero, con Szczesny decisivo in almeno due occasioni: prima un gran riflesso su Gonzalez e poi un’ottima risposta sulla punizione di Biraghi.

MURO JUVE — Il secondo tempo è una sorta di copia carbone del primo. Italiano cambia uomini e munizioni (dentro Nzola e Bonaventura) e comanda sempre più il gioco: cross e conclusioni a getto continuo, pericoli veri pochi. Ma se la Juventus non subisce gol dal 23 settembre – e dalla disfatta in casa del Sassuolo - non può essere un caso. La difesa e la fase difensiva – guidate alla perfezione da Szczesny e dal trio Gatti-Bremer-Rugani – reggono anche all’assedio viola. Protezione dell’area perfetta e pochi rischi reali nella ripresa. L’impressione è che si sarebbe potuto giocare per altre due ore senza vedere reti. Alla fine gli unici veri brividi del secondo tempo sono quelli che avranno provato Chiesa e Vlahovic, i grandi ex, subissati dai fischi del Franchi al momento del cambio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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06/11/2023 22:13

Che Ibrahimovic!
Il Frosinone riparte:
non basta Caputo all'Empoli

Assist e gol del tedesco.
I giallazzurri dominano la gara e trovano
i tre punti grazie all'ex Bayern e a Cuni.
I toscani all'ottavo ko in 11 partite restano penultimi


Luca Taidelli


Venti minuti di grande Empoli, poi monta l’ondata gialloblù. Il Frosinone dei baby terribili (8 nati dopo il 2000 tra i titolari) schianta alla distanza la banda Andreazzoli con le magie di Cuni ed Ibrahimovic, primo 2005 a segno in Serie A. Ciccio Caputo, che di tanti avversari potrebbe essere il padre, la riapre all’86’ e per poco non gela lo Stirpe subito dopo, ma il bis è in fuorigioco.

PRIMO TEMPO — Qualche sorpresa nelle formazioni iniziali, con Di Francesco che preferisce Irahimovic (reduce dal gol al Torino in Coppa Italia) e Cuni a Baez e Cheddira, mentre Andreazzoli punta su Bereszynski a destra e abbassa Bastoni a sinistra, ma soprattutto non rischia dal 1’ Baldanzi (appena recuperato dopo il problema alla caviglia) e sceglie Gyasi. I toscani per 20’ fanno ammattire gli avversari che in mezz al campo ci capiscono poco. Cancellieri scheggia la traversa dopo 80 secondi, poi mette in porta Gyasi che si impappina. La chiave è in mezzo al campo, con Mazzitelli e Barrenechea che non riescono a leggere i tagli degli esterni di Andreazzoli e i movimenti di Fazzini, che parte da sinistra ma fa male tra le linee. Eppure il gol al 2’ lo segna Cuni su erroraccio in uscita di Ismajli e pressing di Ibrahimovic. Buon per gli ospiti che Cuni fosse in fuorigioco di un’unghia. Soulè prova ad accendere la luce, ma Bastoni lo tiene di mestiere e Luperto è attento nei raddoppi. Solo nella seconda metà del parziale la squadra di Di Francesco alza il baricentro, anche se fatica ad entrare in area.

SECONDO TEMPO — Si riprende senza cambi e col Frosinone a fare la partita e l’Empoli che non riesce a ripartire. Mazzitelli potrebbe stappare il match al 12’ ma il suo destro dal limite si stampa sul palo interno. Il gol però è maturo e lo inventa Cuni con un tacco volante sul cross di Ibrahimovic. Bravo l’albanese, ma Berisha ha le sue colpe perché non la trattiene. Andreazzoli corre ai ripari con Ranocchia e Cambiaghi per Marin e Gyasi, ma i suoi sono prigionieri del torello avversario e al 30’ Ibrahimovic centra il sette sul tacco (un vizio…) di Marchizza ad aprirgli la porta. Match chiuso? Macché. Una zampata di Caputo (testa su cross di Cambiaghi) la riapre all’87’. E qui emerge la fragilità dei laziali, che subiscono anche il 2-2 dello stesso Caputo, che però era in fuorigioco. Brivido finale al 96’ ma Turati c’è sul cross di Ranocchia toccato da Kovalenko.

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 06/11/2023 22:14]
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06/11/2023 23:38

Sanabria e Vlasic a segno,
balzo del Torino in classifica.
Sassuolo, la crisi continua



Granata in vantaggio col paraguaiano dopo 5' e raggiunti da Thorstvedt al 18'.
Ricci e Rodriguez ko nel 1° tempo. Al 68' la rete del croato che vale i 3 punti


Mario Pagliara

E’ dolcissima la notte granata. Il Toro infila la seconda vittoria consecutiva in campionato, ritrova in un colpo solo i gol dei suoi attaccanti Sanabria e Vlasic e si rimette ufficialmente nella scia delle squadre che lottano per l’Europa: il settimo posto, adesso, dista due punti. Il 2-1 finale contro il Sassuolo (pari momentaneo di Thorstvedt ) è, in fin dei conti, anche un risultato bugiardo per quanto la squadra di Juric abbia prodotto e per le occasioni mancate per chiudere in anticipo i conti. I granata si confermano nel pieno di una crescita tattica, atletica e stavolta anche di gioco progressiva ed interessante. Male invece il Sassuolo di Dionisi: ballerino in difesa, sterile in attacco nonostante un tridente che sulla carta autorizzerebbe a immaginare ben altre prestazioni.

SUBITO TONY — L’avvio del Toro è stordente, il Sassuolo sbanda subito. Nei primi cinque minuti, i granata producono tre grandi occasioni e sfondano nella balbettante difesa emiliana. Il colpo che rompe l’equilibrio lo piazza Tonny Sanabria: quinto minuto, Tameze irrompe sulla destra, Sanabria sfugge a Ferrari e firma l’uno a zero. E’ il primo gol stagionale del paraguaiano, che spezza il digiuno dopo cinque mesi e mezzo: la sua ultima gioia il 21 maggio. Il Toro era andato già vicino al vantaggio dopo due minuti con un colpo di testa di Vojvoda su cross di Bellanova con Consigli che si salva in angolo. E al quarto minuto ancora su Sanabria a botta sicura, su invito di Ricci: superlativa nell’occasione la risposta di Consigli.

IL RITORNO DI THORSTVEDT — Dopo sette minuti, un problema muscolare alla coscia destra costringe Ricci a salutare il pubblico: al suo posto Juric dalla tribuna (è squalificato, in panchina c’è il vice Paro) lancia Vlasic. Nel primo tempo, il Toro è in controllo totale della partita, sfonda sulle due fasce con Bellanova e Vojvoda con continuità, ma ha il demerito di non mettere in ghiaccio la gara. Così, al 18’, un errore in disimpegno di Rodriguez crea l’occasione del pari della squadra di Dionisi: Berardi ne approfitta, velo di Laurienté, Thorstvedt indovina il tiro all’angolino con Milinkovic immobile. Granata all’assalto: al 25’ Buongiorno di testa raccoglie la punizione di Ilic, ma sbatte ancora contro un super Consigli. Quattordici minuti dopo Zapata sfiora il palo su un delizioso lancio di Linetty. Prima dell’intervallo, esce anche Rodriguez per problemi muscolari: al suo posto entra Zima.

URLO VLASIC — In avvio di ripresa, dopo pochi secondi, Vojvoda lancia Sanabria: l’attaccante granata si trova a tu per tu con Consigli, ma perde l’attimo per infilare il 2-1. Il Sassuolo prova a scuotersi mentre il Toro prosegue con una buona manovra e al 66’ gli emiliani prendono un palo con Laurienté. Ma i granata sono padroni della serata e passano meritamente al 68’: Tameze (ancora lui, al secondo assist) anticipa Thorstvedt, serve Vlasic che si sblocca segnando il suo primo gol stagionale lasciandosi andare a un urlo liberatorio: 2-1 Toro. La squadra di Juric fallisce in più occasioni il terzo gol e, senza patemi, conduce in porto una pesantissima vittoria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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07/11/2023 00:07

SERIE A 2023/2023 11ª Giornata (11ª di Andata)

03/11/2023
Bologna - Lazio 1-0
04/11/2023
Salernitana - Napoli 0-2
Atalanta - Inter 1-2
Milan - Udinese 0-1
05/11/2023
Verona - Monza 1-3
Cagliari - Genoa 2-1
Roma - Lecce 2-1
Fiorentina - Juventus 0-1
06/11/2023
Frosinone - Empoli 2-1
Torino - Sassuolo 2-1

Classifica
1) Inter punti 28;
2) Juventus punti 26;
3) Milan punti 22;
4) Napoli punti 21;
5) Atalanta punti 19;
6) Bologna punti 18;
7) Roma e Fiorentina punti 17;
9) Monza e Lazio punti 16;
11) Frosinone e Torino punti 15;
13) Lecce punti 13;
14) Genoa e Sassuolo punti 11;
16) Udinese punti 10;
17) Cagliari punti 9;
18) Verona punti 8;
19) Empoli punti 7;
20) Salernitana punti 4.

(gazzetta.it)
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