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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di SEXY FORUM

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2024 17:28
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10/11/2023 23:46

La Salernitana scappa,
Thorstvedt la riprende,
poi il Sassuolo sbatte su Ochoa



La squadra di Inzaghi passa con Ikwuemesi e Dia),
la doppietta del norvegese vale il pari.
Assedio neroverde nel finale: il portiere dei campani salva il risultato


Matteo Dalla Vite

Niente. Non vincono. Il Sassuolo non lo fa da sei gare. La Salernitana dall’inizio del campionato. E allora? Semplice: la fuga iniziale degli uomini di Pippo Inzaghi (lampi di Ikwuemesi e Dia) è stato assorbito dal Sassuolo che col doppio Thorstvedt si era rimesso a viaggiare per bene. Poi? Ochoa, e il doppio palo (colpito da Pinamonti prima e da Mulattieri poi), hanno salvato i campani che alzano la classifica a 5 punti mentre il Mapei borbotta un bel po’ all’uscita degli uomini di Dionisi che nelle ultime 6 gare hanno fatto tre pareggi e tre sconfitte.

DOPPIO LAMPO — Inzaghi lascia inizialmente a sedere Candreva e infila Tchaoui nei due sottopunta (con Dia) dietro a Ikwuemesi; Dionisi opta per Castillejo e Defrel al posto di Laurienté e Bajrami. Si parte con la Salernitana che ha quattro punti in classifica frutto di 4 pareggi e con i neroverdi che non vincono dal pomeriggio scintillante contro l’Inter. L’inizio è un lampo degli uomini di Pippo: palla intelligente in profondità di Mazzocchi che trova tutto il Sassuolo alto alto tranne Vina che tiene in gioco il nigeriano Ikwuemesi pronto ad approfittare e a realizzare – in fuga - il vantaggio in diagonale. Il Sassuolo reagisce, ma Ochoa (9’) para un tiro non semplice di Castillejo. Gli uomini di Dionisi non trovano l’assetto giusto: o troppo alto, quindi rischioso, o troppo basso e quindi attendista; la Salernitana aggredisce, ogni gara è una finale e si vede. E in fatti gli uomini di Pippo non abbassano e, anzi, avanzano per metterla in cassaforte: al 17’ Tchaouna serve in profondità Dia, Ferrari non lo segue e palla sotto il sette, bel gol davvero e doppio vantaggio dei campani. Sorprendente? Si, ma meritato. Dionisi cerca di dare una scossa che arriva al 36’: cross da destra di Berardi, torre di Defrel e Thorstvedt infila da un passo swnza che Maggiore arrivi a tappare. Poco dopo, altra idea: è di Pinamonti, palo con tiro a giro da fuori area. La Salernitana si è abbassata e ora è il Sassuolo a fare la gara: Berardi chiede un rigore per calcio in area di Mazzocchi ma non pare ci siano gli estremi, così Ghersini da 2’ di recupero: tutto rinviato alla ripresa.

ANCORA THORSVEDT — Inizia il secondo tempo e Pippo Inzaghi mette Bradaric, portandolo a sinistra e spostando Mazzocchi a destra, al posto di Daniliuc, che in fondo terzino destro non è: il Sassuolo preme, la Salernitana continua ad abbassare il baricentro di un bel po’. Così, ecco il 2-2: Defrel va via a sinistra, cross e velo di Pinamonti, Thorstvedt è ancora lì, a rimorchio, ed è pari con Maggiore e Tchaoua che non arrivano a coprire. Ora è solo Sassuolo, ma la Salernitana si è inspiegabilmente infeltrita dopo un avvio fulminante. Inzaghi infila anche Legowski e Simy, Dionisi risponde con Laurienté e Volpato (al posto di Castillejo): nella ripresa, e dopo 20’, il Sassuolo ha provato sette conclusioni contro le tre della Salernitana (seguita da oltre 1000 tifosi), evidenza di un andamento che vede i campani troppo chiusi per poter tornare a sperare l’exploit dei primi venti minuti della gara. Ochoa, poi, al 36’ s.t. deve neutralizzare una doppia conclusione in 2”: di Volpato prima e di Laurienté poi. E ancora: a 5’ dalla fine del tempo regolamentare, Mulattieri prende il palo e Berardi si fa parare una conclusione ravvicinata ancora da Ochoa. Pareggio: forse fa più felice la Salernitana che però ha sognato, ma non protetto abbastanza, il primo colpaccio stagionale da tre punti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 10/11/2023 23:47]
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10/11/2023 23:51

La prima volta di Dragusin fa sorridere il Genoa.
Verona, 5° ko consecutivo



Al 44' il difensore realizza la prima rete in Serie A e regala la vittoria al Grifone.
Hellas sempre più sul fondo classifica, senza punti dal 2 ottobre


La prima rete in Serie A di Dragusin regala i tre punti al Genoa e mette ulteriormente nei guai la panchina di Baroni, sempre più in zona retrocessione. Match a lungo controllato dal Grifone, con l'Hellas che ha avuto un paio di guizzi solo nel finale (palo di Terracciano e gran parata di Martinez su testa di Djuric), che cade per la quinta volta di fila (sesta contando anche la sconfitta in Coppa Italia). L'ultimo punto lo ha raccolto in casa del Toro il 2 ottobre. Genoa che invece si allontana ulteriormente dai bassifondi e scavalca il Sassuolo, fermato sul pari nel pomeriggio dalla Salernitana.

LA PARTITA — Per un'occasione degna di nota bisogna aspettare il 43'. Ekuban colpisce il palo, sulla ribattuta De Winter (appena entrato per l'infortunato Bani) di testa trova Magnani in opposizione sulla linea. E' il preludio al vantaggio interno: lo stesso Magnani lascia rimbalzare una palla che Haps serve di testa a Dragusin. Destro al volo e palla in rete per il primo gol in A del difensore. Al 53' Gilardino perde anche Ekuban, entra Puscas che 4' dopo viene lanciato a rete, rimedia Amione. Sul corner ancora il romeno si trova la palla solo davanti a Montipò ma non riesce a indirizzarla e dare forza alla conclusione. Tocca poi a Sabelli e Badelj esaltare i riflessi del portiere gialloblù. Al 74' prima vera palla gol dell'Hellas, con Terracciano che colpisce il palo dopo l'uscita di Martinez su Cruz. E' poi Djuric di testa a costringere il portiere del Grifone a una parata miracolosa. I cinque minuti di recupero non fanno correre ulteriori brividi al Genoa, che porta a casa tre punti preziosi che lo allontanano dal fondo della classifica.

Gazzetta dello Sport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/11/2023 10:10

Milan nervoso e sprecone, il Lecce rimonta in 4' e sfiora il colpo: 2-2



Giroud e Reijnders firmano il 2-0 nel primo tempo,
Sansone e Banda che firmano il 2-2 tra il 66' e il 70'. Leao ko.
Nel recupero annullato il 3-2 a Piccoli ed espulso Giroud


Marco Fallisi

No, il Milan non è guarito. No, il Milan non è ripartito, anzi: tra stasera e domani rischia di ritrovarsi a -6 dalla Juve e a -8 dall’Inter, e solo un controllo al Var – contestatissimo dai 26mila del Via del Mare – impedisce che il pasticcio rossonero diventi una disfatta totale. A Lecce finisce 2-2: i diavoli vanno avanti di due gol, si fanno rimontare dai giallorossi in quattro minuti e poi subiscono il 3-2 al 96’, rete poi annullata dall’arbitro Abisso dopo la review al monitor. La quarta sconfitta in campionato, che sarebbe stata la seconda di fila dopo il ko con l’Udinese a San Siro, è stata evitata ma i conti non tornano comunque: il Milan non vince da oltre un mese, l’emorragia di punti prosegue come pure quella di uomini. Leao e Calabria sono ko, Giroud guarderà dalla tribuna la sfida alla Fiorentina per squalifica, dopo l’espulsione nel recupero di oggi pomeriggio: le ambizioni scudetto dei rossoneri rischiano di spegnersi prima di Natale e la scena della squadra a testa china sotto il settore ospiti, a fine partita, non promette nulla di buono. Il Lecce prosegue la striscia senza vittorie – siamo a 7 partite – ma questo 2-2 in rimonta è una scarica di elettricità che fa guardare avanti con ottimismo: la squadra è viva e ha risorse per lottare.

RAFA SI FERMA — Che a Lecce sarebbe stata un’altra partita rispetto a quella con il Psg in Champions, lo si capisce presto: Pioli deve rinunciare a Loftus-Cheek, straripante da trequartista con i francesi, ma out al Via del Mare ("Non ha proprio recuperato dallo sforzo fatto martedì", dice il tecnico rossonero nel prepartita), e poi a Leao, che alza bandiera bianca dopo dieci minuti. Su un invito di Pobega – titolare in mezzo con Krunic e Reijnders – Rafa scatta verso la porta ma si ferma e chiede il cambio. La dinamica ricorda quella dell’infortunio in Milan-Lazio della scorsa stagione, con il derby di Champions alle porte: allora lo stop fu di una decina di giorni, staremo a vedere questa volta. E così, dall’11’ in avanti, Giroud si ritrova con due partner di attacco diversi dai soliti: Chukwueze a destra (Pulisic è rimasto a Milano per una contrattura) e Okafor a sinistra, al posto di Leao. I nuvoloni di Lecce minacciano pioggia e magari anche un pomeriggio complicato per il Milan: la pioggia arriva puntuale, ma arrivano anche i gol del Diavolo. Con Giroud al centro della scena: il francese prima rompe il ghiaccio segnando di petto su assist di Hernandez – a proposito, la condizione di Theo sale sempre di più – e poi diventa una calamita che attira uomini in maglia giallorossa sulla bella percussione di Reijnders, che entra in area e batte Falcone festeggiando il primo gol in Serie A. Tra il 28’ e il 35’ Pioli è avanti 2-0, e Reijnders per poco non arrotonda tre minuti dopo: il solito Giroud fa sponda, l’olandese calcia forte sul primo palo e lo centra. Poco dopo è il Lecce a sfiorare il gol: Banda raccoglie l’assist di Strefezza da una fascia all’altra e va al tiro, Maignan è super nella respinta. È la foto del primo tempo giallorosso: i pericoli nascono sugli esterni (D’Aversa disegna una squadra raccolta, che cerca la profondità puntando soprattutto sugli strappi di Banda), mentre al centro si muove un 9 trasparente, Krstovic.

SCOSSA E RIMONTA — La ripresa si apre con un altro cambio in casa milanista: Calabria rimane negli spogliatoi per un problema fisico, al suo posto c’è Musah. L’emergenza in difesa prosegue e Pioli si arrangia con quel che ha (anche se la scelta di schierare l’americano da terzino, con Florenzi in panchina, farà discutere). Mentre il Milan, lì davanti, sembra avere trovato gli equilibri giusti (Okafor va a un passo dal 3-0, bravo Falcone a stopparlo), D’Aversa cambia: dentro Blin, Piccoli e Sansone per Kaba, Krstovic e Strefezza per dare la scossa. E la scossa arriva, complice un Milan che si addormenta clamorosamente: al 21’ Blin guadagna un angolo e sull’azione dalla bandierina la tocca per Sansone: l’ex Bologna – sesto gol in A al Milan, la sua vittima preferita – brucia tutti sul secondo palo, 1-2 (ricordate Skriniar l’altra sera?). Al 25’ Musah perde palla a centrocampo, il Lecce riparte in superiorità numerica, la sfrutta e Banda imbuca su assist di Sansone: 2-2. I giallorossi ora banchettano: a ogni contropiede si spalancano praterie nelle quali è possibile fare male ai rossoneri. Pioli, che assiste a un diagonale di Theo pericolosissimo e a una punizione di Sansone che finisce sull’esterno illudendo i tifosi leccesi, rivoluziona il Milan: con Florenzi per Pobega e poi Jovic per Chukwueze torna il 4-2-4 della figuraccia con l’Udinese. Ma è un assetto che non produce nulla, mentre i brividi corrono ancora sulla schiena di Maignan: a 6’ dal 90’ Sansone, indemoniato, colpisce il palo; poco dopo ci prova con una botta dal limite. Il doppio 9 del Milan si squaglia nel recupero, quando Giroud rimedia, per proteste, il secondo giallo e lascia i compagni in dieci. Al 96’ il Via del Mare esplode per il 3-2 di Piccoli, che beffa Maignan da 40 metri, ma Abisso annulla al Var: pestone del giallorosso su Thiaw. Per il Lecce è una festa a metà, per il Milan è notte fonda: il 2-2 dello scorso gennaio aprì la crisi rossonera, questo forse è un segnale ancora più preoccupante. Perché il Milan non sa più vincere, nemmeno quando ha la partita in tasca.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/11/2023 10:15

Juve, difesa in gol e altra notte da capolista.
Ma che sofferenza col Cagliari

Nella ripresa Bremer e Rugani portano in vantaggio i bianconeri, dimezza il passivo Dossena.
L'imbattibilità di Szczesny finisce dopo 615'


Marco Guidi


Una notte da capolista. La Juventus batte il Cagliari 2-1, vola in testa alla classifica con 29 punti e ora aspetta la risposta dell’Inter, ferma momentanea nel posticipo col Frosinone. E’ la solita Juve versione 2023-24: fatica a creare e sbloccare contro le piccole, se non su palla inattiva, per lunghi tratti annoia e fa storcere il naso ai puristi, ma… vince. E continua a vincere: cinque successi di fila. A sporcare la serata è solo il gol subito da Szczesny dopo 615’ d’imbattibilità della porta bianconera. Conoscendo Max Allegri non l’avrà presa benissimo, ma la perfezione non è di questo mondo. E dopo la sosta si ripartirà con Juve-Inter.

BRODINO — Privo dello squalificato Rabiot e degli infortunati Danilo, Alex Sandro e De Sciglio, Allegri schiera per 10/11 la formazione vittoriosa con la Fiorentina. Unico cambio, Cambiaso in fascia con McKennie che si sposta poco più in là, da mezzala destra. Ancora Kean-Chiesa davanti, con Vlahovic in panchina. Ranieri risponde lanciando Petagna dal 1’ e un trio alle sue spalle composto da Jankto, Viola e Luvumbo. L’inizio della Juve è di quelli volenterosi (tre corner in 8’), ma i primi tiri sono dei sardi, con Zappa e Viola che da fuori area non inquadrano la porta. Al 18’ il primo squillo bianconero, con Chiesa che alza troppo la mira su punizione. Il Cagliari chiude bene gli spazi, concede poco come aveva chiesto Ranieri alla vigilia e pizzica in ripartenza, guadagnandosi un angolo sul quale Dossena di testa colpisce male da posizione favorevole. Le difficoltà a trovare varchi e a prendere le misure agli avversari porta Allegri a cambiare anche modulo in corsa, passando alla difesa a 4 e al centrocampo a rombo. L’effetto è di far perdere le distanze al Cagliari. Così al 32’ una giocata illuminante di Chiesa mette Kean a tu per tu con Scuffet, non fosse che il controllo difettoso del centravanti della Nazionale dia modo al portiere rossoblù di fermare tutto. E’ di fatto la prima occasione costruita nel vero senso della parola dalla Juve. Replicata poco dopo da un sinistro alto di Cambiaso dai 16 metri su pregevole invito dello stesso Kean. Mentre McKennie allarga troppo al volo su cross di Kostic al 43’. Poca roba per chiudere una prima frazione di gioco che non passerà di certo alla storia.

FERMI TUTTI — All’intervallo Ranieri sostituisce Petagna con Lapadula, mentre la Juve parte lancia in resta e Chiesa scalda subito le mani a Scuffet dalla distanza. Primo tiro nello specchio dell’intera partita al 46’. Chiesa ci riprova al volo poco dopo: alto, ma non di molto. Il Cagliari ora però soffre. Al 55’ Scuffet ferma prima Kostic e poi Chiesa a due passi dalla porta. E alla fine il muro sardo capitola proprio all’ora di gioco: punizione dalla trequarti di Kostic, Dossena e Zappa si perdono Bremer che tutto solo ha persino il tempo di mirare l’angolino opposto per la zuccata vincente. Al 66’ Allegri inserisce Vlahovic e Iling Junior per Kean e Miretti, mentre Ranieri getta nella mischia Oristanio per Viola. La reazione dei rossoblù allo svantaggio è praticamente nulla. E al 71’ arriva anche il 2-0, sempre su azione da calcio da fermo: corner tagliato di Kostic, Scuffet scavalcato e Rugani al secondo tentativo, dopo aver colpito la traversa, accompagna in rete di petto. Il raddoppio sembrerebbe segnare la parola fine alla gara, ma la granitica difesa bianconera per una volta si addormenta e consente a Dossena su azione d’angolo di riaprire il match: 2-1, con tre gol su tre di difensori da palla inattiva. La Juve torna a subire una rete dopo 615’ d’imbattibilità. Ma soprattutto s’impaurisce, tanto che all’82’ sempre Dossena di testa colpisce il palo, mettendo i brividi allo Stadium. Allegri concede il debutto stagionale a Nicolussi Caviglia, Ranieri ci prova anche con l’amuleto Pavoletti, l’uomo dei gol nel recupero. Ma stavolta la magia non riesce. E seppur con qualche patema inatteso, la Juve si prende i tre punti e la vetta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/11/2023 10:20

Ilic porta avanti il Torino, poi ci pensa il solito Colpani:
a Monza finisce 1-1

I granata producono di più e vanno in vantaggio,
poi un erroraccio di Gineitis lancia il talento brianzolo al sesto gol stagionale.
Annullato un gol agli ospiti nel primo tempo


Matteo Brega


Colpani risponde a Ilic e Monza-Torino finisce 1-1. Un pareggio che lascia le due squadre nel cuore della classifica appena fuori dalla zona Europa.

GOL TORO ANNULLATO — Palladino perde Pablo Marì (fastidio muscolare) e Vignato (piccolo problema ai denti) e lancia dal primo minuto Bondo per la prima volta a centrocampo. Juric sceglie di schierare Rodriguez dietro e Lazaro va a sinistra nel 3-5-2. Il primo tiro della serata è di Zapata: Di Gregorio devia. Nel 3-4-2-1 del Monza, Bondo ha il compito di seguire Vlasic il più possibile per asciugare la fonte di gioco. I brianzoli all’11’ sfiorano il vantaggio con un bel diagonale di Colpani. La sfida prosegue ancora dalla distanza con il destro di Sanabria centrale al 15’. Al 25’ viene annullato il gol del Torino. Per l’arbitro Doveri Zapata spinge Caldirola che sta proteggendo l’uscita del pallone prima di servire Rodriguez che scaglia in rete. Si resta sullo 0-0. Al 34’ cambio obbligato per Juric: Linetty si ferma, dentro Gineitis. Grande occasione per il Monza al 44’: Colpani crossa con l’esterno sinistro, colpo precisissimo per la testa di Gagliardini che di testa tutto solo colpisce però centrale senza creare problemi a Milinkovic-Savic.

LA GARA CAMBIA — Dopo 10 minuti della ripresa il Torino passa. Zapata lavora un pallone a sinistra, manda fuori giri Caldirola, controlla e scarica basso per l’accorrente Ilic che anticipa Bondo e gira sul secondo palo. La risposta monzese è immediata con Colpani che di sinistro impegna Milinkovic-Savic bravo a respingere la conclusione a giro. Palladino cambia: dentro Birindelli e Mota Carvalho per Ciurria e Bondo. Mota Carvalho va a fare il trequartista riportando Pessina sulla linea mediana. Il pareggio del Monza arriva al 20’. Colpani approfitta di un errore di Gineitis che sbaglia l’appoggio di testa lasciando al numero 28 campo libero. Il suo sinistro non tradisce e la partita si ritrova sull’1-1 al 21’. Per Colpani sesto gol in campionato sui 13 complessivi del Monza. Il Torino si riaffaccia in area al 35’ con un sinistro violento dal limite di Ilic sul quale Di Gregorio arriva benissimo anticipando anche poi Sanabria sulla ribattuta. Valentin Carboni nel primo minuto di recupero calcia troppo centrale e spreca una buona opportunità. Finisce così 1-1.

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 12/11/2023 10:21]
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12/11/2023 14:48

Napoli sconfitto dall'Empoli nel recupero
e sommerso dai fischi: Garcia ora rischia



Il tecnico francese lascia in panchina Kvaratskhelia.
Il georgiano viene inserito al 54' e ha tre occasioni,
una clamorosa all'89', e al 91' Kovalenko segna la rete della vittoria.
De Laurentiis approfitterà della sosta per decidere del futuro dell'allenatore


Maurizio Nicita

Se volete chiamatela pure maledizione Maradona ma lasciamo da parte i santi perché l’ennesima sconfitta interna - quarta - è figlia delle scelte confuse di Rudi Garcia che ci mette del suo. Comunque la si pensi il tecnico francese - fischiatissimo, e anche la squadra - non ha mai dato continuità a una squadra che stasera rischia di scivolare al quinto posto. Ora spetta al presidente De Laurentiis, che era sceso nello spogliatoio già nell’intervallo, prendere la decisione giusta. Se continuare con Garcia o cercare la svolta, visto che adesso arriva la sosta. Complimenti all’Empoli di Andreazzoli che gioca una partita intelligente raccogliendo nel finale il massimo con un gol di Kovalenko, e respirando così in classifica.

RUDI FISCHIATO — Già alla lettura delle formazioni Garcia (fischiato dal pubblico) sorprende tutti, puntando su un 4-2-3-1 però con due esclusioni eccellenti Kvara e Zielinski. Raspadori sottopunta di Simeone con Politano ed Elmas esterni. Altra sorpresa dietro con Ostigard accanto a Rrahmani: due centrali destri con i due mancini in panchina. In porta Gollini perché Meret ha avuto un risentimento muscolare nel riscaldamento. Andreazzoli in difesa preferisce Bereszynski (campione d’Italia col Napoli) a Ebuehi e in mezzo schiera Fazzini e Ranocchia con Maleh. Comunque sia gli azzurri provano a spingere con i toscani ben disposti in fase difensiva ma sempre pronti a ripartire con un Cambiaghi ispirato. Il Napoli va vicino al gol con un sinistro a giro di Politano, deviato in angolo da Berisha che respinge pure il successivo colpo di testa di Anguissa sul corner. Ma proprio nel momento migliore dei campioni di casa cresce la squadra di Andreazzoli. Cancellieri e Caputo sfruttano male delle buone situazioni. Poi Cambiaghi prima manda in porta Ranocchia, che devia fuori, e poi di sinistro impegna Gollini nella parata più difficile. Il resto è un po’ noioso e mostra le discrasie dell’attuale momento del Napoli: Simeone che si allarga per crossare, Rrahmani che prova lanci non in un disegno tattico ma perché non sa cosa farne del pallone e non per colpa sua.

CON KVARA E ZIELU — Nella ripresa Garcia inserisce presto Kvara e Zielinski, ma toglie Simeone l’unico di “peso” cui poter appoggiare cross e gioco, valutando che la pioggia battente ha appesantito il campo. Per vedere una parata di Berisha, forse la migliore, bisogna aspettare la mezz’ora quando è entrato pure Lindstrom per un Politano sfiancato. Poi c’è un sinistro di Kvara respinto e poco altro mentre le ripartenze dell’Empoli fanno venire i brividi ai tifosi napoletani, ma non per il freddo. Finale incredibile con Berisha che salva con la punta del piede un tiro di Kvara a colpo sicuro e sul rovesciamento di fronte Kovalenko che, allo scadere, trova il diagonale giusto per battere Gollini sul palo più lontano.

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12/11/2023 22:30

Urlo Fiorentina con Gonzalez:
Bologna battuto dopo dieci partite, viola quinti

Derby bellissimo con tanto var: apre Bonaventura,
risponde Zirkzee su rigore, poi decide Nico sempre dal dischetto.
I rossoblù non perdevano dalla prima di campionato


Matteo Dalla Vite


La Fiorentina torna alla vittoria (dopo 3 k.o. di fila) in campionato e il Bologna perde la prima gara dopo dieci risultati utili di fila: la risultante di una gara folle - con dentro un gol annullato, due revisioni Var, due rigori dati e uno tolto - è questa. E i viola di Italiano sorpassano i rossoblù in classifica dentro un derby dell’Appennino decisamente acceso, intenso, ruvidissimo, giocato sempre e con dentro anche polemiche (per esempio l’esultanza sotto la Fiesole di Zirkzee, che poi si è scusato) e contrasti forti. Un gol bellissimo di Bonaventura ha aperto la sfida, il rigore di Zirkzee l’ha momentaneamente impattata, il Bologna ha sfiorato la fuga (gol annullato a Orsolini per fuorigioco alla fine del primo tempo) ma poi è stata la Fiorentina a sfruttare la trattenuta di maglia di Kristiansen a Ikonè piazzando il rigore del 2-1 definitivo con Nico Gonzalez.

SUPERGOL — Italiano mette come argini la coppia Duncan-Arthur e Bonaventura come sottopunta rispetto a Nzola. Motta sceglie Kristiansen al posto di Lykogiannis e per il resto apparecchia la formazione annunciata. Il primo quarto d’ora è di studio e di approccio, con il duello Zirkzee-Quarta che cattura l’attenzione, un tiro di Nico Gonzalez parato comodamente da Skorupski e poi ecco la fiammata viola: azione davvero stupenda, di prima e in velocità, Nzola fa da sponda a Bonaventura che si gira in area e – poco coperto da Kristiansen – infila il pallone nel sette, roba imprendibile per Skorupski al minuto 17. I 3000 tifosi bolognesi accentuano le volontà del Bologna che palleggia molto di più rispetto alla Fiorentina ma alla conclusione arriva (entrambe fuori) con Orsolini al 18’ e di testa con Ferguson che raccoglie un bel cross dalla destra di Posch e sfiora il palo di Terracciano.

ESULTANZA E SCUSE — Il Bologna cerca di reagire al meglio e, ad azione non conclusa, Paterna richiama Maresca al Var per una situazione d’area precedente: il video evidenzia che, saltando con Calafiori, Parisi ha il braccio alto e largo. Revisione e rigore per il Bologna: prima del tiro, Biraghi e Saelemaekers litigano, poi Zirkzee fa 1-1 dal dischetto ed esulta col segno della mitraglia alla Batistuta (lo aveva già fatto altre volte ma non è poi il periodo storico giusto…) sotto la Fiesole. Il clima, inevitabilmente, si incendia: poi Biraghi spiega a Zirkzee che non sarebbe stato il caso di gioire così sotto la curva viola e l’olandese alza la mano scusandosi. La Fiorentina chiede un rigore ma Calafiori impatta il pallone sì col braccio ma attaccato al busto, mentre scatta la prima ammonizione: è per Saelemaekers che cercando di evitare Parisi lo tocca con la mano al viso. Italiano chiede il rosso ma resta giallo, correttamente. Il Bologna si avvicina anche al raddoppio: un errore di Milenkovic avvantaggia Saelemaekers ma Terracciano para.

EMOZIONI A RAFFICA — Poi, dentro una gara in cui non manca nulla (scintille da ammonizione fra Aebischer e Bonaventura) ecco che il Bologna si prende il vantaggio: azione di prima fra Zirkzee, Ferguson e Orsolini, con colpo di sinistro dell’ala destra che piega Terracciano. Azione pregevole, trenta secondi e il SAOT (fuorigioco semiautomatico) annulla per posizione offside dell’autore del gol. Nella ripresa Italiano infila Ikone e Ranieri togliendo Parisi e Nzola mentre Motta riparte con gli stessi undici: passano due minuti e la Fiorentina torna in vantaggio con un rigore procurato da Kristiansen che tira la maglia palesemente a Ikone. Trasforma Nico Gonzalez e 2-1 per la Viola. Ribaltamento e c’è una situazione per la quale Maresca è nuovamente richiamato al Var, minuto 18: c’è un contatto in area fra Saelemaekers e Arthur, inizialmente sembra fuorigioco del belga ma non lo è, così Maresca assegna il rigore; l’arbitro viene “invitato” ad andare al video e nota la manata di Saelemaekers e anche l’aggancio del viola. Niente rigore, si prosegue ma Paterna (var, appunto) si erge quasi a protagonista. Nico arriva vicino al gol ma sbaglia il pallonetto al 36’, Motta mette Van Hooijdonk al posto di Zirkzee, e al 42’ ci prova Ferguson: Terracciano para. Maresca (gara rivedibile, la sua) dà sei minuti di recupero ma la risultante è che la Fiorentina torna alla vittoria dopo tre ko di fila e il Bologna chiude la propria serie di imbattibilità a dieci risultati utili consecutivi.

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12/11/2023 22:50

Brutta Atalanta, che paura.
L'Udinese domina, Ederson-gol nel recupero salva la Dea



Bergamaschi mai in partita: Success sbaglia un rigore,
poi gol di Walace e paratone di Carnesecchi.
Gli ospiti ci provano a tempo scaduto e trovano il pari al 92'


Alex Frosio

Dopo il ko interno con l’Inter, l’Atalanta depotenziata in avvio non riesce ad accelerare contro un’Udinese che dall’arrivo di Cioffi sembra ritrovata e che ha accarezzato a lungo la seconda vittoria di fila dopo il colpo a San Siro con il Milan, ma la Dea rimedia nel recupero con Ederson al gol di Walace. Gasperini si tiene accanto – cioè in panchina – Scamacca, Lookman, Musso e Zappacosta, e punta su Carnesecchi in porta e un trio di prima linea con Muriel, Miranchuk (alla prima da titolare in stagione) e Pasalic. Scelte comprensibili tre giorni dopo l’Europa League, un po’ meno in una partita prima della sosta per le nazionali. L’Udinese si piazza con il suo 3-5-1-1 che tiene corti i reparti e costruisce un muro su cui la Dea comincia a rimbalzare. Il terminale offensivo – si fa per dire, visti gli effetti – è ancora Success, che già al 13’ preannuncia la giornataccia con una deviazione in acrobazia con cui di fatto rinvia all’indietro. L’orizzontalità dell’Atalanta si contrappone alla verticalità dell’Udinese, che con il passare dei minuti assume efficacia. Al 20’ Ebosele in fuga centrale perde l’equilibrio al momento del tiro, sbilanciato da Djimsiti, al 30’ invece Ferreira sfugge ai radar su invito verticale di Pereyra, Carnesecchi esce con un fatale millisecondo di ritardo e lo tocca: rigore. Invece del designato Pereyra, sul dischetto va Success. “Deve sbloccarsi”, è il pensiero della Dacia Arena. Non ci riesce. Finta, controfinta, palo. Il pericolo scampato non scuote la Dea, al contrario dà fiducia all’Udinese. Samardzic scalda il sinistro: al 39’ conclusione centrale, al 44’ splendida parabola a giro che si stampa sulla traversa. L’azione prosegue e Walace prova da fuori – a proposito di fiducia -, Djimsiti è sulla traiettoria e spiazza Carnesecchi. Udinese in vantaggio, e pure meritatamente al doppio fischio dell’arbitro Aureliano, anche perché il Gasp ruota i suoi tre davanti scambiandogli posizione, ma dell’Atalanta non c’è traccia in area friulana, nemmeno sui cinque calci d’angolo battuti.

CAMBI DAVANTI — A inizio ripresa ci sono subito Scamacca e Lookman per Muriel e Pasalic: cambi ovvi. Il centravanti azzurro riceve subito in area e mette in mezzo un pallone interessante, dando l’impressione che sia cambiata l’aria. Non è così, perché è l’Udinese ad andare vicinissima al raddoppio. Al 3’ HAteboer buca, Zemura vola e scarica il sinistro, Carnesecchi respinge con le gambe (e Gasp toglie Hateboer per Holm). Al 16’ il capolavoro del portiere dell’Atalanta: Pereyra cerca il sinistro a giro, “Carne” si allunga in modo prodigioso per mettere in angolo. Al 19’ il primo segnale bergamasco: Koopmeiners al cross, sul secondo palo Lookman incrocia largo. Troppo poco. Gasperini inserisce anche Zortea per Bakker, poi Zappacosta per Holm che si è infortunato. Cioffi ha rinfrescato centrocampo – Lovric per Payero -, difesa – Kristensen per Ferreira che accusa un problema -, poi l’attacco (Kamara, Thauvin e Lucca). L’Udinese sembra in controllo sulla tenue pressione dell’Atalanta, che si è fatta viva solo al 33’ con una girata di Scamacca alta. Poi al 47’ l’assalto disperato della Dea paga: cross di Zappacosta e Ederson tutto solo a centro area, perché Kristensen in marcatura scivola, gira di testa all’angolo. E’ il primo e unico tiro nello specchio dell’Atalanta. Basta per l’1-1.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/11/2023 23:08

Tanti cartellini, poche occasioni, zero gol:
Lazio-Roma si ferma al palo di Luis Alberto



Nel primo tempo lo spagnolo spedisce sul palo un tiro da 25 metri.
E alla fine caloroso abbraccio tra Mou e Sarri


Andrea Pugliese

A conti fatti, forse va davvero bene così a tutti. Nel senso che perdere questo derby avrebbe voluto dire vivere una sosta angosciante, da una parte e dall’altra. E allora lo 0-0 è il risultato più scontato e anche quello più giusto. Perché se per un po’ Roma e Lazio ci hanno provato anche a portarla a casa, la ripresa è stata praticamente archiviata dal via. Si è giocato a ritmi bassi, quasi nulli, come se si fosse già deciso che doveva andare a finire così. Per la Lazio c’è il rammarico del palo di Luis Alberto, per la Roma un gol annullato a Cristante per fuorigioco. Ma tutto nel primo tempo, perché nel secondo praticamente non si è giocato mai…

DOPPIO VOLTO — Mou recupera Spinazzola e lo preferisce a Zalewski, anche per provare ad aiutare Ndicka su Anderson, visto il mismatch a livello di velocità. Solo che il brasiliano incide poco, mentre la Roma nei primi 20 minuti sorprende la Lazio con un’aggressività quasi sconosciuta. Mourinho ordina marcature a uomo sui centrocampisti (Bove-Cataldi, Cristante-Luis Alberto e Paredes-Guendouzi gli accoppiamenti) così che la squadra di Sarri ci mette un po’ a organizzarsi. Tanto è vero che nei primi 20 minuti la Roma gioca meglio, fa gol con Cristante (annullato per fuorigioco) e si rende pericolosa prima con Lukaku di testa e poi con Karsdorp (tiro al volo di poco alto). A sinistra, tra l’altro, Marusic soffre tantissimo, un po’ perché si preoccupa spesso di raddoppiare su Dybala, un po’ perché Pedro lo aiuta poco in fascia. Da metà tempo in poi, però, viene fuori la Lazio, che costruisce tre limpide azioni per andare in gol: prima Luis Alberto colpisce un palo clamoroso da fuori area, poi Rui Patricio si supera su colpo di testa di Romagnoli (assist sempre dello spagnolo) e poi ancora Luis Alberto spreca alle stelle la palla del vantaggio, praticamente un rigore in movimento. E proprio il Mago è l’uomo più pericoloso, anche perché Paredes davanti alla difesa scherma poco o niente e lui trova spazi invitanti per andare a fare male ai giallorossi. Che dopo mezzora si ritrovano già con i due braccetti di difesa (Mancini a sinistra e Ndicka a destra) ammoniti, il che limita e di molto anche la capacità di riaggredire e risalire romanista, proprio per non alzare troppo il baricentro e lasciare i due difensori agli uno contro uno con Pedro e Anderson. Si chiude con un pizzico di nervosismo di troppo, con Immobile a litigare un po’ con tutti i giallorossi.

A GIRI RIDOTTI — La ripresa gira a ritmo molto più lenti, anche perché la Lazio abbassa spesso il baricentro, per provare a far male sulle ripartenze. La mossa non riesce, anche perché la Roma non accetta la sfida, non presta il fianco e allora si finisce spesso con il trotterellare in mezzo al campo. Mourinho si infuria subito per un presunto secondo giallo a Immobile, Luis Alberto abbassa i giri del suo motore mentre dall’altra parte Lukaku non riesce mai a far davvero paura alla retroguardia biancoceleste. Per chi si aspettava una partita segnata dagli spunti dei due centravanti (Lukaku e Immobile) è rimasto deluso. Così il primo tiro in porta arriva al 28’ della ripresa, è di Vecino (entrato e uscito poco dopo per infortunio) da fuori, ma senza grosse velleità. Isaksen riesce a dare un po’ di vivacità alla manovra biancoceleste, Sanches invece sembra mancare di forza ed energie. E allora finisce così, senza reti ma con l’abbraccio finale tra Sarri e Mourinho, i due grandi contendenti della vigilia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/11/2023 23:25

Capolavoro di Dimarco, poi Calha su rigore:
Frosinone al tappeto, l'Inter torna in vetta



Un gol per tempo e Inzaghi continua la sua corsa vincente.
Nella ripresa palo di Cheddira


Andrea Ramazzotti

L'Inter arriva al derby d'Italia di domenica 26 davanti alla Juventus. Inzaghi si godrà la sosta dalla vetta della classifica, a +2 sui bianconeri, grazie alla vittoria sul Frosinone, un successo frutto della prodezza di Dimarco e del rigore conquistato dall'imprendibile Thuram. La corsa scudetto adesso è un testa a testa tra i nerazzurri e i bianconeri visto che il Milan terzo è staccato di 8 punti dalla capolista e il Napoli quarto è addirittura a -10. Inzaghi contro Allegri sarà il tormentone della sosta e probabilmente del resto della stagione. Anche se questa Inter, che ha vinto la sedicesima partita delle ultime 19 in Serie A e ha sia il miglior attacco sia la miglior difesa del torneo, è una squadra capace di lanciare segnali importanti alla concorrenza. Di Francesco prova a renderle la vita difficile, ma il muro di Sommer resiste: è il clean sheet numero 8 in 12 giornate (Onana ne ha fatti altrettanti in tutto lo scorso campionato), il decimo del 2023-24. Numeri "pesanti" che, Juve a parte, hanno già creato un vuoto con le altre. La pausa per Inzaghi sarà dolce, anche se il derby d'Italia alla ripresa non autorizza a distrarsi.

BUON FROSINONE — Per andare alla ricerca della sesta affermazione di fila dopo la sosta di ottobre (obiettivo centrato), Inzaghi sceglie i titolarissimi e, con il recupero di Dumfries (acciaccato a Salisburgo), arretra Darmian nella linea a tre dietro. Davanti c'è Lautaro, nel pre gara premiato come miglior giocatore della A nel mese di ottobre. Di Francesco risponde ritoccando l'assetto tattico: niente 4-2-3-1, ma spazio per il 3-4-2-1 con Monterisi, Okoli e Marchizza in difesa, Soulé e Reinier dietro l'unica punta Cuni. Chi si aspetta un Frosinone arroccato, che punta sulle ripartenze, rimane deluso perché gli ospiti alzano la pressione per infastidire la costruzione dei nerazzurri e, quando hanno il pallone, attaccano con tanti uomini cercando di far male come testimoniano i due tiri dal limite nei primi 16 minuti: prima Barrenechea spara alto, poi Soulé impegna Sommer. L'Inter gestisce il ritmo, ma non può allungarsi troppo perché Soulé e Reinier tra le linee sono un pericolo. Inzaghi si arrabbia per un vantaggio non concesso da Dionisi ai suoi (Mkhitaryan lanciato verso la porta) e per qualche errore nei passaggi, ma quando i vice campioni d'Europa saltano la prima pressione, ci vuole una super parata di Turati su Lautaro per evitare l'1-0.

MAGIA DIMARCO — La partita è gradevole e il Frosinone attacca con personalità e rapidità, costringendo Darmian e Acerbi a interventi importanti. All'Inter manca un po' di spinta a destra perché, se Dimarco a sinistra è una spina nel fianco e riceve spesso il pallone in zona pericolosa, sull'altra corsia Dumfries latita. Di Francesco dopo la mezzora perde l'infortunato Mazzitelli (fastidio al polpaccio sinistro; al suo posto Brescianini), ma lo spartito tattico non cambia: i nerazzurri arrivano spesso sul fondo, quasi sempre a sinistra, gli ospiti coprono bene il centro dell'area. Ci vuole una giocata per far saltare il castello del Frosinone e quella "giocata" la fa Dimarco che con il mancino disegna una parabola lunga 56 metri che, poco dopo metà campo, dalla linea del fallo laterale, si spegne alle spalle di Turati, troppo avanzato. Non è un cross sbagliato, ma una conclusione cercata, dopo aver ricevuto la sfera da Mkhitaryan e aver saltato Lirola. Una magia pazzesca, da raccontare ai figli e ai nipoti. La panchina dell'Inter e tutto San Siro applaudono increduli, Sommer si mette le mani nei capelli. La reazione del Frosinone comunque c'è: Soulé approfitta di un errore di Dimarco e costringe Acerbi a chiudere alla grande. Si va al riposo sull'1-0 e per la quattordicesima volta su sedici incontri ufficiali, all'intervallo la porta di Sommer è inviolata.

CALHA RIGORE — L'Inter riparte fortissimo e dopo due minuti con uno slalom in area Thuram si conquista un rigore subendo il fallo in scivolata di Okoli: dagli undici metri Calhanoglu trasforma spiazzando Turati. Per il turco è l'undicesimo penalty su undici realizzato da quando è all'Inter, il quattordicesimo su quattordici da quando è in Italia. I nerazzurri vanno vicini al 3-0 con un colpo di testa di Dumfries e un tiro alto di Darmian. Di Francesco capisce che deve cambiare qualcosa per dare una scossa, così getta nella mischia Cheddira e Ibrahimovic per Lirola e Cuni e torna al 4-2-3-1. La reazione è immediata e Cheddira colpisce il palo (è il decimo della stagione del Frosinone) a Sommer battuto. Inzaghi risponde sostituendo Dumfries, ormai senza benzina, con De Vrij: l'olandese va in difesa e Darmian si sposta in fascia. Sommer disinnesca un tiro di Marchizza, poi Mkhitaryan su assist di Dimarco non trova il tris. Ibrahimovic (Arijon) prova a fare quello che un altro Ibrahimovic (Zlatan) ha fatto tante volte al Meazza, ovvero gol, ma Sommer risponde ancora presente. L'Inter si affaccia agli ultimi venti minuti con Arnautovic e Frattesi al posto di Thuram e Mkhitaryan: chiaro l'intento di gestire il risultato. Il Frosinone ci prova, ma paga la stanchezza e si arrende al quinto ko su cinque della sua storia contro l'Inter. Entrano anche Sensi e Carlos Augusto per l'ultimo spezzone, con il Meazza che irride i cugini milanisti e Lautaro che fallisce il 3-0. Il Toro si arrabbia, ma poi festeggia con gli altri. Il messaggio alla Juve è inviato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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14/11/2023 00:58

SERIE A 2023/2023 12ª Giornata (12ª di Andata)

10/11/2023
Sassuolo - Salernitana 2-2
Genoa - Verona 1-0
11/11/2023
Lecce - Milan 2-2
Juventus - Cagliari 2-1
Monza - Torino 1-1
12/11/2023
Napoli - Empoli 0-1
Fiorentina - Bologna 2-1
Udinese - Atalanta 1-1
Lazio - Roma 0-0
Inter - Frosinone 2-0

Classifica
1) Inter punti 31;
2) Juventus punti 29;
3) Milan punti 23;
4) Napoli punti 21;
5) Atalanta e Fiorentina punti 20;
7) Roma e Bologna punti 18;
9) Monza e Lazio punti 17;
11) Torino punti 16;
12) Frosinone punti 15;
13) Genoa e Lecce punti 14;
15) Sassuolo punti 12;
16) Udinese punti 11;
17) Empoli punti 10;
18) Cagliari punti 9;
19) Verona punti 8;
20) Salernitana punti 5.

(gazzetta.it)
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25/11/2023 18:13

Il Napoli riparte da Walter Mazzarri: la sconfitta interna con l'Empoli è stata la goccia decisiva nel travaso di bile del patron De Laurentiis che ha dovuto ammettere che Rudi Garcia è stato un grosso flop.
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25/11/2023 18:17

Salernitana, rimonta e prima gioia con Kastanos e Candreva.
Alla Lazio non basta Immobile

Nel primo tempo il rigore del centravanti biancoceleste,
poi i padroni di casa due volte a segno nella ripresa.
Zaccagni infortunato


Stefano Cieri


La Salernitana rompe il ghiaccio. La formazione di Pippo Inzaghi conquista la sua prima vittoria in campionato e, forse, da qui inizia una nuova stagione. Vittoria meritata, ottenuta in rimonta, col cuore, ma anche con un atteggiamento tattico convincente. Ennesimo tonfo invece per la Lazio, il sesto di questo torneo. Sconfitta pesante e inspiegabile. È stata senza dubbio la peggiore Lazio della stagione, probabilmente la più brutta dell’intera gestione Sarri. Le assenze di Luis Alberto e Romagnoli, per quanto importanti, non la giustificano minimamente.


SBLOCCA IMMOBILE — La partita comincia al piccolo trotto, le squadre si studiano, la Lazio fa un possesso palla sterile che non trova sbocchi sia per i ritmi troppo lenti sia per l’atteggiamento tattico della Salernitana, molto guardingo. Inzaghi schiera i suoi con un 3-4-2-1 molto bloccato, con i due esterni di centrocampo, Mazzocchi e Bradaric, che si abbassano spesso sulla linea dei tre difensori (Daniliuc-Gyomber-Pirola). A centrocampo si forma così una specie di quadrato con Coulibaly e Bohinen più bassi e Kastanos e Candreva più alti, dietro l’unica punta Ikwuemesi. Sarri risponde con il consueto 4-3-3, in cui spiccano le assenze di Luis Alberto a centrocampo (lo sostituisce Kamada) e Romagnoli in difesa (c’è Gila, che torna a giocare in campionato dopo un anno). Per il resto è la solita Lazio, compreso Zaccagni che viene recuperato in extremis. La fase di studio dura una ventina di minuti, poi a uscire dal guscio non è la Lazio come sarebbe lecito aspettarsi, ma la formazione di casa. Che, vista la scarsa intensità dei biancocelesti, si fa vedere nella metà campo avversaria con apprezzabile coraggio. E produce anche due palle-gol importanti tra il 22’ e il 24’. Prima è Candreva con un insidioso tiro-cross a costringere Provedel ad una respinta non facile. Quindi è Bohinen a colpire la parte alta della traversa con una conclusione da fuori. La fiammata improvvisa della Salernitana serve però a svegliare la Lazio. Che da quel momento abbandona il proposito di dominare attraverso il fraseggio stretto, ma cerca la porta in maniera più verticale. Arrivano così le palle-gol di Anderson (si immola Gyomber per salvare) e Marusic (tiro-cross che danza sulla linea di porta). Il gol che sblocca la partita arriva al 43’ e lo realizza Immobile dal dischetto. Il rigore viene concesso da Prontera dopo che il var Pairetto lo invita a rivedere l’azione. L’arbitro non era infatti intervenuto sulla trattenuta di Gyomber ai danni di Immobile. Dopo averla guardata al monitor concede però il rigore che il capitano della Lazio trasforma.


RIBALTONE — La ripresa comincia con la sostituzione di Gyomber con Lovato. Mossa precauzionale quella di Inzaghi. Poco prima dell’intervallo Gyomber (ammonito in occasione dell’azione del rigore, rischia il secondo giallo per un’entrataccia su Marusic (che Prontera non sanziona con l’ammonizione). La Salernitana, andata all’intervallo col morale sotto i tacchi per il gol subito, scende in campo con tutt’altro spirito. La Lazio, invece, commette l’errore di ritenere la pratica già chiusa col gol di Immobile e resta vittima di quei black out che spesso la bloccano. Succede così che la squadra di casa prende il comando delle operazioni e non lo molla fino alla fine. Il gol del pareggio arriva al 10’ grazie ad una bella iniziativa di Mazzocchi sulla destra. Sul suo cross c’è il colpo di testa ravvicinato di Candreva che Provedel respinge in qualche modo, la palla finisce sui piedi di Kastanos che realizza l’1-1. La formazione campana insiste e potrebbe effettuare il sorpasso già al 14’. bella combinazione Kastanos-Candreva, l’ex laziale tutto solo davanti a Provedel tenta il tocco morbido, ma il portiere biancoceleste non si fa sorprendere. Candreva si riscatta però al 22’ con un gol incredibile dalla distanza. La sua botta prende un giro particolare e sorprende Provedel (che comunque qualcosa di più potrebbe fare). Il 2-1 è meritato perché in campo c’è una squadra, la Salernitana, che corre e insegue il suo obiettivo ed un’altra, la Lazio, che passeggia, è svogliata ed incapace di imbastire una qualsiasi reazione. L’unica palla-gol della ripresa arriva tra le due reti della Salernitana, grazie ad un assolo di Anderson sul cui traversone Zaccagni tira leggermente sopra la traversa da ottima posizione. Ma, dopo che va in svantaggio, la squadra di Sarri non produce nulla, a parte qualche velleitario tiro da fuori. A nulla servono i cambi. Il tecnico butta dentro prima Pedro e Hysaj (per Zaccagni e Lazzari), quindi Castellanos e Isaksen (per Immobile e Anderson) e infine Vecino per Cataldi, senza che l’inerzia cambi. Meglio i cambi di Inzaghi che consentono alla Salernitana di restare viva fino al termine (entrano Fazio, Legowski, Maggiore e Bronn, escono Daniliuc, Bohinen, Kastanos e Pirola). La squadra di casa tiene e conquista la prima sospirata vittoria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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25/11/2023 23:13

Mazzarri vince al debutto con Kvara e Elmas:
Atalanta ko e Napoli terzo



Azzurri in vantaggio con un colpo di testa del georgiano,
pari di Lookman e prima del gol da tre punti del macedone:
scavalcato per ora il Milan in classifica


Andrea Elefante

Quasi 4.000 giorni dopo la sua prima volta con gli azzurri, un anno e mezzo dopo la sua ultima volta in Serie A, Walter Mazzarri riabbraccia il Napoli e una vittoria: sotto gli occhi dell’allenatore dello scudetto e oggi c.t. della Nazionale, Luciano Spalletti, la squadra campione d’Italia riparte con una vittoria sofferta ma cinica, approfittando di un “regalo” di Carnesecchi per rimettere la testa avanti proprio nel momento di maggior sofferenza, dopo aver rischiato più di una volta il gol del 2-1 dell’Atalanta. La squadra di Gasperini - un punto nelle ultime tre partite - riscopre così il tabù Gewiss, con la seconda sconfitta consecutiva dopo quella con l’Inter e anche quello degli incroci con le big, contro le quali in questo campionato ha fatto appena un punto (contro la Juve).

LE SCELTE DEL NAPOLI — Gasperini scioglie in extremis il nodo Koopmeiners: l’olandese gioca (era tornato dalla nazionale con un affaticamento che lo aveva tenuto in dubbio fino a stamattina), dunque affianca Ederson, per sostituire lo squalificato De Roon. Il trequartista è Pasalic, dietro De Ketelaere, preferito a Scamacca, e Lookman. A sinistra c’è Bakker e non Ruggeri, con la linea a tre difensiva prevista: Scalvini, Djimsiti e Kolasinac. Mazzarri per la sua prima in panchina opta per un 4-3-3 con Raspadori e non Simeone al centro dell’attacco e lancia subito Anguissa (rientrato da poco dall’impegno con la nazionale) e Zielinski, reduce da un’infiammazione alle vie respiratorie, ai lati di Lobotka. Per il resto tutto previsto: esterni offensivi Politano e Kvara, con Olivera sulla fascia sinistra e Rrhamani-Natan coppia centrale. In porta c’è l’ex Gollini, con Meret comunque recuperato e in panchina.

ATALANTA-NAPOLI PRIMO TEMPO — Per mezzora la partita è molto bloccata: grande attenzione tattica, ma soprattutto sembra che nessuno voglia rischiare, le letture difensive disinnescano qualunque tentativo di aggiungere qualità a giocate molto basiche. L’Atalanta non aggredisce il Napoli, non trova energie e spunti da De Ketelaere e Lookman per aprire spazi agli inserimenti di Koopmeiners e Ederson, e anche sulle fasce la spinta di Zappacosta e Bakker è intermittente e si spegne prima di produrre pericoli. Il Napoli ha più possesso di palla e idee, ma non va oltre un tiro cross di Olivera respinto da Zappacosta, mentre la Dea impegna Gollini con un colpo di testa di Pasalic al 22’. La partita, dopo l’infortunio di Zappacosta (trauma alla caviglia dopo un duello con Anguissa) si accende al 34’, quando un cross di Raspadori viene corretto in gol di testa da Rrhamani: Scalvini, nella sua zona, è praticamente fermo con il braccio alzato e infatti, dopo consulto con il Var, l’1-0 viene annullato per fuorigioco. Anche Mazzarri perde un uomo, Olivera, che si infortuna al ginocchio scivolando da solo, e con Juan Jesus al suo posto sulla fascia sinistra il Napoli passa: decisivo ancora un colpo di testa, stavolta di Kvaratskhelia su cross di Di Lorenzo. E sempre di testa l’Atalanta cerca, due minuti dopo, il pareggio con Koopmeiners, che su cross di Hateboer impegna Gollini sul suo palo. Ma in pieno recupero più clamorosa è la doppia chance del Napoli per raddoppiare, con tentativi ravvicinati di Zielinski e Di Lorenzo, murati a fatica da Carnesecchi e Scalvini.


NAPOLI-ATALANTA SECONDO TEMPO — L’ingresso di Ruggeri sulla sinistra, parallelamente alla crescita di Hateboer, annunciano un’Atalanta molto più arrembante sulle fasce, e anche più ispirata nelle giocate di De Ketelaere, trasformato rispetto al primo tempo. E già all’8’ la Dea raccoglie il frutto della sua aggressione: un cross dalla destra di Hateboer trova uno stacco di testa di Lookman, che svetta fra Di Lorenzo e Rrhamani. Da lì, c’è solo l’Atalanta: fra il 12’ e il 24’ sfiora il gol del sorpasso quattro volte, anzi al minuto 23 lo trova con una combinazione Pasalic-Koopmeiners-Pasalic, annullato però per fuorigioco dell’olandese. Prima un tiro al volo a colpo sicuro di Pasalic era stato respinto da... De Ketelaere e subito dopo Lookman aveva perso il tempo dopo palla regalata da Zielinski; dopo, al minuto 24’, ancora Natan aveva fatto muro su Koopmeiners e Gollini aveva bloccato un colpo di testa di CDK. Ma al 34’, il patatrac nerazzurro: Carnesecchi, invece di alzarla, indirizza una comoda respinta di piede in zona Cajuste, che può trovare tutta la difesa nerazzurra sorpresa e scoperta. La palla arriva a Osimhen e l’assist per Elmas è un invito troppo comodo per essere sbagliato, nonostante l’inutile tuffo riparatore di Carnesecchi. Inutile come il doppio ingresso di Scamacca e Muriel per De Ketelaere e Lookman: il Napoli non rischia più e in attesa della partita del Milan può sognare il terzo posto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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25/11/2023 23:31

Theo segna su rigore, Maignan decisivo al 96':
brutto Milan, ma la Fiorentina si arrende



Il francese si guadagna e trasforma il penalty decisivo,
i viola reagiscono ma non sono incisivi sottoporta
e sbattono sugli interventi decisivi del francese,
l'ultimo su Mandragora in pieno recupero


Marco Pasotto

Non è grazie a vittorie come questa – brutta, sporca - che una squadra viene ricordata, ma è grazie a questa partita se il Milan ha appena scritto una pagina di storia: il club rossonero, per un po’ di tempo, potrà vantarsi di aver fatto debuttare il giocatore più giovane nella storia della Serie A: benvenuto fra i grandi, Francesco Camarda. A 15 anni e 260 giorni. E’ la notizia più bella della serata e accompagna splendidamente un successo che di splendido, in chiave rossonera, ha decisamente poco. Brillano più che altro i tre punti, vitali per restare in scia scudetto e per ritrovare una vittoria che in campionato mancava da oltre un mese e mezzo (7 ottobre). Un successo che è un buon genere di conforto anche in vista della sfida decisiva di Champions col Dortmund di martedì. Per altre buone notizie, prego ripassare: il Diavolo era incerottato e poco sciolto nella testa e nelle gambe, e si è visto. Ma è comunque riuscito a tenere a bada – con un rigore di Hernandez – una Fiorentina che fallisce l’aggancio ai rossoneri e si mangia le mani per gli ultimi venti minuti di partita trascorsi in piante stabile nell’area milanista senza riuscire a infilare Maignan.

LE SCELTE — Le uniche riflessioni di formazione che Pioli si è potuto concedere erano a centrocampo. Scelta caduta su Musah (squalificato in Champions), l’onnipresente Reijnders (davanti alla difesa) e Pobega. Il resto è stato tutto, troppo obbligato, specialmente davanti: spazio al tridente arrivato dal mercato estivo con Chukwueze, l’ex Jovic e Pulisic dirottato a sinistra sulle orme di Leao. Poi difesa tipo e in panca età media decisamente green tra Nava, Bartesaghi, Simic e il 2008 Camarda. Italiano ha risolto il grande dubbio di vigilia in attacco a favore di Beltran, ristabilito dai guai al costato. Al centro della trequarti l’ex Bonaventura con Sottil preferito a Brekalo sulla sinistra. Premessa: il primo tempo è stato di una bruttezza vergognosa. Altro che la sfida giochista Pioli vs Italiano. Quarantacinque minuti di noia quasi assoluta, e infatti il gol rossonero è arrivato in un recupero che aveva l’aspetto di un castigo agli occhi del Meazza. E invece è stato lì che si è acceso Jovic per la prima volta, e l’ha fatto con una luce potente: filtrante verticale sulla corsa di Hernandez, Parisi in ritardo che lo stende in area e rigore senza se e senza ma trasformato dallo stesso Theo.

RITMI BLANDI — Esultanza senza sorriso. Forse perché il francese quest’anno non sta carburando, appare spesso come senz’anima. O forse perché c’era ben poco da sorridere fino a quel momento e, in generale, a vedere questo Milan. Spento, abulico, senza idee, non proprio l’atteggiamento che ti aspetti da chi ha portato a casa due punti nelle ultime quattro uscite. Un Diavolo adagiato su ritmi dopolavoristici con l’ottima compagnia di una Fiorentina a cui evidentemente andava benone così. Sì, Jovic ha dato un piccolo saggio di cosa possono disegnare i suoi piedi e allora viene ancora più rabbia nell’osservare le condizioni generali del serbo: non presentabile, ora come ora (ma siamo a fine novembre: quanto tempo occorre per trovare la gamba?), a certi livelli. Medesimo discorso per Chukwueze, imbarazzante nella gestione della palla in alcuni momenti del primo tempo. Gli unici a metterci qualche idea encomiabile sono stati Pulisic e Reijnders: sul taccuino rossonero restano un destro di controbalzo del nazionale Usa e un colpo di testa di Pobega sui quali Terracciano sforna due interventi di alto livello. E la Viola? Si è infilata alternativamente su entrambe la fasce con Gonzalez – ispirato nonostante la fresca trasferta intercontinentale – e Sottil, ma è stata per lo più leggibile. Anche lei poco cattiva e davvero pericolosa solo una volta con Gonzalez (sinistro a giro alto di poco).

DIGA — Il gol ha rianimato il Milan, che è rientrato in campo nella ripresa più sciolto nelle gambe e nella testa, ma è stata una transizione tatticamente svagata, che ha aperto autostrade frequenti ai toscani. Nei primi cinque minuti Terracciano ha di nuovo protetto molto bene la sua porta (testa del redivivo Chukwueze, migliorato nella ripresa) e Beltran si è sporcato indelebilmente la coscienza sbagliando il controllo a tu per tu in solitaria con Maignan. Al quarto d’ora Pioli ha tolto Pulisic per Loftus-Cheek in modo da irrobustire la diga in mezzo al campo, ma il Milan – un po’ per scelta e molto per necessità – ha accettato praticamente un unico piano gara: difendersi e ripartire, possibilmente con velocità. Questo ha significato ritrovarsi la Fiorentina in area parecchie volte e, allo stesso tempo, qualche corridoio interessante in ripartenza. Lussuoso quello servito da Hernandez a Jovic, messo a tu per tu con Terracciano: il colpo del potenziale k.o. si è infranto – malamente e colpevolmente – sulle gambe del portiere viola. Jovic ha concluso la sua partita al minuto 82 e 54 secondi. La tacca sul cronometro che Camarda non dimenticherà mai, entrato con l’ovazione di tutto lo stadio. E ovazione finale anche per Maignan, che nel finale ha salvato un gol fatto su Mandragora. L’assedio viola è stato feroce, ma non ha bucato il muro rossonero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/11/2023 15:20

Dossena gol, poi Maric riprende il Cagliari.
E il Monza va vicino al colpo: due traverse



Nel primo tempo dominano i sardi, nella ripresa cresce la squadra
di Palladino vicinissima al gol vittoria nel recupero con Ciurria


Francesco Velluzzi

Un tempo a testa. Non poteva che finire pari (1-1) il match dell’ora di pranzo tra Cagliari e Monza che muovono entrambe la classifica, ma escono tra i rimpianti. Il Cagliari di Claudio Ranieri per non averla chiusa nella prima parte, dominata dopo il vantaggio di un impeccabile Dossena, il Monza perché più concreto nella ripresa in cui ha colpito due traverse, segnato il primo gol straniero del suo campionato con Maric e stretto all’angolo i padroni di casa con qualità e ritmo.

IL PRE — L’attesa del lunch match si trascorre con i video mandati sul maxischermo dal Cagliari per sostenere nella settimana in cui si pone forte l’attenzione sulla lotta alla violenza sulle donne la campagna “Prendo un impegno” ideata dalla Fondazione Libellula. Poi i messaggi dei capitani all’ingresso in campo.

LA PARTITA — E si gioca. Ranieri non si fa fuorviare da Palladino che si pensava si mettesse a quattro dietro e gioca come il Monza: 3-4-2-1. Con Hatdidiakos insieme a Goldaniga e Dossena. Zappa e Augello sono sulle corsie in mezzo per contenere il gioco sulle fasce del Monza e dare una mano su Colpani e Dany Mota. Palladino gioca dietro con gli stessi schierati col Torino: D’Ambrosio, Caldirola e l’ex rossoblù Andrea Carboni. Pessina è in mezzo con Gagliardini,rilanciato Birindelli. Comincia forte il Monza che guadagna due angoli. Su uno svetta D’Ambrosio ma Scuffet risponde in angolo. Luvumbo risponde, ma debolmente. Al 9’ Viola si fa sentire e costringe Di Gregorio in angolo, ma poi va a battere e il Cagliari passa. Stacco di Goldaniga, DiGre respinge ma Dossena, pur trattenuto da Gagliardini (da rigore) riesce a spingerla dentro. Fino al 25’ c’è solo il Cagliari che chiude il Monza nella sua area tirando una serie di angoli (e qualche pallone di troppo resta nella Nord che non li restituisce, dieci palloni persi in curva sono davvero troppi). Di Gregorio si salva sempre come Dossena che compie due recuperi straordinari su Colombo e Colpani. Il centrale bresciano è dappertutto. Atletismo e posizione sempre al top. Al 38’ primo verissimo pericolo per il Cagliari. Birindelli, non impeccabile, dietro salta Makoumbou e calcia molto angolato, ma Scuffet ci arriva e manda in angolo. Il finale è di Marchetti, l’arbitro, che sbaglia parecchio: non fischia due falli al Monza, ammonisce Prati e poi grazia Gagliardini. Il Cagliari con 13 conclusioni a 6 e 9 angoli contro 4. Ma la ripresa sarà un’altra storia….

SECONDO TEMPO — E infatti è un’altra storia perché il Monza parte forte alla ricerca del pareggio. C’è solo Birindelli che becca il giallo da Marchetti che continua a sbagliare tanto (grazia Caldirola, da giallo). Al 7’ Dany Mota fa l’unica cosa di una partita non buona: colpisce la traversa in girata. Il Monza insiste, è sempre nell’area rossoblù. Colpani guadagna una bella punizione, ma la barriera devia in angolo. Al 12’ Palladino comincia con i cambi: dentro Mirko Maric e Ciurria e fuori Colombo e Birindelli. Dopo 4’ Maric segna il primo gol italiano dei brianzoli. Corner di Kyriakopoulos e il croato fa centro, il primo in A. Era nell’aria. Ma il Cagliari va all’assalto e un minuto dopo Viola entra in contatto con Andrea Carboni in area. Va giù, ma per Marchetti non c’è nulla. Ma soprattutto l’arbitro di Ostia non fischia più nulla. Palladino cambia ancora: Machin (subito ammonito) e Valentin Carboni per Mota e Colpani. Ranieri pure lui fa le mosse e passa al 4-4-2 con Oristanio per Goldaniga e Jankto per Viola e poco dopo energia tutta nuova in attacco. Pavoletti nel giorno in cui compie 35 anni e Lapadula per Petagna e Luvumbo. Ma poco cambia perché il Monza con un 3-4-3 più mobile crea ancora pericoli e il bravissimo Gagliardini (gran partita la sua) costringe a un super intervento in angolo Scuffet. Ma i cambi accendono ancora la sfida, per primo Azzi subentrato ad Augello che con due tiri cross crea scompiglio (di Gregorio in angolo),ma l’esterno serve pure una palla sulla quale il velo di Pavoletti manda al tiro Lapadula che calcia male (subisce pure forse un fallo che Marchetti naturalmente ignora) ma al 4’ minuto di recupero il Monza prende un’altra traversa, stavolta con Ciurria. Finisce giustamente 1-1.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/11/2023 23:08

Pazzesco Sassuolo: vince 4-3
nel recupero a Empoli con super Berardi

Partita pirotecnica al Castellani, ci sono polemiche
per il rigore concesso agli emiliani dopo un check del Var


Matteo Pierelli


Torna a fare magie Domenico Berardi e torna a vincere il Sassuolo, dopo un digiuno lungo ben due mesi. Al Castellani di Empoli è stata una partita pirotecnica, piena di gol ed emozioni, giocate pregevoli e capovolgimenti di fronte e risolta alla fine dal totem neroverde al 92’ con un destro implacabile che ha permesso agli emiliani di respirare e uscire dalla zona rossa della classifica. La squadra di Dionisi, grazie a questo 4-3 dalle mille emozioni, ha ritrovato il sorriso e non ci riusciva da fine settembre, ovvero da quando ha sbancato la San Siro nerazzurra. Quella di Andreazzoli, invece, si è nuovamente fermata dopo il colpo di Napoli e può mangiarsi le mani per le troppe amnesie difensive.

EMOZIONI E GOL — I toscani, ancora privi di Baldanzi, sono partiti con Bereszynski dietro a destra e Ranocchia in regia, preferito a Grassi. Dall’altra parte Dionisi ha messo dentro Viti terzino sinistro e Tressoldi centrale. Davanti confermato Pinamonti, con alle spalle il trio Berardi-Thorstvedt-Laurienté. Le squadre si sono affrontate a viso aperto con l’Empoli che dopo soli quattro minuti è passato in vantaggio grazie al rigore trasformato da Ciccio Caputo e concesso per un fallo ingenuo di Viti su Cambiaghi. Il Sassuolo ha cercato di reagire subito e dopo un tentativo di Berardi finito fuori ha trova il pari all’11’: su azione da calcio d’angolo il grande ex Andrea Pinamonti di testa ha trafitto Berisha. A quel punto la squadra di Dionisi ha preso in mano le redini della partita e ha schiacciato l’Empoli nella sua area, trovando il gol del raddoppio al 22’ dopo una bella manovra sfociata con il cross di Toljan dalla destra: Henrique di testa è stato bravo a battere Berisha. La partita è rimasta comunque aperta e piacevole con l’Empoli che alla mezzora ha trovato il gol del 2-2: Fazzini dal limite ha sorpreso Consigli, rimasto immobile su un rasoterra che non sembrava irresistibile. Il finale della prima frazione è stato a favore dei padroni di casa, che però non hanno trovato lo spunto giusto.

FINALE PIROTECNICO — Nella ripresa ritmi più blandi e squadre più guardinghe. La prima palla gol è per l’Empoli, ma il tiro a colpo sicuro di Cancellieri è respinto da Toljan. Dall’altra parte, al 57’, è Tressoldi ad avere la palla del vantaggio ma da due passi spreca una clamorosa occasione di testa. E’ il preludio al vantaggio della squadra di Dionisi, arrivato grazie al rigore perfetto calciato da Berardi al 66’ dopo il fallo di Cancellieri su Toljan appena dentro l’area (Sozza aveva fischiato punizione, il Var lo ha corretto). Lo stesso Berardi all’80’ ha preso un palo clamoroso con un sinistro da antologia. Così è arrivato il guizzo dell’Empoli con Kovalenko che all’86’ ha buttato dentro (con deviazione di Vina) da due passi una palla respinta della traversa colpita da Gyasi. Finita qui? Niente affatto: Berardi ha avuto ancora le energie per tirare fuori dal cilindro un gran destro che ha messo il sigillo su una partita che potrebbe far svoltare definitivamente il suo Sassuolo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/11/2023 23:19

Monterisi gela il Genoa al 94': il Frosinone torna a volare

Botta e risposta di Soulé e Malinovskyi in quattro minuti.
Gli ospiti sprecano tanto, poi nel recupero arriva il colpo
vincente dei giallazzurri alla quinta vittoria casalinga


Giulio Saetta


Il Frosinone impone ancora la legge dello Stirpe battendo 2-1 il Genoa. Si tratta del sesto risultato utile di fila in casa, dove dopo aver perso la prima contro il Napoli ha inanellato cinque vittorie e un pareggio. I ciociari salgono a 18 punti in classifica, uno in più della Lazio, a -2 dal sesto posto coabitato da Fiorentina e Atalanta. La decide al 4’ di recupero ancora un difensore, Monterisi, a testimonianza del gioco totale di Di Francesco. Il tecnico del Frosinone un po’ a sorpresa manda in campo dall’inizio Bourabia per sostituire capitan Mazzitelli: prima da titolare per l’ex Spezia. Davanti ritorna titolare Cheddira, supportato dal trio di talentini Soulé-Reinier-Ibrahimovic. Scelte obbligate per Gilardino, in emergenza soprattutto in attacco con l’assenza di Retegui e Gudmundsson; debutto di Puscas dal primo minuto affiancato da Malinovskyi.

BOTTA E RISPOSTA MANCINO — Brivido per il Frosinone dopo 50 secondi dopo una palla mal giocata da Barrenechea che diventa preda di Sabelli a destra, cross basso per Puscas che a due metri dalla porta colpisce sporco favorendo il salvataggio di Okoli. Molto attivo Sabelli, che al 9’ crossa questa volta alto per Frendrup a centro area: piattone fuori di poco sul secondo palo. La grande densità a centrocampo ne fa una gara molto chiusa. Il Frosinone fatica a stanare il Grifone con il suo tipico movimento palla avanti-palla indietro. Ci vuole una giocata/errore individuale per sbloccarla. Ecco che al minuto 34 le due cose coincidono, quando Soulé esplode un sinistro da fuori che sorprende Martinez sul suo palo. Non passano 4’ che un'altra stoccata ristabilisce la parità: Malinovskyi da trenta metri col mancino trova una parabola impossibile che si infila sotto l’incrocio lontano, questa volta senza nessuna responsabilità del portiere. Si tratta del primo gol in campionato per il trequartista ucraino.

FIAMMATA FINALE — Nessun cambio all’intervallo. Partenza sparata del Frosinone che dopo una manciata di secondi arriva in porta con quattro tochi: lancio della difesa per Cheddira a centrocampo, sponda a smarcare sulla destra Oyono, palla in mezzo per Reinier che allarga sulla sinistra in area per Ibrahimovic, il quale di prima di piatto trova la respinta di Martinez. Da un gol sbagliato all’altro, è Thorsby al 12’ a fallire il classico rigore in movimento ciccando di destro solo a centro area un invito basso del solito Sabelli. Genoa ancora vicino al vantaggio al 22’ con una punizione di Malinovskyi che sbatte sulla traversa. Nella parte centrale della ripresa entrambe le squadre provano a colpire anche se sembra prevalere la voglia di non perdere. Ma al 4’ di recupero la fiammata decisiva giallazzurra ancora con un’azione tutta di prima: Barrenechea per Soulé, che stoppa e al volo e trova Brescianini sulla destra, palla a rimorchio per Monterisi che di sinistro trova il pertugio sul primo palo. Il difensore, al secondo centro in campionato, corre sotto la curva come il Frosinone corre in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/11/2023 23:30

La Roma fa festa con Dybala:
il 3-1 all'Udinese vale il quinto posto

Apre le marcature Mancini nel primo tempo,
nella ripresa il pari di Thauvin,
poi le reti dell'argentino ed El Shaarawy


Andrea Pugliese


Una vittoria sofferta, ma pesantissima, che vale il quinto posto in classifica. La Roma di Mou non si fa sfuggire l’occasione di mettere la freccia su Fiorentina e Atalanta, supera l’Udinese per 3-1 e scaccia i fantasmi che si erano materializzati fino al 36’ della ripresa. Quando a togliere le castagne dal fuoco ci ha pensato Dybala, regalando di fatto i tre punti ai giallorossi. Che fino a quel momento avevano anche sofferto un po’, rischiando anche qualcosa di troppo. Decisivo l’ingresso di Bove, che ha portato corsa ed energia al posto di un Paredes che è andato spesso a trotto lento. Per l’Udinese, comunque, una buona prestazione, in un nuovo corso che promette sicuramente un futuro più luminoso di quello che dice la classifica attuale.

SUBITO MANCIO — Si inizia a basso ritmo, da amo le parti. Ci si guarda, ci si studia, si cerca di capire come far male all’avversario senza rischiare però di farsi male da soli. Così per 15 minuti praticamente non succede proprio nulla, con la partita che non promette nulla di buono. Solo che la Roma ha il piede fatato di Dybala che da fermo costruisce traiettorie magiche, così Mancini sugli sviluppi di palle inattive ha due occasioni d’oro: la prima la spreca al lato di Silvestri, nella seconda (20’) non sbaglia e porta la Roma avanti. A sinistra Spinazzola spinge più di Karsdorp e su una delle tante iniziative offre a Pellegrini un bel pallone per raddoppiare, ma il capitano giallorosso (al rientro) calcia senza ferocia su Silvestri. E l’Udinese? Success lotta un po’ con tutti, Thauvin non si vede praticamente mai e Samardzic in mezzo non riesce mai ad accendere la luce. Così si vivacchia mestamente fino alla fine del primo tempo, quando lo stesso Success calcia fuori da venti metri. La prima vera iniziativa dell’Udinese (prima c’era stato solo un colpo di testa alle stelle di Bijol), mentre dall’altra parte Paredes spreca per timidezza un paio di possibili transizioni in cui la Roma avrebbe potuto davvero far male. Il primo tempo finisce così, con i giallorossi che per tutto il corso dei primi 45 minuti hanno provato ad appoggiarsi su Lukaku, spesso spalle alla porta per fare le giocate a “muro” per gli inserimenti da dietro dei compagni di squadra.

AL FOTOFINISH — La ripresa è subito più viva del primo tempo, con la Roma che in 4 minuti ha tre occasioni con Mancini, Pellegrini e Lukaku. Solo che la spinta iniziale dei giallorossi si esaurisce qui e pian piano esce l’Udinese. Thauvin si scrolla di dosso il terpore dei primi 45 e prima impensierisce Rui Patricio da fuori e poi la fa secco di testa, sfruttando al massimo l’incertezza del portiere portoghese (esco, non esco, chissà…). Allora Mourinho corre ai ripari, inserisce El Shaarawy ed Azmoun e passa al 3-4-3, per andare a caccia di una vittoria fondamentale per la rincorsa alla Champions. Ad avere la palla giusta però è ancora Thauvin, contratto in extremis da Lllorente in piena area di rigore. Dall’altra parte, invece, l’ingresso di Bove (al posto di un confusionario Paredes) porta energia in mezzo. E non è un caso che sia proprio lui a dare il via al gol del 2-1, al termine di una splendida giocata tutta di prima che coinvolge Azmoun, Lukaku e Dybala, con l’argentino che supera Silvestri in uscita. Mou allora torna 3-5-2, con Zalewski a fare la mezzala, Foti prende il solito cartellino rosso dalla panchina e Bove regala anche l’assist ad El Shaarawy per il 3-1 che chiude i conti. Con questi due salgono a 11 i gol segnati dalla Roma nell’ultimo quarto d’ora di gioco. Perché la Roma non muore mai…

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/11/2023 23:44

Vlahovic porta avanti la Juve,
l'Inter pareggia con Lautaro e resta in vetta a +2

Il ritorno al gol del serbo non basta ai bianconeri:
la squadra di Inzaghi mantiene la testa della classifica


Andrea Ramazzotti


Non bastano le "firme" d'autore di Dusan Vlahovic e Lautaro Martinez per decidere il derby d'Italia. Juventus-Inter finisce 1-1, con i nerazzurri che rimangono davanti in classifica rispetto ai bianconeri e le inseguitrici Napoli e Milan che accorciano il distacco. Come era lecito attendersi, sono gli ospiti a fare la partita, a tenere più il pallone e a creare più pericoli, ma la Signora concede poco, dimostra di saper soffrire e non fa scappare a +5 la diretta concorrente nella lotta per lo scudetto. Ai punti forse Inzaghi avrebbe meritato qualcosa di più, ma Allegri, che nella ripresa resta a secco di conclusioni verso la porta avversaria, tiene comunque botta. Un segnale importante considerando che il tecnico livornese non avrà gli impegni europei e potrà gestire meglio le energie. Il campionato era e resta apertissimo.

PARTITA A SCACCHI — Allegri sceglie Nicolussi Caviglia davanti alla difesa al posto di un Locatelli non al top, mentre in attacco spazio a Vlahovic e Chiesa. Inzaghi, privo dei difensori Pavard e Bastoni, schiera dietro Darmian, De Vrij e Acerbi oltre agli altri titolarissimi. Solo panchina per Frattesi. Le prime schermaglie sono con un tiro sbilenco di Cambiaso e una punizione insidiosa di Dimarco deviata da Thuram tra le braccia di Szczesny, ma la vera grande occasione iniziale è per Chiesa che da ottima posizione, su tocco di Rabiot, non inquadra lo specchio con il sinistro. La Juventus non sta tutta dietro la linea della palla come a Firenze, ma a volte alza il pressing per dare fastidio a un'Inter che prova a palleggiare senza paura con il regista Calhanoglu e Barella che si abbassa. La partita è tattica con McKennie che attacca e porta la pressione senza paura, mentre Chiesa si allarga a sinistra per giocare l'uno contro uno. Il primo squillo dell'Inter arriva con un colpo di testa di Lautaro, dopo un bel cross di Dumfries, ma poi ci prova anche Calhanoglu, la cui botta di destro termina di poco a lato della porta difesa da Szczesny.

DUSAN E IL TORO — Con il passare dei minuti i nerazzurri prendono campo e fiducia anche perché Nicolussi Caviglia, pur attento a schermare le linee di passaggio avversarie, non trasmette la sicurezza in Locatelli e l'impostazione dei difensori Gatti, Bremer e Rugani non può essere fluida. A passare in vantaggio però è la Signora: Vlahovic strappa un pallone a centrocampo a Dumfries, lo allarga per Chiesa e va a chiudere in rete con il piatto destro. De Vrij è spiazzato, Sommer è fuori causa e l'Inter per la prima volta alla tredicesima giornata non segna il gol dell'1-0. Il serbo, a secco dalla doppietta alla Lazio del 16 settembre, esulta in maniera polemica contro i suoi detrattori e li invita con il gesto della mano a continuare a parlare, mentre lo Stadium diventa una bolgia. La reazione nerazzurra è immediata e tipica della grande squadra: l'azione dell'1-1 nasce da Sommer, si sviluppa con Dumfries, poi con Barella che verticalizza per Thuram, cross al centro per Lautaro che firma il tredicesimo gol in campionato in altrettante giornate, il numero 27 in A del suo 2023 (totale nell'anno solare... 35). A parte il francese, tutti toccano il pallone una sola volta e nonostante ciò riescono a coprire tutto il campo perché Rugani sbaglia completamente l'uscita su Barella, Bremer non ferma Thuram e Gatti è in ritardo sul Toro. Per Allegri, che aveva visto la sfida incanalarsi sui binari a lui preferiti, un grande rammarico. L'impostazione della manovra nerazzurra sembra più armoniosa e continua, quella bianconera va a strappi anche perché, dopo il pari, il baricentro di Rabiot e compagni si abbassa. All'intervallo comunque è 1-1 a dispetto di un netto predominio degli ospiti sia nel possesso (67%) sia nelle conclusioni (7-3).

FISCHI PER CUADRADO — La ripresa inizia con le stesse formazioni e con l'Inter che continua a palleggiare di più, mentre Allegri muove le sue pedine soprattutto per provare la pressione. Thuram, servito da una bella combinazione tra Barella e Mkhitaryan, non trova il piazzato vincente, mentre Vlahovic fatica di più rispetto al numero 9 nerazzurro a ricevere palloni giocabili in zone pericolose del campo. Al quarto d'ora entra Locatelli per Nicolussi Caviglia con l'obiettivo di dare più personalità alla fase d'interdizione in mezzo. Inzaghi risponde dopo una manciata di minuti cambiando entrambi gli esterni: fuori Dumfries e Dimarco, dentro il fischiatissimo Cuadrado e Carlos Augusto. Le occasioni da rete latitano e la partita diventa ancora più tattica, con le due formazioni che hanno paura di scoprirsi. Allegri prova a dare la scossa sostituendo Chiesa e Vlahovic con Milik e Kean, mentre tra gli ospiti dentro Asllani per Calhanoglu, che non gradisce la sostituzione. Solo Cuadrado fa qualcosa per mettersi in mostra, gli altri si accontentano di un pareggio che lascia invariata la classifica e la lotta per il tricolore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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