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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di SEXY FORUM

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2024 17:28
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27/11/2023 21:07

Il Verona muove la classifica,
ma col Lecce arriva solo un punto:
finisce 2-2

Pugliesi due volte in vantaggio e due volte raggiunti:
apre un gran gol di Oudin, poi Ngonge, Gonzalez e pari finale di Djuric


Pierfrancesco Archetti


Il Verona sperava nella vittoria dopo cinque sconfitte consecutive, ma anche il pareggio, fra errori e risalite, dimostra che la squadra di Baroni ha trovato un po’ di carattere utile per provare a uscire dalla crisi. Il Lecce scappa due volte con Oudin e Gonzalez, ma non riesce a tenere sigillata la porta, viene ripreso da Ngonge e Djuric: anche a D’Aversa il pareggio non può dispiacere.

LE MOSSE — Baroni nelle ultime due stagioni aveva portato in Serie A il Lecce e poi aveva raggiunto la salvezza. Per interrompere la serie negativa del Verona, contro la sua ex squadra cambia abito tattico, partendo con il 4-2-3-1, spostando Terracciano a sinistra, Suslov trequartista con Ngonge e Mboula ai fianchi. L’Hellas inizia forte: Ngonge, il migliore, impegna Falcone ma dopo 20 minuti è il Lecce a salire di tono: crea quattro occasioni in breve tempo, Montipò è bravo a respingere con i piedi su Oudin e poi su Banda, ma fra questi due brividi i padroni di casa subiscono la rete di Oudin con un destro perfetto all’angolo, dopo errore di Hien.

PARITÀ — Il Lecce è senza Ramadani, Kaba e Almqvist: D’Aversa sistema in regia Blin, mentre davanti il tridente vede Krstovic centravanti con i veloci Sansone e Banda sui lati. Proprio quando sembra poter chiudere in vantaggio la prima parte, un pasticcio difensivo iniziato da Dorgu permette a Ngonge di presentarsi da solo davanti a Falcone per infilzarlo sul palo che il portiere avrebbe dovuto coprire. Dopo l’intervallo quindi Dorgu non si presenta, rilevato da Gallo, mentre Baroni dopo un’ora toglie Mboula per il rientrante Lazovic. Falcone vola per deviare una punizione di Ngonge, ma soprattutto è provvidenziale il tocco su una sassata di Duda al 63’. E’ ancora il Lecce però a portarsi in vantaggio: Gonzalez può avanzare indisturbato e tirare da lontano, c’è anche deviazione di Lazovic e gli ospiti vanno di nuovo in fuga. Ma il Verona non si arrende: Djuric di testa pareggia, su punizione di Terracciano. E l’Hellas spinge sempre più, però Falcone è miracoloso su Duda e il risultato non cambia, anche se l’ultimo spavento per i tifosi del Verona è un gol di Piccoli annullato però per fuorigioco di Banda.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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28/11/2023 00:02

Fabbian e Zirkzee decisivi con il Toro:
il Bologna raggiunge la Roma al 5° posto



Rossoblù a segno al 56' e nel recupero.
Nel primo tempo annullato un gol a Vlasic per fuorigioco
considerato attivo di Sanabria sulla traiettoria del tiro


Mario Pagliara

Bologna sogna ad occhi aperti, il Toro si morde le mani. Il bello di notte Fabbian manda in paradiso la squadra di Thiago Motta e accende ufficialmente il proiettore dei sogni di una squadra che si addormenta al quinto posto, in piena Euro-zona, a tre punti dal Napoli quarto e, quindi, dalla zona Champions. Il posticipo del Dell’Ara se lo aggiudica la squadra che segna per prima, allo scadere arriva poi il raddoppio definitivo di Zirkzee. Sullo zero a zero, nel primo tempo, il Toro un gol lo aveva anche segnato con Vlasic, annullato dal Var per un fuorigioco di Sanabria.

EQUILIBRIO — Una notte da tridente sui due fronti prometteva tanto, almeno nelle premesse. Thiago Motta disegna il suo Bologna con il 4-3-3, affidandosi davanti al trio “orizzontale” Ndoye, Zirkzee, Saelemaekers. Juric risponde con il tridente verticale: Vlasic ritorna nella posizione di trequartista puro, alle spalle degli intoccabili Sanabria-Zapata. Tanto potenziale offensivo finisce, però, quasi per neutralizzarsi, perché alla fine del primo tempo sul taccuino si annota un solo tiro dentro lo specchio ed è quello del Toro. La prima metà della serata del Dall’Ara scorre via sul binario dell’equilibrio: meglio il Bologna nei primi dieci minuti, nella zona centrale il Toro risale la corrente, si chiude la prima frazione con i padroni di casa che provano a rialzare la testa. Bologna e Toro si rispettano, e si vede. La posta in palio è già pesante, e allora ne viene fuori una partita abbastanza abbottonata nella quale Fabbian ci prova dalla distanza (2’: di poco a lato) e Buongiorno risponde con un’incursione di testa alta sulla punizione calciata da Ilic. Nel mezzo però c’è dell’altro.

L'EPISODIO — Già, perché nel mezzo c’è un gol annullato al Torino. E’ il minuto numero diciotto: Zapata lavora un pallone sull’angolo basso sinistro dell’area di rigore, riscodella al centro dell’area dove Aebischer offre di testa un involontario assist all’accorrente Vlasic. Il trequartista croato di Juric scarica un sinistro imparabile all’incrocio dei pali. Il Toro festeggia, l’arbitro Colombo si dirige verso il centrocampo ma la sua corsa è fermata dal collega Gariglio presente al Var. L’arbitro non va al monitor, si fida della segnalazione del Var che evidenzia come il tiro di Vlasic fosse stato deviato da Sanabria presente sulla traiettoria del tiro in posizione di fuorigioco, oltre la linea dei difensori del Bologna. Il gol viene così annullato. All’intervallo si va sullo zero a zero.

IL GRAFFIO DI FABBIAN — Al decimo della ripresa, Thiago Motta lancia nella mischia Freuler (per Aebischer) e Lucumi (per Kristiansen). Passano sessanta secondi e la sfida si sblocca: Beukema indovina un corridoio centrale nel quale Fabbian si inserisce, saltando il tentativo di intervento di Tameze e Buongiorno e beffando anche il portiere Gemello in uscita sulla trequarti. Per il centrocampista di Thiago Motta è poi un gioco da ragazzi appoggiarla in porta facendo pendere la serata dalla parte degli emiliani. Il Bologna trova il gol nel suo primo tiro in porta, forse anche nel momento migliore del Toro sul piano del gioco. Juric corre ai ripari chiamando dalla panchina Pellegri (per Zapata), Gineitis (per Linetty) e Vojvoda (per Tameze). Poi entrerà anche Karamoh al posto di Lazaro, ma i granata non trovano la forza per rimettere in parità l’incontro. Nel finale è il Bologna a trovare il due a zero con Zirkzee.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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28/11/2023 13:29

SERIE A 2023/2023 13ª Giornata (13ª di Andata)

25/11/2023
Salernitana - Lazio 2-1
Atalanta - Napoli 1-2
Milan - Fiorentina 1-0
26/11/2023
Cagliari - Monza 1-1
Empoli - Sassuolo 3-4
Frosinone - Genoa 2-1
Roma - UUdinese 3-1
Juventus - Inter 1-1
27/11/2023
Verona - Lecce 2-2
Bologna - Torino 2-0

Classifica
1) Inter punti 32;
2) Juventus punti 30;
3) Milan punti 26;
4) Napoli punti 24;
5) Roma e Bologna punti 21;
7) Atalanta e Fiorentina punti 20;
9) Monza e Frosinone punti 18;
11) Lazio punti 17;
12) Torino punti 16;
13) Lecce e Sassuolo punti 15;
15) Genoa punti 14;
16) Udinese punti 11;
17) Cagliari e Empoli punti 10;
19) Verona punti 9;
20) Salernitana punti 8.

(gazzetta.it)
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02/12/2023 00:25

Juve raggiunta nel recupero, ma ci pensa Gatti al 94'.
Allegri sbanca Monza e torna primo

Vantaggio di Rabiot, nel recupero succede di tutto:
pari di Carboni, poi il difensore segna al 95' e i bianconeri scavalcano l'Inter


Matteo Brega


La Juventus batte 2-1 il Monza grazie ai gol di Rabiot e di Gatti al 94’ e torna momentaneamente in vetta alla classifica in attesa dell’Inter. Illusorio il pareggio di Valentin Carboni che al 92’ aveva riportato la gara in parità.

PRAGMATISMO JUVE — Palladino sceglie di iniziare senza un centravanti di ruolo (in panchina Colombo, Maric e Mota Carvalho) utilizzando a sorpresa Ciurria in quel ruolo nel 3-4-2-1 supportato da Colpani e Machin. Allegri ripropone Nicolussi Caviglia regista per la seconda di fila e ritrova Alex Sandro in difesa (mancava titolare dalla seconda giornata) nel 3-5-2 classico. Al 9’ Fabbri fischia il rigore per la Juventus: Kyriakopoulos trattiene Cambiaso in area e per il direttore di gara è penalty e giallo per il greco. Lo tira Vlahovic all’11’ e Di Gregorio vola alla propria destra respingendo il tiro di Vlahovic e anche la respinta del numero nove bianconero. La gioia brianzola dura pochi secondi però. Dal corner seguente, battuto da Niolussi Caviglia, stacco formidabile di Rabiot che di testa segna l’1-0 per la Juventus al 12’. I bianconeri si rifanno vivi al 27’ con un destro di Chiesa che finisce sopra alla traversa. Al 30’ arriva il giallo anche per Bremer che stende Kyriakopoulos in corsa. La Juventus va vicinissima al raddoppio al 33’ ancora su calcio d’angolo. Palla sporcata sul primo palo, Gatti a un metro dalla porta alza incredibilmente fuori. Al 35’ è un destro di Rabiot dal limite a spaventare Di Gregorio che in due tempi evita il gol.

FINALE MOVIMENTATO — Palladino mette subito mano ai cambi a inizio ripresa: dentro Mota Carvalho e Colombo per Machin e Birindelli. Torna il centravanti di ruolo dunque dopo l’esperimento non riuscito del primo tempo. Si intravede un Monza differente quando al 9’ Ciurria serve in area Colombo che di prima gira verso Szczesny e non trova la porta di poco. Altri cambi in casa Monza: dentro Andrea Carboni e Pedro Pereira per Pablo Marì e Kyriakopoulos passando al 4-2-3-1. Allegri risponde al 25’ con Danilo e Milik al posto di Nicolussi Caviglia e Vlahovic. Il brasiliano sistemato davanti alla difesa si prende cura specialmente di Ciurria. Alla mezzora ci prova Pessina, ma il suo sinistro non gira abbastanza. Poco dopo entrano Kean per Chiesa e Valentin Carboni per Colpani. Tocca anche a Locatelli al 42’ al posto di Cambiaso: il regista fa scivolare McKennie in fascia destra. Al secondo minuto di recupero arriva il pareggio del Monza. Valentin Carboni si accentra da destra e lascia partire un sinistro a giro sul secondo palo che Szczesny non calcola bene. Al primo tiro nello specchio della porta i brianzoli trovano il gol. Ma non è finita. Discesa di Rabiot sulla destra, il francese riesce a crossare basso dribblando Mota Carvalho per Gatti che prima liscia e poi trova il 2-1. Finale movimentato con Valentin Carboni da fuori va vicino alla doppietta. La Juventus infila il nono risultato utile consecutivo e torna in testa alla classifica. Il Monza invece dopo due pareggi di fila perde: nelle ultime tre gare, due punti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/12/2023 22:41

Cancellieri risponde a Malinovskyi:
l'Empoli strappa un pareggio al Genoa

A Marassi rossoblu in vantaggio al 36'
con un gran sinistro del centrocampista ucraino,
al 67' rispondono i toscani con colpo di testa
dell'attaccante appena entrato


Filippo Grimaldi


Sorride solo l’Empoli, che trova al Ferraris un punticino utile soprattutto per il morale, dopo il rocambolesco passo falso casalingo con il Sassuolo. Per il Genoa il pari è amaro, perché dopo il vantaggio di Malinovskyi nel primo tempo non ha saputo trovare le energie per chiudere la partita, abbassando il baricentro nella ripresa e favorendo così il riscatto dei toscani, firmato da Cancellieri – primo gol stagionale – in un’azione avviata da Grassi e proseguita da Kovalenko. Sostituzioni dunque decisive per Andreazzoli, che non ha risolto certo i problemi, ma ha adesso buoni motivi per riaccendere la speranza, visto che per la prima volta i suoi sono riusciti a recuperare un risultato da una posizione di svantaggio. A Gilardino non è bastato il ritorno di Retegui lontano dalla migliore condizione dopo il lungo stop, in coppia con Messias. La strada è lunga, e l’uno a uno di oggi amplifica semmai le preoccupazioni in vista di un finale di girone d’andata tutt’altro che semplice.

PRUDENZA — Un primo tempo che ha stentato ad accendersi, anche se la squadra di Gilardino si è dimostrata in verità subito efficace sfruttando bene la spinta sulle corsie esterne di centrocampo con Sabelli e Vasquez – in posizione più avanzata -, che hanno frenato il gioco in impostazione dell’Empoli. Dopo 55 secondi Sabelli ha calciato alto da buona posizione, sfruttando anche il lavoro di Messias e le giocate di Malinovskyi, bravo ad aprire gli spazi. Gli uomini di Andreazzoli sono stati così costretti sino a metà del primo tempo a limitarsi al controllo di un avversario che faceva possesso palla, ma non riusciva a concretizzare. Né è servito il ritorno di Retegui, con l’italo-argentino un po’ frenato dal lungo stop. I toscani hanno provato a sfruttare un paio di buone iniziative di Maldini a sinistra, ma senza fortuna. Caputo è riuscito a scappare alla guardia di Vogliacco, senza però chiudere l’azione. Lì si sono improvvisamente accesi i padroni di casa, prima con l’incrocio dei pali di Messias (girata di sinistro), complice il rinvio di Ismajli (32’), prima del vantaggio rossoblù, con l’assist di Badelj a Malinovskyi – al secondo centro di fila - che da fuori area con il suo sinistro ha trovato il diagonale vincente, tagliando l’area e sorprendendo Berisha.

RISCATTO — La dote di un gol si è rivelata importante per il Genoa, ma non sufficiente a mettere in cassaforte la vittoria, perché la mossa di provare a gestire l’uno a zero dopo l’intervallo si è rivelata infruttuosa. Andreazzoli ha cambiato le carte, inserendo prima un ispirato Kovalenko al posto di uno spento Fazzini, alzando il ritmo, finché l’ingresso di Grassi e Cancellieri ha portato al gol del pari firmato dall’attaccante. Gilardino s’è affidato a Fini e Puscas per accendere l’attacco, ma il lungo assedio finale dei padroni di casa non ha dato esito.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/12/2023 22:57

Rilancio Lazio con Pedro,
e Provedel salva il risultato al 91'.
Cagliari ko



La squadra di Sarri torna a vincere
in campionato dopo il successo in Champions.
Decisiva la rete all’8’ dello spagnolo.
E nel finale il portiere chiude su Pavoletti


Nicola Berardino

Dopo tre giornate la Lazio torna alla vittoria anche in campionato. Successo di misura e più sofferto del previsto contro il Cagliari anche tra i fischi finali dell’Olimpico. Cavalcando l’onda del 2-0 di martedì col Celtic che ha dato la qualificazione agli ottavi di Champion, i biancocelesti vanno in vantaggio già’ all’8’ con Pedro. La strada verso i tre punti sembra ancora più in discesa quando al 27’ del primo tempo i sardi restano in dieci per l’espulsione di Makoumbou. Ma la Lazio non riesce a concretizzare il raddoppio. Così nel recupero finale il Cagliari va vicinissimo al pareggio: Provedel si supera su colpo di testa di Pavoletti.

APRE PEDRO — Sarri può riavere in campionato Luis Alberto dopo un turno di squalifica. Nel tridente, rispetto alla gara di Champions con il Celtic, tornano titolari Immobile e Pedro. Ranieri innesta Azzi in mediana e Lapadula in avanti. All’8’ la Lazio sblocca il risultato. Lazzari approfitta di una disattenzione di Hatzidiakos e innesca Pedro che infila Scuffet. Primo gol in campionato per lo spagnolo. Il Cagliari si riorganizza. Girata di testa di Lapadula: a lato. Potrebbe raddoppiare la squadra di Sarri al 23’: una bella combinazione fra Isaksen e Immobile lancia al tiro Pedro, che però calcia addosso a Scuffet, pronto a parare in due tempi. Al 26’ Makoumbou atterra Guendouzi lanciato a rete. Dionisi prima ammonisce il centrocampista del Cagliari, ma poi richiamato dal Var va rivedere l’azione e decide per l’espulsione. Ranieri rimodella la squadra in inferiorità numerica. Doppio cambio tra i sardi al 32’. Sulemana e Luvumbo rilevano Hatzidiakos e Lapadula. Ranieri passa al 4-4-1. I rossoblu’ risentono delle difficoltà con un uomo in meno. Biancocelesti più disinvolti nella manovra anche se non trovano la giusta pressione per arrivare al raddoppio. All’intervallo con la Lazio in vantaggio per 1-0.
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SALVA PROVEDEL — Nella ripresa Sarri parte con Cataldi al posto di Rovella, mentre Ranieri fa entrare Oristanio per rilevare Viola. Guizzo di Isaksen per cercare di arrivare al tiro. Ci prova dalla distanza Cataldi. Diagonale di Immobile di poco a lato. La Lazio accelera. Spunto del Cagliari: botta di Prati fuori bersaglio. Si ferma Luis Alberto per fastidi alla gamba: all’11’ gli subentra Kamada. Sardi ben compatti in fase di copertura. Possesso continuato da parte dei biancocelesti. Al 25’ doppio cambio nella Lazio: Castellanos e Felipe Anderson sostituiscono Immobile e Pedro. E proprio Castellanos ha subito un grande chance, ma gli manca il tocco risolutivo in un’azione molto concitata. Poi l’argentino ci riprova su lancio di Isaksen ma Sulumena recupera deviando in angolo. Il Cagliari aumenta il ritmo. Al 38’ Ranieri cambia Goldaniga con Nandez, mentre avanza Zappa. Sarri fa entrare Vecino al posto di Isaksen, che esce tra gli applausi, spostando Kamada in avanti. Con l’ingresso di Pavoletti (out Prati) il Cagliari prepara l’assalto finale. Quattro minuti di recupero. Al 46’, prodezza di Provedel su incornata di Pavoletti. Lazio in forte affanno. Castellanos in ripartenza: a lato. L’ultima chance è per Oristanio. Tra i brividi finali la squadra di Sarri incassa i tre punti per riavviare la rincorsa in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/12/2023 23:20

Milan, tre gol per scacciare la crisi:
si sblocca Jovic, Frosinone piegato

Primo gol in rossonero del serbo, poi Pulisic
(su lancio diretto di Maignan), Tomori e Brescianini.
Si rivede Bennacer, debutto in A col Diavolo
per Traore e altri minuti per Camarda


Francesco Pietrella


A volte conta l’utilitarismo. Perseguire ciò che serve, senza andare a caccia di spettacolo. Il manifesto è Luka Jovic: il serbo tocca una ventina di palloni scarsi, inizia nell’ombra, ma entra in due gol su tre e rende felici i circa settantamila di San Siro, che per una notte tornano a casa senza infortuni di alcun genere. Il Milan si sbarazza 3-1 del Frosinone e sale a 29 punti, a -4 dalla Juve e a tre lunghezze dall’Inter, di scena domani contro il Napoli. Una vittoria fondamentale per la classifica e per il morale, soprattutto dopo i tre schiaffi incassati contro il Borussia Dortmund.

LE SCELTE — La mini rivoluzione di Pioli parte dal centrale: accanto a Tomori gioca Theo, schierato per la prima volta in mezzo. Simic e Bartesaghi in panchina. Vince l’esperienza. Florenzi e Calabria sono i due terzini, Reijnders e Musah i mediani con compiti diversi, Loftus-Cheek il trequartista. Dietro Jovic, i soliti dell’ultimo periodo: Chukwueze e Pulisic. Di Francesco, che a San Siro ha vinto l’ultima volta con la Roma nel 2017, risponde con il 4-2-3-1: Oyono a uomo su Chukwueze, Bourabia e Barrenechea davanti alla difesa. Davanti c’è qualità: Soulé, Reinier, Cuni e Arjion Ibrahimovic, il diciottenne omonimo di Zlatan. Nessuna parentela, ma lo svedese se la ride in tribuna accanto a Giroud. Sorrisi tra vecchi compagni di squadra.

JOVIC — La prima mezz’ora sembra una gara a chi combina meno. Il Frosinone fa il suo gioco: manovra con i due esterni, cerca Soulé con insistenza e trova le sponde di Ibra, ma concretizza poco. Il Milan, invece, di superare il muro con astuzia e pazienza. Theo costruisce largo mostrando comunque le sue doti migliori: puntare l’uomo, cercare l’uno-due e andare dentro, lasciando Tomori e Reijnders a coprire il suo lato. Un paio di buone situazioni nascono da lui. La prima scossa arriva al 20’: destro svirgolato di Florenzi a lato. La seconda al 27’: sinistro di Chukwueze deviato in angolo. Il nigeriano arpiona il pallone e cerca il guizzo, ma Oyono lo contiene. Buona prova la sua: nel 2021 giocava in terza divisione francese, stasera ha arginato uno capace di segnare al Dortmund con una serpentina. Dopo un paio di affondi per parte, la grande chance capita sul destro di Cuni, che sfrutta un errore da matita rossa di Tomori ma conclude addosso a Maignan (42’). Neanche il tempo di appuntarsi l’occasione che il Milan va in vantaggio. Il gol è di Luka Jovic - il più discusso, il più criticato -, che scarica mesi di frustrazione con un sinistro secco e potente, come se volesse scrollarsi via di dosso settimane di malumori. Il serbo non segnava dal 27 maggio, 189 giorni fa. E forse la porta sotto la Nord gli porta bene: nel 2019 punse proprio lì sotto con la maglia dell’Eintracht, nell’unica stagione da fenomeno della sua carriera.

IL TRIS — La ripresa fa rima con chiusura. Il macht point del Milan è un tutto nei piedi dei due fuoriclasse in campo. Il primo è Maignan, bravo a effettuare un lancio di 70 metri più preciso di un Longines, il secondo è Pulisic, che invece controlla al volo e punge Turati con il destro (50’). Quinto gol in Serie A per lui, e secondo assist per Magic Mike in rossonero dopo quello per Leao contro la Samp (febbraio 2022). Il resto della gara è gestione: Di Francesco gioca due jolly offensivi, Caso e Kaio Jorge, ma il più ostico è sempre Soulé, che prende palla da destra, si accentra e calcia. Ma stavolta nessuna magia. E alla fine il Milan cala il tris: Theo costruisce, Jovic rifinisce di testa e Tomori segna a un metro dalla porta: 3-0 facile facile (75'). Il Frosinone si sveglia tardi: all’82’ Marco Brescianini - cresciuto nel settore giovanile rossonero - trova un bel gol su punizione dalla destra. Maignan e Theo si dividono le colpe. Finisce 3-1. Un paio di appunti finali: a una decina di minuti dalla fine Pioli ha regalato l’applauso di San Siro a Bennacer, di nuovo in campo dopo più di sei mesi, mentre Francesco Camarda, il quindicenne da record, ha trovato di nuovo spazio. La curva ha cantato anche per lui.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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03/12/2023 22:09

Bologna raggiunto dal Lecce al 100':
Piccoli su rigore risponde alla magia di Lykogiannis

I rossoblù avanti nella ripresa grazie alla meravigliosa punizione del greco.
Nell'ultimo assalto giallorosso il portiere
Falcone viene trattenuto in area e arriva il pari


Francesco Velluzzi


Incredibile al Via del Mare. Non si può che cominciare così la cronaca di un pareggio che poteva sembrare annunciato a fine primo tempo, ma che invece diventa incandescente nei minuti di recupero, 5 che diventano altri 5 perché l’arbitro di provata esperienza Doveri concede un rigore, andando al monitor, al Lecce all’ultimo atto di una partita che i salentini di fatto avevano perso, colpiti al cuore da una punizione straordinaria di Charalampos Lykogiannis, spedito in campo da Thiago Motta a metà ripresa. Il Bologna sentiva già aria di Champions, controllava bene, e invece che succede? All’ultimo assalto il Lecce guadagna un calcio d’angolo che va a battere Sansone, ex avvelenato perché il Bologna non lo ha tenuto. A saltare nel mischione va anche il portiere Falcone che nella confusione in area viene buttato giù. Inizialmente sembra ci sia un fuorigioco di Dorgu, invece c’è un fallo netto di Calafiori sul portierone, peraltro bravissimo nel corso di tutta la gara e Doveri decide di andare a rivedere. Rigore. Il pallone scotta, ma scotta tanto. Roberto Piccoli, centravanti di riserva, buttato dentro al posto di un Krstovic che non segna più, si incarica deciso del tremendo compito e batte il bravo Skorupski al decimo minuto di recupero... Al Via del Mare è un tripudio, il Lecce, che nella ripresa era crollato, dopo un gran primo tempo, è vivo e conquista un punto speciale.

IL PRE — Il Lunch match della prima domenica di dicembre è “infastidito” dagli incidenti che hanno coinvolto una cinquantina di tifosi del Bologna che, a bordo di un autobus che li portava allo stadio dalla stazione ferroviaria, sono stati presi a sassate dai leccesi. Vigilia particolare anche per il tecnico Thiago Motta che rinuncia inizialmente al calciatore del mese (per l’Aic) Joshua Zirkzee, quattro gol nelle ultime sei gare e parte con Van Hoijdonk. Fuori anche Beukema. Comincia Krstiansen con Lucumi, Calafiori e Posh. Nel Lecce i dubbi erano soprattutto legati al centrocampo dove il ruolo di mezzala lo interpretano ancora Gonzalez e il talentuoso Oudin, insomma, promossi da Verona. Al centro torna al suo posto Ramadani. Prima del via la consegna delle maglie con i loro nomi da parte del vicepresidente del club Corrado Liguori ai familiari degli ex calciatori Lorusso e Pezzella, scomparsi tragicamente 40 anni fa. Il Lecce gioca con una maglia rossa dedicata a loro.

SI GIOCA — ll Lecce parte forte, guadagna subito due angoli e su un bel cross di Strefezza Dorgu calcia forte di sinistro, ma trova la risposta di Skorupski. D’Aversa chiede tanta pressione alta a Gonzalez e Oudin e Motta, invece, tiene molto basso Aebischer davanti alla difesa. All’8' Ndoye prova a fare l’Orsolini involandosi bene sulla destra, ma Falcone replica alla grande. Poi è praticamente solo Lecce con la squadra in maglia rossa che vuole assolutamente la vittoria, pressa e va sempre a recuperare palla, riuscendoci. Anche le seconde palle sono tutte rosse. Skorupski respinge con i pugni un gran tiro di Gonzalez al 24’, mentre al 30’ Banda mette dentro una palla sulla quale proprio Gonzalez, che la tocca, non arriva ben coordinato. Ci prova anche Banda, ma troppo semplice. Al 40’ dopo che Ndoye ha messo nuovamente paura a Falcone è il momento di ricordare Ciro e Michele, Pezzella e Lorusso. I loro nomi sono scanditi per più di due minuti splendidamente dalla Nord, il resto dello stadio applaude “la storia”. L’ultima cosa da segnalare prima di un colpo di testa alto di Posch è il cartellino giallo per Ramadani, costretto a trattenere vistosamente Ndoye che lo aveva saltato e scappava.

SECONDO TEMPO — Si ricomincia senza sostituzioni. Nell’intervallo Motta non ha fatto scaldare nessuno degli uomini della panchina. Ma è il Bologna che stavolta parte forte col solito Ndoye. Si sveglia anche Saelemaekers che lancia nel corridoio Van Hooijdonk che però calcia fuori di poco. Al 12' e 13’ arriva il momento dei cambi. D’Aversa ne fa uno, Piccoli per Krstovic (che si è sbattuto tanto), Motta addirittura quattro calando, ovviamente l’asso Zirkzee per Van Hooijdonk. Poi Moro per Fabbian, Freuler per Aebischer e Lykogiannis per lo spento belga Saelemaekers., Insomma, rivoluziona la squadra. Ma lo fa subito dopo anche il tecnico del Lecce che toglie l’esausto e un po’ pasticcione Banda per l’ex rossoblù Sansone e si copre un po’ di più con Blin per Oudin. Ma le sostituzioni servono al Bologna perché al 22' Ferguson si guadagna una punizione importante. Va in stile rugby lo specialista Lykogiannis che fa centro. Imparabile per Falcone e rossoblù in vantaggio. Esecuzione magistrale. D’Aversa tenta anche le carte Almqvist e Rafia.E passa al 4-2-3-1. Niente da fare. Il crollo nella ripresa è davvero inspiegabile. Poi il greco, servito da Ndoye si mangia subito dopo il bis. Il Bologna palleggia bene, esce bene, controlla senza problemi da grande squadra. Fino all’assurdo finale con il rigore concesso dopo essere andato al monitor da Doveri al 53’ per fallo su Falcone che all’ultimo corner era andato pure lui a saltare. Roberto Piccoli va a calciare e diventa eroe. Mentre Motta non si dà pace e continua a discutere con l'arbitro.

Fonte:Gazzetta dello Sport
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03/12/2023 22:24

Fiorentina, tutto facile con la Salernitana: 3-0 con super Sottil



Viola a segno con Beltran al 6' su rigore, Sottil al 17', Bonaventura al 56'.
La traversa di Ikwuemesi in avvio di ripresa unico lampo granata


G. B. Olivero

Una partita che non è esistita. La Fiorentina ha aggredito la Salernitana dal fischio d’inizio, in poco più di un quarto d’ora ha segnato due gol e poi ha gestito la gara realizzando la terza rete nella ripresa, creando altre occasioni e concedendo una sola azione pericolosa agli avversari. Tutto troppo facile per i viola, tutto troppo complicato per i granata che sono apparsi molli e svagati nell’approccio: una cosa che non dovrebbe assolutamente accadere.

PRIMO TEMPO — Italiano cambia otto titolari rispetto alla partita di Conference contro il Genk di giovedì: fuori Christensen, Parisi, Mina, Quarta, Barak, Lopez, Kouame e Gonzalez, dentro Terracciano, Kayode, Milenkovic, Ranieri, Bonaventura, Arthur, Sottil e Beltran. Inzaghi, invece, risolve il dubbio tattico della vigilia scegliendo la difesa a tre. Ma la Salernitana crolla molto rapidamente. Al 2’ Beltran e Bonaventura sprecano una buona occasione in contropiede, ma al 6’ l’argentino riesce finalmente a sbloccarsi su calcio di rigore conquistato da Arthur grazie anche a un maldestro intervento di Pirola. Il primo gol in Serie A dà fiducia al centravanti viola che si propone spesso sia per andare al tiro sia per dialogare con i compagni. La Salernitana continua a sbandare e la Fiorentina va subito vicina al raddoppio (7’: colpo di testa di Ikonè deviato prima da Bradaric e poi da Costil). Il secondo gol arriva al 17’ ed è un gioiello di Sottil, che trova l’incrocio dei pali con un destro a giro. Ikonè spreca un contropiede che avrebbe potuto generare il tris, Costil salva sulla linea dopo una deviazione volante di Beltran. Il primo tempo della Salernitana si chiude senza alcun tiro e soprattutto con la sensazione di un’enorme difficoltà.

RIPRESA — Dopo l’intervallo Inzaghi manda in campo Dia al posto di Kastanos e un cenno di vita dalla sua squadra arriva nel giro di tre minuti: cross di Mazzocchi, colpo di testa di Ikwuemesi lasciato libero al limite dell’area piccola e palla sulla traversa. Non è un episodio sfortunato, ma un errore: da quella posizione bisogna segnare. E la Fiorentina punisce rapidamente lo spreco: Duncan sradica il pallone dai piedi di Bohinen, vince un contrasto con Coulibaly e innesca Sottil, il cui cross trova puntuale Bonaventura per una comoda trasformazione. Inzaghi evidenzia il suo malcontento sostituendo proprio i due centrali di centrocampo coinvolti nell’azione del terzo gol, ma ovviamente nulla può cambiare. Costil si oppone alle conclusioni di Ikonè e Nzola, Bradaric dà un senso alla presenza di Terracciano costringendolo con un bel tiro all’unica parata della sua giornata. La Fiorentina festeggia i 102 gol nell’anno solare (record per il club), la Salernitana resta ultima.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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03/12/2023 22:39

Pioggia di gol tra Udinese e Verona:
Henry firma il 3-3 al 97'

Uno-due udinese alla mezzora con Kabasele e Lucca,
poi un rigore di Djuric al 37' riapre la gara.
Nella ripresa, spettacolare rovesciata di Ngonge,
ancora rete di Lucca e poi il gol di Henry che fissa il risultato


Alex Frosio


Una meraviglia da applausi di Ngonge, una doppietta di Lucca, l’Udinese due volte avanti e rimontata al 97’. È stata una partita dai tanti capitoli, tutti appassionanti, tra due squadre che avrebbero meritato la vittoria per motivi diversi, ma quella di Cioffi ovviamente ha più da rammaricarsi perché i tre punti sembravano ormai in tasca. Cioffi alla vigilia aveva escluso la presenza di Pereyra e invece al via c’è proprio il Tucu – a mezzo servizio e forse anche meno – invece di Thauvin a supporto di Success. Dopo cinque minuti però il centravanti si fa male, forse uno scatto troppo prematuro nel freddo e a freddo, e al suo posto entra Lucca. A Cioffi non va male con i cambi, perché al 16’ si ritrova avanti grazie a Kabasele, il sostituto dell’infortunato Bijol al centro della difesa: punizione di Samardzic e sul secondo palo spunta in spaccata il belga “mollato” in marcatura da Folorunsho. E alla mezzora il 2-0 è di Lucca, su un altro errore di sistema della difesa dell’Hellas: recupero alto di Perez, cross di Pereyra e il gigante bianconero fa un bel movimento tra il quarto e il terzo della linea veronese, con Terracciano – il quarto – che si accorge del taglio ma non segue Lucca, che in acrobazia devia in rete. Doppio colpo per il Verona, condannato da due amnesie ma non inferiore sotto il profilo del gioco. Il nuovo 4-2-3-1 di Baroni, inaugurato con il Lecce, stabilisce connessioni ad alta velocità tecnica tra Duda, Suslic, Ngonge e Lazovic.

RIGORE DEL 2-1 — L’Hellas torna in partita al 37’: fuga di Suslov a destra, appoggio a Ngonge che calcia sul braccio di Kabasele. Dal dischetto Djuric non sbaglia. L’Hellas si prende il pallone, l’Udinese deve difendersi. Ma sfiora il tris allo scadere su punizione di Samardzic, respinta in qualche modo da Montipò. Il Verona riparte alla carica e batte sulle fasce, dove Terracciano sale vertiginosamente di rendimento in coppia con Lazovic e di là Tchatchoua combina con Suslov. E sempre con Ngonge che lega. Al 16’, il fantasista belga si inventa l’incanto, ma tutta l’azione è bellissima: Terracciano duetta con Lazovic e serve Suslov che ha tagliato verso sinistra, cross morbidissimo al centro dove Ngonge si avvita in rovesciata tra quattro difensori dell’Udinese. Come Pelè in Fuga per la vittoria. Tutti in piedi. Anche i tifosi friulani restano a bocca aperta. Non l’Udinese. Cioffi immette Lovric e Thauvin per Ebosele e un Pereyra molto minore (destro al corpo di Montipò un minuto prima). Il campione del mondo francese al 27’ disegna la parabola perfetta per lo stacco imperioso di Lucca sul pessimo Amione: 3-2 Udinese. L’Hellas sbanda, Lovric scippa Amione e appoggia fuori, Thauvin colpisce il palo, Samardzic fugge e calcia centralmente. Baroni ricorre a tutto l’arsenale: dentro Bonazzoli, poi anche Henry. L’Udinese soffre, guadagna tempo, lo perde.

CRONOMETRO — I crampi a Silvestri allungano i cinque minuti di recupero. E quando il cronometro segna 51’40”, un immenso Ngonge crossa il pallone dell’ave maria, che Henry va a prendere in cielo. Tre a tre. L’Udinese vede sfumare di nuovo la prima vittoria in casa, l’Hellas puntella la panchina di Baroni: giusto così, perché per quel che si è visto, potrebbe essere nato un gran bel Verona.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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03/12/2023 22:57

Kristensen ribalta il Sassuolo:
la Roma vince 2-1 e aggancia la zona Champions

Nel primo tempo emiliani in vantaggio con Henrique.
Nella ripresa i due episodi decisivi:
l'espulsione di Boloca e l'entrata del danese che procura il
rigore segnato da Dybala e poi firma il vantaggio definitivo


Andrea Pugliese


L’eroe che non ti aspetti, il vichingo che finora si era nascosto tra i ghiacciai dei ricordi. E invece a Reggio Emilia la Roma supera il Sassuolo e aggancia temporaneamente il Napoli al quarto posto, per la prima volta con un occhio diretto sulla Champions. E ad aprirlo per i giallorossi è stato proprio Rasmus Kristensen, che in 45’ si procura il rigore del pari e poi segna (con deviazione di Tressoldi) la rete della vittoria. Un 2-1 pesantissimo per la Roma, che cancellai fantasmi di una sconfitta che si stava materializzando fino alla follia di Boloca, che dopo 16’ della ripesa lascia il Sassuolo in dieci. Fino a quel momento, infatti, la squadra di Dionisi aveva tenuto bene il campo, giocando alla pari con i giallorossi.

DECIDE HENRIQUE — Mou lascia fuori Pellegrini e conferma Bove come mezzala, Dionisi si affida al solito 4-2-3-1, scommettendo su Laurientè a sinistra. Ne nasce una partita a lungo soporifera: ritmi bassi, passaggi scolastici, mai uno spunto o un colpo di genio per tutta la metà del primo tempo. Ci prova Dybala da fuori (tiro parato), risponde Pinamonti con un debole colpo di testa finito ampiamente fuori. Insomma, si scorre tra la noia generale fino al 25’, quando un tiro-cross di Berardi diventa l’assist perfetto per Henrique (anche grazie alla dormita di Ndicka), per il vantaggio del Sassuolo. E allora la partita un po’ si accende. Dybala continua ad abbassarsi sempre per andare a giocare palloni che non trova sulla trequarti, con il risultato che ad alzarsi al fianco di Lukaku è spesso Bove, non certo uno capace di far male negli ultimi 20 metri. Così la manovra della Roma è spesso sterile, non trova sbocchi, anche se si finisce con il giocare più dalla parte di Spinazzola che da quella di Karsdorp. In un’occasione però Lukaku riesce a fare il solito gioco a muro e serve Dybala, sul cui tiro a giro dal limite si supera Consigli. Dall’altra parte, invece, Boloca ed Henrique in mezzo girano palloni su palloni, ma poi Laurentiè e Berardi non riescono mai a costruire pericoli veri. Tranne nel finale di gara, quando il francese dà a Thorstvedt un pallone d’oro per il 2-0, ma il norvegese regala il pallone ad un incredulo Rui Patricio. Di fatto, però, il possesso palla della Roma (69%, mai così alto per i giallorossi) non porta frutti, anche perché i giallorossi sono molli (17-11 i duelli vinti dal Sassuolo).


IL VICHINGO DELLA ROMA — Le mosse di Mou allora sono Kristensen e Azmoun (i due fuori dalla lista Uefa), con il portoghese che di fatto passa al 3-4-2-1. Aumenta il potenziale offensivo giallorosso, meno il numero di idee. L’occasione per il pari arriva lo stesso, grazie ad uno svarione difensivo generale del Sassuolo, ma Lukaku da solo davanti a Consigli calcia sul portiere emiliano. Dall’altra parte, invece, Pinamonti e Laurienté si ostacolano a vicenda in area su un pallone ghiottissimo, mentre Azmoun non sfrutta un’altra chance dorata. Insomma, ora si gioca di più, anche perché le squadre sono più lunghe dei primi 45’. Al 16’ Boloca fa un’entrata folle su Paredes, Marcenaro prima gli dà il giallo, poi con l’aiuto del Var passa al rosso. E allora Dionisi passa al 4-3-2 (dentro Racic), mentre Mou per accrescere la fase offensiva mette dentro anche Pellegrini ed El Shaarawy, giocando con 5 giocatori offensivi tutti insieme. E il pari arriva su rigore di Dybala, per un fallo ingenuo di Erlic su Kristensen. Che poco dopo diventa l’eroe della serata, con un tiro che beffa Consigli a causa della deviazione di Tressoldi. Sembra finita, ma Racic ha per due volte la palla del 2-2 (prima su un erroraccio di Paredes, poi su tiro da fuori), mentre Consigli dice di no a Pellegrini. Finisce così, con Mourinho ad abbracciare i suoi per una vittoria pesantissima per la Champions.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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03/12/2023 23:19

L'Inter spaventa il campionato:
tris al Napoli con Calha, Barella e Thuram.
E la Juve torna dietro

I nerazzurri si confermano primi a +2 sui bianconeri,
prima sconfitta per Mazzarri dopo il ritorno in panchina


Filippo Conticello


Ci sarà pur stato un motivo se in 17 anni l’Inter in questo stadio aveva vinto una misera volta. E ci sarà un motivo se adesso i nerazzurri rompono con prepotenza il tabù e vanno via da Napoli con un 3-0 che suona minaccioso per ogni rivale di A. Inzaghi si riprende la vetta come meglio non poteva, opera il controsorpasso sulla Juve con una partita intelligente e di grande qualità soprattutto tra i centrocampisti, e manda un messaggino proprio al collega Allegri che sgomita là davanti: la sua squadra ha imparato dagli errori, ha una rosa abbastanza profonda per resistere a due nuovi infortuni (De Vrij e Dumfries) e brama davvero la seconda stella sopra ogni cosa. Il Napoli, invece, volenteroso e impreciso, è punito forse oltre i propri demeriti, ma subisce l’effetto contrario: Mazzarri sta ridando un’anima ai campioni di Italia, ma precipitando a -11 la vetta adesso sembra davvero una chimera.

L’AVVIO — Dopo il grande minestrone portoghese, Simone Inzaghi torna a usare i titolatissimi: si rivede l’artiglieria pesante che ha giocato a Torino, fuori soltanto gli infortunati Pavard e Bastoni. Dumfries è recuperato dall’ultimo affaticamento, che gli ha impedito perfino di viaggiare per Lisbona, mentre davanti riecco riconnettersi la ThuLa. Mazzarri riabbraccia, invece, la sua vecchia casa napoletana dopo 10 anni e per questo nuovo debutto deve partire senza Zielinski: inizia Elmas da mezzala al posto del polacco acciaccato. A parte Natan, costretto a traslocare a sinistra vista la morìa di terzini, la squadra di Walter può sprigionare al massimo la sua potenza offensiva col trio davanti Politano-Osimhen-Kvara. Proprio il macedone fa subito capire che aria tira con un destro tagliente che obbliga Sommer a volare: è solo la prima di una serie di interventi del portiere svizzero sui continui cross napoletani. La squadra di Mazzarri gioca all’inizio con più intensità rispetto a un’Inter timidina. Nonostante tutto, i nerazzurri avrebbero pure trovato il gol con Thuram (annullato per fuorigioco di una spalla del francese), ma l’emergenza difesa si complica quando pure De Vrij si accascia e alza bandiera bianca: l’olandese è il terzo centrale che va k.o., a tradirlo un risentimento muscolare all'adduttore della gamba sinistra.

CALHA CAMBIA TUTTO — Già al 18’ Inzaghi deve quindi lavorare di fantasia e per tamponare la perdita manda in campo Carlos Augusto: stavolta non è Dimarco a slittare indietro, ma è proprio il brasiliano a fare da braccetto. Le ambizioni di un buon primo tempo di Mazzarri si infrangono su una traversa tonante di Politano, bravissimo a lavorare la palla col mancino, mentre Osimhen pare ancora lontano dalla pantera che fu. Così, visto che il Napoli non capitalizza il suo miglior momento, la squadra di Simone riesce a mettere la testa avanti con fare sornione, senza quasi dare nell’occhio. Aumenta il baricentro e giusto un attimo prima del tè pesca un gol inatteso: dopo un cross la palla viene addomesticata da Barella e poi finisce sul piede caldo di un Calha, fin lì sottotono e impreciso. Il turco colpisce in maniera perfetta, batte Meret e spacca in due la partita esattamente a metà del tempo.

IL RADDOPPIO — La rete di Calha modifica gli eventi, cambia totalmente l’inerzia della seconda metà: la squadra di Mazzarri deve affannarsi per recuperare e così lascia campo alle spalle per ripartenze velenose della ThuLa. L’occasione per il pari al Napoli arriva comunque al 58esimo quando Acerbi colpisce Osimhen in area - senza fallo secondo l'arbitro -, poi Sommer fa l’ennesimo grande intervento su sinistro potente di Kvaratskhelia. Ancora una volta, non sfruttando l’occasione davanti, la squadra campana viene punita dietro. Lo 0-2 interista arriva da una sanguinosa palla persa da cui si innesca la ripartenza di Inzaghi: il cannibale Lautaro per una volta è in vena di assist più che di gol, così serve Barella che slalomeggia in area e segna una rete bellissima.

IL TRIS — È la mazzata finale su Osimhen e soci a cui non danno particolare energia neanche gli ingressi di Raspadori e Zielinski. Tutto diventa improvvisamente facile per i nerazzurri che alla fine raccolgono una cattiva e una brutta notizia: vanno via da Napoli con un altro infortunio (Dumfries out per un risentimento muscolare ai flessori della gamba sinistra) e trovano lo 0-3 con Marcus Thuram a porta vuota su assist di Cuadrado, entrato proprio al posto dell’olandese. Il punteggio è troppo rotondo, forte, ma il messaggio dell’Inter al campionato è altrettanto potente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/12/2023 14:14

Super Zapata e Sanabria fanno esultare il Toro:
3-0 all'Atalanta, Dea in crisi



I granata celebrano il 117° compleanno dominando il posticipo.
Due volte a segno l'ex Duvàn e il paraguaiano su rigore al 56'.
Per i bergamaschi un solo punto nelle ultime 4 gare e Djimsiti ko


Mario Pagliara

Nella serata più difficile, fiorisce il Toro più bello della stagione. Travolge tre a zero l’Atalanta, va in gol con i suoi due centravanti (doppietta di Zapata, nella ripresa Sanabria su rigore), riprende il cammino legittimando la vittoria pienamente sul piano del gioco e della corsa. L’Atalanta di Gasperini appare quasi sorpresa dall’ottima serata dei granata, certamente non trova mai la chiave per arginarli. Bel salto in alto in classifica della squadra di Juric, rimessasi nella scia del treno per l’Europa ora distante tre punti. I granata si fanno un bel regalo all’indomani dei 117 anni del club.

GOL DELL'EX — L’occasione era troppo ghiotta per farsela sfuggire. Alla prima serata da avversario, dopo cinque anni trascorsi a Bergamo, Duvàn Zapata consegna in largo anticipo la strenna natalizia al suo ex allenatore Gian Piero Gasperini. Così Torino-Atalanta che è già un romanzo ricco di intrecci, rapporti, amicizie, corsi e ricorsi, si arricchisce di un nuovo capitolo: è il minuto ventidue quando i granata di Ivan Juric legittimano la supremazia territoriale tenuta per larga parte del primo tempo. L’azione che sblocca la partita vede una partecipazione di molti calciatori del Toro: si parte da Bellanova sulla destra, si passa alla coppia Ilic-Vojvoda che recupera dall’altra parte, poi Vlasic rifinisce e Zapata si costruisce lo spazio giusto in mezzo a Scalvini e Ruggeri firmando poi il colpo dell’uno a zero. E’ il secondo gol torinista di Duvàn, il terzo in campionato in questa stagione: si è bloccato dopo due mesi abbondanti.

LE MANI DI VANJA — Torino e Atalanta non deludono le aspettative, e per tutto il primo tempo offrono uno spettacolo godibile, ricco di agonismo e condito da diverse buone giocate. A metà gara molto meglio il Toro, disegnato da Juric con il doppio trequartista dove stavolta c’è l’arretramento di Sanabria accanto a Vlasic alle spalle dell’unica punta Zapata. Gasperini si mette quasi a specchio: quasi perché i trequartisti Miranchuk e Lookman tendono ad allargarsi spesso, favorendo il rientro del falso nove De Ketelaere. E proprio il belga ha la palla del potenziale pari, sette minuti dopo il vantaggio di Zapata. Un errore in disimpegno di Tameze mette CDK davanti a Milinkovic, ma il portiere granata in uscita gli chiude la porta e salva il risultato.

SANABRIA FREDDO — A inizio ripresa, Gasperini si gioca le carte Holm e Muriel, ridisegnando l’Atalanta con una punta di ruolo. Al sesto della ripresa, Scalvini tira la maglia di Buongiorno in area mentre il Toro batte un calcio d’angolo. L’arbitro Piccinini non sanziona nulla in presa diretta mentre Buongiorno protesta. Poi al direttore di gara arriva la segnalazione di Irrati dal Var: Piccinini va a rivedere tutto al monitor a bordocampo e assegna il rigore al Toro, il primo dell’intero campionato. Dal dischetto Sanabria è freddo e fa due a zero. L’Atalanta prova a rientrare con Pasalic a dieci dalla fine ma trova sulla traiettoria la manona di Milinkovic. Nel recupero arriva il tris ancora di Zapata: è festa Toro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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07/12/2023 00:14

SERIE A 2023/2023 14ª Giornata (14ª di Andata)

01/12/2023
Monza - Juventus 1-2
02/12/2023
Genoa - Empoli 1-1
Lazio - Cagliari 1-0
Milan - Frosinone 3-1
03/12/2023
Lecce - Bologna 1-1
Fiorentina - Salernitana 3-0
Udinese - Verona 3-3
Sassuolo - Roma 1-2
Napoli - Inter 0-3
04/12/2023
Torino - Atalanta 3-0

Classifica
1) Inter punti 35;
2) Juventus punti 33;
3) Milan punti 29;
4) Roma e Napoli punti 24;
6) Fiorentina punti 23;
7) Bologna punti 22;
8) Atalanta e Lazio punti 20;
10) Torino punti 19;
11) Monza e Frosinone punti 18;
13) Lecce punti 16;
14) Genoa e Sassuolo punti 15;
16) Udinese punti 12;
17) Empoli punti 11;
18) Verona e Cagliari punti 10;
20) Salernitana punti 8.

(gazzetta.it)
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09/12/2023 00:44

Ci pensa sempre Gatti: la Juve batte
1-0 il Napoli e sorpassa l'Inter in vetta



Come a Monza, decisivo il gol del difensore nello scontro con i campioni d'Italia.
Bianconeri a +1 sui nerazzurri, in campo domani con l'Udinese


Filippo Cornacchia

È ancora un graffio di Gatti a lanciare la Juventus più in alto di tutti. Dopo il tiro da tre punti di Monza, ecco l’incornata spacca Napoli del difensore. Un colpo di testa tanto potente quanto pesante. L’azzurro regala alla Signora il successo sugli azzurri e un nuovo controsorpasso momentaneo sull’Inter. I bianconeri continuano la serie positiva e per una notte, in attesa dei nerazzurri (in campo oggi), si portano in testa e allungano sulla zona Champions. Sempre più in difficoltà il Napoli, alla seconda sconfitta in campionato dopo quella di domenica contro l’Inter: adesso i campioni d’Italia sono a dodici punti dai bianconeri.

LE FIAMMATE DI FEDE — Allegri ritrova Manuel Locatelli titolare in regia e in attacco parte con la coppia Vlahovic-Chiesa. Mazzarri risponde con il tridente Politano-Osimhen-Kvaratskhelia. La partita si accende dopo venti minuti grazie a Chiesa che, forse anche per vincere il gelo, inizia a sgasare sulla fascia sinistra. La prima fiammata libera Vlahovic al tiro, ma Juan Jesus si immola sulla conclusione del serbo e salva il Napoli. Fede, non soddisfatto, tenta senza successo un nuovo slalom. Mazzarri tira un sospiro di sollievo. Kvara, stimolato dal duello a distanza con il numero 7 juventino, prova mettere la firma sulla partita. Non è serata, però, per il georgiano che sembra vedere la porta minuscola e Szczesny grandissimo. Kvara spara il primo colpo al secondo anello dello stadio. E pochi minuti dopo, liberato in area da una dormita di Bremer e da un gran giocata di Osimhen, davanti a Szczesny sbaglia lo stop, allunga il passo e tira alle stelle. Il portiere polacco esulta come avesse segnato un gol, ma sul finire del primo tempo è ancora più decisivo su Di Lorenzo.

DECIDE GATTI — La Juventus esce di prepotenza dalla spogliatoio, quasi a voler mandare un segnale al Napoli. E in appena cinque minuti sblocca la gara. Cambiaso, tra i migliori in campo, disegna un cross perfetto e Gatti, il difensore-bomber, incorna di testa e fa esplodere l’Allianz Stadium. I bianconeri spingono sul gas trascinati dalla fame di Chiesa, ma poco prima della mezzora Vlahovic è costretto a lasciare il campo per infortunio. Mentre lo stadio accompagna l’uscita dal campo di DV9 (sostituito da Milik; il serbo è stato fermato solo dai crampi), sul ribaltamento di fronte Osimhen trova il pareggio, ma il gol viene annullato per fuorigioco. Il Napoli ci prova fino alla fine, però senza troppa lucidità. E alla fine la Juventus porta a casa un altro successo di misura e il primo posto momentaneo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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09/12/2023 23:20

Henry risponde a una magia di Zaccagni,
il Verona ferma la Lazio: 1-1

Biancocelesti ancora una volta deludenti in trasferta;
punto prezioso per i padroni di casa, in 10 per un quarto d'ora per il rosso a Duda.
Grande gol di tacco dell'ex al 23' del primo tempo, poi al 70' il pari gialloblù


Stefano Cieri


Lazio ancora una volta incapace di gestire un vantaggio iniziale, Verona ancora una volta bravo a rimontare da una situazione di svantaggio. Finisce così 1-1 la sfida del Bentegodi. Un pari utile per la squadra di casa, che muove la classifica al termine di una partita condotta in salita per la rete di Zaccagni al 23’ e che, nell’ultimo quarto d’ora, deve pure affrontare con l’uomo in meno per il rosso a Duda. Pari molto deludente invece per la Lazio che in trasferta continua a raccogliere pochissimo e si allontana sempre di più dalla zona Champions.

IL GOL DELL'EX — Si parte con la Lazio che si mette al centro del ring allo scopo di menare le danze. Sarri recupera gli ex Casale e Zaccagni e per il resto ripropone la squadra su cui ha puntato ultimamente. Baroni punta sul consueto 4-2-3-1 con la novità Serdar sottopunta, cui viene affidato i compito di francobollare il play avversario Rovella. La Lazio conduce le operazioni, ma per i primi venti minuti si limita ad un possesso palla che riesce bene fino ai venti metri, ma poi non trova sbocchi in avanti, anche perché il Verona è molto concentrato e interpreta alla perfezione la sua partita difensiva. Al 23’ ecco però la fiammata che rompe l’equilibrio. La determina una combinazione a tutta velocità sulla destra tra Lazzari e Felipe Anderson. Dopo un doppio scambio tra i due è il brasiliano a crossare rasoterra al centro dell’area, dove Zaccagni brucia tutti sul tempo e mette dentro con uno spettacolare colpo di tacco. Il giocatore poi non esulta in segno di rispetto verso la sua ex squadra. A quel punto, come spesso ha già fatto in situazioni simili, la Lazio rallenta e decide di amministrare il vantaggio. Un atteggiamento che incoraggia il Verona a mettere la testa fuori dal guscio. I padroni di casa, però, combinano poco fino all’intervallo. L’unico rischio che creano nell’area avversaria è un colpo di testa di Ngonge che viene intercettato da Immobile prima che possa impensierire Provedel. Si va così al riposo con la Lazio in vantaggio.

IL PARI DI HENRY — La ripresa comincia con la sostituzione di Serdar con Lazovic. Chiaro l’intento di Baroni di dare maggiore consistenza alla manovra offensiva. Il nuovo entrato si piazza a sinistra del trio di trequartisti, Ngonge va al centro e Suslov a destra. Il cambio non produce sostanziali novità, cosi Baroni ne fa altri due al 12’. Dentro Henry per Djiuric e Hongla per Folorunsho. La somma dei tre cambi è felice, perché è uno dei nuovi entrati a collezionare il gol del pareggio. Che arriva al 25’. Cross di Ngonge che Provedel vede all’ultimo e smanaccia come può, la palla finisce sui piedi di Suslov che mette al centro dove Henry anticipa tutti e realizza il gol dell’1-1. La Lazio, che fino a quel momento era riuscita ad amministrare, sfiorando pure il raddoppio con Immobile, accusa il colpo. Sarri corre ai ripari e inserisce Pedro per Zaccagni e Castellanos per Immobile (poi anche Pellegrini per Hysaj e Vecino per Guendouzi). Due minuti dopo la squadra biancoceleste segna di nuovo, ancora una volta con un ex (Casale di testa su angolo di Luis Alberto). Ma la rete viene annullata dopo che l’arbitro Ayroldi rivede l’azione al Var per una spinta dello stesso Casale ai danni di Duda. Passano altri tre minuti e Duda viene espulso per il secondo giallo. Con l’uomo in più la Lazio si butta a capofitto nella metà campo avversaria alla ricerca di un nuovo vantaggio che però non arriva perché il Verona si rinchiude nella sua area e concede solo un paio di opportunità che prima Castellanos e poi Vecino non capitalizzano.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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09/12/2023 23:24

Muriel, tacco da fenomeno al 95':
il Milan crolla 3-2 a Bergamo e a -9 dall'Inter

L'Atalanta vince grazie all'incredibile gol del colombiano,
dopo che i rossoneri avevano riacciuffato la Dea per due volte.
Doppietta di Lookman, di Giroud e Jovic le reti rossonere.
Espulso Calabria nel finale


Marco Fallisi


Dall’altalena scende, di tacco, l’Atalanta. E dice al Milan: “Prego, accomodati pure”. I rossoneri ne avrebbero fatto volentieri a meno, e pensavano anche di averla scampata, ma non avevano fatto i conti con il colpo di tacco da artista di Luis Muriel, che ha firmato il 3-2 dei nerazzurri al 95’. Una partita che è sembrata un thriller. Anche se una certa sensazione serpeggiava fin dall’inizio: il colpevole era il Diavolo, e prima o poi sarebbe stato scoperto. Perché l’Atalanta che torna a vincere dopo 4 partite e due ko di fila, e dopo 5 partite consecutive senza battere il Milan in Serie A, ha dovuto soffrire fino all’ultima occasione ma andrà a dormire con un successo meritato: il 2-2 che aveva retto fino al colpo di genio di Muriel nel recupero le sarebbe stato stretto, strettissimo. Il Milan se ne torna a casa con la quarta sconfitta in campionato (eguagliato il numero di ko nell’anno dello scudetto), la Juve lontana 7 punti e l’Inter che scappa addirittura a +9: Pioli parlava di continuità per lo scudetto, il Diavolo ha tradito ancora. E ha già il mal di testa per il prossimo turno, il 17 dicembre col Monza: Calabria, espulso per doppia ammonizione nel finale di Bergamo, asciuga ulteriormente una difesa orami in perenne emergenza. Nel mezzo ci sarà la trasferta di Newcastle, in Champions: il Milan in ripresa di una settimana fa guardava con fiducia alla speranza ottavi; e questo, fragile e vulnerabile?

BOTTA E RISPOSTA — La partita si sblocca negli ultimi dieci minuti del primo tempo, con i gol di Lookman e Giroud, ma è impossibile non partire dalla sliding door che Charles De Ketelaere decide chiudere al 9’: il belga, che poco prima aveva scaricato un sinistro debole tra le mani di Maignan, si trova a tu per tu con il portiere rossonero dopo una bella sponda di testa di Lookman, ha tutto il tempo per calciare a pochi metri dalla porta ma alza clamorosamente sopra la traversa. Sembra il CDK milanista vestito di nerazzurro, e il suo primo tempo risente dell’errore sotto porta: Tomori lo controlla senza patire. La palla gol di De Ketelaere somiglia al trailer della partita: Milan macchinoso, incapace di trovare la profondità per aggirare l’aggressione uomo contro uomo degli uomini in nerazzurro, Atalanta più pragmatica ed efficace. I lanci per Lookman sono una costante, gli inserimenti di Koopmeiners pure. E allora sembra quasi logico che a passare siano i padroni di casa: fa tutto Lookman, che si infila dalla sinistra in area rossonera, salta secco Theo Hernandez e tira. La deviazione di Tomori è decisiva e scavalca Maignan: 1-0 e Gewiss infiammato nonostante il termometro segni due gradi. Il Milan, che si era fatto vivo al 4’ con Giroud (scambio con Pulisic, sinistro del francese murato da Djimsiti) e al 26’ (tentativo di Tomori disinnescato da Ederson), risorge all’ultima azione dei primi 45’: su corner di Florenzi, Giroud sale in cielo sovrastando Koopmeiners e fa 1-1. Il Milan festeggia, il Gewiss protesta furioso per un contatto tra Musah e Lookman sull’azione che ha portato all’angolo del pari rossonero.

MILAN A PICCO — La ripresa si apre con due squilli nerazzurri (Scalvini e Pasalic) e la solita corsa imprevedibile di Lookman, che semina avversari a sinistra con una facilità impressionante: la sensazione è che il nigeriano, prima o poi, possa colpire ancora e infatti succede. Minuto 9: De Ketelaere si allarga e mette al centro un pallone teso che Lookman sbatte alle spalle di Maignan, metre Theo osserva la scena. Il nuovo vantaggio è meritato e impatta sensibilmente sulla storia del match, perché CDK ora sembra un altro giocatore, mentre il Milan va in confusione. Il belga sfiora il gol atteso da questa estate, con un mancino che taglia tutta l’area, Pioli corre ai ripari inserendo Bennacer per Chukwueze, all’ennesima prova deludente. A 20 minuti dalla fine il tecnico milanista completa la ristrutturazione: fuori Loftus-Cheek, tra i peggiori in campo, dentro Jovic, Diavolo col doppio centravanti. La mossa non sembra produrre un granché, anche perché la banda Gasp è una tempesta che quasi travolge Calabria e compagni. Mike Maignan, rifugio anticalamità del Milan, però, protegge come e più del solito: al 76’ Scalvini si infila in area in ripartenza e calcia sul primo palo, MM para ma non trattiene, Lookman ribadisce a botta sicura ma Mike ci arriva ancora, quasi da terra. Il nigeriano completa l’opera mandando fuori sul secondo tentativo. E quattro minuti dopo ecco il colpo che gela lo stadio: Pulisic mette in mezzo, Jovic intercetta e piazza in rete. Siamo al secondo centro di fila, dopo quello al Frosinone. Un punto ciascuno? Macché, il finale è da fuochi d’artificio. Prima Calabria lascia i suoi in dieci per doppio giallo, poi, al 95’, il capolavoro di Muriel che stende il Diavolo. Al Gewiss si fa festa, persino il tiro finale di Tomori che si spegne di poco a lato passa quasi inosservato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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09/12/2023 23:29

Inter, altra prova di forza: 4-0 all'Udinese
e controsorpasso alla Juve in vetta



I friulani cadono sotto i colpi di Calhanoglu (rigore),
Dimarco, Thuram e Lautaro: bianconeri ricacciati a -2


Andrea Ramazzotti

L'Inter dà spettacolo, spazza via l'Udinese (4-0) e si riprende la vetta della classifica che la sera precedente la Juventus le aveva portato via battendo il Napoli. È una notte tutta nerazzurra, con le fiammate della formazione di Inzaghi che riscaldano un San Siro stretto nella morsa del gelo, ma gremito come al solito. Il rigore di Calhanoglu, un gran diagonale di Dimarco e la zampata di Thuram, tre reti nell'arco di 7 minuti, risolvono la pratica friulana già all'intervallo, con Lautaro e compagni che impressionano per fluidità della manovra, qualità, intensità e solidità (decimo clean sheet in A). Il messaggio al campionato è di quelli inequivocabili: il testa a testa per lo scudetto sarà con la Signora perché il Milan e il Napoli sono lontanissime. E quest'anno Inzaghi non ha nessuna intenzione di farsi sfuggire la seconda stella. Se continuerà a dominare come contro i bianconeri di Cioffi, per la concorrenza non sarà semplice superarlo: l'Inter anche stavolta rischia poco e produce occasioni a getto continuo grazie a sovrapposizioni, inserimenti e tagli studiati in allenamento. L'orchestra interista non si ferma neppure quando è avanti 2-0 e va a prendersi prima del 45' il 3-0 con Thuram. Con la fame di chi vuole mettere al sicuro il risultato il più in fretta possibile per concentrarsi sulla Champions e sul primo posto del girone da conquistare martedì contro la Real Sociedad a San Siro. Di certo quella attuale è la migliore squadra dell'era Inzaghi. Per rendimento, gioco espresso e concretezza. La Juve è sempre lì, a -2, ma inevitabilmente non può che essere preoccupata e sperare in un calo dei "nemici" storici.

MAREA INTERISTA — Inzaghi dà fiducia a Bisseck, alla prima da titolare in Serie A, e ritrova Bastoni, reduce dall'infortunio in Nazionale a novembre. Al posto di Dumfries c'è Darmian, per il resto spazio ai titolarissimi, con Lautaro e Thuram in attacco. Cioffi risponde con una squadra compatta e molto fisica che ha Ferreira, Kabasele e Perez nei tre dietro e Pereyra alle spalle del centravanti Lucca. Il 3-5-2 bianconero è di fatto un 5-3-1-1 perché Ebosele e Zemura fanno i terzini e i friulani sono schiacciati nella loro metà campo, incapaci di ripartire. Fin dall'inizio è chiaro che i nerazzurri vogliono rispondere alla Juventus: la pressione è altissima, come il recupero del pallone e, dopo un paio di chiusure di Kabasele, l'Inter ha, nell'arco di tre minuti, due occasioni gigantesche per passare in vantaggio. Prima Lautaro colpisce il palo su cross di Dimarco, poi è lo stesso esterno sinistro a non concretizzare una grande azione rifinita da un bel cross dell'intraprendente Bisseck. L'Udinese capisce che deve osare qualcosa di più ed è il fischiatissimo Samardzic, in estate a un passo dalla firma con il club di viale della Liberazione, a trascinare la squadra: dopo un inserimento a sinistra, il suo assist mette Pereyra nelle condizioni di segnare, ma il Tucumano non inquadra lo specchio. Inzaghi fiuta il pericolo e chiede più attenzione, ma la sua squadra continua a provarci con continuità: Calhanoglu e Thuram vanno vicino all'1-0, poi ci prova senza fortuna anche Mkhitaryan. La marea nerazzurra sembra inarrestabile, eppure ci vuole un calcio di rigore ingenuamente concesso da Perez per una trattenuta su Lautaro. Di Bello non vede, ma lo salva il Var che lo chiama al monitor suggerendogli il penalty, trasformato dal glaciale Calhanoglu (12 su 12 quelli realizzati da quando è all'Inter; 15/15 compresa l'esperienza al Milan): è il 37' della prima frazione e l'argine bianconero crolla. I padroni di casa se ne accorgono e, invece che accontentarsi, affondano senza più fermarsi: Lautaro partecipa al recupero di un pallone al limite dell'area, Calhanoglu serve Dimarco che in diagonale, di sinistro, fa 2-0. San Siro ribolle e l'Udinese si squaglia incassando pure il 3-0 di Thuram su "cioccolatino" di Mkhitaryan. L'Inter dà spettacolo e le statistiche all'intervallo parlano chiaro: 76% di possesso, 15 conclusioni tentate a 2, 6-0 quelle nello specchio.

FIRMA DEL TORO — La ripresa inizia con i vice campioni d'Europa meno arrembanti e con l'Udinese che pensa soprattutto a non incassare la goleada. Il tecnico di Piacenza gestisce le energie dei suoi sostituendo prima del quarto d'ora Bastoni e Thuram con Carlos Augusto e Arnautovic. Il ritmo cala insieme al livello agonistico, l'Inter palleggia e gestisce. Cioffi prova a dare una scossa con Kristensen e Lovric per Samardzic ed Ebosele, ma i bianconeri non hanno né la forza né la convinzione per poter impensierire gli avversari. Sommer fa la prima parata (non perfetta) al 24' su botta da fuori di Lovric e Lucca mette dentro il tap in ma è in fuorigioco. Inzaghi getta nella mischia anche Asllani e Cuadrado per Calhanoglu e Dimarco, poi tocca a Sensi, che prima di stasera aveva giocato solo 17', al posto di Mkhitaryan (Frattesi resta in panchina, non contento). L'unico che ci prova con rabbia è Lautaro che trova la rete del 4-0 a 6 minuti dalla fine e si conferma sempre più capocannoniere del campionato con 14 centri in 15 giornate. Ora la festa interista è davvero perfetta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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10/12/2023 23:43

Toro, tante occasioni e un punto a Frosinone.
E quel palo di Ilic...



Di Francesco schiera il tridente più giovane della Serie A con Kaio Jorge spesso pericoloso.
Nei granata chance anche per Zapata, gol annullato al 90' a Buongiorno per fuorigioco


Mario Pagliara

Il Toro torna a casa con un punto pesante da Frosinone. Prestazione tosta, con un finale offensivo da parte degli uomini di Juric che danno così continuità di risultati allo Stirpe dove finora hanno raccolto punti solo Napoli e Fiorentina. Può essere soddisfatto anche Di Francesco, perché il suo Frosinone dei giovani d’elite gioca bene, ha le occasioni pure per vincerla e rispondere al palo di Ilic. Alla fine esce tra gli applausi dei suoi tifosi. È stato un pareggio senza reti giusto.

ILIC AL PALO — Ha voluto, probabilmente, stupire tutti, Eusebio Di Francesco, piazzando una doppia mossa fuori dai radar. La prima: il suo Frosinone si posiziona con la difesa a tre, aggiungendo un uomo a metà campo (Garritano) per fronteggiare l’onda d’urto del Toro. La seconda è un colpo votato alla gioventù: il tridente offensivo del Frosinone è il più “verde” della stagione con Soulè (classe 2003), Kaio Jorge (2002) e Ibrahimovic (2005). Il Toro è collaudato dal brillante lunedì notte contro l’Atalanta, per cui Juric non ha bisogno di cambiare: confermato il tridente Vlasic, Sanabria, Zapata. Una sola novità rispetto all’Atalanta: Ricci al posto dello squalificato Linetty. Il primo tempo è spezzettato di continuo, poco spettacolo, molto agonismo, diverse decisioni arbitrali di Massimi sbagliate. Due le occasioni più nette della prima parte della gara e sono entrambe di marca granata: la prima dopo tre minuti, quando un colpo di testa di Zapata sugli sviluppi di un angolo per un soffio non sorprende Turati. Il secondo, al 45’, quando un missile di Ilic da fuori area sbatte dritto sul palo. In mezzo almeno tre errori arbitrali gravi.


OYONO DA ROSSO — E qui arriviamo agli episodi dei primi 45’. Nei primi dieci minuti, Oyono commette in sequenza due falli da cartellino giallo: il primo su Ricci, che gli costa giustamente la sanzione. Il secondo, poco dopo, con un’entrata all’altezza del ginocchio sinistro di Bellanova: Mariani assegna solo la punizione per il Toro a metà campo, ma non dà il doppio cartellino giallo come avrebbe dovuto essere. Frosinone graziato. Al 14’ il secondo episodio arbitrale da matita rossa: Buongiorno entra a contatto con Jorge nell’area granata, l’arbitro Massimi non dà il rigore e ammonisce il brasiliano per proteste. Poi interviene il Var che evidenzia un fallo in partenza di Ibrahimovic su Ricci che il direttore di gara si era perso sul campo. Il terzo errore è sull’ammonizione a Rodriguez allo scadere del primo tempo: il capitano granata entra correttamente su Jorge prendendo solo il pallone tra le gambe dell’attaccante. Zero a zero all’intervallo.

OCCASIONE KAIO — In avvio di ripresa, il Frosinone ha l’occasione più ghiotta della partita: Tameze perde palla a centrocampo, favorendo la ripartenza sulla trequarti. Ibrahimovic pesca Kaio libero in area davanti a Milinkovic, ma il riflesso del portiere del Torino salva il risultato. Di Francesco e Juric ricorrono in maniera massiccia alla panchina alla ricerca di nuove energie. E proprio Karamoh, da poco subentrato, trova la palla giusta per Zapata (28’), Turati è attento sulla traiettoria. Negli ultimi venticinque minuti il Toro ha più energie ma non trova il colpo da tre punti. Allo scadere Buongiorno fa urlare i tifosi granata ma è un’illusione: è in posizione di fuorigioco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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10/12/2023 23:48

La prima volta di Dany Mota regala
i 3 punti al Monza: Genoa ko in volata



Pochissime emozioni sino all'83' con la rete in contropiede dei brianzoli.
Al 37' gol annullato a Ciurria per fuorigioco di Colombo.
Dragusin sfiora il pari nel finale


Matteo Brega

Il Monza batte il Genoa 1-0 grazie al gol di Dany Mota Carvalho all'83' , al primo centro in campionato, e torna al successo dopo tre turni.

OCCASIONI — Palladino lancia dal primo minuto Valentin Carboni, trequartista con Colpani alle spalle di Colombo. In difesa si fermano Pablo Marì proprio poche ore prima della gara (al suo posto Andrea Carboni) e nel riscaldamento Caldirola (dentro Pedro Pereira). Gilardino ritrova Gudmundsson e lo affianca a Retegui fin dal principio nel 3-5-2. Le perdite dell’ultimo minuto portano Palladino a virare sul 4-2-3-1 per iniziare la partita con D’Ambrosio e Andrea Carboni centrali e Pedro Pereira con Kyriakopoulos a svolgere la funzione di terzini. Gilardino chiede di cercare molto Messias in fase di impostazione lasciandolo comunque nella posizione di mezzala destra (pedinato a uomo da Pessina). Primo quarto d’ora povero di occasioni. Un paio in potenza, non in atto. Prima Pessina non arriva di testa su un cross interessante e poi Frendrup calcia altissimo un invito intelligente di Gudmundsson un passo dentro l’area. La gara scorre senza ritmo, con strappi improvvisi. Al 19’ Valentin Carboni calcia fuori un pallone sputato dall’area genoana. Al 21’ altro urlo interrotto. Kyriakopoulos esce palla al piede dalla sua trequarti dribblandone tre, apre per Colpani che sceglie il cross immediato per Colombo che non ci arriva all’altezza del dischetto. Al 36’ gol annullato a Ciurria (servito per sbaglio da Dragusin) per il fuorigioco di Colombo in principio. Il primo tempo si chiude così sullo 0-0.

LA SCINTILLA DI MOTA — Si riparte senza cambi. Il primo segnale di vitalità arriva dopo 10 minuti con un sinistro di Pessina che gira poco e non impensierisce Martinez. Le prime sostituzioni sono in casa Monza: dentro Maric e Mota Carvalho per Colombo e Valentin Carboni. Al 62’ l’occasione più grande. Messias si sistema la palla sul destro in area e crossa teso e basso per Retegui che dal limite dell’area piccola spara altissimo. Enorme spreco per il Genoa. Meglio la squadra di Gilardino nel cuore della ripresa, più intraprendente a livello offensivo dove invece il Monza sparisce. Per provare qualche alternativa entrano Akpa Akpro e Machin al posto di Gagliardini e Ciurria al 73'. Gilardino aspetta il 78’ per i primi cambi: tocca a Fini (nato nel 2006) per Haps e subito dopo Hefti per Messias. All'83’ la luce si accende con Mota Carvalho che difende un lancio di Akpa Akrpo, scarica su Colpani, il numero 28 mette sulla corsa di Pedro Pereira che con un cross rasoterra trova il destro di Mota Carvalho. Il numero 47 apre e chiude l’azione segnando il gol del vantaggio brianzolo. La reazione del Genoa arriva dopo un minuto con una palla-gol sprecata da Dragusin davanti a Di Gregorio. Palladino all'87’ inserisce Donati per Colpani al fine di coprirsi un po’. Nel Genoa entra Ekuban invece per Sabelli. Finale confuso senza grandi occasioni. Vince il Monza che riprende la scia delle posizioni europee (con gli stessi punti della Lazio). Secondo stop invece nelle ultime tre gare per il Genoa che resta in una zona non troppo tranquilla.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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