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Campionato di calcio di Serie A 2015/2016

Ultimo Aggiornamento: 22/05/2016 00:34
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23/08/2015 00:05

Si ricomincia !
Dopo una calda e afosa estate di immancabili scandali e frodi, con altrettanto immancabili processi e sentenze (rivoluzionando i calendari delle serie minori, tra cui spicca la retrocessione in serie D del Catania), dopo le partitelle di inizio preparazione in tornei dal dubbio valore agonistico, dopo il calciomercato che deve ancora riservare i colpi migliori (tra cui spiccano per ora piè le partenze che gli arrivi in Serie A), dopo l'inizio ufficiale della nuova stagione con la gara in Cina della Supercoppa italiana (vinta dalla Juve senza troppi patemi sulla Lazio in ritardo di preparazione) e la clamorosa eliminazione della Sampdoria di Walter Zenga nei preliminari di Europa League, dopo tante chiacchiere, provocazioni e il solito walzer di allenatori sulle panchine più attese (tra cui spicca l'addio di Benitez da quella partenopea), insomma dopo tutto il solito nulla che avvolge quello che era il gioco più bello del mondo ed ora lo sport più corrotto del mondo, finalmente comincia il campionato di Serie A, stagione 2015/2016. La Juve la protagonista più attesa, nonostante le clamorose partenze estive di Pirlo (volato negli States), di Tevez e Vidal tornati nelle rispettive patrie, meno sudamericana e più slava, cerca il quinto scudetto consecutivo. A contenderlo saranno le solite: le romane in primis, con Roma e Lazio in cerca di conferme e riscatti, ma anche le milanesi, soprattutto il Milan rinfrancato dai soldi asiatici della vendita del 48% della quota societaria al thailandese Bee, poi anche Napoli e Fiorentina. Insomma, le solite sette sorelle della Serie A, almeno secondo le ultime stagioni della massima serie.
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23/08/2015 00:30

Verona-Roma 1-1: Florenzi replica a Jankovic, Garcia parte con un pari

Botta e risposta in 5 minuti nel secondo tempo: i giallorossi non brillano,
ma nel finale un miracolo di Rafael nega il gol del sorpasso a Pjanic


Quella di Giulietta e Romeo è città di desideri realizzati solo in parte. Qui la Roma nel 2010 disse addio allo scudetto, qui nella scorsa stagione - incagliandosi due volte nei pareggi contro Chievo e Verona - salutò virtualmente la Juve inaugurando un finale di stagione pieno di polemiche. Stavolta, col solito pizzico di malinconia, finisce con un pari - santificato dalle reti di Jankovic e Florenzi - che consente ai tifosi gialloblù di cantare ironicamente: "Vincerete il tricolor". Il risultato, d'altra parte, è giusto, nonostante la corazzata giallorossa si permetta di lasciare Totti in panchina per tutto il match. D'altronde i tempi cambiano, e non solo per il capitano (virtuale), visto che per la prima volta Rudi Garcia comincia la Serie A senza vincere. Merito anche dei ragazzi di Mandorlini, che giocano senza timori, nonostante il palo finale di Pjanic li abbia fatti tremare.


PROBLEMA ROMA — In partenza il canovaccio pare scritto: Verona ben raccolto dietro, attento in mediana intorno alle geometrie di Hallfredson, e con Jankovic e Gomez pronti a sostenere il centroboa Toni, capocannoniere (insieme a Icardi) dello scorso campionato. La Roma invece affida la regia a Pjanic, mentre De Rossi si occupa di supportare i due centrali, visto che Castan - assente quasi da un anno dal torneo - denuncia limiti. Poi davanti c'è il ritorno del centravanti classico, Dzeko, a cui ruotano intorno gli anemici Salah e Gervinho. Logico che i giallorossi - candidati allo scudetto - abbiano in mano il pallino del gioco, più sorprendente invece la vena palleggiatrice dei gialloblù, che portano avanti la palla non solo con lanci dalla difesa ma attraverso i classici triangoli di fascia. Questo evidenzia innanzitutto un problema sulla catena di destra della squadra di Garcia, che con Florenzi, Pjanic e Salah si dimostra permeabile alle incursioni. Non a caso nel primo tempo le squadre si dimostrano allo stesso livello, col Verona che addirittura vede De Rossi salvare sulla linea un colpo di testa di Jankovic (42'). Ma i ragazzi di Mandorlini anche in altre tre occasioni si fanno vivi pericolosamente, con Gomez (2', alto di poco), Toni (29', para Szczesny) e Souprayen (41': devia il portiere polacco). Ovvio però che la Roma non stia a guardare, soprattutto quando ha campo per le ripartenze delle propri esterni d'attacco e così si segnalano pericoli con Nainggolan (23': para Rafael) e Gervinho (38': il tiro sfiora il palo).

BOTTA E RISPOSTA — La ripresa si apre nel segno giallorosso, con Manolas che di testa impegna Rafael (4') e Gervinho, il cui cross teso attraversa tutta l'area pericolosamente, ma all'11' la partita potrebbe cambiare quando Halfreddson, liberandosi di Manolas (però fallosamente) costringe Szczesny al miracolo, ripetuto un attimo dopo sulla ribattuta di Gomez. È un campanello d'allarme che la Roma non coglie, e così al 16', su ottimo lavoro e successivo cross di Hallfredsson, Jankovic anticipa Torosidis e batte Szczesny. E' uno shock che scuote la Roma. Dentro Iago per lo spento Salah e Keita per De Rossi, ma non c'è nemmeno il tempo di assestarsi che un tiraccio dal limite di Florenzi - in difficoltà fino a quel momento - sorprende un po' Rafael propiziando il pari. I giallorossi però insistono e così Rafael deve intervenire in volo su Dzeko (23') e Pjanic (29'), che al 32' sfiora di nuovo il gol con un tiro da fuori area, subito dopo che il neo entrato Siligardi aveva impegnato Szczesny. Con l'ingresso di Pazzini il Verona passa al 4-3-1-2, ma il finale è tutto giallorosso, con Rafael sugli scudi tre volte contro Dzeko (41'), Nainggolan (48') e soprattutto Pjanic (44') il cui tiro viene deviato dal portiere brasiliano. Sono gli ultimi brividi di un match vivo, ma alla fine a masticare amaro resta la Roma. I lavori in corso, per Garcia, continuano.

Massimo Cecchini

Fonte: gazzetta
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23/08/2015 00:33

Lazio-Bologna 2-1: Biglia e Kishna non perdonano, Mancosu non basta a Rossi

Convince la squadra di Pioli, che chiude la pratica già dopo i primi 45'.
L'olandese segna all'esordio in A, ma preoccupa l'argentino: esce per un problema al polpaccio



Dopo una gara dominata, la Lazio deve aspettare una prodezza di Berisha su colpo di testa di Brighi al 46’ della ripresa per incartare i tre punti col Bologna. Un 2-1 già fissato nel primo tempo con le reti di Biglia e Kishna a scandire un avvio spumeggiante. Il gol di Mancosu, prima dell’intervallo, ha però tenuto in piedi la gara sino all’ultimo. Una vittoria che porta però anche l’infortunio di Biglia, uscito al 6’ s.t. per un problema muscolare al gemello del polpaccio destro. Sospetto stiramento: l’argentino dovrà saltare per il ritorno del playoff Champions di mercoledì a Leverkusen.

DOMINIO LAZIALE — Incroci di ex sulle due panchine: tutti e due i tecnici hanno lasciato bei ricordi dall’altra parte. Pioli può contare sul rientro di Radu, squalificato contro Leverkusen, e così riporta Lulic a metà campo. In avanti Kishna, alla prima da titolare, avvicenda Felipe Anderson che parte dalla panchina. Delio Rossi lancia Crimi appena ingaggiato, mentre l’altro arrivo di questa settimana, Destro, comincia dalla panchina. Spazio a Mancosu, debuttante in A, in attacco. Lazio subito aggressiva. Al 10’ Kishna pennella un bel pallone per il colpo di testa di Candreva che va a lato. Al 14’, l’esterno va ancora al tiro: staffilata dalla distanza deviata da Mirante in angolo. Bologna molto coperto. Spingono i biancocelesti: al 17’ traversone di Basta, tocco di Keita che diventa un appoggia all’indietro per il sinistro fulminante di Biglia. Lazio in vantaggio. La squadra di Rossi fatica a scuotersi. Al 23’ il raddoppio con Kishna: spiovente di Candreva, deviazione di Brighi, stop e sinistro angolato del ventenne olandese arrivato un mese fa dall’Ajax. Emiliani in difficoltà, ma tenaci. Provano a proiettarsi in avanti: al 28’ punizione di Brienza controllata da Berisha. E’ comunque la formazione di Pioli ad avvicinarsi ancora al gol con Candreva e Basta: Mirante sempre pronto. Il Bologna prova a imbastire la manovra. Lazio in agguato per rilanciarsi con Keita e Kishna. Al 43’ la squadra di Rossi riapre i giochi con Mancosu che va segnare su lancio di Brienza, superando Radu in velocità: palla sotto la traversa e poi in rete.

GARA APERTA — Nella ripresa, Bologna con Pulgar a metà campo al posto di Crimi. Lazio ancora insidiosa con Keita. Al 6’ va k.o. Biglia per un risentimento al polpaccio destro. L’argentino non riesce a continuare: entra Cataldi. Pioli puntella la linea mediana con l’innesto di Milinkovic al posto di un opaco Lulic. Parolo si posta sulla corsia sinistra. Insiste la squadra di Pioli. Al 27’ Mirante vola per sventare una spettacolare incursione di Canderva. Che alla mezz’ora cede il posto a Felipe Anderson. Contemporaneamente Destro rileva Acquafresca. Lazio a caccia del terzo gol: bordata di Cataldi, Felipe Anderson calcia alto. Assalto finale del Bologna così la Lazio deve aspettare sino all’ultimo secondo dei 4 minuti di recupero per poter festeggiare la vittoria.

Nicola Berardino

Fonte: gazzetta
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23/08/2015 20:22

Serie A, Juventus-Udinese 0-1:
decide Thereau, i Campioni d'Italia cadono

Bianconeri battuti per la prima volta nella storia al debutto in casa.
Il gol decisivo del francese al 78', che punisce una squadra prevedibile, lenta e decisamente poco tecnica


Clamoroso allo Juve Stadium! Passa l'Udinese, con una vecchia ricetta: catennaccio e contropiede. Difesa ordinata, tutti dietro la palla e leggero cambio di marcia nella seconda parte della ripresa, quel tanto che basta per pescare la giocata vincente Kone-Thereau. Il tutto facilitato da una Juve prevedibile, lenta e decisamente poco tecnica. Va benissimo Cuadrado, ma a questa squadra serve ora soprattutto un organizzatore di gioco di gran livello, altrimenti finisce per portare fuori ruolo anche un cavallo di razza come Pogba.

A SPECCHIO — Fra i campioni d'Italia c'è Mandzukic dal primo minuto, provino okay in mattinata. Va invece in panchina Dybala per fare posto ancora una volta a Coman, proprio come a Shanghai, in Supercoppa, contro la Lazio. Senza Marchisio, è Padoin a fare la guardia davanti alla difesa, ma a turno tocca in realtà a Bonucci e a Pogba dettare i ritmi del gioco. E lì il francese perde moltissimo. Pereyra vince il ballottaggio con Sturaro, sulle fasce i soliti Lichtsteiner ed Evra, mentre dietro, ai lati di Bonucci e a protezione di Buffon, ci sono i titolarissimi Barzagli e Chiellini. Udinese a specchio: Karnezis in porta; Heurtaux, Danilo e Piris dietro; Edenilson e Adnan esterni; Badu, Iturra e Bruno Fernandes in mezzo al campo; Thereau a ridosso di Di Natale. Atteggiamento inizialmente rinunciatario quello dei friulani, con gli esterni che di fatto sono in marcatura piena sui dirimpettati Lichtsteiner ed Evra. Però la "diga" funziona, e infatti ne escono quarantacinque minuti noiosi. Al 5', Coman è molle a dieci metri da Karnezis, un quarto d'ora dopo pure Pereyra fa il sollettico al portiere greco, meglio Lichtsteiner che su sponda di Mandzukic costringe Karnezis a una respinta non semplicissima, infine colpo di testa di poco alto di Mandzukic. L'Udinese? E' tutta in una discesa disordinata di Adnan con sinistro a lato.

RIPRESA — Nememno il tempo di rientrare in campo dopo l'intervallo ed eco che Colantuono deve rinunciare a Badu, infortunato: dentro Kone. La Juve alza leggermente il ritmo, Pogba dai 20 metri gira di destro, di prima intenzione, ma non trova la porta. Al 13', Bruno Fernandes è strepitoso, e in acrobazia, a due metri da Karnezis, toglie la palla a Pereyra. C'è poi un sinistro molle di Padoin e una mischia che i friulani sbrogliano con un pizzico di fortuna. Quindi, assist-magia di Dybala (dentro al posto di Coman) che Pogba spreca con un dribbling di troppo in piena area. E allora ecco la beffa alla prima vera sortita di un'Udinese più brillante con l'ingresso in campo di Zapata per Di Natale. Minuto 33: cross da destra di Kone, difesa bianconera addormentata e tocco vincente sotto misura di Thereau, dimenticato sul secondo palo. Dentro Llorente e Isla, la reazione della Juve è però poca cosa. L'Udinese alza ulteriormente il muro, lavora bene un paio di ripartenze e porta a casa una vittoria pesantissima sotto ogni punto di vista.

Mirko Graziano

Fonte: gazzetta
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23/08/2015 23:03

Fiorentina-Milan 2-0: Alonso e
Ilicic stendono Miha al debutto.
Ely espulso

I rossoneri cadono al debutto:
Ely espulso nel primo tempo e lo spagnolo segna su punizone,
Romagnoli regala il rigore del raddoppio allo sloveno.
Paulo Sousa da applausi


Avvio del sistema non riuscito, si prega di correggere al più presto gli errori e ritentare. Il Milan va “in bomba” al Franchi, dove la scena se la prende la Fiorentina: i viola battono meritatamente la squadra di Mihajlovic per 2-0 e la serata di Firenze dimostra che quella vista sui campi di estate era solo la versione beta del Diavolo pensato da Sinisa. Ci sarà da lavorare. E tanto.

MILAN, DOVE SEI? — Basta guardare la bella Fiorentina architettata da Paulo Sousa per capire in che cosa è mancato il Milan: i viola sono corti e ringhiano su ogni pallone, Bernardeschi e Ilicic si muovono alla grande tra le linee senza dare punti di riferimento a difesa e mediana avversarie, Kalinic lavora per i compagni ma ha tempi di inserimento perfetti in fase di attacco, Borja Valero e Badelj danno protezione alla difesa ma prendono per mano la squadra e la fanno ripartire con giudizio e velocità. Il palleggio “spagnolo” di Montella ha lasciato spazio a una squadra alta e affamata di palloni da riconquistare per ripartire e mordere, atteggiamento sul quale anche Miha sta lavorando da un paio di mesi, ma i suoi – la serata del Franchi parla chiaro - sono ancora indietro. E soprattutto, sono il Milan e hanno “il dovere di vincere”, come aveva sottolineato il serbo alla vigilia.



DISASTRO DIETRO — Il dovere di vincere ingolfa la gambe di Bacca e compagni fin dai primi minuti: il Diavolo non pressa e non aggredisce, Sousa (che sceglie un 3-4-2-1) “lascia” le fasce a Sinisa ma i suoi terzini non ne approfittano (Diego Lopez nel primo tempo viene chiamato in causa ben 19 volte con retropassaggi più o meno equamente distribuiti fra De Sciglio e Antonelli), i tre a centrocampo non fanno filtro e non costruiscono. Honda vaga spaesato, Luiz Adriano e Bacca aspettano palloni che non arrivano (il colombiano si costruisce al 15’ del primo tempo uno dei pochi tiri rossoneri di tutto il macth). E la coppia Ely-Romagnoli cicca il debutto in campionato. Entrambi marchiano i gol viola: il brasiliano si fa infilare verticalmente da Kalinic un paio di volte prima di rimediare un’espulsione per doppio giallo al 36’ del primo tempo. Sulla punizione che ne deriva, Marcos Alonso disegna un sinistro a giro favoloso. Mister 25 milioni regala il rigore che Ilicic trasforma all’11’ del secondo tempo. E se Diego Lopez non salvasse i suoi parecchie volte durante la serata (prodigiosi gli interventi su Kalinic e Ilicic), per Miha sarebbe potuta finire peggio. Non può bastare il piglio con cui i rossoneri rientrano dagli spogliatoi dopo un finale di primo tempo da incubo. Non può bastare se sei il Milan e hai il dovere di vincere. O quantomeno di giocartela con un po’ di coraggio in più.

Marco Fallisi

Fonte: gazzetta
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23/08/2015 23:06

Frosinone-Torino 1-2.
Gol storico di Soddimo,
poi Quagliarella e Baselli

Soddimo segna il primo gol della storia del club in Serie A.
Nella ripresa però la squadra di Ventura ribalta il risultato con Quagliarella e Baselli



Storica, intrigante, spettacolare. Specie quando il Toro, ferito, s'infuria e sprigiona fumo dalle narici. Finisce 1-2, con Soddimo ad illudere la Ciociaria, e Quagliarella a riportarla sulla terra con una girata al volo, stupenda, che lascia di stucco Crivello. Genialata bissata da un tiro a giro - dal limite - di Baselli. Raddoppio bello e imparabile per un Leali che ha fatto miracoli, prima di abdicare e arrendersi alla rabbia di un Torino mai rassegnato. No, non poteva essere una gara banale. Il Frosinone si affacciava in A, Ventura battezzava un collega debuttante dal quale é stimatissimo, quello Stellone che - da calciatore, a suon di gol - regalò a Cairo il salto in A appena rilevò il Torino dal Tribunale fallimentare. In un Matusa non del tutto gremito (alcuni spazi vuoti nei distinti), appena rifattosi il trucco, il Torino ribalta la gara e la tradizione, visti i due precedenti (2009 e 2011), nei quali non aveva mai vinto.

USATO GARANTITO — Il risultato? Innegabilmente giusto, blitz granata che arriva a margine d'una produzione globale di azioni gol, quelle da sussulto e cuore in gola, che si assesta su un 3-8 finale. Si parte a razzo, il gol del vantaggio (7' Paganini crossa in mezzo, Padelli non impeccabile, Soddimo in spaccata realizza), e subito un miracolo di Leali (8' colpo di testa di Quagliarella, palla deviata sopra la traversa). Quella tra Ventura e Stellone è un po' anche una sfida da ....usato garantito. La linea mediana ciociara è quella vista in B (ma in difesa c'è solo Crivelli della vecchia guardia), così come il Toro graffia con Quagliarella e Maxi Lopez, lasciando in panca Belotti, rinforzo arrivato con uno scontrino storico: 8 milioni. Un lusso in panca, visto la vendemmia di occasioni torinista nel primo tempo? Di tempo per sbizzarrirsi ne avrà, intriga invece vedere come se la cavi - nell'attacco ciociaro - il biondino Longo, nella morsa di Maksimovic - sogno di mezza estate di De Laurentiis e del suo Napoli -: Longo è super, ma solo in fase difensiva. Già, perché Stellone ordina il pressing alto, o meglio dire....ovunque: Longo e Dionisi a mo' di scippatori già nell'area avversaria. Il giochino regge per 15' poi il Torino esce, alza i ritmi, si allunga specie con Peres a destra, una lama bollente nel burro, ma Maxi Lopez si fa ipnotizzare dal Leali (23') stoppando un pallone davanti la porta e facendoselo soffiare, in uscita, dal portiere prestito Juve. Un gol annullato a Quagliarella (24') per fuorigioco, che di testa (27') devia a botta sicura (Rosi salva tutti) è la contabilità della metà d'un primo tempo che il Torino ha impiegato in un assedio sfortunato e infruttuoso, merito anche di Leali.

RIBALTONE — Il riposo serve a Ventura per risistemare un po' di cose, il Torino che torna in campo va dritto al sodo. Avelar, apparso morbidino nell'azione del vantaggio frusinate, trascina palloni in avanti, il Toro sfonda dal suo lato, il cross che serve Quagliarella in area (14' s.t.) è preciso quanto fulmineo, la girata della punta è da manuale. Il Frosinone? Non si scioglie davanti all'avversario ma fatica ad essere irresistibile su ritmi e subisce, troppo, fino a chiudersi e non rubando più palla con la facilità di sempre. Passano 5', il raddoppio arriva con i padroni di casa schierati, ma la sassata ad effetto di Baselli (dal limite, Leali è coperto e la vede tardi) tocca il palo ed entra dopo aver aggirato un bel po' di sagome e gambe. Vittoria giusta? Sommando il prodotto lordo visto in campo sì, Stellone tenta la carta Carlini, poi Verde: tridente, Dionisi in mezzo e Longo con Carlini larghi. Qualche assalto verso Padelli c'è, ma non lascia traccia. Vince il Torino, per il Frosinone l'impatto con la A ha il sapore acre d'un songo durato solo 45'.

Gaetano Imparato

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 23/08/2015 23:10]
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23/08/2015 23:10

Inter-Atalanta 1-0, Jovetic gol al 93':
Mancini vince all'esordio a San Siro

I nerazzurri perdono Icardi dopo 15 minuti e costruiscono pochissime occasioni:
nell'assalto finale in undici contro dieci (espulso Carmona) arriva la magia del montenegrino


Non doveva giocare, è stato il protagonista finale. L’Inter batte 1-0 l’Atalanta grazie al gol di Jovetic nel terzo minuto di recupero. Un gol stupendo, un gol per il morale che manda in delirio San Siro.


MAURO CAPITANO — Mauro Icardi protagonista degli ultimi minuti precedenti la gara contro l’Atalanta. Prima la notizia che la fascia di capitano spetterà a lui, poi il piccolo problema muscolare durante il riscaldamento che ne ha messo in dubbio la presenza. Alle 20.43 però, due minuti prima del fischio d’inizio, Mauro è entrato per primo in campo. Troppo importante esserci. E così la nuova Inter di Roberto Mancini riparte per 8/11 da quella della scorsa stagione. Le novità sono rappresentate dalla coppia centrale difensiva (Miranda-Murillo) e da Kondogbia interno sinistro nel centrocampo a tre. Pronti-via e la prima indicazione tattica vede Gnoukouri sistemato vertice basso con Medel a destra. Capitano nuovo Icardi, capitano vecchio in panchina, Ranocchia. L’Atalanta di Edy Reja è un bel 4-3-3 con Gomez e Moralez a sostegno di Denis; bello in fase offensiva, poi senza palla i due esterni rinculano nel pacchetto di mischia della mediana.

INIZIO LENTO — Al 3’ Gnoukouri perde palla in una zona sensibile del campo e alla fine i bergamaschi sfiorano il gol con Gomez. Il pubblico del Meazza applaude l’ivoriano, incoraggiandolo. Un segnale distensivo dopo i primi fischi ricevuti dalla squadra nell’amichevole di Ancona contro l’Aek Atene. Nove minuti e Mancini si toglie la giacca dopo un passaggio semplice sbagliato da Palacio. Non un indizio ottimistico. Al 15’ Icardi molla il colpo e lascia spazio a Jovetic: meglio non rischiare di peggiorare il risentimento muscolare al quadricipite della coscia destra (fascia a Medel). La sfida a distanza dei centravanti si chiude anticipatamente e così curiosamente (e sfortunatamente) al 23’ saluta la compagnia anche Denis. Entra Pinilla e tatticamente non cambia nulla. La partita non si fa ricordare particolarmente nella prima mezzora. Nemmeno l’ingresso di Jovetic porta acqua per dare la scossa alla spina del match. E l’Atalanta di Reja non è quel fortino che qualcuno forse pensava di trovarsi contro. L’occhio è sempre attento a non scoprirsi, però con Gomez e Moralez trova spazio e tempo per alleggerire e togliersi qualche sfiziosa ripartenza. Al 40’ la prima vera occasione: cross basso di Palacio per Brozovic il cui tap-in sbatte sullo stinco di un difensore bergamasco e va in corner. Il finale è in crescendo. Kondogbia al 44’ ha l’occasione di spaccare il mondo invece usa il piattone piuttosto che il collo su un pallone gustosissimo. Finisce il primo tempo e bastano 5 minuti fatti bene all’Inter per meritarsi applausi e incoraggiamenti dallo stadio. Con lo striscione di ieri della Pinetina che campeggia anche in Curva Nord: “La società c’è, noi come sempre ci siamo, ora tocca a voi”. Come dire, gli occhi del cuore del tifo nerazzurro sono puntati sul campo e sulla panchina.

JO-JO GOL — Si riparte con Hernanes in campo e Gnoukouri sostituito. Torna così il Profeta nel ruolo di trequartista e Brozovic interno destro. Kondogbia dopo 5 minuti mostra quello che deve fare, ovvero tirare forte. Il sinistro è pregevole, Sportiello mette in corner. Al 18’ Brozovic raccoglie un cross di Juan Jesus di contro balzo. Coefficiente di difficoltà elevatissimo nonostante la posizione ravvicinata, palla alta. La partita è spezzettata dai continui fischi di Calvarese che deve punire diversi interventi fallosi. La ricetta per sbloccare il match l’Inter non la possiede. Nemmeno dopo l’espulsione per doppia ammonizione di Carmona. La squadra di Reja si organizza comunque bene e allora ai nerazzurri milanesi non rimane che provare da lontano. Il destro di Jovetic, per esempio, non sarebbe male se fosse sceso mezzo metro prima. Sempre il montenegrino regala a Palacio un cioccolatino davanti alla porta. L’argentino ringrazia e segna, ma il signor Pegorin annulla giustamente per fuorigioco. L’Inter insiste con un altro buon finale di tempo. Al 39’ Hernanes scaglia un destro che gira troppo largo. Il palo al 45’ ferma Palacio, mentre Sportiello pochi secondi dopo ricaccia indietro Hernanes. Ci prova anche Santon che al volo di destro chiama nuovamente Sportiello all’intervento. Il gol è nell’aria, anche solo per la voglia mostrata. Ripresa del gioco rapida, palla a Jovetic che avanza indisturbato fin quasi al limite dell’area spostato sul vertice sinistro, destro a giro e Sportiello non ci arriva. Il Meazza esplode, è un altro mondo. E’ il mondo di Jo-Jo, quello che lo lanci e ritorna indietro. Un po’ come l’Inter di questa sera che ha sbattuto un po’ contro il muro bergamasco ed è ritornata indietro. Fino al gol di Stevan.

Matteo Brega

Fonte: gazzetta
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Eder-Muriel show: manita Samp al Carpi. Ma Zenga viene espulso

I blucerchiati blindano il risultato nel primo tempo, con le doppiette di Eder e Muriel e la rete di Fernando.
Lazzari e Matos segnano per gli emiliani.
L'allenatore della Samp allontanato all'intervallo per proteste.
Cassano gioca gli ultimi 15'



Quanto è difficile la serie A: il Carpi lo scopre davanti ad una Sampdoria brillante. I blucerchiati, trascinati da un Muriel straordinario, disintegrano le speranze degli uomini di Castori realizzando cinque gol in poco più di mezz'ora. Ogni errore in serie A è una sentenza e la Samp lo dimostra facendo cinque gol con i suoi primi cinque tiri nello specchio della porta e ritrovando così il successo casalingo che mancava da cinque mesi. Il Carpi paga un atteggiamento troppo molle. Letizia al 13' si fa superare da Muriel, lanciato da Fernando, e peggiora le cose intervenendo in area in maniera precipitosa: rigore netto, che Eder realizza. Quello del terzino è il primo di una bella serie di errori: Bubnjic rinvia corto e innesca Eder, assist per Muriel, sul cui tiro Brkic non oppone resistenza. Il risultato esalta la Samp. Il 3 a 0 arriva allo scoccare della mezz'ora: Cassani combina in velocità con Ivan e trova Muriel in area: Brkic può solo guardare. Il Carpi spofonda: Eder parte da sinistra, salta due avversari e firma la sua doppietta, grazie anche all'errore di Brkic. Il pokerissimo è di Fernando, su punizione conquistata ancora da Muriel: il destro del brasiliano è perfetto.

15' PER CASSANO — Il Carpi incassa e prova a tener botta: Lazzari sfrutta il rilassamento blucerchiato e un'indecisione di Silvestre e Barreto per battere Viviano, poi sfiora la doppietta con un colpo di testa di poco impreciso e una punizione ben neutralizzata da Viviano. Zenga si fa espellere per proteste nell'intervallo, Ivan a dieci minuti dalla fine per doppia ammonizione. Cassano entra a 15' dalla fine. È la Sampdoria a concedere altro spazio al Carpi, che va ancora in gol nel finale con Matos. Viviano poi para un rigore a Lazzari.

Alessio Da Ronch

Fonte: gazzetta
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Sassuolo-Napoli 2-1. Hamsik illude,
poi segnano Floro Flores e Sansone

Inizia con una sconfitta l'avventura di Sarri sulla panchina dei partenopei.
Lo slovacco segna dopo soli tre minuti, poi il ribaltone



Una disfatta. E non solo per il risultato, perché il Napoli è venuto meno in tutti e tre i reparti. Higuain, sostituito, ha lasciato il campo irritato, lo stesso di Insigne che dovrebbe arrabbiarsi con se stesso per quanto sia stato svogliato. Bene il Sassuolo, che ha giocato una gara di grande intensità, meritando la vittoria. Parte forte, il Napoli. I primi quindici minuti sono un monologo tutto napoletano. Sarri lascia in panchina Allan e sulla destra c’è David Lopez, mentre Di Francesco schiera Floro Flores a sinistra, per Sansone. E’ pressante l’azione del Napoli ed il Sassuolo è costretto a difendersi nella propria metà campo. Il gol arriva dopo appena tre minuti e lo segna Marek Hamsik. L’azione parte da Mertens che apre per il diagonale di Higuain: la conclusione sbatte su Acerbi e il centrocampista slovacco è pronto a ribadire in rete.

SOLO SASSUOLO — Solito Napoli, verrebbe da dire, perché dopo il vantaggio, si perde, il ritmo del Sassuolo sale col passare dei minuti e la difesa sbanda paurosamente. Berardi e Floro Flores mettono in crisi Hysaj e Maggio, mentre Albiol e Chiriches fanno a sportellate con Defrel. Il pressing degli emiliani apre alla rete del pareggio. Berardi, di testa, uccella la coppia centrale della difesa napoletana e permette a Floro Flores di stoppare e calciare alle spalle di Reina (32’). Pareggio meritato, comunque, perché il Napoli non c’è, tant’è che il portiere spagnolo diventa protagonista per ben due volte su Defrel evitando ai suoi, così, di andare al riposo in svantaggio. DISFATTA — Nella ripresa i contenuti della gara non cambiano, il Napoli prova a un pressing senza pretese, ma il Sassuolo si affida alle ripartenze che fanno male ai difensori avversari. Sansone (39’) trova il varco giusto per superare Reina e condannare il Napoli alla sconfitta.

Mimmo Malfitano

Fonte: gazzetta
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23/08/2015 23:17

Empoli-Chievo 1-3, Palermo-Genoa 1-0

Ribaltone dei gialloblù in Toscana. Amaro il ritorno in A di Giampaolo.
Genoa battuto da un gol al 90' di El Kaoutari, al debutto in rosanero


Palermo-Genoa al Barbera e Empoli-Chievo al Castellani hanno completato la prima giornata del campionato di Serie A.


PALERMO-GENOA 1-0 — Lo vince il Palermo il derby delle emergenze. Da una parte i rosanero senza attaccanti dopo gli addii di Dybala e Belotti (come ha sottolineato - piccato - Iachini), dall'altra un Genoa decimato da infortuni e squalifiche. A risolvere una partita comunque bella e vibrante è l'uomo meno atteso, Abdelhamid El Kaoutari, centrale marocchino prelevato dal d.s. Gerolin quest'estate dal Montpellier. Calcio estivo al Barbera: errori difensivi e grandi azioni personali dall'una e dall'altra parte anche se per 90' non arriva lo straccio di un gol. Pandev sottolinea con un paio di guizzi in avvio e uno nel finale che in Serie A ci può ancora stare, eccome. I rosanero non riescono mai a convincere in zona-gol nel primo tempo ma si confermano re incontrastati della classifica della sfortuna: traversa di Rigoni a un metro dalla porta (e nella ripresa c'è pure la traversa di Vazquez). Nel finale di tempo, Iachini trasforma i suoi e inaugura con Trajkovski una sorta di 4-3-1-2 con tre falsi nove in attacco. La ripresa è quasi tutta di marca rosanero e nel finale - quando ormai nessuno se l'aspetta - arriva il gol da tre punti che fa esplodere il Barbera.


EMPOLI-CHIEVO 1-3 — La favola di Marco Giampaolo è durata meno di un'ora. Il tempo che è intercorso tra il vantaggio sprint del suo Empoli con Saponara (7') e l'inizio del ribaltone del Chievo. Il tecnico nato a Bellinzona se l'aspettava diverso il suo ritorno in A 4 anni dopo l'esonero di Cesena. Aveva accettato persino il doppio salto all'indietro andando a Cremona in Lega Pro. E invece dopo un buon primo tempo in cui poteva anche arrivare il 2-0 con Maccarone (sfortunato, solo palo per lui) i toscani sono spariti e il Chievo di Maran ha rimontato e allungato senza pietà. Al 1' della ripresa Meggiorini sostituisce M'Poku ed è la svolta: subito il gol del pari di testa, poi l'assist per il 3-1 decisivo di Paloschi. Nel mezzo la perla di Birsa col solito sinistro a giro. Entrambi gli allenatori avevano detto che si trattava già di uno scontro salvezza. Beh, i 90' del Castellani hanno dato parecchie risposte. E ad Empoli c'è da preoccuparsi.

Gasport

Fonte: gazzetta
[Modificato da binariomorto 23/08/2015 23:18]
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23/08/2015 23:18

SERIE A 2015/2016 1ª Giornata (1ª di Andata)

22/08/2015
Verona - Roma 1-1
Lazio - Bologna 2-1
23/08/2015
Juventus - Udinese 0-1
Empoli - Chievo 1-3
Fiorentina - Milan 2-0
Frosinone - Torino 1-2
Inter - Atalanta 1-0
Palermo - Genoa 1-0
Sampdoria - Carpi 5-2
Sassuolo - Napoli 2-1

Classifica
1) Sampdoria, Chievo, Fiorentina, Sassuolo, Torino, Lazio, Inter, Udinese e Palermo punti 3;
10) Verona e Roma punti 1;
13) Frosinone, Bologna, Napoli, Genoa, Juventus, Atalanta, Empoli, Milan e Carpi punti 0.

(gazzetta.it)
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30/08/2015 11:43

Bologna-Sassuolo 0-1, decide Floro Flores all'86'

L'attaccante decide il derby emiliano a quattro minuti dalla fine:
la squadra di Di Francesco guida la classifica a punteggio pieno


“Il Sassuolo potrebbe anche vincere il campionato”, aveva detto Squinzi in settimana. Intanto è primo in classifica e lo sarà per due settimane: ha vinto a Bologna dopo una partita attenta, da squadra esperta e antipatica. Ha lasciato il possesso al Bologna, ha giocato così così ma ha fatto gol nel momento migliore: a tre minuti dalla fine. Azione da nuovi entrati: palla in diagonale di Laribi, deviazione di Diawara, tiro di Floro Flores. L’attaccante con l’83 non ha esultato – una polemica? o forse temeva che il guardalinee avesse alzato la bandierina? – e soprattutto è al secondo gol in due partite: un segnale interessante per la stagione. Si può vivere anche senza Berardi.

POCHI TIRI — La partita è stata un po’ così, da fine agosto: caldo e lavori in corso. Il Bologna ha tenuto palla, ha cercato Destro con continuità ma non l’ha trovato quasi mai: Brienza ha acceso e spento, Falco si è visto poco, il centrocampo si è confermato da corsa più che da idee. Bilancio pre-sosta: la squadra c’è, regala nulla e promette grandi margini. Il numero dei tiri in porta però dice tutto: due. Uno su punizione, tiro di Destro e respinta di Consigli, uno su mancino di Brienza deviato due volte. Il Sassuolo ha aspettato per ripartire, ma senza Berardi non è la stessa cosa. Politano, il suo sostituto, è partito forte, poi è calato. Il suo meglio è stata una palla in verticale – 50 metri a tagliare il campo – per Sansone, che ha sprecato. L’esterno da Monaco ha dato una bella palla per Defrel nel primo tempo ma non ha indirizzato la partita. Meglio Floro Flores, entrato per l’ex Cesena, ma questo è facile da capire. Per il numero dei tiri, fare copia e incolla: due anche per il Sassuolo, una punizione di Politano a giro respinta da Mirante e il gol.

LA SOSTA — Il Bologna esce con la faccia triste e spera nel mercato. Donsah, appena arrivato in città, ha salvato su Defrel lanciato in porta e giocato una buona partita prima di uscire per un infortunio a una spalla. In mattinata è arrivato Taider e Mounier ormai è uno del gruppo. Le due settimane di lavoro saranno utili. Lo stadio, ristrutturato e con curva da applaudire, sembra d'accordo: ha cantato fino alla fine. I tifosi del Sassuolo invece erano pochini ma al fischio finale hanno sventolato le bandiere. Si festeggia per due settimane.

Luca Bianchin

Fonte: gazzetta
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30/08/2015 11:47

Milan-Empoli 2-1: Bacca-Luiz Adriano, prima vittoria di Mihajlovic

I gol dei due attaccanti regalano il successo ai rossoneri dopo una prova poco brillante.
Toscani quasi perfetti e più pericolosi per un'ora:
illusorio il provvisorio pari dell'ex Saponara,
fischi di San Siro a fine primo tempo


Era una prima da non fallire, e così è stato. Il Milan batte 2-1 l'Empoli grazie al gol decisivo di Luiz Adriano nel secondo tempo dopo il botta e risposta Bacca-Saponara. Era la prima a San Siro in campionato, la prima con la squadra chiamata a dare una risposta (ai tifosi e, soprattutto, a Berlusconi), la prima da vincere per forza per via di un avversario morbido (in realtà nel campionato scorso l’Empoli fece patire parecchio il Milan di Inzaghi e quest’anno succede lo stesso). Alla prima Sinisa si presenta con un abito non proprio elegantissimo: in mediana, con De Jong e Bertolacci, c’è la sorpresa (annunciata) Nocerino al posto di Bonaventura, sulla trequarti Suso per Honda (saranno poi i primi due cambi dell’allenatore). Lo stadio non è pienissimo ma il sostegno non manca, anche se la curva finirà presto per perdere la pazienza.


PRIMI FISCHI — Nella notte delle prime volte arrivano infatti anche i primi fischi: a fine primo tempo il pubblico non è soddisfatto e anche durante la gara il tifo si era lamentato per qualche errore di troppo e per l’utilizzo eccessivo dei retropassaggi. Non tutto era andato male: per esempio nella prima milanese di Bacca era arrivato anche il primo gol italiano del centravanti. Azione nata da un errore della mediana empolese, ma poi c’era stata un’esibizione delle migliori qualità del centravanti: rapidità, potenza (per superare mezza difesa avversaria e scartare il portiere) e precisione, sul diagonale che finisce in gol. Ma il vantaggio dura più o meno tre minuti, quanto basta all’ex Saponara per trovare il pari: tocco di tacco di Maccarone e altro diagonale decisivo. L’ex esulta e l’Empoli conquista un pareggio che per quanto si è visto nei primi 45’ ci sta tutto: è anzi la squadra di Giampaolo che merita di più, e che sfiorerà il raddoppio in un paio di occasioni, in entrambi i casi con Pucciarelli. Sinisa che dall’atteggiamento non sembra proprio soddisfatto (l’intero primo tempo è passato in piedi davanti alla panchina) si deve accontentare di un colpo di testa di Luiz Adriano, poco altro. Positivo invece l’Empoli, ben organizzato da Giampaolo e retto a centrocampo dalla baby sorpresa Diousse, 17 anni e una personalità incoraggiante: in mezzo, per un’ora, è di gran lunga il migliore.

LUIZ GOL — Nel secondo tempo Miha cambia subito Nocerino con Kucka: ci sono poi altri fischi per Suso (sostituito con Bonaventura) e altri pericoli creati da un Empoli propositivo (per merito proprio e demerito altrui: il Milan gli lascia troppo spazio) e che impensierisce Diego Lopez con Croce (botta da fuori) e meno con Pucciarelli, che liscia davanti al portiere. Non sbaglia invece Luiz Adriano che segna di testa su azione d’angolo: anche l’altro nuovo acquisto d’attacco voleva esser protagonista nella prima vera notte di San Siro, che infatti esplode felice al nuovo vantaggio. Sinisa esaurisce i tre cambi senza chiamare in causa Balotelli, che a lungo si era scaldato sotto i confortanti applausi della curva. Non è stato un Milan brillantissimo, l’Empoli non si è piegato e certo non meritava il k.o.: ma per Mihajlovic era una prima da non fallire, e per gli applausi finali può bastare anche così.

Alessandra Gozzini

Fonte: gazzetta
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30/08/2015 20:09

Roma-Juventus 2-1, Pjanic-Dzeko:
festa Garcia, per Allegri k.o. storico

I due bosniaci firmano il trionfo giallorosso nella ripresa.
I bianconeri restano in dieci per l'espulsione di Evra poco prima del raddoppio,
accorciano con Dybala e subiscono il secondo k.o. di fila nelle prime due gare:
nei campionati a girone unico non era mai accaduto


Due partite, due sconfitte. È presto per dire che lo scudetto non è roba per lei, visto che siamo solo alla seconda giornata, ma la Juventus che cade all'Olimpico e resta a zero punti fa un gran rumore. Mentre la Roma, che si gode i nuovi acquisti e un Pjanic versione Pirlo, rafforza la sua candidatura per il tricolore. In questo caldo di fine agosto, con le gambe appesantite dal caldo (temperatura oltre i 35 gradi e umidità alle stelle) e dalla preparazione ancora troppo vicina, quello che colpisce è l'arrendevolezza della Juve che si sveglia solo nel finale, quando in dieci (rosso ad Evra) è anche più difficile rimontare. La Roma invece deve meditare sulle occasioni sprecate e suoi rischi corsi nel finale.


RITMI BASSI — Partita brutta nel primo tempo che si accende nella ripresa grazie ai tre gol e all'espulsione. La Roma aveva illuso i quasi sessantamila dell'Olimpico con una partenza incalzante, invece sono stati i giallorossi ad adeguarsi all'andamento lento della Juve, che senza gente capace di giocare la palla in mezzo al campo (Padoin ancora al posto di Marchisio) e con Pogba in versione "normal" sceglie di aspettare e ripartire. L'idea è quella di far impostare Bonucci, ma la manovra in realtà è inesistente e i palloni toccati dalle punte si contano sulle dita di una mano. Non a caso non succedeva dal 2004-05 che la Juve non chiudesse il primo tempo con un solo tiro.

PJANIC FA IL PIRLO — La Roma reclama un rigore dopo neanche un minuto (fallo di Mandzukic su Florenzi), e cerca di farsi strada soprattutto sulla corsia di sinistra, dove Iago Falque dà fastidio a Lichtsteiner e Caceres (preferito a Barzagli). Dzeko (che la spunta su Totti) rientra e fa un gran lavoro per la squadra, Salah è sempre pericoloso quando parte in velocità, ma per arrivare in porta ci vogliono troppi passaggi. Alla fine l'unica vera occasione giallorossa è il palo di Pjanic al 24' (destro a giro). Quel legno che si mette tra lui e il vantaggio giallorosso non va giù al bosniaco, che al 16' sblocca su punizione, con un destro morbido che scavalca la barriera: senza Pirlo, ci pensa lui a far vedere a tutti come si fa. Il gol della Roma era nell'aria, poco prima ci avevano provato Dzeko e lo stesso Pjanic. Dybala prova a imitare Pjanic su calcio piazzato dal limite (per fallo di mani De Rossi, che da centrale di difesa non sfigura), ma il suo tiro finisce alto. Il brivido vero ai tifosi della Roma però lo provoca Pogba, che mette a lato di testa.

DYBALA, TROPPO TARDI — La Juve non reagisce, Allegri butta dentro Pereyra e poi Cuadrado, passando al 4-3-3, ma non cambia granché. L'impressione è che la squadra bianconera abbia perso, oltre a tre giocatori importanti, molto in personalità e grinta. L'espulsione di Evra per doppio giallo è il segnale della resa: Dzeko raddoppia di testa (33') su assist di Iago Falque e si capisce che la campagna acquisti della Roma ha un suo perché. Quando i bianconeri si svegliano è troppo tardi: il 2-1 di Dybala arriva al 42', mentre al due minuti dalla fine tocca a Szcesny fare una paratona su Bonucci per evitare la beffa.

Fabiana Della Valle

Fonte: gazzetta
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30/08/2015 22:50

Carpi-Inter 1-2: decide sempre Jovetic, Mancini a punteggio pieno

Una doppietta del montenegrino stende gli emiliani,
cui non basta il pari momentaneo di Di Gaudio:
i nerazzurri sono l'unica big in testa alla classifica



Nel segno di Jovetic. Dopo la stoccata all'Atalanta, l'ex City con una doppietta trascina l'Inter anche oltre il Carpi. Da tredici anni i nerazzurri non iniziavano il campionato con due vittorie. E la sconfitta della Juve a Roma li porta alla sosta - con vista derby - a +6 sulla rivale di sempre. Inutile per un commovente Carpi il gol del momentaneo 1-1 firmato da Di Gaudio.

PARTENZA LENTA — Nel consueto 3-5-2, Castori sostituisce l’infortunato Mbakogu con Wilczek. Mancini risponde con il 4-3-1-2. Malgrado Hernanes abbia recuperato dal fastidio muscolare, da trequartista si muove ancora Brozovic. Un segnale anche in chiave mercato? Guarin completa la mediana con Medel e Kondogbia. Nonostante i moniti del tecnico, l’Inter parte meno bene dell’avversario. Lollo scalda Handanovic dopo una sgommata dell’ex Wallace, poi Matos invoca il rigore per un intervento di Murillo. La prima metà del tempo sembra volare, avara di emozioni. Il Carpi ci prova ma non punge, l’Inter è troppo lenta e compassata per sorprendere le linee avversarie. Medel è commovente per come copre ogni buco, ma quando c’è da impostare, anche no grazie. Guarin e Kondogbia non cercano quasi mai l’inserimento, Brozovic fatica a trovare la posizione, Palacio svaria. L’unico che si azzarda in qualcosa di verticale è Jovetic, troppo barocco però in alcune giocate e senza ancora la giusta esplosività per saltare l’uomo come vorrebbe. Jo-Jo però in questo momento è l’uomo del destino nerazzurro. Al 31’ Guarin crossa dalla trequarti destra, Brkic ha un’indecisione fatale in uscita, anche se poi è reattivo nel murare il colpo al volo del montenegrino. Il pallone però resta lì e Jovetic deve solo appoggiarlo nella porta vuota. Vantaggio immeritato, perché poco prima Handanovic era stato miracoloso su Matos (pescato però in millimetrico fuorigioco) e subito dopo si oppone di pugno al sinistro di Wilczek. Nel recupero è Fedele, tra i migliori dei suoi, a svirgolare da buona posizione.

L'UOMO DEL DESTINO — Nessun cambio nell’intervallo, ma l’Inter cambia atteggiamento. Brozovic e poi Palacio sfiorano il raddoppio. Poi però il match torna a stagnare con i nerazzurri che tengono il pallino ma senza trovare varchi. Anzi, rischiano su qualche ripartenza del Carpi. Qui però viene fuori la solidità di Miranda e Murillo, sempre attenti e spesso in anticipo sulle punte avversarie. Castori a metà ripresa ci prova con Lasagna per Wilczek. Il neo entrato dà un po’ di verve alla manovra, che spesso parte da destra grazie a Wallace, ma al limite dell’area i padroni di casa si confermano troppo leggeri. Entra pure Di Gaudio per lo stesso Wallace che prima di sedersi in panchina ha un’accesa discussione con il secondo portiere Benussi. Entrano anche Lazzari per Fedele e Nagatomo per Santon. Proprio il giapponese al 36' non riesce a chiudere su Di Gaudio, che insacca sul cross basso di Letizia, sfruttando un velo di Lasagna che mette fuori causa anche Murillo. Pareggio in fondo giusto, con Miranda costretto al fallaccio sullo stesso Di Gaudio, lanciato in contropiede. Mancini al 40' ci prova con Hernanes per Brozovic. Palacio avrebbe la palla buona, ma Brkic lo mura. Passa un minuto e Rodrigo innesca in area Guarin, bravo a fintare il destro e provocare l'intervento falloso di Gabriel Silva. Rigore netto che Jovetic trasforma con freddezza prima di lasciare il campo a Ranocchia tra le ovazioni di un Braglia pieno di interisti.

Luca Taidelli

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30/08/2015 23:00

Napoli-Sampdoria 2-2. Eder risponde a Higuain

Il Pipita segna due reti nei primi 45', poi il ribaltone dell'italobrasiliano.
Gran parata di Reina su Muriel nel finale



Un tempo per parte e Napoli-Sampdoria finisce due a due con Higuain ed Eder sugli scudi. Risultato impronosticabile dopo i primi 45’ nei quali il Napoli ha dominato, la Sampdoria però aveva più birra in corpo e nella ripresa è uscita fuori trovando il pareggio e sfiorando addirittura il sorpasso.

TUTTO CONFERMATO — Formazioni praticamente confermate rispetto alle indicazioni della vigilia anche se Sarri per il suo esordio al San Paolo dava nuovamente fiducia ad Hysaj sulla sinistra lasciando Ghoulam in panchina. Prima assoluta per Allan mentre Callejon veniva preferito a Mertens. Privo di Ivan per squalifica, Zenga si affidava all’esperienza di Palombo e lasciava a Soriano, oggetto del desiderio del Napoli, il compito di fare gioco sulla trequarti.

NOVE PER DUE — Come contro il Sassuolo, l’avvio del Napoli era bruciante. Al nono segnava il numero nove azzurro, Gonzalo Higuain. Insigne mandava al bar Cassani con una finta e pescava il Pipita alle spalle di Coda, Regini teneva in gioco l’argentino che con un sinistro morbido superava Viviano. Insigne, con i capelli rasati a zero, sembrava un personaggio dei cartoni animati, di quelli imprendibili. Al 12’ partiva da sinistra, si accentrava e batteva a rete dai 20 metri: palo pieno a portiere battuto. La Sampdoria stentava a trovare le misure perché il Napoli pressava alto e non concedeva la profondità agli attaccanti ospiti. In più al 21’ si faceva male Coda ed a freddo, nonostante la temperatura, doveva entrare Zukanovic al centro della difesa. Il ritmo non era dei più elevati, ma il Napoli gestiva bene il possesso a differenza di una settimana fa. Insigne era decisamente il più ispirato ed alla mezzora sfiorava il raddoppio per il Napoli: uno contro uno su Cassani, palla sul sinistro e diagonale che sfilava di poco a lato. Sempre il folletto con il 24 ispirava Callejon al 36 per una mezza rovesciata che non riusciva allo spagnolo per questione di centimetri. La Sampdoria provava solo qualche strappo con Muriel ed Eder , che al 38’ calciava dai 22 metri senza la giusta precisione ma finalmente con un po’ di spazio. Neppure il tempo di andare dall’altro lato e il Napoli raddoppiava: imbeccata di Allan in profondità (Cassani si addormentava) ed Higuain, da posizione defilata trovava un diagonale chirurgico che risultava imprendibile per Viviano.

TUTTO IN UN MINUTO — Nessun cambio in avvio di ripresa e stesso copione con Insigne subito pericoloso dalle parti di Viviano. Le squadre fisiologicamente si allungavano con il Napoli che abbassava il baricentro e la Sampdoria che provava a manovrare. Di azioni vere, però, neanche l’ombra fino al 12’ quando Muriel seminava il panico in area azzurra e poi Fernando veniva steso platealmente da Albiol. Dal dischetto Eder trasformava riaprendo la partita. Il tempo di mettere il pallone a centrocampo e la Sampdoria addirittura pareggiava: Soriano portava palla e poi serviva Eder nel taglio: l’attaccante della Nazionale prima eludeva Koulibaly e poi faceva sedere Albiol con una finta stupenda. Il piattone all’angolino era facile ma di qualità. L’inerzia era tutta blucerchiata e Muriel provava il sorpasso: serpentina da centrocampo e bomba di sinistro sulla quale Reina era bravo ad opporsi. Il Napoli scompare o quasi, la Sampdoria sta meglio fisicamente e Muriel imperversa in contropiede fino al 35’ quando batte forte di destro e solo la deviazione di Reina sulla traversa evita la capitolazione agli azzurri. Il finale era sul filo dei nervi: Insigne con le ultime stille di energie sparava alto dopo una azione personale. Al 95’ erano solo fischi per il Napoli ed insulti pesanti per De Laurentiis da parte del pubblico del San Paolo.

Gianluca Monti

Fonte: gazzetta
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30/08/2015 23:02

Chievo-Lazio 4-0, a segno Meggiorini, Paloschi (due) e Birsa

Veronesi scatenati, adesso Maran è in testa alla classifica.
Per Pioli un'altra batosta dopo il tonfo di Leverkusen con l'eliminazione dalla Champions League



Chievo in paradiso, Lazio all'inferno. Clamoroso al Bentegodi: la squadra di Maran dilaga e travolge una Lazio senza capo né coda, frastornata dopo l'eliminazione in Champions e completamente scarica a livello fisico. I veronesi, invece, corrono che è un piacere, ma giocano anche bene e si candidano al ruolo di sorpresa del campionato. Brillano soprattutto i due attaccanti, Meggiorini e Paloschi, ma a funzionare è tutto il complesso dei padroni di casa, con un Birsa semplicemente perfetto in regia. Male, anzi malissimo, la Lazio. Che a Verona, con il Chievo, aveva perso una sola volta in 13 incontri. Dopo le delusioni in Supercoppa e Champions, questo 4-0 apre ufficialmente la crisi per la squadra di Pioli.

SUPER MEGGIORINI — Pronti via è la Lazio che sembra in grado di allungare le mani sulla partita. La squadra romana ci prova con due pericolosi tiri da fuori (Candreva e Lulic) e poi al 7' ha una doppia colossale occasione: sul tiro di Keita Bizzarri si supera, ma non potrebbe nulla sulla ribattuta a colpo sicuro di Candreva, ma il tiro del romano finisce incredibilmente alto. La fiammata iniziale della Lazio dura però solo dieci minuti, trascorsi i quali i biancocelesti si siedono. Il Chievo lo capisce subito e si prende il campo. I veronesi sbloccano già al 13' grazie a Meggiorini (e alla deviazione di Gentiletti sul suo tiro): l'assist per l'attaccante è di Birsa. L'ex granata è scatenato e propizia anche le altre due reti che il Chievo mette a segno prima dell'intervallo. Il 2-0 arriva alla mezzora e lo realizza Paloschi su assist (di tacco, bellissimo) appunto di Meggiorini, a sua volta pescato da un traversone di Gobbi. Il 3-0, poco prima del 45', lo timbra Birsa con un pregevole calcio da fermo dal limite (a conquistare la punizione è ancora Meggiorini che subisce fallo da Radu).

TONFO LAZIALE — La musica non cambia nella ripresa. Pioli prova a rianimare la sua squadra inserendo due elementi (Patric per Basta e Morrison per Lulic) con conseguente passaggio al 4-2-3-1. Ma la manovra della Lazio resta lenta e improduttiva. Mentre sono letali le ripartenze del Chievo grazie anche agli spazi che si aprono come praterie nella metà campo laziale. Il poker potrebbe arrivare subito con Paloschi che però prima si divora una favorevolissima occasione, quindi viene stoppato alla disperata da Gentiletti. L'ex milanista poi finalmente segna sugli sviluppi di un angolo, ma il gol gli viene annullato per un fuorigioco che non c'è. Che sia lui a segnare il 4-0 è però destino: Paloschi lo realizza al 22' su assist di Birsa. La partita finisce lì, alla Lazio non riesce neppure di segnare il gol della bandiera: glielo nega il palo (su colpo di testa di Parolo, sporcato da Cesar). Finisce con il tripudio dei padroni di casa, vincenti e inaspettatamente primi in classifica. Per la Lazio, invece, è notte fonda.

Stefano Cieri

Fonte: gazzetta
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30/08/2015 23:07

Serie A, Torino-Fiorentina 3-1:
granata a +6 sulla Juve, Paulo Sousa fa la frittata

La serata dei record per Ventura: dopo 31 anni il Toro si trova a +6 dai cugini bianconeri,
Quagliarella segna il gol numero 90 in 300 gare di Serie A e Baselli al terzo centro in 3 partite


Quattro pari nelle ultime quattro sfide tra Torino e Fiorentina, buona la quinta per i padroni di casa che vincono 3-1. I tre gol granata arrivano in 8'segnano e regalano a Ventura la terza rimonta della stagione (Pescara in Coppa Italia e Frosinone) abbattendo un tabù. Il Torino non vinceva in campionato contro i viola da marzo 2002. In 10 anni di presidenza Cairo erano arrivate 7 sconfitte e 5 pareggi. Adesso invece si trova addirittura in testa alla classifica, a +6 dalla Juventus: non succedeva dalla stagione 1984-85. Tornando alla partita, grande prova di carattere del padroni di casa nel secondo tempo con la Fiorentina che si è spenta dopo 45' a tutto pressing. Grande sforzo per i viola nei primi 20' poi i granata nella ripresa hanno iniziato a ragionare e a far girar palla. A conti fatti aPaulo Sousa, che in conferenza stampa parlava di uova per fare l'omelette, è venuta invece una frittata.

TRIS — Poche novità rispetto alla vigilia al fischio di avvio di Tagliavento. Granata con Vives che dà il cambio in mezzo al campo a Gazzi e Martinez in attacco al posto di Maxi Lopez. Viola con Suarez sul terreno di gioco dal primo minuto, riconferma di Kalinic al centro dell’attacco di Paulo Sousa. Parte bene la Fiorentina con Alonso che costringe sulla corsia di sinistra Bruno Peres a fare il terzino puro. Dopo dieci minuti al primo affondo i viola passano in vantaggio. Difesa granata che sbanda su un traversone in area, Glik perde il tempo su Kalinic, colpo di testa respinto da Padelli ma palla recuperata da Alonso rapido a calciare a rete. Lo spagnolo festeggia sotto la curva granata mimando il gesto del torero, poco gradito dalla Maratona. Il Torino sembra sotto choc e sei minuti dopo potrebbe subire un colpo mortale per un errore di Tagliavento che prima assegna il calcio di rigore alla Fiorentina poi chiede scusa, ravvedimento grazie all’addizionale di porta Doveri. In verità Kalinic scivola da solo e non viene atterrato da Avelar come intravisto in un primo momento dal direttore di gara di Terni. I padroni di casa fatica a costruire un’azione per le punte, Baselli ed Avelar si scuotono nei pressi della mezz’ora scodellando due palloni pericolosi in area viola ma poco altro. Vives gioca in copertura e patisce il pressing degli avversari. Torino sotto tono nei primi 45’, unico pericolo nel finale di tempo su colpo di testa di Quagliarella respinto da Tatarusanu. Alza il ritmo nella ripresa il Torino, maggiore la spinta di Bruno Peres anche se non sempre preciso. Ventura prova a dare peso all’attacco con l’ingresso di Maxi Lopez per il peso leggero Martinez. Risponde Paulo Sousa con la freschezza di Bernardeschi a centrocampo al posto di Fernandez. Quando il Torino sembra fuori dal match due fiammate ribaltano le sorti della gara. Al 23’ da calcio d’angolo Moretti trova il pari di sinistro in acrobazia, un minuto dopo nell’azione successiva Quagliarella (300 gare e, da stasera, 90 gol in A) imbeccato da una verticalizzazione di Bruno Peres supera Tatarusanu in uscita. Il gol della sicurezza lo francobolla con una prodezza Baselli, respinta di Roncaglia, palla tra i piedi del centrocampista granata che si aggiusta il pallone e da 25 metri buca il portiere viola con un missile. Terzo gol per Baselli in tre partite.

Francesco Bramardo

Fonte: gazzetta
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30/08/2015 23:11

Serie A, Udinese-Palermo 0-1, Atalanta-Frosinone 2-0, Genoa-Verona 2-0

A Iachini basta un gol di Rigoni per espugnare il Friuli.
L'Atalanta va con le reti di Stendardo e Alejandro Gomez.
Gasperini ringrazia Pavoletti e Gakpé



In testa alla classifica, c'è anche il Palermo, a cui bastano due gol in due partite per proseguire la sua corsa a punteggio pieno. Rilancio per Atalanta e Genoa, dopo le rispettive sconfitte last-second all'esordio.

PALERMO-UDINESE 0-1 — Il Palermo si trova sorprendentemente nel gruppetto delle prime. Fa il colpo a Udine con una magia di Vasquez che si beve tre bianconeri e mette una palla perfetta sulla testa di Rigoni (8'). Da allora è un monologo dell'Udinese che attacca più che può ma senza trovare mai la via della rete. Colantuono inserisce anche Di Natale, il Palermo perde Struna per doppio giallo ma il suo bunker regge grazie a un portentoso Gonzalez e a uno straordinario Sorrentino che non sbaglia un'uscita e con un intervento pazzesco nega a Zapata il pareggio. Ingresso amaro nello stadio rinnovato per l'Udinese che dopo il blitz dello Juventus Stadium esce sconfitta alla prima in casa, ma senza demeritare. Il Palermo con un solo tiro in porta e due 1-0 si ritrova in testa. (Francesco Velluzzi)

GENOA-VERONA 2-0 — Speedy Pavoletti spacca la partita e se ne va. Il centravanti entra al posto di Pandev e fa gol al primo pallone toccato, su azione di Gakpe e tocco di Rincon. Poco dopo però si scontra con Jankovic e deve abbandonare il campo. Il Genoa, che ha dominato a lungo trascinato da Ntcham, senza però creare molte occasioni da gol, non cede il comando delle operazione e trova il 2 a 0 grazie a un colpo di testa di Gakpe, innescato ancora dal venezuelano Rincon. Il Verona, troppo passivo per tutto l'incontro, abbozza una timida reazione, ma l'unico vero pericolo arriva da un colpo di testa di Pazzini che manda il pallone contro la traversa. (Alessio Da Ronch)

ATALANTA-FROSINONE — Rilancio immediato per l’Atalanta, dopo la sconfitta last-second subita, all’esordio, in casa dell’Inter. Contro il Frosinone, la squadra di Reja domina dal primo all’ultimo minuto e conclude con un 2-0 che, forse, non rispecchia neanche pienamente la superiorità nerazzurra. La gara potrebbe sbloccarsi già al 9’: Blanchard atterra Pinilla in area e regala il rigore all'attaccante cileno, che, però, si fa ipnotizzare da Leali. Al 16', è sempre il portiere ciociaro a dire di no a Kurtic, che calcia una punizione potente e precisa vicina all'incrocio. Il vantaggio della Dea, comunque, è solo questione di minuti: arriva al 21', grazie ad una zampata di Stendardo, che, sugli sviluppi di un calcio d'angolo, anticipa Blanchard e batte Leali. Nella ripresa, l'Atalanta legittima la superiorità con la rete di "Papu" Gomez, che supera il portiere del Frosinone con una grande conclusione da oltre 20 metri.

Gasport

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30/08/2015 23:17

SERIE A 2015/2016 2ª Giornata (2ª di Andata)

29/08/2015
Bologna - Sassuolo 0-1
Milan - Empoli 2-1
30/08/2015
Roma - Juventus 2-1
Atalanta - Frosinone 2-0
Carpi - Inter 1-2
Chievo - Lazio 4-0
Genoa - Verona 2-0
Napoli - Sampdoria 2-2
Torino - Fiorentina 3-1
Udinese - Palermo 0-1

Classifica
1) Chievo, Torino, Inter, Sassuolo e Palermo punti 6;
6) Sampdoria e Roma punti 4;
8) Atalanta, Genoa, Fiorentina, Udinese, Milan e Lazio punti 3;
14) Napoli e Verona punti 1;
16) Bologna, Juventus, Empoli, Frosinone e Carpi punti 0.

(gazzetta.it)
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