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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di SEXY FORUM

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:30
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01/09/2022 00:01

Magia di Vlahovic e primo gol di Milik:
la Juve ritrova la vittoria ma perde Szczesny

Sotto gli occhi di Paredes, in tribuna,
i bianconeri conquistano il secondo successo casalingo.
Di Maria entra nella ripresa. Il portiere esce in barella


Livia Taglioli


Missione compiuta: sotto gli occhi del neo acquisto Paredes la Juve batte 2-0 lo Spezia e si mantiene in scia delle prime della classe, conquistando contro la squadra di Gotti la quinta vittoria in cinque incroci in serie A. Dopo 9' Vlahovic segna il secondo gol consecutivo su punizione, il quarto in 4 gare da inizio stagione, raddoppia Milik a tempo scaduto. Il serbo contro lo Spezia si conferma implacabile: quella di stasera è stata la sua quinta rete contro i liguri, inclusa la sua ultima tripletta in serie A, nell'ottobre 2021 con la maglia della Fiorentina. A preoccupare è invece un infortunio occorso a Szczesny, uscito in barella alla fine del primo tempo.

IN&OUT — Contro lo Spezia Gatti esordisce in serie A, nonché nella Juve: Allegri lo sceglie come sostituto di Bonucci, il cui rientro è previsto da domani, e lo schiera dal 1’. Danilo torna dunque in fascia, sulla destra, con De Sciglio al posto di Alex Sandro a sinistra. In mezzo nel trio dei confermati c’è anche Miretti, davanti Kean fa coppia con Vlahovic e debutta dal 1’ in questa stagione. Come previsto i rientranti Di Maria e Fagioli partono in panchina. Nel 3-5-2 spezzino ci sono Hristov dietro, Holm, Kovalenko e Reca in mezzo, con Gyasi scelto per affiancare Nzola.

MAGIA DI VLAHOVIC — Dopo un inizio confuso, è la Juve che sblocca la gara, grazie al secondo gol consecutivo su punizione di Vlahovic: al 9’ il suo sinistro si infila nel sette, per Dragowski non c’è scampo. Anche perché il pallone viaggia a 93 km all’ora. Al 16’ Gyasi segna con un pallonetto, ma da posizione di fuorigioco. Da qui in poi la Juve non rischia praticamente più nulla, lo Spezia spinge ma i bianconeri chiudono senza affanni. I bianconeri non hanno però lo spunto per invertire il trend del match, raramente oltrepassano la propria metà campo e mai si fanno pericolosi dalle parti di Dragowski. La sensazione è che giochino al risparmio, forse già pensando all’accoppiata Fiorentina-Psg. Al 43’ Szczesny ricade male dopo un tentativo di uscita in presa alta ed esce in barella, con la caviglia destra bloccata da una benda.

BOATO PER DI MARIA, MA IL RADDOPPIO È DI MILIK — La ripresa scorre senza sussulti, il primo boato dagli spalti arriva al 55’, quando Di Maria rileva Kean, mentre Kostic prende il posto di Cuadrado. Allegri cerca di blindare la partita immettendo forze fresche alla ricerca del raddoppio, in realtà nemmeno così la squadra alza i giri. Molti gli errori in avvio di manovra, scarso il gioco senza palla: con queste premesse la manovra offensiva non trova inneschi e il gioco langue fra molte interruzioni e nessuna impennata. Lo Spezia non molla, chiude puntualmente gli spazi, ma è meno lucido che nel primo tempo e dunque fatica di più a salire. Al 66’ Vlahovic salta da fermo su un calcio d’angolo, con Dragowski che si salva d’istinto sul colpo di testa del serbo. Troppo poco per sancire una crescita della Juve. A cinque minuti dalla fine entrano anche Milik ed Alex Sandro. E sarà proprio il polacco, al 92’, a raccogliere un assist di Miretti, girarsi, e infilare Dragowski di sinistro. Alla fine i tre punti fanno decisamente comodo alla Juve, ma tutto il resto è noia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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01/09/2022 00:04

Flop Napoli:
Colombo riacciuffa gli azzurri,
poi il muro del Lecce regge

Azzurri in vantaggio al 27' con Elmas dopo che l'ex
milanista aveva sbagliato un rigore,
rifacendosi con un clamoroso gol al 31'.
Nella ripresa tante occasioni ma la difesa salentina regge


Maurizio Nicita


Il Napoli stecca in casa e lascia la vetta. In un turno che doveva essere favorevole agli azzurri, Spalletti sceglie di fare troppi cambi in avvio e quando rimedia a una formazione che fatica a trovare le misure, non riesce a pescare il jolly per battere un Lecce brillante e senza paura: bello e propositivo nel primo tempo, tosto e resistente nella ripresa. Baroni ha messo in mostra giovani molto interessanti e i salentini possono crescere per puntare alla salvezza. Il Napoli deve chiarirsi le idee perché ora in 4 giorni affronta la Lazio in trasferta e il Liverpool al Maradona. Due gare non proprio semplicissime.

SEI CAMBI — Sono quelli optati sia da Spalletti, sia da Baroni in questo primo turno infrasettimanale. Il Napoli inserisce Ostigard dietro, Ndombele in mezzo e passa davanti al 4-2-3-1 con un tridente inedito dietro Osimhen: Politano, Raspadori, Elmas. Baroni a sua volta cambia parecchio fra centrocampo e attacco, anche qui inedito il tridente con lo zambiano Banda a sinistra, il centravanti 2002 Colombo al debutto da titolare e Di Francesco. E partono meglio proprio i salentini con un 4-3-3 agile e aggressivo, senza paure reverenziali per il più quotato avversario. Il primo tiro in porta è proprio di Colombo e Meret deve distendersi per pararlo. Risponde Politano con un sinistro alzato in angolo da Falcone.

IL RIGORE — E su una iniziativa del vivacissimo Banda ecco il rigore. Lo zambiano vede il taglio in area di Di Francesco: Ndombele è in ritardo e scalcia l’ala. Fallo indiscutibile. Sul dischetto si presenta Colombo che nella bolgia calcia (e fa gol) senza che l’arbitro abbia fischiato. Si ripete, Colombo cambia angolo e Meret vola alla sua sinistra e para. Si sveglia il Napoli dal suo torpore ed ecco subito il vantaggio. Olivera spinge a sinistra e crossa, Osimhen aggancia e serve Politano, il tiro sporco dell’esterno diventa un assist per Elmas che da pochi passi non sbaglia. Ma la gioia dei 40 mila del Maradona dura poco. Su una palla vagante sulla trequarti, Colombo controlla carica il sinistro e da almeno 25 metri sgancia un tiro potentissimo che si infila nell’angolino alto, dove Meret non può arrivare.

RICOMINCIAMO — Spalletti capisce che la squadra non funziona ancora coi nuovi, e allora rimette subito in campo Lobotka e Zielinski tornando al 4-3-3. Entra pure Kvaratskhelia e ora il palleggio del Napoli costringe il Lecce negli ultimi trenta metri. Hanno buone chance Politano, Elmas, Osimhen e Di Lorenzo. Il finale dei padroni di casa è tambureggiante, con Spalletti che inserisce anche Simeone, passando al 4-2-4. Proprio l’argentino crossa un buon pallone in area che Osimhen non riesce a buttare dentro di testa. La la resistenza del Lecce è stoica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/09/2022 13:03

Koopmeiners trascina l'Atalanta:
3-1 al Torino e primo posto con la Roma

I tre gol dell'olandese (due su rigore) regalano la vetta della classifica a Gasperini.
Inutile il gol di Vlasic per i granata


Mario Pagliara


Si è portato il pallone a casa. La prima tripletta in Serie A di Teun Koopmeiners permette all’Atalanta di conquistare una meritata vittoria contro il Toro. Gasperini raggiunge la Roma in vetta al campionato, Juric invece inciampa nella prima sconfitta della stagione. Finisce 3-1 per i bergamaschi: il momentaneo 2-1 granata è di Vlasic, per Koopmeiners due rigori (il primo e il terzo gol), nel mezzo una bella rasoiata dal limite dell’area.

SARACINESCA — C’è intensità, vivacità e pure l’elettricità: Atalanta e Torino non tradiscono la attese, offrendo al pubblico di Bergamo un primo tempo molto appassionante. Parte bene il Toro, poi la squadra di Gasperini comincia a guadagnare campo e prende il controllo del gioco. Il Toro di Juric ha il merito di restare con la testa, e con le gambe, dentro la partita. Replica con gli strappi in verticale sulla sinistra con la coppia Lazaro-Seck, ma non trova lo spunto. Juric ha l’attenuante degli infortunati: gli manca praticamente tutto il serbatoio di qualità del suo Toro. Oltre agli infortunati Radonjic, Singo e Miranchuk, nel riscaldamento si aggiunge pure Ricci, fermato da un fastidio a un polpaccio. Gasperini se la gioca in avvio con Zapata, costretto a uscire al 36’: al suo posto Hojlund. Se i granata tentano di tenere botta al ritmo crescente dei nerazzurri, il bilancio delle occasioni nel primo tempo pende nettamente dalla parte dell’Atalanta. Juric deve ringraziare un Milinkovic in versione saracinesca se arriva al 45’ ancora sullo 0-0: il portierone del Toro intercetta il missile di Koopmeiners (16’), chiude su Zapata a tu per tu (27’) e sfiora quel tanto che basta il colpo di testa di Demiral (32’) per spingere la palla sul palo.

IL GUIZZO DI SOPPY — Eppure non era partito affatto male il Toro, che dopo appena centoventi secondi spaventa Musso con una bella conclusione di Linetty. La partita dei granata è però in parte condizionata dalle assenze, in parte dalla difficoltà nel riuscire ad interrompere il buon palleggio in verticale dell’Atalanta. Vlasic segna pure (44’) su invito di Lukic, ma è in fuorigioco. Al secondo minuto di recupero del primo tempo, un guizzo di Soppy spinge Aina allo sgambetto in area. Dal dischetto Koopmeiners batte Milinkovic e porta meritamente l’Atalanta in vantaggio all’intervallo.

RASOIATA — Non c’è manco il tempo di rimettere la palla a centrocampo che l’Atalanta trova il raddoppio. Merito di una potente rasoiata ancora di Koopmeiners dal limite dell’area deviata da Buongiorno, che attraversa le gambe di tutti i difensori e buca Milinkovic in leggero ritardo. Il Toro reagisce alla mezzora con la traversa di Linetty, e due minuti dopo accorcia con una potente conclusione di Vlasic su assist di Pellegri. Nel momento in cui il Toro dava l’impressione di poter risalire, un fallo di Lazaro su Lookman spinge l’arbitro a dare il secondo rigore all’Atalanta che Koopmeiners non fallisce. E’ il definitivo 3-1 per Gasperini.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/09/2022 13:07

Dia non perdona: la Salernitana strappa
il pari col Bologna all'ultimo assalto

Arnautovic su rigore porta avanti i rossoblù,
i granata reagiscono e spingono vanamente.
Ma quando sembrava finita è arrivato il gol del senegalese


Michele Antonelli


Il terzo squillo in A di Marko Arnautovic non basta al Bologna per mettere a referto i primi 3 punti della stagione. Il guizzo di Dia all’88’ nega la gioia della vittoria alla squadra di Mihajlovic e regala un sorriso alla Salernitana di Nicola, dopo una buona prestazione. Al Dall’Ara vince l’equilibrio: finisce 1-1.

EQUILIBRIO — Emozioni e nessun gol nei primi 45’. Il Bologna parte bene e ci prova al 4’ con il destro dalla trequarti di Sansone, deviato in angolo da Sepe. La squadra di Nicola risponde subito con il colpo di testa di Dia, bravo a chiudere una bella triangolazione con Coulibaly: stavolta è Skorupski a toccare in corner. Poche pause, ritmo piacevole: la Salernitana gioca e dalla trequarti in su fa capire di poter far male, la squadra di Mihajlovic tiene botta. Al 22’, l’occasione colossale è per i granata e nasce da un recupero di Coulibaly su Medel: il classe ‘96 appoggia in area, Soumaoro si fionda sul pallone ma manca l’impatto e inganna Dia, già pronto all’esultanza. Un minuto dopo Sansone si prende la scena: prima semina Fazio e ci prova dal limite con il destro (alto), dopo una percussione per vie centrali. Al 36’ è ancora pericoloso dalle parti di Skorupski, con un tiro-cross che non trova la deviazione vincente di Arnautovic, mentre al 41’ ha sui piedi la chance migliore della prima frazione. Dopo un retropassaggio sbagliato da Dia, il "10" rossoblù si trova a tu per tu con Sepe ma lo centra in pieno.

BOTTA E RISPOSTA — I padroni di casa rientrano in campo con tre cambi e un nuovo piglio. Out Cambiaso, Kasius e Vignato, dentro Lykogiannis, De Silvestri e Soriano. Al 50’ il primo squillo: Lucumi lancia a rete Sansone, Gyömber lo stende in area. Calcio di rigore. Dagli undici metri Arnautovic è glaciale, spiazza Sepe e fa 1-0 con il suo terzo centro in campionato. Cambi anche per Nicola, con Candreva e Botheim nella mischia al posto di Bradaric e Bonazzoli. Al 72’ pericolosi ancora i rossoblù con l’azione personale di Arnautovic, che di fronte a Sepe è impreciso nel servire Sansone e sciupa il potenziale raddoppio sul più bello. Negli emiliani, spazio ad Orsolini e Aebischer al posto di Sansone e Dominguez. Tra i campani, entra Valencia al posto di Bronn. I ritmi si abbassano con il passare dei minuti, nonostante le sostituzioni. A ridosso del ’90, ecco il pari di Dia, bravo a sfruttare la respinta di Skorupski sul sinistro di Candreva e a fissare il punteggio sull’1-1. Secondo pareggio in 4 partite per il Bologna di Mihajlovic, la Salernitana di Nicola sale a quota 5 e si piazza a metà classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/09/2022 13:08

SERIE A 2022/2023 4ª Giornata (4ª di Andata)

30/08/2022
Sassuolo - Milan 0-0
Inter - Cremonese 3-1
Roma - Monza 3-0
31/08/2022
Empoli - Verona 1-1
Sampdoria - Lazio 1-1
Udinese - Fiorentina 1-0
Juventus - Spezia 2-0
Napoli - Lecce 1-1
01/09/2022
Atalanta - Torino 3-1
Bologna - Salernitana 1-1

Classifica
1) Atalanta e Roma punti 10;
3) Inter punti 9;
4) Napoli, Juventus, Milan e Lazio punti 8;
8) Torino e Udinese punti 7;
10) Salernitana, Fiorentina e Sassuolo punti 5;
13) Spezia punti 4;
14) Empoli punti 3;
15) Lecce, Bologna, Verona e Sampdoria punti 2;
19) Cremonese e Monza punti 0.

(gazzetta.it)
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04/09/2022 00:16

Kouame risponde a Milik, poi Perin salva la Juve:
1-1 a Firenze (Vlahovic 90' in panchina)

Seconda rete in 2 gare del polacco, poi il portiere respinge un rigore
di Jovic nel finale del primo tempo e una conclusione di Amrabat al minuto 88


Fabiana Della Valle


Squadra nuova, problemi vecchi. La Juventus rivitalizzata dal mercato, con Milik, Kostic, Paredes, Di Maria e Bremer tutti insieme dall’inizio, lascia altri due punti a Firenze dopo quelli buttati via (Allegri dixit) contro Sampdoria e Roma. Salvata da Perin sul rigore, la Signora ha evitato il colpo del k.o. ma non ha alzato il livello nel secondo tempo. Tutto questo con Vlahovic inspiegabilmente in panchina per 90’: va bene il riposo pre Psg, ma almeno per uno spezzone nella ripresa il serbo (4 gol in 4 gare) avrebbe fatto sicuramente comodo. Brava la Fiorentina a riprendersi dopo lo svantaggio e un brutto inizio e a non demoralizzarsi dopo il rigore fallito, sfiorando anche il 2-1 nel finale, evitato solo da un Perin in versione Superman.

MILIK DI PANCIA — Allegri guarda inevitabilmente anche alla Champions, perciò oltre a Vlahovic risparmia Miretti e lancia Paredes e Di Maria dall’inizio, Bonucci recuperato ma va in panchina. In attacco c’è Milik, con Cuadrado che torna a fare il terzino destro e Danilo centrale di sinistra come con la Roma. Italiano, senza Bonaventura (motivi familiari) e Duncan (infortunato), punta su Maleh e piazza Jovic al centro del tridente con Kouame e Sottil, tutti e tre protagonisti, nel bene e nel male, del primo tempo. Già perché la Fiorentina va subito sotto (al 9’) ma poi non solo trova il pareggio ma ha anche l’occasione per andare in vantaggio, però la fallisce. Prima però c’era stato l’1-0 targato Juventus, frutto di una bella azione manovrata che sembrava l’antipasto di una partita finalmente da Signora: Di Maria per Locatelli, che fa la cosa più bella e decisiva innescando Cuadrado sulla destra, cross per Kostic che mette in mezzo per Milik: tocco di pancia e gol. Per l’attaccante di scorta 2 reti in una quindicina scarsa di minuti, il feeling con la porta di sicuro non gli manca.

KOUAME SÌ, JOVIC NO — Peccato che Madama invece di spingere per provare a chiudere permette alla Fiorentina di salire e ritrovare coraggio. E soprattutto intorno alla mezz’ora s’addormenta su un angolo a suo favore, una disattenzione che le costerà cara: Di Maria si fa scavalcare sul rinvio, Sottil taglia il campo per Kouame che sulla diagonale non sbaglia. A campo aperto la Viola non perdona. Male l’argentino, ma anche la difesa che si fa trovare scoperta. Poco prima dell’intervallo l’episodio chiave: calcio di rigore concesso (dopo consulto con il Var) per fallo di mano di Paredes su cross di Sottil, mentre Jovic va sul dischetto Italiano si volta di spalle, forse perché ha un brutto presentimento: e infatti Perin, che ogni partita non perde occasione per dimostrare di essere molto di più un vice Szczesny, la devia con braccio destro quanto basta per deviare il pallone.

SUPER PERIN — Grazie al suo numero 36 la Juventus resta in partita. Non solo: nel finale si esibisce in un altro intervento miracoloso su Amrabat, salvando il risultato. Nell’intervallo Allegri, accortosi quanto la squadra abbia sofferto a destra e che Di Maria, da poco rientrato dopo l’infortunio, non ne ha più, corre ai ripari: De Sciglio terzino e Cuadrado più alto. Italiano invece perde Milenkovic, costretto a uscire per problemi fisici, e manda in campo Quarta. Deludente Kostic, che infatti viene sostituito da Kean, sottotono McKennie e Cuadrado (anche lui rimpiazzato da Miretti). La Fiorentina, che nel frattempo immette Ikoné e Mandragora, prova a vincerla più della Juventus, che invece si chiude nella sua area e pensa solo a resistere. Un dato su tutti: a parte il gol, i bianconeri non hanno mai più impegnato Terracciano. Allegri dice sempre che gli scudetti passano anche attraverso la sofferenza: ok, ma per vincere una partita bisogna anche costruire e la Juve continua a essere un oggetto misterioso: secondo tempo giocato troppo da provinciale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/09/2022 00:19

Doppio Leao e super Maignan:
il Milan batte 3-2 l'Inter e vola in testa

Il portoghese e Giroud stendono i nerazzurri in una partita ricca di gol e di occasioni.
Nella ripresa il portiere rossonero si supera due volte e protegge i tre punti


Marco Pasotto


Sono passate solo tre settimane, ma a osservare ciò che succede in mezzo al campo al fischio finale sembra appena finita la 38ª giornata: le casse che sparano Pioli is on fire a tutto volume, l’allenatore in mezzo ai suoi ragazzi che balla e i suoi ragazzi che gli fanno festa intorno, con la curva che canta “i campioni dell’Italia siamo noi”. Il primo derby stagionale finisce così e per certi versi condensa in novanta minuti l’intera stagione passata: ovvero due squadre che si sono rincorse, sfidate, che hanno provato a fuggire, si sono illuse, sono state riprese e sono di nuove scappate. Con un lieto fine rossonero. Perché il primo derby stagionale (ce ne saranno almeno tre) è stato questo: una centrifuga di gol, emozioni e bioritmi passati da una parte all’altra del campo come se ci fosse una mano invisibile a spostare gli equilibri. Un 3-2 rossonero dove ha aperto le danze l’Inter (Brozovic), ha fatto irruzione il Diavolo (doppio Leao, ai suoi primi gol nella stracittadina, e poi Giroud, che si è “girato” di nuovo) e ha ritrovato vigore nerazzurro nel gol di Dzeko. Menzione d’onore per Maignan: semplicemente fenomenale. Col senno del poi, Inzaghi probabilmente si chiederà a lungo il motivo per cui gli ha preferito Correa dall’inizio. Gerry Cardinale, in tribuna accanto a Paul e Gordon Singer, sorride, se la gode e santifica la prima partita da proprietario effettivo, con Zhang che rimugina mesto a pochi seggiolini di distanza. Per l’Inter è il secondo stop in cinque partite, entrambi arrivati con squadre d’alto bordo – non benissimo – mentre il Milan, per quel che vale ai primi di settembre, ritrova provvisoriamente la testa della classifica. Curiosità: anche gli ultimi due derby di campionato vinti dai rossoneri erano stati giocati di sabato alle 18.

LE SCELTE — Rispetto alla partita di Reggio Emilia Pioli ha rimesso tutti i tasselli al loro posto: Calabria in difesa, Tonali in mediana, De Ketelaere – ormai asceso a status di titolare – al centro della trequarti dietro Giroud, Messias a destra. In panchina i tre ultimi arrivati Thiaw, Vranckx e Dest. Inzaghi, che aveva già risolto in vigilia il punto di domanda su Bastoni – regolarmente in campo – ha sciolto i due ballottaggi in sospeso a favore di Darmian, preferito a Dimarco, e Correa, che ha spedito Dzeko fra i riservisti. Una scelta che si è evidentemente portata dietro ripercussioni tattiche da una parte e dell’altra. La più evidente: un’Inter che non ha dato punti di riferimento concreti davanti, con Correa spesso ad arretrare per ricevere palla e creare spazi, e Lautaro in agguato un po’ defilato. L’inserimento di Brozovic sul gol, giusto per fare l’esempio più robusto, nasce proprio dalla possibilità del 77 nerazzurro di infilarsi centralmente senza compagni a togliergli luce. E’ stato un derby fisico, intensissimo, a tratti nervoso e litigioso. Scintille prolungate tra Hernandez e Dumfries dopo nove minuti (giallo pesante per entrambi) e tra Giroud e Skriniar alla mezzora in una prima frazione dove si è fatto preferire piuttosto nettamente il Milan. Per un atteggiamento più rabbioso e soprattutto mettendosi semplicemente a contare le occasioni limpide. Molti rossoneri sono cresciuti col passare dei minuti e l’esempio più eclatante è Tonali, che ha fatto sparire Barella dai radar dopo un quarto d’ora. Inaridita una delle fonti di gioco principali, l’Inter si è ovviamente messa nelle mani di Brozovic, che come immaginabile non ha trovato in De Ketelaere un mastino con la bava alla bocca, e si è affidata alle sgommate di Dumfries, ben gestito da Hernandez. Il problema per i nerazzurri è stato – anche – proprio la posizione molto offensiva dell’olandese, che quindi ha dato una mano relativa a Skriniar con Leao. Rafa tra l’altro, a differenza di Reggio Emilia, ha battezzato il match con un approccio decisamente migliore, voglioso e costruttivo.

MONARCHIA — L’Inter ha colpito per prima, e lo ha fatto quando i rossoneri stavano crescendo di tono. Tragica la fase difensiva del Diavolo, con peccato originale sulla coscienza di De Ketelaere, che si è perso lo sganciamento di Brozovic e lo ha rincorso vanamente per quaranta metri. Menzione doverosa per Lautaro, che per qualche secondo si è trasformato in Lukaku, proteggendo benissimo palla e agevolando la percussione centrale di Brozovic. Difesa rossonera aperta orribilmente in due e Maignan senza possibilità di tamponare la corsa vincente del croato. Il Milan ci ha messo sette minuti per riacciuffare la partita. Passaggio sconsiderato di Calhanoglu sui piedi di Tonali, che ha servito sulla corsa Leao: sinistro potente e super angolato, Handanovic battuto. Da quel punto in poi – si era al minuto numero 28 – è stata monarchia rossonera. Un’onda d’urto che si è abbattuta sui nerazzurri con tre occasioni limpide per il Milan: una volée di Giroud alta di poco, un destro scarico di Tonali con tutto lo specchio della porta a disposizione e un siluro di Hernandez filato via a pochi centimetri dalla traversa.

CONSAPEVOLEZZE — La ripresa è finita come erano finiti i primi 45: tanto Milan. E al 9’ il Diavolo ha raddoppiato, sfruttando anche la morbidezza difensiva avversaria. Rimessa laterale battuta rapidamente e Inter sorpresa: tanto sorpresa che, sul cross di Leao, Giroud si è girato e ha calciato serenamente tra Calhanoglu, Bastoni e De Vrij senza nessuno di loro abbozzasse mezzo passo. Al quarto d’ora il tris, perché il Milan – che mentalmente ha ormai consapevolezze granitiche, quando vuole - ha provato a chiuderla definitivamente: sponda di Giroud e Leao ha saltato come birilli Bastoni e De Vrij, infilando nell’angolino. Derby finito lì? No, esattamente il contrario perché a quel punto da un lato è venuto fuori l’orgoglio nerazzurro e dall’altro Inzaghi ha azzeccato il cambio: fuori Correa e dentro Dzeko, che ha timbrato tre minuti dopo essere entrato, sfruttando un cross di Darmian. A quel punto tanta, tanta Inter, nella stessa misura in cui aveva dominato il Milan nella seconda parte del primo tempo. Lautaro ha concluso alto di un soffio e poi Maignan si è preso la scena. Due parate come due gol: una su colpo di testa di Lautaro (smanacciata via sulla riga la palla che gli è rimbalzata davanti) e poi ha usato la ragnatela di Spiderman andando a togliere dall’incrocio un magnifico destro di Calhanoglu. Ecco perché è fra i candidati del premio Yashin, il Pallone d’oro dei portieri. L’ultimo brivido per i rossoneri in chiusura di gara, quando un destro di Mkhitaryan ha sibilato a poche spanne dal palo. Poi, giù il sipario e orgogliosa festa rossonera sotto la curva Sud.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/09/2022 00:30

Super Kvara guida la rimonta,
Napoli primo col Milan:
la Lazio dura mezz'ora

Padroni di casa subito avanti con Zaccagni, ma la squadra
di Spalletti la ribalta con Kim e lo scatenato georgiano.
Milan raggiunto in testa alla classifica


Nicola Berardino


Il Napoli raggiunge il Milan in vetta alla classifica, aspettando i risultati di Roma e Atalanta. All’Olimpico rimonta vincente della squadra di Spalletti contro la Lazio dell’ex Sarri. I gol di Kim e Kvaratskhelia ribaltano gara e risultato dopo il vantaggio biancoceleste con Zaccagni in avvio. Gara in crescendo del Napoli che riabbraccia i tre punti dopo due pareggi di fila. Prima sconfitta della Lazio, incapace di ripetersi ai livelli della vittoria con l’Inter e alla lunga di reggere il passo del Napoli.

KIM REPLICA A ZACCAGNI — Sarri conferma in blocco l’undici iniziale della partita pareggiata sul campo della Sampdoria: Luis Alberto titolare per la seconda volta di fila. Gara a specchio sul piano tattico visto che Spalletti si riaffida al 4-3-3. Sei novità rispetto alla formazione che ha pareggiato contro il Lecce (anche mercoledì sei cambi). In difesa, si rivedono Rrahmani e Mario Rui; a centrocampo Lobotka e Zielinski; in avanti, Lozano e Kvaratskhelia. Squadre raccolte e compatte. Dalla curva primi buu verso Anguissa e Osimhen. Al 4’, sguscia Felipe Anderson sulla destra, traversone agganciato da Zaccagni, che dalla distanza fulmina Meret con un tiro angolato. Lazio in vantaggio col primo gol stagionale dell’ala ex Verona. Il Napoli prova subito a verticalizzare il gioco: assalto con Zielinski, fermato da Milinkovic. La squadra di Sarri molto determinata nel pressing, a partire dagli attaccanti. Biancocelesti insidiosi nelle ripartenze: nuova volata di Anderson che prova a innescare Luis Alberto, risolve Di Lorenzo con una diagonale. Napoli in affanno nella manovra offensiva. Osimhen anticipato da Romagnoli. Kvaratskhelia porta via il pallone a Milinkovic, corre verso l’area, inquadra la porta, ma Provedel para. Al 36’, gran numero da parte del georgiano: destro secco da fuori area che timbra il palo. Due minuti dopo, il Napoli pareggia. Angolo di Zielinski dalla sinistra, poderoso colpo di testa di Kim che sbatte sul palo, Provedel tenta di allontanare il pallone, che però ha già superato la linea di porta. Rete convalidata passando dalla gol line Technology. Napoli galvanizzato dall’1-1. Al 44’, durissimo scontro aereo tra Marusic e Lozano, che ha appena colpito di testa (alto). Entrambi rimangono a terra: perdono sangue. Lozano, ferito allo zigomo, lascia il campo in barella, entra Politano. Marusic rientra con un turbante. Ventata di cori indecorosi verso Napoli. All’intervallo sull’1-1.

SORPASSO CON KVARA — In avvio di ripresa, gara subito nel vivo. Politano mette la quarta, taglia mezzo campo e serve Kvaratskhelia, che però si fa anticipare al tiro dalla tempestiva uscita di Provedel. Che al 5’ è pronto a respingere un’incornata di Zielinski. Palo di Osimhen su colpo di testa. Napoli all’assalto; Kvaratskhelia calcia alto da favorevolissima posizione. Ritmi che crescono. All’8’ Sarri riequilibra la Lazio: spazio a Vecino e Pedro al posto di Luis Alberto e Zaccagni. Ma al 16’ un traversone di Anguissa scatena il destro di prima intenzione di Kvaratskhelia: non c’è scampo per Provedel e il Napoli va in vantaggio. Quarto gol in campionato per il georgiano. Proteste laziali al 21’: in area Mario Rui strattona Lazzari, colpito al volto: Sozza non interviene. Due sostituzioni nel Napoli: Elmas e Raspadori rilevano Zielinski e Kvaratskhelia. Si sgancia la Lazio: Meret vola su un tentativo di Anderson. Al 30’, Sarri fa entrare Basic al posto di Cataldi, Vecino si sposta in regia. Reclama la Lazio per un atterramento in area di Milinkovic. Il Napoli controlla abilmente il gioco. Nella Lazio entrano Hysaj e Cancellieri per Lazzari e Felipe Anderson. Si spremono i biancocelesti a caccia del pareggio: ci provano Basic e Pedro. Quattro minuti di recupero finale ad alta tensione. Spalletti inserisce Ndombele e Olivera per Lobotka e Mario Rui. Il Napoli ha però la gara in pugno e intasca i tre punti che profumano di primo posto e nuove ambizioni.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/09/2022 07:53

Cremonese e Sassuolo non si fanno male:
pari senza emozioni.
Primo punto per i grigiorossi

Le migliori sprecate malamente da Maxime Lopez e Kyriakopoulos.
Terzo pareggio consecutivo per gli emiliani dopo quelli con Spezia e Milan


Matteo Pierelli


Davanti agli occhi del tifoso doc Gianluca Vialli, la Cremonese riesce a conquistare il primo punto dal ritorno in Serie A dopo 26 anni di assenza, ma questo 0-0 contro il Sassuolo lascia un po’ di amaro in bocca. Sia perché un punto in cinque partite e con l’Atalanta all’orizzonte è pochino, sia perché sul piano del gioco è stato fatto un passo indietro. Ma la squadra grigiorossa è stata rifatta completamente e il tempo per trovare i meccanismi giusti è fatalmente necessario. Dall’altra parte il Sassuolo (al terzo pareggio consecutivo dopo Spezia e Milan), con quasi tutto l’attacco fuori, ha sprecato un paio di occasioni colossali con Maxime Lopez a fine primo tempo e Kyriakopoulos a inizio ripresa e si è accontentato del terzo pareggio di fila. La classifica dei neroverdi è buona e potrebbe essere ancora migliore se in avanti la sfortuna non avesse colpito Berardi e soci.

LA CHIAVE — Nessuna grande sorpresa nelle formazioni di partenza. Cremonese con Escalante confermato a centrocampo e Zanimacchia dietro le punte. Nel Sassuolo esordio dal primo minuto del neo acquisto Laurienté a destra nel tridente composto anche da Pinamonti e Kyriakopoulos. La Cremonese è partita meglio con Zanimacchia che ha agito da trequartista cercando di inventare alle spalle del duo Dessers-Okereke. La squadra di Alvini ha anche spinto parecchio sulla sinistra con Valeri che ha creato qualche grattacapo a Toljan con i suoi cross dal fondo: su uno di questi, poco dopo il via, Ghiglione ha mancato per poco l’impatto vincente. Ma è stato Zanimacchia a darsi maggiormente da fare, grazie a alcune giocate di qualità come quella al 15’ quando ha spedito di poco fuori su una sponda di Dessers. Al quale, al 34’, è stato annullato un gol per fuorigioco, confermato dal Var. Ma l’occasione più pericolosa del primo tempo l’ha avuta il Sassuolo al 43’: Pinamonti ha dato una gran palla a Maxime Lopez che al centro dell’area, solo davanti a Radu, ha sprecato malamente calciando debolmente. Qualche minuto prima, gran tiro di Kyriakopoulos e bravo Radu a non farsi sorprendere.

RITMO CALATO — Nella ripresa, in apertura, altra grande occasione per la squadra di Dionisi ma Kyriakopoulos ha calciato malissimo di destro (non è il suo piede) a due passi da Radu. Per la Cremonese ci ha provato Dessers con una grande sgroppata ma il suo sinistro è finito sull’esterno della rete. I cambi non hanno fruttato granché da entrambe le parti e i ritmi nel finale, anche a causa del caldo, sono drasticamente calati. Il Sassuolo ha avuto un altro paio di opportunità con Laurienté e Pinamonti ma Radu ha fatto buona guardia. Così alla fine il pareggio tutto sommato è stato giusto, in attesa di tempi migliori.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/09/2022 07:56

La doppietta di Arnautovic tiene vivo il Bologna:
finisce 2-2 con lo Spezia

Il centravanti di Mihajlovic segna il primo e l'ultimo gol della gara.
Dall'altro lato è Bastoni il protagonista di un volenteroso Spezia:
segna prima il gol nel recupero del primo tempo,
poi propizia la goffa autorete di Schouten.
I rossoblù ancora senza vittorie dopo cinque giornate


GB Olivero


Arnautovic non basta, il Bologna deve rinviare l’appuntamento con la prima vittoria della stagione. Nonostante la doppietta del centravanti austriaco, Mihajlovic si deve accontentare di un pareggio a La Spezia, anche a causa di un clamoroso autogol di Schouten e di qualche errore sulla trequarti avversaria. Lo Spezia, comunque, ha meritato il punto soprattutto nel primo tempo, giocato in modo aggressivo dopo l’iniziale svantaggio. Però la squadra di Gotti continua a manifestare tante difficoltà a creare occasioni pulite e la rosa ha lacune evidenti.

PRIMO TEMPO — Lo Spezia parte forte e tira due volte nei primi tredici secondi di gara: prima Skorupski respinge una conclusione di Gyasi e poi interviene sul tentativo di tap-in di Nzola. Passa un minuto e mezzo e risponde Orsolini che costringe Dragowski a volare. E al 6’ il Bologna sblocca la partita: lancio lungo di Medel che pesca Arnautovic in posizione regolare. Il centravanti rossoblù dribbla Dragowski e segna. Lo Spezia reagisce con grande volontà anche se a volte fa un po’ di confusione in costruzione. La squadra di Gotti arriva spesso dalle parti di Skorupski, ma poi emergono i limiti tecnici in fase di ultimo passaggio o di tiro. E così lo Spezia colleziona angoli (7 all’intervallo) e tiri imprecisi, ma non crea alcuna occasione pericolosa. Il Bologna gestisce male un paio di ripartenze che avrebbero potuto indirizzare in modo forse definitivo l’incontro e al 47’ lo Spezia pareggia: Bastoni salta Lykogiannis con un tunnel fortunato e dal limite centra l’angolino con un preciso tiro di sinistro.

SECONDO TEMPO — Bastoni è protagonista anche a inizio ripresa: al 9’ batte una punizione che Schouten devia maldestramente nella propria porta. Mihajlovic inserisce Zirkzee e Soriano al posto di Orsolini e Barrow e al 19’ pareggia con Arnautovic lanciato proprio da Soriano e bravo a sfruttare un buco di tutta la difesa avversaria. Il Bologna cresce e cerca la prima vittoria, lo Spezia sembra accontentarsi e si affida a qualche ripartenza. Mihajlovic inserisce anche Sansone passando alla difesa a quattro, ma ottiene poco: l’azione potenzialmente più pericolosa viene conclusa alta da Zirkzee. E il risultato non cambia più.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/09/2022 08:00

Caputo illude la Samp, super Doig fa gioire il Verona.
Giampaolo sempre più giù

Blucerchiati avanti al 40' grazie a un gran gol dell'attaccante.
L'Hellas dopo 4' pareggia (autorete di Audero) e nel recupero
del primo tempo lo scozzese regala i 3 punti a Cioffi


Matteo Fontana


L’Hellas rimonta con la spinta del gruppo storico e degli innesti estivi (formidabile, soprattutto, Doig, per il gol e non solo) e si guadagna la prima vittoria in campionato. La Sampdoria, che pure si era guadagnata il vantaggio con Caputo, subisce il sorpasso nel giro di una manciata di minuti. Di seguito, il Verona potrebbe allungare e mettere in ghiaccio il successo in anticipo, ma Audero è imponente e prende tutto. Il 2-1 per i gialloblù trema all’ultima curva della partita, ma al Bentegodi si chiude così. La Samp resta a secco di successi e perde la terza gara su cinque, l’Hellas va a 5 punti.

LE NOVITÀ — Verona e Sampdoria cambiano rispetto alle ultime scelte. Da una parte, Cioffi riporta l’Hellas al 3-4-2-1 che dei gialloblù è stato il riferimento tattico nelle ultime tre stagioni. Niente doppia punta, quindi: Lazovic va alto con Lasagna, a supporto di Henry, Doig debutta da titolare sulla fascia sinistra. Gli ultimi ingaggi di mercato, Verdi e Hrustic, con Depaoli, cominciano dalla panchina. Giampaolo, invece, in attacco schiera Quagliarella con Caputo, a sostegno si muove Sabiri, con Verre nei tre in mezzo con Rincon e Vieira: dal 4-1-4-1, la virata è sul 4-3-1-2. Pussetto, arrivato giovedì dall’Udinese, parte fuori.

PASSA LA SAMP — Il Verona spinge subito con il trio davanti (Lazovic calcia contro Audero in uscita, ma è in fuorigioco), la Samp costruisce la prima occasione limpida con Caputo che sale di testa, servito da Quagliarella: Montipò è pronto a deviare. Partita in equilibrio, con l’Hellas che trova pochi spazi sulle corsie laterali e la Sampdoria che resta compatta per poi ripartire cercando la coppia di punta. Quagliarella tenta per due volte la stoccata, gli difetta la precisione. Per il Verona, un tiro di Lazovic finisce altissimo. A passare è, dunque, la Sampdoria: Dawidowicz non tiene Caputo, che si gira e piazza la botta in diagonale, irraggiungibile per Montipò.

L'HELLAS LA RIBALTA — Al 40’, la sfida si accende. L’Hellas si butta di là e pareggia 5’ dopo, con Henry, servito da Terracciano, che stacca e colpisce: pallone sulla traversa, poi su Audero e dentro, è autogol. La rete surriscalda il Verona, che nel recupero irrompe in area con Lasagna, Audero respinge, Doig è lì e infila il sorpasso.

LA RIPRESA — All’intervallo, il cambio lo fa Cioffi, che toglie Dawidowicz e mette Gunter, che va al centro della difesa con Hien che si sposta sulla destra. A insistere è Doig, che va vicino alla doppietta con una botta su cui è decisivo Audero. Lasagna scatta in profondità, supera Audero ma non riesce a frenare e calcia alto. La Samp è arretrata e traballante, Giampaolo sostituisce Verre e Quagliarella, mette Djuricic e Gabbiadini, dopo aggiunge Leris e Villar per Bereszynski e Vieira.

AUDERO, CHE PARATE! — Cioffi risponde con Tameze e Kallon (escono Ilic e Lasagna), il Verona ha una nuova occasione con Lazovic, Audero ribatte, che poco dopo è determinante, una volta di più, su Doig. A questo punto, la Samp si gioca la carta Pussetto (fuori Sabiri), l’Hellas ha un altro pallone per il tris con Veloso, ancora Audero è un muro e si ripete su Lazovic. Il finale è apertissimo, Caputo ha la chance per il pari, calcia sul fondo di un niente. L’Hellas gestisce bene i 5’ di recupero e festeggia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/09/2022 08:04

Roma, che batosta: l'Udinese
ne fa 4 e la raggiunge in classifica

Gli errori di Karsdorp e Rui Patricio spianano
la strada ai gol di Udogie e Samardzic.
Poi i bianconeri dilagano con Pereyra e Lovric


Andrea Pugliese


Un incubo giallorosso, tra le meraviglie bianconere. Un'Udinese bellissima schianta la Roma potenzialmente capolista per 4-0 (gol di Udogie, Samardzic, Pereyra e Lovric) e si affaccia all’improvviso tra le grandi. Udogie gioca una partita meravigliosa, Deulofeu a tratti è sontuoso, ma è tutta l’orchestra bianconera che suona sinfonie dolcissime. Dall’altra parte, invece, una Roma irriconoscibile, dove si salvano solo Dybala e Matic da una figuraccia inattesa. Per Mourinho la speranza che sia solo un passaggio a vuoto e una serata talmente brutta da non poter essere vera.

SUPER UDOGIE — Sottil stavolta risparmia Beto, nell’ottica di gestirlo dopo il rientro dal lungo infortunio e le gare da titolare (con gol) contro Monza e Fiorentina. Mourinho ha invece le scelte quasi obbligate, complici anche gli infortuni, ma rispetto al Monza cambia i due esterni (Karsdorp e Spinazzola). Dopo soli 27 secondi di gioco Dybala prova il bis del Monza, con un assolo in verticale e un calcio di poco fuori. Poi però la partita cambia subito a favore dell’Udinese, con la follia di Karsdorp che di petto consegna il pallone del vantaggio ad Udogie. Già, proprio lui, un carrarmato sulla fascia sinistra, che va ad incidere in una zona dove invece Karsdorp e Mancini ne combinano un po’ di tutti i colori. E quando serve, il terzino bianconero si rivela decisivo anche in fase difensiva, con la deviazione su Dybala (parata di Silvestri). Ma è in mezzo che l’Udinese gestisce la partita per i primi 25 minuti, con la superiorità numerica a centrocampo e Deulofeu che va a giocare tra le linee e crea sempre scompiglio ai mediani giallorossi. La mossa di Mourinho allora è di abbassare il raggio di azione di Pellegrini, in modo di creare maggiore densità in mezzo. Ed in effetti la Roma prende il pallino del gioco, anche se le occasioni migliori sono tutte bianconere: due volte Delofeu, una a testa Pereyra e Success, mentre dall’altra parte arriva solo un tiraccio in mischia di Abraham.

A PICCO — Così Mourinho nell’intervallo corre ai ripari e mette dentro Celik e Belotti per Karsdorp e Cristante, abbassando Pellegrini in mediana e lanciando davanti le due punte (3-4-1-2). E la gara si infiamma subito per le proteste giallorosse per un rigore non concesso (spinta di Becao su Celik). E all’11’ l’Udinese fa anche 2-0, con un tiro da fuori di Samardzic su cui Rui Patricio fa un patatrac. I friulani ci mettono molta più voglia ed energia, la Roma sembra molle ed indifesa, anche se al 15’ la traversa nega a Mancini la possibilità di riaprire i giochi. Allora la mossa di Mou è Zalewski, che stavolta va a fare l’esterno alto a destra in un 4-2-3-1 superoffensivo (con Belotti che spesso si affianca a Abraham e allunga la linea d’attacco a 4 e Pellegrini in appoggio). Ma a far centro è ancora l’Udinese, con una ripartenza perfetta e il 3-0 di Pereyra con un tiro a giro che si insacca morbido morbido in fondo alla porta giallorossa. Poi è ancora Makengo ad andare ad un soffio alla rete, Camara fa il suo esordio con la Roma e Lovric fa 4-0 (37’) su una ripartenza perfetta, ancora una volta lanciata da una giocata di un sontuoso Deulofeu. Finisce così, con la Dacia Arena in delirio e i giallorossi a chiedersi il perché di questo blackout.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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06/09/2022 10:12

Atalanta, che colpo!
Col 2-0 al Monza, Dea prima in classifica da sola



La Dea passa nel secondo tempo dopo una prima frazione difficile:
Hojlund e un autogol di Marlon firmano la quarta vittoria stagionale


Matteo Brega

L’Atalanta vince 2-0 a Monza e vola in testa alla classifica da sola dopo cinque turni. La squadra bergamasca scioglie l’ostacolo brianzolo in pochi minuti nel cuore della ripresa con il gol di Hojlund e l’autorete di Marlon.

SCOSSA MONZA — Giovanni Stroppa per provare a infrangere quota zero in classifica punta all’inizio sulla coppia di piccoli in attacco, Caprari-Mota Carvalho. In difesa, nel 3-5-2, Caldirola è preferito a Izzo sul centro sinistra e Carlo Augusto va sulla linea dei centrocampisti. Gian Piero Gasperini, senza Zapata e Muriel per infortunio, sceglie Hojlund come riferimento offensivo e sistema la squadra con la difesa a 4. I brianzoli partono fortissimo e in 80 secondi rompono il mare calmo della gara prima con Caprari, che all’interno dell’area costringe Musso a una grandissima parata, e poi con Carlos Augusto, che viene murato da Demiral da posizione ottima. Al 4’ il Monza è ancora affacciato nell’area bergamasca: Sensi calcia e Musso devia sopra la traversa. Sopito il trambusto iniziale, l’Atalanta prende le misure al Monza e il primo tempo finisce 0-0 senza sorprese.

DUE GOL E BERGAMO VA — Gasperini prova ad animare gli esterni inserendo Soppy al posto di Zappacosta. La ripresa parte decisamente a favore dell’Atalanta che alza il ritmo e mette in difficoltà i brianzoli. Koopmeiners (blocca Di Gregorio) e Hojlund (palo grazie anche alla deviazione del portiere) nei primi 10’ attivano i ricettori della squadra di Stroppa che deve reagire. Ma al 13’ arriva il gol dei bergamaschi. Soppy pescato in profondità crossa per Hojlund che sorprende la difesa avversaria e insacca. Veloce controllo del Var e gol convalidato. E il 2-0 arriva al 20’ con un’azione rapida che il Monza non può e non riesce a contrastare. Sensi si fa saltare da Ederson, il brasiliano va fino in fondo, crossa basso per Lookman che dalla parte opposta calcia verso la porta e trova Marlon in scivolata che la trascina oltre la linea di porta. Il Monza steso sotto i due gol atalantini mostra ancora i suoi limiti e Stroppa cambia subito solo un uomo in attacco, togliendo Caprari e inserendo Petagna per provare a modificare l’approccio offensivo. Gasperini invece sostituisce Hojlund e inserisce Pasalic a fare il centravanti. L’allenatore del Monza incide di più intorno alla mezzora quando inserisce Colpani e Molina. Il primo diventa mezzala destra facendo scivolare Pessina regista e Rovella mezzala sinistra. Un terzetto molto fluido però, con Pessina e Rovella che si scambiano spesso di posizione. L’Atalanta prosegue senza scuotersi, non le serve per portare a casa la vittoria, che vale il primo posto solitario dopo cinque turni di campionato. Gasperini accarezza i 13 punti e guarda tutti gli altri seduto sulla poltrona più alta. L’esatto opposto di Giovanni Stroppa, che dopo cinque turni ancora non ne stringe alcuno e il cui futuro resta quantomeno enigmatico.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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06/09/2022 10:18

Salernitana, non bastano Dia e l’esordio di Piatek:
l’Empoli trova il 2-2 con Lammers

I campani vanno sotto, la ribaltano,
poi arriva all’81’ il pari dell’olandese.
A bersaglio anche l’ex interista Satriano


Stefano Cieri


Pareggio con gol ed emozioni tra Salernitana e Empoli. Il risultato è giusto così. Le due squadre si dividono equamente reti (due per parte), occasioni da gol ed anche fasi della partita in cui hanno il predominio. Meglio gli ospiti nel primo tempo che tuttavia non riescono a chiudere in vantaggio, più brillanti i padroni di casa nella ripresa, ma pure loro dopo essersi portati in vantaggio si fanno raggiungere. Il pareggio, alla fine, non dispiace a nessuna delle due contendenti. Entrambe allungano infatti a quattro risultati la serie positiva (tanto l’una quanto l’altra hanno perso solo alla prima giornata) e muovono la classifica.

EMPOLI CHE SCATTO — La squadra toscana comincia molto bene. È più vivace rispetto alla formazione campana e soprattutto più reattiva. Prende il possesso del centrocampo e detta i ritmi del gioco. Pecca solo un po’ negli ultimi 16 metri, dove fa un fatica a concretizzare la superiorità. Ma alla mezzora riesce comunque a passare in vantaggio. Parisi porta palla sulla sinistra, la porge a Henderson sul cui cross Satriano anticipa Fazio e di testa batte Sepe. La squadra di Zanetti a quel punto tira un po’ il fiato, sbagliando. Perché la Salernitana, fin lì assente, si rianima. E trova il pareggio appena otto minuti dopo il vantaggio empolese. Lo fa grazie ad una splendida azione di Mazzocchi che, dopo aver superato tre avversari, fredda Vicario.

SALERNITANA D’ORGOGLIO — Galvanizzata dal pareggio la Salernitana comincia la ripresa con tutt’altro spirito e, soprattutto, con trame di gioco molto più efficaci. Il comando delle operazioni passa così ai padroni di casa. Decisiva la mossa di Nicola di avanzare Vilhena nella posizione di trequartista. È proprio il giocatore olandese, sugli sviluppi di un angolo battuto da Candreva, a servire a Dia la palla del 2-1. La Salernitana insiste e prova ad allungare ulteriormente. È Piatek (al debutto con i campani, subentra a Bonazzoli) a sfiorare il 3-1, ma Vicario respinge il suo tiro. Dopo la mezzora i campani però rallentano. Non lo fanno per calcolo, ma perché vengono loro meno le energie. L’Empoli, cresciuto anche grazie all’inserimento di Bajrami, non perdona. È Lammers, servito da Bandinelli, a realizzare il 2-2 con un tiro dal limite, la cui traiettoria viene sporcata dalla deviazione involontaria di Fazio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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06/09/2022 10:24

Super Vlasic non si ferma più:
Lecce steso, il Torino è quarto (Juve scavalcata)

Una rete del croato, a segno per la terza partita consecutiva,
basta ai granata per battere la squadra di Baroni


Mario Pagliara


Ci pensa Nikola Vlasic a far esplodere la festa dello stadio Olimpico Grande Torino. I granata superano uno a zero il Lecce e vanno a dormire, dopo cinque giornate, al quarto posto della classifica, a pari punti con Udinese e Roma (10 punti), e sopra Juventus (+1), Inter (+1) e Lazio (+2). La squadra di Juric (in panchina c’è Paro) non raccoglieva da aprile il bottino pieno davanti al proprio pubblico: si accomoda con merito per quello che ha fatto vedere in queste cinque giornate al tavolo della nobiltà della Serie A. La vittoria è meritata contro un Lecce che non ha mai mollato: a Pellegri è stato annullato un gol per fuorigioco, Vojvoda si è divorato il 2-0, sfiorato pure da Lazaro. Una volta avanti, il Toro non ha mai sofferto particolari pericoli e si regala una notte con dolci sogni europei.

POLMONITE — Sulla panchina del Torino c’è il vice Matteo Paro, Ivan Juric è dovuto rimanere a casa a guardare la partita in televisione. Colpa di una polmonite presentatasi due giorni fa e che ieri ha consigliato al tecnico anche un passaggio in ospedale: negativo al Covid, sta bene, è in buone condizioni. Non è l’unico assente tra i granata: accanto agli infortunati Ricci, Miranchuk, Singo e Berisha, nella rifinitura del mattino c’è stato lo stop anche per Linetty, a causa di un risentimento muscolare. Al suo posto c’è il debutto nel campionato italiano del diciottenne turco Ilkhan. Per il resto è il Toro annunciato, con Pellegri centravanti davanti alla coppia Vlasic-Radonjic, Vojvoda torna titolare sulla sinistra, Schuurs al centro della difesa. Nel Lecce la vera novità è la panchina del giovane Colombo, Baroni disegna un tridente con il peperino Banda a sinistra (molto dinamico), Ceesay centrale e Di Francesco sulla destra. Salentini con un 3-5-2 molto corto, particolarmente compatto, che si articola in una difesa a cinque quando è il momento di difendere.

IL COLPO — Tra le maglie così strette del Lecce il Toro inizialmente fa una discreta fatica a inserirsi. Il gioco dei salentini spesso ostacola il tentativo dei granata di alzare il ritmo. La prima occasione è granata dopo 9 minuti: assist di tacco di Lazaro, Pellegri sbuca di prepotenza in aerea fermato Falcone. Al quarto d’ora Rodriguez salva su Ceesay, poi Banda inizia un mini-show che manda in tilt Djidji. La fortuna del Toro è che Milinkovic è sempre attento (16’) e che Schuurs è in vena di recuperi prodigiosi. Dopo 28’ l’istinto di Milinkovic sul colpo di testa di Tuia evita il peggio. La gara viaggia sul binario dell’equilibrio con il Toro che fa la partita (60% di possesso al 45’). Servono i colpi dei grandi giocatori per far saltare il banco. E allora, ci prova prima Radonjic (39’), la sua sventola di destro è di un filo sulla sinistra. Un minuto dopo filtrante di Vojvoda in area, Vlasic sbuca alle spalle di Hjulmand e in girata firma l’uno a zero. Due minuti di Radonjic-Vlasic mettono il Toro con una ruota avanti all’intervallo. Per il croato è il terzo gol nelle ultime tre partite.

VOJVODA CHE PECCATO — A inizio ripresa il Toro prima tiene a bada la fisiologica reazione del Lecce, dopo il quarto d’ora prende il controllo della gara. Sfiora il bis con Lazaro (16’), Pellegri segna un bel gol ma è in fuorigioco (29’). Nel finale (41’) Sanabria serve a Vojvoda la palla del 2-0, ma l’intervento in uscita coi piedi di Falcone è strepitoso. Il Lecce non ha la forza per risalire la corrente, e la festa finale è dei granata sotto la Maratona.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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06/09/2022 13:17

SERIE A 2022/2023 5ª Giornata (5ª di Andata)

03/09/2022
Fiorentina - Juventus 1-1
Milan - Inter 3-2
Lazio - Napoli 1-2
04/09/2022
Cremonese - Sassuolo 0-0
Spezia - Bologna 2-2
Verona - Sampdoria 2-1
Udinese - Roma 4-0
05/09/2022
Monza - Atalanta 0-2
Salernitana - Empoli 2-2
Torino - Lecce 1-0

Classifica
1) Atalanta punti 13;
2) Napoli e Milan punti 11;
4) Udinese, Roma e Torino punti 10;
7) Juventus e Inter punti 9;
9) Lazio punti 8;
10) Salernitana, Fiorentina e Sassuolo punti 6;
13) Verona e Spezia punti 5;
15) Empoli punti 4;
16) Bologna punti 3;
17) Lecce e Sampdoria punti 2;
19) Cremonese punti 1;
20 Monza punti 0.

(gazzetta.it)
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10/09/2022 18:38

Raspadori all’ultimo respiro:
il Napoli soffre, ma piega lo Spezia

Azzurri sempre all’attacco ma i liguri
si difendono alla grande sino all’89’,
quando l’ex Sassuolo batte Dragowski.
Dubbi per un contatto Meret-Kiwior


Gianluca Monti


Per 89’ Giacomo Raspadori aveva letteralmente bucato la prestazione, poi a un minuto dal termine il pallone lo ha bucato Gianluca Gaetano e l’ex attaccante del Sassuolo se l’è trovato lì, facile facile, per il gol vittoria. Napoli in testa alla classifica e vittorioso sullo Spezia, che ovviamente si sente beffato per il modo in cui è arrivato il ko dopo una prestazione ordinata e generosa.

Al Maradona, dunque, è andata in scena la classica vicenda da "libro cuore" con il calciatore più atteso, Raspadori appunto, che è apparso frenato dal peso delle aspettative proprio fino al momento in cui ha risolto la contesa finendo - dopo il triplice fischio - a terra con i crampi perché stravolto da stanchezza e tensione.

NOIA — Il Napoli ha replicato il primo tempo scialbo dell’ultima interna di campionato con il Lecce nonostante Spalletti abbia provato con il "Raspa" (anziché Simeone) a non dare punti di riferimento alla retroguardia di Gotti, che ha lasciato fuori dall’undici di partenza Caldara, chiedendo ad Agudelo di dare un occhio a Ndombele (deludente) ma anche velocità nel ribaltare l’azione. L’assalto azzurro è stato inaugurato dal doppio tunnel di Kravatskhelia, che ha incendiato il San Paolo anche al 15’ ed al 23' chiamando Dragowski a sporcarsi i guanti in entrambe le circostanze. Il georgiano, insomma, si è ripetuto ai livelli del match con il Liverpool aprendo anche gli spazi per gli inserimenti di Anguissa ed Elmas. Lo Spezia si è appoggiato molto a Nzola nelle ripartenza lasciando sempre Bourabia a protezione della difesa. Meret però è rimasto inoperoso fino al 41’ su destro di Gyasi che in pratica ha chiuso la prima frazione.

PALLA IN BUCA — A quel punto, Spalletti è ripartito da Lobotka in regia e subito Dragowski ha ricordato Garella respingendo con i piedi il piattone di Anguissa. Il tecnico azzurro ha provato a pescare il jolly dalla panchina inserendo Zielinski, Lozano e poi Simeone passando a momenti al 4-2-3-1 con Elmas dietro al Cholito. In realtà però è stato lo Spezia a prendere campo rischiando anche di passare in vantaggio con Kiwior su errato retropassaggio di Mario Rui (Rrahmani ha salvato sulla linea). Episodio molto dubbio in quell'occasione, con Meret che crolla addosso a Kiwior, non abbastanza però per richiedere l'intervento del Var. Nel quarto d’ora finale il Napoli ha spinto puntando anche sulla freschezza di Gaetano. Le emozioni sono arrivate con il contagocce ma sono state palpitanti: prima Lozano non ha approfittato di una uscita a vuoto di Dragowski, poi Raspadori ha messo in buca il pallone da tre punti mandando il San Paolo in visibilio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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11/09/2022 10:43

Un super Handanovic, un guizzo di Brozovic:
e l'Inter beffa il Torino all'89'

I granata giocano meglio e hanno le migliori occasioni, sventate dallo sloveno.
Poi nel finale il gol partita del croato


Filippo Conticello


L’allungo estremo di Brozo al tramonto della partita regala all’Inter tre punti che parevano insperati, raccolti con la forza della disperazione più che con la lucidità e le idee, contro un Toro che per larga parte aveva fatto una figura assai migliore dei nerazzurri. Se Inzaghi ha potuto sfruttare questo scatto di nervi e cuore nel finale lo deve soprattutto al suo capitano ritrovato, Handanovic, tornato al suo posto e impegnato soprattutto nel secondo tempo a ribattere il bombardamento granata. I problemi per Inzaghi continuano comunque a covare sotto la cenere, anche se questa vittoria è acqua nel deserto: regala nuova vita. Al contrario, il Torino lascia San Siro con un rimpianto: avesse osato di più al momento giusto, il risultato sarebbe stato ben diverso.

PRIMO TEMPO — All’inizio Simone Inzaghi riporta alle vecchie mansioni i "sacrificati" del massacro contro il Bayern: ritrova il posto in porta Handa, De Vrij si riposiziona a guidare la difesa e anche Barella prova a dare adrenalina da mezzala. Semmai, la novità di giornata è la posizione di Dimarco, non esterno a tutta fascia ma di nuovo "braccetto" della difesa, con ampio margine per inserirsi. Il Toro, senza Juric frenato ancora dalla polmonite, schiera al centro della difesa Buongiorno, che ha vinto il ballottaggio con Schuurs, e l’ex Lazaro sulla destra. Se Sanabria è preferito a Pellegri nel ruolo di boa nel 3-4-2-1, la grande novità sulla trequarti è Seck a far coppia con Vlasic al posto di Radonjic. Stranamente, in partenza, il Toro assume un atteggiamento attendista, diverso dal solito, mentre l’Inter è quella dell’ultima settimana, se non peggio: le tossine di derby e Bayern non sono ancora andate via e i nerazzurri, a ritmo da dopolavoro, fanno una fatica enorme a traghettare la palla davanti. Sembra la squadra del mese di aprile, quella che buttò via uno scudetto che pareva già sul comodino, con gambe paralizzate ancora dalla paura e punte sconnesse dal resto del corpo. Così, in tutto un primo tempo al cloroformio in cui si sono sentiti nitidi i primi fischi ai nerazzurri, l’occasione più grande ce l’ha naturalmente il Toro. E con chi, se non con Vlasic, pericolo pubblico numero 1: si infila tra Barella e Skriniar e impegna Handa in una parata dall’alto valore simbolico. Con Onana che soffia sul collo, lo sloveno ha bisogno di vecchie certezze per blindare il suo posto e allontanare il più possibile una successione che pare inevitabile.

SECONDO TEMPO — All’inizio del secondo tempo, semmai, le nuvole si addensano ancora di più sotto al cielo interista. Nessuna scossa da parte di Inzaghi e granata che si alzano pericolosamente, costruendo una occasione di testa con Sanabria (altra parata di Handa) e un cross al veleno di Lukic. Dopo 6’ ecco l’episodio che avrebbe potuto dar un senso diverso al match: sempre Sanabria vede un rosso per una sbracciata su Calha, ma dopo intervento Var l’arbitro Ayroldi torna correttamente sui suoi passi cambiando il colore del cartellino. Il canovaccio del match non cambia comunque, con il portiere sloveno che deve parare coi piedi in vecchio stile Garella una punizione anonima dal suo lato di Rodriguez e poi mettere le mani su un altro paio di sinistri di Vlasic. Le solite, ormai ataviche, difficoltà in costruzione dei nerazzurri non sembrano di facile risoluzione, per questo Simone si affida alla panchina: mentre Paro sceglie Radonjic per Seck e Ilkhan per Linetty, Inzaghi toglie Dumfries e ripiazza Bastoni dietro (Darmian va a destra e Di Marco scala più alto). Ma, soprattutto, il tecnico cambia metà dell’attacco, mettendo Correa accanto a Lautaro. Il Toro argentino sembra davvero l’unico che avrebbe in corpo le energie per fare male all’altro Toro, però spesso sono iniziative individuali, come il sombrero che lo lancia verso la porta di Milinkovic prima del recupero prodigioso di Lukic. La spinta del pubblico, però, si sente e una reazione interista si vede finalmente, con una aggressione più alta e palloni che finalmente cadono nell’area granata: la prima parata del portiere serbo arriva su testata di Skriniar, prima che Barella fallisca sul più bello la stoccata davanti alla porta. E poi è lo stesso Martinez con una spettacolare girata di testa a sfiorare il gol, ma è un fuoco che resta acceso veramente per poco, dieci minuti massimo, e si spegne subito anche perché gli ingressi di Mkhitaryan e Bellanova non aggiungono spinta. Anzi è Radonjic a chiamare all’ennesima parata Handa, di gran lungo il migliore dei suoi. Quando sembra che non ci sia spazio oltre lo 0-0 e i bollori nerazzurri si sono decisamente calmati, l’Inter tira fuori dal cilindro un gol da tre punti, un po’ estemporaneo e figlio del cuore che ancora ha questa strada. Il passaggio a scavalcare la difesa di Barella ricorda il Nicolò che fu, l’inserimento di Brozovic alla spalle di Ilkhan è da rapinatore d’area. Quella palla che rotola non risolve minimamente i problemi, ma dà sollievo. Il Toro, invece, farà un campionato d’alta classifica, San Siro ne è testimone.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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11/09/2022 10:47

Var, rossi e rigori: a Marassi succede di tutto.
Poi il solito Giroud porta il Milan in vetta

Rossoneri in dieci per tutto il secondo tempo: espulso Leao.
Alla rete di Messias risponde Djuricic, il gol del definitivo 2-1
lo trova l'attaccante francese dal dischetto (mani di Villar)


Stefano Cantalupi


Di nuovo in testa, insieme al Napoli. Con cuore e carattere, il Milan passa a Genova giocando in dieci tutto il secondo tempo (rosso a Leao). Finisce 2-1 contro una Samp volitiva, come sempre le accade contro le grandi in questo campionato, a dispetto della poltrona scomoda in zona retrocessione. Aspettando l'Atalanta che domani può tornare in testa da sola, i rossoneri salgono a quota 14 punti e agganciano Spalletti al comando della classifica, con lo scontro diretto a San Siro programmato per domenica 18 settembre.

DUE GOL, ANZI UNO — Rispetto a Inter e Napoli, nella prima parte di gara il Milan sembra pagare meno le fatiche di Champions, in termini di brillantezza. E questo nonostante l'assenza di Origi per affaticamento muscolare, che impone gli straordinari a Giroud da centravanti. Se il francese non fosse in fuorigioco millimetrico sulla rete annullata a De Ketelaere (uscita pessima di Audero graziato dalla Var), o se le due chance che gli capitano in area sul finire del primo tempo si tramutassero in gol, probabilmente i rossoneri chiuderebbero il discorso già nel primo tempo. Invece Giampaolo può sperare nello sgambetto dell'ex ancora a lungo, perché il Diavolo torna in campo avanti solo di una rete, quella segnata da Messias al 6'. Splendida la combinazione che porta il brasiliano alla battuta vincente: Leao sfonda a sinistra, palla in area lavorata prima da Giroud e poi da De Ketelaere, di nuovo Leao che riceve e innesca Messias per l'1-0. Altrettanto bello il destro a giro di Djuricic poco più tardi: traversa piena, la migliore chance blucerchiata nei primi 45 minuti.

LEAO SHOCK — Comincia la ripresa e la partita cambia nel modo più imprevedibile. Leao, già ammonito, cerca una rovesciata volante e centra involontariamente col piede il volto di Ferrari: secondo giallo e Milan in dieci. Uno shock per i rossoneri, un'ulteriore iniezione di fiducia per la Samp, che raccoglie i frutti al 57'. È Djuricic a far esplodere il Ferraris, trovando perfettamente il tempo dello stacco sul cross di Augello e battendo Maignan.

CI PENSA GIROUD — Il merito del Milan è quello di non perdere la testa. I rossoneri si riposizionano con un 3-4-1-1 che non pregiudica le loro possibilità di ribaltare velocemente l'azione e attaccare, nonostante l'inferiorità numerica. E in queste situazioni gli strappi di Theo acquistano ancora più spessore. Serve però un episodio che faccia cambiare nuovamente l'inerzia della gara, e puntualmente arriva con un regalone blucerchiato: mani di Villar su un colpo di testa di Giroud, altro check Var e si va sul dischetto. Della battuta s'incarica proprio il numero 9 rossonero: 2-1 al 67'.

PALO DI VERRE — Da lì in poi è battaglia sportiva, veemente, emozionante. Samp all'assalto, Milan a difendersi coi denti. Anche con Vranckx, che debutta in una situazione movimentata. I blucerchiati ci provano con impeto e quasi riescono a pareggiare di nuovo: Maignan dice di no due volte a Gabbiadini nella stessa azione, e in mezzo c'è il palo colpito da Verre. È l'ultimo vero brivido del match: fa festa il Milan, esulta Pioli. E Giampaolo perde la testa poco prima del fischio finale: reazione nei confronti dell'arbitro Fabbri, fioccano cartellini rossi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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11/09/2022 15:53

L’Atalanta si inceppa,
Valeri salva la Cremonese:
1-1 al Gewiss Stadium

Nerazzurri in vantaggio con Demiral e recuperati in pochi minuti.
Annullato dal Var un gol di Koopmeiners.
Dea nuovamente prima, ma con Milan e Napoli


Matteo Pierelli


Ancora prima, ma non più da sola. L’Atalanta spreca una grande occasione di continuare il volo lassù, in solitaria, bloccata da una Cremonese solida, coriacea, brava a lottare su ogni pallone. I grigiorossi portano così a casa il secondo punto di questo campionato, il primo in trasferta, mentre i nerazzurri ora sono in compagnia di Milan e Napoli. Eppure la squadra di Gasperini era anche passata in vantaggio con una zuccata di Demiral al 74’, ma un errore di Musso ha aperto la strada al pareggio di Valeri. Così, all’Atalanta sembra ritornato il vizio della scorsa stagione, quando faticava e non poco in casa: da questo punto di vista il lavoro da fare è ancora parecchio.

ALTI E BASSI — Alcune novità nelle formazioni iniziali. Atalanta in campo con Demiral, che era in dubbio per un colpo subito in allenamento, mentre in panchina va Hojlund: Muriel ha recuperato dall’infortunio. Nella Cremonese debutto in grigiorosso di Meité, con Zanimacchia in panchina, rinunciando di fatto al trequartista e puntando sul 3-4-3. Gran caldo e inizio con ritmi non troppo intensi, con i grigiorossi bravi a chiudere le linee di passaggio dei bergamaschi. La prima a provarci è l’Atalanta con Muriel che avanza palla al piede e tenta dal limite, ma Radu si distende bene sulla sinistra. Però è la Cremonese ad avere una grande occasione al quarto d’ora: Okoli perde una palla sanguinosa che arriva a Escalante, gran botta dal limite e Musso è bravissimo a salvarsi in angolo. Al 23’ invece è Radu a superarsi, respingendo un fendente rasoterra di Koopmeiners. Poi i nerazzurri spingono sull’acceleratore e nel finale di tempo Muriel e Lookman concludono di poco a lato.

BOTTA E RISPOSTA — Nella ripresa l’Atalanta fatica ancora a trovare la via della porta e Gasperini si gioca la carta Hojlund, che subito dà una scossa alla squadra: da una sua sgroppata sulla destra, arriva l’ammonizione per Lochoshvili. Dalla punizione seguente (19’) ci sarebbe anche il gol di Koopmeiners, ma l’arbitro dopo consulto al Var giustamente gliela toglie: la palla è “sporcata” con le mani da Okoli. Ma poco dopo l’Atalanta trova la forza per passare, grazie al colpo di testa di Demiral che sfrutta alla perfezione una punizione da destra di Koopmeiners. E’ il 74’ e sembra fatta, ma cinque minuti dopo, al primo tiro in porta nella ripresa della Cremonese (con Ascacibar), Musso respinge male e Valeri da due passi la butta dentro. A quel punto la partita regala ben poco, i padroni di casa ci provano solo con Okoli, ma Radu riesce a trattenere la palla tra le gambe. Morale, finisce 1-1 come nell’ultimo precedente in Serie A del 1996, quando in panchina c’erano Emiliano Mondonico e Gigi Simoni. Giusto per non scontentare nessuno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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