Stampa | Notifica email    
Autore

Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di SEXY FORUM

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:30
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
01/10/2022 21:16

Dybala e Smalling ribaltano l'Inter: la Roma inguaia Inzaghi

Dimarco porta in vantaggio i nerazzurri,
ma la squadra dell'ex Mou rimonta con un gran gol dell'argentino al 39'
e con un'incornata vincente del difensore al 75'.
Inter a 8 punti dalla vetta


Filippo Conticello


José, vecchio re di San Siro, strappa tre punti alla “sua” Inter rimanendo fedele a se stesso: questo 1-2 della Roma sa tanto di Mourinho, è fatto di difesa e guizzi al momento opportuno. Inzaghi invece non esce dal cono d'ombra in cui si è infilato da settimane: anche quando la sua squadra dà segni di qualche vitalità, come stavolta, non raccoglie punti, anzi peggiora la sua crisi. Simone dovrà ripensare, soprattutto, a quanto sia diventata tenera la sua difesa e, magari, a quanto gli sarebbe servito quel 21 argentino che ora abita nella Capitale.

PRIMO TEMPO — Nella giornata dello svelamento di Asllani davanti al pubblico nerazzurro, la sorpresa è tutta di José Mourinho, osannato dai suoi vecchi tifosi dal minuto 1, quasi a voler sottolineare la primogenitura dell'amore portoghese: il tecnico romanista spedisce in panchina l'Abraham opaco di stagione e traghetta Zaniolo davanti per provare a correre alle spalle di Acerbi. Pellegrini e Dybala dovrebbero far la parte degli incursori, anche se l'occhio di un San Siro strapieno non può che essere diretto verso Paulo, interista mancato, sedotto e poi abbandonato dai nerazzurri prima di vestirsi di giallorosso d'estate. Inzaghi ai tempi ha scelto altro e, adesso che i flessori tormentano ancora Lukaku, deve affidarsi all'eterno Dzeko con Lautaro, caricato a molla dalla sua Argentina.

DZEKO-GOL, ANZI NO — E sarebbe proprio Edin a spaccare la partita con un gol da borseggiatore d'area su una palla che ballonzola dalle sue parti, ma il Var vede un fuorigioco millimetrico. In realtà, nel primo tempo il piano partita di Mou non sembrerebbe funzionare e il tecnico - squalificato e invisibile a tutti i curiosi perché rintanato nel pullman della squadra a vedere il match via tablet – non sarà stato contento: la squadra non riesce ad armare ripartenze adeguate, e così l'Inter prende campo e schiaccia la sua Roma, pur senza costruire grandi occasioni. Asllani fatica a trovare la migliore posizione, schermato bene da Pellegrini, ma Barella e Calha hanno la gamba dei giorni migliori e sono il motore del primo tempo. Da una loro combinazione arriva poi il filtrante azzurro per Dimarco che sfrutta l'errore di Celik e beffa con un destro mogio mogio Rui Patricio: il portoghese non è il massimo della reattività, mentre Federico completa la sua settimana magica con la Nazionale segnando di nuovo dopo il guizzo in Ungheria. Ci sarebbe tempo e spazio per affondare, ma è in quel momento che l'Inter non coglie l'attimo come spesso le capita. Anzi, cade negli antichi vizi e lascia un po' di più campo al palleggio romanista: la beffa è la conseguenza. Non una beffa, ma la beffa di tutte le beffe: è il sinistro di Dybala, servito da Spinazzola, a colpire Handa che, anche stavolta, avrebbe potuto fare molto meglio. Se sul sentimento del rimpianto si scrivono libri da un migliaio di anni ci sarà un motivo: in tanti a San Siro hanno pensato a ciò che poteva essere e non è stato.

SECONDO TEMPO — Se da parte interista ci sono comunque passi avanti rispetto al diluvio di Udine, resta il problema più grande della stagione: appena Inzaghi subisce, si spegne tutto o quasi. E all'inizio del secondo tempo pure la Roma non trova più coraggio dal guizzo inatteso della Joya, fedele al progetto di Mou che poi risulterà vincente. In generale, però, nella ripresa si aprono più le acque e c'è più spazio per aggredire la partita da una parte e dall'altra. Dopo 13', però, uno degli elementi di maggiore interesse del match esce ed è curioso che il contrasto che abbia portato alla sostituzione di Dybala sia arrivato dall'amico argentino Lautaro: anche qui il destino ci ha messo lo zampino. A questo punto ad Abraham toccherebbe il compito di tenere palla, ma al contrario è l'Inter che ritrova passo e ritmo piantando le tende per quindici minuti là davanti. Da un lato cresce la regia di Asllani, dall'altro i difensori giallorossi faticano a leggere i movimenti sulla fascia di Dimarco e in mezzo di Lautaro, entrambi molto ispirati: è una traversa timbrata su punizione da Calha al 62esimo a fotografare questo pezzo di gara a decise tinte nerazzurre. Come nel primo tempo, però, la Roma sorniona resiste al momento giusto e poi punge: una punizione-cross di Pellegrini viene trasformata in oro da una testata di Smalling, troppo solo dentro l'area. È l'1-2, il delitto perfetto, che impone a Inzaghi cambi immediati e istintivi: fino al quarto d'ora finale Simone non aveva attinto dalla panchina, un'anomalia, poi in un colpo solo manda in campo Mhkitaryan a fare il regista al posto di Asllani e aggiunge una punta, Correa, per Calhanoglu. È un cambio di modulo, un tridente della disperazione, con successivo cambio degli esterni e ingresso in campo di Bellanova a destra e Gosens a sinistra. A questo, però, anche se perde per infortunio pure capitan Pellegrini (al suo posto Camara), alla Roma tocca solo difendersi con il coltello tra i denti. Gli attacchi nerazzurri, a cui si aggiunge pure il giovanissimo Valentin Carboni, sono però molto confusi, e anzi ci sarebbe pure spazio per il tris in ripartenza quando José costruisce una coppia d'attacco pesante Abraham-Belotti. Smalling mette la testa anche nella sua area salvando l'ultima occasione e così Mou può prendersi la prima gioia contro il suo vecchio popolo adorante. Per Inzaghi, invece, è nera la notte sopra San Siro, e tra tre giorni da queste parti passa pure Lewandowski.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
02/10/2022 00:39

Il Milan non muore mai:
3-1 a Empoli nel recupero con super Leao.
Ma Pioli perde (altri) tre giocatori

Finale pazzesco con Bajrami che risponde a Rebic e porta gli azzurri sull’1-1 al 92’.
Eppure non è finita: Ballo-Touré e Leao regalano i tre punti ai rossoneri


Marco Pasotto


Ci si può ricordare di essere cattivi, cinici, rabbiosi e concreti anche nei minuti di recupero. Anche se per ottanta quella cattiveria non s’è vista. In altre parole: non è mai troppo tardi per ricordarsi che se c’è quello scudetto in mezzo al petto, qualcosa vorrà pur dire. Per esempio che si può vincere anche in mezzo a mille difficoltà – tre giocatori finiti in infermeria nel giro di quaranta minuti -, anche quando tutto sembra irrimediabilmente compromesso. Il Milan sbanca Empoli con un finale di gara pazzesco, dove succede di tutto. I toscani che acciuffano l’1-1 con Bajrami, rimediando al vantaggio rossonero di Rebic, al minuto numero 92. Il Diavolo che si riporta avanti al 94’ con l’ultimo che ti aspetteresti, e cioè quel Ballo-Touré che doveva in qualche modo evitare di far rimpiangere eccessivamente Hernandez: beh, missione ampiamente riuscita. E il 3-1 firmato da Leao quando il cronometro dice 97, con una sgommata solitaria e incontenibile. Ma è anche un successo che costa salatissimo: Pioli in una botta sola perde per infortunio Saelemaekers, Calabria e Kjaer. Tre k.o. che vanno ad aggiungersi ai sei giocatori già fermi ai box. Si addensano nuvoloni proprio ora che inizia il tour de force, con il trittico terribile Chelsea-Juve-Chelsea all’orizzonte. La vittoria, però, conferma il grande carattere e la mentalità vincente acquisita negli ultimi anni da questa squadra. Il Napoli è ancora lì, a portata di tiro tre punti più in su. E i gradini di vantaggio sull’Inter adesso sono cinque.

LE SCELTE — Zanetti ha mischiato un po’ le carte in mediana, preferendo Grassi a Marin davanti alla difesa e affiancando alla sua sinistra Henderson, con capitan Bandinelli (uomo del match a Bologna) confinato in panchina. In difesa De Winter al posto dell’infortunato Ismajli. Attacco affidato a Lammers e Satriano, assistiti da Pjaca. Pioli si è presentato al Castellani senza i mammasantissima Maignan ed Hernandez – in scena Tatarusanu, al debutto stagionale, e Ballo-Touré -, ma ha potuto affidarsi a Calabria, incerto in vigilia. Si era parlato anche di Pobega fra gli undici di partenza, invece si è presentato come al solito Bennacer. Dietro, però, fiducia a Kjaer e Kalulu out. Davanti Messias ha alzato bandiera bianca all’ultimo (dentro Saelemaekers), De Ketelaere si è piazzato dietro lo spremutissimo Giroud e a sinistra è tornato dalla squalifica Leao. I primi minuti hanno subito consegnato l’immaginabile copione: Milan a campeggiare nella metà campo empolese e toscani consci che il battito cardiaco non sarebbe mai sceso sotto una certa soglia. Consci, soprattutto, che non era il caso di fare azzardi ed era consigliabile cercare di governare al meglio la fase difensiva. Un atteggiamento però eccessivamente rinunciatario – un po’ per paura, un po’ per oggettive difficoltà tecniche nell’uscire dalla pressione rossonera -, che a un certo punto ha fatto arrabbiare parecchio Zanetti.

FASCIA DESTRA SPARITA — Il Milan nella prima mezzora di gioco è infatti arrivato a ridosso dell’area azzurra con una certa scioltezza praticamente tutte le volte che aveva palla fra i piedi. Ed è ovvio che sono arrivate anche le occasioni. Due nitidissime: la più colossale con Leao, che ha sprecato un’assistenza deliziosa di De Ketelaere centrando Vicario da pochi metri, tutto solo. Errore grave anche da parte di Saelemaekers, che ha mandato in malora un’azione devastante di Leao: piatto destro a lato da posizione decisamente golosa. De Ketelaere ha dato le stesse sensazioni delle ultime uscite: piedi morbidi, idee lussuose, ma a corrente alternata. Nei primi 45 l’Empoli si è affacciato seriamente dalle parti di Tatarusanu soltanto una volta, ma a Pioli sono venuti i peli dritti: il tiro di Henderson per poco non è passato sotto il fianco del portiere romeno, assistito dalla buona sorte. La partita del Milan, incanalata sui binari giusti al netto degli errori in zona gol, ha cambiato volto tra il minuto numero 33 e 36: tre maledetti giri di lancetta nei quali il Diavolo ha perso prima Saelemaekers (ginocchio) e poi Calabria (coscia). Scomparsa, in pratica, l’intera fascia destra rossonera, considerate anche le assenze pregresse di Florenzi e Messias. Pioli ha rimediato come ha potuto, ovvero inserendo Krunic alto e Kalulu terzino. Problema nel problema: sono stati utilizzati due dei tre slot disponibili per le sostituzioni.

TRIPLICE CAMBIO — Il Milan ha sentito il doppio colpo, in termini tattici ma senz’altro anche sotto l’aspetto mentale, perché è venuto meno in intensità. Condizione immutata anche nell’approccio alla ripresa, dove l’Empoli ha preso coraggio col passare dei minuti. Prima un siluro di Marin che ha sibilato a pochi passi da Tatarusanu e poi un colpo di testa di Lammers alto di poco. E il Milan? Sempre una sensazione diffusa di poca cattiveria da parte dei rossoneri, che infatti si sono resi pericolosi soprattutto su palla inattiva. Una punizione di Giroud è finita sulla parte superiore della traversa, quella di Tonali invece è stata deviata e ha chiamato Vicario a un mezzo miracolo. Poco prima della mezzora Pioli ha perso anche Kjaer e ne ha cambiati tre: il danese con Dest (Kalulu di nuovo centrale), De Ketelaere con Diaz e Giroud con Rebic. L’Empoli ha sciupato col neo entrato Bajrami (attento Tatarusanu) e poi si è fatto beffare al 34’ con una disattenzione da mani nei capelli: Tonali ha servito Leao che sì, era piazzato svariati metri oltre tutti i difensori empolesi, ma l’ha servito su rimessa laterale. Quindi niente fuorigioco, Rafa ha ringraziato e l’ha messa facile facile sui piedi dell’accorrente Rebic. Uno a zero e partita in discesa? Esattamente il contrario, perché nei minuti di recupero è successo di tutto. Al secondo Bajrami su punizione ha firmato il pari, mentre al quarto il Milan è tornato in vantaggio con chi ti aspetti di meno: torre di Krunic e piatto al volo di Ballo-Touré a pochi passi dalla linea di porta. Tutti increduli al Castellani, da una parte e dall’altra dello stadio. Match poi chiuso a chiave definitivamente da Leao, che al 97’ ha trovato la forza per andarsene via in contropiede solitario e superare Vicario con uno scavetto. Una vittoria costata carissima al Milan, ma al fischio finale è stata un’altra festa pazzesca.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
02/10/2022 16:13

Lazio, tutto facile con lo Spezia:
4-0 con doppietta di Milinkovic

Immobile fallisce un penalty dopo 2 minuti,
poi i biancocelesti si scatenano e salgono a 17 punti


Nicola Berardino


Per la prima volta nella gestione Sarri la Lazio centra la terza vittoria di fila in campionato. Il 4-0 (secondo di fila dopo quello di Cremona) inflitto allo Spezia fa riagganciare il Milan, affiancando l’Atalanta (in attesa della gara con la Fiorentina) a quota 17, a tre lunghezze dalla capolista Napoli. Immobile sbaglia un rigore al via, ma la squadra di Sarri mette subito in discesa la gara. I gol di Zaccagni e Romagnoli conducono all’intervallo già sul 2-0. Nella ripresa, Milinkovic chiude i conti con una doppietta. Terzo clean sheet di fila per i biancocelesti. Continua la serie nera dello Spezia contro la Lazio: cinque k.o. in altrettante gare in A. Anche all’Olimpico toppato l’appuntamento con il primo gol esterno in campionato. Prima della partita, cerimonia per intitolare la Curva Sud dell’Olimpico (per le gare della Lazio) a Tommaso Maestrelli, in occasione del centenario dalla nascita del tecnico del primo scudetto biancoceleste (1973-74).

FLOP CIRO, ZACCAGNI C'È — Sarri è squalificato e c’è Martusciello a guidare la panchina della Lazio. Rientrano dal primo minuto Romagnoli, Luis Alberto e Lazzari, reduce da infortunio. Recuperato Immobile: in campo dal via. Nello Spezia restano in infermeria Reca, Sala, Kovalenko e Hristov. Gotti ricompatta la difesa inserendo Caldara, mentre in mediana dà spazio a Ellertsson. Avvio aggressivo della Lazio. Scorre il primo minuto quando Felipe Anderson verticalizza per Luis Alberto che lancia Immobile in area. L’attaccante viene travolto da Ampadu. Sacchi non ha dubbi e decreta il rigore. Dal dischetto Immobile sciupa l’occasione per portare subito in vantaggio in biancocelesti: tiro potente ma alto. Spezia pronto nelle ripartenze. Al 7’ Kiwior vicino al gol: provvidenziale la deviazione di Lazzari in angolo. Al 12’ la Lazio sblocca il risultato. Prepotente incursione di Zaccagni, triangolazione con Felipe Anderson per sbucare nell’area piccola e infilare Dragowski. Secondo gol in campionato per Mattia Zaccagni. Il pressing serrato dello Spezia a metà campo non impedisce alla Lazio di lanciarsi in profondità. Al 20’ sciabolata di Milinkovic a lato. Insiste la squadra di Sarri. Al 24’ Romagnoli è lesto a fiondarsi dai limiti dell’area su un rimpallo e di sinistro a volo sigla il raddoppio. Primo gol in biancoceleste per il difensore ex Milan. Al 35’ gran numero di Felipe Anderson in area: tiro deviato in angolo. Due minuti dopo, rilancio dello Spezia. Diagonale di Bastoni di poco a lato. Poi anche un colpo di testa d Caldara: alto. La Lazio continua a premere, regge la difesa dello Spezia. All’intervallo col 2-0 per i biancocelesti.

MILINKOVIC FA 51 — Al via della ripresa, un cambio per i biancocelesti in difesa: Gila avvicenda Patric, frenato da un disturbo gastroenterico. La squadra di Gotti prova a guadagnare metri, ma il pallino del gioco è della Lazio. E al 17’ arriva il terzo gol. Si sgancia in profondità Immobile che salta Dragowski, appoggia su Zaccagni, assist per Milinkovic che taglia la barriera dei 50 gol in Serie. Al 19’, altre due sostituzioni nella Lazio: entrano Hysaj e Pedro pe Lazzari e Immobile. Al centro dell’attacco si sposta Felipe Anderson. Tre sostituzioni nello Spezia: Agudelo, Ekdal e Amian rilevano Ellertsson, Bourabia e Ampadu. La formazione di Gotti beneficia di nuove energie. Al 25’ Provedel salva in uscita su Gyasi. Cerca il gol Pedro. Al 28’ esce tra gli applausi Luis Alberto: lo sostituisce Vecino. E nello Spezia, Sanca rileva Gyasi. Liguri insidiosi: bel tiro di Holm dalla distanza, fuori bersaglio. Marcos Antonio prende il posto di Cataldi. Esordio in A per Beck che rimpiazza Kiwior. E al 46’, su assist di Hysaj, Milinkovic firma la sua doppietta: c’è l’ombra del fuorigioco, Sacchi convalida dopo il check del Var. A fischio finale i 41mila dell’Olimpico in festa per la Lazio da zona Champions.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
03/10/2022 01:04

Ciofani e Strefezza, tra Lecce e Cremonese è un pareggio di rigore

Due gol su penalty. Grigiorossi avanti al 19', i salentini riequilibrano la sfida al 42'


Francesco Velluzzi


Nella lunga battaglia per non retrocedere che si chiuderà con un mucchio di squadre ai primi di giugno, Lecce e Cremonese fanno 1-1 con un botta e risposta su calcio di rigore. Anche se è la Cremonese di Massimiliano Alvini che sta diventando squadra e mette alle corde i salentini con mosse azzeccate tatticamente e maggior concretezza davanti perché va più al tiro. Alla fine forse il migliore in campo è proprio Wladimiro Falcone, portiere giallorosso che nega a Okereke il raddoppio come aveva fatto con Zanimacchia nel primo tempo. Alvini cambia modulo, passa a 4 e blinda gli esterni del Lecce che sono il vero pericolo costante della squadra di Baroni. Non solo, appiccica Pickel a Hjulmand limitando la fonte del gioco e costringendo i padroni di casa a soluzioni differenti, non sempre programmate. Ma è bravo anche Baroni ad accentrare più il suo elemento di maggior qualità, Strefezza che, infatti riesce a mandare in area Gendrey che procura il rigore col quale Strefezza pareggia quello di Ciofani.

PRIMO TEMPO — Non c’è afa ma c’è il sole a Lecce che ricorda con la voce dello speaker e sullo schermo la figura del Maciste Bruno Bolchi che allenò anche qui. Non ci sono particolari sorprese nella formazione di Marco Baroni anche se il ballottaggio a sinistra lo vince Gallo su Pezzella e davanti il centravanti lo fa Colombo, carico dal gol in Under 21 e non Ceesay che in settimana ha avuto qualche problemino. Alvini, invece, cambia tanto. Il 4-2-3-1 provato in amichevole non era solo dettato dall’emergenza, era una vera e propria prova. E infatti la Cremo parte con quel modulo con Valeri e Sernicola incollati a Strefezza e Banda, mentre Pickel che al centro tra i i tre dietro il rilanciato centravanti Ciofani (capitano), Pickel si occupa prevalentemente di Hjulmand per bloccare la fonte. Se la Cremonese avesse maggior tecnica e qualità avrebbe ben altra classifica, perché sbaglia appoggi e passaggi elementari. Ma il gioco lo fa e il Lecce, imbottigliato, ne risente. Banda non parte mai, Hjulmand non riceve mai la palla pulita per impostare e il rimedio è il lancio lungo. Per Colombo che, però non riesce a destreggiarsi. Così, proprio da una palla da Hjulmand l’ottimo Ascacibar innesta Okereke che si infila nel corridoio giusto e costringe Falcone al fallo in area. Sul dischetto al 19’ va Ciofani che non sbaglia. Al 33’ il Lecce tenta la carta del rigore ma Banda che affonda rischia più la simulazione. Baroni porta Strefezza più dentro il campo per evitargli la guardia di Valeri che è bravo anche a scendere. Ma è Zanmacchia che su un errore dei padroni di casa si invola e trova le manone di Falcone a negare il raddoppio agli uomini di Alvini proprio quando il Lecce si stava svegliando. Però, proprio la mossa di Strefezza più dentro il campo consente al brasiliano uno splendido scambio con Gendrey che viene steso da Okereke. Chi è il rigorista dei salentini? Il campo dice Strefezza. Lo scorso anno era Coda. Ma l’esecuzione di Gabriel è perfetta e per lui sono tre in questo campionato.

SECONDO TEMPO — Si riparte con Baroni che lascia negli spogliatoi lo spento Colombo per giocarsi subito la carta Ceesay. Che non riesce a capitalizzare al 12’ un bella imbeccata di Strefezza. Al 15’ dopo aver salvato bene di testa Gallo si accascia a terra. E’ necessario il cambio e tocca a Pezzella. Ma è la Cremonese che fa correre più pericoli al Lecce guadagnando corner in serie sui quali Falcone ne esce sempre vincitore. A metà ripresa Alvini rischia con Dessers per Ciofani e Meité per Ascacibar. La Cremo ci crede e al 27’ su un erroraccio di Baschirotto (passaggio avventato) ci vuole il miracolo di Falcone per salvare su Okereke. Poi il solito Zanimacchia calcia fuori. Ci prova anche Meité, murato. I padroni di casa non sono mai al sicuro e nel finale devono rinunciare pure a Strefezza che chiede il cambio. Ma chiudono all’attacco, mettendo l’energia di Banda nel finale ma senza mai tirare in porta. Radu esce dal Via del Mare senza aver fatto una sola vera parata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
03/10/2022 01:08

Pessina si sblocca e il Monza vince ancora: buio pesto Sampdoria



Apre l'ex Atalanta, raddoppia Caprari con una splendida volée e chiude Sensi:
la squadra ligure subisce la quarta sconfitta consecutiva e resta a due punti in classifica,
i brianzoli mettono la testa fuori dalla zona retrocessione


Filippo Grimaldi

Capolinea Samp, Marco Giampaolo è sempre più a rischio esonero. Sconfitta senza appello per i blucerchiati, contestati pesantemente a fine gara, che cadono (0-3) sotto i colpi di un Monza coraggioso e padrone assoluto del campo. Per la squadra di Palladino seconda vittoria di fila dopo quella contro la Juventus, che le permette di uscire dalla zona rossa della classifica. Vanno a segno Pessina in avvio (una costante, quella dei gol subìti nella prima mezz'ora, per i blucerchiati) e, nella ripresa, i due ex Caprari (con uno straordinario destro al volo al 22') e Sensi (con un piatto destro che batte Audero all'ultimo minuto di recupero). Numeri impietosi per i blucerchiati: sesta sconfitta in otto gare, zero vittorie, la salvezza già a rischio.

PANCHINA TRABALLANTE — In caso di esonero del tecnico (in tribuna perché squalificato e sostituito dal vice Conti), il club ha già sotto contratto Roberto D'Aversa sino al prossimo 30 giugno. È lui il principale candidato a sostituire l'allenatore che gli era subentrato nella stagione passata. Qualsivoglia altra soluzione comporterebbe costi che, ad oggi, la precarietà dei conti blucerchiati sembra sconsigliare in attesa di un compratore.

QUESTIONE DI TESTA — Certo è che il Monza vince la sua gara innanzitutto sul piano mentale, ma va dato merito agli ospiti di avere giocato una gara di grande sostanza e qualità. Palladino presenta lo stesso Monza dalla mediana in su che ha messo al tappeto al Juventus prima della sosta, con Rovella e Sensi padroni della mediana, una difesa attenta e una sfrontatezza offensiva che stordisce i padroni di casa. Giampaolo abbandona il suo 4-1-4-1 e si affida a un 4-3-3 in fase offensiva, con Gabbiadini e Djuricic larghi sulle fasce e pronti a rientrare in fase di non possesso, passando al 4-5-1, con Caputo confermato unica punta e la regia affidata a Villar, con la novità della coppia di centrali difensivi, Murillo al fianco di Colley. È una sfida in cui gli ospiti fanno valere il gran lavoro di Sensi e Rovella, il primo saggio, il secondo (al ferraris se lo ricordano bene) con il fuoco addosso, ma sempre lucido. Al resto pensa la coppia Pessina-Mota Carvalho, che crea grandi problemi quando sale a una retroguardia blucerchiata troppo prevedibile.

HIGHLIGHTS — Così, all'11', approfittando di un errore in fase di impostazione dei blucerchiati, arriva il vantaggio ospite. Caprari salta Rincon e apre per Sensi che lancia sul lato opposto Ciurria. Assist di testa per Pessina, il cui gol cambia radicalmente la partita. Sampdoria troppo tesa e con poche certezze, Monza sciolto. I blucerchiati si affidano a giocate individuali, che però non portano risultato. Di Gregorio chiude due volte su Sabiri e neppure un folle passaggio sbagliato di Izzo trova la Samp attenta ad approfittarne. Si arriva così all'episodio contestato (minuto 47), quando Izzo fa blocco su Villar che cade a terra in area. Ayroldi prima concede il rigore, poi richiamato al check Var a bordo campo corregge la sua decisione fra le proteste doriane.

CAMBIO DI PASSO — La Samp prova a ripartire dopo l'intervallo con più impeto e, soprattutto, concretezza, ma è tutto vano. Squadra troppo lunga, molto nervosismo. Inutili gli inserimenti di Quagliarella e Vieira (fuori Caputo e Villar), con il passaggio al 4-3-1-2. Il Monza mai va in affanno, controlla la partita senza rinunciare a provare a chiuderla. E lo fa al minuto 22 con il capolavoro di Caprari. Lì la Samp si arrende, mentre il Monza non rinuncia a giocare e, al 50', l'altro ex illustre, Sensi, con un piatto destro trova il varco fra Audero e il palo. Finisce 0-3, per la Samp è un momento durissimo, di riflessioni e decisioni.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
03/10/2022 01:12

Sassuolo scatenato: manita alla Salernitana

I ragazzi di Dionisi ritrovano la vittoria in casa che mancava
dal 20 agosto (1-0 contro il Lecce), la sblocca Laurienté, poi Pinamonti su rigore.
Nella ripresa le reti di Thorstvedt, Harroui e Antiste.
Ottima direzione di gara all'esordio per Ferrieri Caputi


Andrea Elefante


Nel giorno di Maria Sole Ferrieri Caputi, prima donna ad arbitrare una gara di Serie A, il Sassuolo passeggia sui resti della Salernitana combattiva e impenetrabile che fu. E che non è da quattro partite, visti gli 11 gol subiti.

Alla faccia degli assenti, per il Sassuolo una classifica migliore dell’anno scorso dopo una vittoria “comodissima”, che agevola anche il compito dell’arbitro: non è stata una partita complicata, ma l’ha diretta con lucidità e serenità, interpretando bene tutto (a parte un giallo non dato ad Erlic), compreso il fallo di Maggiore su Ceide, per il rigore del 2-0 del Sassuolo.

LE SCELTE — Solo una sorpresa da Dionisi, che ritrova Erlic al centro della difesa, risolve il ballottaggio Thorstved-Henrique a favore del primo e davanti, assieme a Laurienté e Pinamonti, schiera Ceide e non Kyriakopoulos come nell’ultima gara prima della sosta. Anche Nicola viaggia nel segno della continuità, a parte il ritorno di Lovato nella linea a tre difensiva: in assenza di Bohinen c’è ancora Maggiore a fare il play e davanti fiducia alla coppia Piatek-Dia.

PRIMO TEMPO — Al Sassuolo bastano 12’ per smascherare una Salernitana a cui manca la feroce aggressività dei bei tempi. La fotografia è Bronn, che su una ripartenza avviata da Frattesi e rifinita da Thorstvedt per l’incursione di Laurienté, lascia troppi metri di libertà al francese, bravissimo a “puntare” il palo più lontano. La squadra di Nicola potrebbe crollare già 5’ dopo, quando Thorstvedt può guardare in faccia Sepe, ma invece del tiro sceglie la sterzata sul sinistro, consentendo al portiere una respinta-miracolo. Segnali di vera Salernitana solo al 25’, quando Maggiore mette Dia davanti a Consigli, bravissimo a respingere. Ma prima di costruirsi un’altra chance da gol (34’, Dia riceve da Mazzocchi ma mira fuori un comodo tiro centrale), i granata rischiano ancora per una fuga a velocità pazzesca di Laurienté, che però davanti a Sepe inciampa senza tirare, né servire il ben piazzato Pinamonti. Il quale poi ha la chance per segnare, e non la spreca, al 37’, quando sull’altra fascia Ceide, al primo lampo della sua partita, va via in dribbling fino alla linea di fondo, dove interviene Maggiore, colpendo prima il pallone con il piede e poi con l’anca il norvegese. Ferrieri Caputi non ha dubbi e indica il dischetto e il successivo consulto con il Var non comporta variazioni della decisione, non essendoci errore tecnico su cui intervenire: il centravanti del Sassuolo angola molto il tiro e segna il 2-0, anche se Sepe intuisce la traiettoria.

SECONDO TEMPO — Se possibile, nella ripresa la Salernitana è ancora più deludente, nonostante Nicola cambi tre sistemi di gioco: squadra slegata, poco reattiva, con un solo tentativo - e neanche così pericoloso - per andare in gol, di Piatek, che di testa mette a lato. Ma nel frattempo il Sassuolo aveva già segnato il terzo gol, con ripartenza ideata - guarda caso - da Lopez, con assist perfetto di Alvarez per Thorstvedt che arriva da dietro. E ne segna altri due, infierendo sugli squilibri granata: prima, al 31’, con un’azione che esalta la sua nuova verticalità, chiusa da Harroui su assist di Laurienté. E poi a un minuto dalla fine, in pieno recupero, quando Sepe respinge alla disperata un tiro di Alvarez solo davanti a lui: respinta che trova Antiste il quale con tutto il tempo e lo spazio firma il 5-0.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
03/10/2022 01:16

Lookman rilancia l'Atalanta in vetta:
basta un gol per battere la Fiorentina

La seconda rete in Serie A dell'inglese riporta i bergamaschi a pari punti con il Napoli capolista.
Terza sconfitta in campionato per gli uomini di Italiano


Luca Taidelli


La cinica Atalanta non sbaglia un colpo, con un guizzo di Lookman – ma metà gol è di Muriel - batte una Fiorentina dalle ali tarpate, e dopo otto giornate non soltanto resta prima con il Napoli a quota 20 punti ma è già a metà dell’opera salvezza, invocata in settimana dal presidente Percassi a quota 40. L’attacco che un tempo segnava a raffica ora si limita a colpire quando deve, ma Gasp ha fondamenta solide come dimostrano le appena tre reti concesse. La Fiorentina paga le assenze di Sottil e Gonzalez, la stanchezza di Amrabat – dentro, e bene, solo nel finale dopo gli impegni in nazionale -, la scarsa condizione degli attaccanti e la Conference che toglie energie (anche) mentali, visto che giovedì in Scozia bisogna vincere per non uscire in un girone pur tutt’altro che irresistibile. L’Atalanta invece le Coppe per questo giro non le gioca e fa bene a sfruttare il vantaggio.

PRIMO TEMPO — Gasperini tiene in panchina Demiral e al centro della difesa Okoli, piazzando Scalvini sul centro sinistra. Davanti c’è Ederson alle spalle di Lookman e Muriel. Italiano invece per la seconda volta di fila risolve il ballottaggio Jovic-Cabral tenendo in panchina entrambi gli attaccanti spuntati e accentrando Kouamé, con Ikoné e Saponara ai suoi lati. Subito in evidenza le due filosofie, con la Viola più manovriera ma incapace di cambiare ritmo e la Dea 2.0. che preferisce aspettare per poi andare di fiammate con le sventagliate e i cambi di gioco – soprattutto di Scalvini e Koopmeiners – a (cercare di) innescare le punte o gli esterni. La squadra di Italiano esce dai blocchi un po’ più convinta e con Kouame bravo a chiamare fuori Okoli avrebbe le occasioni per passare. Con lo scorrere dei minuti però la spinta viola si placa ed emergono i problemi soprattutto nelle letture difensive, con Lookman ed Ederson però incapaci di approfittarne. Serve un episodio che accenda un match in cerca di autore (e di centravanti…) e al 39’ la scintilla sembra arrivare. Irrati infatti espelle Kouamé che sfiora al volto De Roon. Sarebbe un bel guaio per la Viola, che già deve gestire lo scarso dinamismo di Bonaventura e Saponara, maestri di calcio ma non più di intensità. Invece al Var il direttore di gara si rende conto dell’involontarietà di Kouamé, cui risparmia anche il giallo, per la rabbia del mondo nerazzurro, già sensibile dopo gli episodi controversi nelle tre vittorie toscane della scorsa stagione. Più che due tentativi di Lookman e Soppy, i primi nello specchio dei padroni di casa, però il finale di tempo non regala.

SECONDO TEMPO — Si riparte con gli stessi 22 e la Fiorentina che sembra più frizzante (diagonale decisiva di Toloi su Kouamé a centro area) grazie a Bonaventura che prova a cucire il gioco tra mediana e attacco. Nelle terre di mezzo infatti le varie coppie (Ederson-Mandragora, Barak-De Roon e Koopmeiners-Bonaventura) tendono ad annullarsi. Gasp si gioca le carte Maehle e Pasalic per Soppy ed Ederson, mentre Italiano probabilmente vorrebbe forze fresche sugli esterni alti ma Sottil è rimasto a Firenze e Gonzalez è perseguitato dalla tallonite. Il match si stappa al 59’, con Muriel che su una rimessa laterale danza sulla linea di fondo, beffa Mandragora e serve un babà che Lookman a due passi dalla porta non può certo rifiutare. La Viola ora è costretta a sbilanciarsi e Maehle si mangia il raddoppio sull’imbucata del solito Muriel. Invece che inserire uno tra Cabral e Jovic, Italiano vira al 4-2-3-1 con Amrabat per Bonaventura e lo spaesato Barak che avanza alle spalle di Kouame. La Dea però ora è una catapulta e ogni ripartenza diventa un’occasione da rete. Quarta salva su Lookman ma il match ormai va a strappi e Saponara su torre di Kouamé si incarta a tre metri dalla porta. Alla mezzora i due tecnici provano a dare l’ultima svolta. Nella Dea entrano Malinovskyi, Hojlund e Demiral per Lookman, Muriel e l’acciaccato Toloi. Tra i viola Barak cede il posto a Jovic e in un finale all’arma bianca, in cui la Dea si schiaccia troppo, entra pure Cabral. Sportiello però dice di no a Jovic, mentre Demiral va solo vicino al clamoroso autogol.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
03/10/2022 01:20

Vlahovic e Milik segnano, il Bologna è poca cosa: la Juve riparte col tris

Il serbo manda in gol Kostic e raddoppia, il polacco, autore di un’ottima partita, chiude i conti


Andrea Ramazzotti


Massimiliano Allegri è stato ascoltato. Alla vigilia aveva parlato di “stagione che deve iniziare contro il Bologna” e la squadra non lo ha deluso battendo nettamente il Bologna. Stavolta niente vittoria di corto muso o beffa finale sotto forma di Var: il successo, atteso oltre un mese, è stato indiscutibile e meritato anche per gli inossidabili detrattori di Max. La differenza l’hanno fatta i giocatori offensivi, dall’inesauribile Kostic, autore dell’1-0, al ritrovato Vlahovic, sbloccatosi dopo quattro gare di digiuno, passando per Milik, acquisto fondamentale per dare la scossa all’attacco. La Signora si era imposta per 3-0 pure alla prima giornata contro il Sassuolo, quando i problemi del settembre da incubo non erano neppure all’orizzonte. Resta da capire se quella con il Bologna sarà vera gloria: è stato tutto merito dei bianconeri oppure i rossoblù hanno agevolato il loro compito con una fragilità preoccupante in mezzo al campo e una scarsa incisività delle sue punte? Più che dalla sfida di Champions di mercoledì contro il Maccabi Haifa, i dubbi verranno dissipati dal big match di sabato a San Siro contro il Milan. Bonucci e compagni ci arriveranno a -4 dalla formazione di Pioli e a -7 dalla capolista Napoli, ma con un morale completamente diverso rispetto a due settimane fa. Non un particolare di poco conto per una formazione che ha ancora fuori Pogba, Chiesa e Di Maria.

CONTESTAZIONE E RITORNI — Senza il Fideo squalificato, ma con in campo i recuperati Szczesny, Alex Sandro, Locatelli, Rabiot e Milik (quest’ultimo a Monza era out per l’espulsione rimediata contro la Salernitana), rispetto alla sconfitta pre sosta la Signora ha cambiato non solo la maglia (dal nero al rosa), ma soprattutto l’abito tattico: confermata la difesa a quattro, ma spazio per il 4-4-2 a discapito del 4-3-3. Obiettivo chiaro: curare la solitudine offensiva di Vlahovic affiancandogli l’ex Napoli e Marsiglia e calciare di più verso la porta avversaria rispetto al settembre nero. Thiago Motta ha risposto con una coppia di difensori centrali inedita (Bonifazi e Sosa), ma soprattutto con il 4-2-3-1 che aveva Soriano alle spalle di Arnautovic per creare pericoli tra le linee. L’ambiente infuocato, con contestazione fuori dal J Hotel e cori poco carini provenienti dalla Curva, ha spinto Bonucci e compagni ad aggredire fin dall’inizio e il Bologna, più che a ripartire, ha dovuto pensare a occupare gli spazi. Bonucci e Bremer tenevano alta la linea per arginare il temuto Arnautovic, ma anche per non allungare la squadra. Nonostante ciò, però, il Bologna non era costretto alle corde perché il ritmo non era elevato e quasi tutte le iniziative si sviluppavano sulla fascia sinistra, con Kostic protagonista. Pochi i palloni per le due punte e così nel primo quarto d’ora l’unico pericolo è arrivato da un colpo di testa centrale di McKennie.

DUETTO SERBO — Era chiaro che alla Juventus servisse un episodio per accendersi e non a caso è stato Milik, uno dei più positivi in questo complicato inizio di stagione, a provocarlo: l’attaccante polacco nella propria metà campo ha strappato con una scivolata da mediano il pallone a Sansone e ha innescato un micidiale contropiede, ben condotto da Vlahovic e rifinito da un diagonale vincente di Kostic, al primo gol in A. Se l’esterno serbo aveva servito l’assist dell’1-0 al compagno nella vittoria di martedì in Norvegia, ieri è stato ripagato. La rete non ha saziato la fame di Madame che arrivava sempre prima sulla sfera, vinceva quasi tutti i duelli e approfittava dei molti errori nei passaggi dei rossoblù per ripartire. Il palleggio non è mai stato spettacolare, ma Milik ha comunque sfiorato il 2-0, su cross di Alex Sandro, senza che Thiago Motta riuscisse a trovare una soluzione per la netta superiorità in mezzo di Locatelli e Rabiot. Gli ospiti hanno costretto alla parata Szczesny solo con un’inzuccata neppure tanto insidiosa di De Silvestri e sono tornati negli spogliatoi senza aver mai fatto paura agli avversari.


SHOW DI DUSAN E AREK — Dagli spogliatoi sono rientrate le stesse formazioni e lo spartito tattico non è cambiato. Milik ha dato un altro segnale della sua presenza con un tiro dal limite alto, tanto per far capire al Bologna che la sua serata sarebbe stata complicata anche nella seconda frazione. I rossoblù hanno guadagnato qualche metro di campo, ma ci sono riusciti solo perché è stata la Juventus a “chiamarli” fuori dal guscio, per colpirli in contropiede. Piano perfettamente riuscito con il 2-0 nato da una ripartenza micidiale, con il cross di McKennie per la testa di Vlahovic, di nuovo in gol dopo quattro incontri senza esultare tra A ed Europa. Allegri ha inserito Cuadrado per McKennie e Paredes per Kostic (Rabiot ha traslocato a sinistra), Thiago Motta ha risposto con Medel per Dominguez, Cambiaso per De Silvestri e Vignato per Sansone. Mosse vane quelle del tecnico ex Spezia perché una manciata di secondi dopo il triplice cambio, Milik ha chiuso il confronto con una botta spaventosa dal limite, sugli sviluppi di un calcio d’angolo respinto male dalla difesa rossoblù. Il resto della gara è stata un allenamento in vista della Champions, con Vlahovic che ha sfiorato la doppietta, Bonucci che di testa ha timbrato il palo ed Allegri che ha chiuso con la difesa a tre per tenere imbattuta la propria porta, “impresa” che non riusciva dal 2-0 allo Spezia del 31 agosto. Quella era stata anche l’ultima vittoria, poi un settembre da dimenticare che adesso sembra un po’ più lontano.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
05/10/2022 00:29

Udinese, sesta vittoria consecutiva:
rimonta a Verona ed è terza da sola

Hellas avanti con un'altra rete di Doig,
reagisce la squadra di Sottil che trova il pari con Beto,
poi Bijol in pieno recupero lancia i friulani dietro la coppia Napoli-Atalanta



Non smette di sorprendere l'Udinese, che vince 2-1 a Verona grazie a un gol al 93' di Bijol, a segno per la seconda partita consecutiva. Fanno sei successi consecutivi per la squadra di Sottil, ancora a un punto in classifica dalle capolista a Napoli e Atalanta. Il verdetto del Bentegodi penalizza il Verona, che continua ad ottenere meno punti di quelli che meriterebbe. Risultato comunque equo: l'Udinese ha indubbiamente avuto più occasioni, sprecando troppo per mancanza di mancata qualità nei tiri in porta, con lo scatenato Deulofeu a fare tutto bene tranne le conclusioni (clamoroso l'errore di testa nel primo tempo).

LA PARTITA — Dopo il primo brivido (errore di Montipò nel rinvio, ma Makengo non scarta il regalo), il Verona si rintana e cerca di ripartire, trovando il gol con il giovane scozzese Doig, che esulta per la seconda volta in campionato grazie a un bel sinistro al volo. Qui l'Udinese mostra tutto il suo spessore, giocando un calcio di grande intensità e buona qualità. Pereyra e Walace sciupano buone occasioni, Montipò non fa miracoli ma dà sicurezza. Quando la partita sembra un po' incartarsi, Sottil azzecca tutto dalla panchina. Dentro l'immensa qualità del giovane Samardzic e Beto. Ed è proprio il brasiliano a segnare su azione avviata dal mancino e rifinita da Deulofeu. I cambi di Cioffi danno molto meno e il Verona fatica a creare, preferendo proteggere il pari. Missione compiuta fino al 93', quando Gunter e Ceccherini lasciano saltare di testa Bijol su punizione dell'onnipresente Samardzic. Lo sloveno dopo aver punito l'Inter segna un altro gol pesante e Udine riassapora i bei tempi antichi, quando stava spesso nelle parti alte della classifica.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
05/10/2022 00:34

SERIE A 2022/2023 8ª Giornata (8ª di Andata)

01/10/2022
Napoli - Torino 3-1
Inter - Roma 1-2
Empoli - Milan 1-3
02/10/2022
Lazio - Spezia 4-0
Lecce - Cremonese 1-1
Sampdoria - Monza 0-3
Sassuolo - Salernitana 5-0
Atalanta - Fiorentina 1-0
Juventus - Bologna 3-0
03/10/2022
Verona - Udinese 1-2

Classifica
1) Napoli e Atalanta punti 20;
3) Udinese punti 19;
4) Lazio e Milan punti 17;
6) Roma punti 16;
7) Juventus punti 13;
8) Sassuolo e Inter punti 12;
10) Torino punti 10;
11) Fiorentina punti 9;
12) Spezia punti 8;
13) Lecce, Salernitana, Empoli e Monza punti 7;
17) Bologna punti 6;
18) Verona punti 5;
19) Cremonese punti 3;
20) Sampdoria punti 2.

(gazzetta.it)
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
09/10/2022 10:15

L'Inter va con doppio Dzeko:
2-1 in casa del Sassuolo.
Ora Inzaghi può sorridere



Avanti nel primo tempo con un gol di Edin,
i nerazzurri vengono raggiunti nella ripresa da Frattesi,
ma il bosniaco firma la vittoria e la rete personale numero 101 in campionato.
Convincente esordio A di Onana


Filippo Conticello

Più che questi tre punti, meritati, sudati e pure dorati, da Reggio Emilia l'Inter sperava di portare via altro. Soprattutto quello che in tanti hanno chiamato "lo spirito di Barcellona": la voglia di lottare insieme vista nella notte di Champions, la fame e l'unità di gruppo. Col Sassuolo, avversario meno nobile ma pur sempre insidioso, i nerazzurri hanno confermato quella stessa buona onda: riuscire a rimettere il muso avanti dopo essere stata ripresa, è la conferma che l'Inter sta davvero ritrovando se stessa. Nell'operazione l'ha aiutata la freddezza dell'eterno Dzeko, autore di una doppietta salvifica e ben più efficace del collega Lautaro: al Camp Nou Edin rischierà di soffrire di solitudine davanti, ma potrà comunque risultare decisivo.

PRIMO TEMPO — Nella gara che segna la ripartenza in campionato, dopo tre k.o. consecutivi in trasferta, alla fine è spuntato Onana: sorpasso per scelta tecnica sul mammasantissima Handanovic ed esordio camerunese dal primo minuto in A. Insomma, la prima notizia di giornata, che è anche una scheggia di futuro, arriva dalla porta. Per il resto, Inzaghi sceglie cambi mirati rispetto alla sfida col Barcellona in ogni fazzoletto di campo: due in difesa (dentro Acerbi e D'Ambrosio), uno in mezzo (torna il talentino Asllani a suonare le danze) e uno davanti (Dzeko è un obbligo anche per il k.o. di Correa: né lui né Lukaku saranno infatti in Catalogna). Il Sassuolo di Dionisi, invece, si piazza con un 4-3-3 assai dinamico, in cui il trittico davanti sa come far venire il mal di denti: accanto all'ex Pinamonti, la velocità di Laurienté a sinistra e Ceide a destra fa ballare la difesa nerazzurra in alcuni momenti. La prima occasione, però, la crea un centrocampista a lungo seguito dei nerazzurri: un'incursione di Frattesi costringe Onana alla prima parata della vita in A poi, sulla ribattuta, Barella rischia i connotati ribattendo col faccione. I nerazzurri, frenati da una regia timidina di Asllani, seguito a uomo da Maxime Lopez, conservano comunque un atteggiamento prudente e un baricentro più basso rispetto agli inizi: anche questo è un insegnamento dalla notte di Coppa. Nel primo tempo avrebbe due maxi-occasioni per passare quando, grazie a strappi individuali, riesce a "rompere" le linee nemiche: prima tocca a Bastoni in libera uscita fare 50 spettacoli metri con la palla attaccata al sinistro e poi a Dumfries sfondare sulla fascia destra, ma in entrambi i casi è Lautaro a fallire. Il digiuno è persistente, preoccupante e lo si vedrà per tutta la gara. Con questa disposizione, i nerazzurri, senza far niente di trascendentale e a ritmi lentissimi, fanno comunque piovere altri palloni pericolosi in zona Consigli: si difetta in precisione finché, dopo un angolo deviato da Dumfries, Dzeko trova il tocchetto rapace dell'1-0 giusto prima della fine del primo tempo e festeggia il suo 100esimo centro nel nostro campionato. Tra l'altro, Edin non segnava dal derby e interrompe il tabù dei gol delle punte nerazzurre: un mese lunghissimo finalmente alle spalle.

LA RIPRESA — Nel secondo tempo Inzaghi toglie dalla contesa Asllani, ammonito ma pure deludente: con l'ingresso di Mkhitaryan e lo spostamento di Calha da regista, il centrocampo di Simone ha lo stesso assetto di quello di martedì. Era stato il reparto meno convincente fino a quel momento, ma con l'aggiunta dell'armeno trova un tesoro di qualità e lucidità. I nerazzurri soffrono, però, le volte in cui gli esterni riescono a prendere campo, soprattutto Laurienté è una pantera in accelerazione e costringe D'Ambrosio a un fallo da giallo (e alla seguente sostituzione con Skriniar). Anche Rogerio trova più campo su quella corsia e, quando taglia il pallone giusto in mezzo, Frattesi impatta al volo e beffa Onana: su questo 1-1 qualche responsabilità sarebbe anche di Calhanoglu, che non segue l'azzurro a dovere nella sua scorribanda in area. A quel punto Dionisi rovescia in campo davanti Antiste (per Ceide) e a centrocampo Harroui (per Thorstvedt) pur di sfruttare il buon momento neroverde, ma è lì che la partita subisce un ulteriore colpo di vento. Prima si assiste all'ennesimo atto della faticosa rincorsa al gol di Lautaro Martinez: Consigli trova una parata immaginifica sul colpo di testa del Toro. Poi un'altra zuccata, stavolta di Dzeko, finisce in rete: il bosniaco segna il 2-1 su assist eccellente di Micki, il cui peso specifico nella gara è enorme. L'armeno è un jolly per Simone che ad Appiano lo sta testando anche in posizione più avanzata. La partita prosegue così, con questo copione e con Lautaro che allunga la sua sequela di errori sotto porta: alla fine le conclusioni del Toro saranno sei e i gol zero. In vista della Champions, tra molte buone notizie, questa preoccupa un po'.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
09/10/2022 10:19

Tomori-Diaz: il Milan aggancia la vetta e la Juve sprofonda

Dopo un buon avvio della squadra di Allegri,
i rossoneri escono alla distanza imponendosi con un gol per tempo.
Leao colpisce due pali


Marco Pasotto


Il campionato ristabilisce ciò che la Champions aveva dato l’impressione di sovvertire per un paio di giorni: questo Milan, almeno per il momento, continua a essere più forte di questa Juve. Una partita che il Diavolo ha portato a casa con rabbia, anzi con ferocia – quella ferocia smarrita a Londra e ritrovata da grande squadra proprio contro un’altra big – e con una lettura tattica di Pioli che si è rivelata vincente e superiore a quella di Allegri. Ma non solo: il Milan si è preso i tre punti grazie a un giocatore criticato più di una volta in questa stagione (Tomori) e con un riservista di lusso (Diaz). I soliti, mille modi del Milan pioliano di arrivare al gol e vincere le partite. Anche senza sette infortunati. Non poteva esserci risposta più energica ed energizzante dopo il blackout totale di Stamford Bridge. La Juve è durata circa mezzo tempo, per poi uscire quasi completamente di scena, e adesso c’è un abisso fra i bianconeri e i primi piani del torneo. Uno schiaffo violento non solo in termini di punti, ma anche nelle convinzioni e in quell’autostima faticosamente riconquistata tra Bologna e Maccabi (6 gol fatti e solo uno incassato). Allegri non si fidava del Milan ferito: era stato un buon profeta.

LE SCELTE — Pioli dopo le sofferenze londinesi ha capito di dover mettere mano a qualcosa. Dove per qualcosa si intende per esempio la tormentata fascia destra, che infatti è finita nuovamente nel frullatore: fuori Krunic e Dest, chiavi a Kalulu - ovvero con Gabbia accanto a Tomori al centro della difesa - e Diaz. Esatto, Diaz, e qui ci sono due novità in una: il turno di riposo (e di riflessione) per De Ketelaere e il cambio di sistema. Qualcosa di molto fluido, come piace a Pioli, un po’ 4-3-3 e un po’ 4-1-4-1, con Bennacer davanti alla difesa e Tonali nella doppia veste di mezzala destra e interno a seconda degli sviluppi di gioco. Stesso discorso per Pobega – l’altra grande novità di giornata - sul centrosinistra. A sinistra si è riformata la corsia dei sogni con Theo e Leao, al servizio di Giroud. Allegri ha confermato il 4-4-2 immaginato in vigilia, con il ritorno di Bonucci, Cuadrado davanti a Danilo, Alex Sandro per l’infortunato De Sciglio e Locatelli preferito a Paredes. Attacco affidato a Vlahovic e al ristabilito Milik. Il polacco è stato il più servizievole dei suoi nella prima parte di gara, intelligente nei movimenti e abile a dettare i passaggi, il problema della Juve è che è durata meno di metà tempo. Tutto abbastanza bene, fin quando ci sono state iniziative e coraggio. Con Cuadrado, che ha messo in difficoltà Tomori quando Hernandez non ci arrivava, con Rabiot che alternava inserimenti e lanci. Gioco di rimessa, comunque, perché la Signora, come da copione, attendeva sorniona che il Milan si smarrisse in fase offensiva. E quando i bianconeri mettevano nel mirino la porta, pochi ricami e scelte di sostanza: ci ha provato prima Cuadrado (9’), poi Danilo (14’) e sono stati tiri insidiosi che si sono spenti vicino al palo destro di Tatarusanu.

FATICA — Il Milan ha avuto il merito di non spaventarsi, anzi, di non preoccuparsi nemmeno, tranquillizzato da avere il pallone fra i piedi per la maggior parte del tempo. Il problema rossonero, nella prima fase del match, è stato la difficoltà di liberare Leao nello spazio, mentre Diaz – largo a destra - ha faticato parecchio a emergere e trovare luce. Chiuso, chiusissimo. In altre parole, la mossa tattica di Pioli ha prodotto effetti evidenti per fortificare il regno tra mediana e trequarti, ma non è riuscita a coinvolgere Giroud. Un problema relativo, in realtà, perché quando col passare dei minuti la Juve ha iniziato a perdere metri e la capacità di ripartire. Al 20’ è stata salvata dalla buona sorte con Leao, che di tacco ha appoggiato sul palo esterno un angolo di Tonali. Il giallo a Cuadrato al minuto 26 ha praticamente tolto di scena il colombiano, preoccupato soprattutto di non lasciare la squadra in dieci, e la Juve in pratica è finita lì. Decisamente molto presto. Troppo presto. Un invito a nozze per i rossoneri, che si sono accorti dell’evidente timidezza bianconera e hanno iniziato a martellare. Bravissimo Bennacer a pulire tutti i palloni nella prima fase di impostazione, mentre Tonali e Pobega hanno protetto e accompagnato allo stesso tempo. Alla mezzora proteste rossonere per un braccio-spalla di Vlahovic in area su tiro di Leao e pochi minuti dopo altro palo di Leao, stavolta con un destro dalla distanza. Il gol di Tomori nei primi secondi di recupero è stato quasi ovvio, vista l’inerzia della partita: angolo di Hernandez, Cuadrado a vuoto, girata di Giroud che sbatte su Tomori e palla che resta lì, comoda comoda da mettere in buca. Proteste rabbiose della Juve per un ruvido intervento precedente di Hernandez su Cuadrado, da cui è nato l’angolo. La prima frazione è terminata così e la si può osservare anche da un’altra angolazione: un solo tiro in porta dei bianconeri – debole e centrale – di Milik. Tatarusanu non ha avuto altri pensieri in forma diretta.

COPIONE — La ripresa non ha cambiato il copione. Juve sfilacciata, smarrita, preoccupata, una squadra che ha dato l’impressione di essere anche giù di tono fisico. E Milan sempre più feroce. Leao sgommava, tirava, e i bianconeri non replicavano. Al decimo il match si è virtualmente concluso: erroraccio di Vlahovic in appoggio, Diaz ha rubato palla ed è partito quando era ancora nella sua metà campo, senza che nessuno riuscisse a prenderlo. Non ce l’ha fatta Bonucci, schivato come un paletto dello slalom, non ce l’ha fatta Milik, non ce l’ha fatta Cuadrado. Galoppata solitaria conclusa con un gol fantastico. San Siro in delirio. A quel punto sono iniziati i cambi. Dentro Paredes e Miretti per Locatelli e Kostic, e Krunic per Pobega. Hernandez ha sprecato con Szczesny fuori causa, Kalulu ha salvato un gol praticamente fatto su Kean, ma ciò che ha colpito ed è rimasto negli occhi è la cattiveria agonistica, la ferocia del Diavolo sia nel pressing che nei recuperi difensivi. Un atteggiamento che Madama non ha praticamente mai esibito, se escludiamo qualche sprazzo nei minuti iniziali. Differenze tattiche e nell’atteggiamento: i tre punti del Diavolo sono chiusi qui dentro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
09/10/2022 10:22

La Samp di Stankovic rimonta a Bologna ma l'1-1 la lascia ultima

Dominguez porta in vantaggio la squadra di Motta,
reazione blucerchiata nella ripresa.
Djuricic sigla il pari poi Skorupski difende il punto


Filippo Grimaldi


Samp (serba) felice, Bologna travolto dai fischi a fine gara dopo un 1-1 che (ri)accende la feroce contestazione della curva rossoblù. Dominguez illude la squadra di casa, Djuricic salva i blucerchiati. Chi, se non il suo connazionale, avrebbe potuto dare una mano a Stankovic per rimettere in parità una partita che per la Samp stava diventando maledettamente complicata? Succede proprio così al minuto 27 della ripresa, in una gara che il Bologna sino a quel momento pareva gestire tranquillamente dopo il vantaggio di Dominguez nel primo tempo. Invece finisce in parità la sfida del Dall’Ara, ma alla fine chi sorride è la Sampdoria e il Bologna mastica amaro. Ma la colpa è dei rossoblù, che dopo l’intervallo non sono riusciti a imporre il proprio gioco per provare a chiudere la gara. Un punto che pesa per i blucerchiati, e pazienza se la prima vittoria della Samp slitta ancora. Il Bologna ricade nel limbo, dopo una settimana mai così tormentata, anche se Motta porta a casa il primo punticino della sua gestione. Stankovic ha provato a dare la svolta in due giorni di lavoro e qualcosa si è già visto, almeno sul piano dell’intensità. Apre Dominguez nel primo tempo, a chiusura di un’azione che ha avuto in Arnautovic il principale interprete, con un’apertura di prima (male Sabiri) per Aebischer. Il suo tiro è stato ribattuto da Audero, che nulla ha potuto sulla seconda conclusione del centrocampista argentino del Bologna. Sempre lui, Dominguez, quasi allo scadere ha centrato la traversa da quasi trenta metri, a conferma di una serata da protagonista.

VIAGGIO NELLA CRISI — Stankovic farà crescere ancora questa Samp, che stasera ha schierato con un 4-2-3-1 (Rincon e Vieira davanti alla difesa, Caputo unica punta) che ha mostrato nel primo tempo vecchi peccati e ben note lacune, a cominciare dall’unica punta blucerchiata mai servita. Stankovic è entrato in campo abbracciato a Thiago Motta, compagno del Triplete nerazzurro, ma poi ha dovuto soffrire. Per il Bologna non era una serata facile sul piano psicologico dopo essere entrato in campo accolto da uno striscione nella curva rossoblù (“Chi non lotta se ne deve andare”), che lasciava poco spazio all’immaginazione. L’inizio della Samp è stato in salita, perché il Bologna ha sfondato subito sulla propria corsia di destra (in sofferenza Bereszynski), con Orsolini che ha servito Aebischer: tiro fuori di poco, murato da Murillo. Poi sono usciti i blucerchiati e si è avuta l’impressione che la squadra di Stankovic fosse riuscita a riorganizzarsi, facendo una buona densità in mezzo al campo, sfruttando poi gli inserimenti di Djuricic, al quale i rossoblù hanno faticato a prendere le misure. Motta ha perso Lykogiannis per un infortunio, uscito in barella per i postumi di una testata con Sabiri, sostituito da De Silvestri (a destra, con Cambiaso spostato a sinistra). Ma la manovra non ne ha risentito, anche perché la Samp ha perso incisività con il passare dei minuti.

CORREZIONE DI ROTTA — Stankovic ha provato nella ripresa a cambiare, e le sue mosse hanno funzionato: dentro Léris (a sinistra), Djuricic spostato in posizione centrale, e Sabiri a destra. Caputo-gol, ma era partito in posizione nettamente irregolare. Stankovic ha dato allora spazio a Villar, per guadagnare qualità nel palleggio contro un Bologna meno brillante del primo tempo, ma che ha approfittato delle frequenti interruzioni del gioco per aggiustare le posizioni. Fino al gol del pareggio: cross di Bereszynski dalla destra, malinteso Skorupski-Soumaoro, rinvio corto del portiere, tiro sbagliato di Léris che è diventato un assist per Djuricic. Lì è esplosa la gioia di Stankovic, che nel finale con Verre è andato vicinissimo a una clamorosa vittoria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
09/10/2022 16:10

Il Torino non muore mai:
Lukic al 90' riprende l'Empoli



Per i granata tante occasioni, un palo e due reti annullate nei primi 45 minuti.
Nella ripresa Zanetti manda in campo Destro che in rovesciata ritrova
il gol dopo otto mesi, ma il serbo trova il pari nel finale


Mario Pagliara

Il paradosso è che una partita nettamente dominata il Toro ha rischiato pure di perderla, in casa contro l’Empoli, senza aver subito un tiro in porta. Al 90' un gol fortunoso di Lukic pareggia la bicicletta di Destro di inizio ripresa. Finisce uno a uno, ma i granata devono mangiarsi le mani: giocano una partita di tecnica e velocità, anche divertentissima, raccogliendo il 67% di possesso, con dodici tiri in porta, nove palle gol pulite ma non riescono a portare a casa la vittoria. Alla fine, però il pubblico di casa dimostra di aver capito il livello della prestazione del Toro. E l’amarezza per la mancata vittoria cede il passo agli applausi dello stadio.

7 PALLE GOL IN 27' — A ripensarci, il primo tempo di Torino-Empoli ha quasi dell’incredibile. E’ forse l’ennesima dimostrazione a di quanto il calcio non sia per nulla una scienza esatta. Il Toro domina, gioca un calcio divertentissimo, schiaccia l’Empoli nella propria trequarti, produce sette palle gol pulite nei primi ventisette minuti. Ma all’intervallo il risultato è ancora sullo zero a zero. Sotto la pioggia, scorre via una prima parte del match in cui accade un po’ di tutto: c’è il palo di Vlasic, i miracoli di Vicario, l’imprecisione degli attaccanti granata, i due gol annullati al Toro per due fuorigioco e l’incredibile errore dell’arbitro Fourneau. È giusto partire da qui nella cronaca: dopo undici minuti, Sanabria sbaglia il tempo e finisce per dare un pestone a Cambiaghi. Episodio chiaro già in presa diretta, non per l’arbitro che addirittura sventola il rosso sotto gli occhi di Sanabria. Mazzoleni al Var lo richiama al video e il rosso diventa giallo. Sanzione giusta, errore grave del primo arbitro.

DAL PALO AI GOL ANNULLATI — La cronaca del primo tempo è una sequenza di occasioni che il Toro non riesce a concretizzare. Toro alla carica già dopo 44 secondi: Aina dalla distanza, Vicario si rifugia in angolo. Al sesto bella conclusione a giro di Lazaro, di poco alta. Due minuti dopo Lazaro lancia Vlasic, il diagonale scivola fuori di qualche centimetro. 21’: un ottimo riflesso di Vicario impedisce a Vlasic di sbloccarla. Tre minuti dopo cross perfetto di Aina, colpo di testa di Vlasic sul palo a portiere battuto. Vicario si supera anche sulla ribattuta di Lukic. Al 27’ gol annullato prima a Miranchuk (fuorigioco in avvio di azione di Sanabria), poi al 43’ a Sanabria partito più avanti. Si fa fatica a crederci, all’intervallo si è sullo 0-0.

LA BICICLETTA DI DESTRO — In avvio di ripresa, Zanetti lancia nella mischia Pjaca e Destro per Cambiaghi e Lammers. Dura legge quella del calcio, perché dopo quattro minuti il Toro deve ingoiare la beffa firmata dal neo entrato Destro. Djidji commette un fallo inutile a centrocampo da cui nasce l’azione che porta alla spettacolare rovesciata di Destro (marcatura persa da Djidji), che sorprende Milinkovic: è 0-1. Sessanta secondi dopo Aina di testa fallisce il pari (di un nulla fuori). All’8’ Destro fa pure doppietta di testa, ma è in fuorigioco. Paro dalla panchina inserisce prima Ricci e Pellegri al posto di Linetty e Sanabria, poi Vojvoda e Radonjic (per Aina e Miranchuk). Il Toro gioca tutto proteso all’attacco e trova il pari all’89’ con un gollonzo: Luperto prova il rinvio ma trova il petto di Lukic e la palla carambola in rete. Finisce uno a uno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
10/10/2022 00:26

Luna Park Monza: Palladino fa tre su tre (e la porta rimane ancora involata)

I brianzoli abbattono anche lo Spezia, terzo successo consecutivo:
decisive le reti di Carlos Augusto e Pablo Marì


Matteo Brega


Raffaele Palladino fa tre su tre e vince anche contro lo Spezia restando con la porta inviolata. L’allenatore dei brianzoli diventa il primo tecnico a riuscirci su una panchina di una neopromossa. Decidono i gol di Carlos Augusto e Marì, uno per tempo. E il Monza sale a quota 10, tutti fatti nelle ultime 4 partite (uno con Giovanni Stroppa).

LE SCELTE — Nel Monza che cerca la terza vittoria di fila, tutte con Raffaele Palladino in panchina, c’è Gytkjaer al centro dell’attacco nel 3-4-2-1 privo dell’ acciaccato Marlon in difesa e seduto in panchina (gioca Caldirola). In casa spezia Luca Gotti si presenta con il 3-5-2 con Gyasi e Nzola davanti. Dopo 5’ Perenzoni fischia un rigore allo Spezia per un fallo di mano di Rovella. Ma, richiamato da Irrati al Var, lo toglie perché il centrocampista del Monza è troppo vicino a Caldirola quando rinvia per avere il tempo di togliersi. Il Monza si accampa nella metà dello Spezia e gestisce però il primo tiro arriva solo al 26’ con Ciurria, un sinistro respinto da Dragowski. Il vantaggio arriva all’improvviso. Sensi ruba palla ad Agudelo, scambia con Caprari, serve Pessina che mette Carlos Augusto in area. Il sinistro del brasiliano può solo essere smorzato da Dragowski che avrebbe potuto fare di più. Monza avanti a fine primo tempo.

IL RADDOPPIO BRIANZOLO — Nella ripresa sono i cambi a movimentare l’avvio di tempo. Gotti cambia le mezzali: dentro Ekdal e Maldini per Agudelo e Kovalenko. Non funziona perché dopo 3’ il Monza raddoppia. Angolo di Barberis e Marì sbuca sul secondo palo per un tap-in volante che fulmina Ampadu ed Ekdal. La reazione dello Spezia arriva dopo circa dieci minuti con un’azione personale di Maldini che calcia forte e trova un ottimo Di Gregorio. Il passaggio al 4-2-3-1 dei liguri non mette in disordine il Monza che continua a giocare leggero e in controllo. La partita scorre verso il finale con un unico sussulto per un rigore chiesto ancora dalla Spezia per un presunto fallo di mano di Caldirola che non c’è. Finisce 2-0 per il Monza che rafforza sempre più la convinzione di poterci stare in Serie A. Per lo Spezia periodo negativo, tre ko nelle ultime 4.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
10/10/2022 00:30

Dia regala tre punti alla Salernitana:
entra e segna in pieno recupero

La squadra di Nicola, in vantaggio con Piatek,
si fa raggiungere da Depaoli nella ripresa.
Ma all'ultimo assalto arrivano i tre punti


Matteo Pierelli


E alla fine di una partita infinita ci pensa Boulaye Dia a dare alla Salernitana la vittoria che salva la panchina di Davide Nicola e manda all’inferno il Verona di Gabriele Cioffi che, va detto, non meritava di perdere. Il senegalese con un sinistro a giro prodigioso proprio allo scadere ha regalato tre punti d’oro ai campani in un finale incandescente. Subito dopo il gol decisivo, un tifoso di casa è entrato in campo nell’indifferenza generale degli steward per andare sotto la curva del Verona, a provocare i tifosi ospiti.

Un gesto che non ha fatto altro che alzare la temperatura: rissa fra le due panchine con Ceccherini e Radovanovic espulsi. Prima, la Salernitana era passata in vantaggio con Piatek al 18’ del primo tempo, mentre il Verona aveva pareggiato con Depaoli a metà ripresa. Ripresa dominata dal Verona, a cui è anche stato dato e poi tolto un rigore (dopo consulto al monitor) da Ghersini per un presunto mani di Radovanovic in area al 23’ della ripresa. Cioffi recrimina anche per un palo di Verdi al 78’: forse è stato il momento simbolo del momento no dei gialloblù.

CAMBI E INFORTUNI — Nella Salernitana quattro cambi nella formazione iniziale rispetto alla disastrosa prova col Sassuolo di cui uno obbligato: Lovato si è fato male nel riscaldamento e al suo posto ha giocato Pirola come difensore di sinistra. Dopo pochi minuti, Nicola ha dovuto anche rinunciare a Maggiore (problema muscolare): dentro Vilhena. Il Verona invece ha dovuto rinunciare a Lazovic e Lasagna e Cioffi ha giocato con il doppio trequartista (il grande ex Verdi e Hrustic). L’Hellas è partito meglio, facendo tanto possesso palla, mentre la Salernitana è sembrata impaurita. Ma la manovra dei veneti è stata fine a se stessa, sterile: l’unica occasione creata nei primi minuti è stata quella su una incursione di Depaoli, fermato da Sepe in uscita. Invece la Salernitana al primo affondo è passata in vantaggio con la combinazione Piatek-Bonazzoli-Piatek: il polacco, bravissimo nel controllo della palla, ha infilato l’incolpevole Montipò. La Salernitana ha preso coraggio e ha spostato il baricentro più avanti, ma è stato il Verona ad avere una grande occasione al 35’ con Gunter, il cui colpo di testa è finito sulla traversa. Poi la chance per Piatek al 45’ che ha sparato alto da posizione favorevole.

HELLAS SFORTUNATO — Nella ripresa il Verona ha messo l’ex Djuric al posto dell’evanescente Henry, la Salernitana si è abbassata troppo e al 56’ ha preso il gol del pareggio firmato di testa da De Paoli, dopo cross dalla sinistra di Doig e sporcato da Candreva: Sepe, rimasto tra i pali, non incolpevole. Dopo le squadre si sono sfilacciate, con tanti capovolgimenti di fronte. Al 22’ il giallo del rigore prima dato e poi tolto da Ghersini per il mani di Radovanovic in area intercettando un passaggio di Depaoli. Dopo aver rivisto l’azione al monitor, l’arbitro ha rivisto la sua decisione. Poco dopo il Verona ha preso un palo con un gran sinistro di Verdi. Il tutto prima della perla di Dia, la quarta di questa stagione che però pesa come un macigno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
10/10/2022 00:34

Rimontona Udinese, Deulofeu e Perez riagguantano l'Atalanta: 2-2

Dea sul 2-0 con Lookman e Muriel su rigore. La rimonta in 11':
prima l'ex rossonero su punizione al 67',
poi l'argentino di testa per il pari al 78'


Francesco Velluzzi


Gian Piero Gasperini, tecnico dell’Atalanta, già immaginava di aver vinto la quinta partita in trasferta. Era sopra alla Dacia Arena. Un comodo due a zero con gol di Lookman nel primo tempo e raddoppio di Muriel su rigore ineccepibile dopo 11’ della ripresa. Che fa? Toglie le due punte. Ma, forse, dimentica che l’Udinese di rimonte ne ha fatte quattro (Monza, Sassuolo,Inter e Verona) e tutte hanno portato ai tre punti. E Andrea Sottil, tecnico dei friulani, i cambi di solito li azzecca. Arslan, Samardzic e Success portano l’energia che serve a una squadra che fino a quel momento non era quella che si era vista nelle sei vittorie consecutive. E così arriva il 2-2 firmato da Deulofeu e Nehuen Perez (quinto gol dei difensori), con Arslan che nel recupero fallisce addirittura il 3-2. Il terzo pari, primo fuori casa (anche primi due gol subiti lontano dal Gewiss Stadium), frena il volo della Dea, ma premia il coraggio dell’Udinese che sale a quota venti (due pareggi in casa) e resta nel gruppo che comanda.

LA PARTITA — C’è il sold out alla Dacia Arena. Stadio pieno con più di duemila tifosi dell’Atalanta al seguito. C’è una parte allegra prima del via con Pereyra premiato per le 150 gare in A con la maglia bianconera. C’è una parte triste quando sul maxischermo appare l’immagine di Lorenzo Toffolini, il Toful, il dirigente con trenta anni di milizia in società scomparso martedì dopo in malore. Gasp sceglie ancora la difesa a tre, con quel che ha: Okoli, Demiral e Scalvini con Pasalic dietro le punte Muriel, un incubo per la sua ex squadra, e Lookman. Sottil, come previsto, inserisce Ebosse (che va sinistra con Perez a destra) per sostituire l’infortunato Becao (che con la Lazio dovrebbe esserci) e poi soliti uomini con Beto titolare davanti e Deulofeu che deve innescarlo. Doveri usa il bastone con Bijol e dopo 8’ lo ammonisce. L’Udinese pressa e riparte ma quella della Dea è una muraglia attenta e concentrata e ai bianconeri manca sempre l’ultimo passaggio ben fatto per andare a concludere. Infatti lo fanno sostanzialmente una volta sola con Lovric: alto. Anche Demiral becca il giallo per fallo su Deulofeu. Ma al 36’ l’Atalanta passa per due pezzi di bravura: Koopmeiners lancia alla perfezione Muriel che ha davanti Bijol che non può tanto aggredire, il cross tagliato alla perfezione trova Lookman che anticipa Udogie e mette dentro il suo terzo gol in campionato. C’è qualche fischio e il nigeriano si becca l’ammonizione perché Doveri non capisce che festeggia col gesto degli occhiali. Nei 2’ di recupero è Koopmeiners su punizione dalla trequarti a mettere i brividi a Silvestri che non respinge alla perfezione.

RIPRESA — Tutto resta come prima con l’Udinese che continua a sbagliare appoggi e passaggi e Hateboer che calcia fuori. Udogie prova qualche percussione a sinistra ma al 10’ stende Muriel ingenuamente che si era avventato sull’ennesimo pallone mandato da sinistra dal solito Koopmeiners. Non c’è dubbio, è rigore. E Muriel trasforma dal dischetto segnando il dodicesimo gol all’Udinese (11 con l’Atalanta,1 con la Samp). Sottil comincia coi cambi: via le mezzali in sofferenza, Makengo e Lovric, dentro la qualità di Samardzic per inventarsi qualcosa e la grinta di Arslan. Poco dopo finisce anche la partita di Beto, mai realmente pericoloso, al suo posto Success. Anche Gasp, con la pancia piena, cambia gli attaccanti. Tutti e due. Entrano Malinovskyi e Hoijlund. Ma non ha fatto i conti con Deulofeu e con la specialità dell’Udinese: le rimonte. Così su punizione il catalano calcia magistralmente e fa 1-2 battendo Sportiello e segnando il primo gol in campionato. E’ anche il primo gol che i bergamaschi prendono fuori casa. Subito dopo sono le gambe dei difensori in completo verde che mandano in corner un siluro di Udogie dentro l’area. L’Udinese ci crede, l’Atalanta si abbassa e un po’ si spegne e al 33’ ecco il pari: angolo di Samardzic per Deulofeu che innesca Pereyra sul fondo, cross e stavolta il difensore che svetta di testa è Nehuen Perez: 2-2. Non è finita qui: i minuti di recupero sono tre e Arslan calcia fuori la palla del 3-2. Forse sarebbe stato troppo, ma l’Udinese in rimonta fa paura. E i cambi azzeccati sono sicuramente i suoi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 10/10/2022 00:35]
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
10/10/2022 00:39

Napoli, 4-1 alla Cremonese grazie alla panchina.
E Spalletti prova la fuga

Apre Politano su rigore, Dessers trova il pari.
Ma Simeone, Lozano e Olivera, che non erano tra gli undici partenti,
portano la squadra di Spalletti in testa alla classifica, da sola


Maurizio Nicita


Avviso ai naviganti: la capolista, rimasta solitaria, sa vincere anche soffrendo e quando le cose sembrano non mettersi bene. Questo Napoli ha risorse infinite, con Spalletti che la vince ancora dalla panchina con Simeone, Lozano e Olivera che entrano e sbaragliano una gara a lungo equilibrata per merito dell’ottima Cremonese. Che regge per circa 80’, poi rimane vittima della belva azzurra, che quando sente l’odore del sangue non molla la preda e continua ad azzannare, si chiami Ajax o Cremonese. Conclusa una settimana con 10 gol in due gare, l’ottava vittoria consecutiva, il primo posto in esclusiva e un senso di invincibilità per la Banda Spalletti che allarga il club dei goleador: con Lozano e Olivera siamo a 14 giocatori in gol. Incommensurabile in questa fase la forza di questo gruppo.

L’ATTEGGIAMENTO — Al di là dei sistemi, conta il modo in cui ti muovi in campo. E il 4-2-3-1 di Alvini è aggressivo e cerca sempre di alzare la squadra, con marcature quasi a uomo che oltre a rompere le trame del Napoli punta a ripartire. Solo che se gli esterni alti, per quanto veloci, sono due terzini aggiunti la qualità nella trequarti non è il massimo per impensierire una difesa solida come quella degli azzurri. Felix pensa più a marcare le caviglie di Lobotka che a costruire. Ma la partita è piacevole comunque, perché il Napoli trova sempre delle soluzioni per attaccare la porta avversaria. E allora se lo slovacco non riesce a trovare spazio in costruzione ci pensano i centrali difensivi che alternativamente “salgono” portando palla. Addirittura Rrahmani dopo soli due minuti riesce addirittura ad entrare in area e scaglia un destro che colpisce l’incrocio dei pali. Su piazzato ancora il Napoli vicino al vantaggio con Di Lorenzo che fa da torre ad Anguissa che però non trova il tap in da pochi passi. La Cremonese non sta a guardare e risponde con un altro legno: è Zanimacchia a colpire il palo nell’azione più corale dei padroni di casa. Proprio l’esterno destro si mostra molto irruente nel pressing e dopo aver colpito duro Mario Rui viene ammonito per un altro fallo su Lobotka. Abisso, l’arbitro, mostra di non essere molto reattivo perché su un calcio piazzato il Napoli prova uno schema per portare al tiro Raspadori che si ritrova incredibilmente il signore in giallo a contrastarlo goffamente sul tiro. Il fischietto palermitano non ha dubbi ad assegnare il rigore al Napoli quando Kvara entra in area da destra, sposta rapido il pallone e Valeri prende la gamba del georgiano. Dal dischetto Politano è impeccabile e il vantaggio napoletano è suffragato da un paio di occasioni in cui Kvara e Anguissa non inquadrano la porta.

SERVITO IL DESSERS — Nella ripresa Alvini lascia fuori Zanimacchia, che rischiava il rosso, e inserisce un più incisivo Okereke. Arriva subito una doppi occasione per gli ospiti, con Raspadori che di sinistro impegna Radu, abile a rialzarsi e chiudere anche su Anguissa. Ma di colpo ecco il pari cremonese: il tiro di Ascacibar deviato da Rrahmani diventa un assist perfetto per Dessers che davanti a Meret non sbaglia. Cresce l’autostima dei ragazzi dell’ottimo Alvini, che con Okereke acquistano velocità e verticalità. Ma il pallino lo tiene il Napoli che spreca ancora con Raspadori, non nella sua miglior serata. Spalletti inserisce Simeone e passa al 4-2-3-1. Ma è sempre più difficile trovar spazi nell’ organizzata difesa di casa. Non per questo Napoli che trova sempre risorse nuove. Ed eccolo Simeone svettare più in alto di tutti per andare a colpire di testa e tradurre in gol l’ottimo cross di Mario Rui. La Cremonese prova a reagire, ma non avvicina il pari mentre il Napoli dimostra la sua grande forza di gruppo con Lozano e Olivera che vanno anche loro in gol, rendendo di proporzioni enormi la sconfitta di una Cremonese che ha giocato un’ottima partita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
10/10/2022 00:43

Smalling e Dybala fanno gioire Mou,
ma che fatica contro il Lecce in dieci

Giallorossi avanti con l'inglese dopo 6' e pugliesi con l'uomo in meno (rosso a Hjulmand),
ma Strefezza spaventa Mou prima del penalty decisivo della Joya


Andrea Pugliese


Ci è voluto un rigore del solito Dybala e qualche brivido di troppo nel finale, ma alla fine per la Roma arriva una vittoria pesante, che le permette di restare nella scia della zona Champions. Peccato per l’infortunio muscolare di Dybala, che si è fatto male proprio tirando il rigore decisivo. I giallorossi a conti fatti hanno meritato la vittoria (20-6 il totale dei tiri a favore di Mou), ma il Lecce ha tenuto bene il campo, anche in considerazione del fatto che per oltre 70 minuti ha giocato con un uomo in meno (rosso a Hjulmand). Bene così per la Roma, un po’ di amaro in bocca per i pugliesi.

BOTTA E RISPOSTA — Mourinho recupera Pellegrini e lancia per la prima volta in campionato dal via Vina e Belotti, Baroni invece si gode l’esordio assoluto in Serie A di Umtiti. La pressione della Roma però è subito fortissima e dopo appena 6’ di gioco i giallorossi sono già avanti con la specialità della casa, il colpo di testa: cross laterale di Pellegrini e terzo gol stagionale di Smalling, il quinto su 11 di testa dei giallorossi. Allora sembra tutto facile per Mourinho, anche perché la Roma continua a stringere d’assedio l’area leccese: Belotti arriva tardi su un pallone delizioso di Zaniolo, Pellegrini si rende prima pericoloso in corsa e poi spreca da buona posizione. A 22’ il Lecce resta anche in dieci per il rosso (con l’aiuto del Var) di Hjulmand per fallo su Belotti a centrocampo (piede a martello sul ginocchio del Gallo). Insomma, tutto fa pensare ad una partita oramai in discesa per i padroni di casa ed invece Banda inizia ad accelerare forte in fascia ed a creare scompiglio, con i pugliesi che nel frattempo dal 4-3-3 sono passati al 4-4-1. E al 39’ arriva la doccia gelata per la Roma, con Strefezza che in un mischione sugli sviluppi di un angolo trova l’angolo giusto alla destra di Rui Patricio. La reazione giallorossa è un bel tiro (parato) di Zalewski e un’occasionissima per Zaniolo, che però si appisola a tu per tu con Falcone e permette il recupero di Askildsen.

DECIDE PAULO — Allora le mosse per la ripresa di Mou sono Spinazzola (per Vina) e Abraham (per Zaniolo), mentre Baroni manda dentro Blin (per Gonzalez). E succede subito di tutto: Askildesn tocca duro Abraham dopo neanche un minuto in area di rigore, Dybala realizza il penalty ma sul calcio sente tirare il quadricipite sinistro ed è costretto ad alzare bandiera bianca, Entra Matic, Pellegrini va a fare il trequarti e Zalewski spreca il 3-1 calciando addosso a Falcone. Dall’altra parte invece Banda e Strefezza si sdoppiano tra esterni d’attacco e e di centrocampo, cercando di dare equilibrio alle due fasi dei pugliesi. Quando c’è da chiudere la partita la Roma però non ci riesce, anche perché la stanchezza della gara con il Betis inizia a farsi sentire: Belotti è pericoloso di testa, Abraham sbaglia un paio di palloni assai invitanti e Di Francesco mette paura a Rui Patricio. Poi arriva il 3-1 di Abraham, annullato però per fuorigioco iniziale di Pellegrini. Finisce così, con la Roma che resta aggrappata alla zona Champions.

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
OFFLINE
Post: 104.931
Post: 15.139
Registrato il: 05/07/2007
Registrato il: 05/09/2007
Sesso: Maschile
Utente Gold
Videomaster
Amministratore
11/10/2022 13:26

Prova di forza della Lazio:
poker alla Fiorentina e terzo posto!

Jovic sciupa due occasioni in avvio, poi la squadra di Sarri
si scatena con Vecino, Zaccagni, Luis Alberto e Immobile


Stefano Cieri


La Lazio vola, la Fiorentina affonda. Altra giornata di gloria per la squadra di Sarri, che coglie il terzo 4-0 consecutivo in campionato (dopo quelli rifilati a Cremonese e Spezia) e ai porta al terzo posto in classifica, alla pari con Milan e Udinese. Prestazione perfetta per la formazione romana. Chirurgica quando c’è da sfruttare le occasioni, abile quando c’è da palleggiare, solida quando c’è da difendere (quarto clean sheet consecutivo in campionato). Tutto male per la Fiorentina, che comincia bene, ma poi si scioglie come neve al sole alla prima difficoltà. Per Italiano, che paga soprattutto le carenze del suo attacco, c’è davvero tanto da lavorare.

LAZIO CHIRURGICA — Tre i cambi per la Viola rispetto a Edimburgo, cinque per la Lazio rispetto a Graz Il primo squillo è dei biancocelesti. Felipe Anderson va in pressione su Biraghi che di testa serve Terracciano, ma il portiere è fuori dai pali ed è costretto ad un salvataggio in extremis sulla linea. Poi però si accende la Fiorentina che fa passare alla Lazio dieci minuti terribili. I viola costruiscono tre palle-gol grandi così, ma non riescono a capitalizzarle. Sulla prima, dopo una respinta di Provedel su Jovic, Ikone scivola al momento del tap-in e consente a Marusic di salvare. Poi è ancora Jovic a rendersi pericoloso: prima tira di poco alto da ottima posizione, quindi si fa respingere il tiro da Provedel. Sembra una partita a senso unico. E invece, alla prima vera occasione, la Lazio passa. Angolo di Zaccagni e l’ex Vecino anticipa tutti di testa a pochi passi dalla porta. La Viola accusa il colpo e la Lazio va in controllo della partita, tenendo i ritmi bassi per favorire il palleggio e le improvvise accelerazioni. Su una di queste, al 25’, la formazione di Sarri trova il raddoppio: cross morbido di Milinkovic e girata di testa di Zacagni che anticipa Quarta e beffa Terracciano. La Lazio potrebbe anche triplicare qualche minuto dopo: Vecino ha un’ottima opportunità, ma tira debolmente e Terracciano para. Nel finale di tempo è però la Fiorentina a rialzare la testa. I viola vanno vicini al gol in due occasioni: sulla prima Mandragora colpisce la parte alta della traversa (sul tiro c’è una deviazione provvidenziale di Patric), poi è Quarta di testa ad impegnare Provedel.


SENZA STORIA — In apertura di ripresa c’è subito un’altra grande opportunità per la Viola. Capita sui piedi del nuovo entrato Nico Gonzalez (che prende il posto di Ikone). Ma l’argentino, forse perché ancora a freddo, liscia la palla invitante che gli porge Kouame. La Viola ci crede e costringe la Lazio a rintanarsi nella sua area, ma la retroguardia di Sarri è sempre molto attenta. Italiano, dopo aver inserito Gonzalez al posto di Ikone, butta dentro nel corso della ripresa anche Barak, Milenkovic, Saponara e Maleh. ma i cambi, anziché dare la scossa, sembrano mandare in confusione la squadra di casa. Italiano tra l’altro toglie Kouame, uno dei più attivi tra i viola. Così la Lazio riprende il comando delle operazioni. Anche perché i cambi di Sarri sono più lucidi rispetto a quelli di Italiano (o forse perché la sua panchina è più ricca rispetto a quella dei viola). Per i biancocelesti entrano Luis Alberto, poi Hysaj, quindi Pedro e Cancellieri. Il 3-0 potrebbe arrivare già a metà ripresa, ma il tiro a colpo sicuro di Immobile si stampa sulla traversa. Qualche minuto dopo è Luis Alberto ad avere una buona opportunità, ma il suo tiro è debole e Terracciano non ha difficoltà a neutralizzare. Lo spagnolo si rifà però al 41’. L’assist di Immobile è troppo invitante per non essere sfruttato al meglio. E non è finita, perché in pieno recupero c’è tempo pure per il poker di Immobile su pregevole assist di tacco di Milinkovic (gol numero 188 in A per l’attaccante che adesso è nella top ten dei marcatori di tutti i tempi).

Fonte: Gazzetta dello Sport
oops
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 05:50. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com