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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di SEXY FORUM

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2024 23:49
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29/08/2023 13:30

La regola del 2-0: Inter, tutto facile anche col Cagliari.
Milan e Napoli raggiunte in testa

Le reti di Dumfries e Lautaro nel primo tempo consentono agli uomini
di Inzaghi di gestire senza problemi la timida reazione della squadra di Ranieri.
Al comando del campionato ora c'è un poker con le tre big e il Verona


Vincenzo D'Angelo


Un indizio non è mai una prova, però stavolta quantomeno è un gran bel segnale. Nella prima uscita esterna stagionale, l'Inter in un colpo solo scaccia via ansie e fantasmi del passato: 2-0 al Cagliari senza macchie. L'esame contro una piccola – tra l'altro su un campo molto caldo come l'Unipol Domus, sold out – è stato passato a pieni voti. Con qualità e personalità. Questo chiedeva Simone Inzaghi, dopo un 2023 che nella scorsa stagione ha mostrato la faccia più brutta dell'Inter formato trasferta. Stavolta tutto è stato perfetto, con i nerazzurri sempre in totale controllo e affamati nell'area avversaria. Ancora in gol Lautaro, assist per Thuram, centrocampo dominante e difesa mai in affanno. Meglio di così, difficile sperare. L'Inter tiene il passo di Milan e Napoli, convincendo sotto ogni profilo.

I GOL — La partita la sblocca Dumfries, che dimostra di essere finalmente tornato il giocatore che con l'Olanda ha impressionato ad Euro 2020 e all'ultimo Mondiale. Stavolta ha raccolto l'invito in profondità di Thuram e in diagonale ha battuto Radunovic (21'), mettendo così la strada in discesa. La risposta del Cagliari è racchiusa in due capocciate fuori misura di Pavoletti, che poi prima dell'intervallo ha lasciato il campo per un problema ai flessori della coscia sinistra. Prima, era arrivato il raddoppio dell'Inter col solito Lautaro Martinez (per lui anche un palo al volo sullo 0-0), bravo a scattare sul filo del fuorigioco e freddo sotto porta a saltare un difensore con una finta prima di depositare all'angolino il 2-0. Ranieri ha osservato amareggiato dalla panchina: troppo aperta la sua difesa, troppa poca pressione sui palleggiatori nerazzurri che hanno trovato con facilità le imbucate vincenti, approfittando anche degli errori in costruzione del Cagliari.

QUALITÀ E CONTROLLO — Nella ripresa l'Inter controlla senza affanni, gestendo palla e ritmi di gioco. Nell'area del Cagliari ci arriva di rado (palo di Calhanoglu nel finale), come i rossoblù, che trovano il tempo per recriminare su un contatto Luvumbo-Cuadrado-Bastoni apparso da subito poca cosa e nel recupero di sfiorare il gol della bandiera con Azzi (bravo Sommer a bloccare). I tre cambi in contemporanea (Cuadrado-Carlos Augusto-Frattesi per Dumfries-Dimarco-Barella) danno l'esatta misura della qualità della rosa nerazzurra. In attesa di Sanchez, del rientro di Acerbi e del nuovo "braccetto" destro, Inzaghi può ritenersi soddisfatto: la squadra cresce in condizione, vince e continua a non subire gol. Segnali da squadra matura, con l'obiettivo chiaro in testa: l'Inter quest'anno vuole giocarsi lo scudetto fino in fondo. Per il Cagliari c'è da lavorare, ma questo Ranieri lo sa benissimo. Ed è grazie al suo straordinario lavoro che i sardi sono tornati in Serie A. Per salvarsi, però, servirà ritrovare compattezza e cattiveria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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29/08/2023 13:53

SERIE A 2023/2023 2ª Giornata (2ª di Andata)

26/08/2023
Frosinone - Atalanta 2-1
Monza - Empoli 2-0
Milan - Torino 4-1
Verona - Roma 2-1
27/08/2023
Fiorentina - Lecce 2-2
Juventus - Bologna 1-1
Lazio - Genoa 0-1
Napoli - Sassuolo 2-0
28/08/2023
Salernitana - Udinese 1-1
Cagliari - Inter 0-2

Classifica
1) Milan, Napoli, Inter e Verona punti 6;
5) Fiorentina, Juventus e Lecce punti 4;
8) Atalanta, Monza, Frosinone e Genoa punti 3;
12) Salernitana punti 2;
13) Roma, Bologna, Cagliari, Torino e Udinese punti 1;
18) Lazio, Empoli e Sassuolo punti 0.

(gazzetta.it)
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02/09/2023 08:24

È tornato Berardi!
Doppietta decisiva al Verona,
prima vittoria del Sassuolo

Il capitano neroverde, alla prima stagionale,
decide il match con l'Hellas con due gol nella ripresa,
di Pinamonti il vantaggio iniziale.
Ai gialloblù non basta la rete di Ngonge


Pierfrancesco Archetti


Il Sassuolo aveva perso le prime due partite ma non aveva Berardi. Rientrato il leader, è arrivata la vittoria insieme alla doppietta del suo uomo con più qualità. Il Verona era a punteggio pieno, ma stavolta sbaglia troppo a partire dalla difesa. Riesce a pareggiare nella ripresa con Ngonge, ma dopo si arrende allo show di Berardi. Verdetto corretto.

AVVIO SPRINT — Va detto anche che Berardi si ripresenta dopo le turbolenze dovute al desiderio di essere ceduto e non dopo un infortunio. Ma si fa perdonare subito: cross al centro che mette in difficoltà il Verona, il secondo invito è di Toljan e Pinamonti gira di testa in rete dopo colpevoli disattenzioni di Coppola e Magnani. E’ il primo gol del Sassuolo in questo campionato. I neroverdi provano a insistere con un paio di spunti di Laurienté e Berardi, ma il Verona prende campo e comincia a produrre occasioni da gol. Duda manda alto da buona posizione, un gol di Ngonge viene annullato per giusto fuorigioco in partenza, ma dopo è suo l’errore più grave mancando la porta di testa su cross di Doig. Si rifarà nella ripresa con l’1-1, che in realtà era un tentativo di cross che nessuno tocca.


LE MOSSE — Dionisi dopo mezz’ora rafforza il centrocampo mettendolo stabilmente a tre, Baroni invece deve cambiare l’infortunato Hongla con Serdar. In avanti Folorunsho è il finto nove al posto di Djuric, che entra nella ripresa; vicino a lui si muovono Ngonge e Mboula, cambiato a inizio secondo tempo con Bonazzoli. Ma i problemi maggiori per l’Hellas sono sempre in difesa dove manca lo squalificato Hien. A inizio della seconda parte, fra errori da entrambi le parti, il colpo di Ngonge sorprende tutti, però dopo inizia lo show di Berardi: supera Coppola e infila con una deviazione il 2-1, poi pescato da Bajrami si procura il rigore del tris (fallo di Doig) e non sbaglia. Bentornato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/09/2023 08:28

Il Milan non si ferma: 2-1 a Roma e primo posto da solo.
Magia di Leao, debutta Lukaku

Quarto gol in tre partite per Giroud, Rafa incanta con una rovesciata.
Pioli a 9 punti, Mourinho a 1.
A mezz'ora dalla fine rossoneri in 10 per il rosso a Tomori che salterà il derby.
Di Spinazzola il gol per i giallorossi


Andrea Pugliese


Il Milan fa bottino pieno, la Roma resta ancora a bocca asciutta. Con Giroud e Leao che firmano la terza vittoria rossonera e la prima di Lukaku che non basta per rimettere il sorriso a Mourinho. Che la partita di fatto se la va a giocare solo nell’ultima mezzora, quando l’espulsione di Tomori cambia del tutto le carte in tavola. Fino a quel momento, infatti, non c’era stata partita, con il Milan assai più bravo della Roma in tutte le situazioni di gioco. Il gol finale di Spinazzola, poi, ha provato a ridare fiato alle speranze giallorosse, ma vanamente.

DOMINIO ROSSONERO — Già senza Dybala, Mou deve rinunciare anche a Pellegrini, almeno inizialmente, out per un affaticamento muscolare. Lukaku invece c’è e va in panchina, anche per eccitare l’ambiente. Dall’altra parte, invece, Pioli conferma la squadra che ha iniziato facendo faville, tra Bologna e Torino. Ne nasce una partita gestita completamente dal Milan, che ha anche il vantaggio di passare subito con un rigore di Giroud (fallo netto di Rui Patricio sulla percussione di Loftus-Cheek). Mou applaude la terna arbitrale in modo polemico, Pioli lo zittisce con il dito e lui replica a gesti. Il fatto è che sulle fasce c’è un mismatch a tratti imbarazzante, con Celik che ha il mal di testa a forza di rincorrere Leao ed Hernandez e Zalewski che fatica spesso e volentieri su Pulisic. Anche perché la mossa di Pioli è quella di accentrare Calabria quasi da mediano aggiunto e di alzare il più possibile proprio Loftus-Cheeek, in modo di liberare la fascia per gli uno contro uno di Pulisic sullo stesso Zalewski. Mourinho, invece, ha predisposto un centrocampo più compatto con Paredes e Cristante, anche perché il baricentro è basso ed i metri da coprire per l’argentino sono meno che a Verona. Dopo 29’, però, il portoghese perde anche Aouar per un problema muscolare (dentro Pellegrini) e allora ne viene fuori una Roma mai aggressiva e mai propositiva, che tira per la prima volta in porta al 47’ (El Shaarawy fuori dal limite) e che chiude il primo tempo con il 30% di possesso palla e una sequenza di 9 tiri a uno per il Milan. Che la palla gol per raddoppiare ce l’aveva anche avuta, con Rui Patricio stavolta prodigioso su Pulisic da due passi. La squadra di Pioli palleggia bene e quando riesce va anche dentro, con Tomori e Thiaw dietro che lasciano le briciole a Belotti ed El Shaarawy.

FIATO GIALLOROSSO — Neanche il tempo di ripartire che il Milan è sul 2-0: cross di Calabria e magia di Leao in acrobazia, complice anche la marcatura (eufemismo) imbarazzante di Celik. Poi Loftus-Cheek sfiora anche il 3-0, la Roma cerca una reazione di rabbia e dopo un po’ (16’) prova anche a dare una svolta alla partita, con il rosso (doppia ammonizione) di Tomori per fallo su Belotti. Va dentro Kalulu prima e Pobega poi, Mou risponde con Lukaku, Bove e Spinazzola. A dare equilibrio al Milan allora tocca a Pulisic, che si divide tra il ruolo di mezzala e di esterno alto finché ne ha per aiutare e dividersi nel doppio compito. Così ci prova prima El Shaarawy (parato), poi Lukaku (alto di poco) e infine Spinazzola (ancora alto), senza trovare mai il gol però. Pure perché nel frattempo Pioli ha messo dentro energia fresca con Okafor e Chukwueze, anche se l’inferiorità numerica si sente eccome. La reazione della Roma è però più rabbiosa che ragionata e di rabbia arriva anche il gol di Spinazzola, in pieno recupero, con deviazione decisiva di Kalulu. L’ultima speranza è un tiro di Zalewski deviato in angolo. Poi è festa rossonera.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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03/09/2023 09:06

Luvumbo illude Ranieri, poi c'è solo il Bologna.
Cagliari ribaltato al 90'

Il centrocampista ex Inter Fabbian trova il gol
da 3 punti in extremis dopo il pareggio di Zirkzee:
prima vittoria in campionato per i rossoblù di Motta


Matteo Dalla Vite


San Giovanni? Ormai a Bologna lo chiameranno così. Nella coda di una gara giocata a calcio ma vissuta molto a inseguire il Cagliari andato in vantaggio dopo fuga con gol di Luvumbo, Giovanni Fabbian entrato da 3’ sfrutta un errore decisivo di Radunovic che su tiro di Kristiansen perde palla in presa quasi sicura. Quasi sì, perché il ragazzo acquistato dall’Inter – e che doveva essere la contropartita nell’affare Samardzic – ha sfruttato l’attimo e infilato il 2-1 dopo il pareggio di Zirkzee e un rigore stampato sulla traversa da Orsolini. Il Bologna, dopo la bella prova a casa-Juve e ancora sulla bocca di tutti per il rigore non dato a Ndoye da Di Bello, si prende i primi tre punti del campionato mentre il Cagliari resta con un pugno di mosche dopo aver sognato il colpaccio.

VELENO LUVUMBO — Il Bologna di Motta si presenta con il debutto assoluto di Kristiansen e quello dal 1’ di Karlsson: sul mercato, intanto, Joaquin Sosa potrebbe andare alla Dinamo Zagabria e Barrow all’Al Taawooun in Arabia. Ranieri, che allenò Motta all’Inter per pochi mesi (2011) e che nel settembre di un anno fa fu in ballottaggio proprio con Thiago per il dopo-Sinisa, decide di affidarsi subito al Grande Acquisto d’estate Andrea Petagna con Luvumbo a fianco e il consueto 4-4-2 in cui l’esterno destro della terra di mezzo è Nandez, jolly d’esperienza. L’inizio (arbitra Orsato) è tutto del Bologna: Zirkzee è una sorta di regista offensivo, appoggia, smista, tiene palla, fa venire a sé la squadra; ma il primo acuto è di Karlsson – maglia numero 10 - che da sinistra si accentra fino a trovare lo spazio, botta di destro e pallone stampato sull'incrocio dei pali (6’). Il Cagliari assiste e riparte, il Bologna palleggia e controlla e muove i suoi uomini di mezzo: Ferguson è simbolo dell’universalità. Ranieri cerca di sganciare Luvumbo che attende l’errore altrui per poter scattare in contropiede, ma è ancora il Bologna a cercare la rete con Zirkzee. Invano. E’ solo questione di 7’, per la strategia di Ranieri: Beukema perde completamente Luvumbo che – su lancio di Wieteska - corre, scappa e infila in diagonale Skorupski. Vantaggio dei sardi alla prima occasione da gol dopo che il Bologna aveva provato inutilmente almeno tre volte. Il morso velenoso del caro contropiede di Sir Claudio.

TIRO MANCINO — Dopo il vantaggio, è il Cagliari a impossessarsi del pallone: il Bologna s’infeltrisce, arretra, non trova più le giuste linee di passaggio davanti a un attento e rognoso dispositivo sardo. Il pertugio il Bologna lo trova al 30’: pallone in mezzo di Kristiansen, Karlsson è davanti a Radunovic, parata che sa di prodezza e bis del portiere serbo davanti alla conclusione (deviata) di Zirkzee due secondi dopo. Due paratone vere. Nella ripresa, Ranieri è costretto a cambiare Petagna (che rientra sulla panchina zoppicando: c’è Shomurodov) e Nandez con Di Pardo. Motta si tiene i suoi che ricominciano a mulinare calcio ma con troppa lentezza, quella che permette al Cagliari di compattarsi nei momenti in cui le linee (raramente) sono disunite. Quando succede, e siamo al 15’ s.t., parte l’azione bolognese: Zirkzee, Moro, Kristiansen e ancora l’olandese che con tiro mancino infila Radunovic sul primo palo. E’ 1-1 e il Bologna si rianima. Ranieri ne cambia altre tre dal 20’ al 25’ s.t., infila Oristanio, Azzi e Deiola; Motta risponde con Orsolini e Urbanski. La morale è che il Bologna si prende il rigore per braccio di Di Pardo su cross di Kristiansen: Orsolini lo calcia sulla traversa. Ma il Bologna non si butta via e continua a macinare. Al 45’ s.t., Kristiansen (il migliore) scocca un tiro lieve verso Radunovic che sembra andare in presa sicura: ma la palla sfugge e lì c’è Giovanni Fabbian. Che precede un altro gol di Zirkzee poi annullato per fuorigioco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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03/09/2023 09:10

Occasioni, errori e Var in copertina:
nessun gol tra Udinese e Frosinone

Troppi errori sottoporta e poca concretezza: la tecnologia aiuta l'arbitro Guida,
che aveva preso un abbaglio dando un rigore ai friulani, e cancella l'autogol di Romagnoli


Francesco Velluzzi


Delude ancora l’Udinese davanti ai suoi splendidi 20 mila tifosi (oltre 13 mila gli abbonati ringraziati dal club sugli spazi pubblicitari a bordo campo). Si conferma il Frosinone di Eusebio Di Francesco, che strappa il primo pareggio della stagione nella prima trasferta di campionato. Anzi, domina per una buona parte del primo tempo col continuo movimento dei suoi, i cambi sistematici, la pressione sulle mezzali bianconere, stavolta sottotono. Finisce 0-0 e l’unica nota lieta è l’inaugurazione degli Sky box dell’Udinese Arena. Ma la squadra di casa non soddisfa il suo pubblico che alla fine fischia. Poche occasioni, scarso contributo dagli esterni, attaccanti che non hanno quel qualcosa in più che serve a questi livelli. Per vincere le partite serve qualità e peso davanti. Sottil a 15 minuti dalla fine rinuncia anche a quelli che potrebbero trovare il guizzo, affidandosi a chi ha poco feeling col gol (Success) o a chi esperienza in A ne ha zero (Semedo). Il Frosinone crea scompiglio e pericolo col genietto Harroui, due gol nelle prime due gare, al quale stavolta manca soltanto il sigillo.

PRIMO TEMPO — Sottil non ha tante alternative e manda in campo la stessa squadra presentata a Salerno. Di Francesco conferma quel che aveva detto alla vigilia e fa debuttare subito Soulè (“è il più in forma”) al posto di Baez. Per il resto è la formazione che ha battuto l’Atalanta allo Stirpe. Il Frosinone si schiera con un 4-2-3-1 con Mazzitelli e Barrenechea a presidiare la mediana e Gelli e Soulè a correre all’impazzata con Harroui, che sembra un altro rispetto a quello di Sassuolo, che spazia dietro Cheddira, ma si muove dappertutto. E infatti l’avvio è ciociaro, anche perchè l’Udinese pasticcia tanto in uscita, sbaglia gli appoggi più semplici, anche con l’esperto Walace. Al 9’ Soulè scatenato a sinistra vince i duelli e serve Cheddira che però spedisce alta una ghiotta occasione. Al 10’ è Harroui che fa tutto benissimo a sinistra, Soulè ci arriva ma prende il palo. Al 14’ l’unica volta in cui l’Udinese mette paura al Frosinone con Thauvin che colpisce al volo, ma trova una grande risposta di Turati. Il Frosinone ha più ritmo, corre, disturba, pressa, l’Udinese non trova mai le imbucate delle mezzali e si affida ai cross di Kamara che a sinistra si dà da fare e mette al centro tanti palloni. Ma al 27’ un erroraccio di Ferreira che scalcia Gelli e lo butta giù condanna i bianconeri al rigore contro. Guida non ha dubbi, ma dal Var arriva la segnalazione del fuorigioco di Mazzitelli e il pericolo è scampato. Il ritmo cala un po’, l’Udinese respira, l’unico che cerca soluzioni è Kamara e la girata di Thauvin a fine tempo finisce fuori.

NELLA RIPRESA — La sensazione è che negli spogliatoi Sottil si sia fatto sentire dai giocatori dell’Udinese. La squadra infatti entra con un altro piglio, decisamente più sostenuto. Al 5’ l'arbitro Guida sbaglia una chiamata, vedendo un fallo da rigore di Monterisi su Lucca, ma in realtà è proprio l'attaccante a commettere il primo fallo: provvidenziale l'intervento del Var. Poi dopo l’Udinese segna pure: Thauvin sgomma a destra, mette al centro e Romagnoli la butta dentro, ma il pallone aveva superato la linea di fondo, come rilevato dal Var. L’Udinese fa più la partita, ma Sottil capisce che i problemi sono sulle fasce e cambia tutto: fuori Camara e Ferreira, dentro Zemura ed Ebosele. Finisce anche la benzina di Soulé ed entra Baez. Cambia ancora Sottil che prova a far qualcosa davanti. Success per Lucca. E ancora Semedo e Quina per Thauvin e Samardzic. Insomma, fuori, inspiegabilmente, tutta la qualità. Al 25’l’Udinese rischia grosso sull’ennesimo inserimento di Harroui che Silvestri tampona, ma il guaio grosso lo evita Kabasele che salva sul tap-in di Cheddira. A quel punto anche Di Francesco fa le sue contromosse: Cheddira esce esausto, senza aver inciso (un solo scatto prima di andare fuori che supera Silvestri, ma troppo decentrato) e anche Barrenechea. Dentro Cuni e Caso. Il Frosinone fa resilienza, deve difendere il pareggio. E lo difende con merito. Mentre l’Udinese esce tra i fischi dopo una partita decisamente insufficiente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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03/09/2023 09:13

Scamacca è una furia e trascina l'Atalanta: per il Monza non c'è scampo

La sblocca Ederson, poi alla prima da titolare l'attaccante
nerazzurro fa la differenza con due super gol.
I brianzoli partono bene ma pian piano si spengono


Matteo Brega


L’Atalanta batte 3-0 il Monza grazie alla doppietta di Scamacca e al gol di Ederson. Brutta sconfitta dei brianzoli mai veramente dentro la partita, dominata dalla Dea.

RITMO DEA — Prima da titolare per Scamacca e De Ketelaere: Gasperini li lancia insieme dal primo minuto contro il Monza. Palladino ricalca le orme della prima gara e continua con Ciurria a sinistra e Birindelli a destra nel 3-4-2-1. I primi dieci minuti sono all’insegna del palleggio generale. Il Monza si fa apprezzare di più rispetto alla Dea pur senza concretizzare. La prima mezza occasione arriva dal fronte brianzolo. Discesa di Birindelli a destra, cross per Mota che deve arrotolarsi per indirizzare la palla verso la porta, alta però. La risposta bergamasca arriva un minuto dopo: Ederson vede il taglio di Koopmeiners che si infila in mezzo alla difesa brianzola e di testa non trova la porta. Al 23’ viene annullato il gol a Scalvini per fuorigioco. Ancora cross di Ederson per Scamacca che si libera di Pessina, colpisce di testa e obbliga Di Gregorio a una super parata, la palla resta lì e Scalvini mette dentro in offside. Si riparte dallo 0-0. Al 32’ rapida ripartenza del Monza con Caprari che attende l’arrivo di Birindelli, il terzino controlla, porta avanti la palla e con un diagonale sfiora il gol. Al 35’ l’Atalanta passa. Angolo di Koopmeiners, Caldirola di testa libera l’area ma colpisce il collo di Colpani, De Ketelaere serve Ederson che in poco spazio sistema la palla in gol. Difesa del Monza poco reattiva e poco fortunata, Dea in vantaggio. La risposta del Monza arriva al 38’: Colpani scarica un sinistro a giro su cui Musso interviene, Ciurria sulla ribattuta non prende nemmeno la porta da due passi ma era in fuorigioco. L’Atalanta è più "sostanza". Al 42’ cross perfetto di Ruggeri per la testa di Scamacca, Pablo Marì lo marca un metro avanti e il centravanti di testa schianta la palla in rete. E’ 2-0 e il primo tempo finisce qui.

LA RIPRESA — Il Monza prova a iniziare la ripresa con un carattere più incisivo. Dopo nemmeno due minuti Mota Carvalho viene servito in area tutto solo, l’attaccante attende che la palla scivoli sul destro invece che andare incontro con il sinistro e dà il tempo a Ruggeri di anticiparlo. Non è rigore per Marcenaro e nemmeno il Var lo richiama per un controllo supplementare. La partita virtualmente si chiude al 17’. L’Atalanta imposta, palla sulla sinistra che torna verso il centro dove Scamacca si fa trovare al limite – tutto solo -, controlla e calcia: è il 3-0 con Di Gregorio che non ci arriva. Il 4-0 viene annullato perché Koopmeiners dopo un rimpallo se la aggiusta con la mano prima di calciare in rete. Il Monza traballa mentalmente. Nella ripresa c’è solo l’Atalanta che anche con Scamacca si vede annullare il 4-0 per fuorigioco dell’attaccante. È una serata di festa per il popolo bergamasco che si gode gli ultimi venti minuti in scioltezza. L’opposto di Palladino che vede nel tempo rimanente il peggior nemico in una partita complicatissima e senza via d’uscita. L’Atalanta passa 3-0 con tre reti annullate per fuorigioco. Tanti i punti su cui lavorare in casa Monza durante la sosta: tre punti in tre giornate, ma solo in una partita è andata a segno (contro l’Empoli, doppietta di Colpani).

Fonte: Gazzetta dello Sport
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03/09/2023 09:17

Colpo Lazio a Napoli: magia di Luis Alberto
e gol di Kamada, Garcia battuto



Tricolori in affanno contro la squadra di Sarri molto ben organizzata:
Osimhen a secco, per i campioni d'Italia rete di Zielinski.
Nella ripresa annullati due gol a Zaccagni e Guendouzi


Stefano Cieri


Colpo Lazio al Maradona. Come nello scorso campionato i biancocelesti superano i campioni d’Italia nel loro stadio al termine di una partita giocata maluccio nella prima mezzora, ma poi in maniera pressoché perfetta nella successiva ora di gioco. Due gol segnati (da Luis Alberto e Kamada), altri due fatti (da Zaccagni e Guendouzi) e annullati dal Var per fuorigioco di pochi centimetri e un gioco che torna ad essere sarriano. Così la Lazio è uscita dalla crisi (zero punti nelle prime due giornate). Si ferma invece a sorpresa il Napoli. La formazione di Garcia gioca molto bene nella prima frazione, ma ha il torto di concretizzare pochissimo rispetto a quanto costruisce. Ma a preoccupare di più sono le amnesie difensive che, contro una Lazio ordinata e determinata, ma non travolgente, risultano decisive.

BOTTA E RISPOSTA — Il primo tempo comincia con il Napoli subito all’attacco e la Lazio fin troppo bassa. Atteggiamenti che sono figli dei risultati ottenuti dalle due squadre nelle prime partite di campionato. Il Napoli, a punteggio pieno, viaggia con il vento in poppa, la Lazio invece, ancora a zero punti, non è serena. La prima mezzora vede solo una squadra in campo, quella di casa. Che comanda il gioco, pur prendendosi qualche pausa. E produce occasioni da gol. Che non riesce a capitalizzare solo perché Provedel para da campione (su Zielinski e poi su Kvara) e perché più in generale i suoi attaccanti sono un po’ troppo precipitosi quando entrano in area. Così, come spesso succede nel calcio, è la Lazio a passare in vantaggio alla prima occasione, alla mezzora. Un gol che è un gioiello sia nella costruzione da parte di Felipe Anderson sia nella conclusione vincente (di tacco) di Luis Alberto. Ma il vantaggio degli ospiti dura solo due minuti. La reazione del Napoli è rabbiosa e su un tiro da fuori di Zielinski la doppia deviazione di Kamada e Romagnoli mette fuori causa Provedel: è 1-1. Il vantaggio, anche se effimero, sveglia però la Lazio che nell’ultimo quarto d’ora è più viva. E va vicina al secondo gol con un’azione personale di Felipe Anderson, sul cui tiro c’è il provvidenziale salvataggio di Juan Jesus. Ma anche il Napoli continua ad essere pericoloso. L’occasione per portarsi in vantaggio capita sui piedi di Olivera che, da ottima posizione, spara alto.

DECIDE KAMADA — Il secondo tempo comincia sulla stesa falsariga dell’ultimo quarto d’ora della prima frazione. Il Napoli cerca di comandare il gioco, si rende pericoloso, ma c’è pure la Lazio. Così dopo un gran tiro di Zielinski su cui Provedel si supera ancora una volta è la squadra di Sarri a passare in vantaggio. Felipe Anderson soffia palla a Zielinski a metà campo, s’invola sulla fascia da dove mette al centro rasoterra. Velo di Luis Alberto e palla che finisce a Kamada che entra in area ed esplode un sinistro che fulmina Meret. Al 22’ la Lazio triplica con Zaccagni, ma il gol viene annullato dal Var per fuorigioco dello stesso attaccante. Tre minuti più tardi altro gol della Lazio, ma ancora una volta il Var lo annulla per un fuorigioco di Zaccagni (ritenuto attivo) prima del tiro vincente di Guendouzi. Il francese era entrato da pochi minuti al posto di Kamada. La Lazio accusa un po’ il colpo della doppia illusione che nel giro di pochi minuti si trasforma in beffa. Il Napoli cerca di sfruttare la situazione e si tuffa in avanti alla ricerca del pareggio. Che però non arriva perché la squadra di Garcia si disunisce e quella di Sarri cresce di tono.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/09/2023 08:40

Quest'Inter fa paura:
Thuram e Lautaro asfaltano la Fiorentina.
Milan raggiunto in vetta

Viola stanchi post Conference, nerazzurri devastanti.
Nel primo tempo la sblocca il figlio di Lilian.
Nella ripresa Martinez ne fa due e Calhanoglu segna su rigore.
Inzaghi aggancia in testa i cugini rossoneri


Andrea Ramazzotti


Sarà un derby ad altissima quota quello di sabato 16 settembre. L'Inter ci arriva a punteggio pieno, al primo posto della classifica insieme al Milan, dopo il 4-0 alla Fiorentina. Comanda Milano, almeno per ora, e la sfida in programma tra due settimane definirà le prime gerarchie cittadine della stagione. Sarà il quinto derby del 2023 e il Diavolo, che ha perso i primi quattro, sarà avvelenato, a caccia di una rivincita. Il compito della squadra di Pioli, però, non si preannuncia facile perché gli uomini di Inzaghi stanno bene e hanno un Lautaro super. Il Toro, capitano e leader del gruppo, è alla seconda doppietta (5 gol complessivi) nelle prime tre giornate ed è il capocannoniere della Serie A (scavalcato Giroud). Da quando è in Italia Martinez non era mai partito così forte. E siccome si è sbloccato anche Thuram (una rete, un assist, un rigore procurato e un paio di occasioni facili non concretizzate), il presidente Zhang e gli altri dirigenti possono sorridere. Dopo aver passato gli esami Monza e Cagliari, l'ostacolo Fiorentina era il più alto finora, ma i nerazzurri lo saltano in agilità, quasi in scioltezza, offrendo una lezione di calcio che esalta San Siro. Viola demolita e capace di calciare nello specchio solo sul 3-0. Se non un allenamento, qualcosa di molto simile. L'Inter non vinceva i primi tre match del campionato mantenendo la porta imbattuta dal 1966: un altro segnale importante in vista di un 2023-24 che i nerazzurri hanno iniziato con slancio, dimenticando il ko di Istanbul, in finale di Champions.

GIOIA THURAM — Inzaghi va avanti con lo stesso undici che ha battuto il Monza e il Cagliari (rimandato l'esordio di Pavard in difesa); Italiano gli va dietro cambiando solo due pedine (Christensen e Beltran per Terracciano e Nzola) rispetto al playoff di ritorno di giovedì contro il Rapid Vienna. Il caldo e l'afa sono pressanti, ma il ritmo all'inizio non è estivo perché le due formazioni provano ad aggredire alte e a impedire la costruzione dal basso. I nerazzurri, grazie alle aperture e ai lanci di Calhanoglu, hanno una marcia in più anche se il primo tiro pericoloso è quello di Bonaventura (alto). I toscani non sembrano provati dalle fatiche di coppa e in mezzo al campo, nel primo quarto d'ora, con Arthur e Mandragora tengono bene. Con il passare dei minuti però l'ago della bilancia pende sempre più dalla parte dei padroni di casa. Thuram, alla caccia del primo gol in Serie A, ha parecchia voglia: prima spara alto dopo un bello slalom, poi di testa (in tuffo) scaraventa alle spalle di Christensen un cross capolavoro di Dimarco sul quale Biraghi osserva. Il Meazza esplode per il vantaggio e il coro della Nord ("Siam venuti fin qua, per vedere segnare Thuram") ha il sapore del definitivo addio al "traditore" Lukaku. Il figlio di Lilian potrebbe raddoppiare alla mezzora, ma da due passi, pressato da Mandragora, non trova lo specchio sull'assist di Bastoni. Lautaro giganteggia come regista offensivo e vince un duello dietro l'altro, così le occasioni per l'Inter si susseguono: Bastoni spara da fuori trovando la risposta del portiere danese e, sulla ribattuta, il Toro non inquadra il bersaglio. Prima dell'intervallo ci provano anche Calhanoglu, ma la sua botta su punizione sbatte sulle mani di Christensen, e di nuovo Thuram, che dilapida la seconda rete su traversone di Dumfries. L'1-0 all'intervallo va stretto ai vice campioni d'Europa che, pur lasciando il possesso agli avversari (56%), concedono ai viola appena due tiri, nessuno nello specchio.

VIOLA SPAZZATA VIA — A inizio ripresa Italiano ridisegna la sua formazione con Nzola e Sottil al posto di Beltran e Kouame: niente doppio centravanti e conferma del 4-2-3-1, ma con l'ex Spezia davanti, la Viola ha più fisicità. A comandare il gioco però resta l'Inter, che timbra il palo con Dumfries e vede negarsi il raddoppio da un intervento prodigioso di Christensen su Lautaro, ma che poi trova il meritato 2-0 con una grande ripartenza orchestrata da Bastoni e Thuram prima della stilettata del Toro argentino. La Fiorentina cambia di nuovo, con Brekalo e Infantino per Bonaventura e Nico Gonzalez, ma ha ormai la testa sott'acqua e concede anche il 3-0. A sbagliare stavolta è Christensen che non trattiene una botta di Dimarco e per rimediare frana su Thuram: Lautaro lascia la battuta dagli undici metri a Calhanoglu che non sbaglia e archivia la pratica tre punti. In vista del derby Inzaghi toglie il già ammonito Barella e pensa a gestire. Gli dà una mano Sommer, che con due parate su Sottil mantiene inviolata la sua porta, mentre Thuram va di nuovo vicino alla seconda rete personale. Il tecnico nerazzurro dà respiro pure a Dumfries, Dimarco e all'attaccante francese gettando nella mischia Cuadrado, Carlos Augusto e Arnautovic, ma il Toro non è ancora sazio e, su cross di Cuadrado, scaraventa in porta il 4-0 facendo impazzire San Siro. Italiano non si alza più dalla panchina, impietrito da un'Inter troppo forte. Il derby dopo la sosta dirà molte cose.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/09/2023 08:44

Torino, arriva la prima gioia:
una perla di Radonjic al 94' piega il Genoa

I granata spingono per tutto il match e vengono
premiati dall'invenzione del serbo nel recupero.
Al Toro manca anche un rigore


Mario Pagliara


Si racconta spesso che il Toro sia fatto per soffrire. E puntualmente il teorema trova le sue conferme. Stavolta, il lampo di genio scatta al quarto dei sei minuti di recupero, quasi all’ultimo respiro di una gara dominata sul piano del gioco ma nella quale i granata non erano riusciti a sfondare. Al 94’ Radonjic punta da sinistra Hefti, se lo beve letteralmente sulla velocità e scatena un bolide a giro che finisce dritto all’incrocio. È il lampo dell’artista che fa esplodere lo stadio Olimpico Grande Torino. Juric si porta a casa la prima vittoria in campionato (1-0), nella domenica in cui c’è stato l’esordio di Zapata (complessivamente positivo). Il gioco c’è stato, il palleggio pure, è spesso mancato quel qualcosa che permettesse di sfondare l’ottima strategia difensiva costruita dal Genoa. Gilardino se l’è venuta a giocare esclusivamente per arginare il Toro e portare a casa qualcosa. Ed era quasi riuscito a centrare l’obiettivo prima che Radonjic si prendesse la scena. Ai granata manca un calcio di rigore: la ginocchiata di Martinez sulla nuca di Zapata nel primo tempo era da sanzionare. Uno-due di errori arbitrali ai danni del Toro: questa svista segue l’inesistente rigore assegnato al Milan (mani di Buongiorno) nel turno precedente.

TUTTI PER DUVAN — Non vedevano l’ora di vederlo, in carne ed ossa. Con quella maglia numero 91, tutta granata. E quando Duvan Zapata emerge dallo spogliatoio per il riscaldamento, il termometro dello stadio Olimpico Grande Torino comincia subito a scaldarsi. Il resto sono cori e, quando la partita comincia, ogni qual volta che Zapata ha la palla nella sua zona si percepisce la sensazione che possa accadere qualcosa di interessante. Juric lo ha abbracciato al Filadelfia venerdì pomeriggio e, come annunciato, gli costruisce subito il Toro intorno. È un Toro leggermente diverso dal solito: Radonjic e Ilic finiscono in panchina, si schiera con un 3-5-2 mascherato da 3-4-1-2 nel quale tocca a Samuele Ricci sdoppiarsi, un po’ centrocampista ma tanto trequartista alle spalle della coppia Vlasic-Zapata. E, naturalmente, lo stadio è tutto per Duvan.

MANCA UN RIGORE — Il primo tempo è un esercizio continuo di palleggio di qualità da parte del Toro. All’intervallo la squadra di Juric chiuderà con possesso del 68%. È spesso un possesso costruttivo, che punta a trovare gli spazi non solo sulle fasce ma anche e soprattutto centralmente grazie alla prepotenza atletica di Zapata. A metà partita non basta però per sbloccare l’equilibrio. Il possesso era già entrato da un anno nel modo di pensare del Toro di Juric, il resto potrà rappresentarne un’evoluzione in chiave futura. Il Genoa fa la sua partita, presumibilmente come l’aveva preparata Gilardino, chiudendosi tanto e provando a contenere l’assalto di un Toro caricato dall’innesto di Zapata e voglioso di riscatto dopo la sconfitta di Milano. In questo primo tempo, ecco un errore arbitrale molto grave: al 27’ Zapata prende posizione, da fermo, davanti all’area piccola del Genoa. Alle sue spalle arriva d’improvviso il portiere Martinez che lo travolge con una pericolosissima ginocchiata all’altezza della nuca. Episodio da rigore netto, Chiffi in campo assegna addirittura la punizione a favore del Genoa con La Penna al Var silente.

VLASIC K.O. — In avvio di ripresa Gilardino toglie Strootman per Thorsby e Malinovskyi per Kutlu. La mossa di Juric è l’inversione di ruoli tra Ricci (ora solo in regia) e Tameze (sulla trequarti). Al 19’ Vlasic si infortuna (problema muscolare), sostituito da Radonjic. Juric richiama in panchina anche Tameze per Seck e finisce la partita di Zapata, dentro Pellegri. Per Zapata è stata una buona prima: solido e pimpante nei primi quaranta minuti, poi è calato sul piano della condizione. La sosta gli permetterà di migliorare la tenuta atletica. Nell’ultimo quarto d’ora c’è la chiamata per Ilic (fuori Linetty) e poi Lazaro per Bellanova fermato dai crampi. Poco prima del novantesimo è Pellegri ad andare vicinissimo al gol-liberatorio, ma il suo colpo di testa finisce di un soffio a lato. Poi arrivano i sei minuti di recupero, e al quarto Radonjic cambia la storia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/09/2023 08:48

La Juve passa a Empoli con Danilo e
Chiesa e resta in scia delle milanesi

La squadra di Allegri centra il terzo risultato
utile di fila e sale alle spalle di Milan e Inter.
Errore dal dischetto di Vlahovic


Marco Guidi


La Juve vince a Empoli 2-0 e resta in scia alla coppia di testa Inter e Milan. Stavolta non segna Vlahovic, che sbaglia pure un rigore, ma a trascinare al successo i bianconeri sono Danilo e Chiesa. Tanto basta contro l’unica squadra della Serie A ancora a quota zero punti e zero gol segnati.

CAPITANO — Quattro cambi per Allegri rispetto al pari con il Bologna: Gatti per Alex Sandro, McKennie per Weah, Miretti per Fagioli e Kostic per Cambiaso. Zanetti, alla ricerca ancora del primo punto in campionato, rivoluziona il suo Empoli anche grazie agli innesti last minute del mercato: debutto in porta per Berisha e sulla fascia per Bereszynski, Walukiewicz al centro della difesa e davanti Cambiaghi di nuovo in prestito dall’Atalanta. Al 6’ primo squillo di Vlahovic, su torre di McKennie: Berisha para in due tempi. La Juve quando trova spazi dà l’impressione di poter far male, ma l’Empoli, con la distribuzione mai banale di Fazzini sul centro-destra, si fa piacere nella manovra. Al 17’, però, dopo un gol annullato giustamente a Danilo (carica su Berisha), è ancora Vlahovic a sfiorare il bersaglio grosso girando di poco a lato in torsione il bell’invito di Miretti. Le mischie sono il grande problema dei toscani e, infatti, è così che al 24’ la Juve sblocca la gara: da corner di Kostic, Bereszynski non riesce ad allontanare di testa, la palla si ferma a 5 metri dalla porta di Berisha e viene scagliata in rete da Danilo. Maglia numero 6, difensore e capitano, nel giorno dell’anniversario della morte di Gaetano Scirea… La Juve è avanti e ha anche le occasioni per chiudere la pratica già prima dell’intervallo. La più clamorosa al 39’, quando Vlahovic si presenta sul dischetto per il rigore fischiato da Ayroldi (contatto Maleh-Gatti), ma il serbo si fa ipnotizzare da Berisha.

A SENSO UNICO — Anche la ripresa si apre con una chance enorme per il raddoppio bianconero. Gran palla di Miretti nello spazio per Chiesa, che solo davanti a Berisha va giù senza riuscire a calciare o saltare il portiere. L’ex Fiorentina prova a riscattarsi al 59’, dopo un bello spunto con tanto di tunnel a Walukiewicz, ma il piatto a tu per tu con Berisha è largo di un soffio. La Juve è in controllo, anche e soprattutto perché l’Empoli, nonostante gli sforzi, non sa proprio pungere. Zanetti ci prova con nuove energie: Grassi e Cancellieri per Fazzini e Baldanzi. Allegri risponde con Pogba per Miretti. Al 64’, si vede finalmente l’Empoli: bella combo sulla destra Marin-Bereszynski e sulla palla messa in mezzo Caputo prova la zampata, ma non trova la porta. Dall’altra parte, Pogba insacca al volo su sponda di Vlahovic, ma il serbo è in offside. Dusan lascia poi il posto a Milik, mentre Kostic a Cambiaso. Proprio l’ex Genoa e Bologna impegna ancora una volta Berisha con un tiro cross dalla sinistra al 77’. Cinque minuti dopo, la Juve finalmente raddoppia: difesa Empoli altissima, Milik lancia Chiesa che resiste al tentativo di fallo di Berisha e insacca a porta vuota. Secondo gol stagionale per il figlio d’Enrico e partita in ghiaccio, con Milik e Kean che per poco non partecipano alla festa nel recupero: traversa il primo, palo il secondo. Per oggi basta così…

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/09/2023 08:52

Krstovic ci ha preso gusto:
abbatte la Salernitana e manda
il Lecce al 3° posto con la Juve



L'attaccante montenegrino apre la serata dopo soli 6 minuti,
in pieno recupero il rigore trasformato da Strefezza:
la squadra di D'Aversa vola in classifica, campani fermi a quota 2 punti


Francesco Calvi


Due partite con il Lecce, due gol. Entrambi di testa, entrambi decisivi: prima per il pareggio di Firenze, poi per il successo interno contro la Salernitana. Appena due settimane dopo il suo arrivo nel Salento, Nikola Krstovic si è già scoperto trascinatore della squadra di D’Aversa. Il montenegrino fa ancora centro e i giallorossi vincono 2-0 (a segno pure Strefezza, nel finale, su rigore) contro Candreva e compagni, arrivando alla sosta da imbattuti, con 7 punti conquistati in tre giornate.

ANCORA KRSTOVIC — Nella Salernitana, inevitabilmente, pesa l’assenza di Boulaye Dia, rimasto fuori dopo l’offerta ricevuta dal Wolverhampton e i successivi tentennamenti nelle ultime ore di mercato. Di contro, però, anche D’Aversa rinuncia inizialmente alla sua stella più luminosa: capitan Strefezza parte dalla panchina, per fare spazio al tridente composto da Almqvist, Krstovic e Banda. La scelta del tecnico si rivela presto azzeccata. I campani faticano a prendere le misure al tandem Gendrey-Almqvist sulla corsia di destra e proprio da lì, al 6’, nasce l’azione dell’1-0: palla del terzino per lo svedese, che crossa in mezzo e pesca Krstovic sul primo palo. L’incornata a incrociare è imprendibile per Ochoa e i granata si ritrovano subito in svantaggio.

SFIDA SULLE FASCE — All’ottima prova di Krstovic – l’unico, dai tempi di Chevanton, a realizzare due reti nelle prime due di A con il Lecce - si aggiunge quella di Banda, che a suon di tiri e cross spinge i giallorossi a un passo dal 2-0. La Salernitana soffre soprattutto sulle fasce, ma è un rischio che Paulo Sousa aveva evidentemente calcolato. Jovane Cabral, infatti, gioca dall’inizio al posto di Mazzocchi. Il capoverdiano non teme il confronto con Gallo ed è il più propositivo tra gli ospiti, che creano la prima occasione da gol al 43’: Kastanos inventa un’imbucata geniale, Candreva intuisce ma, a tu per tu con Falcone, si lascia ipnotizzare.

CABRAL, CROCE E DELIZIA — Nella ripresa, l’atteggiamento della Salernitana è decisamente più propositivo. I granata dominano in mezzo, però continuano a faticare negli ultimi metri. Al 60’ Paulo Sousa tenta di mischiare le carte: fuori Kastanos e Botheim, dentro Mazzocchi e Ikwuemesi. Il più pericoloso è ancora Cabral, che al 72’ fa tremare i 28mila spettatori del Via del Mare con uno slalom sulla sinistra e un tiro che s’infrange sul palo. L’assalto di Candreva&Co passa anche dai guizzi di Bohinen, bravo a defilarsi anche sulla fascia, però i giallorossi tengono botta grazie ai sacrifici dei neo-entrati Blin, Gonzalez, Strefezza e Dorgu. A sorpresa, durante il lungo recupero (di otto minuti), la formazione di D’Aversa riprende a spingere e chiude la partita: al 96’ Dorgu prova la conclusione dalla distanza e proprio Cabral intercetta con la mano in area, Massimi va al Var e indica il dischetto. Dagli undici metri Strefezza non sbaglia: Ochoa a destra, palla a sinistra. Il Lecce vince ancora e conquista il quarto posto in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/09/2023 08:53

SERIE A 2023/2023 3ª Giornata (3ª di Andata)

01/09/2023
Sassuolo - Verona 3-1
Roma - Milan 1-2
09/09/2023
Bologna - Cagliari 2-1
Udinese - Frosinone 0-0
Atalanta - Monza 3-0
Napoli - Lazio 1-2
03/09/2023
Inter - Fiorentina 4-0
Torino - Genoa 1-0
Empoli - Juventus 0-2
Lecce - Salernitana 2-0

Classifica
1) Inter e Milan punti 9;
3) Juventus e Lecce punti 7;
5) Atalanta, Napoli e Verona punti 6;
8) Fiorentina, Bologna, Frosinone e Torino punti 4;
12) Lazio, Sassuolo, Genoa e Monza punti 3;
16) Salernitana e Udinese punti 2;
18) Roma e Cagliari punti 1;
20) Empoli punti 0.

(gazzetta.it)
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16/09/2023 22:01

Vlahovic è una furia, a segno anche Chiesa:
Lazio spazzata via, questa Juve fa paura

A Torino i bianconeri vincono lo scontro diretto
di alta classifica grazie alla doppietta del serbo.
Non basta la perla di Luis Alberto, biancocelesti schiantati


Filippo Cornacchia


La Juventus supera di slancio la Lazio (3-1) trascinata da Dusan Vlahovic (doppietta) e Federico Chiesa, applauditi dai quarantamila dell’Allianz Stadium all’uscita dal campo. I due attaccanti bianconeri continuano a segnare (4 reti in 4 giornate per il serbo, 3 per l’azzurro) e la squadra di Massimiliano Allegri prosegue spedita la marcia in campionato: 10 punti in 4 partite, primo successo in uno scontro diretto e grande pressione sulle due milanesi. Ripiomba nelle difficoltà, invece, la formazione di Sarri: dopo la vittoria di Napoli prima della sosta, un’altra sconfitta (la terza in quattro partite). E martedì c’è l’Atletico in Champions per i biancocelesti.

JUVE AGGRESSIVA — Allegri ripropone la stessa formazione vittoriosa a Empoli, con l’unica eccezione di Szczesny al posto di Perin, e i bianconeri partono subito forte. Aggressivi e intensi in ogni zona del campo, al punto da intimidire la Lazio. Atteggiamento e supremazia territoriale premiati dopo appena dieci minuti quando Locatelli, in versione Nazionale, serve a centro area Vlahovic. Il serbo brucia Casale sul tempo e fredda Provedel con un destro di controbalzo. La squadra di Sarri prova a reagire con un gran tiro di Kamada. Più che un segnale di risveglio, una reazione isolata. È ancora la Juventus, infatti, a essere più pericolosa. Così prima della mezzora arriva il raddoppio di Chiesa, che finalizza un’azione insistita dei bianconeri con un bolide che fulmina Provedel.

BOTTA E RISPOSTA — Partita chiusa? Niente affatto. La Juventus prova ad archiviarla a inizio ripresa, ma Provedel evita il 3-0 con un ottimo riflesso sul colpo di testa di Rabiot. E’ l’episodio che sveglia la Lazio. Da quel momento la squadra di Sarri guadagna campo e inizia ad attaccare con un altro spirito anche grazie all’inserimento di Rovella in regia. Dopo due occasioni sprecate da Kamada, che non trova mai il guizzo giusto in area, ci pensa Luis Alberto a riaprire la partita. Bremer e Cambiaso pasticciano sulla trequarti bianconera e lo spagnolo s’inventa un gioiello dei suoi, imprendibile per Szczesny. Neppure il tempo di esultare che nel giro di tre minuti (dal 24 s.t. al 27 s.t.) Vlahovic blinda vittoria e risultato capitalizzando al meglio un pregevole cambio di gioco di McKennie.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/09/2023 22:25

Delirio Inter: Milan asfaltato 5-1!
Mkhitaryan e Thuram eroi di San Siro:
Inzaghi da solo in vetta



I nerazzurri dominano lo scontro diretto e si prendono anche la vetta
solitaria della Serie A grazie alla prestazione di Thuram e alla doppietta dell'armeno.
In gol anche Calhanoglu e Frattesi, illusoria la rete di Leao


Andrea Ramazzotti

L'Inter resta sola lassù, in testa alla classifica, con quattro vittorie nelle prime quattro giornate. Travolto il Milan con un 5-1 che non lascia dubbi: è il quinto derby di fila vinto (mai successo nella storia) in questo 2023 dai nerazzurri che fanno a fette la difesa avversaria con la doppietta di Mkhitaryan, la rete spettacolare di Thuram, il rigore dell'ex Calhanoglu e il sigillo finale di Frattesi. Inzaghi contro i cugini disegna un'altra partita perfetta, rinunciando al possesso palla, ma facendo malissimo negli spazi: il tecnico di Piacenza con le ripartenze vince di gran lunga il duello con il corregionale Pioli e adesso può arrivare all'esordio in Champions di mercoledì sul campo della Real Sociedad con l'animo più leggero, mentre il Diavolo, dopo una simile batosta, dovrà ritrovarsi psicologicamente in vista dell'arrivo del Newcastle a San Siro (martedì). Se nel primo pomeriggio la Juventus contro la Lazio aveva lanciato un messaggio in chiave scudetto, l'Inter ha risposto prontamente e ha fatto capire quanto voglia la seconda stella.

LA SBLOCCA MKHI — Inzaghi rispetto alle prime tre uscite sceglie al centro della difesa Acerbi al posto di De Vrij, mentre Pioli schiera la stessa formazione (eccetto lo squalificato Tomori) che ha battuto Bologna, Torino e Roma. È il Milan a prendere in mano le redini del match con Calabria, che fa il centrocampista centrale (su di lui vanno Calhanoglu o Mkhitaryan) per liberare la fascia destra a Pulisic e permettere gli inserimenti di Loftus-Cheek. L'Inter è attenta, non pressa alto, ma alla prima occasione passa in vantaggio evidenziando il poco equilibrio tattico degli avversari: Thuram se ne va a destra, con Thiaw che cade a terra, traversone per Dimarco il cui tiro-cross viene messo in porta da Mkhitaryan, preferito a un Frattesi reduce dalla grande prestazione in Nazionale. Ancora una volta la mano (e la mossa vincente) di Inzaghi nel derby. Ancora un errore là dietro in una stracittadina dei rossoneri, in superiorità numerica ma incapaci di marcare l'ex centrocampista della Roma. I nerazzurri azzannano la partita, con una rabbia e una voglia pazzesche e il Diavolo soffre, traballa e per poco, ancora sull'asse formata dall'azzurro e dall'armeno, non arriva il raddoppio.

SUPER MARCUS — Thuram a livello fisico è un fattore: Kjaer non lo tiene e la difesa rossonera soffre perché Calabria sta sempre in mezzo al campo e non è rapido a ripiegare sulla fascia che così resta scoperta. Gli uomini di Pioli tengono più il pallone; quelli di Inzaghi si abbassano fino al limite dell'area pur di non concedere spazi e poi ripartono. Leao non si vede perché è poco coinvolto e perché Dumfries e Darmian lo limitano bene, così ci vogliono gli "effetti speciali" di Hernandez per svegliare il Milan. L'esterno francese parte dalla sua metà campo e, dopo un triangolo con Giroud, salta tre avversari (Calhanoglu, Bastoni e Darmian) prima di concludere con il diagonale a lato di un soffio. Per i rossoneri è una scossa: per qualche minuto attaccano con parecchi uomini e l'Inter soffre, ma al primo contropiede nerazzurro, è 2-0. Lautaro innesca Dumfries che crossa per Thuram, palla troppo lunga che però il francese ha il tempo di andare a riprendere, di puntare Thiaw (manca il raddoppio di Calabria) e di segnare con un tiro all'incrocio che infiamma il Meazza. Prima dell'intervallo una punizione di Giroud finisce sopra la traversa e al momento del tè, il Diavolo ha nettamente più possesso (72%), ma è sotto come occasioni create (6-3) e ha impegnato una sola volta Sommer. Calabria avanzato a centrocampo, mossa giusta nelle precedenti giornate, stavolta non paga, anzi è un boomerang sulle ripartenze.

LEAO, POI SOLO INTER — Le due formazioni rientrano dagli spogliatoi senza cambi e anche il trend dell'incontro non cambia: il Milan ha il pallone, l'Inter si difende e aspetta il contropiede giusto. Pioli dopo 10' inserisce Chukwueze per Pulisic, ma è Leao, su un grande assist di Giroud, a beffare Darmian in velocità e a segnare a Sommer il primo gol da quando lo svizzero è in Italia. Il derby, che ora si gioca sotto una pioggia torrenziale, è di nuovo aperto anche perché Pioli abortisce, almeno in fase di non possesso, l'idea Calabria-centrocampista e usa con più frequenza la linea a quattro. Inzaghi capisce che c'è bisogno di forze fresche e, in un colpo solo, al 19', getta nella mischia Carlos Augusto, Frattesi e Arnautovic per Dimarco, Barella e Thuram. L'ex Monza con il destro impegna subito Maignan che respinge, ma la spinta dei nuovi entrati si sente visto che Arnautovic difende bene palla e Frattesi garantisce sostanza in mezzo. L'Inter segna di nuovo, dopo un cambio di gioco da destra a sinistra e un tocco di Lautaro Martinez per Mkhitaryan che firma la sua doppietta. Il Diavolo è sulle ginocchia e Pioli prova l'ultimo assalto con Jovic, Okafor e Florenzi per Giroud, Calabria e Reijnders, ma ormai non c'è più partita e Hernandez stende in area Lautaro regalando all'Inter il rigore del 4-1, trasformato dall'ex Calhanoglu. La Sud è ammutolita, la Nord irriverente canta Pioli is on fire e celebra i suoi beniamini che trovano anche il 5-1 con Frattesi. Per il Milan è una punizione pesantissima, mentre la capolista Inter vola sospinta dai suoi tifosi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/09/2023 23:22

Dominio Genoa per un'ora,
poi il Napoli pareggia con Raspadori e Politano



Vantaggio del Grifone nel primo tempo al 40' con Bani, raddoppio di Retegui al 56'.
Poi i due gol degli azzurri al 76' e 84'


Filippo Grimaldi

Garcia riparte, ma che fatica. Non bastano i gol di Bani e Retegui al Genoa per superare un Napoli che si risveglia nel finale e in otto minuti, fra il 76’ e l'84', acciuffa il pari con una prodezza di Raspadori e un gol-capolavoro di Politano, evitando il secondo k.o. di fila. Sfuma così il sogno-vittoria della squadra di Gilardino, che conquista comunque un punto pesante al termine di una gara controllata a lungo. Il Genoa vira su inedito 4-4-1-1, con De Winter al debutto assoluto in maglia rossoblù, terzino destro con Martin preferito a Vasquez sulla corsia opposta. Sabelli avanza a centrocampo, in attacco Gudmundsson gioca alle spalle di Retegui. Il Napoli ha iniziato al Ferraris il suo tour de force (7 partite in 23 giorni): Garcia lascia Politano in panchina. In attacco nel tridente a destra parte Elmas, davanti a Meret torna Mario Rui dall’inizio, con Ostigard che affianca Juan Jesus al centro della difesa. Garcia parla di partita seria a Marassi per portarsi via la vittoria, memore della sconfitta in casa con la Lazio prima della sosta. Aveva promesso cambi rispetto proprio alla gara con la Lazio e così è stato. Garcia chiede un Napoli cinico, perché ha tirato tantissimo nelle prime gare ufficiali, ma ha segnato poco, con il digiuno di Kvara che durava da tredici partite e 946 minuti.

RAGNATELA — L’avvio è a ritmi altissimi su entrambi i fronti. Dopo quattordici secondi Gudmundsson sgasa a sinistra e costringe Elmas al fallo: primo cartellino giallo della gara. Il Napoli risponde con Osimhen, ma Dragusin lo anticipa al momento del tiro. Riparte il Genoa, Sabelli sfonda sulla destra e l’islandese, sempre lui, spreca il pallone del possibile vantaggio, ma è fuorigioco. L’idea di Gilardino è chiara: reparti corti, difesa altissima, ritmo elevato, intensità in mezzo al campo e Napoli inevitabilmente frenato perché non riesce a sfruttare la sua qualità in mezzo per innescare il tridente, procedendo per linee orizzontali. Retegui è solo sul fronte d’attacco con Gud che fa l’elastico fra centrocampo e attacco. Il Napoli fatica in fase di costruzione, perché il Genoa tiene la difesa altissima e con i reparti così vicini la squadra di Garcia deve aspettare e patisce tanto vigore. Mario Rui non è preciso sulle discese di Sabelli, ma in generale la mediana di Garcia è prevedibile. Osimhen non pervenuto, prova a sfruttare le sue accelerazioni, ma Bani e Dragusin ne bloccano i rifornimenti. Al 39’ Retegui costringe Meret in angolo e sugli sviluppi del corner battuto da Gudmundsson, De Winter esce dal blocco di Anguissa, allunga per Bani che sottoporta batte Meret e appoggia in rete. Il check var convalida la rete, non c’è fuorigioco.

RISVEGLIO — Dopo l’intervallo Garcia mette dentro Politano (fuori Elmas), cercando profondità sulla corsia di destra, ma il canovaccio sino alla mezz’ora non cambia. Il Genoa sfrutta le lacune debolezze di un Napoli che si conferma troppo prevedibile. Lo aspetta, ne frena il vigore e riparte con contropiedi micidiali. E all’11’ arriva il raddoppio genoano con Retegui, che trova l’angolino alla destra di Meret su assist di Strootman, ma che errore Di Lorenzo e Mario Rui. Napoli in affanno, Garcia prova Olivera e Raspadori (fuori Mario Rui e Anguissa), Garcia passa al 4-4-2, ma i due gol di vantaggio aumentano le certezze del Genoa e il Napoli non riesce a muoversi con lucidità. C’è vigore, ma non la necessaria lucidità. Serve un’invenzione e arriva allora con il gran sinistro di Raspadori servito da Cajuste. Gli ospiti accorciano e poco dopo dalla destra Politano – assist di Zielinski – sorprende Martinez con una conclusione al volo. Due a due, il Napoli riparte, il Genoa chiude fra i rimpianti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/09/2023 15:28

Il Cagliari colleziona occasioni ma non sfonda:
l'Udinese strappa il pari



La squadra di Ranieri è più pericolosa, ma spreca troppo con Deiola, Dossena e Luvumbo. Tra i friulani è Lucca (al 79') ad avere la chance migliore, ma Radunovic lo ipnotizza


Francesco Velluzzi

Non cambia la situazione di Cagliari e Udinese. Finisce pari, senza gol, con gli stessi problemi e qualche progresso per due squadre che giocano a 32 gradi all’ora di pranzo e sicuramente patiscono. La tifoseria del Cagliari comunque applaude per il secondo punto preso in questo campionato. L’Udinese non perde ed è già qualcosa, ma perde altri due difensori: Kabasele ed Ebosse, infortunati. E questo sì che è un problema in vista della Fiorentina. La partita la fa più il Cagliari, soprattutto nel primo tempo, ma nella ripresa il possesso palla è quasi sempre friulano con la possibilità di concretizzare nel finale quando i rossoblù di casa sono stremati.

SI GIOCA — Claudio Ranieri, ancora una volta, decide di mettersi a specchio con l’Udinese, quindi adotta il 3-5-2. della vecchia guardia resiste solo Dossena, messo al centro tra Witieska, il polacco, a destra e Hatzidiakos, il greco, a sinistra, Zappa e Augello sono i supporti in corsia. Ma le novità non sono finite: in regia debutta l’azzurrino 2003 tanto atteso e conteso Matteo Prati (sta fuori Sulemana), ma resta fuori pure Nandez, stravolto dalla lunga trasferta con l’Uruguay e c’è Deiola che fisicamente regge il confronto con gli armadi dell’Udinese e ha il compito di incollarsi al temuto Samardzic. Andrea Sottil, che gasa i suoi nel riscaldamento, dando il cinque a tutti, non ha tante alternative, ma a destra al posto di Ferreira, titolare nelle ultime due, torna Ebosele, in campo dall’inizio alla prima contro la Juve. E in effetti c’è più spinta, è lui che mette in crisi Augello. Ma è il Cagliari che parte più forte com Luvumbo che diventa un incubo per i colossi bianconeri. Al 12’ Deiola su cross di Zappa schiaccia di testa, ma fuori di poco. Grande occasione per il Cagliari. Al 16’ Perez in uno scontro di gioco a metà campo ha la peggio e deve ricorrere al turbante. Quattro minuti dopo Ebosele semina il panico, si beve due volte Augello, ma Radunovic (applaudito dalla Sud all’ingresso dopo l’errore di Bologna) è attento. Al 38’ Sottil perde un difensore, Kabasele. E ricorre al camerunese Ebosse (in teoria il titolare) che era fuori da febbraio col crociato rotto a San Siro contro l’Inter. Ma Ebosse regge pochi minuti, al 45’ è già ko. E Sottil non può perdere uno slot di cambi. Ma il difensore pasticcia e di conseguenza pasticcia Walace che perde un pallone sciagurato consegnato a Luvumbo che colpisce il palo, ma la palla rimbalza su Silvestri che la arpiona. Il Cagliari che ha il dominio, e ha neutralizzato anche l’altra mezzala invasiva Lovric, sfrutta bene le fasce e mette due palloni buoni per la testa di Dossena (su corner) e Deiola che, però non sono precisi. Nel lungo recupero (6’35”) concesso da un Doveri che guida con autorità si vede anche l’unico spunto di Thauvin che ne semina due ma calcia a lato.

SECONDO TEMPO — E infatti dagli spogliatoi Ebosse (il cambio per Kabasele era azzardato, visto l’infortunio) non esce e in campo va il 2004 Guessand. Si riparte con la saga dei colpi di testa sbagliati. Prima Dossena, poi Bijol. Poi Ebosele semina Deiola ma calcia male. Al 14’ Doveri estra il primo giallo, per Witieska, poi il secondo per Thauvin che placca Augello. In mezzo Ranieri deve fare il primo cambio: fuori l’esausto e positivo Pavoletti (che duello con Bijol) e dentro Shomurodov. Poi anche Azzi per Augello. Shomurodov l’uzbeko entra bene, prima scatta forte su un erroraccio di Kamara e poi serve una gran palla a Deiola che, ancora una volta spreca. Pure Sottil ricorre a cambi normali e non forzati al 27’: esce uno spento Lovric per Payero e cambio, previsto, in corsia destra con Ferreira per Ebosele. L’Udinese cresce perché più strutturata, il Cagliari è stanco. E infatti rischia di rimetterci le penne quando la classe di Thauvin pesca in area Lucca sul quale Radunovic è mostruoso e gli esce alla grande. Ranieri intuisce il pericolo e spende tutte le sostituzioni: dentro Nandez, Obert e Di Pardo. Fuori Zappa, Hatzidiakos e Prati. E a quel punto Sottil si gioca il jolly Pereyra che si allena col gruppo da martedì, ma a pallone gioca meglio degli altri e lo butta per Thauvin chiedendogli la giocata da tre punti. Non la ottiene, ottiene solo il rosso di Witieska che strattona Lucca ed esce per doppio giallo. Finisce così. Con un altro pareggio per entrambe.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/09/2023 22:01

Il Frosinone non si ferma più:
pazza rimonta al Sassuolo, finisce 4-2



Pinamonti illude i neroverdi, poi la squadra di Di Francesco
ribalta la gara con Cheddira e Mazzitelli.
A segno anche Lirola


Giulio Saetta

E’ una festa giallazzurra allo Stirpe di Frosinone per la seconda vittoria in campionato e una classifica che proietta i ciociari al sesto posto a braccetto col Napoli. E che vittoria, una rimonta straordinaria sul Sassuolo avanti di due reti. Era la partita degli ex e non ha tradito le aspettative. Nel 4-2 finale, cinque sulle sei reti sono state firmate da vecchie conoscenze. Pinamonti (doppietta) ha vestito la maglia del Frosinone nel 2017-18, Mazzitelli (altra doppietta) in Emilia aveva giocato per due mandati, e infine Lirola che in neroverde di stagioni ne ha trascorse addirittura tre. Unica rete “nuova” quella del centravanti giallazzurro Cheddira, in tutti i sensi perché si è trattato della prima in Serie A. E il più importante di tutti, il tecnico Di Francesco che ha portato il Sassuolo per la prima volta in A nel 2012-13 e nelle quattro stagioni successive lo ha consolidato nella massima serie.

LE CONFERME — Formazioni senza sorprese. Rispetto al pari di Udine prima della sosta, Di Francesco è costretto a rinunciare ad Harroui, out per una botta al piede rimediata in allenamento. Al posto del marocchino, ex della sfida e uomo più in forma con già due reti segnate in campionato, sulla mezzala sinistra si abbassa Gelli e a sinistra del tridente di attacco la fiducia va a Baez. Al centro dell’attacco Cheddira, confermato sulla destra il giovane Soulé. Cerniera di centrocampo formata da capitan Mazzitelli, l’altro nuovo talentino arrivato dalla Juve Barrenechea e appunto Gelli. Anche Dionisi ha dovuto fare i conti con l’assenza improvvisa di Consigli: in porta c’è Cragno all’esordio in neroverde, ultima partita da titolare nel Monza quasi sette mesi fa. Variazione tattica rispetto alla vittoria contro il Verona ottenuta con il 4-3-3. Con Thorstvedt in panchina è 4-2-3-1: in mediana l’ex di lusso Boloca con Henrique, Bajrami al centro del tridente dietro Pinamonti e fiancheggiato da Berardi e Laurienté.

BUM-BUM PINA — Nemmeno tre minuti e Sassuolo due volte vicino al gol: percussione di Pinamonti sulla destra, palla a rimorchio per Boloca, il cui piattone viene respinto; discesa sulla sinistra di Vina che scarica su Bajrami, re passi verso il centro e tiro a giro sul palo lontano deviato in angolo da Turati. Prove generali del gol che arriva al 7’ ancora grazie a una percussione di Vina, dentro per Pinamonti che insacca col piattone sul secondo palo. Tutto molto facile. Dopo essersi fatta infilare due volte si scuote la catena destra del Frosinone: all’11’ Oyono imbuca per Cheddira murato da Consigli (ma in fuorigioco), al 13’ lo stesso esterno franco-gabonese trova il cross dal fondo ancora per Cheddira, che ti testa gira alto. Al 24’ nuova doccia fredda per il Frosinone, che sembrava aver trovato il modo di rimettersi nel match: altro pezzo di bravura di Pinamonti che dal limite dell’area in mezza girata al volo di destro capitalizza un invito di Toljan e infila ancora Turati all’angolino. Ci pensa poi Cragno al 30’ a stoppare la reazione dei padroni di casa con una gran parata in allungo su un colpo di testa di Cheddira. Al 45’ una cintura di Tressoldi su Cheddira rivista al Var permette al Frosinone di accorciare le distanze su rigore trasformato dallo stesso centravanti marocchino, che al 49’ segna la sua prima rete in campionato, e in Serie A.


SENZA RESPIRO — Gli aggiustamenti di Di Francesco nella ripresa sono Okoli, al debutto, per Monterisi in difficoltà su Pinamonti e in avanti Caso per uno spento Baez. Dionisi risponde con un triplo cambio al 7’, uno per reparto: Pedersen per Vina, Thorstvedt per Bajrami e Ceide per Laurienté. Al 13’ si infiamma lo Stirpe per una presunta trattenuta da rigore ancora di Tressoldi su Cheddira ma Prontera lascia giustamente correre, il contatto tra le braccia è lieve e non c’è incrocio di gambe. Al 21’ Castillejo fa il suo ritorno in Serie A prendendo il posto dell’ex Boloca, applaudito dai tifosi di casa. Da un capitano (ex, Boloca) all’altro: pareggio giallazzurro di Mazzitelli al 25’ che dal limite dell’area gira spettacolarmente in porta un angolo battuto da destra da Soulé. Passano 6’ e Mazzitelli si prende di prepotenza l’Mvp del match con la doppietta che completa la rimonta: un suo tiro da dentro l’area viene respinto da Thorstvedt ma la palla gli torna sul destro che stavolta non perdona. Ormai non c’è un attimo di tregua col Sassuolo sbilanciato alla ricerca del pari il Frosinone ha due occasioni per allungare ma prima il palo ferma Soulé e poi l’arbitro annulla una rete di Cheddira perché il pallone era uscito in fallo laterale. Nel finale miracoloso Turati che salva su un piatto basso di Castillejo e su una girata di testa di Toljan. Al 7’ di recupero è apoteosi giallazzurra con Cheddira che si invola in contropiede e serve al centro area Pirola tutto solo per il 4-2.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/09/2023 22:09

Il Lecce in 10 resiste all'assalto del Monza:
1-1 e pugliesi imbattuti come solo Juve e Inter



Ospiti avanti col rigore di Krstovic dopo 3'.
Al 24' il pari di Colpani. Rosso diretto a Baschirotto al 55'.
Nel finale espulso anche Caldirola per doppia ammonizione


Matteo Brega

Finisce 1-1 tra Monza e Lecce. I salentini si ritrovano quarti - e unici imbattuti in Serie A assieme a Inter e Juve - in attesa di Atalanta e Verona. I brianzoli invece si prendono un punto aspettando di ritrovare certi automatismi. Segnano Krstovic e Colpani (per il Monza tre gol su tre suoi). E le squadre chiudono in dieci per i rossi a Baschirotto e Caldirola.

PRIMO TEMPO A DUE FACCE — Colombo titolare e Caprari dietro di lui insieme a Colpani. Il Monza parte così avvolto nel tradizionale 3-4-2-1. Sfida dei 9 dunque, con Krstovic dall’altra parte punta centrale del Lecce che si sistema con il 4-3-3 puntando anche su Almqvist e Rafia. Non gioca Di Gregorio a causa di un colpo alla testa subito ieri in allenamento: questa mattina si è svegliato non in perfette condizioni e Palladino ha preferito schierare Sorrentino (al debutto). Il quale dopo 55 secondi sceglie malissimo come giocare una palla di piede. La scarica lenta su Caldirola, non reattivissimo. Almqvist lo anticipa e viene steso dallo stesso difensore. Cartellino giallo e rigore. Dal dischetto Krstovic non sbaglia, terzo gol in campionato per il montenegrino. Avvio shock dei brianzoli che dopo 3’ sono già sotto. Il Monza prova a mettere ordine dentro se stesso e al 5’ arriva già al tiro con Birindelli che schiaccia troppo il diagonale, palla larga. Il Lecce può organizzare meglio il pomeriggio, senza ansie. E senza pensare che vincendo a Monza sarebbe secondo con la Juventus. Brianzoli nervosi, specie Pablo Marì che deve seguire come un’ombra Krstovic: al 20’ il giallo arriva dopo averlo steso per frenare la sua partenza lanciata verso Sorrentino. Il Monza impiega 24’ poi arriva al gol. Azione nata da sinistra (Caprari steso e sostituito per un colpo alla caviglia destra) e rifinita da Colpani che scambia con Colombo. Il numero 28 sistema la palla morbida sul secondo palo con il sinistro. E’ 1-1 e la partita è come se ricominciasse. Dentro Mota Carvalho per Caprari e il Monza surfa l’onda. Gagliardini e Ciurria da fuori sfiorano la porta, è il Lecce che deve riposizionarsi ora. Colombo al 30’ butta un’occasione clamorosa dal limite dell’area piccola. Il primo tempo finisce in parità. Silvio Berlusconi, a cui è stato dedicato il suo seggiolino per sempre con una targa commemorativa, sarebbe stato soddisfatto della seconda parte di questi 45’.
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RIPRESA DA VAR — Si riparte con Andrea Carboni in campo per il Monza al posto di Pablo Marì (ammonito e in difficoltà). Il Lecce resta come in principio, con Rafia che cerca di allontanarsi il più possibile da Izzo, suo guardiano, nel ruolo di mezzala sinistra. Dopo 6’ Colpani sciupa una buona occasione strozzando il sinistro sul primo palo dall’interno dell’area. Il primo cambio di D’Aversa è Blin per Rafia, asfissiato dalla marcatura di Izzo a tutto campo. Pochi secondi e la partita cambia: rosso diretto per Baschirotto al 55’ che entra in maniera dura su Colombo, ma prima tocca la palla. Marinelli viene richiamato dal Var per rivedere la decisione e conferma il rosso diretto. Lecce in dieci per mezzora abbondante più recupero. Animi tesi da qui in avanti, con la panchina salentina che protesta per un intervento simile di Birindelli su Banda punito “solo” con il giallo. Al 67’ doppia occasione strepitosa che Mota butta via. L’attaccante calcia dall’interno dell’area una prima volta centrale, respinto da Falcone, e una seconda cercando l’angolino basso senza prendere lo specchio. Palladino cambia due pedine poco dopo: Pedro Pereira e Maric per Birindelli e Colombo. Da angolo al 69’ arriva il gol del sorpasso monzese. Corner lungo, palla rimessa dentro dal lato opposto che colpisce la traversa, Izzo serve Mota che trova un difensore lungo la traiettoria, la palla si impenna e Andrea Carboni in acrobazia mette dentro. C’è qualcosa da rivedere al Var e Marinelli procede: un fuorigioco rende vana tutta l’esultanza dell’U-Power Stadium. D’Aversa procede con le due sostituzioni in programma da qualche minuto: dentro Strefezza e Dorgu per Banda e Gallo. Al 76’ ancora Andrea Carboni vicino al gol, con la sua deviazione che viene salvata sulla linea di porta. Gagliardini all'81’ sfiora il gol dal limite. Un minuto e Mota spara ancora addosso a Falcone, bravo a rendersi utile ancora una volta. All'85’ il Monza resta in dieci: Caldirola stende Piccoli in ripartenza, secondo giallo e quindi espulso. Nove minuti di recupero, una mini-gara dentro alla gara e dopo 4’ Pongracic quasi in scivolata fa autogol. Un minuto dopo Gagliardini di testa la schiaccia troppo e la palla schizza sopra la traversa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/09/2023 22:21

La Fiorentina vince in rimonta con Kouamè:
l'errore di Adopo condanna l'Atalanta

Per la Viola a segno anche Bonaventura e Martinez Quarta.
Nella Dea in rete Koopmeiners e Lookman.
Italiano torna a vincere dopo un punto nelle ultime due gare


Andrea Elefante


Una vittoria per uscire da un’impasse da un punto nelle ultime due partite: la Viola respira, riparte e scavalca in classifica la rivale a quota 7 punti. Una sconfitta per sue distrazioni, errori e colpe soprattutto difensivi: l’Atalanta riflette e frena di nuovo in trasferta - come a Frosinone - un terreno che un tempo era soprattutto di conquista. Finisce 3-2 alla fine di una partita bella nelle sue imperfezioni, condizionata dal caldo appiccicoso di Firenze, che alla fine ha premiato chi ha avuto più lucidità, o meno cadute di tensione, quando la stanchezza ha avuto il sopravvento. E La Fiorentina, alla distanza, ha avuto forse più resistenza, più carattere e più contributo dai suoi uomini offensivi: stavolta Gasoperini ha avuto poco, troppo poco, da De Ketelaere e il subentrato Scamacca e alla fine ha pagato.

LE SCELTE — Molte sorprese nell’undici scelto da Italiano: Parisi vince il ballottaggio con Biraghi per il posto da laterale sinistro, meno prevedibili le rinunce a Ranieri al centro della difesa (gioca Martinez Quarta assieme a Milenkovic) e ad Arthur in cabina di regia: la coppia davanti alla difesa è formata da Duncan e Mandragora, con Brekalo preferito a Kouamé e a Sottil per completare la linea a tre - con Nico Gonzalez e Bonaventura - alle spalle di Nzola. Dunque Italiano punta sia su Milenkovic che su Gonzalez, nonostante gli impegni in nazionale. Gasperini fa debuttare Carnesecchi in porta (anche Musso arriva dal viaggio oltre oceano per l’impegno con l’Argentina) e ripropone Toloi in difesa, assieme a Scalvini e Kolasinac: Djimsiti in panchina dopo tre gare da titolare. L’altro dubbio è risolto a favore di Lookman, con Scamacca destinato a entrare in corsa. Dunque una Dea senza centravanti di ruolo: davanti Koopmeiners gioca trequartista, con il nigeriano e De Ketelaere attaccanti larghi.

PRIMO TEMPO — Per quasi mezzora c’è quasi solo Atalanta: la Fiorentina è come anestetizzata, gioca sotto ritmo, fatica a salire perché Nzola è cancellato da Scalvini, Bonaventura è schermato bene da De Roon e Brekalo fatica ad entrare in partita. Il più pericoloso è Nico Gonzalez, ma è troppo solo e troppo isolato. Anche l’Atalanta ci mette un po’ a carburare, ma poi prende in mano la partita. Le mancano le illuminazioni di De Ketelaere che spesso sbaglia l’ultima giocata, Lookman cresce solo alla distanza, ma sulle fasce la Dea attacca con continuità e il moto perpetuo di Koopmeiners sgrana le linee viola. Proprio da un cambio gioco dell’olandese su Zappacosta nasce la prima chance nerazzurra, con doppia conclusione dell’esterno, la seconda deviata sopra la traversa da Terracciano. Il gol è maturo e lo segna, su assist da sinistra di De Roon, lo stesso Koopmeiners, con un sinistro angolato e agevolato dal controllo morbido di Parisi. L’Atalanta gestisce senza problemi, ma ha il torto di non affondare il colpo. E dunque di risvegliare la Fiorentina, che con il passare dei minuti prende campo e si ritrova definitivamente rivitalizzata al minuto 35. Il gol dell’1-1 arriva quasi inatteso, su punizione guadagnata da Gonzalez e calciata da Mandragora: è l’argentino a servire di testa l’assist per Bonaventura, che troppo solo in area aggancia e segna con un gran destro. L’inerzia della gara cambia all’improvviso, ora è l’Atalanta a sembrare quasi ipnotizzata: al 39’ serve Carnesecchi a respingere il possibile 2-1 di Quarta, che arriva 7’ dopo. Un cross dalla sinistra di Duncan trova l’argentino al centro dell’area, in anticipo su Scalvini che non gli impedisce lo stacco di testa decisivo. E’ il quinto gol di testa realizzato dalla Viola in questo avvio di campionato.

SECONDO TEMPO — L’Atalanta aggredisce bene la ripresa e trova il gol dopo 8’. Lo fa con Lookman, che già in avvio di tempo aveva avuto la chance per segnare, cincischiando troppo prima di provare la conclusione e poi sbagliando un rigore in movimento, senza rimpianti perché il passaggio di Koopmeiners era arrivato quando il pallone aveva oltrepassato la linea di fondo. Ancora un assist di De Roon e il nigeriano ha colpito sul primo palo, con parziale complicità di Terracciano. Ma la Viola non patisce il colpo, anche perché l’Atalanta non trova la forza di chiudere il discorso. Aveva già rischiato prima del pareggio per un sinistro di Nico Gonzalez non lontano dal palo, lo fa di nuovo al 16’, quando Ruggeri non si capisce con Kolasinac e ancora l’argentino ha la palla del 3-2, ma la mette fuori con Carnesecchi che gli chiude bene lo specchio. Ancora il portiere della Dea decisivo al 28’, quando stende la manona su tiro velenoso di Brekalo, ma non può nulla nell’azione chiave, quella del definitivo vantaggio viola. L’azione parte da una palla persa da Adopo, appena entrato per Koopmeiners, proseguita da una percussione di Beltran e da un radente in area di Brekalo. Adopo è ancora incerto, la palla balla fra Ederson, che non interviene, e Kolasinac e in agguato c’è Kouame, il più veloce di tutti a punire un’altra incertezza della retroguardia del Gasp.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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