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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di SEXY FORUM

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2024 23:49
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17/09/2023 22:58

Doppio Dybala, Lukaku a segno:
la Roma ne fa 7 all'Empoli!
Zanetti a rischio

Rigore dell'argentino dopo un minuto.
Poi Sanches, un'autorete di Grassi e nella ripresa,
ancora la Joya, Cristante, Romelu e Mancini:
per Mou è la prima vittoria.
Toscani a zero punti dopo 4 giornate, con nessun gol fatto e 12 subiti


Andrea Pugliese


La Roma porta a casa la prima vittoria stagionale e cancella qualcuno dei fantasmi iniziali. Perché se è vero che l’Empoli non è un banco di prova attendibile e che serve sempre la controprova, è anche vero che il 7-0 con cui Mourinho si sbarazza dei toscani fa grancassa. Anche perché ha messo in mostra un Dybala luccicante, un Lukaku in crescita e un Renato Sanches preziosissimo. Anche se poi ad essere davvero prezioso è stato un giocatore spesso discusso come Cristante, che segna, regala un assist e causa l’autorete di Grassi. A conti fatti il modo migliore per cancellare il brutto avvio di campionato e lanciare una stagione tutta diversa.

DOMINIO GIALLOROSSO — Mou fa esordire Mdicka (qualche sbavatura sul palleggio) e deve rinunciare in extremis ad Aouar per un problema fisico, il che lo porta a riproporre il centrocampo con Cristante e Paredes, oltre a Sanches. Per Zanetti, invece, il forfeit di lusso è quello di Baldanzi (in campo solo al 15’ della ripresa), anche se poi l’Empoli piega le ginocchia quasi subito. Dopo 37 secondi, infatti, c’è la follia di Walukiewicz (fallo di mano su un pallone innocuo) ed il rigore trasformato da Dybala. Con la partita in discesa, la Roma la sistema all’8’ con Sanches, che di testa insacca un assist di Kristensen. Insomma, i fantasmi delle prime tre giornate vengono subito spazzati via dai giallorossi, che poi colpiscono anche un palo con Paredes (direttamente da calcio d’angolo) e piazzano il tris su una combinazione Lukaku-Cristante, con l’autorete di Grassi nel tentativo di salvare in extremis. Tra il secondo e il terzo gol, però, la squadra di Mourinho abbassa di molto i giri e allora l’Empoli prova anche a costruire qualcosa, anche se poi arrivano solo un paio di tentativi da fuori di Cambiaghi (a cui fa poi seguito un tiro di Bereszynski). Francamente troppo poco, anche perché la differenza di qualità in campo è troppo alta. Kristensen stavolta gira a dovere, Lukaku di sponda è una manna dal cielo per gli inserimenti da dietro e Llorente gestisce bene la difesa al posto di Smalling.

LA GOLEADA — Poi Mou lascia a riposo Sanches (dentro Bove), Zanetti prova a cambiare qualcosa con Ismajli e Bastoni. Ma la musica resta la stessa, con la magia di Dybala dopo appena dieci minuti della ripresa che manda in estasi l’Olimpico. Poi dal sinistro della Joya arriva un’altra pennellata d’arte, su punizione, ma stavolta è la traversa a negare all’argentino la tripletta. Insomma, di fatto continua ad esserci una sola squadra in campo, anche se poi prima un colpo di testa di Caputo (parato) e poi un tiro di Baldanzi da fuori (palo) mettono i brividi a Rui Patricio. Ma con 4 gol di vantaggio, il ritmo giallorosso inevitabilmente cala e la scossa arriva solo dalla curva (al 26’), quando appare il nuovo striscione dei Fedayn (ora Gruppo Quadraro), dopo il furto di quello storico da parte degli ultrà serbi della Stella Rossa. Prima della fine, però, la Roma torna ad alzare i giri del motore e c’è ancora spazio per il 5-0 di Cristante (staffilata da 20 metri sotto l’incrocio), per il gol più atteso di tutti, quello di Lukaku (su una ripartenza ben gestita da Belotti) e per il 7-0 di Mancini (di testa, su assist di tacco di Cristante). Finisce così, ora lo Sheriff in Europa League. Mentre la panchina di Zanetti, ancora a zero punti dopo quattro giornate (con nessun gol fatti e 12 subiti), è a serio rischio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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18/09/2023 23:20

Come corre il Torino: super Radonjic abbatte la Salernitana



Gara a senso unico, con la squadra di Juric che domina sin dall'inizio e segna prima con
Buongiorno e poi due volte col serbo che si vede annullare anche una rete per fuorigioco


Mario Pagliara

A Salerno si è sbloccato il campionato del Toro: demolisce la Salernitana con un 3-0 maturato dopo appena cinquanta minuti. E il Toro ora prende l’ascensore in classifica: questa notte, la squadra di Juric si addormenta al quinto posto in condominio con il Napoli, il Frosinone e la Fiorentina. Domenica ospiterà la Roma, che affronterà guardandola dall’alto forte dei tre punti di vantaggio. Oltre il risultato e il gioco, migliorato nettamente nella ripresa, Juric ha ritrovato un Radonjic superlativo: segna una doppietta (e il terzo gli viene annullato per fuorigioco) dopo lo splendido gol che prima della sosta aveva messo k.o. il Genoa. Sousa, invece, riparte dopo la sosta con un mucchio di problemi in più: la prima vittoria stagionale non arriva (è alla seconda sconfitta di fila), ma da questa sera non filtrano segnali incoraggianti in vista del prosieguo del campionato. Senza Dia e Coulibaly la Salernitana ha un gap di qualità vistoso in questo campionato, e anche tutto il resto intorno fa accendere una serie di spie preoccupanti. Il presidente Iervolino valuterà nelle prossime ore se inviare la squadra in ritiro.

CUORE BUONGIO — C’è un vecchio adagio che non fallisce mai: dove non si riesce ad arrivare con il gioco, si può arrivare con il cuore. Il grande cuore è quello di Alessandro Buongiorno, il ragazzo cresciuto al Filadelfia e fatto in casa, capitano morale e del futuro del Toro (oggi la fascia è sul braccio del senatore Rodriguez). Al quarto d’ora, il coraggio di “Buongio” mortifica il buon avvio della Salernitana sul piano del gioco. Il tiro dalla bandierina nasce da una conclusione di Radonjic deviata da Lovato. Lazaro pennella l’angolo al centro dell’area, il colpo di testa di Zapata è intercettato ancora da Lovato che offre un assist involontario per Buongiorno (tenuto in gioco da Bohinen). Di sinistro il ragazzo entrato nel settore giovanile del Torino quando aveva sei anni e mezzo infila il secondo gol in Serie A (entrambi in trasferta: il primo il 3 maggio a Genova in casa della Sampdoria). Buongiorno festeggia sotto gli occhi di Salvatore Russo, uno dei collaboratori del c.t. Spalletti arrivato all’Arechi per lui.

IL BIS DI RADONJIC — Dia è tornato a Salerno e si guarda la partita dalla tribuna. Accanto al presidente della Salernitana, Iervolino, c’è Flavio Briatore. I granata di casa sono costretti ad inseguire, dopo aver interpretato leggermente meglio sul piano del gioco l’avvio di partita e dopo aver sfiorato di mettere una ruota avanti al decimo con Candreva: tiro a giro ribattuto in tuffo da Milinkovic. Juric schiera il Toro con un solo centravanti (Zapata), lancia Seck al posto di Vlasic perso al mattino, a Salerno, a causa di una violenta gastroenterite. Nell’undici del Toro c’è soprattutto Radonjic, reduce dallo splendido gol prima della sosta contro il Genoa. E dopo l’occasione di Mazzocchi (33’: di un soffio fuori), è proprio Radonjic a firmare il bis a distanza di due settimane: controllo perfetto al limite dell’area su invito di Seck, tiro a giro calibrato al millimetro imprendibile per Ochoa. Allo scadere del primo tempo, Cabral prova a riaprire la sfida fermandosi sul palo, poi sulla ribattuta Botheim spara incredibilmente in curva con la porta spalancata. All’intervallo, Juric è avanti due a zero su Sousa.

GARA CHIUSA — Il Toro riparte nella ripresa sul doppio vantaggio: la sensazione è che abbia prodotto la massima resa quasi con il minimo sforzo. Perché, forse, sono maggiori i demeriti della squadra di Sousa rispetto ai meriti dell’undici di Juric. E, infatti, in avvio di ripresa un altro errore di reparto (tra centrocampo e difesa) dei campani spalanca un’autostrada per Bellanova (lanciato da Seck). L’assist è preciso per Radonjic che al centro dell’area piazza la doppietta: al quinto minuto, Toro avanti di tre gol. E la partita è virtualmente chiusa. Con il risultato in cassaforte, il gioco del Toro si scioglie e sale nettamente di livello. Il Toro accompagna la gara verso la conclusione con un buon palleggio, trova il poker ancora con Radonjic (ma è annullato per il fuorigioco del serbo) e alla fine può fare festa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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18/09/2023 23:30

Il Bologna è sciupone,
Montipò para tutto e salva il Verona:
finisce 0-0

Meglio i padroni di casa nel primo tempo,
ripresa tutta rossoblù con tante occasioni da gol per gli ospiti,
sempre respinte dal portiere dei veneti


Vincenzo Di Schiavi


Il pari rende piacevole soprattutto la classifica del Verona. I veneti agganciano il gruppone a 7 punti, il Bologna è due gradini sotto, vista l’incapacità di concretizzare un secondo tempo di ottime trame. Nel primo però meglio i padroni di casa e allora lo 0-0 non fa torto a nessuno.

TRAME — Quello di Motta sembra più un tridente: Karlsson e Ndoye sono altissimi, in linea con Zirkzee. L’Hellas cerca subito la profondità con i lanci dei difensori e palleggia meglio dei rossoblù che scontano ritardi importanti a centrocampo. Il destro di Hongla è impreciso, ma scalda il Bentegodi. Il Bologna risponde con una discesa e destro di Ndoye, i gialloblù però hanno più gamba e sono abili a recuperare palla e a ribaltare in fretta. Alla mezzora l’urlo Hellas resta strozzato in gola: angolo, testa di Folorunsho, Hien trova il tocco vincente ma Bonazzoli è in fuorigioco attivo. Doig viene colpito duro e lascia il posto a Lazovic, niente cambia a livello tattico. Gialloblù più aggressivi, poi il gran destro di Karlsson su cui Montipò si supera, fa capire che il Bologna avrebbe le armi per colpire ma non ad intensità così bassa. Baroni furioso per un fallo su Bonazzoli si prende un giallo per proteste, poi si va a bere il the. Nulla di trascendentale, però meglio il Verona.

RIPRESA ROSSOBLÙ — Nel secondo tempo Ngonge si crea con tenacia un sinistro a giro che va alto, poi lievita Karlsson che prova a scuotere il Bologna. I rossoblù guadagnano campo col possesso, un destro velenoso dell’esterno olandese trova pronto Montipò. L’Hellas non ha più la “garra” del primo tempo, Karlsson spostato a destra diventa una spina nel fianco poi però Motta lo toglie (perché?) per Orsolini. Dentro anche Posch per De Silvestri. Baroni risponde con Djuric e Terracciano per Bonazzoli e Terracciano. Cambi finiti per il Verona. Un bel problema perché Dawidowicz e Magnani non stanno più in piedi. Bologna padrone del campo: un tacco splendido di Zirkzee mette Ndoye davanti alla porta ma l’esterno si divora il vantaggio calciando su Montipò. L’Hellas è tutto cuore e sofferenza. Motta inserisce Fabbian sperando nel colpo da biliardo visto col Cagliari. Dentro anche Moro e Calafiori. Gli ospiti spingono, Orsolini e Fabbian di testa bruciano due buone occasioni. Finisce 0-0.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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19/09/2023 08:45

SERIE A 2023/2023 4ª Giornata (4ª di Andata)

16/09/2023
Juventus - Lazio 3-1
Inter - Milan 5-1
Genoa - Napoli 2-2
17/09/2023
Cagliari - Udinese 0-0
Forosinone - Sassuolo 4-2
Monza - Lecce 1-1
Fiorentina - Atalanta 3-2
Roma - Empoli 7-0
18/09/2023
Salernitana - Torino 0-3
Verona - Bologna 0-0

Classifica
1) Inter punti 12;
2) Juventus punti 10;
3) Milan punti 9;
4) Lecce punti 8;
5) Napoli, Frosinone, Torino, Fiorentina e Verona punti 7;
10) Atalanta punti 6;
11) Bologna punti 5;
12) Roma, Genoa e Monza punti 4;
15) Lazio, Udinese e Sassuolo punti 3;
18) Cagliari e Salernitana punti 2;
20) Empoli punti 0.

(gazzetta.it)
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23/09/2023 13:14

Cabral risponde a Romagnoli, è 1-1 tra Salernitana e Frosinone




Quarto risultato utile consecutivo per i ciociari,
Sousa rinvia nuovamente l'appuntamento con la prima vittoria in campionato


Matteo Pierelli

Un gol per tempo e la sfida tra Salernitana e Frosinone finisce in parità. Un risultato giusto, che sta bene alla squadra di Di Francesco, al terzo risultato utile di fila, mentre la Salernitana manca ancora l’appuntamento con la vittoria. Alla rete nel primo tempo di Romagnoli, ha risposto Cabral nella ripresa che se non altro ha evitato ai suoi una sconfitta che sarebbe stata pesantissima. La squadra di Paulo Sousa ha giocato un primo tempo deludente, ma ha mostrato una bella rezione nella ripresa contro un Frosinone che ha giocato a viso aperto fino alla fine.

LA CHIAVE — Paulo Sousa, ancora privo di Dia (dovrebbe tornare a Empoli mercoledì), lascia in panchina Bohinen e Legowski, al loro posto Maggiore e Martegani. Dall’altra parte Di Francesco lascia fuori Baez e butta dentro Brescianini. La Salernitana parte meglio ma è sfortunata: Cabral dopo dieci minuti prende in pieno la traversa con uno splendido destro in diagonale. Ma il Frosinone alla prima occasione passa in vantaggio: cross di Marchizza dalla sinistra, Romagnoli salta di testa fra Pirola e Lovato e mette la palla all’angolino. La rete subita stordisce la Salernitana, incapace di reagire. E’ come se la squadra di Paulo Sousa fosse bloccata. Così il Frosinone prende campo e i padroni di casa rischiano di prendere il secondo gol: Caso segnerebbe pure, ma il suo gol al 17’ viene annullato per fuorigioco. E al 24’ è Ochoa a salvare i suoi con una bella respinta di Cheddira che ha colpito di testa in mezzo all’area, con la difesa di casa immobile. Da lì in avanti la Salernitana cerca di sfruttare le corsie laterali, ma senza costrutto: a parte una conclusione di Candreva facilmente controllata da Turati, i campani non si vedono.


REAZIONE — Nella ripresa il pubblico di casa cerca di spingere i giocatori granata che in effetti fanno subito vedere di metterci qualcosa in più. Candreva ci prova con una grande girata al 51’ e subito dopo, su azione da calcio d’angolo battuto dallo stesso Candreva, la palla arriva a Cabral che con un diagonale preciso infila Turati. L’1-1 gasa la squadra di Paulo Sousa: Turati è bravissimo a salvarsi sul tiro di Maggiore deviato da Barrenechea. Poi il portiere del Frosinone dice di no anche al nuovo entrato Ikwuemesi che nel finale manca per poco il tap in vincente. Ma forse per il Frosinone sarebbe stata una punizione troppo pesante per quanto visto nei 90 minuti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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23/09/2023 13:23

Estasi Lecce, batte 1-0 il Genoa e scavalca la Juve: è secondo da solo!



I salentini collezionano occasioni e sfondano all'83' grazie a un tiro da fuori di Oudin.
Liguri in 10 dal 36' per l'espulsione di Martin


Francesco Calvi

La vetta della classifica dista appena un punto, lo score stagionale segna tre vittorie e due pareggi. Al Via del Mare il Lecce di Roberto D’Aversa conquista il terzo successo interno consecutivo, grazie all’1-0 contro il Genoa nell’anticipo della quinta giornata. Per i liguri è fatale l’espulsione di Martin, fuori al 36’ per doppia ammonizione provocata da Almqvist, mentre i giallorossi esultano grazie all’ennesima invenzione di Remi Oudin, al debutto stagionale, acquistato in estate dopo il prestito dell’ultimo anno. Il francese aveva salutato il Lecce con un golazo contro il Bologna nell’ultima giornata del 2022-2023. Si è ripresentato allo stesso modo, dopo il trasferimento a titolo definitivo negli ultimi giorni di mercato.

L’INGENUITÀ DI MARTIN — Senza lo squalificato Baschirotto e l’infortunato Banda, D’Aversa schiera Touba titolare e rilancia Strefezza dall’inizio. Nella prima mezz’ora i salentini dominano sul piano del gioco, trascinati dai guizzi di Almqvist e dello stesso Strefezza sulle fasce. Al 9’, Gilardino deve fare già i conti con due ammoniti: De Winter sulla corsia di destra, Martin dall’altra parte. I giallorossi sprecano un paio di chance con il solito Krstovic, il Genoa non demorde e al 32’ crea la prima, vera occasione da gol: Gudmundsson entra in area palla al piede, cerca la porta ma Touba lo ostacola e devia in corner. Proprio nel momento migliore dei rossoblú, Martin si lascia nuovamente sfuggire Almqvist e rimedia il secondo giallo per gioco scorretto. Prima dell’intervallo un’incornata di Krstovic si spegne a pochi centimetri dalla porta difesa da Martinez, il primo tempo si chiude sullo 0-0 nonostante la superiorità numerica.

LA RIPRESA — Al rientro in campo, il Genoa corre ai ripari: dentro Vazquez per De Winter, Gilardino passa alla difesa a tre. Il Lecce cerca però con determinazione il vantaggio: ci va vicino con Almqvist - tiro di poco alto con una conclusione dal limite dell’area - e con una rovesciata di Krstovic al 62’. D’Aversa inserisce Dorgu e Oudin al posto di Gallo e Rafia, passa al 4-2-3-1 e punta forte sulle qualità di Almqvist, bravo a creare superiorità numerica e di nuovo pericoloso in due occasioni. II Genoa si ritrova schiacciato nella propria metà campo, eppure all’80’ la sua porta è ancora inviolata. I salentini si giocano il tutto per tutto e, nel finale, optano per il 4-2-4: Piccoli affianca Krstovic al centro dell’attacco, Sansone debutta al posto di Strefezza. La mossa è rischiosa, ma porta i frutti sperati: il Lecce preme sull’acceleratore e all’83’ Oudin, alla prima presenza stagionale, sigla l’1-0 con un tiro dalla distanza leggermente deviato da Frendrup. Nel finale il Genoa è stanco ma non si arrende e tenta di pareggiare con Puscas e Malinovskyi. Il Lecce non molla e, al triplice fischio, sogna ad occhi aperti: il match finisce 1-0 e, almeno per una notte, il club di Sticchi Damiani sarà secondo in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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24/09/2023 01:15

Al Milan basta un guizzo di Leao: 1-0 al Verona e Inter presa in vetta



Tre punti fondamentali per i rossoneri
dopo il tracollo nel derby e lo 0-0 con il Newcastle:
decide un gol del portoghese a inizio gara


Marco Pasotto

La partita della redenzione è arrivata subito. Il Milan che si libera del Verona e torna alla vittoria dopo lo sprofondo stracittadino e i rimpianti di Champions, lo fa sotto il segno di Leao. Che Pioli, vista l’assenza simultanea di Calabria ed Hernandez, ha pure promosso capitano.

Diciamo qualcosa che galleggia tra consegne di responsabilità, difesa del ragazzo dalle critiche e anzianità aziendale. Rafa ha deciso una partita complessa per Pioli, costretto dalle esigenze di infermeria a tornare alla difesa a tre. Un primo tempo filato via per lo più liscio, una ripresa decisamente più complicata, trascorsa sotto la spinta di un Verona che ha sempre cercato di giocarsela a viso aperto. Più pressione che occasioni vere e proprie, in realtà, per i gialloblù. Il fortino rossonero alla fine ha retto, mantenendo una tradizione che non ha mai visto l’Hellas vincente al Meazza nella sua storia. Match iniziato con 25 minuti di ritardo a causa di un nubifragio con grandine che ha parzialmente imbiancato il prato. Milan con il lutto al braccio per la scomparsa di Lodetti.

LE SCELTE — Pioli per individuare l’undici di partenza non si è limitato a far girare due o tre uomini, ma ha cambiato proprio l’impalcatura intervenendo tatticamente. Un turnover in realtà obbligato, come confermato dal tecnico nel prepartita, dal momento che Calabria ed Hernandez – contusioni muscolari per entrambi - non sono andati nemmeno in panchina. Assenze che in difesa si sono aggiunte a quella di Kalulu, scorticando il reparto. E allora – oltre a Sportiello fra i pali - dentro Musah a destra e Florenzi a sinistra nell’ambito di un nuovo 3-4-3 – anche in questo caso una necessità, più che una scelta - con una linea difensiva che ha visto il ritorno di Kjaer, affiancato da Thiaw e Tomori. Krunic e Reijnders interni di centrocampo e il “PuGiLe” davanti: dentro Pulisic, Giroud e Leao, Olivier riposerà un’altra volta. Baroni nel suo 3-5-2 ha tenuto in panca sia Djuric che Bonazzoli, affidando l’attacco a Ngonge e Lazovic, alla prima stagionale da titolare.

SPINTA — Di rifornimenti, però, là davanti l’Hellas ne ha messi a disposizione pochi, anche perché i veneti si sono trovati davanti un Milan in formato Newcastle: aggressività spinta, molta verticalità e ricerca veloce della porta avversaria. In più, il 3-4-3 ha liberato la spinta delle ali, che non si sono fatte pregare: sia Musah – al debutto da titolare in rossonero - che Florenzi hanno martellato a turno con efficacia, tenendo abbastanza bassi Faraoni e Terracciano. Un 3-4-3 in realtà spesso più tendente al 3-4-2-1, dal momento che Pulisic, in particolare, ha agito molto dentro il campo, svuotando la corsia destra a beneficio delle incursioni di Musah. Dall’altra parte Leao ha alternato movimenti da esterno puro, alla maniera classica, con inserimenti centrali. Come in occasione del gol. Minuto numero 8: Pulisic ha rubato palla a Hien – posizione di campo centralissima – e Giroud ha servito di prima Leao nello spazio: sgasata verso la porta di Montipò, infilandosi tra Magnani e Dawidowicz, e palla in buca col portiere in uscita. Tutti a fargli festa intorno: una liberazione.

RIFORNIMENTI — Bisogna dire che il Verona dopo il gol non ha cambiato atteggiamento. Ha provato a giocarsela fin dall’inizio, e ha proseguito con lo stesso copione. Il problema? Mancanza di lucidità e precisione all’altezza della trequarti, dove si è inesorabilmente smarrita la maggior parte dei palloni. Da qui l’assenza di rifornimenti per le punte. Sull’unica vera occasione veneta – testa di Folorunsho a pochi passi dalla porta -, Sportiello non ha fatto rimpiangere Maignan con una smanacciata decisamente complicata. Riflesso notevole e applauso liberatorio di San Siro: “evviva, abbiamo un vice Mike all’altezza”. Nella ripresa Baroni ha cercato di aumentare la potenza offensiva – dentro Bonazzoli, fuori Faraoni, con Lazovic dirottato in fascia – e i gialloblù in effetti hanno alzato il baricentro di diversi metri, schiacciando il Milan negli ultimi venti metri, culminati in una girata al volo di Bonazzoli (11’) fra le braccia di Sportiello. Al 20’ ennesima tegola sulla testa di Pioli: bandiera bianca per Krunic (guaio muscolare, sensazioni non belle), dentro Loftus-Cheek, ma anche Jovic per Giroud. Un secondo tempo di sofferenza per il Diavolo, che non è più riuscito ad aprire le ali e ha smarrito la verve di Pulisic, ma ha trovato la bella notizia dell’esordio in prima squadra di Bartesaghi – al posto di Florenzi alla mezzora -, Primavera aggregato ai grandi da questa estate. La pressione veneta però alla fine non ha portato pericoli particolari alla porta rossonera. Diciamo che il Milan, stanco dall’impegno di coppa, ha dovuto fare di necessità virtù: via in ripartenza, ma anche stavolta si deve mangiare le mani sottoporta. Pulisic e Musah si sono visti murare due ottime occasioni da Montipò. Sarebbe stato il gol che avrebbe chiuso i conti, cancellando gli ultimi minuti di sofferenza.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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24/09/2023 01:20

Juve horror! Follie di Szczesny e Gatti,
Berardi fa il genio e il Sassuolo vince 4-2

Il portiere regala due reti ai neroverdi, il difensore fa harakiri.
Ad Allegri non bastano un autogol e un centro del solito Chiesa.
Vlahovic, sostituzione e polemica


Filippo Cornacchia


Altro che trascorrere la notte in testa alla classifica in attesa dell’Inter. La Juventus frena di brutto a Reggio Emilia, battuta per 4 a 2 dal Sassuolo. Prima sconfitta stagionale per i bianconeri, che fanno molto più che un passo indietro rispetto alle ultime uscite. Il solito Chiesa, ancora in gol, non basta a evitare una disfatta arrivata dopo una serie incredibile di papere (Szczesny sul primo gol), dormite (Danilo sulla rete di Berardi e su quella di Pinamonti) e distrazioni fantozziane, come l’autogol finale di Gatti. E domani i nerazzurri, se vincono a Empoli, possono scappare a più 5 sulla Juve.

UNO-DUE SASSUOLO — Allegri conferma la stessa formazione della vittoria contro la Lazio. La Juventus parte aggressiva e propositiva, spinta dalla voglia di Chiesa, però prima del quarto d’ora viene gelata dal Sassuolo. Laurienté ci prova da fuori area senza troppe pretese, ma Szczesny pasticcia. La papera del portiere polacco, che in modo goffo respinge la palla nella propria rete, porta in vantaggio gli emiliani. Inizialmente i bianconeri sembrano subire il colpo, ma poi nel giro di dieci minuti (22’ p.t.) riescono a rimettere in equilibrio la gara. Chiesa crossa dalla sinistra e Vina, nel tentativo di anticipare McKennie, fa autogol. Il pareggio non sblocca la Juventus, che fatica a salire di giri e di idee. Così alla seconda occasione (41’ p.t.) Domenico Berardi, il più atteso dopo il corteggiamento estivo della Signora, punisce Szczesny con un sinistro telecomandato dei suoi. Gol bellissimo, ma l’azione è viziata da una dormita generale dei bianconeri: Gatti sbaglia in impostazione e Danilo lascia prendere la mira a Berardi senza opporre resistenza.

NON BASTA CHIESA — Eppure a inizio ripresa è ancora il Sassuolo ad essere più pericoloso, spinto da un Berardi ispiratissimo. L’azzurro, dopo aver rischiato il cartellino rosso per un fallo su Bremer, inizia a pennellare per Laurienté, che però spreca. La Juventus, scampato il pericolo, prende coraggio. Ma prima Vlahovic non concretizza da buona posizione (diagonale fuori di poco) e poi viene sostituito da Allegri. Al suo posto entra Kean e il serbo rientra in panchina arrabbiato. Un minuto dopo (32’ s.t.) Chiesa, imbeccato in area di Fagioli, trova il 2-2 di prepotenza, con un tiro rabbioso, e va a esultare in panchina con Vlahovic. Sembra la riscossa, invece si rivela un’illusione perché pochi minuti dopo (38’ s.t.) la Juventus si riaddormenta e il Sassuolo fa 3-2 con un colpo di testa ravvicinato di Pinamonti. La traversa, nel recupero, nega la rete a Defrel, ma poi ci pensa Gatti con un autogol da “Paperissima” in coabitazione con Szczesny a fissare il risultato sul 4-2.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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24/09/2023 01:25

Gagliardini risponde a Immobile,
un bel Monza frena la Lazio.
E i tifosi contestano



Biancocelesti in vantaggio grazie al rigore del capitano (che prende anche un palo),
poi il pareggio degli uomini di Palladino che controllano la gara fino alla fine


Nicola Berardino

Non basta il ritorno al gol di Ciro Immobile (era a secco dalla prima, a Lecce) per condurre la Lazio alla prima vittoria interna. Il bomber segna al 12’ del primo tempo su rigore e la gara sembra potersi mettere in discesa per la squadra di Sarri. Ma il Monza sa risalire la corrente per meritarsi fino in fondo il punto dell’Olimpico dopo avere centrato il pareggio già prima dell’intervallo con Gagliardini (primo gol extra Colpani). La squadra di Palladino non si limita a contenere e cerca l’exploit contro una Lazio con troppe pause e probabilmente ancora con le scorie della sfida con l’Atletico Madrid. Un palo di Immobile nella ripresa racchiude i rimpianti dei biancocelesti, contestati al termine sotto la curva.

GAGLIARDINI REPLICA A IMMOBILE — Sarri opera quattro cambi sulla formazione che ha pareggiato contro l’Atletico Madrid. In difesa torna Hysaj con Marusic che si sposta sulla fascia destra. In regia si rivede Cataldi. Prima volta da titolari per Guendouzi e Isaksen: Kamada e Felipe Anderson partono dalla panchina. Palladino ritrova Di Gregorio tra i pali. In difesa entra A. Carboni al posto dello squalificato Caldirola. Novità a centrocampo con l’innesto di Kyriakopoulos (Birindelli in panchina). Nella trequarti Mota Carvalho rileva l’infortunato Caprari. Subito al tiro il Monza: Provedel para il tentativo di Ciurria. Replica laziale: Di Gregorio anticipa Zaccagni. Ancora la squadra di Palladino al tiro: Colombo calcia alto. Incursione di Zaccagni che viene atterrato in area da Ciurria. Abisso non ha dubbi nel decretare il rigore. Al 12’ Immobile dal dischetto porta in vantaggio la Lazio. Dai quaranta mila dell’Olimpico cori per festeggiare il ritorno al gol del capitano biancoceleste dopo tre giornate. Al 18’ il Monza va a segno, ma Dani Mota è in fuorigioco. Al 23’, impreciso un colpo di testa di Ciurria. Il Monza affila la manovra, la Lazio controlla per verticalizzare appena possibile, soprattutto sulla sinistra. Pressing a tutto campo dei biancocelesti. Partita molto dinamica sui due fronti. Al 36’ il Monza pareggia con Gagliardini che colpisce su traversone dalla destra di Ciurria con la difesa biancoceleste in controtempo. Riparte la Lazio avanzando il baricentro del gioco. La formazione di Palladino fa valere le sue doti in fase di palleggio e si rende pericolosa con un’incornata di Dani Mota (fuori). All’intervallo sull’1-1.

SOLO UN PALO — Nel secondo tempo la Lazio prova ad alzare il ritmo. Parabola di Zaccagni fuori bersaglio. Si rilancia il Monza: fiondata di Gagliardini a lato. Sul fondo una bordata di Luis Alberto. Al 10’ Sarri effettua tre sostituzioni: Pellegrini, Vecino e Felipe Anderson al posto di Hysaj, Guendouzi e Isaksen. Al 12’, palo di Immobile. Alto un colpo di testa di Vecino. Risponde Colombo con una capocciata che scivola sul fondo. La gara riprende la via del primo tempo: si gioca a tutto campo. Monza in guardia ma sempre pronto a verticalizzare. Al 24’ Palladino opta per due cambi: D’Ambrosio e Vignato per Izzo e Dani Mota. Provedel respinge su Colpani. Monza sempre più sicuro nelle sue trame. Provedel devia in angolo una botta di Kyriakopoulos. Al 31’ segna il Monza con Carboni che però viene ritenuto in fuorigioco. Sarri inserisce Rovella e Pedro per Cataldi e Zaccagni. Palladino si copre innestando Birindelli al posto di Ciurria. La Lazio non riesce ad avere continuità e il Monza sprizza energie. Al 39’ Palladino dà spazio all’ex Akpa Akpro e a Maric per Colpani e Colombo. Di Gregorio ferma Immobile in area. Cinque minuti di recupero. La Lazio si lancia in attacco ma non riesce a trovare l’acuto vincente ed esce tra i fischi assordanti dell’Olimpico.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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24/09/2023 15:47

Capolavoro Dimarco: l'Inter vince 1-0 a Empoli e resta prima da sola

Una prodezza dalla distanza dell'esterno regala i tre punti che
permettono ai nerazzurri di rimanere a punteggio pieno,
tenere a bada il Milan e riprendersi la vetta della classifica in solitaria.
Toscani inchiodati a zero punti


Andrea Ramazzotti


Quinta vittoria nelle prime cinque giornate di campionato per l'Inter che resta sola in testa alla classifica, a +3 sul Milan e a +5 sulla Juve. Un primo tentativo di fuga per Inzaghi che alla Computer Gross Arena si impone di misura grazie a un eurogol di Dimarco a inizio ripresa. Successo meritato nei numeri quello dei nerazzurri (23-7 le conclusioni, 6-1 quelle nello specchio, 62% di possesso), ma la prestazione non è roboante come quella di sabato scorso nel derby. Forse Lautaro e compagni risentono della stanchezza psicologica della Champions e non brillano, ma conquistano i tre punti in un match "sporco" e insidioso, di quelli che alla lunga possono fare la differenza in chiave scudetto. Il cammino è lungo, ma la strada imboccata sembra essere quella giusta. Quinto ko di fila invece per i toscani ai quali per ora non basta il cambio in panchina, con Andreazzoli al posto di Zanetti: qualche guizzo gli azzurri lo mostrano, ma per fermare questa Inter che ha la miglior difesa del torneo ci voleva ben altro. Mai nessuno nella storia della Serie A era partito senza fare punti e segnare gol nelle prime 5 giornate. Non un segnale incoraggiante.

PRIMO TEMPO — Andreazzoli deve rinunciare a Caputo, fermato da un problema al polpaccio, e lo sostituisce con l'esordiente Sphendi che compone un tridente con Baldanzi a destra e Cambiaghi a sinistra. A centrocampo prima da titolare anche per l'ex juventino Ranocchia, che è uno dei 6 cambi rispetto al ko per 7-0 contro la Roma, costato il posto a Zanetti. Sei sono anche gli avvicendamenti di Inzaghi dopo il match di Champions di mercoledì: Frattesi parte per la prima volta nell'undici iniziale (al posto di Barella), ma rispetto all'1-1 contro la Real Sociedad le novità dal 1' sono pure Darmian, Acerbi, Calhanoglu, Dimarco e Thuram. L'Inter ha fiducia, vuole continuare la striscia di vittorie in A e lo dimostra prendendo in mano le redini del match. Una manciata di secondi e i nerazzurri attaccano subito la profondità con Dimarco per Thuram che appoggia per Calhanoglu e poi per il tiro alto di Mkhitaryan. Un minuto più tardi è Calhanoglu a pescare lo scatto del francese, passaggio a Frattesi e conclusione alta. L'Inter mette le tende nella metà campo empolese grazie all'ottima regia del recuperato Calhanoglu, mai pressato dagli avversari, e allo sviluppo sugli esterni, così ci vuole un salvataggio sulla linea di Ismajli per negare la gioia del gol al colpo di testa di Darmian. Ci prova anche Dimarco da fuori, ma Berisha risponde, poi il turco spara alto dal limite. Il primo quarto d'ora è un monologo, poi però gli azzurri iniziano a prendere le contromisure e, siccome il giro palla dei vice campioni d'Europa perde in rapidità, Berisha può respirare. Almeno fino al gol annullato a Thuram per fuorigioco e alla parata che il portiere albanese fa in uscita per stoppare Frattesi, lanciato da Calhanoglu. L'Inter è più allungata, non riesce a velocizzare la manovra come all'inizio e ha poco dialogo tra i due attaccanti perché Lautaro ha le batterie scariche, così l'Empoli, con il suo 4-3-3, riesce a difendersi e rientra negli spogliatoi sullo 0-0.

RIPRESA — L'Empoli inizia bene con un tiro a lato di Shpendi, ma perde per infortunio Ismajli e il sostituto Walukievicz non ha neppure il tempo di entrare in campo che gli uomini di Inzaghi passano in vantaggio: corner di Calhanoglu, respinta di Ranocchia e spettacolare sinistro da fuori area di Dimarco con la palla che si insacca all'incrocio dei pali. L'Inter è più tranquilla e gioca più sciolta sfiorando il raddoppio con Thuram, il cui tiro è deviato in angolo da Walukievicz. I toscani si scuotono un po' e con un'incursione Baldanzi si procurano una punizione pericolosa costringendo al giallo Bastoni. Il calcio piazzato battuto da Ranocchia costringe alla prima parata del pomeriggio Sommer. Andreazzoli sostituisce Ranocchia e Marin con Grassi e Fazzini nella speranza di dare più verve in mezzo, Inzaghi risponde con Barella, Arnautovic e De Vrij per Frattesi, Lautaro e Bastoni. L'Inter cerca di controllare tenendo la palla, l'Empoli punge con qualche fiammata e il match resta gradevole. Thuram va vicino al gol-fotocopia del derby, ma stavolta il suo destro a giro non si insacca all'incrocio dei pali. I due tecnici fanno le ultime mosse: offensive quelle di Andreazzoli, che con Cancellieri e Destro per Shpendi e Cambiaghi ordina un pressing alto, conservative quelle di Inzaghi che con Sanchez per Thuram e Carlos Augusto per Dimarco vuole amministrare e dare forze fresche. I toscani ci provano fino alla fine e qualche pericolo lo creano perché gli avversari finiscono in dieci complice l'infortunio a una coscia di Arnautovic, ma al triplice fischio di Marcenaro l'Inter sorride e allunga in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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24/09/2023 22:14

Lookman+Pasalic: un gol per tempo e l'Atalanta batte il Cagliari



Primo tempo dominato dalla Dea, a segno al 33' con l'inglese su assist di De Ketelaere.
Nella ripresa i sardi crescono senza trovare il pari e il croato chiude i conti al 76'


Andrea Elefante

Era diventato un tabù, il Gewiss sta tornando fortino per l’Atalanta: tre partite (due di campionato e una di Europa League) e tre vittorie - in Serie A sono quattro di fila - con sette gol segnati e nessuno subito. Destino opposto a quello del Cagliari, che in campionato non vince da dieci partite e alla casella gol segnati resta fermo a quota uno. Troppo poco per avere una classifica meno preoccupante e, oggi, per dare pensiero a una Dea scintillante nel primo tempo con i guizzi e la qualità di Koopmeiners, De Ketelaere e Lookman, e solida nella ripresa, quando c’è stato da soffrire, senza accusare il turnover scelto in corsa da Gasperini.

LE SCELTE — Gasperini, come annunciato, riduce al minimo il turnover rispetto alla gara di giovedì in Europa League: riposa Toloi, con Scalvini al suo posto da centrale destro e Koopmeiners torna ad occupare una posizione più avanzata, teoricamente a destra nel tridente completato da De Ketelaere e Lookman, ma in realtà libero di muoversi su tutta la fascia come sempre, con Muriel di nuovo inizialmente in panchina. Ranieri ha molti assenti e non rischia dall’inizio il recuperato Petagna: nella coppia offensiva del 3-5-2 c’è Shomurodov con Luvumbo. Nandez fa l’esterno destro, a sinistra Azzi e non Augello, con Deiola confermato mezzala.


PRIMO TEMPO — Copione previsto: Atalanta martellante e Cagliari chiuso, alla ricerca di profondità in ripartenza, puntando sulla velocità di Luvumbo. Che però viene chiuso sempre bene dai centrali nerazzurri, come Shomurodov, che ha solo una chance, al 14’, con un colpo di testa sul primo palo, fuori di poco, sul cross dalla destra di Nandez. Il resto è solo Atalanta, con un feeling sempre crescente della coppia Lookman-De Ketelaere. Due occasioni per il nigeriano nei primi dieci minuti - la seconda con una combinazione con il belga avviata da un doppio reciproco colpo di tacco - una enorme al 12’ per l’ex milanista, che si “beve” Dossena e viene fermato solo da un ottimo Radunovic. Il portiere del Cagliari al 26’deve ringraziare la traversa, che respinge Lookman dopo straordinaria sterzata e doppio dribbling per presentarsi davanti al portiere e al 37’ eviterà il 2-0 allungando il braccio e respingendo di polso un gran sinistro. Ma nulla aveva potuto fare 4’ prima, sul gol dell’1-0: ennesima sventagliata di Koopmeiners che trova alle spalle di Dossena un altro inserimento di De Ketelaere, che firma il suo secondo assist in campionato, mostrando la porta a Lookman su cui Nandez cerca un inutile recupero.


SECONDO TEMPO — Ranieri smonta l’assetto del primo tempo e passa a un 4-4-2 che per una decina di minuti toglie qualche sicurezza all’Atalanta, ma non aggiunge pericolosità al Cagliari, al di là di una diversa occupazione della metà campo nerazzurra. Luvumbo, già ammonito, rischia il rosso cercando un contatto in area con De Roon che non viene valutato da rigore. Anche Gasperini modifica l’assetto quando sceglie il turnover per la coppia offensiva titolare, accettando la partita a scacchi con Ranieri. E al 31’ le sue scelte gli danno ragione perché Pasalic, anche stavolta usato da centravanti, avvia e chiude con un sinistro chirurgico l’azione del 2-0. L’assist è di Muriel, che era entrato 7’ prima del croato. A quel punto l’unico brivido per la Dea è per una traversa di Oristanio, che Ranieri aveva aggiunto cercando una trazione offensiva maggiore. Ma non sufficiente, anche stavolta, per fare pace con la porta avversaria.

Fonte: Gazzetta dell Sport
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24/09/2023 22:24

Quarta e Bonaventura in gol,
Terracciano para tutto:
la Fiorentina vince a Udine



I friulani spingono e creano occasioni, ma sbagliano troppo:
Lucca si divora l'1-1, poi ci pensa il portiere viola.
I bianconeri ancora senza vittorie


Una Fiorentina reduce dal pareggio di Genk conquista a fatica i 3 punti contro l'Udinese: in gol Martinez Quarta (seconda rete consecutiva in Serie A) e Bonaventura nell'ultima azione del match. I bianconeri creano occasioni, ma tra sprechi e parate non riescono a concretizzare.

PRIMO TEMPO — Partono forte proprio i padroni di casa: Thauvin e Samardzic si alternano al tiro, ma Terracciano dice no ad entrambi. Il secondo intervento, di piede, sul francese è una prodezza. La Viola cresce nella seconda metà del primo tempo e, dopo un colpo di testa largo di Kouamé, arriva il vantaggio firmato Martinez Quarta al 32'. Il difensore argentino si trova in un'inusuale posizione avanzata, Bonaventura lo lancia con un passaggio in verticale e lui è bravo a battere Silvestri con un tiro rasoterra sul secondo palo.

LA RIPRESA — Il secondo tempo inizia senza troppi squilli, fino al 65' quando Lucca si divora il pareggio. Gli ospiti stringono i denti e difendono il vantaggio: è ancora provvidenziale Terracciano su Lovric (2 volte) ed Ebosele. Nel recupero, quando sempre che alla Viola interessi più che altro far scorrere il cronometro, arriva anche il raddoppio di Bonaventura che sancisce definitivamente l'aggancio alla Juve a quota 10 punti per la Fiorentina ed una sconfitta amara per l'Udinese, ancora a secco di successi in campionato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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24/09/2023 22:32

Il Napoli delude ancora: col Bologna è 0-0, Osimhen sbaglia un rigore

Alta tensione nel club azzurro:
il nigeriano, sostituito a 4' dalla fine,
contesta apertamente il tecnico Garcia


Matteo Dalla Vite


Dov’è finito il Napoli? Nel reticolato di un Bologna attento e dinamico ma soprattutto dentro il recinto di troppe incertezze palesate nello sviluppo, nella personalità, nella distribuzione di compiti e movimenti propedeutici a restare la miglior squadra d’Italia. Finisce 0-0 con Osimhen che sbaglia un rigore (assegnato generosamente da Ayroldi) e poi esce – perché sostituito – dal campo con ampi gesti di dissenso verso la scelta di Garcia che – è evidente – non ha ancora dato un senso compiuto alla propria creatura scudettata. Il Bologna ferma un’altra big dopo la Juventus e il Napoli sale a 8 punti dopo aver vinto sì in Champions ma contando 2 punti nelle ultime 3 gare di A mostrando palesi passi indietro rispetto a un campionato fa. Evidenziati, con accenti marcati, anche al Dall’Ara.

PALO DI OSI — Thiago Motta sceglie Aebischer come capitano e “impiatta” la formazione annunciata: Zirkzee davanti e ai lati Ndoye e Karlsson sulle ali. Garcia parte col tridente da fulmini immediati, ovvero Kvara, Osimhen e Raspadori dando la centralità della linea difensiva anche – come detto – a Natan vicino a Ostigard. Dall’Ara con 26.000 spettatori, presente anche Saputo che da tempo vive più a Bologna rispetto al Canada (il figlio Luca è in società, il quadrigenito Jesse gioca nell’Under 17 rossoblù), arbitra Ayroldi: l’inizio è un’occasione velenosa del Napoli, minuto 5’, lancio di Raspadori e Osimhen (fuggito a Lucumi) diagonalizza prendendo il palo, Kvara arriva e di primo impatto mette il pallone di poco fuori. La prima ammonizione è per Olivera, per il primissimo acuto del Bologna serve attendere anche la prima sostituzione forzata: Posch s’infortuna e al 10’ deve lasciare il posto a De Silvestri. Il Napoli ha il controllo, il Bologna ragiona inizialmente più di attesa che di sviluppo e possesso subendo anche un colpo di testa innocuo ancora di Osimhen al minuto 11.

PICCOLI FUOCHI — La gara vive di piccole fiammate: il Bologna non trova Meret, il Napoli cerca l’intuizione giusta davanti alla squadra di Motta che dalla mezz’ora in poi cerca di manovrare un po’ di più, mantenendo palla ma anche e soprattutto compattandosi in fretta, chiudendo gli spazi a un Napoli che cerca di accendersi soprattutto sull’asse Kvara-Osimhen con le cuciture di Anguissa (fra i migliori in assoluto) e Zielinski. C’è un caos in area al 30’: Skorupski esce incerto, ma con Ostigard che lo infastidisce, su un pallone alto, ne nasce una situazione d’area in cui Osimhen va a terra su contatto di De Silvestri: niente da segnalare come poco dopo quando Freuler prende lo spazio a Olivera ma il contatto è leggero e non abbastanza per poter essere punito. Il primo tempo si conclude con un tiro alto di Raspadori (45’) dopo semifuga di Osimhen. Morale: gara non bella, anche noiosetta, col Napoli più attorcigliato che sciolto e Bologna che – lento nello sviluppo offensivo - non ha mai azionato i guanti di Meret.

RIGORE GENEROSO — Ripresa: Garcia infila Mario Rui per l’ammonito Olivera, Lobotka deve andare a chiudere proprio a sinistra – prendendosi il giallo – per una fuga di Ndoye, e insomma il decollo al minuto 10 della ripresa non è ancora in agenda. Al 15’ una conclusione di Kvara impegna il giusto Skorupski ma è una sorta di altra piccola fiammata che dà una scossa alla partita. Al 16’, incursione del Bologna con Zirkzee che cerca di assistere Ferguson mentre dall’altra parte ancora Skorupski interviene senza faticare troppo su conclusione di Osimhen. Impera la lentezza di sviluppo: il Napoli è stato fino a qui pericoloso solo quando ha potuto allungarsi negli spazi col proprio nigeriano; il Bologna ha cercato più di allontanarsi dai pericoli che crearne di veramente velenosi. Motta infila Saelemaekers per Ndoye e Calafiori – acquistato anche per fare il centrale difensivo - per Lucumi (infortunato). E Garcia? Infila Politano per Raspadori, autore di una gara spenta. Al 27’ l’episodio che può scatenare tutto: su palla crossata bassa da Kvara, Calafiori intercetta e il pallone gli incoccia sul braccio sinistro: è dinamica di gioco, braccia congrue al movimento in campo ma nonostante questo Ayroldi consegna il pallone sul dischetto al Napoli. Generoso. Osimhen: fuori. La risposta di Zirkzee è al 30’: primo tiro che arriva a Meret.

NERVI TESI — Garcia decide di togliere Kvara, sempre più seccato, e anche Osimhen che non la prende affatto bene e gesticola non poco nell’uscire dal campo; Motta mette Orsolini ed El Azzouzi. Il Bologna prende più iniziativa e ritmo, Zirkzee al 90’ gira debole verso Meret ma è segno della volontà di provarci. Anguissa chiede il cambio per problema alla coscia sinistra, il quarto uomo segnala 5’ di recupero e il Napoli è (e resta) un punto interrogativo grande così.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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24/09/2023 23:02

Lukaku scappa, Zapata lo riprende:
un punto a testa per Torino e Roma



Una partita dura ed equilibrata, firmata dai due centravanti:
il giallorosso segna al 68', il granata pareggia all'85'


Mario Pagliara

L’hanno marchiata a fuoco loro, i due giganti di Toro e Roma: Lukaku apre le danze nella ripresa, Zapata risponde in coda a una partita mai banale con il suo primo gol granata. È stata una partita combattuta, agonisticamente intensa, con diversi spunti interessanti: meglio e complessivamente più continuo il Toro sul piano del gioco, visto questa sera nella sua migliore versione stagionale. Nella ripresa la Roma di Mourinho è cresciuta tanto, dopo aver concesso il campo nel primo tempo ai granata. È un buon punto per entrambe le squadre.

CORPO A CORPO — Juric e Mourinho si conoscono a fondo e pure da molti anni. C’era un tempo in cui il primo studiava lo Special, poi José ha cominciato ad interessarsi con curiosità alla filosofia del croato. Quando Toro-Roma comincia, questa conoscenza emerge plasticamente: granata e giallorossi si posizionano a uomo contro uomo a tutto campo. Stesso modulo (3-4-2-1), stessi concetti di fondo, varia l’interpretazione. Perché se la Roma, nel primo tempo, ruota sostanzialmente intorno al talento di Dybala con ripartenza su Lukaku (e a dire il vero, i due si innescano raramente), la squadra di Juric ha certamente il controllo del campo e prova ad entrare centralmente con Zapata (grazie al lavoro continuo di cucitura del duo Tameze-Ilic) e sulle fasce. Specialmente a sinistra, con Lazaro, nascono le idee più interessanti. Al quinto, proprio da un traversone di Lazaro, Zapata si avvita di testa nel cuore dell’area chiamando Rui Patricio ad una parata dall’alto coefficiente di difficoltà. Quattro minuti dopo arriva l’unico lampo di Dybala nei primi 45’: di sinistro inventa un filtrante centrale, non sfruttato da Lukaku: in corsa, il suo diagonale è impreciso. Radonjic lucida il tiro a giro un paio di volte (19’ e nel finale di primo tempo) ma la mira non c’è. Alla mezz’ora una sberla al volo di Rodriguez sbatte sui tabelloni. All’intervallo, il punteggio non si sblocca.

CRISTANTE AL PALO — In avvio di ripresa (6’), l’occasionissima se la inventa il frizzante Seck lanciato da Zapata: si beve N’Dicka, e il suo diagonale accarezza il palo per un soffio. Dopo dieci minuti, Juric tira fuori uno spento Radonjic per gettare nella mischia Vlasic. La Roma risponde al dodicesimo con il palo di Cristante: Spinazzola crossa dalla sinistra, la palla rimbalza nel cuore dell’area dove Cristante la sfiora quel tanto che basta per ingannare Milinkovic in uscita e finisce sul palo.

ECCO I GIGANTI — La banda Mourinho comincia ad alzare i giri del motore. C’è bisogno prima di uno strepitoso muro di Rodriguez su Lukaku per evitare il vantaggio giallorosso, ma al 24’ Big-Rom vince nel cuore dell’area il duello con Buongiorno e trafigge Milinkovic. Juric attinge a piene mani dalla panchina: fuori Seck e Tameze per Sanabria e Karamoh, portando Vlasic sulla linea dei mediani. E’ la notte dei giganti: al 40’ al giallorosso Lukaku, risponde il granata Zapata. Ilic scodella una palla dalla sinistra su calcio di punizione al centro dell’area, dove il colombiano arriva come un treno in corsa: è la sentenza dell’uno a uno. Finale arrembante del Toro, che non trova il colpo del ko.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/09/2023 11:38

SERIE A 2023/2023 5ª Giornata (5ª di Andata)

22/09/2023
Salernitana - Frosinone 1-1
Lecce - Genoa 1-0
23/09/2023
Milan - Verona 1-0
Sassuolo - Juventus 4-2
Lazio - Monza 1-1
24/09/2023
Empoli - Inter 0-1
Atalanta - Cagliari 2-0
Udinese - iorentina 0-2
Bologna - apoli 0-0
Torino - Roma 1-1

Classifica
1) Inter punti 15;
2) Milan punti 12;
3) Lecce punti 11;
4) Juventus e Fiorentina punti 10;
6) Atalanta punti 9;
7) Napoli, Frosinone e Torino punti 8;
10) Verona punti 7;
11) Bologna e Sassuolo punti 6;
13) Roma e Monza punti 5;
15) Lazio e Genoa punti 4;
17) Salernitana e Udinese punti 3;
19) Cagliari punti 2
20) Empoli punti 0.

(gazzetta.it)
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27/09/2023 00:54

Milik scaccia la paura: riscatto Juve col Lecce e secondo posto

Il polacco, alla prima da titolare, decide l'anticipo della sesta giornata
e rilancia i bianconeri dopo la sconfitta col Sassuolo di tre giorni fa


Filippo Cornacchia


Una zampata di Milik rialza la Juventus e ferma la corsa del Lecce. Il gol di rapina del polacco, decisivo a inizio ripresa, e la prestazione difensiva attenta regalano una vittoria di misura ai bianconeri e permettono alla squadra di Massimiliano Allegri di cancellare la pesante sconfitta di sabato contro il Sassuolo. Successo di “corto muso” e secondo posto in solitaria per una notte, in attesa della partita del Milan. Si ferma all’Allianz Stadium, invece, l’imbattibilità dei giallorossi.

SOLO CHIESA E… FISCHI — Allegri conferma Szczesny dopo gli errori di Reggio Emilia e inizialmente lancia dal primo minuto Milik al posto di Vlahovic. Rotazioni anche per D’Aversa, che però non rinuncia al bomber Krstovic e alle sgasate di Almqvist. La Juventus, complice un Lecce in grande fiducia, fatica a prendere in mano la partita e a guadagnare campo. Il palleggio prolungato dei giallorossi, che hanno in Krstovic un punto di riferimento importante per la manovra, finisce per sfiduciare i bianconeri, attentissimi in fase difensiva ma probabilmente ancora un po’ frastornati dalla sconfitta con il Sassuolo. A svegliare la Signora, dopo qualche timido tentativo, è il solito Chiesa. Il numero 7, poco prima della mezz’ora, si inserisce in area con i tempi giusti, ma poi il suo diagonale finisce fuori di pochi centimetri. Troppo poco per il pubblico dell’Allianz Stadium, che fischia i bianconeri alla fine del primo tempo.

IRROMPE MILIK — A trasformare i mugugni in applausi ci pensa Milik, che a inizio secondo tempo (12’ s.t.) trova una zampata sotto porta delle sue su assist volante di testa di Rabiot. Primo gol stagionale per il polacco, che si sblocca e… sblocca mentalmente anche la Juventus, più libera in tutti sensi da quel momento. La rete dell’ex Marsiglia trasmette fiducia ai bianconeri, più pericolosi in avanti e sempre blindati dietro. C’è tempo anche per l’ingresso di Vlahovic (al posto di Milik) e il rilancio di Gatti, protagonista dell’autogol fantozziano di Reggio Emilia, in campo nella ripresa al posto di Rugani. Il Lecce ci prova fino alla fine, a evitare la prima sconfitta in campionato, ma non ci riesce anche a causa dell’espulsione finale (doppia ammonizione) di Kaba.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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27/09/2023 22:39

Okafor e Loftus-Cheek, primi squilli.
E il Milan cala il tris a Cagliari

I rossoneri si sbarazzano 3-1 dei sardi e
scavalcano di nuovo la Juve: a segno anche Tomori


Luca Bianchin


Il Milan manda un messaggio in bottiglia da Cagliari: “Dite all’Inter che per lo scudetto ci sono anche io”. Sottotitolo, scritto in piccolo ma non troppo: “Pioli ha una squadra vera, più completa di un anno fa”. Il Milan ha fatto ampio turnover e ha vinto 3-1 alla Unipol Domus: vantaggio di Luvumbo, poi Okafor, Tomori e nel secondo tempo Loftus-Cheek. Non sfuggirà che due gol sono inediti: Okafor e Loftus-Cheek non avevano mai segnato in Italia (Okafor non esultava da novembre…) e questo, per un Milan legato a Giroud e Leao, è fondamentale. Soprattutto, Pioli ha avuto risposte da molti nuovi: Adli, Chukwueze, Musah, Sportiello. Non è stato un Milan al di sopra di ogni sospetto – sotto 1-0 ha tremato – ma è piaciuto per personalità, decisione e qualità individuali: Pulisic che entra in due dei tre gol, Reijnders tra i migliori, Tomori ancora molto positivo, un gran gol di Loftus-Cheek. E dire che il Cagliari era andato in vantaggio…

I QUATTRO GOL — E allora, vediamo i gol. Al minuto 29 Luvumbo vince un contrasto con Adli, che non reagisce e lo perde. Nandez è bravo a trovarlo e Luvumbo calcia forte, ma forte davvero. Sportiello alza le mani come per dire, “mi arrendo”. Il Milan pareggia al 40’ e deve ringraziare Radunovic. Pulisic va via a Zappa e crossa basso, una palla innocua che il portiere del Cagliari, con una respinta in tuffo, trasforma in un assist per Okafor, fin lì tra spento e deludente. Un pareggio che lancia il sorpasso, arrivato nel recupero del primo tempo. Angolo di Adli, schema che libera Reijnders, cross forte dell’olandese. A quel punto, è questione di reattività e fortuna: Tomori è deciso, brucia Hatzidiakos e mette in porta. Resta il 3-1, nato da un contropiede Milan in cui Pulisic ha controllato e liberato al limite Loftus-Cheek, bravo a calciare forte da fuori area, nell’ultimo centimetro prima del palo.

LA PARTITA — Pioli ha cominciato con Chukwueze-Okafor-Pulisic davanti e ha dato fiducia ad Adli a play. Tutto atteso, anche il copione: Cagliari dietro, pronto a ripartire, Milan con la palla. Sì, ma partita divertente o noiosa? Divertente, con occasioni. Subito un tiro di Reijnders, poi Florenzi, al 9’ già la terza occasione per il Milan, una palla di Reijnders per Okafor. E ancora, due chance per Loftus-Cheek prima che comincino a piovere gol: Luvumbo al 29’, Okafor al 40’, Tomori al 46’. Il Milan ha vissuto il momento più difficile quando è andato sotto: appena prima del pareggio, ha traballato e tremato per un tiro da lontano di Sulemana, nato da una persa di Theo. L’errore di Radunovic però ha cambiato la partita e conta relativamente che il portiere del Cagliari abbia fatto un miracolo nell’ultima azione del primo tempo: volo all’incrocio su tiro di Hernandez. Il secondo tempo così è stato differente, un po’ perché il Cagliari si è messo 4-4-2 (dentro Oristanio per Wieteska), un po’ perché Loftus-Cheek dopo 14 minuti ha fatto 3-1 mettendo la partita in discesa per Pioli. Da lì in poi, sono stati cambi, palleggio del Milan, un tiro di Oristanio respinto. Non granché.

MILAN CORAGGIOSO — Alla fine, bilancio. Il nuovo Milan, con necessario turnover, ha convinto. Senza Leao e Giroud, è nata una democrazia in cui tutti a turno – Reijnders, Adli, Loftus-Cheek, Chukwueze, Pulisic – possono provare la giocata. E la provano. Adli è stato… tutto Adli in un pomeriggio. Sul gol del Cagliari ha mostrato i limiti di attitudine difensiva ma per 58 minuti ha guidato il Milan con idee e personalità, facilitato dal fatto che il Cagliari si è abbassato e ha lasciato giocare. Nel bene e nel male, è il giocatore più lontano possibile da Krunic (ma si sapeva). Poi, certo, le variazioni. Pioli sul 2-1, quando il Cagliari spingeva, si è giocato Pobega e Musah per dare fisico e intensità… e Loftus-Cheek gli ha dato in fretta ragione. Leao è entrato negli ultimi 20 minuti e ha combinato poco. Insomma, bene quasi tutto, compreso il riposo totale per Giroud, rimasto in panchina fino alla fine. In vista di Lazio e Borussia, farà comodo.

CAGLIARI, SOLO LUVUMBO — Ranieri invece ha sorpreso con un Cagliari particolare, un 4-5-1 in cui Luvumbo partiva da destra per diventare un secondo attaccante, mentre Nandez giocava a sinistra, non a destra come da abitudine. Strano. Ha funzionato a tratti, perché Luvumbo ha dato spesso fastidio ma il Diavolo, da proverbio, si è insinuato nei dettagli: l’errore di Radunovic, il calcio piazzato del 2-1, un raro contropiede concesso a Pulisic. Preoccupa che la squadra sia calata nel secondo tempo e abbia dato fastidio a Sportiello solo a tre minuti dalla fine con un tiro di Oristanio. La sentenza è semplice ma chiara: in attacco oltre a Luvumbo – l’unico che calcia, l’unico che segna – è tutto buio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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27/09/2023 22:51

Empoli, primo gol e prima vittoria:
Baldanzi piega la Salernitana



Dopo il record negativo di 5 giornate senza reti e senza punti,
gli uomini di Andreazzoli ripartono con il successo casalingo sui granata


Francesco Velluzzi

Non date l’Empoli per morto. Per la verità si era già capito domenica quando la squadra affidata dal settimana scorsa al vecchio maestro Aurelio Andreazzoli aveva retto l’impatto con l’Inter tritatutto. E ieri l’Empoli ha avuto il giusto premio: i primi tre punti (1-0 gol di Baldanzi) contro una Salernitana che definire irriconoscibile e sconcertante è dir poco. Empoli carico, velocissimo, imprendibile per i tre prestanti difensori di Paulo Sousa. Ma la squadra campana non ha organizzazione, sbaglia lanci, stop, appoggio e stavolta non ha avuto neppure il supporto dell’ inesauribile Candreva. Sousa via? Difficile dirlo adeso, soprattutto con la sfida contro l’Inter tra tre giorni. Ma sicuramente tra stasera e domani il presidente Danilo Iervolino convocherà il ds Morgan De Sanctis e vedranno che decisione prendere. L’Empoli raggiunge la Salernitana a quota tre lasciando al Cagliari l’ultimo posto. Andreazzoli, vecchio saggio, le ha dato anima, gioco, sprint. E alla Computer Gross Arena sarà dura per qualsiasi squadra che lotterà per la salvezza. I quattro giovanissimi, Fazzini, Baldanzi, Cancellieri e Shpendi sono una forza e onore a chi li manda in campo dall’inizio tutti insieme.

IN CAMPO — E da lì si parte. Andreazzoli cambia qualcosa rispetto all’Inter. dando fiducia a Grassi in mezzo e lasciando in panchina Ranocchia e pure Marin. In difesa gioca Walukiewicz con Luperto al posto di Ismajli. Davanti cambia lo stesso, ma soprattutto la posizione di Baldanzi che sta largo a destra, formando quindi un 4-3-3. Shpendi sta al centro, Cancellieri a sinistra. Paulo Sousa, invece, conferma gli 11 titolari schierati venerdì scorso nella partita pareggiata col Frosinone. La sfida comincia subito con un problema per l’Empoli che dopo 10’ perde Pezzella che si infortuna in un contrasto (nemmeno fischiato da Rapuano) con Kastanos. Al 13’ ecco Cacace al suo posto. Non è finita: tre minuti dopo si arrende anche Bereszynski (sembra un guaio muscolare) e Andreazzoli deve giocarsi un altro cambio: dentro Ebuehi. Dopo 17 minuti di gara, oltre all’intervallo, gli resta solo uno slot di cambi. Ma questo dà carica perché Cancellieri si invola, ma trova ochoa che manda in angolo. Subito dopo ci prova Walukiewicz da fuori: ancora Ochoa. Al 21’ la musica cambia, la Salernitana va in gol con Cabral che però ha spinto nettamente Walukiewicz. L’annullamento è per fuorigioco. Ma chi spinge di più è l’Empoli che al 23' su corner pesca Baldanzi solo (colpevole Bradaric) davanti a Ochoa, ma il talento di casa si mangia un gol facilissimo. Nessun problema: Tommasino si scatena e fa vedere le stelle ai difensori granata. Fa ammattire anche Maggiore perché a volte torna nella sua posizione di trequarti. E al 34’ è infatti lui che realizza il primo gol, meritatissimo, dell’Empoli in questo campionato. Innesca Cancellieri che corre a tutta a sinistra, mette al centro e la palla passa sui piedi di Ochoa, Baldanzi che ha seguito con un dai e vai tipo basket non può che metter dentro. In campo c’è solo l’Empoli che corre a una velocità superiore, e con Ebuehi ha aggiunto gas a destra. Ma la Salernitana è bruttina e senza anima. Infatti Sousa si scatena nella sua aerea, furioso. Baldanzi rischia anche di raddoppiare, l’intervento di Maggiore è ai limiti. Al 45’ è Maleh che nell’area piccola si divora il raddoppio. Prima dei 5’ di recupero. Nei quali c’è solo un’altra ripartenza fulminante della “staffetta” dei velocisti empolesi che rischiano ancora di far male.


SECONDO TEMPO — All’intervallo Paulo Sousa fa la rivoluzione: fuori l’irriconoscibile Pirola, Martegani, zero assoluto, e pure Candreva che ha steccato stranamente. Dentro Daniliuc, Bohinen e Botheim. Per Candreva pare si tratti di un problema fisico…. La Salernitana nei primi 15’ produce solo un tiro di Kastanos, fuori e un bel cross di Mazzocchi sul quale Bradaric arriva male. Ma il tecnico capisce che perdere qui può avere un effetto devastante e al 20’ si gioca l’asso: Dia. Che sostituisce uno spento Mazzocchi. Nell’assetto tattico cambia che Kastanos va a destra per Mazzocchi e Botheim e Cabral stanno a ridosso di Dia. Ma è l’Empoli che fallisce ancora una volta il raddoppio: Ochoa respinge su Fazzini e poi fa suo il pallone su Shpendi che non riesce a dargli angolazione. La Salernitana guadagna un po’ di campo, anche perché la squadra di casa ha speso tantissimo. Ma continua a pungere. Ochoa è bravo su Fazzini e Shpendi. E lì Andreazzoli, che ha un solo slot, capisce che la riserva è quasi finita. Dentro Gyasi, Marin e Cambiaghi.Fuori Shpendi, Fazzini e Baldanzi, la meglio gioventù. Deve fare i conti solo con Cabral la squadra di casa perché il capoverdiano è l’unico che fa paura. Infatti al 42’ colpisce il palo con Berisha battuto, poi il portiere albanese al secondo tiro sempre da sinistra dalla stessa posizione si oppone e in due tempi blocca al 49'. L’ultimo sussulto nei 6 minuti di recupero. L’Empoli esulta per il meritato trionfo, la Salernitana in silenzio prende i fischi dei suoi 971 tifosi delusissimi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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27/09/2023 23:11

Atalanta, ci pensa Koopmeiners: bel colpo a Verona

La spunta la Dea grazie a un gol del numero 7,
poi l'Hellas spinge ma non sfonda


Andrea Elefante


L’Atalanta ha trovato un po’ di continuità, così pare. Dopo due sconfitte in trasferta ritrova la sua vena anche lontana dal Gewis, mette in fila la terza vittoria di fila, compresa l’Europa League, e aspetta la Juve domenica per un test che dirà altre cose importanti sulle sue ambizioni. Il Verona, dopo un inzio campionato scintillante, frena ancora, limitato dalla sua scarsa incisività in attacco: terza partita di fila senza segnare, tre sconfitte e un pareggio nelle ultime quattro, pur con un’anima che anche ieri non ha tradito. Come Koopmeiners, sempre più giustiziere del Bentegodi.

LE SCELTE — Baroni cambia un uomo rispetto alla gara persa contro il Milan: subito dentro Bonazzoli, davanti a Ngonge e Duda, e fuori Lazovic, che a San Siro aveva giocato quasi da attaccante, con Terracciano a sinistra e Faraoni confermato sull’altra fascia. Non cambia la linea a tre, con Magnani, Hien e Dawidowicz. Gasperini alterna ancora i portieri - dentro Carnesecchi come a Firenze - fa riposare Scalvini, lancia per la prima volta Holm titolare (al posto di Zappacosta) e in attacco c’è Pasalic dall’inizio, assieme a Koopmeiners e Lookman, con De Ketelaere inizialmente in panchina.

PRIMO TEMPO — Si capisce presto che sarà la battaglia attesa, e segna presto, dopo 13 minuti, l’uomo che era più facile aspettarsi: Teun Koopmeiners aveva segnato al Bentegodi contro il Verona nel 2021 e nel 2022 e non ha mancato l’appuntamento nel 2023, chiudendo con un destro (!) incrociato un’azione avviata da Pasalic, rifinita da Lookman per De Roon, il cui passaggio laterale diventa assist perché Holm inventa un velo che apre la strada all’olandese, libero di colpire sul palo più lontano. E’ il frutto di un governo della partita abbastanza indiscusso dell’Atalanta e dei soliti problemi del Verona nel rendere più incisiva la sua fase offensiva. La squadra di Baroni combatte colpo su colpo, fa valere la fisicità dei suoi centrocampisti, accetta le sfide a tutto campo stando al gioco di una gara che diventa anche dura, ma non trova mai il modo di impensierire Carnesecchi. Neanche quando il tecnico inverte le posizioni di Folounsho e Duda, alzando il ragazzo in prestito dal Napoli e affiancando lo slovacco a Hongla. L’occasione più importante è dunque per la Dea, quando a Verona molto scoperto manda in profondità Lookman, che inventa un assist solo da spingere in porta: Pasalic manca clamorosamente l’impatto e non c’è rimorso solo perché il nigeriano, sul lancio dell’olandese, era in leggero fuorigioco.

SECONDO TEMPO — Il copione non cambia, la gara è una sfida di nervi, muscoli, anche resistenza. E l’Atalanta resiste fino alla fine, anche quando un po’ di stanchezza si fa sentire - ma Gasperini gestisce bene i cinque cambi - e il Verona trova ancora più coraggio. Ma non pericolosità offensiva, a parte una conclusione dalla distanza di Suslov al 39’, resointa bene da Carnesecchi. Le occasioni più nitide sono dell’Atalanta, con un colpo di testa di Djimsiti fuori di poco (21’ su punzione di Koopmeiners), ma soprattutto con De Ketelaere, che sempre di testa manda alto da posizione comodissima una pennellata di Koopmeiners; e con Ederson, che avrebbe tutto lo specchio da mirare, ma tira alto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 27/09/2023 23:18]
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27/09/2023 23:24

Inter, che scivolone:
il Sassuolo vince a San Siro e
il Milan aggancia Inzaghi in vetta



I gol di Bajrami e Berardi affondano i nerazzurri alla prima sconfitta stagionale.
Di Dumfries l'inutile rete del vantaggio interista


Andrea Ramazzotti

L'interista Berardi infligge la prima sconfitta della stagione alla sua squadra del cuore e guida il Sassuolo all'impresa a San Siro. Quattro giorni dopo la Juventus, Dionisi fa un'altra vittima illustre e centra la terza vittoria negli ultimi quattro turni, migliorando sensibilmente la classifica. Buona parte del merito è del numero 10 calabrese, all'ottavo centro in carriera contro i nerazzurri, raggiunti in vetta dal Milan corsaro a Cagliari. I vice campioni d'Europa stavolta hanno le batterie scariche e le idee annebbiate, così gli emiliani ben disposti in campo lo evidenziano conquistando con merito i tre punti. Niente sesta affermazione di fila per Lautaro e compagni: la striscia di Conte (2019-20) e quella di Herrera (1966-67) restano inarrivabili e in vista del match di sabato sera a Salerno alla Pinetina dovranno riflettere sulla rimonta subita. Finora non era mai successo: un campanello d'allarme che non deve passare inosservato per chi punta allo scudetto e alla seconda stella.

DUMFRIES-GOL — Inzaghi inizialmente limita il turnover e rispetto all'undici vittorioso a Empoli cambia Dumfries per Pavard e Barella per Frattesi, ma anche Dionisi, reduce dal 4-2 alla Signora, fa solo due avvicendamenti: Consigli per Cragno tra i pali e Viti per Tressoldi nel cuore della difesa. L'Inter inizia tenendo il pallone, cercando il varco giusto e collezionando angoli, ma il primo pericolo arriva quando Thuram attacca la profondità e brucia Viti: Lautaro non riesce a girare in rete il traversone. Il Sassuolo fatica un po' a entrare in partita, ma poi, alzando la pressione e limitando la libertà di impostazione di Calhanoglu con Bajrami, rallenta l'impeto dell'Inter, costretta spesso a impostare con Darmian. Il match diventa più equilibrato e, come contro la Juve, gli emiliani accettano che siano gli avversari a tenere il pallone. Ciò non impedisce loro di arrivare alla conclusione (alta) con Laurienté al 16' e in generale di controllare bene gli spazi. I nerazzurri si accendono soprattutto quando Thuram usa il dribbling o parte in velocità. Non è un caso che le due occasioni più pericolose arrivino dalla destra, su cross di Dumfries, con l'ex Mönchengladbach che non trova la via del gol. Il Sassuolo risponde con un tacco di Berardi che libera il destro di Toljan: bella la parata di Sommer che si ripete su Bajrami al 45'. Quando Di Bello alza il tabellone luminoso per segnalare il recupero (2'), per la prima volta dall'inizio della stagione l'Inter sembra destinata a chiudere il primo tempo senza conclusioni nello specchio e invece, con la difesa avversaria schierata, Dumfries si inventa un dribbling su Viti (non aiutato da Viña) e di sinistro segna l'1-0. Prima di rientrare negli spogliatoi ci vuole un altro intervento decisivo di Sommer per stoppare Bajrami su un retropassaggio sbagliato di Calhanoglu.

RIBALTONE SASSUOLO — La ripresa inizia con Pedersen al posto di Viña e con Erlic che di testa, su traversone tagliato di Berardi, si divora una chance clamorosa. È il preludio del pareggio che si materializza due minuti dopo: Berardi imbuca per Bajrami e sul destro dell'albanese Sommer si fa trafiggere sul suo palo. Brutto errore che cambia l'inerzia della sfida. L'Inter accusa il colpo e, pochi istanti dopo il doppio cambio di Dionisi (Tressoldi per Viti e Castillejo per Bajrami), Berardi si inventa un gol dei suoi, con un sinistro spettacolare da fuori area. Il sorpasso neroverde è meritato perché l'Inter è rimasta negli spogliatoi. Inzaghi lo capisce e fa quattro cambi in una volta sola: fuori Thuram, Mkhitaryan, Dimarco e Bastoni, dentro Sanchez, Frattesi, Carlos Augusto e De Vrij. È un turn over... ritardato, per provare a dare forze fresche alla squadra, ma le mosse lasciano perplessi. Perché il tecnico di Piacenza, nonostante lo svantaggio, non passa al 3-4-1-2 e perché in panchina non gli rimangono più punte, eccezion fatta per il Primavera Sarr. Consigli salva il risultato in uscita su Frattesi, ma è solo un lampo. Il Sassuolo tiene bene il campo e fallisce anche l'occasione del tris. Inzaghi fa esordire Klaassen, piazzandolo dietro le punte Sanchez e Lautaro, per provare l'ultimo assalto, ma la scelta è tardiva, a 5' dal novantesimo. Sommer para ancora su Laurienté, mentre l'Inter pur buttandosi in avanti non va mai vicino al 2-2. Vince con merito il Sassuolo che in trasferta non conquistava i tre punti dal 12 marzo (4-3 nell'Olimpico giallorosso).

Fonte: Gazzetta dello Sport
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