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Serie A 2012/2013 Cronache, Risultati e Classifica

Ultimo Aggiornamento: 26/05/2013 22:27
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25/08/2012 13:24

Si ricomincia.
La Serie A torna in campo per la prima del campionato, stagione 2012/2013, e anche quest' anno si ricomincia tra scandali e polemiche. Ancora in pieno calcio-scommesse e con i processi che devono dare ancora le senntenze definitive come nel caso di Antonio Conte squalificato per 10 mesi dopo la sentenza di appello di pochi giorni fa e deciso a ricorrere fino all' ultimo grado di giudizio.
Si ricomincia ma senza Alex Del Piero, dopo 19 anni.
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25/08/2012 23:12

Jovetic, doppietta da paura
La Fiorentina punisce l'Udinese

La squadra di Montella va sotto per la rete di Maicosuel, poi il montenegrino, incontenibile, sale in cattedra e ribalta la gara per 2-1

La mano di Montella si vede: da subito. E i piedi di Jovetic pure. La Fiorentina riagguanta una partita sorniona, nella quale va sotto per il graffio di Maicosuel nel primo tempo, recuperando con il trascinatore di sempre: Stevan Jovetic. E guai, ora più che mai, a pensare di lasciarlo andare via. Il montenegrino pareggia, complice una deviazione di Danilo, e poi infilza Brkic in pieno recupero col 2-1. L'Udinese, completamente ridisegnata da Guidolin, regge bene nei primi 45' minuti, poi nella ripresa molla sotto i colpi di JoJo.


LE SCELTE — La Viola è tutta nuova, da capo a piedi. Il 3-5-2 di Montella punta su Roncaglia e Rodriguez nel blocco difensivo, mentre in mezzo, tra i grandi attesi, ci sono Borja Valero e Pizarro. Aquilani, non al meglio, resta a sedere. La coppia d’attacco è Jovetic-Ljajic. L’Udinese sbircia già verso la partita di martedì col Braga: Guidolin ribalta la formazione rispetto all’andata di Champions con otto cambi. In panca su tutti Di Natale con Fabbrini, mentre Muriel e Maicosuel vanno a comporre il reparto offensivo. Pinzi indisponibile.


O MAGO GOL — All’inizio il ritmo è quello che si può pretendere a Firenze, in una giornata d’agosto torrida. Il caldo rallenta l’azione e le due squadre, rinnovate dal mercato o dal turnover Champions, si studiano. La Viola prova a proporsi con gli inserimenti di Romulo e gli acuti di Jovetic, che si cerca con Ljajic. L’impegno c’è, gli spazi per sfondare di meno. Alla squadra di Montella manca un uomo d’area, da sfruttare quando i due folletti davanti non riescono a penetrare. L’Udinese se ne sta raccolta dietro, pronta a pungere: è al 28’ il punto di rottura della gara, con la prima rete bianconera di Maicosuel. Il brasiliano, detto O Mago, sparisce tra le linee, incanta un imbambolato Nastasic e raccoglie il suggerimento di Muriel. La traiettoria del palo-gol che infila Viviano è chirurgica. I padroni di casa cercano di ragionare, tra le geometrie di Borja Valero e Pizarro e il ruggito di Jo Jo, con un paio di conclusioni difese puntualmente da Brkic. Due gli episodi contestati, uno per parte: il contatto in area viola tra Badu e Nastasic al 7’ e quello tra Pasquale e Pasqual al 45’ in area friulana.

FURIA VIOLA — Nella ripresa si scatena Jovetic che corre ovunque, inventa e tira, così come vuole il popolo di Firenze. Il montenegrino, però, non basta, è allora Montella punta su Cuadrado e la sua velocità. La Fiorentina si butta generosa in avanti, Guidolin strilla perché l’Udinese è troppo remissiva. Quando Muriel e Maicosuel partono a tutta velocità in contropiede e Nastasic interviene col corpo sul colombiano, i bianconeri strillano ancora, stavolta per lamentarsi. Dalle panchine partono mosse e contromosse: via Ljajic, dentro El Hamdaoui, fuori Muriel per Fabbrini. Il protagonista, comunque, è sempre il solito: Stevan Jovetic. Il montenegrino raccoglie un cross di Borja Valero, lascia partire il colpo in canna e, complice una deviazione di Danilo, infila Brkic. La Fiorentina è intraprendente, con El Hamdaoui che ha voglia di farsi amare. L’Udinese, invece, prova a riaggiustarsi con Domizzi, mentre per i viola entra la qualità di Aquilani. Alla fine il pubblico di Firenze vede quello a cui non era più abituato da tempo: una squadra compatta e vogliosa e la foto del giorno sembra la palla di Pasqual che si schianta sul palo proprio alla fine. Allora è Jovetic l'unico che può riscrivere il finale: gol rasoterra in pieno recupero, danzando sul filo del fuorigioco, e Firenze che sogna un'annata davvero nuova.

Azzurra Saggini

Fonte: gazzetta
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25/08/2012 23:15

Alla Juve vengono i 4 minuti
E apre ancora Lichtsteiner

Finisce 2-0 a Torino col Parma, con due reti in 4': i bianconeri, proprio come l'anno scorso, aprono con una vittoria interna sugli emiliani e il primo gol segnato dallo svizzero. Primo tempo abulico (Vidal sbaglia un rigore), poi Pirlo su punizione (gol-fantasma) chiude i conti


Un tempo per carburare, poi la Juventus si scioglie e liquida il Parma 2-0, alla prima uscita di campionato. Gol di Lichtsteiner e Pirlo, i centrocampisti, sulla falsariga della scorsa stagione. Dopo un rigore mancato da Vidal nel primo tempo (parata di Mirante) e qualche occasione sperperata. Insomma, se anche nei primi 45’ la Vecchia Signora non ha per nulla incantato, il risultato non fa una piega. Il Parma, volente o nolente, si è soprattutto difeso. Per la Juve, oltre ai tre punti, positiva la prestazione del giovane Marrone dietro, mentre l’attacco resta migliorabile, specie se senza un uomo d’area in campo dal 1’. E Giovinco, ex poco brillante stasera, è uscito acciaccato nel finale.

LA JUVE NON CARBURA — Il primo tempo è brutto. Le squadre giocano con lo stesso schema, il 3-5-2 . La Juve è obbligata a fare la partita, mentre il Parma si ritrae, ripartendo con le accelerazioni di Biabiany. Gli emiliani di Donadoni fanno densità in mezzo, la Juve rumina gioco. Il ritmo è lento, per cui gli spazi, già intasati, diventa difficile crearli, e i movimenti senza palla sono pochi. Poi in attacco, e si sapeva, manca un centravanti: Vucinic e Giovinco fanno spesso movimenti analoghi. Le uniche emozioni arrivano dai cori dei tifosi di casa: un "Antonio Conte" gridato forte da tutto lo stadio bianconero al fischio d’inizio, poi gli insulti a Palazzi, l'accusatore dell’inchiesta scommesse che ha portato alla squalifica per 10 mesi dell’allenatore della Juve.

RIGORE MANCATO — Al 32’ Lichtsteiner (in fuorigioco) finisce a terra in area avversaria, toccato da Mirante in uscita. Per l’arbitro Romeo, che recepisce il suggerimento del giudice di porta, novità di campionato, è rigore. Dal dischetto Vidal calcia male, Mirante para. Sempre 0-0. Il risultato non cambia quando a Vucinic viene una pazza idea, quella di calciare in porta da posizione decentrata. Mirante è sorpreso, ma pallone alto. All’intervallo la Juve non ha convinto.

JUVE UNO-DUE — La Juve accelera, a inizio ripresa. E il Parma rischia subito, su Vidal che "chiude" in ritardo sul secondo palo l'assist di Asamoah, e su Vucinic che conclude su Mirante in uscita, ignorando Marchisio solo a porta vuota. Il gol arriva comunque: su accelerazione prepotente di Asamoah a sinistra Lichtsteiner segna da centravanti, in anticipo a centroarea. Gol fabbricato dai due esterni. Il raddoppio arriva su punizione di Pirlo parata a terra da Mirante. Per il giudice di porta oltre la linea. 2-0 dunque. Dopo mille replay non ci sono certezze assolute, anche se la scelta pare corretta. La Juve ora ha in mano la partita. Ed emergono i problemi del Parma, che quando c’è da creare gioco fa una faticaccia, e crea qualche mezza occasione solo in contropiede (virtuoso ripiegamento di Vucinic su Valdes) e con qualche tiro dalla distanza respinto con affanno da Storari. Finisce 2-0, dunque, con i cori della curva per il grande assente, Del Piero. La Juve campione d’Italia fa la prima mossa. Ora tocca alle sfidanti per il tricolore replicare.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
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26/08/2012 22:57

Milan, naufragio sotto Costa
La Samp emerge a San Siro: 1-0

Rossoneri sottotono. Il gol è del difensore blucerchiato. Poi i pali di Yepes e Boateng e il salvataggio sulla linea di Gastaldello al 94', ma manca gioco e personalità alla squadra di Allegri

Tracolla il Milan al suo esordio a San Siro. Adriano Galliani lascia la tribuna al 33' del secondo tempo, mentre il Milan sta perdendo 1-0. Probabilmente nulla di scaramantico, ma solo evidente preoccupazione. Il risultato non cambia e la Sampdoria compie l'impresa. Tutto sommato un risultato prevedibile, in assenza di tecnica, qualità, corsa e fuoriclasse. I due pali e il salvataggio finale sulla liena di Gastaldello non bastano a giustificare la mediocrità del momento. Intervenire è obbligatorio: da qui al 31 agosto si può sperare.


NULLA DI FATTO — Con Pazzini dirottato in panchina, con El Shaarawy al fianco di Robinho, Massimiliano Allegri punta ad aggredire la Sampdoria, senza fare i conti con la mancanza di prupulsione e fantasia dagli uomini del centrocampo. Così, raccontare il nulla del primo tempo diventa complicato. Se la partita la guardi dalla parte del Milan. Colpa del caldo? Solo tensioni derivate dall'esordio di molti senza i monumenti del passato a elargire consigli e spettacolo? Senza personalità, anzi, senza gioco, il Milan inizia il suo campionato dovendo fare i conti contro una Sampdoria ben organizzata dal marpione Ciro Ferrara che parrebbe partire con un 4-3-3, ma che in realtà si affida a un più logico 4-5-1, utile soprattutto quanto dalla fase difensiva si deve passare a quella offensiva. Bravi Berardi e Costa in difesa; sempre utile Obiang. Il terminale è ovviamente Eder a cui capita la più ghiotta occasione della frazione, in cui Bonera, dopo un marchiano errore nei pressi della bandierina, rimedia nell'area piccola, stoppando il tiro destinato allo champagne. Il Milan? Tanto gioco fine a sé stesso; possesso palla a ritmo ridotto, ma poca sintonia fra i centrocampisti e le punte che giocano molto larghe, ma non riescono mai a impensierire la ben organizzata difesa blucerchiata.


IL VOLO DI COSTA — La ripresa parte con gli stessi uomini. Il Milan cerca di scardinare subito la Samp ed è Robinho l'uomo che sembra crederci di più, con una serie di tentativi, tra cui brilla il destro dal limite ben parato da Romero al 7'. La testardaggine del brasiliano, molto più reattivo di El Shaarawy, costringe (era ora) Allegri a togliere il Faraone per Pazzini, accolto dai tifosi come possibile salvatore della patria. Ma è Costa, difensore sampdoriano, l'eroe del giorno. Al 14', con un colpo di testa potente e angolato, sovrasta Bonera e infila alla destra di Abbiati. Colpo duro da digerire, anche perché, subito dopo, Robinho lascia a Emanuelson per un problema fisico. La reazione comunque c'è e si traduce in una zuccata forte di Yepes: palla deviata sul palo e poi tra le braccia del reattivo Romero.


FINALE DA INFARTO — La pressione del Milan è costante e la Samp soffre di più. Entra Costant per Nocerino; tra i blucerchiati l'ex Maxi Lopez, Soriano e Munari per Estigarribia, Eder e Poli. Ma la pressione di cui sopra si trasforma in un assalto senza lucidità, in cui Yepes fa il centravanti ed è senza dubbio il migliore; un dèjà-vu di tiri approssimativi. Poi il finale pirotecnico. Il palo e Romero dicono di no a Boateng al 46' al 48', mentre è Gastaldello a negare la rete a Flamini salvando sulla linea di testa, a sottolineare che la sfortuna sa accanirsi nei momenti peggiori. La Samp intanto controlla con il cuore, gestisce e alla fine vince. Per il Milan il futuro è già in salita.

Gaetano De Stefano

Fonte: gazzetta
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26/08/2012 23:12

La prima profezia di Hernanes
La Lazio passa contro l'Atalanta

Un gol del brasiliano al 17' del primo tempo regala i primi tre punti stagionali alla Lazio. Bergamaschi spenti e poco pericolosi

Basta un gol di Hernanes al 17' del primo tempo alla Lazio per conquistare la prima vittoria stagionale. Dopo 15' di sofferenza, la squadra di Petkovic trova la via della rete grazie ad un'ottima giocata di capitan Mauri e col passare dei minuti guadagna fiducia e convinzione. L'Atalanta, viceversa, dopo il gol subito, si spegne e non si riaccende più, nonostante Colantuono provi con ogni mezzo a rianimarla.


LA PRIMA PROFEZIA — L'Atalanta parte decisamente meglio, in particolare con Moralez, che si allarga a sinistra per accentrarsi e creare scompiglio nella difesa biancoceleste. All'11' va proprio così, ma Marchetti salva i suoi con uno splendido intervento. La squadra di Petkovic sembra spaurita, in totale confusione, e da un momento all'altro ti aspetti il vantaggio dei padroni di casa: invece, 6 minuti più tardi, Mauri trova spazio a sinistra e serve un pallone al miele a Hernanes, che deve solo appoggiare in rete a porta vuota. Da quel momento, i padroni di casa perdono le misure e non le ritrovano fino all'intervallo, la Lazio va al riposo in vantaggio e senza soffrire.

UNA DEA ASSOPITA — Colantuono, probabilmente, si fa sentire negli spogliatoi, considerato che nei primi minuti della ripresa sembra di rivedere l'Atalanta convincente dello scorso anno, ma in realtà l'illusione dura davvero poco. La Lazio controlla e riparte e, quando lo fa, mette costantemente in difficoltà i nerazzurri: prima Gonzalez tenta la conclusione al volo dal limite che sfiora l'incrocio, poi tocca a Klose trovare lo spazio in area, ma impattare male al volo una conclusione tutto sommato agevole per uno come lui. Colantuono in panchina si sbraccia, si agita, tenta di trasmettere almeno un minimo di grinta, ma i suoi giocatori in campo non riescono a reagire.


NON PASSA LO STRANIERO — Il mister nerazzurro, allora, ci prova con i cambi: fuori Schelotto e Bonaventura e dentro Troisi e Parra per l'assalto finale. E se non altro il doppio cambio sortisce l'effetto di creare un po' di apprensione nella difesa laziale, in cui spicca un ottimo Marchetti: il portiere in uscita nega il pareggio prima a Denis e poi a Troisi. In realtà, però, la Lazio soffre il minimo sindacale su un campo difficile come quello di Bergamo e porta a casa tre punti per guardare con maggiore serenità al futuro dopo un precampionato pieno di dubbi.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
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26/08/2012 23:16

Il Chievo affonda il Bologna
Pellissier, festa con gol

Finisce 2-0 al Bentegodi. Primo tempo senza reti, con le due principali palle-gol per i padroni di casa (Pellissier prima, Luca Rigoni poi). Ripresa più vivace, sblocca Pellissier, alla 300/a in A, e raddoppia Cruzado. Esordio di Gabbiadini nelle fila dei rossoblù.

Dopo 45' minuti a reti inviolate, il Chievo prende in mano il gioco e di fronte al suo pubblico si prende anche i primi tre punti della stagione. Festa per Pellissier, che per la sua 300esima presenza in A si regala il gol del vantaggio; poi è Cruzado a siglare il 2-0 definitivo.

COSI' IN CAMPO — Nel ballottaggio iniziale tra Marco Rigoni e Hetemaj, alla fine ha la meglio il secondo. In difesa a sinistra Di Carlo si affida a Frey (Jokic nemmeno in panchina), in attacco confermato Thereau alle spalle di Di Michele e Pellissier. Nel Bologna è Antonsson a guidare la difesa a 3 (Portanova squalificato): a centrocampo Pioli opta per Garics sulla destra con Motta dirottato a sinistra, panchina per Abero. Davanti Diamanti a supporto di Acquafresca, con l'ultimo arrivato Gabbiadini scalpitante in panchina.


CHIEVO PIU' ATTIVO — Chievo e Bologna per buona parte del primo tempo si studiano, e soprattutto a centrocampo prevalgono inizialmente scontri e duelli fisici per interrompere ciascuno il gioco dell'altro.Il Bologna non riesce a trovare spunti interessanti (se non con Diamanti), mentre per i gialloblù sono da registrare le occasioni sui piedi di Pellissier e Luca Rigoni, tra i più attivi: entrambe le palle (molto bella la semi-rovesciata di Rigoni) finiscono alte sopra la traversa.


FESTA PELLISSIER — Nella ripresa il ritmo della gara, blando nel primo tempo, si alza. Il Bologna, seppure un poco più propositivo, nulla può contro la determinazione degli uomini di Di Carlo: decisiva è l'entrata di Cruzado per Di Michele: con lui nasce il vantaggio e con lui si chiude la partita. Sblocca Pellissier (che festa davanti al pubblico del Bentegodi!) con un colpo di testa al 20', su cross proprio di Cruzado. Raddoppia il neo entrato al 34', raccogliendo la punizione rasoterra di Luciano e spiazzando Agliardi per il 2-0. Nelle fila dei rossoblù da registrare l'entrata di Gabbiadini all'esordio con la maglia emiliana, ma non basta il nuovo innesto ad invertire la rotta. Anzi, il Bologna si fa prendere da nervosismo e termina la gara in 10 (espulso Perez). Di Carlo può sorridere, Pioli dovrà rivedere un po' di cose per la prossima...

Francesca Salsano

Fonte: gazzetta
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26/08/2012 23:20

Formula Genoa: Merkel+Immobile
E il Cagliari sbatte su Frey

La squadra di De Canio trova il 2-0 dopo l'errore di Jorquera dal dischetto. Pinilla e Rossettini ci provano ma il portiere francese non concede nulla

Il Genoa non è più la brutta copia dello scorso anno perché sa affondare e stringere i denti all'occorrenza. La squadra di De Canio vince 2-0 nella prima uscita casalinga contro il Cagliari, con la rete di Merkel e il primo gioiellino di Immobile, permettendosi pure di sbagliare un rigore con Jorquera. Il Cagliari lotta, costruisce diverse occasioni, soprattutto con Pinilla e Rossettini, ma trova un Frey insormontabile.

LE SCELTE — Il Genoa si affida in difesa all’ex Cagliari Canini in coppia con Granqvist, mentre la sulla mediana c’è il trio Kucka, Seymour e Merkel. In avanti spazio a Immobile, perno centrale del pacchetto offensivo completato da Jankovic e Jorquera, recuperato. Squalificato Gilardino. Il 4-3-3 dei sardi fa avanzare il raggio di azione di Cossu, che abbandona la consueta veste di trequartista per affiancare Pinilla e Larrivey. A centrocampo Nainggolan con Dessena ed Ekdal. Tra le novità: Rossettini e Avelar dietro. Indisponibile Sau, squalificato Conti.


RIGORE FALLITO — Il Genoa che entra in campo stasera si è scrollato di dosso la versione da panico della scorsa annata: via l’ansia da retrocessione fino all’ultimo battito, via la sceneggiata delle maglie e teste chine davanti ai tifosi. La squadra di De Canio sbaglia sì un rigore con Jorquera, ma crea almeno altre tre palle-gol limpide. In ordine: Jankovic raccoglie uno splendido lancio di Seymour, Astori e Agazzi si mettono di mezzo e Rizzoli fischia per il penalty. E’ il 18’. Il cileno, in dubbio per un problemino fisico, si porta sul dischetto, ma spara la palla alla sinistra di Agazzi e si resta sullo 0-0. Allora i liguri insistono, prima con l'incornata di Mesto, sputata fuori dalla porta da Agazzi, poi con una punizione insidiosa di Jankovic, infine con una staffilata di Immobile a incrociare sul secondo palo. Il Cagliari, che nel frattempo ha arretrato sulla trequarti Cossu, ha un paio di occasioni, di cui una gigantesca: la prima è una botta da fuori di Nainggolan, la seconda è un colpo di testa di Pinilla, letteralmente sputato fuori da un Frey superbo per reattività.

GRANDE FREY — La ripresa è subito scoppiettante, col vantaggio dei liguri firmato Alexander Merkel. Il tedesco deve solo sfruttare la ribattuta di Agazzi, sulla pressione di un Granqvist particolarmente brillante, e può infilare comodo in rete l’1-0 al 6’. Dopo 4 minuti i padroni di casa cercano il bis con Immobile, pescato splendidamente da Seymour. L'ex Pescara si avvita su se stesso: bello il gesto, ma la palla finisce fuori. Il Cagliari si riporta in avanti con la premiata ditta Cossu-Pinilla: il sardo mette una palla tagliata su punizione, il cileno impatta di testa e fa sobbalzare tutto Marassi. La pressione sale alle stelle poi, quando Rossettini trova due zuccate perfette. Sulla prima c’è il miracolo di Frey, insuperabile, sulla seconda la palla vola via di poco sopra la traversa. Il Genoa dimostra di soffrire particolarmente il gioco aereo, perché anche Larrivey potrebbe trovare il pari con un colpo di testa, schiacciato troppo a terra. Ficcadenti, allora, tenta il tutto per tutto con Ibarbo, ma i padroni di casa stroncano sul nascere il ribaltone sardo. Al 40’, Immobile si libera di Astori e Rossettini per scaricare il sinistro in rete: 2-0 e pratica chiusa.

Azzurra Saggini

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26/08/2012 23:23

Tre sberle al Palermo
Questo Napoli fa sul serio

Finisce 3-0 al "Renzo Barbera": dopo una traversa di Cavani sblocca Hamsik, poi nella ripresa segnano Maggio e il Matador. Molto al di sotto delle aspettative la squadra di Sannino


Una squadra solida. Matura. Smaliziata. Con un paio di giocatori in grado di fare la differenza. Sono caratteristiche che spesso ritroviamo in chi a fine anno porta a casa qualche trofeo. Vedendo il Napoli vincere 3-0 sul campo del Palermo, abbiamo avuto quest'impressione. La squadra di Mazzarri ha gli stessi tratti dell'anno scorso. Una fase difensiva notevole, da migliorare solo sulle palle inattive. Un'identità di gioco precisa. Due giocatori, Edinson Cavani e Marek Hamsik, che migliorano a ogni partita. E una stagione da programmare tutta sul campionato. E' presto per dire se gli azzurri correranno fino in fondo per lo scudetto, ma Mazzarri può essere soddisfatto. Presto torneranno anche Zuniga, Dossena e Pandev, stasera sostituito da un Insigne non brillante ma maturo nel non voler fare il fenomeno a tutti i costi alla prima in A. Mica facile con la pressione che aveva addosso.

DELUDENTE — Male invece il Palermo, specie dopo l'uscita dal campo di Brienza. Senza Ilicic, i rosanero non hanno nulla da Hernandez e da un centrocampo che costruisce poco. Zamparini è già pronto a tuonare. Il migliore, manco a dirlo, è stato ancora un Miccoli generoso ma impreciso. Squadra lontana dalla miglior condizione e forse anche incompleta.

A SPECCHIO — Molto simile la disposizione delle due squadre, un 3-5-2 con il creativo che in fase di non possesso palla spesso è sulla linea dei compagni di reparto. Interessante in questo senso la posizione di Hamsik, che parte 15 metri più indietro rispetto all'anno scorso ma va nello spazio ogni volta che legge una situazione interessante. E si rivela devastante. Il problema del Palermo, che dopo 28' perde Brienza, è che le punte davanti non tengono mai palla. Miccoli non è questo tipo di attaccante, Hernandez invece trotterella indolente. Così, se si eccettua un colpo di testa di Pisano su palla inattiva e un destro di Miccoli dopo un errore di Inler, la produzione offensiva è pari a zero.

PIU' NAPOLI — Gli azzurri, che attaccano ovviamente più a destra con Maggio che a sinistra con Aronica, coprono bene gli spazi e ripartono con Insigne, che spesso viene incontro, e Cavani. Il Palermo tiene il campo in una partita non bella, ma con l'andare dei minuti perde campo. Dopo una giocata pazzesca del Matador, che sfiora il gol dell'anno alla prima giornata, il Napoli sale di tono. E finisce meglio il primo tempo: orrenda copertura di Bertolo su cross di Aronica sul secondo palo, torre di Maggio e Cavani da solo sul secondo palo colpisce solo la traversa. Gol divorato. Anche ai campioni capita. Poco male. perché nel recupero Maggio pesca l'inserimento in area di Hamsik, su cui Barreto è in colpevole ritardo nella copertura. Destro dello slovacco e vantaggio meritato.

DA GRANDE SQUADRA — Parlando della gestione del secondo tempo del Napoli non è azzardato dire così. Cannavaro governa bene una difesa che concede al Palermo solo un paio di mischie su palla ferma. Behrami è l'uomo giusto lì in mezzo. Il centrocampista perfetto per Mazzarri. E i colpi del k.o non vengono falliti, nelle praterie lsciate dal Palermo. Maggio al 34', innescato da un lancio col telecomando di Hamsik, sfrutta l'errore nell'uscita di Munoz e non sbaglia. Nel finale gol meritato anche per Cavani, bravo a finalizzare l'assist di Edu Vargas, sempre in contropiede. Tutto facile. Ma che bel Napoli.

Jacopo Gerna

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26/08/2012 23:28

Inter, un tridente così fa male
Subito Cassano, Pescara domato

Antonio con Sneijder e Milito, che indirizzano la gara con due lampi nel primo tempo. Chiude Coutinho nella ripresa: Stramaccioni sfata il tabù nerazzurro del debutto, Stroppa paga disattenzioni difensive, ma davanti ha risorse


Il tabù del debutto? Spazzato via in tre minuti. L'inserimento di Cassano? Immediato, dal 1', e condito da un assist. L'Inter non vinceva da cinque anni alla prima di campionato: lo fa a Pescara, con due secchiate d'acqua gelata che spengono il "sacro fuoco" del Pescara, partito fortissimo per onorare il ritorno in Serie A dopo 19 anni. Stramaccioni non si fa pregare e mette Fantantonio subito ("sfruttando" anche la squalifica di Palacio): lo tiene in campo per oltre un'ora e l'ex milanista gli regala un assist e qualche giocata. Meglio di lui fa Diego Milito, un gol e due assist: quello dell'1-0 per Sneijder, quello finale per Coutinho. Gran partita del Principe, che Strama sfrutta nelle sue caratteristiche migliori: non solo finalizzatore, ma vero e proprio uomo squadra.


I GOL — Partono forte, partono convinti, i pescaresi: i primi minuti sono quasi di sofferenza per l'Inter. Poi però, sull'altro fronte ci sono Milito e Sneijder: la squadra di Stramaccioni sembra quei pugili che ti fanno sfogare, poi piazzano due dritti e ti mandano al tappeto. Il primo "pugno" arriva da Sneijder, al 17': Zanetti parte a destra, lascia a Milito che prova un tiro-cross. La palla arriva sul secondo palo, dove Sneijder saluta Zanon e infila di piatto. Di piatto anche il 2-0: stavolta Wes trova Cassano sul filo del fuorigioco (sempre in zona Zanon). Solo in area scatta l'assist per Milito: facile 2-0. A quel punto la gara è virtualmente conclusa, perché l'Inter, che pure ha sofferto un po' Weiss in apertura, concede pochissimo. Solo Cascione ha una vera occasione, di testa, ma Castellazzi la sventa con una gran parata. A chiudere definitivamente ogni discorso ci pensa Coutinho, che sfrutta la mezz'ora trovando un altro piatto vincente, su cross basso di Milito, che si era allargato a destra e aveva dettato il passaggio a Guarin.


INTER CONVINCENTE — Nel complesso l'Inter all'Adriatico fa una bella impressione, mostrando gioco, godendosi un Gargano subito al centro del gioco, ammirando un Guarin a cui manca solo la rete (ci prova più volte), facendo intravedere grandi possibili sviluppi con gli uomini di qualità che ha davanti. Il tutto di fronte a un Pescara che, nonostante il pesante 0-3, mostra qualcosa di interessante da centrocampo in su, con gli esterni Weiss e Caprari, la boa Jonathas e gli inserimenti di Cascione. Dietro, più di qualcosa è da registrare: il reparto è lo stesso dello scorso anno, ma tutti erano al debutto in A. Hanno pagato pegno, ma non incontreranno Milito e Sneijder tutte le settimane.

Valerio Clari

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26/08/2012 23:31

Catania guastafeste di Zeman
Ma la Roma rimonta: 2-2

Il ritorno del boemo sulla panchina giallorossa è complicato: Marchese segna per i siciliani, poi Osvaldo rimedia con una rete spettacolare, Gomez in contropiede infilza una difesa distratta, infine nel recupero Lopez pareggia i conti

Il Catania guasta la festa a Zeman, al ritorno da allenatore della Roma. I giallorossi rimontano due volte, la seconda nel recupero, ma vengono comunque fermati all'Olimpico dal Catania. Finisce 2-2. Nel primo tempo segna Marchese, in fuorigioco non ravvisato, poi lo spettacolare gol di Osvaldo è vanificato dalla replica di Gomez. Quando tutto sembra perduto, per la Roma, arriva un altro gol da rivedere con mille replay, quello del 18enne Lopez, con un sinistro al volo dopo un palleggio. C'è stato tutto e il contrario di tutto, come capita spesso quando giocano le squadre di Zeman. Alcuni flash di quel gioco d'attacco spumeggiante di cui il tecnico boemo è da sempre sinonimo, ma anche voragini difensive e vuoti di concentrazione. Il Catania non è cambiato nei protagonisti rispetto a quello di Montella, con la gestione Maran. Ha conservato le doti tecniche ed i contropiedisti micidiali. Il pari è frutto di una prestazione convincente, non solo di episodi, anche se nel secondo tempo ha sofferto parecchio.


MARCHESE GELA L'OLIMPICO — La Roma paga forse lo scotto delle aspettative. Pressanti. Enormi. Sono infatti oltre 50.000 i "fedeli" accorsi all'Olimpico per gustarsi il dogma del gioco spumeggiante di Zeman, che fa la sua seconda "prima" da allenatore della Roma, a 13 anni di distanza. Ma le cose non funzionano. Né il celebrato tridente d'attacco - in assenza dello squalificato Destro giocano Lamela-Osvaldo-Totti - né soprattutto la linea difensiva, esposta ai rapidi inserimenti dei trottolini tecnici dell'attacco dei rossazzurri. La squadra di Maran sfiora il vantaggio con l'ottimo Almiron su punizione, poi al 29' passa in vantaggio. Ancora Almiron tira di potenza su calcio piazzato, la palla sbatte su Castan e finisce sui piedi di Marchese, che è in fuorigico secondo le nuove regole (il tocco involontario di un difensore non rimette in gioco gli avanti avversari, e quello di Castan, che pure chiude volontariamente lo specchio alla conclusione, sembra appunto non volontario). Il terzino sinistro del Catania dimostra grande freddezza: si aggiusta la palla sul mancino e trafigge Stekelenburg, al 29'. 0-1. La Roma finalmente si scuote, ma è più fumo che arrosto. E di nuovo il Catania a sfiorare la rete: Stekelenburg, che i rumors di mercato danno in uscita, para in uscita su Gomez, che solo davanti all'olandese aveva l'occasione di raddoppiare e mettere un'ipoteca sulla gara.


SUPER OSVALDO — La Roma della ripresa smette di essere la Bella Addormentata. Si scuote. Spinge, alza il ritmo. Si aggrappa ad Osvaldo, il suo attaccante più in palla. Che colpisce un palo di testa. Poi prova due volte la conclusione spettacolare, addirittura di tacco. Al terzo tentativo arriva il pareggio. Bello, anzi spettacolare. Il centravanti si coordina splendidamente, e con una sforbiciata potente, su pallone a spiovere di De Rossi, non lascia scampo ad Andujar. 1-1. Pareggio strameritato.

CONTROPIEDE GOMEZ — Ma il Catania, che vacilla e rischia lo svantaggio, al primo contropiede passa ancora. Azzecca l'inserimento lo scattista Gomez, su assist di Lodi, col solito sinistro delicato. Piris non pervenuto, l'argentino trova una voragine su quella corsia, e di sinistro fulmina Stekelenburg.

SALVAGENTE LOPEZ — Quando la frittata sembra fatta, in casa giallorossa, un ragazzino, Lopez entrato per Totti (contusione) si inventa una rete da favola e pareggia i conti, già nel recupero. E a dimostrazione che è una partita pazza, in contropiede Castro colpisce la traversa. Finisce 2-2. Ci siamo divertiti.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
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26/08/2012 23:34

Il Siena si ferma al palo
Finisce 0-0 con il Toro

Brutta partita al Franchi: i granata partono meglio, ma le occasioni sono poche. Nella ripresa toscani vicini al vantaggio con la traversa di D'Agostino su punizione


Una traversa di D'Agostino su punizione, nella ripresa, e poco altro. Siena e Torino pareggiano zero a zero, in un incontro a tratti soporifero, e recuperano un punto al gap di partenza dovuto alle penalizzazioni. Il Torino torna a galla, salendo - si fa per dire - a zero punti, mentre il Siena va a -5. Viste le premesse, la scalata verso la salvezza sarà lunga e faticosa.

AVVIO — Il Siena arriva da un'ottima stagione, chiusa al 14° posto, davanti a Cagliari e Palermo, a +8 dalla zona retrocessione, eppure è il Toro neopromosso, che riassapora la A dopo tre stagioni d'astinenza, a tenere il campo con personalità da squadra veterana. Almeno nella prima mezz'ora. L'undici di Ventura, con la difesa a quattro (Darmian-Glik-Ogbonna-Masiello) e gli esterni alti (Vives-Stevanovic) a supporto di Bianchi e Meggiorini, tiene meglio il campo e, soprattutto, la palla. Con un baricentro molto basso, gestendo un possesso che manda fuori giri il centrocampo più folto - sulla carta - di Cosmi e cercando i tagli dei quattro davanti. Il problema è che i granata non si scoprono e non pressano alto: ne viene fuori una gara attendista, da una parte e dall'altra, con ritmi bassi e poche emozioni.

POCHE CHANCE — Al 4' Meggiorini incrocia troppo un destro su lancio di Darmian; al 25' lo stesso attaccante, preferito a Sgrigna, prova a inventare una rovesciata, senza successo; al 41' un destro di Bianchi, deviato da Neto, trova la respinta a mano aperta di Pegolo: il resto è noia. Il Siena si sveglia soltanto nel quarto d'ora finale, ma le uniche iniziative dalla destra di Vergassola e Mannini, che non trovano pronto il terminale Bogdani, sono poca cosa.

TRAVERSA — Cosmi riparte nel secondo tempo con Valiani al posto di Bogdani e poi con Sestu per il classe '94 Verre; Ventura risponde con Santana per Stevanovic. L'inizio, al confronto con i primi 45', è elettrico: nei primi cinque minuti si vedono una deviazione pericolosa di Calaiò, che non trova la porta, e un colpo di testa a lato di Bianchi, su assist di Brighi. Ma l'occasione migliore di tutto il match capita al Siena, nel momento in cui comincia a premere sull'acceleratore. Minuto 21: punizione dalla zolla preferita per il sinistro di D'Agostino, la cui battuta a giro sbatte sulla traversa. Sfortuna, ma non sarebbe stato un vantaggio meritato per quanto visto fin lì.

FINALE — Nel finale entrano anche Basha per Vives e Paci per un sofferente Felipe, mentre stringono i denti D'Agostino e Ventura, alla prese con un doloroso mal di schiena in panchina. La stanchezza si fa sentire. E' il Siena a provare a spingere: Sestu e Valiani danno un po' più di energia, ma di occasioni non se ne vedono. Dall'altra parte Meggiorni prova a scuotere i suoi con un destro da fuori che si spegne a lato. Finisce 0-0 e non è stato un bell'inizio.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
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29/08/2012 15:13

SERIE A 2012/2013 1ª Giornata (1ª di Andata)

25/08/2012
Fiorentina - Udinese 2-1
Juventus - Parma 2-0
26/08/2012
Milan - Sampdoria 0-1
Atalanta - Lazio 0-1
Chievo - Bologna 2-0
Genoa - Cagliari 2-0
Palermo - Napoli 0-3
Pescara - Inter 0-3
Roma - Catania 2-2
Siena - Torino 0-0

Classifica
1) Inter, Napoli, Chievo, Genoa, Juventus, Fiorentina e Lazio punti 3;
8) Sampdoria punti 2;
9) Catania e Roma punti 1;
11) Torino, Udinese, Milan, Bologna, Cagliari, Parma, Palermo e Pescara punti 0;
19) Atalanta punti -2;
20) Siena punti -5.


Penalizzazioni inflitte in conseguenza delle sentenze della giustizia sportiva relative ai
processi per illeciti sportivi dello scandalo calcio-scommesse (per le squadre di Serie A e
salvo ulteriori variazioni):

Sampdoria -1 punti;
Torino -1 punti;
Atalanta -2 punti;
Siena -6 punti.
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01/09/2012 22:47

Sgrigna trascina il Torino
Il Pescara in 10 s'arrende

Il gol del vantaggio e l'assist per il 2-0, l'attaccante granata è determinante nella gara dell'Olimpico (di Brighi il 2-0, Bianchi fa il 3-0). Pescara in inferiorità numerica dal 28'.

Un esordio davvero indimenticabile quello di Sgrigna: alla sua prima gara in Serie A, l'attaccante granata porta in vantaggio i suoi e poi serve un assist delizioso a Brighi per il raddoppio. La sua prestazione è talmente bella, che Ventura - sul 3-0 - un po' gli concede la passerella, un po' pensa che sia meglio preservarlo per altre più probanti occasioni. Prima che Sgrigna decidesse di salire in cattedra, ci aveva provato Bianchi al 28', guadagnandosi un rigore (con successiva espulsione di Terlizzi) ma facendoselo respingere da Perin. Anche l'ariete granata, comunque, riuscirà a farsi perdonare: assist per il primo gol di Sgrigna e rete che chiude la partita. Nel mezzo, gioia anche per Brighi. Del Pescara nessuna traccia: una difesa tutto sommato ordinata fino al rigore, poi il tracollo. Basta un dato a fotografare la partita dei biancazzurri: in 90' di gioco non si conta un solo tiro nello specchio della porta di Gillet.

ATTENDERE PREGO — I nuovi arrivati Cerci e Vukusic si accomodano in panchina: Ventura preferisce Santana, Stroppa sceglie Jonathas. Nel Pescara Terlizzi e Bocchetti in difesa al posto di Romagnoli e Balzano, Blasi (e non Colucci) come vertice basso del centrocampo. Il Toro carica con Stevanovic a destra, Bianchi e Sgrigna punte centrali e, appunto, Santana a sinistra. E carica a testa bassa, visto che fin dall'avvio sono i granata a fare la partita e tenere costantemente palla. Pescara quasi spaurito, troppo timido e incapace di reggere la pressione.


BIANCHI E ROSSO — In realtà, però, fin quasi alla mezzora la gara scivola via senza troppi sussulti: il controllo del Torino è sterile e Perin tutto sommato non corre rischi se si eccettua un diagonale innocuo di Sgrigna. Al 28', invece, cambia tutto, perché Terlizzi è costretto ad immolarsi su Bianchi lanciato a rete: è rigore per i padroni di casa ed espulsione per il difensore pescarese. Che, poi, il centravanti granata lo sbagli (Perin intuisce e respinge), è solo un dettaglio, perché l'inferiorità numerica resta e le difficoltà dei ragazzi di Stroppa pure.


VORAGINI BIANCAZZURRE — Difficoltà che diventano insormontabili al 34', quando Bianchi si fa perdonare l'errore dal dischetto mettendo Sgrigna davanti alla porta con un assist di testa delizioso: l'attaccante granata, liberato a centro area (e lasciato tutto solo dalla difesa abruzzese), non può esimersi da superare Perin con un diagonale imparabile. Stroppa, che subito dopo l'espulsione si era affrettato a sostituire uno sconsolato Caprari col difensore Romagnoli per tappare la falla lasciata da Terlizzi, si ritrova sotto di un gol, in inferiorità numerica e con un attaccante in meno.


ESORDIO DA SOGNO — Dopo l'intervallo il tecnico degli abruzzesi torna sui suoi passi e chiede aiuto a Vukusic (in ballottaggio alla vigilia) richiamando un Jonathas a dir poco evanescente. La mossa avrebbe anche un senso, ma dopo 15' della ripresa Bianchi imbecca Sgrigna (in sospetta posizione di fuorigioco) che s'invola verso l'area e serve a Brighi un regalino solo da scartare. E' il 2-0 che mette in ghiaccio la partita. Quattro minuti più tardi, poi, Bianchi se la beve definitivamente, svettando di testa indisturbato a centro area e siglando il 3-0. A questo punto la gara è talmente chiusa, che Ventura concede la passerella al mattatore di giornata: Sgrigna esce per raccogliere gli applausi dei suoi tifosi (e siamo solo al 20' della ripresa...) e al suo posto subentra Meggiorini. Un esordio migliore, forse, era difficile anche sognarlo.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
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01/09/2012 22:52

Il Milan riemerge col Pazzo
Tripletta e il Bologna è al tappeto

I rossoneri si mettono alle spalle il k.o. con la Samp e passano al Dall'Ara grazie ai tre gol dell'ex interista all'esordio da titolare. Polemiche per la prima rete su rigore generoso. Inutile il penalty di Diamanti per gli emiliani


Galliani starà benedicendo quei sette milioni. In molti si sono chiesti perché il Milan dovesse dare un conguaglio all'Inter oltre a Cassano per avere Pazzini. La risposta agli scettici, chissà, è arrivata ieri: tre gol all'esordio da titolare e Bologna è sbancata. Non ci fosse stato lui, lì, sempre al posto giusto, chissà come sarebbe finita. e invece il Pazzo riemerge. E con lui il Diavolo. Che dimentica il tonfo con la Samp. Ma non risolve tutti i suoi problemi di un gioco che fatica ancora a decollare. La questione, allora, è riproposta: è davvero un Milan da scudetto come dice Galliani?


IL BOA E L'AIUTINO — In attesa dell'apporto dei nuovi acquisti, la prima grande differenza tra il Milan battuto dalla Samp e quello di Bologna è dettata dall'unica vecchia stella rimasta in organico, Kevin Prince Boateng. Il ghanese interpreta il ruolo di trequartista forse in modo diverso rispetto al passato, quando di buttava negli spazi aperti da Ibra, e prova soprattutto a farsi vedere tra le linee muovendosi da un fronte all'altro del campo. I suoi guizzi mettono in difficoltà il Bologna, anche se l'apporto concreto si riduce in 3-4 conclusioni da fuori area e un guizzo su palla inattiva, senza che Agliardi debba mai intervenire. Per il vantaggio, allora, serve un rigore assai generoso: Pazzini e Cherubin entrano in contatto in area, il difensore del Bologna allarga il braccio per proteggere il pallone, il milanista lo trattiene e cadono entrambi. L'arbitro non si accorge che il primo fallo è del rossonero che dal penalty insacca confermando, volendo, la sua attitudine agli esordi positivi: era la prima volta che partiva titolare con la nuova maglia.

LA REAZIONE — Il Bologna, partito con il baricentro molto basso, capisce che deve fare l'esatto contrario per mettere in difficoltà il Milan. Che, infatti, nella seconda metà del primo tempo, va progressivamente in affanno. Il pressing di Taider, Pazienza e Guarente è la chiave, così come la posizione più alta degli esterni Motta e Morleo che accompagnano le ripartenze emiliane. La svolta, tuttavia, ha nome e cognome: Alessandro Diamanti. Slalom, tiri da fuori, solita grinta anche nel recuperare palloni. L'Alino degli Europei non è rimasto sulla panchina di Kiev. Anzi. Che sia lui a procurarsi il rigore del pareggio (per un fallo dell'irriconoscibile Nocerino) e a trasformarlo non è un caso: anzi, è il premio meritato per il migliore in campo e per un Bologna ritrovato.

RISCHI ED ERRORI — La ripresa parte con uno spavento: Guarente si avvicina pericolosamente ad Abbiati ma calcia sul fondo con il sinistro. Dovrebbe essere un'ulteriore molla per il Bologna, che invece sembra quasi accontentarsi, anche perché perde piano piano la verve di Diamanti, comprensibilmente stanco dopo un primo tempo a tutta. Una volta fuori Montolivo per infortunio muscolare, i rossoneri si ritrovano con un centrocampo muscolare (De Jong-Ambrosini-Nocerino) che fa fatica a rifornire le punte. Così l'esordio di Bojan passa quasi inosservato: di palle gliene arrivano pochissime. E il Milan fa poco, davvero poco. Fino al 32', quando fa tutto (o quasi) Agliardi. Sarebbe facile bloccare il pallone sul cross deviato di Antonini, e invece arriva il patatrac: Pazzini è lì e dall'area piccola, a porta vuota, non sbaglia. Poi, non contento, qualche minuto dopo devia in porta un tiro di Nocerino. Pazzo Milan? No, Pazzo e basta. Anzi, il Pazzo basta. Almeno per ora.

Ivan Palumbo

Fonte: gazzetta
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02/09/2012 20:59

Juve, poker servito a Udine
E Giovinco mostra i muscoli

La squadra di Conte si impone 4-1 al Friuli: gol di Vidal su rigore, Vucinic e doppietta della Formica Atomica. Ai friulani, che contestano penalty ed espulsione di Brkic, che al 12' ha segnato la gara, non può bastare la rete di Lazzari

Quattro a uno. La Juventus a Udine fa parlare il punteggio, nell'anticipo pomeridiano della seconda giornata di campionato. Gol di Vidal su rigore, Vucinic e doppietta di Giovinco, in uno stadio dove nella passata e pur trionfale stagione di campionato la squadra di Conte era stata bloccata sullo 0-0. Certo, l'episodio del rigore con espulsione addizionale del portiere dei friulani Brkic (contestata dai padroni di casa) ha facilitato le cose, ma la Juve non ha sbagliato nulla: non concedendo quasi niente in difesa e sfruttando a suo piacimento la superiorità numerica. Il fatto che la discussa coppia d'attacco sia andato a segno tre volte è un valore aggiunto. Le due reti sono importanti soprattutto per un Giovinco convincente: la pressione del mancato arrivo dal mercato di un top player era tutta sulle sue spalle, così come gli 11 milioni pagati dalla Juve per riscattarne la metà. Bendtner è avvisato: per adesso il titolare è Giovinco. L'Udinese subisce un'altra mazzata pesante, dopo quella di coppa: la stagione è iniziata come peggio non poteva. La classifica dice 0 punti. Unica nota positiva il gol di Lazzari, appena arrivato dal mercato. Farà comodo a questa squadra.

SCHIERAMENTI — Guidolin cerca il riscatto dopo la batosta dell'eliminazione nei preliminari di Champions, col Braga, con lo stesso attacco schierato contro i portoghesi: Fabbrini a sostegno di Di Natale. Muriel ancora in panchina. Conte (in panca al solito c'è Carrera) recupera in extremis Giovinco e come contro il Parma lo preferisce a Matri come compagno d'attacco di Vucinic. Esordiscono in questo campionato dal 1' Buffon e Chiellini, ristabiliti.


RIGORE ED ESPULSIONE — Lichtsteiner dilapida una prima palla gol: splendido lancio di Pirlo, lo svizzero alza troppo il pallonetto di sinistro. Brkic graziato. Poi al 12' l'episodio che segna la partita. Fallo di Brkic, che in area travolge Giovinco, lanciato in profondità da una fiondata col contagiri di Pirlo. Rigore ed espulsione del portiere che interferisce su una chiara occasione dal gol degli avversari. I friulani sostengono però che il primo fallo lo commette Danilo, e forse fuori area. Vidal, che un rigore lo aveva sbagliato contro il Parma, la settimana scorsa, stavolta fulmina Padelli, entrato al posto di Fabbrini. 1-0 Juve al 14'.


JUVE COL PILOTA AUTOMATICO — La Vecchia Signora ha il controllo della gara. Avanti di un gol e con un uomo in più. Guidolin improvvisa un 4-4-1 nel quale Di Natale non ha il minimo sostegno. La Juve non forza i tempi. Ma le occasioni gol arrivano comunque: diagonale di Vucinic da ottima posizione, Padelli è bravissimo a salvarsi in angolo. Alla seconda palla buona il montenegrino non fallisce, sottoporta. Armero buca la chiusura, l'attaccante ha tutto il tempo di prendere la mira e piazzare il destro angolato all'angolino. Padelli non può nulla. 2-0 e gara ipotecata allo scadere di tempo.


GIOVINCO FA TRIS — Gara in discesa per gli uomini di Conte. Ma il terzo gol è più importante di quanto il punteggio lasci intendere. Perchè segna Giovinco, che non aveva convinto contro il Parma e sulla cui coesistenza con Vucinic in un attacco senza centravanti i dubbi sono stati parecchi. La Formica Atomica ribadisce in rete la corta e difettosa respinta di Padelli sul tiro di Marchisio. 3-0. E poi trova pure il 4-0, con un bel destro incrociato. La Juve passeggia, ma l'Udinese ha l'orgoglio per segnare almeno l'1-4 con Lazzari. Ma la festa non è guastata lo stesso: la Juve stravince su un campo complicato.

Riccardo Pratesi

Fonte: gazzetta
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02/09/2012 23:35

Ekdal salva il Cagliari
Con l'Atalanta finisce pari

Consigli para due rigori a Larrivey e Conti, poi si fa male ed esce in barella. Denis gela i sardi, lo svedese pareggia i conti al 91'


Un primo tempo dominato, due rigori falliti, un'ora giocata in superiorità numerica e lo spettro della sconfitta materializzato e poi scacciato nei 10 minuti finali. La 'prima' del Cagliari all'Is Arenas' non ha certo fatto mancare le emozioni e i colpi di scena ai tifosi sardi costretti fuori dalle 'porte chiuse' imposte dalla Lega. Contro l'Atalanta finisce 1-1, al termine di 97 minuti di fuoco. Un Consigli in versione saracinesca salva due volte in otto minuti una Dea spenta nel primo tempo, ma capace di soffrire con un uomo in meno per gran parte del match. All'81' Denis fa sognare ai nerazzurri il colpaccio, ma il Cagliari scongiura la beffa con Ekdal. Un pareggio che per entrambe vale il primo punto in campionato.

ESILIO FINITO — Dopo 150 giorni e cinque partite giocate a Trieste, per l’inagibilità del Sant’Elia, il Cagliari torna in Sardegna e scopre la sua nuova casa, lo stadio ‘Is Arenas’ di Quartu Sant’Elena. Una ‘prima’ rimasta in dubbio fino all’ultimo e avallata dalla Lega soltanto al fotofinish, con il vincolo delle ‘porte chiuse’, imposto da motivi di sicurezza per i lavori ancora in corso all’interno dell'impianto.


CAGLIARI SPUNTATO — Ficcadenti ha gli uomini contati in attacco. Oltre a Sau, ancora alle prese con problemi al tendine, il tecnico rossoblu perde in extremis le pedine cardine del suo tridente: Pinilla, bloccato da un risentimento muscolare nell'allenamento di giovedì, e Cossu, costretto da un attacco influenzale a partire dalla panchina. E allora spazio a Larrivey, dato per partente fino alla 'sirena' del mercato, e Ibarbo. Atalanta che perde non si cambia per Colantuono. Il tecnico nerazzurro,nonostante il ko di domenica scorsa, conferma la formazione anti-Lazio con Denis punto di riferimento d’attacco e Biondini in mediana. L'unica novità si registra in difesa, dove rientra Manfredini a far coppia con Lucchini, Peluso a sinistra e Brivio in panca.

SUPER CONSIGLI — Scelte, quelle del tecnico nerazzurro, che non pagano, se è vero che il primo tempo si traduce in un assedio sardo all'area della Dea. Perso Schelotto dopo 17', in seguito a un contrasto di gioco, la squadra di Ficcadenti si aggrappa a un Consigli strepitoso. In otto minuti netti, il portiere nerazzurro dice di no a due calci di rigori. Il primo provocato da un fallo di mano di Manfredini e fallito da Larrivey, il secondo concesso per atterramento di Ibarbo da parte di Peluso (espulso per doppia ammonizione) e calciato da Conti. Davanti gli occhi di un Cellino furente, insomma, il Cagliari spreca l'impossibile, ma non si perde d'animo e continua a spingere a testa bassa. Ibarbo è una spina nel fianco della difesa orobica, Conti ci prova ripetutamente dalla distanza, senza inquadrare la porta. Il primo tempo si chiude senza reti, con Agazzi inoperoso e un'Atalanta, in 10 uomini, incapace di reagire.


LA DEA C'E' — Ma la ripresa è un'altra musica. La furia Cagliari allenta la morsa, l'Atalanta riorganizza le idee, recupera solidità in difesa e prova a sfruttare le ripartenze, rendendosi pericolosa con Denis. La sfortuna, però, è in agguato. Al 70' l'eroe di serata Consigli, colpito duro alla tempia in un brutto scontro con Stendardo, è costretto a lasciare il campo in barella. Al suo posto Polito, subito protagonista con un grande intervento su Nainggolan. La beffa, però, è dietro l'angolo e si concretizza al minuto 82, quando Denis trova la zampata vincente in area e supera Agazzi. Proprio quando il Cagliari sembra spacciato, al 91', è Ekdal, subentrato 11' prima a Nainggolan, a firmare la rete del definitivo 1-1. Per Cagliari e Atalanta primo punto, dopo le sconfitte della prima giornata.

Stefania Casarin

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02/09/2012 23:39

Doppio Bergessio e Lodi
Il Catania spegne il Genoa

Spettacolare 3-2 dei rossazzurri sulla squadra di De Canio: decide la magia su punizione del centrocampista a sei minuti dal 90'. Doppietta dell'argentino tra le reti ospiti di Kucka e Jankovic


Il centravanti, il regista e il portiere. Il Catania ringrazia la sua “spina dorsale” formata da Bergessio, Lodi e Andujar per il 3-2 con cui stende in casa il Genoa conquistando la sua prima vittoria versione 2012-13. Tanti gol e tante emozioni al Massimino, con la gara che esplode negli ultimi 20’, quando pioggia e stanchezza incidono sul gioco. Passa il Catania perché Bergessio in 2’ a metà ripresa annulla il gol di Kucka con cui i rossoblù erano passati nel primo tempo e poi sorpassa, perché Lodi fa male su punizione al 39’ due minuti dopo il gol del 2-2 di Jankovic, e perché Andujar nel finale è insuperabile, e tiene avanti il Catania anche grazie alla collaborazione della traversa. Il Genoa, che al debutto aveva annichilito il Cagliari, non vince fuori dal 11 dicembre 2011.

CENTRO AL PRIMO AFFONDO — 4-3-3 con punta centrale di riferimento, esterni rapidi e un centrocampista che si sgancia per entrambe. Funziona meglio quello dei rossazzurri, che decollano dopo 20' di sbadigli quando il cervello Lodi alza il ritmo. Gli uomini di Maran, soprattutto grazie all'ispirato Gomez, mettono il Genoa alle corde, arrivano con frequenza davanti a Frey ma non mordono. Gli ospiti invece alla prima occasione fanno centro: Bellusci e Marchese pasticciano, Immobile recupera una palla vagante in area e la mette sul secondo palo dove spunta Kucka, dimenticato da Alvarez. 1-0 Genoa al 26' e terzo gol in A del centrocampista slovacco. Il Catania ricomincia come nulla fosse: manovra d'accerchiamento con Gomez e Bergessio (Barrientos si vede poco), tante occasioni ma il risultato non cambia nonostante il 63% di possesso palla degli uomini di Maran.

I COLPI DI BERGESSIO — Il Catania si affida alla fantasia di Castro dopo 9’ della ripresa (ammonito 30” dopo l’ingresso in campo), ma rischia di subire il 2-0 al 18’, quando Andujar deve superarsi su Jorquera. Poi però si sveglia Bergessio, che in 2’ ribalta la partita: al 21’ infila Frey con un tocco preciso su assist di Castro; subito dopo torna ad esultare irrompendo di testa (colpevolmente dimenticato dalla difesa del Genoa) su corner di Lodi. Jankovic potrebbe pareggiare ma trova Andujar sulla sua strada e gli ospiti sembrano perdersi, incapaci di ritrovarsi anche quando Borriello si rimette la maglia numero 22 che aveva lasciato nel 2008 dopo 19 gol.

EMOZIONI FINALI — A svegliare gli uomini di De Canio ci pensa Jankovic, che al 37’ estrae dal suo cilindro un tocco d’esterno su cui Andujar stavolta non può nulla (complice anche una quasi impercettibile deviazione di Marchese). Il Catania però ha ancora una cartuccia da sparare: i colpi di biliardo di Lodi, 9 gol nel 2011-12 e tanta voglia di confermarsi tra i piedi nobili del calcio italiano. Il 28enne centrocampista mette la palla a terra a 25 metri da Frey quando mancano 6’ al 90’ e lo beffa lanciando il Catania sul 3-2. Il Genoa si gioca le ultime energie ma va a sbattere contro il muro Andujar, che al 92’ chiede aiuto alla traversa per respingere un colpo di testa ravvicinato di Sampirisi.

Davide Chinellato

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02/09/2012 23:42

Totti ispira, l'Inter regala
È Zeman show a San Siro

La Roma vince 3-1 al Meazza: Cassano risponde a un grande Florenzi, poi nella ripresa segnano Osvaldo (espulso nel recupero) e Marquinho. Due assist del capitano. Nerazzurri poco brillanti e perforabili in difesa. Infortuni per De Rossi e Balzaretti


Andrea Stramaccioni è allenatore preparato e ambizioso. Ma forse neanche lui immaginava che quando nelle giovanili della Roma impostò Florenzi, trequartista dai piedi educatissimi, come centrocampista, pensava che il ragazzo lo avrebbe castigato a San Siro da allenatore dell'Inter. O che il coetaneo Francesco Totti firmasse la vittoria per 3-1 della Roma sull'Inter, con due assist decisivi. La Roma, dopo il brutto esordio col Catania, consolida le sue ambizioni da protagonista. Con un importante segnale sul piano della qualità, del gioco e della personalità. I dubbi sulla tenuta alla distanza, quando arriverà un prevedibile calo atletico, e sulla consistenza difensiva, restano. Ma c'è tanta qualità anche tra i meno noti: Tachtsidis, gran mediano preso dal Verona, Florenzi, migliore in campo, Castan, che gioca un secondo tempo perfetto. Senza contare Osvaldo. E un Totti rivitalizzato dal ritorno del suo vecchio maestro. Grosso passo indietro per l'Inter, che crea il minimo indispensabile contro una difesa che concede tanto. Ma soprattutto conferma che dietro qualcosa non va. Tre gol subìti, tutti con precise colpe. E un gioco offensivo molto legato alle lune dei suoi creativi, stasera poco ispirati.

AVANTI TUTTA — Impossibile chidere a Zeman di adeguare la propria squadra al tipo di partita, ma è difficile immaginare interpreti più offensivi nel 4-3-3 del boemo. C'è il tridente pesante Destro-Osvaldo-Totti. Tachtsidis e Florenzi ai lati di De Rossi, visto che manca Bradley e Pjanic non sta bene. Aggiungete due terzini, Piris e Balzaretti, molto offensivi, e capirete che Zeman una volta di più punta a farne uno in più dell'avversario piuttosto che a incassarne uno in meno.


CON PEREIRA — Strama risponde con Zanetti terzino per limitare Totti. Pereira gioca dal 1', ma il tecnico nerazzurro preferisce farlo giocare centrocampista con alle spalle Nagatomo. Cassano preferito inizialmente a Palacio. E visto l'atteggiamento con cui l'ex genoano entrerà nella ripresa, non deve averla presa benissimo. Il problema è che l'Inter entra troppo passiva in partita. Lenta nel riproporsi e soprattutto troppo bassa a prendere gli attacchi della Roma. Destro si fa il mazzo a destra, ma si vede che non è quello il suo ruolo. Meglio Totti, che conosce lo spartito e te la mette dove vuoi con quei piedi senza età.

GIUSTO — Proprio il capitano è decisivo nel meritato vantaggio della Roma: il capitano pesca l'inserimento di Florenzi, che di testa incrocia l'1-0. Colpevole la fase difensiva nerazzurra: nessun centrocampista segue il taglio in area dell'ex Crotone.

PIU' BASSA — La sensazione che si avverte subito è che non sarà l'unica rete della serata. Le occasioni, in una partita che ha sempre offerto molti gol, sono meno del previsto tra due squadre che attaccano meglio di come difendano. La Roma, disattenta sulle palle inattive, soffre soprattutto dal lato destro, quello di Piris, molto modesto in fase difensiva. Stekelenburg esce bene su Milito, poi si ripete su un paio di conclusioni dalla distanza. Zeman chiede alla difesa di stare alta: sa che se sta troppo dietro, prima o poi il gol lo prende.

GRAN GIOCATA — Ci pensa Antonio Cassano, per il resto presenza non memorabile fino al cambio del 51' con Palacio. Sneijder lancia sul barese, lasciato uno contro uno. Fantantonio si gira su Castan, poi il suo destro è deviato in maniera decisiva da Burdisso. L'Inter ritrova un pari meritato a fine primo tempo.


APERTISSIMA — Non cambia nulla nella ripresa: squadre lunghe, con l'Inter che appena prende palla va coi lanci e coi cambi di gioco per mettere in risalto i limiti difensivi della Roma. Che quando velocizza la manovra fa male. La sfortuna di Zeman è che Osvaldo pare in serata di luna storta. Calcia spesso, senza centrare la porta. L'ex viola però è giocatore di livello. E da punta centrale nel modulo di Zeman può far male. Totti lo mette in porta con una palla geniale, aiutata anche dal cattivo piazzamento dei centrali dell'Inter. Osvaldo, alla terza occasione pulita, alza il pallonetto su Castellazzi e riporta avanti la Roma.

NESSUNA REAZIONE — E' in questa fase che all'Inter manca qualcosa. La Roma, che ha perso per infortunio De Rossi e Balzaretti, non ha grande intensità. E si potrebbe far male. Ma l'Inter ha poca qualità: Pereira esce dopo una discreta partita, Palacio non incide, Milito è appesantito, Sneijder pigro. Come se non bastesse arriva un altro errore difensivo. Stavolta è Castellazzi che prende una rete evitabile sul primo palo, dopo l'assist di Osvaldo in area per Marquinho. Il brasiliano mette il timbro. Zeman, acclamato anche dal pubblico interista con uno striscione, ha per le mani tanto talento. Riuscirà a farlo funzionare per più di 15-20 partite? Il dibatito è aperto.

Jacopo Gerna

Fonte: gazzetta
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02/09/2012 23:45

Klose-Candreva: la Lazio vola
Tutto facile col Palermo: 3-0

Il tedesco porta in vantaggio i suoi nel primo tempo, il centrocampista raddoppia in avvio di ripresa. Poi è ancora l'ariete ex Bayern nel finale a chiudere sul 3-0

La Lazio batte 3-0 il Palermo all'Olimpico grazie a una doppietta di Klose e a una splendida rete di Candreva: per la squadra di Petkovic è la seconda vittoria dopo il successo all'esordio in casa dell'Atalanta. Sono bastati due extraterrestri come il tedesco e il centrocampista ai biancocelesti per avera la meglio di un Palermo che pure aveva cominciato bene, ma poi ha concesso la replica della squadra arrendevole e confusa vista contro il Napoli settimana scorsa. L'ariete ex Bayern (primo gol al volo da centro area, secondo con stop di petto e palla piazzata all'angolino) conferma di essere un giocatore d'altra categoria, Candreva lo insegue facendo stropicciare gli occhi dei suoi tifosi con giocate da fuoriclasse e un gol che finirà nelle sigle delle trasmissioni televisive.

VECCHI E NUOVI — Petkovic punta su un centrocampo molto folto e un'unica punta (ovviamente Klose), dando fiducia alla coppia affiatata Biava-Dias dietro: solo panchina per il neo acquisto Ciani. Sannino, invece, butta subito nella mischia Giorgi, appena arrivato dal Novara: è sua la fascia destra, mentre sulla sinistra c'è Bertolo e davanti il tandem extra-tecnico Miccoli-Ilicic, che però non riuscirà mai a crepare il muro biancoceleste.

ORGOGLIO ROSANERO — Il Palermo, ferito dallo 0-3 contro il Napoli di settimana scorsa, ha grande voglia di riscatto e lo testimonia fin dall'avvio, quando comincia a pressare altissimo, tanto da costringere la Lazio sulla difensiva. Col passare dei minuti, però, i ragazzi di Petkovic alzano il baricentro e prendono in mano il gioco. Il 4-5-1 biancoceleste crea grande densità a centrocampo, dove abbondano i piedi buoni: con Candreva, Hernanes, Ledesma e Mauri, di certo non manca la tecnica e con le progressioni sulla fascia di Lulic da una parte e Konko dall'altra, il Palermo finisce per essere costretto a rinculare pericolosamente.


KILLER TEDESCO — Ma siccome il calcio non è una scienza esatta, la prima occasione vera capita sui piedi di Bertolo, al 29', ottimamente lanciato da Miccoli in profondità: solo un portentoso ripiegamento di Lulic salva Marchetti dal pallonetto dell'argentino. La partita s'accende all'improvviso e 3' più tardi tocca a Cetto immolarsi sulla riga per respingere una puntata di Konko che aveva già superato Ujkani. Il portiere del Palermo, però, nulla può al 40', quando Gonzalez soffia un pallone sulla destra ad uno sbadato Garcia e mette in mezzo, Klose si avvita e, al volo, di destro, porta in vantaggio la Lazio. Una palla giocabile e un gol per l'ariete tedesco.


CANDREVA ULTRAS — Sannino sa che deve chiedere alla sua squadra un cambio di marcia per non soccombere definitivamente e allora prova ad aiutare i suoi ragazzi: dentro Arevalo Rios e fuori Giorgi dopo soli 6' del secondo tempo. Il jolly, però, lo pesca Candreva 5' più tardi, quando dai 25 metri fa partire un missile che detona all'incrocio senza che Ujkani possa opporsi. La gioia del centrocampista biancoceleste è incontrollabile: si toglie la maglia e si fa praticamente issare in curva dai suoi tifosi, beccandosi l'inevitabile ammonizione. Nell'occasione, giallo anche per Miccoli, che si lamenta con Celi per un fallo precedente dei giocatori della Lazio non ravvisato dall'arbitro. Sotto di 2-0, e con ancora più di mezzora da giocare, Sannino non ci pensa due volte e si gioca gli ultimi due cambi: Miccoli e Kurtic finiscono sotto la doccia, Hernandez e Dybala (esordio per l'argentino) sono chiamati a guidare la riscossa. Al 38', però, ci pensa ancora Klose a chiudere definitivamente i giochi.

Sergio Stanco

Fonte: gazzetta
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02/09/2012 23:48

Napoli vola con Hamsik
Fiorentina battuta 2-1

Dopo un primo tempo bloccato, la squadra di Mazzarri passa con lo slovacco e raddoppia con Dzemaili; nel finale accorcia Jovetic. Napoli in testa a quota 6


Il Napoli c'è: sei punti in due partite e vetta della classifica in condivisione con Juventus e Lazio. Contro la Fiorentina arriva un successo importante, dopo un primo tempo sofferto e una ripresa in discesa dal momento dell'episodio che sblocca la gara, al 10', quando Hamisk trova la deviazione vincente su un corner, complice la deviazione sfortunata di Borja Valero che beffa Viviano. Fin lì si era visto un incontro molto equilibrato, senza grosse occasioni, ma vivace e aperto, nonostante un campo ai limiti dell'impraticabilità. La squadra di Montella ha fatto vedere sprazzi di buon gioco, soprattutto nel primo tempo: l'impressione è che ci sia una buona struttura, a cui manca però un po' di peso davanti.


EQUILIBRIO — Il terreno del San Paolo è in condizioni disastrose: poca erba, sabbia a tamponare un manto imbarazzante, zolle che si sollevano. Non un bel vedere e non certo un bello spot per il calcio italiano. Nonostante ciò, non si vede una brutta partita. La Fiorentina parte con ottimo piglio: propositiva, veloce, ben messa in campo. Dopo 2' De Santis deve uscire in anticipo su Jovetic. Per tutto il primo tempo i viola danno l'impressione di potersi avvicinare all'area del Napoli con eccessiva facilità. Lo fanno con Cuadrado (preferito a Cassani in avvio), che vince spesso il duello colombiano con Zuniga e più volte trova il fondo per il cross; con Jovetic, che arretra a prender palla, ma non ha ancora l'intesa necessaria con El Hamdaoui; il marocchino è vivace, ma - come con l'Udinese - poco preciso: al 12' scarica un sinistro violento che finisce alto, al 35' gira al volo in area mandando ancora più in alto. Dall'altra parte, Zuniga va meglio quando attacca. All'8' prova a pescare Cavani in area: decisivo l'anticipo di testa del neo-arrivato Tomovic. Ma è un Napoli che non riesce mai a rendersi pericoloso, costretto sempre a rincorrere gli avversari.


UNO-DUE — Nel secondo tempo la squadra di Montella cala nettamente. Prende subito un contropiede clamoroso, un tre contro tre orchestrato da Hamsik che trova il salvataggio decisivo di Rodriguez su Cavani: situazione che non si era mai presentata nei primi 45'. Sarà un caso, ma 4 minuti più tardi arriva il vantaggio su corner. Hamsik sfiora appena, come riconoscerà a fine partita, e la palla s'insacca dopo la carmbola fortunata. Mazzarri toglie l'ex di turno Behrami, per Inler. La Fiorentina si sfalda e la squadra di Mazzarri controlla. Fino al lampo, al 30', di Dzemaili, lasciato completamente libero sulla respinta di Pasqual su altra azione d'angolo. Lo svizzero pesca il sinistro dal limite che vale il 2-0. Nel finale i viola si buttano in avanti: dentro Ljajic e Mati Fernandez, con un Napoli che arretra e si chiude. Cavani si vede più in copertura, a difendere la propria area sui calci da fermo, che in avanti. Al 42' Jovetic pesca il bel gol del 2-1 che lo lancia a quota 3 nella classifica marcatori e rende meno negativo, e più veritiero, il passivo finale. Magra consolazione.

Emiliano Pozzoni

Fonte: gazzetta
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